riflessioni sulDemocrazia moderna e progetto per una riforma sostanziale verso una reale Democrazia partecipativa (Localism, Federalism 2.0, “Corretta Informazione”,…)
abstract
Il presente documento fa parte del Progetto
INIZIATIVA RIFORMA DAL BASSO
Una riforma della Democrazia europea
che si sviluppa attraverso una politica radicalmente innovativa, dal basso e dall’‘ultra-locale”)
E’ una iniziativa Politica (si delineano nuove forme di Politica dal basso in grado di prevalere sulla Politica attuale), Tecnologica (Open Government Platform: strumenti di Open Communication e Direct government), Culturale (un Ente per lo sviluppo della Cultura Civile democratica, e canali di diffusione: Web TV e Scuola online e sul territorio).
E’ una Iniziativa che propone una forma di Politica particolarmente innovativa che gode di un notevole “vantaggio competitivo” nei confronti di Istituzioni e forze politiche (che deriva dalla definizione di una attività politica “in parallelo” rispetto alle Istituzioni, che permette di di bypassare il potere oggi detenuto dalla Politica tradizionale; e permette, con gli strumenti di Open communication, di bypassare la cortina di bombardamento mediatico di retorica socialdemocratica – che oggi spinge la maggioranza dei Cittadini a continuare a sostenere l’attuale Democrazia socialdemocratica). [ documenti scaricabili dalla pagina iniziativariformadalbasso.blogspot.it ]
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Mentre nel Documento Introduzione al progetto IRDB del percorso di coinvolgimento
dei Cittadini nella “Nuova Politica” vengono trattati maggiormente gli aspetti pratici dell’Iniziativa Riforma dal Basso (ovvero della piattaforma Web che la supporta, la Open Government Platform),
nel presente documento si analizza
l’aspetto teorico del Sistema-Democrazia.
Tra le altre cose si analizza: cosa è in realtà la Democrazia (cosa sarebbe, in teoria, e cosa è divenuta oggi), cosa significa effettivamente Sovranità popolare, perchè la Democrazia non funziona se non è gestita in partecipazione (per lo meno) dei Cittadini – i concetti di Liberalismo e di Federalismo (inteso come forma essenziale di “democrazia partecipata”).
Una premessa necessaria:
alcune parti del testo potrebbero far pensare ad una mia posizione politica di Destra. Ma così non è: io non ho affatto i cromosomi della cultura partitica di Destra. La mia è una posizione fermamente critica nei confronti delle forme di Politica attuali in generale.
Se in alcuni punti vi sono in particolare critiche circostanziate nei confronti della Sinistra, è perchè, avendo io militato per anni per la Sinistra, ho elaborato alcune ferme convinzioni rispetto alla erroneità delle Ideologie attualmente praticate da essa (mentre la cultura politica degli attuali Partiti parlamentari di Destra appare inesistente, per cui trovo non valga la pena spendere parole – se non laddove essa si intreccia con la Cultura del “mercato globale”: le mie critiche sono quindi orientate, in questo caso, in tale direzione). E rifuggo l’idea che sia opportuno “tapparmi il naso” e votare partiti che adottano una politica non-proprio-democratica (il cui fine non è il Cittadino, ma, in sostanza, il Partito stesso) per non permettere ai “cattivi” di governare (trovo anzi che laddove ci si comporti in modo realmente democratico, ovvero lasciando governare persone a nostro avviso “non-democratiche”, si generi un circolo virtuoso realmente democratico, poiché in tal caso i Cittadini possono toccare con mano, e quindi crearsi un convinzione “concreta”, di dove stanno il bene e il male).
PREMESSE
l’attuale situazione delle Democrazia
Churchill affermò che la Democrazia moderna è una pessimo forma di governo, ma che all’uomo non ne sono venute in mente altre. E che quindi è necessario andare avanti con quella.
Con questa scusa sinora si è andati colpevolmente avanti sula strada attuale, senza sforzarsi di pensare a migliorare il sistema in sé. Ovvero senza cercare di risolvere i problemi che la Democrazia Moderna di tipo europeo continua a produrre (e che negli ultimi decenni i problemi continuano a crescere).
Tali problemi sono dovuti non a errori specifici di valutazione, ma al fatto che si è alle prese con un Sistema difettoso nel manico. Non è che la Democrazia in sé funzioni male: è il Sistema-Democrazia europeo, creato dai Rivoluzionari francesi (totalmente differente dalla Democrazia creata in precedenza in America) che non funziona.
Il problema è cioè che il Sistema di governo
adottato oggi in Europa
non è affatto una Democrazia.
Ovvero la Democrazia Europea (ma, purtroppo, quella degli USA si sta adattando ad essa) non tiene conto dei principi sui quali l’uomo ha definito, un tempo, la Democrazia.
Se esaminiamo il significato essenziale della Democrazia (ovvero perchè è stata creata dall’uomo) possiamo comprendere come quella attuale non sia affatto una Democrazia.
In primo luogo è disatteso il principio cardine della Democrazia: la Democrazia è definita come “regime nel quale il Cittadino è sovrano” (così è anche nella nostra Costituzione), ma nella teoria attuale (e nella pratica) il Cittadino è sostituito nella sua sovranità da una categoria di persone “più adatte” a governare del “normale cittadino”.
In secondo luogo: la Democrazia nasce nella Antica Grecia per soddisfare l’esigenza di base dell’Uomo: migliorare la sua esistenza.
La Democrazia Europea nasce invece in base a criteri che poco hanno a che fare con l’uomo: essa si fonda sui canoni Illuministi (l’idea che la ragione “mentale” dell’uomo sia superiore ad ogni altra forma di intelligenza) secondo i quali l’uomo deve creare una società “artificiale” (gestita prevalentemente in base ai criteri logico-razionali della Burocrazia e dell’Economia) che migliori la “Società naturale”, di per sé difettosa.
