Riassumendo: la Democrazia non può prescindere dalla partecipazione dei Cittadini al government; e tale partecipazione è resa vana se il Cittadino non ha una sufficiente cognizione di causa delle questioni sociali da gestire.
Quindi, la partecipazione può avvenire appunto solamente in un contesto nel quale il Cittadino possa avere esperienza diretta delle cose: ovvero a livello “locale” (“sul luogo”, l’unico contesto nel quale è possibile fare una esperienza diretta).
E’ infatti impossibile che una persona possa giudicare, ad esempio, aspetti della gestione della Comunità sociale (qualità fondamentale per lo sviluppo di un sistema realmente democratico) per contesti geograficamente e culturalmente lontani dal suo (si parla, ad esempio, di possibilità di valutazione della qualità dei servizi, della reale necessità di effettuare le varie spese specifiche, della definizione di livelli di tassazione realmente necessari, ecc …).
Solo per esperienza diretta è possibile comprendere se il servizio di autobus urbano è veramente efficiente; se le spese ingenti come quella per rinnovare il parco autobus, o l’asfalto delle strade del mio quartiere, è veramente giustificata (a fronte, magari, di un deficit del Comune, e di un livello di tassazione locale molto elevato). Ovvero solo quando io posso “toccare con mano” le cose posso comprendere l’effettiva qualità delle cose, o gli sprechi di denaro (che in un regime di Democrazia partecipativa sono direttamente pagati dal Contribuente).
Del resto, come si è detto, la Democrazia nasce esplicitamente come istituzione locale, poiché è stata pensata per gruppi di persone di poche migliaia di abitanti (l’antica Atene), dove tutti potevano, appunto, valutare direttamente le questioni sociali, e direttamente esprimere la loro opinione in proposito, con valore esecutivo (e potevano, per mettere a punto le loro opinioni, dibattere direttamente con gli altri “elettori”, ovvero le persone che incontravano per strada, a proposito delle varie questioni).
Il problema della Democrazia moderna emerge proprio nel momento in cui la si è voluta adattare ad un contesto non-locale (con una interpretazione gratuita, o meglio ideologica, da parte dei Giacobini francesi).
Gli Americani si sono resi conto del problema, ed hanno impostato originariamente la Repubblica degli Stati Uniti come insieme di governi locali (essi stessi basati su una forte peso delle comunità ultra-locali), rispetto ai quali lo Stato centrale doveva avere un ruolo minimale, quasi inesistente: occuparsi della eventuali gestione delle guerre, intervenire con la forza in rivolte interne (ma solo dietro esplicita richiesta del singolo Stato), e pochissimo altro.
In tale contesto erano gli Stati (i Governi locali) a comandare (aveano la possibilità di veto nei confronti delle leggi deliberate dal Governo centrale).
Benchè nel tempo la Sinistra americana abbia piano piano trasformato gli Stati Uniti in una Democrazia di tipo Europeo (una Socialdemocrazia centralizzata), per una gran parte degli Americani sono ancora chiari i principi di base della Democrazia (anche per molti americani di Sinistra) e, ad esempio, le riforme “sociali” della sanità effettuate da Obama hanno suscitato forti reazioni liberali di molti Stati, tra i quali il Texas, che ha minacciato di uscire dalla confederazione del USA.
relazione tra
Libertà e localita’
Importante è la relazione tra la Località della gestione della Democrazia e la qualità di base che questo sistema si offre di garantire: la Libertà dell’individuo.
La libertà è una condizione fondamentale poichè solo in condizione di reale libertà l’uomo “funziona” in modo fisiologico: può cioè esprimere il suo valore individuale (l’intelligenza umana), e può, attraverso un percorso di “prova e correzione dell’errore” (l’unico modo che ha l’uomo di acquisire una reale conoscenza) mettere a punto il suo modo di vivere [vedi il documento “La manipolazione delle masse”].
Ma garantire la Libertà di un individuo è una faccenda piuttosto complicata per alcune qualità intrinseche di quest’ultima:
-
la Libertà, per definizione, non può essere imposta. Come tutte le forme di qualità della vita, essa deve essere invece essere “guadagnata” dalle persone. E per essere realizzata, come tutte le condizioni psico-fisiche dell’uomo, essa deve compresa nelle sue sfumature, messa a punto (e poi in qualche modo protetta). Ciò significa che per poter creare una Democrazia che realmente funzioni è necessario avere molto chiaro in mente cosa è la Libertà: cosa non facile visto i suoi contorni sfumati.
-
la Libertà del singolo individuo va limitata in modo che essa non vada a ledere la libertà di un altro individuo.
In altre parole la Libertà per l’uomo è appunto una qualità fatta di sfumature complesse “sottili” per cui essa non può essere definita in modo razionale.
Un sistema fondato sulla Libertà degli individui non può quindi essere strutturato in modo razionale (non può basarsi su regole prettamente razionali), ma deve essere “libero” di adattarsi, momento per momento, alle reali necessità dell’individuo (che sono sempre, in gran parte, necessità “sottili”).
Il punto è che la Libertà dell’uomo, presentando esso tali caratteristiche, non può essere né definita una volta per tutte (da Codici o dogmi), né essere gestita “dall’alto” (da “altri”). Se così fosse non sarebbe, ovviamente, vera libertà (ma purtroppo, questa è la “libertà” di cui gode il Cittadino in Democrazia).
