- SOCIAL TRENDS INNOVA:
INTRODUCTION(the New Wave of crowd-trends))⌐ - (Mercato Crowd-driven – blockchain) ">INTERNET of PEERS©(Mercato Crowd-driven – blockchain)
- (Consumismo sostenibile)">“FROM INTERNET TO REALITY”©(Consumismo sostenibile)
- FROM FRIVOLITY TO SUSTAINABILITY©
Il problema di fondo del Mercato è che esso ha spinto per decenni una forma di business che, se fino a poco tempo or sono ha prodotto ottimi risultati (nelle vendite), oggi diviene un problema (vi è una forte contrazione delle vendite; per lo meno dei canali dei Brand più importanti).
Questa situazione è causata dal fatto che le strategie utilizzate sino ad ora hanno creato una situazione di mercato “dopata”, che oggi ha esaurito la sua spinta (la spinta al consumo).
Il problema attuale è che ora stanno sorgendo nuove tendenze spontanee (“dal basso”) che si pongono in contrasto con le strategie istituzionali del Mercato. Questi trend nascono in base a:
1) necessità materiali (ai Consumatori mancano i soldi per fare acquisti emozionali – che sono acuisti di prodotti superflui rispetto alle reali bisogni della persona);
2) necessità più sottili, psicologiche: le persone, vivendo per anni in tale “bolla emozionale”, hanno finito per perdere il loro equilibrio psicologico di base, e, come ci dicono le statistiche, vivono ora in una perenne condizione psicologica di ansia (e vedono i loro figli sviluppare gravi patologie psichiche già in tenera età).
Ovvero le persone, in questa dimensione di “stili di vita” sviluppati in base ad una “bolla emozionale” (creata da strategie di Mercato, e Mediatiche in generale) proprio non ce la fanno più: trasformare principi e strategie di Mercato non è un’opzione: chi non è in grado di farlo non può recuperare il precedente livello di vendite.
Sostanzialmente, in questo “risveglio” alla realtà delle cose, le persone si rendono conto di dover ritornare a Modelli di Vita effettivamente sostenibili.
Si tratta quindi – nella definizione delle strategie Il Mercato (e la Politica) – di
riportare il focus sulle reali necessità della gente,
ovvero di concepire beni e servizi crowd-driven.
premessa di fondo: la necessità di una reale comprensione dei trends
ç_trends (comprenderli ed adattarsi)
La premessa necessaria è che i trend sono un fenomeno che nasce dal basso per impellenti esigenze delle persone (le mode sono una “induzione” dall’alto, ma i trend sono un fenomeno dal basso).
I trend non sono quindi un qualcosa che può essere manipolata (più di tanto). O ci si adegua, o prima o poi si viene buttati fuori dal Mercato (o dalla Politica).
Le tendenze spontanee, come tutti i fenomeni spontanei, quando sono fortemente “gestite” dall’alto vengono a perdere le valenze originarie, e producono effetti collaterali indesiderati. Ed il problema attuale è proprio che questi trend, che sorgono spontaneamente dal Crowd, sono in realtà forzati dai Governi e dal Mercato dei grandi Player globali, per portarli a corrispondere ai propri disegni “idealistici”. In questo modo si ottengono risultati che sono in contrasto con le pulsioni delle persone, e si ottengono reazioni dei consumatori non previste.
Ma per potersi adattare ai trend – ossia per poter basare le proprie strategie sulle nuove tendenze di Mercato – è necessario, ovviamente, essere in grado di interpretare correttamente tali trend (di coglierne i significati più profondi).
Il problema attuale del Mercato è, appunto, che i Manager credono di riuscire a seguire le nuove tendenze senza averne colto l’essenza. Ciò è dovuto alla forma mentis, alla formazione culturale della attuale generazione di Manager .
l fatto è che l’innovazione (il Progresso) segue uno sviluppo lineare intervallato da salti che stravolgono lo scenario sviluppato sino a quel punto. E fino a che non si percepisce la reale necessità di cambiamento (per i soggetti che governano i business), non vi sono le trasformazioni radicali che questi cambiamenti richiedono.
Non è affatto facile cambiare mentalità. Il problema in questo caso è che il Mercato continua, fino all’ultimo momento, a gratificare con ricchi emolumenti e gloria i suoi Manager: in questo modo viene a mancare la percezione della necessità di trovare strategie alternative (necessità che è la molla che spinge al cambiamento).
Il problema, a livello di strategie, è quindi che sarebbe necessario per il Mercato fare un salto – In primo luogo di mentalità – ma esso si mantiene attaccato al passato.
In questa condizione è più facile che il cambiamento avvenga dal basso con l’iniziativa di StartUp in grado di sviluppare le reali tendenze sociali e di mercato del pubblico (le nuove StartUp non sono, sostanzialmente, che una spin-off proprio del Crowd).
Ciò è, appunto, quanto sta avvenendo con ArB&B, Uber, ecc …
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Un accenno alle nuove . … sharing e solidarietà …
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Ma innoca ..