Secondo tale forma di pensiero sarebbero difettose la Natura della Terra (che si migliorerebbe con nuove “invenzioni” come le Centrali Nucleari o gli OGM), e difettosa sarebbe la mente dell’Uomo (in questo caso il Pensiero democratico europeo prende in prestito dai Pensatori illuministi l’idea che “l’uomo comune” debba essere governato da Uomini Illuminati).
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La Democrazia Moderna europea rappresenta quindi un ribaltamento dei criteri originari della Democrazia: permettere uno sviluppo spontaneo, all’interno della Società, delle Virtù umane.
Queste nuove qualità rendono la Democrazia endemicamente incapace di produrre una qualità della vita consona alle reali esigenze dell’uomo (la Democrazia attuale, per come è impostata, non può che produrre, nel lungo periodo scarsa qualità della vita). [questi argomenti sono approfonditi su altri testi, scaricabili dal sito www.lucabottazzi.com]
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Questo tipo di Democrazia ha imboccato, nel Novecento, un circolo vizioso che la ha condotta in una crisi sempre più profonda per quanto riguarda Istituzioni politiche, Società e Mercato.
La crisi viene attenuata periodicamente da “correttivi” che, se momentaneamente producono l’illusione che le cose si sia sistemate, portano però, sostanzialmente, la crisi ad livello più profondo (ciò accade, per lo meno, dagli anni ’20: ossia quando si è pensato che la ricetta per risolvere i mali della società fosse quella della Socialdemocraiza, forma di governo che, appunto, contraddice i principi della reale Democrazia.).
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Il problema attuale risiede principalmente in una “questione culturale”: vi è una totale mancanza di chiarezza su quali siano i Principi reali della Democrazia, e quindi su quali siano gli attuali problemi della Società democratica occidentale.
Il fatto è che in questa condizione di totale inconsapevolezza
la Democrazia moderna è arrivata ad
UN PUNTO DI REALE INSOSTENIBILITÀ.
Un punto nel quale non esistono più “correttivi” (lo dichiarano gli stessi “esperti”). Un punto nel quale le forze politiche legate alle Ideologie moderne (quella “socialdemocratica” di Sinistra, e quella del supposto “libero mercato globale”, di Destra), sfruttando la quasi totale inconsapevolezza delle persone, mantengono il sistema in scacco con dei “correttivi” d’emergenza (come l’intervento ideologico della Magistratura) che allontanano sempre più l’Occidente dalla reale Democrazia.
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premessa ideologica
Le considerazioni che seguono sono la sintesi di 1.200 pagine di analisi sulla situazione della attuale Civiltà occidentale (finalizzate alla pubblicazione di più libri).
Il presente progetto si basa sull’idea che:
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la Democrazia attuale sia afflitta da problemi endemici:
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da un punto di vista “tecnico”, la Democrazia attuale non è una vera democrazia
In primo luogo una considerazione “tecnica”: la Democrazia Occidentale, nella sua condizione attuale, non può funzionare: produce caos (insicurezza, scarsità di lavoro, povertà, …) e un circolo vizioso di crisi economiche sempre più profonde.
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da un punto di vista dei valori umani: la Società (la Democrazia) si è allontanata dalle sua finalità originarie, ossia quelle di migliorare la vita dell’uomo (ossia un miglioramento sostanziale: psico-fisico in primo luogo), per perseguire Ideali astratti.
Ovvero il Sistema della Democrazia moderna non solo non è più in grado di produrre le sue qualità originarie, ossia di soddisfare i problemi dell’uomo, ma crea essa stessa nuovi problemi (che poi non è in grado di risolvere).
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Per questa ragione si pensa sia necessario correggere una condizione di crisi endemica (che porta la nostra Democrazia nel caos, a vantaggio dei totalitarismi che da oriente non vedono l’ora di “invadere” l’Occidente), e
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sia necessario un intervento tempestivo e profondo – ma mai “rivoluzionario”: sempre in rispetto della “tradizione” (anzi, recuperando parte di ciò che si è perduto con le varie “rivoluzioni” succedutesi negli ultimi due secoli). E quindi
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si debba intervenire in modo sostanziale su più fronti (sempre con interventi “spontanei”, dal basso, e mai con imposizioni) su quelle istituzioni che oggi “blindano” il sistema politico di “Democrazia dall’alto” (che, appunto, non è affatto una Democrazia): sul Sistema di governo, sulla Burocrazia, sul sistema dei Media, sulla Magistratura, sull’Educazione dei giovani, ecc …
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ed in ultimo (ma, purtroppo, non ultimo punto in fatto di importanza), si debba tener conto della situazione contingente di “guerra fredda” prodotta a livello politico dalla Sinistra (oggi alleata al “sistema della finanza internazionale); e quindi mettere a punto piani strategici per poter “risolvere” questo problema: sempre però evitando di ricadere nella modalità, tipica della Sinistra, de “il fine giustifica i mezzi”).
In altre parole si pensa che
SENZA UN RADICALE CAMBIAMENTO DELL’APPROCCIO “POLITICO”
NON SIA IMPOSSIBILE EFFETTUARE
QUALSIASI TIPO DI RIFORMA DELLA DEMOCRAZIA
(e che, poiché le istituzioni bloccano sul nascere qualsiasi tipo di riforma, questo cambiamento radicale debba necessariamente avvenire “dal basso” – ovviamente con il supporto di nuove strategie e di nuovi strumenti).
Senza l’attuazione di tali radicali cambiamenti
qualsiasi tentativo di migliorare l’attuale sistema,
in direzione di una reale Democrazia,
permanendo l’attuale condizione di “sospensione delle Democrazia” prodotta dalle attuali forze politiche, naufragherà di fronte all’ostruzionismo opposto da parte delle Istituzioni.