In altre parole la reale Libertà è, appunto, libertà “in tempo reale”: per quanto vincolata al rispetto delle Libertà altrui, la Libertà è “libertà di cambiare” le condizioni alle quali si è vincolati. Da questo punto di vista è opportuno fare una considerazione sulla Socialdemocrazia (l’’attuale Democrazia europea): la Socialdemocrazia potrebbe anche essere una vera Democrazia nella quale i Cittadini utilizzano la loro libertà di decisione per decidere di affidare parte della loro Libertà, o Potere, ad un ristretto gruppo di persone (questa è la definizione di Socialdemocrazia: un regime nel quale i Cittadini, per avere maggior sicurezza, affidano se stessi ad un gruppo di “Professionisti della politica”). Il problema della Socialdemocrazia è che essa, una volta ricevuto in affidamento una parte del Potere dei Cittadini, sospende ogni “potere dal basso”, per cui i Cittadini, in caso si accorgano di voler tornare ad una reale Democrazia, non lo possono più fare (hanno perduto per sempre la loro Libertà, la loro Sovranità – per questo motivo la Socialdemocrazia finisce per essere un totalitarismo).
la peculiarità della Libertà dell’uomo
Vediamo un po’ più in dettaglio la questione della Libertà: qualsiasi organismo vivente si sviluppa in modo fisiologico solo quando la sua esistenza si svolge in condizione di “libertà”.
L’esistenza dell’uomo ha la caratteristica peculiare di svilupparsi anche a livello “psicologico” (per l’animale contano le libertà “materiali”, mentre per l’uomo contano anche le libertà psicologiche, come la Libertà di pensiero): lo scopo dell’esistenza umana è una dimensione psicologica di qualità della vita definita anche come Felicità (qualità che, tra le altre cose, è stata posta come base della Costituzione USA).
In altre parole, appunto,
la dimensione di reale benessere dell’uomo può essere raggiunta solo quando questi
può godere di una condizione di reale Libertà.
Questa esistenza del livello psicologico nella vita dell’uomo introduce un problema: il libero arbitrio.
Ovvero: mentre l’animale fa sempre “la cosa giusta” (la sua coscienza segue dei Principi assoluti), l’uomo deve trovare dentro di sè, in base al contesto temporale e territoriale in cui vive, i principi della sua Felicità, e quindi le sue specifiche necessità di Libertà.
Poichè la Libertà dell’uomo è una qualità basata in gran parte su aspetti psicologici, ovvero aspetti non-razionali, tentare di fare delle Libertà una qualità razionale significa portarla ad una dimensione astratta (ovvero creare delle regole che non permettono più all’uomo di vivere una esistenza fisiologica).
Non essendo la Libertà una condizione razionale, essa, in termini razionali può essere definita solo in modo negativo: ovvero solo definendo quali sono le condizioni nelle quali non esiste Libertà. Una definizione “positiva” della Libertà in modalità razionale, per ammissione della stessa Scienza, è “riduzionistica”, ovvero ne impoverisce in modo determinante le reali valenze.
[excursus] la Libertà è legata al contesto territoriale/culturale – ovvero le regole di comportamento, in Democrazia, devono essere formulate a livello locale
La Libertà, a causa delle sue qualità sottili,
non può quindi essere gestita in modo efficace
da un sistema di regole specifiche razionali
come quello definito dalla Democrazia moderna.
Per questa ragione la Libertà può essere definita in modo efficace (ossia nella sue qualità prettamente umane) solo in un contesto nel quale si possano percepire, a livello empatico, le sfumature dell’esistenza umana nel suo svolgersi (momento per momento).
Ovvero le qualità umane della Libertà possono essere definite in modo efficace soltanto in contesto culturale e contesto territoriale specifici.
Vediamo, appunto, come la garanzia di Libertà sia cioè uno punto strettamente legato alla località del contesto in cui essa è applicata.
Questa peculiarità della Libertà dell’uomo di essere una questione prettamente locale è immediatamente evidente nelle enormi differenze tra le qualità ad essa attribuita dalle varie Culture del mondo. E’ ad esempio evidente nella “libertà” di frequentare le spiagge in topless, non consentita in alcuni contesti culturali (mentre in paesi come l’Africa quella di girare con il seno scoperto è una abitudine antica per le donne).
La Libertà è avvertita dall’uomo, da sempre, come il pre-requisito più importante dell’esistenza per l’ottenimento della miglior qualità della vita possibile (la condizione di Felicità).
Le questioni relative alla Felicità dell’uomo (e quindi alla sua Libertà), sono normalmente regolate da quello che viene definito Codice Morale (normalmente non scritto, con alcune eccezioni, tra le quali i 10 comandamenti).
Un Codice morale (o più semplicemente la Morale di una comunità sociale), non ha una validità assoluta: non vale per l’intera umanità, ma è invece legato ad un contesto culturale specifico. Principi e Valori, in questo campo, variano in modo significativo da un contesto culturale ad un altro, fino ad essere contrapposti gli uni agli altri.
Ad esempio, in alcune popolazioni dell’estremo Nord che vivevano negli Igloo, il marito si offendeva se non non si “approfittava” della moglie durante una visita! Un esempio più vicino a noi è rappresentato dalle differenze di Morale di comportamento che creano grandi difficoltà di integrazione tra alcune Culture. Ad esempio tra quella Europea e quella Islamica: vedi il caso delle limitazioni della Cultura islamica nei confronti delle donne. Tali limitazioni, insostenibili in paesi di Cultura europea, sono invece assolutamente legittime nei paesi in cui esse sono accettate dalle donne come elementi importanti per la loro esistenza.
La Morale è cioè legata ad un ambito locale (è cioè “soggettiva”: ogni Cultura specifica, ovvero “locale”, ha una sua Morale).
E la Democrazia, con il suo Principio della “Sovranità del Cittadino”, nasce, tra le altre cose, per rispettare questo Principio: seguendo i Principi democratici non è così possibile affermare, a prescindere dallo specifico contesto culturale (locale), che una certa regola morale sia migliore di una un’altra (vedi, ad esempio, le due reazioni opposte del marito esquimese e di quello siciliano).
In altre parole, in un contesto realmente democratico, non può esserci un giudizio sul comportamento degli individui (ovvero delle Leggi) che prescinda dal contesto Culturale specifico: ogni pretesa di comprendere ciò che sia meglio per un contesto culturale differente dal nostro significa ragionare in modo totalitaristico (da “dittatori”), che quindi non ha nulla a che vedere con il pensare democratico, nel quale devono essere “le persone a decidere per se stesse”.