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Queste nuove tendenza spontanee …
Maggior senso di counità .. sharing e solidarietà … Si tratta cioè dQueste nuove tendenza spontanee …
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Maggior senso di counità ..
La questione (mal posta) della sostenibilità
La questione è quindi che è necessario cominciare ad interpretare i trends per il loro reale significato (perché esistono? su quali i principi si basano?).
Solo con tale consapevolezza sarà possibile fare una appropriata analisi di quanto sta accadendo, e quindi definire strategie efficaci.
Il problema è che come si è detto, oggi manca la consapevolezza di quanto sta effettivamente avvenendo nel Mercato: si interpreta la realtà in base a termini che hanno perduto il loro originario significato (la capacità di spiegare effettivamente la realtà).
Uno di questi equivoci riguarda il termine sostenibilità.
ç_sostenibilità (mal posta)
E’ importante comprendere che il concetto di sostenibilità non va preso solo nella sua accezione “correct”, ossia con significati “idealistici” come “sostenere la salute della Terra”, o sviluppare “correttezza sociale”.
Poichè portando il focus su considerazioni “idealistiche” si ricade in una dimensione che, pur essendo apparentemente “etica”, in realtà finisce per produrre risultati negativi per la Terra e per le altre persone.
Un esempio: vedi lo sforzo alla correctes, descritto più avanti, che porta le persone a comportarsi correttamente nella differenziazione dei rifiuti, e, ad esempio, nell’acquisto di sacchetti ecologici. Questo atteggiamento apparentemente “etico”, di fatto, non fa che peggiorare la situazione dell’ambiente: si continua a produrre una quantità insostenibile di rifiuti non riciclabili. Ovvero si continua a mantenere costi insostenibili sia per la raccolta che per lo smaltimento (anzi si peggiora la situazione creando gli inceneritori), quando sarebbe necessario intervenire a monte, riducendo il consumo di confezioni inquinanti (ad esempio con i vuoti a rendere e la vendita “di sfusi”).
Il fatto è che le concezioni “idealistiche”, pur non essendo di per sè errate – anzi, esse rappresentano probabilmente il “fine ultimo” dell’umanità – hanno il problema di far parte di una visione non sufficientemente legata alla realtà effettiva (una concezione legata all’”idea” di come si pensa che il Mondo dovrebbe essere; idea quasi sempre derivata, tra l’altro, non da esperienza diretta, ma dall’aver adottato idee di altri).
Il problema è che quando si opera su piani non completamente aderenti alla realtà si entra in conflitto con le “regole della realtà” (i meccanismi di funzionamento della Realtà effettiva). E quindi si ottengono risultati differenti da quelli che ci si aspettava.
L’etica idealistica porta a mancanza di impegno sociale
Due sono i problemi principali prodotti dall’operare in tale dimensione idealistica:
● a causa di tale “difetto di fabbrica” dell’idealismo (dell’attuale forma di pensiero definito “politically correct”), per quanto ci si impegni nella direzione del traguardo ideale, questo non viene mai conseguito. Anzi, paradossalmente, si ottengono dei risultati negativi.
Oggi, ad esempio, in questa dimensione idealistica, la quasi totalità delle persone sente di comportarsi in modo etico, e non si rende conto – “in buona fede” – che pratices come la raccolta differenziata dei rifiuti sono modi di “cambiare qualcosa per non cambiare nulla (sostanzialmente)”. Che, ad esempio, i costi di essa sono insostenibili, sia per la raccolta, che per lo smaltimento. E che in tal modo si continua ad inquinare l’ambiente con montagne di rifiuti non recuperabili. Anzi, si peggiorano le cose introducendo gli inceneritori.
E si ha la quasi totalità della popolazione europea che si muove in auto, pensando di comportarsi in modo etico perché la domenica utilizza la bicicletta: ma non ci si rende conto che gli ospedali sono sempre più pieni di malati terminali (causati in gran parte dall’inquinamento).
● Un altro problema che nasce quando ci si pone su un piano etico astratto, è che non si riesce ad indurre un impegno nella maggioranza delle persone verso il traguardo prefissato.
Il problema è illustrato dalla Psicologia: quando si cerca di inculcare nelle persone un dovere mentale, astratto dalle reali percezione del mondo che li circonda, si richiede ad essi un tipo di fatica che non permette al loro impegno di durare a lungo. Mentre l’essere umano, è riuscito ad impegnarsi a lungo quando ha agito in base ad una anticipazione del piacere che la nuova condizione sulla quale si sta lavorando gli porterà.
La condizione di impegno pieno e duraturo può essere creata operando su traguardi minimi, immediati. Con processi “nel piccolo”.
In tale situazione le persone possono sperimentare conseguenze positive nell’immediato (inoltre in tale dimensione – del piccolo e del locale – i progetti presentano caratteristiche familiari ai partecipanti, per cui essi possono già dalle prime fase pregustare il piacere che si otterrà una volta raggiunti terminato il processo). [vediamo più avanti alcuni esempi]
Il fatto è che, appunto, fare le cose per “il senso del dovere” non può portare a risultati sostanziali.