La Sinistra tenderà cioè sempre, per conservare la sua posizione di potere, a rafforzare l’attuale forma di Democrazia centralizzata agonizzante, continuando a bloccare i politici non schierati con essa con i poteri che la Sinistra si è creata ad hoc: in base ai programma “Egemonia culturale” (determinata dal monopolio dei media e dell’educazione scolastica, introdotto con la “Svolta di Salerno”, e materializzato in primo luogo nella nostra Costituzione), e alla mobilitazione delle masse ottenuta attraverso le strategie di “agit-prop” (oggi definite Spinning).
E la destra continuerà a ritenere la politica come una via facile per la soddisfazione dei desideri arrivistici dei Cittadini più scaltri.
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Una importante osservazione sul metodo: si pensa inoltre che una vera riforma debba seguire un percorso prettamente democratico (non è possibile pensare come si fa ora, ovvero di creare un sistema attraverso un percorso che prescinde dai suoi Principi fondamentali). Ovvero, per riformare la Democrazia, si deve perseguire un percorso dal basso.
Si pensa cioè che l’unica via di uscita dalla attuale situazione di Crisi endemica sia, in primo luogo, quella di
RICONSEGNARE AI CITTADINI LA LORO SOVRANITÀ
(ovvero si pensa si debba semplicemente ristabilire una Democrazia reale: un reale percorso di riforme può essere attuato solo dalle uniche persone che, in Democrazia, sono deputate a tale ruolo: i Cittadini).
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Per questa ragione
il Progetto IRDB è finalizzato in primo luogo alla
DEFINIZIONE DI UNA
META-STRUTTURA “NEUTRA” DI GOVERNMENT
(priva di contenuti specifici, e di connotazioni ideologiche)
che possa permettere ai Cittadini,
in un percorso di tentativi e correzione degli errori,
di METTERE A PUNTO UN
REALE SISTEMA DI DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA
(unitamente alla messa a punto di un sistema mediatico gestito dal basso).
● ● ● [[]]1. INTRODUZIONE:
VALUTAZIONE TEORICHE
SULLA DEMOCRAZIA REALE
□ □ □ □ CONSIDERAZION PRELIMINARI
[parte teorica]
– analisi della situazione attuale
– in che direzione andare
ANALISI DELLA SITUAZIONE ATTUALE
Gli schieramenti di Destra e di Sinistra, a livello globale, sono concordi nel riconoscere che attualmente la Democrazia occidentale è afflitta da gravi problemi (sono ugualmente concordi i nemici delle Democrazia, oggi più forti che mai: i Paesi islamici e quelli che adottano le ideologie totalitarie post-Comuniste).
Da Sinistra si evidenziano in modo più marcato i gravi problemi di povertà, di mancanza di posti di lavoro, e la distruzione dell’ecosistema; mentre da Destra evidenziano maggiormente i problemi di sicurezza dei Cittadini, di inefficienza delle strutture burocratiche e nella gestione delle spese.
Ma tutti sono ora in grado di percepire la necessità di riformare sostanzialmente il sistema della Democrazia moderna.
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La Democrazia moderna ha inoltre prodotto fenomeni peculiari nella loro distruttività, come Nazismo e Fascismo; e guerre (solo nel ‘900) che hanno prodotto un numero di morti inimmaginabile nei secoli precedenti, quando non essa non esisteva.
QUALI SONO I PROBLEMI
DELLA DEMOCRAZIA ATTUALE?
Come è possibile che la Democrazia moderna abbia prodotto tutti questi problemi?
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Per provare a rispondere ad una domanda così importante e complessa è necessario seguire un percorso rigorosamente razionale (poiché la Democrazia moderna, come vedremo, è un “sistema razionale”, in questo caso è necessario riflettere in modalità rigorosamente scientifica). Ovvero, innanzitutto, è necessario andare a rintracciare le cause di questi problemi (ci si deve porre domande come: vi è una causa comune di tutti questi problemi? Essa è rintracciabile nell’impostazione della Democrazia Moderna?).
LA QUESTIONE DI FONDO:
non esiste oggi una reale democrazia
Ma, per affrontare la questione in modo realmente razionale, la prima domanda che ci si deve porre è: che cosa si intende oggi per Democrazia?
Ovvero: siamo cioè sicuri che la forma di governo nella quale oggi viviamo, la Democrazia Moderna Europea, sia una vera Democrazia?
E’ necessario analizzare in primo luogo questo punto, poiché in caso contrario, si effettuerebbe una analisi preconcetta: si partirebbe cioè da un presupposto, probabilmente falso (se si analizzasse un Sistema pensando si tratti di una reale Democrazia, ed in realtà non lo fosse), e non si potrebbe quindi pervenire ad alcun risultato positivo (sarebbe come cercare di curare un coccodrillo facendo conto che sia un essere umano).
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La Risposta a tale domanda è: no,
LA DEMOCRAZIA EUROPEA
NON È AFFATTO UNA VERA DEMOCRAZIA
(è invece molto più vicino alla reale Democrazia il modello adottato dagli Stati Uniti).
Come vedremo si tratta di una riposta “scientifica” (assolutamente razionale), e non di una “valutazione politica” (soggettiva, ideologica) della questione.
Nei prossimi capitoli (prima di introdurre il Progetto di Democrazia partecipativa) vedremo cosa ciò significhi.
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Innanzitutto dobbiamo prendere in considerazione il fatto che ormai su questa risposta negativa sono concordi la maggior parte degli studiosi della Democrazia (esclusi gli intellettuali italiani).
Il fatto più significativo è che sul fatto che vi sia oggi, in Europa, una trasformazione sostanziale della Democrazia originaria sono anche concordi i Politici, seppure con tesi opposte, da Destra e da Sinistra. Per la Destra si tratterebbe si una trasformazione negativa: oggi la Democrazia in Europa avrebbe perso le sue qualità originarie, trasformandosi in una sorta di totalitarismo. Mentre per la Sinistra la trasformazione sarebbe positiva: si tratterebbe di una “rivoluzione” applicata alla Democrazia per correggere alcuni suoi difetti originali (per il bene dei Cittadini si sarebbe reso necessario adattare la Democrazia alle Ideologie sociali dell’Ottocento). [vedi più avanti]
la Democrazia adattata all’Ideologia della Modernità
Il problema risiede fondamentalmente nel fatto che nel definire la Democrazia europea, si è adattato il modello di Democrazia originario all’Ideologia moderna (Razionalismo): ovvero alla tesi di fondo del pensiero Illuminista, secondo la quale la parte razionale della mente è l’unica può indicare all’uomo una strada che porti al miglioramento della sua esistenza (nel privato e nel sociale).