In un ambito Democratico quindi, le regole di comportamento
se le devono scegliere le persone che vivono
nello specifico contesto.
Ciò equivale a dire che in ambito democratico le Leggi devono essere formulate a livello locale: la formulazione di regole a livello sovra-locale rappresenta una imposizione nei confronti di chi vive a realtà locali differenti da quelle della “cultura dominante”.
Mentre non è vero il contrario: la formulazione di regole locali (valide, ovviamente, solo per quell’ambito locale) non rappresenta invece nessuna forma di sopruso nei confronti di chi vive in altri ambiti: la mancata accettazione di una cerca “condizione morale” di una Società specifica da parte di altre Società da essa indipendenti diviene solo una forma di moralismo ideologico (come nel caso in cui non si accetti, ad esempio, che nella regione confinante i cittadini omosessuali possano convivere).
Inoltre in un contesto “moralmente corretto” (almeno secondo il significato tradizionale del termine), una persona appartenente ad un contesto etnico differente si comporta come ospite in un territorio specifico che non sia il suo, cercando il più possibile di non offendere le regole morali (la Cultura tradizionale) del luogo.
La Cultura, ovvero le Tradizioni, sono quindi un fattore determinante per la definizione della Libertà dell’uomo (ovvero per la definizione dei limiti che vanno applicati alla “libertà dell’altro” affinchè essa non possa ledere la propria). “Paese che vai, abitudini che trovi”: le abitudini (tradizioni) sono una parte del patrimonio culturale, della concezione specifica di Libertà che una comunità sociale sente la necessità di difendere. La difesa della “Cultura dell’uomo” è, appunto, una delle ragioni che hanno portato alla creazione della Democrazia.
Vedremo come all’interno di una unica nazione vi siano differenti realtà culturali, e quindi come in una Democrazia debbano poter essere garantite tutte le differenti forme di Libertà in essa concepite (libertà di costumi, nell’uso della proprietà personale, nei rapporti all’interno della nostra famiglia, ecc …).
Sostanzialmente quindi non esiste una “Cultura dell’uomo”, ma tante Culture dell’uomo. Voler creare, come fanno le Ideologie, una unica Cultura globale, significa annullare la Cultura dell’uomo (ovvero annullare l’uomo nella sua essenza).
l’impossibilità, per la Democrazia non-locale,
di garantire la Libertà dell’uomo
il livellamento verso il basso della qualità della vita
Essendo la Libertà dell’uomo definibile solamente in un contesto culturale e territoriale specifici, la Democrazia europea attuale, che pretende di definire regole generali (assolute) per vasti territori geografici (come quelli che oggi formano le Nazioni), non è una vera Democrazia. E’ invece una sorta di Totalitarismo simile a quello dei dispotismi orientali dell’antichità (poi ripresi dal Comunismo sovietico).
Il film di propaganda del regime comunista Cinese (coprodotto, per conto della Sinistra Americana, da Tarantino) è un esempio di questa mentalità totalitaria elaborata per la Cultura occidentale attuale: in esso “i buoni” smettono di combattere il tiranno, e gli donano la loro vita, quando questi spiega loro che i popoli, per il loro bene, devono essere riuniti da una persona di rango superiore, “sotto un unico cielo”.
Un regime democratico che estende delle regole generali a più realtà “regionali” specifiche nella migliore delle ipotesi costringe i suoi Cittadini al pesante compromesso del “livellamento verso il basso” delle Libertà individuali: in questo modo infatti dalla reale Libertà dell’uomo vengono eliminate le qualità che non possono essere accettate nei vari contesti locali, creando così una sorta di “minimo comun denominatore” della Libertà dell’uomo che non può soddisfare nessuno (questo è anche il ragionamento del bambino capriccioso: se questo non lo posso fare io, non lo possono fare nemmeno loro).
Più è vasto il contesto, e maggiori sono i limiti di questa concezione globale della Cultura dell’uomo (si veda quanto sta avvenendo con il processo della riunione delle entità “locali” Nazionali sotto “l’unico cielo” della Unione Europea: tutto finisce per essere codificato in modo estremamente restrittivo per tutti).
la principale limitazione della libertà è legata all’introduzione del Principio di Uguaglianza
Una delle maggiori restrizioni alla Libertà dell’uomo è dovuta all’introduzione, nella Democrazia moderna, del Principio di uguaglianza.
Ciò ha portato a creare una “uniformità” di comportamenti tra le persone appartenenti a differenti realtà culturali tipica dei Totalitarismi come quello Sovietico (il Principio di uguaglianza, introdotto dai Rivoluzionari francesi nella Democrazia europea, non è stato adottato dalla Democrazia USA).
Il Principio di Uguaglianza è in palese contraddizione con il Principio di base della Democrazia: il Principio di Libertà dell’individuo (la prima contraddizione insita nel Principio di Uguaglianza risiede nel fatto che quest’ultima deve essere “imposta”: ciò che rende il regime che lo adotta molto lontano dalla Democrazia).
Rendere tutti uguali significa “semplificare” la realtà, per renderla, sì, più facile da gestire, ma anche meno umana. Una libertà semplificata non è più libertà.
Il Principio di Uguaglianza poteva forse funzionare nei Totalitarismi (ma non ha mai funzionato nel lungo periodo), ma in Democrazia l’introduzione di tale Principio comporta un forte livellamento verso il basso delle qualità positive degli individui (i talenti delle persone), e quindi ad un impoverimento delle potenzialità di base della Democrazia (la Democrazia nasce, appunto, per utilizzare al meglio le qualità degli individui).
Un esempio di semplificazione indotta dal Principio di Uguaglianza: le leggi oggi definiscono un unico livello limite di tasso alcoolico del sangue per la guida dell’auto, quando in alcune regioni tale tasso può invece essere considerato normale (le persone, vuoi per caratteristiche fisiche, vuoi per abitudini acquisite, in tali condizioni possono normalmente svolgere le loro attività quotidiane).
