Il problema dell’idealismo
Uno dei problemi del Mercato (per quanto riguarda nuove strategie di prodotto, e Start Up) è che ci si basa – molto spesso – su una interpretazione equivocata del meta-trend Social Impact.
Ciò avviene sia per ragioni di mentalità (Manager e Consulenti hanno una forma mentis legata alla fase del Mercato precedente, e pretendono di adattare i nuovi Trend ai modelli di Mercato superati).
Sia per una eccessiva inclinazione idealistica dei giovani iniziatori di Start Up, i quali seguono appunto una spinta emozionale del “fare cose nel modo giusto” secondo la loro Idea (Ideologia).
In questo modo i giovani startupper, pur essendo mossi da ottime motivazioni (la visione dei tanti problemi che affliggono la società attuale), nell’ideazione della loro attività si confinano in una dimensione idealistica (una dimensione astratta rispetto ai problemi quotidiani della gente), e finiscono per mancare la possibilità di percepire i reali bisogni specifici delle persone che essi volgiono aiutare.
Ovvero le Start Up oggi molto spesso mancano, in un certo senso, del fattore realtà. E quindi
sviluppano una creatività (innovatività) che rimane
– nonostante gli ottimi propositi –
fine a se stessa.
Per riuscire a sviluppare Imprese basate sul Social Impact che siano in grado di cambiare effettivamente in meglio il Mondo, è quindi necessario riportare l’attività Imprenditoriale delle nuove Start up al mondo reale.
Non che la questione etica non sia primaria (lo è per qualsiasi impresa). Però il successo delle Imprese, oggi più che mai, deriva dalle questioni strategiche chiave come Value-driven, Responsabilità sociale, ecc …
La questione è quindi che
se si vuole cambiare il mondo in meglio
sviluppando i Trend del Social Impact
attraverso una Impresa
– e non una onlus –
è necessario seguire le regole del Mercato.
(seppure del nuovo Mercato del Social Impact)
Ed il mercato è eco-sistema che segue leggi ineluttabili, come quelle dell’economia ; e, ad esempio, quella della Domanda e dell’Offerta (Leggi che stanno all’Impresa come la Legge di gravità sta alla pratica del volo).
Ovvero è necessario comprendere che è necessario in primo luogo riuscire ad offrire prodotti (beni o servizi) in grado di soddisfare reali bisogni delle persone (in tempi di ristrettezze economiche le persone non possono permettersi di spendere dei soldi per un valore ideale in un prodotto – mentre, si noti, probabilmente molte di esse risparmierebbe volentieri qualcosa per finanziare una associazione non-profit in grado di sviluppare un percorso di Social Impact).
Altrimenti, se non si è in grado di seguire le regole fondamentali del Mercato, si fallisce nell’intento di avviare una nuova Impresa (fallendo così anche l’obiettivo morale!).
Lo stesso vale, ovviamente, per l’innovazione (pseudo-innovazione) sviluppata dai Grandi attori del Mercato, che si sforzano di migliorare le loro disastrose performance sviluppando nuove strategie etichettate come Social Impact.
Esse però, rispetto alle Start Up, sono ancora più lontane dal comprendere il reale significato di tale Trend, e non fanno altro che applicare l’etichetta del Social Impact a precedenti strategie di Marketing. [ vedi Vision & Mission di INNOVA” e nella pag. “Il problema in essenza: un mercato di soli venditori” il Cap. “Gli equivoci che minano le attuali strategie” ]
Social Impact come attivismo: le situazioni paradossali dell’idealismo radicale
In altre parole oggi si scambia l’Impresa sociale per l’attivismo.
Il fatto è che in questo modo si arriva, nelle Start Up, a situazioni paradossali tipiche dell’Idealismo “radicale”, nelle quali si finisce (involontariamente) per applicare principi in contrasto con quelli enunciati.
Uno degli esempi più significativi è probabilmente quello della della Start Up che vende un device per la protezione delle donne. Cosa che la pone in contraddizione con la Mission di inclusione.
Con il suo prodotto infatti la Star Up pratica una esclusione (sessista, secondo i canoni dell’Idealismo da essa seguito). Ed il problema è non solo per quella parte dei potenziali utenti esclusi dal target (come giovani ragazzi che sentano la necessità di usufruire di una protezione di tal tipo – si tenga conto che molte ragazze possono sentirsi solidali con i loro amici, e “boicottare” il prodotto).
Ma si pensi anche alle madri con figli maschi che esse vorrebbero proteggere con un device simile.
In questo modo la Sart up in questione non fa altro che applicare una vecchia forma di “Marketing emozionale” (che può anche essere giudicato come eccessivamente militante da donne di cultura “ordinaria”), e lascia ovviamente spazio a chi approfittando della situazione, si può inserire sul Mercato come follower con un prodotto “universale” andando a coprire la domanda creata proprio da lla Start up in questione.
Oltre l’attivismo
Se si vuole essere veramente utili alla “causa Social Impact” (riuscire a migliorare molte situazioni socialmente insostenibili) è quindi necessario andare oltre alla forma mentis dell’attivismo ideologico. Non abbandonandolo in toto, ma mantenendo separati la spinta ad operare come attivista per la causa, e il desiderio di operare come Imprenditore sociale.
Poichè, alla fine, una attività imprenditoriale etica che fallisce il suo obiettivo di vendere dei prodotti che soddisfino dei bisogni reali dei “consumatori” (o pro-sumer), fallisce sia come impresa, sia come attività di Social Impact, ossia come attività di miglioramento delle qualità della nostra Società.