Una seconda concezione illuminista ha contribuito a definire l’attuale concetto di Democrazia moderna: la coscienza dell’uomo è irrimediabilmente inconsapevole, ed ha quindi bisogno di una “guida esterna”, altrimenti le persone finiscono per danneggiare se stesse.
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Tale concezione moderna dell’essere umano (e della società) è “rivoluzionaria” rispetto a quella concezione “originaria”, sulla quale era stata concepita in origine la Democrazia. Una concezione antica che, adottata sin dalle prime forme di cultura dell’uomo, passando per Einstein, è giunta fino alle attuali culture “olistiche” Occidentali come le medicine e le Scienze “alternative”, e a tutte le Culture attuali “non Occidentali” attuali (riflettendo, la concezione tradizionale dell’uomo, oggi “rivoluzionata” dal pensiero razionale, è stata adottata da più del 99% degli esseri umani apparsi sino ad ora sulla Terra).
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Le due concezioni, quella attuale e quella originaria, sono diametralmente opposte.
La differenza fondamentale risiede nel fatto che nella concezione “originaria” l’uomo “percepiva” se stesso come una persona guidata dai “sentimenti” – per Einstein l’immaginazione è più importante della razionalità: “l’immaginazione (la percezione ‘non razionale’ del mondo) conta assai più del sapere”, ossia delle nozioni accumulate nella conoscenza razionale. Ovvero, in tale concezione, l’uomo si faceva guidare dalle sensazioni (un aspetto che oggi definiamo spesso come “Mistico”: spaventa, e spesso viene “curato”).
Nella modernità questa dimensione della coscienza è stata accantonata, in particolare con l’affermazione “penso dunque sono” (mi rendo conto di esistere perchè faccio dei ragionamenti, e non più perchè provo dei “sentimenti”). Questa nuova dimensione della coscienza nel Novecento si è evoluta al punto in cui si è finito per considerare le sensazioni percepite dalla coscienza, appunto, come un problema (nel caso migliore esse rappresenterebbero, secondo la mente moderna, una distrazione): Freud, e tutta la Psicologia che da lui deriva, ha concluso che l’essere umano deve “controllare” (reprimere) i suoi sentimenti con la sua Ragione; e le ideologie radicali di Sinistra affermano che le forme di Fede sono l’oppio della ragione, e che quindi vanno sradicate dalla coscienza umana (per questa ragione, secondo tali ideologie, le Religioni vanno eliminate dalla Società).
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Il fatto è che in questa nuova condizione coscienziale l’uomo moderno non solo ha perduto il lato percettivo (ed affettivo) dell’esistenza, ma anche la guida “istintiva” che gli permetteva di vivere in una condizione di armonia “spontanea” con il “Prossimo” e con la Natura1 (non si parla dell’istinto dell’animale, ma di quello dell’uomo, che è in grado di produrre, ad esempio, la percezione della “Fede nel trascendente”, che viene, appunto, negata dalla Ragione).
La conseguenza di questa “rivoluzione culturale” è che in questa nuova condizione emerge un problema che l’uomo non aveva nella sua condizione esistenziale “originaria”: esso non è più in grado di effettuare le scelte “giuste” per la sua esistenza.
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I pensatori razionalisti, negli ultimi secoli, si sono scervellati per risolvere questo problema. Inizialmente producendo delle Utopie (un modello Ideale di Società, che si presuppone quindi che non possa essere effettivamente applicato alla realtà), e successivamente con la formulazione delle Ideologie (un modello Ideale che si presuppone invece debba essere applicato al mondo: il termine significa primato di una Idea specifica, ovvero necessità dell’uomo di asservirsi ad una idea).
In entrambi i casi l’uomo ha attribuito ad una Idea, il prodotto della mente slegato dalla realtà sostanziale, un valore assoluto di guida della propria vita (Treccani: Ideologia è “ogni dottrina non scientifica che proceda con la sola documentazione intellettuale e senza soverchie esigenze di puntuali riscontri materiali, sostenuta per lo più da atteggiamenti emotivi”).
Tali pensatori si sono poi posti la questione di “come” si sarebbe potuto realizzare questo “regime Ideale” nel mondo reale: ovvero di “chi” avrebbe dovuto guidare il popolo inconsapevole. Nelle Utopie era quasi sempre una Classe di sacerdoti, che nelle ideologie sociali attuali è divenuta una classe di Intellettuali (persone che saprebbero utilizzare in modo particolare la loro intelligenza razionale).
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Il risultato di questo
percorso di sviluppo del Pensiero ideologico moderno
(“unicamente razionale”)
è appunto l’attuale Democrazia europea, con la quale
IL CITTADINO VIENE GUIDATO
DA PERSONE “PIÙ CONSAPEVOLI” DI LUI
(“per il suo stesso bene”).
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Vedremo come questa concezione dell’uomo sia non solo altamente contraddittoria, ma sia anche il presupposto per la creazione dei regimi “totalitari”.
L’Idea secondo la quale l’uomo necessiti della guida di altri uomini è palesemente contraddittoria: infatti se l’essere umano è intrinsecamente incapace di comprendere le cose (questa è la tesi del razionalismo), come possono esserci degli esseri umani capaci di farlo ? (è chiaro che i pensatori razionalisti si pongono inconsapevolmente come “gruppo eletto” rispetto al Popolo, giudicandosi, a prescindere da qualsiasi ragionamento razionali, migliori degli altri, e quindi meritevoli di detenere il potere – per dare un’idea di questa concezione: il Partito Comunista era in precedenza chiamato il Club dei Giusti).