Oggi quindi, per riformare la Democrazia riattribuendo all’individuo le sue Libertà, è più che mai necessario ritornare ad una forma di Governo locale.
(definire quale è “la cosa giusta per tutti” in un abito composto da culture molto differenti)
relazione tra
Leggi e località
Poiché la qualità di base della Democrazia, la protezione della Libertà dell’individuo, può essere sviluppata, in modo specifico, solamente in ambito locale, anche gran parte delle Leggi devono essere definite a livello locale.
Le Leggi servono infatti fondamentalmente a garantire l’esistenza di una condizione di Libertà per gli individui: ovvero per far sì che i comportamenti di un individuo non ledano le libertà di altre persone. Quindi le Leggi, per assolvere la loro funzione, devono potere essere prodotte a livello locale (almeno la maggior parte di esse).
E’ determinante ricordare che le Leggi servono unicamente per proteggere i diritti dei cittadini. Qualsiasi applicazione di una Legge che non persegua questo scopo diviene un sopruso nei confronti dei cittadini.
Quando qualcuno viene punito in base ad una Legge, in Democrazia, deve sempre esserci un’azione di offesa della Libertà di un Cittadino.
Quindi, sostanzialmente, solo i Cittadini possono ritenere “giustamente” che vi sia stata una infrazione della legge.
In realtà nella nostra Democrazia spesso non è così. In tali casi si tratta di un utilizzo gratuito delle Leggi (slegato dai suoi principi di base): in questo caso le Leggi divengono uno strumento di potere “assoluto” in mano alle Istituzioni (esse divengono, ad esempio, un metodo per raccogliere soldi dai Cittadini; o per controllare il pensiero delle persone, come avviene con le pressioni dei Magistrati ideologizzati nei confronti dei Media non allineati).
E’ anche molto importante che le Leggi siano interpretate con criteri locali (solo le persone che appartengono a quello specifico contesto culturale nel quale esse sono state create, possono applicarle in modo corretto). In caso contrario vi sarà sempre e comunque una applicazione “astratta” delle Leggi che non sarà in grado di tener conto delle qualità umane degli individui, per la difesa delle quali essa è stata creata.
E’ importante ricordare che le Leggi non hanno una applicazione “automatica”. La figura del Giudice esiste proprio per il fatto che non esiste una applicazione “oggettiva” delle Leggi: esse vanno comunque interpretate (cosa che oggi avviene anche, in un regime di applicazione delle leggi “astratto” come il nostro, in modalità che contraddice lo stesso Codice: come dimostra il caso della Magistratura italiana che assolve di ragazzi “antagonisti” che hanno malmenato alcuni poliziotti, poiché lo avrebbero fatto “per giusta causa”, o assolve terroristi perchè “guerriglieri”, o toglie i figli minori ai genitori con interpretazioni ideologiche).
[excursus] alcuni esempi di differente valutazione dei crimini in differenti contesti culturali
Vediamo alcuni esempi di Leggi che riguardano i diritti fondamentali degli esseri umani, le quali hanno, da sempre, differenti interpretazioni in differenti contesti locali.
La più importante di esse è probabilmente quella che riguarda la Libertà di base del del Cittadino, ovvero il diritto alla vita (riportata anche nei 10 comandamenti): ovvero la Legge che punisce l’omicidio.
Il caso più evidente della sua connotazione “locale” (soggettiva) è quello del riconoscimento, in alcuni casi, dell’”omicidio d’onore”, in vigore per lo meno fino ad alcuni anni or sono: i Tribunali riconoscevano forti attenuanti per gli omicidi provocati da atteggiamenti che offendevano le convinzioni morali del luogo (come, ad esempio, nel caso in cui la vittima avesse avuto rapporti sessuali con la moglie dell’omicida).
Ancora oggi negli Stati Uniti il peso attribuito all’omicidio varia Stato per Stato. E nelle “Democrazie” islamiche l’omicidio di una figlia che abbia contravvenuto alle regole della Religione viene considerato essere un atto legittimo dai Tribunali (ciò è vero, in parte, anche per la Turchia, che è candidata per essere ammessa nell’Unione europea).
Molti altri sono gli esempi che dimostrano la soggettività (o località) nella definizione delle Leggi (che dimostrano cioè come una “Legge universale” non abbia senso in Democrazia).
Vediamo alcuni casi significativi:
I limiti di velocità: oggi i Cittadini tedeschi ritengono che non abbia senso essere soggetti a limiti di velocità sulle autostrade (in questo caso è particolarmente evidente come, in assoluto, non abbiano ragione né loro, né gli Italiani che invece si impongono dei limiti: ognuno definisce le leggi che gli sembrano tutelare maggiormente i diritti delle persone).
Consumo di Alcool (e limiti di ubriachezza per la guida dell’auto)
Nel mondo si adottano criteri differenti per individuare la capacità delle persone di sopportare le bevande alcooliche. Negli Stati Uniti alcuni Stati permettono l’uso di alcool ai minori di 19 anni, altri no: in Italia si è cominciato invece ad introdurre tale limite a livello nazionale (pur essendo l’Italia composta da Culture che, a proposito del consumo di alcoolici, sono fortemente differenti tra loro).
Anche i livelli di “normalità” (capacità delle persone di svolgere normalmente mansioni quotidiane) del consumo di alcool varia, nel Mondo, da regione a regione.
In Scozia chi beve 4 litri di birra la sera è considerato essere un bevitore “normale”. E’ ovvio che, in un contesto del genere, chi beva una birra media (dose che equivale a meno di un litro, e che in Italia è proibita è per chi si mette alla guida di un’auto) non può creare danni seri a se stesso e ad altri (non più delle migliaia di persone che tutti i giorni guidano pur essendo “assonnati”, la notte rientrando a casa), ma sono invece ancora in grado di gestire con parte delle loro facoltà pisco-fisiche.