La psicologia utilizzata nelle Aziende per migliorare l’efficienza delle persone insegna che l’essere umano è in grado di conseguire risultati solo quando esso è in grado di avere una chiara percezione di essi (ossia quando gli effetti di questi traguardi sono diventano tangibili – percepiti come se fossero già realtà – già prima di essere realizzati).
Ovvero il problema è che fare le cose per senso del dovere non produce la consapevolezza necessaria ● per impegnarsi a fondo nella realizzazione di progetti; ma anche ● per comprendere quando si sia finiti fuori strada.
Un esempio significativo di questo modo errato di intervenire sulla realtà è quello dell’austerity.
Oggi si obbligano le persone a migliorare la Società costringendole a seguire politiche di austerità che portano tutti in una dimensione di sforzo ad uniformarsi ad un’idea che non presenta alcuna qualità appetibile: tali strategie non possono ottenere i risultati prefissati (sostenibilità economica dell’esistenza dell’individuo, dell’ambiente, ecc …).
Ciò che sarebbe necessario fare, è sviluppare pratices “alternative” a quelle insostenibili che presentino una certa appetibilità (vedi il trend Decrescita felice, che, al di la degli aspetti ideologici, coglie tale necessità). In questo modo sarebbe possibile, contemporaneamente, “tagliare le spese” e portare maggior piacere nel contesto di vita urbana.
La mancanza di impegno civile delle persone è uno degli fattori degli attuali problemi della Società europea.
Le cause di tale problema sono fondamentalmente due:
● le attitudini delle persone: più si va avanti e meno la gente è rispettosa del Bene comune urbano, dell’ambiente, delle regole (si veda il traffico tutti passano con il rosso anche quando sanno che bloccheranno il flusso che passerà subito dopo con il verde), ecc …
● le policy delle istituzioni, le quali fanno programmi di cambiamento che in realtà non fanno che peggiorare le cose (peggiorano l’inquinamento, la salute dei cittadini, la situazione economica delle Nazioni e delle famiglie, l’efficienza dei servizi pubblici, ecc …). E quando le Istituzioni pubbliche fanno un vero programma di cambiamento, sono definite scadenze vaghe, con date che riguardano sempre le Amministrazioni successive).
Cercare di cambiare le istituzioni non ha senso, per molti motivi:
● esse non solo rappresentano interessi costituiti troppo “forti” per essere cambiati; ma tali istituzioni (Pubblica amministrazione e Mercato) non hanno la consapevolezza di essere in errore, e sono destinate ad andare incontro ad una crisi sempre più profonda prima di raggiungere la consapevolezza – forse – della necessità di un reale cambiamento.
● ma soprattutto, comprendiamo come non abbia senso cercare di cambiare – direttamente – le Istituzioni (Governi e Mercato) se ricordiamo che i trend spontanei che stanno portando i reali – ed inarrestabili – cambiamenti della Società e del Mercato sono trend dal basso; tendenze sociali e di mercato nelle quali il Crowd assume un ruolo sempre più di protagonista.
Consideriamo inoltre che questi crowd-trends hanno ancora molte possibilità di sviluppo (sono attualmente in una fase embrionale, e devono essere messe a punto): maggiore sarà l’empowering che riusciranno ad attribuire al Crowd, maggiori saranno gli sviluppi in direzione di una reale sostenibilità.
Questa è dunque la chiave del cambiamento.
Supportando la Nuova ondata dei Crowd-trends spontanei
si intraprende un percorso nel quale le Istituzioni
saranno “spontaneamente” indotte a cambiare.
Ciò perché dando al Crowd strumenti di organizzazione di iniziative (sociali e di Mercato) dal basso, si ottiene un empowerment di fatto con il quale si mette anche i più alti livelli di Governance di Istituzioni pubbliche e del Mercato nelle condizione di non poter non assecondare in qualche modo le istanze del Crowd (pena la perdita di consenso: per le forze politiche la perdita delle posizioni di potere, e per il Mercato, la perdita di clienti).
Questa possibilità di empowerment del Crowd deriva dal fatto che oggi, appunto, nei trend crowdsourcing le persone sono in grado di organizzare efficaci dibattiti Peer to Peer; e quindi di dare enorme visibilità mediatica alle loro istanze così sviluppate (così come esse sono in grado di rendere fortemente visibili le loro critiche – in modalità circostanziata, ed oggettivamente riscontrabile).
E’ prevedibile che su questa strada – dare strumenti in mano al Crowd – si raggiunga un immediato livello di forza della Nuova ondata di Crowd empowerment in grado di portare molto presto le istituzioni ad una prima fase “Open” nella gestione dall’alto dei processi di governance pubblici e di Mercato.
Si tratta di una prima fase di transizione (di compromesso) nella quale il Crowd inizia a praticare reale partecipazione. Una fase – nella quale si sviluppa per il Crowd un learning by doing – propedeutica ad una successiva fase di maturità della compartecipazione piena del Crowd a governance di Mercato e Società.
Vedi:
● INTERNET of PEERS© (crowd-driven – blockchain)
● FROM FRIVOLITY TO SUSTAINABILITY© (recupero degli aspetti reali della vita)