Oltre ad essere intrinsecamente contraddittoria, questa Idea è anche il presupposto per la creazione di varie forme di dittatura.
Pensare che i Cittadini non abbiano un livello di coscienza sufficiente a permettere loro di effettuare delle scelte di vita, e che quindi le scelte Politiche debbano essere subordinate ad una Ideologia, significa assoggettare gli esseri umani ad un Potere assoluto – in questo caso si ricade nel caso della Ideologia, che è una forma “Teologia di Stato” (come quella Mussulmana, nella quale il potere dei Sacerdoti è superiore a quello della Classe politica). In questo tipo di regime abbiamo degli uomini che scelgono se stessi come esseri “speciali”, e per questa qualità auto-attribuita, governano gli altri uomini in base ad una Idea “giusta” (vedremo come, di fatto, nella Democrazia attuale, i Cittadini non dispongano di una reale scelta: gli Elettori scelgono tra poche persone che sono comunque proposte dalla Classe politica – applicando, in questo modo, il “modello cubano” di cui Castro è orgoglioso).
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Un’ultima considerazione: anche i Pensatori liberali, i quali erano in un primo tempo strettamente legati al Principio di libertà dell’individuo, hanno abbandonato la loro concezione originaria della Società liberale, per passare, in nome di una necessità dell’”uomo comune” di essere guidato da persone di intelligenza superiore (ossia proprio da tali Pensatori), ad un modello “di compromesso”, che si avvicina in molti aspetti a quello delle Ideologie sociali (vedremo più avanti quali sono, nello specifico, le peculiarità di questa concezione).
i PROBLEMI SPECIFICI
della attuale Democrazia
Quindi la nostra Democrazia, adottando il modello del Razionalismo illuminista, nasce in una modalità “rivoluzionata” rispetto alla sua concezione originaria. Ovvero diviene
una Democrazia nella quale si sostituisce la Sovranità del Popolo con una forma di governo gestita, in modo relativamente indipendente dai Cittadini,
da persone “illuminate”.
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Si noti la contraddizione di fondo: un regime di questo tipo non potrebbe affatto definirsi Democrazia (che è il “Regime nel quale la Sovranità spetta al Popolo”).
Il problema principale di una forma di Stato non è non tanto nella forma del regime in sé, ma nella applicazione rigorosa dei suoi Principi: una Monarchia nella quale si rispettino i suoi il principi di fondo può funzionare molto meglio di una Democrazia che non rispetti i suoi principi.
Vediamo un esempio tra i tanti di della concezione moderna di Democrazia.
Andrea Camilleri, un caposaldo nella Cultura di Sinistra (che veicola le sue idee attraverso i suoi libri, tra i più venduti in Italia) rilascia riflessioni sulla Democrazia (nel suo “Questo mondo un po’ sgualcito’” libro-intervista curato da Francesco De Filippo).
Camilleri abbraccia le tesi della Sinistra: in Democrazia non può esserci una reale libertà, poiché “Quello è inevitabile perché tu… non sono cose che vengono fatte perché l’uomo è buono, allora di sua spontanea volontà… tu devi costringere l’uomo a fare alcune cose e quindi alcune libertà personali vengono limitate».
Naturalmente nel corso dell’intervista emergono le radici di questa concezione della Democrazia: Camilleri si affida alle tesi del PCI «Se ne avesse avuto il tempo», Lenin avrebbe potuto portare a termine qualcosa di molto positivo (lo scopo dichiarato di Lenin, lo sa chiunque si sia imbattuto in una descrizione di tale Leader, era di eliminare fisicamente la Nobiltà e la Classe borghese: questo è il risultato positivo che si augura Camilleri per la società umana).
Secondo Camilleri quindi il modello migliore di società è stato quello dell’Unione Sovietica (e oggi della Cina). L’Unione Sovietica ha semplicemente commesso alcuni errori veniali, ma lì, ad esempio, non esistevano dei Gulag: «Voglio precisare che i gulag non furono campi di sterminio; Solgenitsin, tanto per fare un nome, con i nazisti non sarebbe sopravvissuto» (è evidente come Camilleri, per difendere il suo modello, sia costretto a mentire: i Gulag hanno prodotto un numero enormemente superiore di vittime rispetto ai Lager nazisti). Ma, insiste Camilleri, “se il comunismo fosse continuato in Urss forse oggi l’Urss si troverebbe allo stesso livello della Cina” (è negazionista anche sul massacro di Tienammen “«Non credo che si spari facilmente neanche in un regime dittatoriale, è di una superficialità assoluta ritenere che lo si faccia facilmente”).
Secondo Camilleri l‘Unione Sovietica era quindi migliore della Democrazia occidentale: “la dignità del lavoro che l’Urss prometteva, sostituiva di gran lunga l’idea generica di libertà che l’America proponeva senza incidenza sulla realtà economica europea” (si noti come per sostenere tesi di questo genere sia necessario giocare sulle parole: Camilleri utilizza il termine “prometteva”, in modo da non poter essere contraddetto – pur essendo storicamente chiarito che si trattasse di una falsa promessa).
Seguendo una forma di ragionamento di questo tipo, Camilleri, dovendo descrivere il presente, è costretto a mentire (o, se non ne è proprio consapevole, ad utilizzare forme di retorica che annullano qualsiasi considerazione razionale): egli afferma infatti che «Uno, uno su mille crede nel Presidente del Consiglio [Berlusconi]… beh, l’idiota del villaggio c’è sempre»; ovviamente nella sua forma mentis l’autore vede, appunto, i Cittadini della Democrazia come Idioti, altrimenti penserebbe che nessuno potrebbe veramente credere che un Premier, per definizione una persona eletta dalla maggioranza dei Cittadini, possa essere stato “scelto da uno su mille”.
Questa è una forma di “pensiero Democratico” estremamente diffusa nella nostra Democrazia.