In altre parole, porre un limite legale di tasso alcoolico per i guidatori come quello Italiano, come valore assoluto (a livello Nazionale) significa mettere automaticamente “fuori legge” gran parte della popolazione che fino ad oggi (per ben più di mezzo secolo di storia dell’automobile) ha guidato senza creare problemi particolari ad altri individui (ciò rappresenta, appunto, un notevole livellamento verso il basso delle libertà dell’individuo). In questo caso si consegna nelle mani dello Stato (Magistratura, Polizia), di fatto, un potere “arbitrario” (soggettivo, ad “interpretazione personale”).
Si noti infatti la gravità dei danni prodotti da Leggi di questo tipo.
Tali leggi, come tutte le leggi molto restrittive, divengono un potente strumento di Potere (illegittimo in Democrazia) in mano agli “amministratori della giustizia” (come i Magistrati, o le Forze dell’ordine, che nei due casi esposti in precedenza sono posti nella condizione di poter sequestrare la patente chi trasgredisce, limitazione fortissima per il nostro sistema di vita). Uno strumento che permette cioè ai rappresentati di tali Istituzioni di comportarsi in modo gratuito, preferenziale: infatti tali norme pongono potenzialmente fuori legge gran parte degli Italiani, per cui la scelta della persona da “inquisire” da parte di tali Istituzioni (nel caso della guida in stato di ubriachezza, la facoltà di sottoporre il guidatore a test) diviene una scelta puramente soggettiva da parte del Poliziotto o del Magistrato (esso finisce cioè per agire in base ad un input “culturale”, soggettivo, e non ad un razionale, come sarebbe tenuto a fare).
Un caso che illustra meglio questo potere soggettivo esercitabile dalla Magistratura è quello del favoreggiamento della prostituzioni applicabile anche a Party privati, legge “astratta” (non definita per difendere i diritti dei Cittadini, ma solo una “morale di Stato”) che ha permesso alla Magistratura di mettere in crisi un Premier in carica.
il problema della errata concezione della Legge:
la Legge come punizione
Il problema principale prodotto da queste tipologie di Leggi è dovuto sostanzialmente ad una errata concezione della Legge.
Come si è detto il reale significato della Legge è, infatti, quello di strumento finalizzato a difendere i Diritti fondamentali del Cittadino.
Mentre oggi per lo più la Legge è intesa come strumento di “disciplina” delle persone: ovvero come strumento che serve a limitare l’azione delle persone per conformarle ad un sistema “ordinato” secondo principi “razionali”. Quindi astratto rispetto alle reali esigenze dei cittadini, alle soddisfazione delle quali dovrebbe invece essere mirata la Democrazia – la quale, infatti, per tale ragione, è stato concepita come sistema di garanzia per la Libertà: ossia in grado di lasciar spazio alla maggior parte possibile di espressione della volontà “umana” (in gran gran parte non-razionale); con l’unico limite di non offendere realmente la libertà di altri Cittadini.
In un contesto come quello della Democrazia europea le Leggi divengono quindi una forma di repressione di alcune qualità della libertà tipica dei totalitarismi ideologici.
La concezione delle Leggi come punizione è tipicamente moderna (di derivazione Illuminista), in contrasto con quella di ogni altra forma di pensiero “sociale” (espresso dall’uomo dalla sua origine alle attuali Civiltà non-occidentali). Esemplificativa l’idea di Freud (e tutta la Psicologia che da lui deriva, e che è divenuta il fondamento della attuale concezione di essere umano) secondo il quale la repressione è la componente fondamentale della società: l’essere umano deve reprimere i suoi sentimenti con la sua Ragione (Freud: “ogni Civiltà deve edificarsi sulla coercizione e sulla rinuncia pulsionale” – citando come modello che più si avvicinava alle sue idee, l’Unione Sovietica).
la anti-democraticità di gran parte delle Leggi attuali
(la concezione “ideologica” della Democrazia moderna europea)
Riassumendo:
in Democrazia è cioè determinante valutare con attenzione
che le leggi siano definite (ed applicate)
solo nel momento in cui vi è la necessità di proteggere effettivamente la Libertà di un altro Cittadino.
Non può esistere un tipo di legge che punisca un Cittadino per una azione che non abbia realmente offeso i diritti di altri Cittadini (ovvero a detta delle stesse “vittime”).
Ma purtroppo gran parte delle nostre Leggi, non rispettando questo principio, non sono affatto democratiche.
Un caso significativo di Legge che limita la Libertà del Cittadino senza contemporaneamente proteggere i diritti di qualcun altro (ovvero di una legge “gratuita” dal punto di vista Democratico) è quella che impone l’uso delle cinture di sicurezza in auto (una legge che viene applicata nella realtà quotidiana dei Cittadini delle Democrazie europee).
La giustificazione su cui si basa questa legge è che essa imporrebbe sì una limitazione della Libertà dell’individuo, ma per rendergli più sicura la vita (si deve considerare il fatto che in caso di non rispetto di questa Legge non vi sono vittime, nemmeno a livello potenziale, se non il Cittadino stesso che infrange la regola). Ancora una volta, come nei totalitarismi, seguendo il principio Illuminista dell’uomo “irrimediabilmente stupido” (che, cioè, non ha la possibilità di imparare dai suoi errori) si impone un comportamento ad un individuo, “per il suo bene” (il Cittadino, appunto, non sarebbe in grado di sapere quale è il suo Bene).
Per chiarire meglio: un conto è imporre ad un Cittadino di non portare con sé la pistola. In questo caso potrebbe anche essere chiamata in causa l’eventuale incoscienza di tale Cittadino, e quindi il potenziale danno che esso, armato di pistola, potrebbe arrecare ad altri Cittadini (si tenga conto che, in ogni caso, disarmando il Cittadino, in alcuni casi specifici, lo si può esporre a seri pericoli). Ma nel caso della Legge sull’obbligo all’uso delle cinture di sicurezza si sanziona un atteggiamento che non può provocare danni ad altri.
Una ulteriore considerazione: una Legge di questo tipo è sostanzialmente totalitaria, poiché appartiene alla tipologia di regole che costringono gli individui a fare qualcosa, mentre in Democrazia le Leggi possono solo limitare l’azione delle persone (possono limitare un atteggiamento, come la velocità dell’auto, ma non obbligare una persona a “fare qualcosa”).
L’idea che sta alla base delle Legge sull’obbligo della cintura di sicurezza, in Democrazia, è doppiamente errata.
1) In primo luogo lo è per una ragione “scientifica”: il fatto è che non è assolutamente vero che, nella maggior parte dei casi di utilizzo dell’auto, la cintura di sicurezza rappresenti una vera forma di protezione (ciò è ancora più chiaro per l’obbligo degli air-bag, i quali rappresentano un pericolo mortale in molte situazioni, a fronte di una forma di protezione quasi inesistente nella maggior parte delle situazioni). Nella maggior parte delle situazioni di guida (si tratta della guida a basse velocità, come è in città) un giovane non solo non è infatti protetto dalle cinture di sicurezza, ma è anche impedito da esse di spostarsi dal suo sedile quando la sua auto è colpita lateralmente da un’altra auto nel lato guidatore (caso tutt’altro che infrequente).
Quello dell’imposizione dell’uso delle cinture di sicurezza è un caso tipico di “ragion di Stato” (in questo caso piuttosto “ragion di Mercato”: il Mercato, nella Democrazia moderna, condivide con lo Stato i propri interessi). In questo caso le aziende, per incrementare i loro guadagni, attraverso pressioni esercitate sui governi da Lobby organizzate (strumento di per sé correttamente democratico), riescono a far passare leggi che tutelano in primo luogo i loro interessi (dello stesso genere sono, ad esempio, le leggi sull’obbligo di cambiare l’automobile per passare ad una categoria Euro superiore).
Un’altra idea che supporta l’obbligatorietà dell’uso delle cinture di sicurezza è la supposta riduzione di costi sociali della Sanità pubblica (ciò è più evidente nel caso dell’obbligo di utilizzare il Casco alla guida di motocicli): ad esempio per l’intervento di Ambulanza o per la necessità di agire con delicati interventi chirurgici.
Anche in questo caso il ragionamento adottato esula però dai canoni della Democrazia. Si parte infatti in questo caso da un punto di vista errato: considerando cioè che tale ragionamento sia realmente Democratico (solo perchè appare come “politicamente corretto”), quando, invece, una reale forma di Democrazia prevede responsabilità del Cittadino rispetto alle sue azioni. Ovvero una Legge realmente democratica, in una Nazione con un sistema di Sanità pubblica assistenziale come quello italiano, dovrebbe semplicemente “punire” le persone che devono essere sottoposti a cure per rimediare a loro leggerezze di comportamento (ad esempio facendo pagare loro gran parte delle cure).
2) In secondo luogo la Legge sull’obbligo della cintura di sicurezza è democraticamente errata perchè essa contraddice l’impostazione di fondo della Democrazia: ovvero il suo essere un Sistema sociale nel quale il Cittadino impara a gestire se stesso (divenendo così responsabile di se stesso). Imponendo al Cittadino una regola per migliorare la sua vita (o per non danneggiare se stesso) significa precludergli la possibilità di imparare dai suoi errori, e quindi di divenire un “Cittadino responsabile” (anche nel più paternalistico dei contesti come l’educazione di un bambino, si sa che tenere lontano il bambino da ogni forma di pericolo fa sì che esso sia incapace di difendersi da essi una volta che sarà adulto).
Questo tipo di Leggi lascia chiaramente trasparire la forma mentis delle Istituzioni di governo attuali: la Democrazia serve solo come paravento, poiché “si sa” che nella realtà effettiva non potranno mai esserci dei Cittadini in grado di esercitare la loro Sovranità.
E’ un fatto che i paesi maggiormente attenti per le Libertà dell’individuo non hanno voluto adottare l’obbligo per le cinture di sicurezza.
Se fossimo in una reale Democrazia l’abuso determinato da tali Leggi nei confronti degli individui diventerebbe immediatamente evidente: sarebbe infatti evidente come sia necessario, più che prescrivere per Legge certi atteggiamenti ritenuti essere “sicuri”, informare le persone di eventuali pericoli a cui esse vanno incontro, in molti casi, nella guida senza cinture di sicurezza (corsi di guida più evoluti).
I casi presi in esame illustrano chiaramente come l’attuale concezione, non-democratica, delle Leggi non solo limiti fortemente le Libertà dei Cittadini, ma finisca per creare un circolo vizioso nel quale le Istituzioni, sempre meno controllate dai Cittadini (per mancanza di strumenti, ma anche per una crescente inconsapevolezza delle proprie reali necessità prodotta da un tale gestione paternalistica della loro esistenza), producono provvedimenti, in nome dell’”interesse del Cittadino”, semplicemente per soddisfare propri interessi (in particolare gli interessi di Lobby specifiche – oggi, nel nome dell’interesse del Cittadino si è inventato il “consumo coatto”: esso è obbligato a buttare automobili o elettrodomestici e apparecchi TV ancora perfettamente funzionanti, per comprare una nuova serie “a norma”) [vedi documento “la manipolazione delle masse”, scaricabile dal sito iniziativariformadalbasso.blogspot.it]
Questo tipo di concezione della Legge fa, appunto, della nostra Democrazia un regime ideologico (totalitario).
Ovvero un sistema nel quale si subordina qualsiasi decisione, e quindi ogni Legge, ad un specifica “Idea fondamentale” (l’idea di fondo di tale tipo di regime è che ogni Cittadino debba rinunciare, per poter perseguire un fine ultimo “salvifico”, ad un parte della propria Libertà). Quando la Democrazia è proprio l’opposto di esso: un Sistema nel quale tutto è subordinato alla protezione della Libertà del cittadino (la Democrazia è, in particolare, proprio un sistema che dovrebbe proteggere gli individui nei confronti, appunto, della minaccia “sottile” costituita dalle Ideologie sociali moderne).