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Per rendere più “pratica” la nostra analisi cerchiamo di comprendere quali sono le qualità originarie della Democrazia delle quali i Cittadini oggi non possono godere.
(lo scopo del presente documento non è di approfondire più di tanto le questioni teoriche della Democrazia, approfondite invece in altri documenti tra i quali “Riflessioni sulla crisi della Civiltà occidentale” – “La manipolazione delle masse” – “Appunti liberali: riflessioni sul pensiero civile moderno” – “L’era del post-comunismo” – “Verso una nuova civiltà” – “Verso il mercato 2.0 (le nuove strategie di mercato)” – “La coscienza dell’uomo: i meccanismi di malattia/guarigione (psichica e fisica); il risveglio alla realtà” [www.lucabottazzi.com])
Cerchiamo cioè di comprendere quali sono i problemi di fondo (che producono gli attuali problemi specifici della Democrazia), al fine di poter cercare di individuare le correzioni ad essi relative.
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In questo percorso partiamo, per individuare gli errori commessi nella definizione della attuale Democrazia, con l’individuare quali siano gli strumenti specifici che un Regime realmente democratico dovrebbe mettere a disposizione dei Cittadini, e che la Democrazia europea non offre.
Non volendo applicare un approccio “rivoluzionario” alla soluzione dei problemi della Democrazia europea (ovvero una approccio del tipo “è tutto sbagliato: bisogna abbattere tutto per ricostruire da zero”), proviamo ad iniziare la nostra analisi presupponendo che la attuale Democrazia rappresentativa possa effettivamente, in qualche modo, funzionare (pur negando essa, a nostro avviso, i principi originari delle Democrazia). Vediamo cioè se è possibile salvare, almeno in parte, la struttura della della Democrazia europea.
il problema della attuale Democrazia rappresentativa: L’ASSENZA DI RAPPRESENTATIVITÀ
Quali sono quindi gli strumenti specifici che dovrebbero permettere ad una Democrazia rappresentativa di funzionare?
In base alle risposte che otterremo potremo chiarire il primo punto:
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l’attuale forma di Democrazia Europea
non solo non è una reale Democrazia, ma
NON È NEMMENO UNA REALE DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA
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Il problema più importante della attuale forma di Democrazia rappresentativa risiede nella mancata esistenza di una reale relazione tra Cittadino e suo Rappresentante parlamentare: i Cittadini si interessano della gestione del Governo della Nazione solo al momento delle elezioni (ed anche in questo caso, in modo assolutamente parziale). Un problema di fondo che mina alla base il funzionamento del nostro sistema di governo.
che cosa è (sarebbe) una Democrazia
La Democrazia, per definizione, è una «forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi» (Treccani) (inoltre la nostra Costituzione recita: «La sovranità appartiene al popolo (…)» art.1).
Il Cittadino in Democrazia è quindi il Sovrano (colui «che sta sopra, più in alto di tutti gli altri» Treccani), è cioè l’unico individuo che possa esercitare un Potere.
Per comprendere meglio la questione. è necessario comprendere che esiste una profonda differenza tra il concetto di Governo (l’azione del governare) e quello di Potere (esercizio della Sovranità).
Le Istituzioni, in Democrazia, hanno il compito di Governare: stare al “timone della nave” (gŭbĕrnum), che significa manovrare la nave in base ai comandi ricevuti (impartiti da chi comanda, ovvero detiene il Potere).
Ovvero
in Democrazia
LE ISTITUZIONI DEVONO PRENDERE ORDINI
DA “CHI COMANDA”:
i Cittadini
(si commette un errore fondamentale quando si parla di Poteri in democrazia: non esiste potere che non sia quello dei Cittadini – le Istituzioni possono solamente ricoprire “funzioni”: è “anticostituzionale” affermare che un Governo è “la Potere”).
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In una vera Democrazia lo Stato (Governo e Parlamento) è quindi una sovrastruttura che non può prendere decisioni, ma solo trovare il modo per mettere in atto “tecnicamente” le decisioni prese dai cittadini. Qualsiasi regime che quale si sottragga, anche solo in parte, a questa regola (al potere ai Cittadini) non può essere definito Democrazia: è una oligarchia.
Questo aspetto della Democrazia è di importanza fondamentale, non per una questione morale (non solo), ma per una questione “tecnica”. Non importa quanto le persone che gestiscono il potere in Democrazia al posto dei Cittadini siano “illuminate”: la Democrazia, essendo una forma di governo “razionale”, per poter produrre risultati positivi, deve rispettare i suoi Principi razionali di funzionamento. In caso contrario tale sistema produce risultati imprevisti ed incontrollabili.
Principi e strumenti della Democrazia rappresentativa
Si ha quindi una vera Democrazia quando i Cittadini esercitano la loro Sovranità, ovvero partecipano alle questioni di governo della Cosa pubblica. Nel fondare la Democrazia europea (sostanzialmente differente da quella USA, fondata in precedenza) si è sostenuto invece che sia possibile sostituire la fondamentale qualità di partecipatività con la rappresentatività.
Ma, di fatto, nemmeno questa qualità è rispettata: come vedremo, nella attuale Democrazia europea vi è infatti una una sostanziale assenza di rappresentatività.
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Vediamo quali sono gli strumenti che i Cittadini dovrebbero avere a disposizione in una Democrazia rappresentativa, per fare in modo che i rappresentati parlamentari rappresentino effettivamente le loro volontà.
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Lo scopo “ideale” delle Democrazia rappresentativa sarebbe quello di
permettere ai Cittadini di mettere il naso
negli “affari di governo”, in misura per lo meno sufficiente
per fare in modo che
I PARLAMENTARI
SOSTENGANO EFFETTIVAMENTE LE LORO VOLONTÀ
(ovvero i loro reali bisogni).