Nella Democrazia attuale si sostituisce la garanzia di Libertà con l’idea paternalistica che tale caratteristica della vita, fondamentale per la Democrazia, rappresenti invece un pericolo per l’uomo. E quindi con la presunzione che alcune persone, più intelligenti delle altre, possano proteggere gli esseri umani da se stessi.
In questo modo cioè nella Democrazia europea si ribaltano i principi della Democrazia originaria: invece di difendere la Libertà dell’individuo, nel nostro Sistema si “protegge l’individuo dalla Libertà” (anche se si tratta “solo” di una parte delle sue Libertà, in questo caso viene comunque intaccata l’essenza della Libertà, per il fatto stesso che sono altri che decidono gli aspetti che vanno limitati).
Ciò porta ad una condizione di base della Società opposta a quella che si prefigge la Democrazia: invece di rendere il Cittadino un “individuo responsabile”, si abitua il Cittadino ad una condizione nelle quale altre persone si assumono la responsabilità della gestione della sua vita (questa condizione psicologica rende il Cittadino “dipendente” dalle Istituzioni e dal Mercato [vedi il testo “La manipolazione delle masse”]).
Una Democrazia di questo tipo diviene quindi una forma di totalitarismo, nella quale, appunto,
IL CITTADINO NON È PROTETTO DALLE LEGGI,
MA È ASSOGGETTATO AD ESSE.
I Totalitarismi del Novecento (che oggi vivono nuovamente una forma di espansione, come nei casi di Cina, Sud Africa, Venezuela, Vietnam, Russia) come il Socialismo (e le sue derivazioni di Nazionalsocialismo, ovvero di Fascismo e Nazismo) assoggettano gli individui, appunto, in nome di una Idea assoluta, a Leggi che impongono ad essi un sacrificio delle qualità “naturali” dell’esistenza umana
Si tratta di una sorta Religione laica, nella quale si è creata “l’aspettativa” di un Mondo migliore che può essere raggiunto solo in seguito ad una uniformazione degli individui ad una Idea specifica. A tale idea, viene quindi sacrificata ogni altra idea; ogni istanza dell’uomo, come l’aspirazione alla Libertà: il Socialismo (così come la Socialdemocrazia) viene definito dai suoi fautori proprio come quel regime nel quale le persone rinunciano ad una parte della loro Libertà, la quale viene posta nelle mani di una “autorità centrale” (nella Democrazia attuale, lo Stato), che in cambio di tale sottomissione, li “protegge” .
Si noti che l’ideologia “Socialista” è stata assorbita dal mondo del Mercato (in realtà nella Democrazia occidentale Mercato e Società formano un tutt’uno) con il “Compromesso storico”: l’Unione Europea è stata basata sui principi del Socialismo sovietico.
Nel nuovo contesto europeo ogni Nazione è infatti riunita alle altre “sotto un unico cielo”, condizione nella quale tutto è subordinato alle esigenze del Mercato: ogni normativa (che, sostanzialmente, regola la vita dell’uomo) privilegia i vantaggi del Mercato rispetto a quelli dell’essere umano (il Cittadino, ad esempio, mangia solo più il cibo che è “opportuno” per il mercato: non può più mangiare prodotti locali, ma deve per forza acquistare prodotti importati da aree privilegiate dalla “equa” distribuzione del business – per questa ragione “assoluta” in Italia molto aziende hanno dovuto chiudere, e molti agricoltori hanno dovuto abbandonare coltivazioni e lavorazioni tradizionali – e per questa ragione il Cittadino che voglia acquistare un “vero formaggio” deve rivolgersi, a suo rischio, a “circuiti illegali” di contadini).
Un contesto di questo tipo, nel quale la “Federazione” europea sovrappone le proprie leggi a quelle dei singoli Stati, è quanto di meno democratico ci possa essere.
Questo tipo di “totalitarismo di mercato” si è spinto a livelli estremamente sofisticati, che alcuni decenni or sono avrebbero scandalizzato i Cittadini.
Un esempio è il “consumo coatto”: le persone sono costrette, per legge, ad acquistare alcuni prodotti come la TV digitale, o l’auto aggiornata all’ultimo standard Euro (se un tempo di buttavano via solo le cose che non funzionavano più, oggi per esigenze di mercato si “rottamano” pur essendo ancora perfettamente funzionanti).
Si noti come in questo caso, come sempre quando in un regime democratico le Istituzioni generano regole in assenza del supporto dell’opinione dei Cittadini, si genera un circolo vizioso che porta alla generazione di regole che sempre più di allontanano dalla soddisfazione dei bisogni delle persone: dopo aver costretto i Cittadini a effettuare spese assolutamente inutili, oggi essi vengono costretti a comperare prodotti che funzionano peggio di quelli precedenti (come nel caso delle televisioni digitali: vedi deformazione e scarsa definizione dell’immagine, mancanza di continuità del segnale, lentezza e difficoltà nel cambiare canale, ecc …), o che sono addirittura pericolosi (come nel caso dell’air-bag, che a fronte di una effettiva inutilità nella maggior parte dei casi di guida, è risultato essere addirittura mortale in alcune tipologie di incidenti – che sono invece utili ai produttori per poter vendere, supportati da Leggi delle Stato, nuove automobili che in altro modo non venderebbero).
Un altro problema per la difesa delle Libertà del Cittadino è rappresentato dall’Islam, una cultura nella quale vi sono due elementi fondamentali del totalitarismo: il fatto che l’Ideologia religiosa su cui esso si basa è considerata essere superiore alle Leggi dello Stato (le leggi degli Stati mussulmani sono gestite da organismi religiosi che equivalgono ai nostri Corte costituzionale e Consiglio superiore della magistratura); ed il fatto che l’Islam sia una unica grande nazione globale.
la necessità di riportare le leggi ad una dimensione locale
Come si è detto, vi sono Democrazie molto più attente alla protezione delle Libertà rispetto a quelle europee. Per tornare al caso citato in precedenza, negli USA, ad esempio, non tutti gli Stati hanno reso obbligatorio l’uso del casco o delle cinture di sicurezza. Anzi, alcuni Stati che li avevano adottati, stanno togliendo l’obbligo.
In Europa, per poter arrivare a riformare il sistema di governo riportandolo ad una dimensione realmente democratica,
è determinante recuperare la dimensione
nella quale è l’opinione dei Cittadini,
ovvero dei “Cittadini del luogo”,
a contare più ogni altra considerazione ideologica,
nella definizione delle Leggi.
E’ questa, del resto, la dimensione di sempre della Società umana: adottata anche per gli stati assoggettati all’Impero Romano, nel quale l’applicazione delle leggi teneva conto degli “usi e costumi” locali.
In Italia vi sono casi in cui risulta essere molto chiara l’inefficacia dell’imposizione “universale” dell’uso del casco e delle cinture di sicurezza: in posti come Napoli nessuno le utilizza.
Obbligare in tali territori le persone ad indossarli sarebbe una azione “giusta”?
Dal punto di vista della Democrazia non lo sarebbe affatto.
Deve essere chiaro infatti che in Democrazia non è possibile imporre ad una altro “la cosa giusta” per una persona (sostenere il contrario sarebbe una contraddizione di termini; si tratta di conoscere la definizione di Democrazia: negare tale assunto è semplicemente sintomo di superficialità; ovvero si tratta del sostenere una posizione da parte di chi non è nemmeno essere andato a vedere quale è la definizione di Democrazia fornita dalle enciclopedie).
Semplicemente, in Democrazia, dove le persone devono gestire se stesse, non è possibile imporre a persone che vivono in una altro contesto territoriale e culturale le cose che sono giuste per noi.
Nel caso citato, a voler imporre gli obblighi ai Napoletani, sono i Cittadini del Nord che si ritengono più intelligenti e moralmente superiori.
Diciamo che questo caso è indicativo della mentalità che si viene a generare nella Democrazia europea: siccome io sono obbligato a sottomettermi, anche tu devi essere sottomesso. E’ la questione del “livellamento verso il basso” di un regime come quello della Democrazia rappresentativa attuale: invece di favorire la Libertà altrui, si giunge, per un equivocato senso di giustizia (di Uguaglianza), a volerla limitare.
Un esempio lampante del valore locale delle regole sono le leggi che limitano la libertà nel portare le armi dei Cittadini americani: chiaramente in un territorio nel quale si può essere vittima di assalti di banditi armati, e le forze di polizia più vicine sono spesso a 200 Km di distanza, sarà più probabile che i cittadini autorizzino se stessi a portare le armi in auto; mentre sarà improbabile che ciò accada in una grossa metropoli.
La questione è sempre la stessa: in Democrazia sono i Cittadini a decidere per se stessi.
Nel primo caso a farlo saranno cittadini “detentori di armi” (in tali contesti la maggioranza dei cittadini le possiede, o ha comunque una gran confidenza con esse); nel secondo caso saranno cittadini che “odiano le armi, e non le vogliono vedere”, a decidere. Ciò è semplicemente, puramente democratico.
E’ altrettanto chiaro che, in Democrazia, qualsiasi ragionamento fatto da persone che vivono in un altro luogo è astratto, ed anti-democratico (alcuni cittadini Italiani sono scandalizzati dal fatto che in alcune regioni USA i Cittadini abbiano deciso di poter portare armi, e vorrebbero imporre a tale realtà, che essi non conoscono affatto, il divieto di portare armi).
La stessa cosa vale per il problema più sentito oggi negli USA: imporre a tutti gli Stati l’adozione della Sanità pubblica (con questo passo la Democrazia americana si sta uniformando al modello europeo di socialdemocrazia). Dal momento che alcuni Stati non la vogliono adottare, tale legge è assolutamente antidemocratica.
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/ sospeso // (è preconcettuale .. i raginamenti, di per se non affatto errati: sia quello che vede la pericolisità delle armi, sia quello che vede un tentativo da parte delle assicurazioni di prendesi una nuova fetta di mercato – la stessa cosa vale per la Sanità USA: i cittadini devono poter decidere a quale regime appartenere:
località e mercato
Così come la Località è una qualità determinante per un efficace sistema di Leggi democratico, essa è una qualità determinante per gli altri aspetti della vita in Democrazia.
Ad esempio la Località è determinante negli aspetti economici della Democrazia. E più nello specifico, anche in quell’ambito “privato” che è il Mercato.
Il Mercato, per poter riprendere a funzionare (la crisi del Mercato è alla base della attuale crisi del Sistema occidentale), deve recuperare la sua dimensione di Località (perduta con i Trend di Globalizzazione, di accentramento del Potere nell’Europa Unita, ecc ..).
[ testo in via di sviluppo ]
[excursus]la necessità di far coesistere i livelli Locale e Nazionale
Il Localismo è una qualità indispensabile per una Democrazia. Ma nella nuova dimensione moderna, nella quale la Democrazia è stata ridefinita in un sistema molto più complesso (e territorialmente più vasti) rispetto alla sua dimensione originaria (la città di Atene), è stato necessario introdurre il livello nazionale di Government.
Per quanto questo ultimo livello debba rimanere, in Democrazia, subordinato al livello locale, esso probabilmente non può essere eliminato (ma trasformato grazie agli strumenti di partecipazione diretta oggi disponibili).
Di ciò è necessario tener conto nel definire un percorso di riforma della Democrazia attuale: parallelamente alla dimensione locale del Government (la più importante in un regime democratico) è necessario definire una dimensione Nazionale di Government (una nuova dimensione che non è mai stata definita).
[ testo in via di sviluppo ]
<see also my article [English] “How to set up Democracy reboot”>