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La rappresentatività è una modalità di “governo” inventata dall’uomo, e messa a punto da esso in millenni di esperienze, per poter gestire organizzazioni composta da più persone (modalità utilizzata nel Villaggio, nel Circolo culturale, nell’Azienda, nel Condominio, ecc…); si tratta di organizzazioni nelle quali non tutte le persone ad esse appartenenti possono essere presenti in alcune fasi della loro gestione. In questo caso i Rappresentati curano gli interessi di tali persone.
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Tipica forma di rappresentanza è quella dell’Amministratore di Condominio (o di una Azienda), il quale ad esempio, è incaricato di trovare il miglior modo di risolvere un problema (può trattarsi, ad esempio, di dover risistemare la facciata del Condominio).
Si noti che in tale caso sono sempre i Condomini a decidere di dover fare un lavoro: l’Amministratore si attiva semplicemente per trovare un modo di gestire “tecnicamente” le varie spese. Ma in ogni caso non è mai l’Amministratore a fare delle scelte: quando si deve affrontare un’”Opera”, egli propone ai Condomini più modalità di intervento, ovvero più preventivi, e questi ultimi scelgono l’opzione che ritengono essere la migliore (o, importante, decidono di non fare il lavoro se si preventiva una spesa eccessiva).
Prendiamo ad esempio il caso della tinteggiatura della facciata del Condominio: se deve essere individuato un fornitore vi saranno fatte più riunioni specifiche nelle quali i Condomini ed il loro “delegato” approfondiranno la questione.
Questo è il punto fondamentale: in questo caso di reale rappresentazione degli “elettori” (i deleganti), il Rappresentate discute con gli elettori ogni questione specifica (non si consulta con i condomini una volta per tutte per essere eletto, come avviene invece nell’amministrazione dello Stato, ma è in continuo contatto con loro; e discute con loro di ogni questione specifica: le decisioni sono comunque prese dai Condomini).
Nel caso dell’amministrazione del condominio vi è un’altra qualità fondamentale di un regime rappresentativo: i Condomini possono fare esperienza diretta ed immediata delle conseguenze delle azioni messe in atto dal loro Amministratore. Se essi vendono, ad esempio, che l’impresa di decoratori che sta dipingendo la facciata esegue i lavori in modo non corretto, o utilizza materiali scadenti, sono in grado di protestare immediatamente con l’Amministratore (e, in casi particolari, lo possono “licenziare”).
Questa è l’unica tipologia di rappresentanza che garantisca una reale soddisfazione dei bisogni delle persone (perchè messa a punto dall’uomo in secoli di esperienze) .
La Democrazia è una sorta di Condominio di maggior estensione. Condominio, nella accezione volgare, significa “Diritto di proprietà comune a più persone, comproprietà” (Treccani). Ma, poiché, il termine è composto da “con” e “dominium”, essendo dominium=potere, condominio significa anche contesto nel quale più persone esercitano il loro Potere: la loro Sovranità2, appunto, che è la qualità di base della Democrazia.
In effetti la Nazione è di proprietà dei vari Cittadini (le terre e le case sono di proprietà delle persone, a differenza dei regimi totalitari come il Comunismo, nei quali ogni cosa appartiene allo Stato).
L’esempio del Condominio illustra come in un sistema Democratico il Rappresentate dipenda totalmente dalla volontà dei “proprietari”: esso non può prendere decisioni, ma deve semplicemente eseguire le decisioni dei Condòmini (dopo essersi consultato direttamente con i suoi mandanti). Il Rappresentante si muove con una autonomia “relativa” rispetto alle volontà dei Proprietari (in altri termini: in Democrazia non possono esserci di fatto, Istituzioni “indipendenti”, poiché ogni Istituzione deve dipendere dalla Volontà del Cittadino).
Ovvero le decisioni sono sempre decisioni dirette dei Condòmini, ed
il Rappresentate è sempre solo un esecutore (“tecnico”)
della loro Volontà
(nel caso in cui prenda decisioni “indipendenti”, l’Amministratore è perseguibile per legge!).
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In una Democrazia realmente rappresentativa si dovrebbero quindi poter applicare gli stessi principi di funzionamento dell’Amministrazione di un condominio o di una azienda, o (pur dovendo, ovviamente, vista la complessità del Sistema di amministrazione di uno Stato, presentare metodologie in parte differenti).
Quali sono i Principi applicati in tali forme di amministrazione?
Per quanto riguarda “consigli di amministrazione” di un condominio o di una azienda, primo luogo (1) la scelta del Rappresentante è realmente “libera”: tra tutti i potenziali amministratori esistenti nell’area viene scelto quello che gli sembra più meritevole di fiducia (gli stessi principi valgono, ad esempio, per il rappresentate che si utilizza per le faccende legali: l’Avvocato).
In secondo luogo (2) il Cittadino intraprende con il suo Rappresentate un dialogo continuo per poter mettere a punto le strategie specifiche di “soddisfazione dei bisogni”.
Ed in terzo luogo, trattandosi di una scelta effettivamente libera, (3) il Cittadino può revocare il mandato al Rappresentate se l’azione di quest’ultimo non è di suo gradimento.
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Nella democrazia attuale non accade nulla di tutto ciò. Infatti attualmente il Cittadino, nella gestione del mandato da esso attribuito al suo Rappresentate:
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il Cittadino non sceglie effettivamente le persone che lo dovranno rappresentare: la sua è una falsa scelta, poiché esso è costretto ad esprimere la sua preferenza tra un numero estremamente ristretto di Cittadini scelti da altri per lui (qualche decina contro qualche milione di persone viventi nella sua area). E’, sostanzialmente, la stessa scelta che Fidel Castro concede ai Cittadini cubani, quando presenta alle elezioni una sua lista di candidati (tutti ufficiali dell’esercito), affermando che le sue sono le elezioni più democratiche del mondo (egli non ha tutti i torti: rispetto alla attuale forma di Democrazia occidentale, la sua si differenzia effettivamente nella qualità positiva di non permettere brogli elettorali).
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il Cittadino non dispone di un programma d’azione preciso da parte del Candidato, ma solo una promessa d’intenti generica: non vi è, come dovrebbe essere in una Società basata sulle Leggi, un reale contratto dal valore legale (ossia un normale contratto firmato”, che il cittadino possa produrre in Tribunale nel caso in cui non venga rispettato da parte del Rappresentante parlamentare).
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il Cittadino non può comunicare con il suo Rappresentate durante il mandato;
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in primo luogo il Cittadino non ha il modo di dare suggerimenti al suo Rappresentante: il problema è che, anche se ci fosse un programma realmente vincolante, durante il corso di una legislatura emergono comunque problemi non prevedibili all’atto della definizione del Programma elettorale. Il fenomeno si è particolarmente acuito in questi ultimi tempi, con l’emergere di nuove complicazioni come la Crisi economica globale, e un evolversi degli eventi sempre più rapido: in questi casi (sono ormai la maggioranza dei casi), il Rappresentante finisce per per agire sempre “di testa sua”.
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inoltre il Cittadino non ha nessuna possibilità di verificare l’azione del Rappresentate (non esiste un canale che permetta al Cittadino di controllare come il Parlamentare da lui eletto esprima il suo voto nelle votazioni del Parlamento).
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il Cittadino non può revocare il mandato al Rappresentate (nemmeno quando quest’ultimo inverta completamente la rotta, passando da un schieramento politico ad un altro).
Altri problemi della attuale forma di Democrazia
Vi sono poi altri problemi che svolgono un ruolo fondamentale nella attuale crisi della Democrazia occidentale:
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Un problema specifico, che sta a monte di tutti gli altri: la Costituzione non è affatto una “Costituzione”. Anzi, la Carta costituzionale rappresenta la contraddizione di fondo della attuale Democrazia moderna (in particolare in Italia): essa non è stata affatto definita dai Cittadini, ma “dall’alto”, ovvero dalle forze politiche che si sono accaparrate “temporaneamente” il potere all’atto della costituzione della Repubblica. A causa di questa peculiarità della Costituzione, nasce la contraddizione di fondo di un sistema controllato dai Cittadini, i quali però devono fare un rigoroso rifermento ad un corpus di regole di base che è stato definito da altri (la Costituzione).
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Un altro problema di fondamentale importanza, è quello dell’informazione: perchè una Democrazia possa veramente funzionare, deve poter disporre di una “opinione pubblica informata”; attualmente le cose vanno in modo diverso:
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l’Opinione pubblica non è, come dovrebbe essere per poter effettuare scelte consapevoli, sufficientemente informata rispetto alle questioni di Politica sulle quali è chiamata a prendere decisioni (anche solo per scegliere il Parlamentare). Oggi infatti i canali di informazione sono gestiti in modo da mantenere, all’interno del sistema, una condizione di egemonia culturale.
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perchè vi possa essere una opinione pubblica informata, le informazioni devono poter essere dibattute tra i cittadini: ma ciò non avviene affatto (le informazioni che le persone ricevono possono essere assorbite solo in modo acritico).
la possibilità di soluzione di tali problemi
Si tenga conto che non è vero che questi problemi non possano avere una soluzione, come sostengono gli attuali addetti ai lavori. Molti di questi problemi sono già stati risolti, almeno in parte, in alcune Nazioni (a livello nazionale e/o locale).
Ciò è stato possibile anche grazie, in molti casi, alle nuove tecnologie di comunicazione (in particolare Internet) che sono, appunto, prese in considerazione nel presente progetto.
LE CONSEGUENZE DI QUESTI PROBLEMI
Quindi, ricapitolando, nella Democrazia moderna (versione partecipativa della Democrazia originaria) abbiamo attualmente un problema di fondo (il mancato rispetto del Principio di base: la partecipazione effettiva dei Cittadini nell’amministrazione dello Stato) il quale produce effetti critici più specifici: un grave malfunzionamento degli aspetti fondamentali della Democrazia rappresentativa (la funzione di Rappresentanza parlamentare, la Libera informazione, il sistema di di applicazione delle Leggi, ecc …).
Il problema è, in primo luogo, l’assenza di chiari Principi di riferimento. I problemi specifici della nostra Democrazia persistono per il fatto che, appunto, quando si cerca di affrontare uno di essi, trovandosi in un sistema privo di punti di riferimento (di Principi generali chiaramente espressi), gli addetti ai lavori (Politici, Studiosi, Giornalisti) non solo non sono in grado di individuare le cause di tale problema, ma non riescono nemmeno a comprenderne i reali effetti negativi (in assenza di reali Principi, è impossibile dimostrare l’erroneità di un aspetto specifico di un sistema: in questa condizione nasce un dibattito che si sviluppa sul piano astratto delle Ideologie).
In un contesto di questo tipo si originano quindi unicamente dibattiti senza fine, sterili contrapposizioni di opinioni personali nei quali i Partiti Parlamentari hanno buon gioco nel creare una condizione di impedimento a qualsiasi azione di riforma (con il supporto passivo di una opinione pubblica completamente disinformata e disorientata).
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Le discussioni che attualmente accompagnano (bloccano) il percorso di riforme sono dello stesso tipo delle discussioni sulla validità di una azione in area di rigore nelle trasmissioni sportive dedicate al calcio: la mancanza di chiarezza sulle regole porta a produrre lunghe discussioni senza esito. Anche in questo caso la mancata informazione è voluta: altrimenti le trasmissioni perderebbero il loro interesse, poiché sarebbe immediatamente chiaro che, ad esempio, che un rigore viene assegnato semplicemente perchè una regola, non conosciuta a fondo dal pubblico, lo richiede (un esempio per chiarire il livello di “ignoranza” del pubblico: si crede che per subire un rigore sia necessario spingere, fino a sbilanciarlo, un avversario, quando invece è sufficiente tenere una mano appoggiata su di esso mentre cade: in questa condizione si generano dibattiti senza fine, nei quali le persone cercano di comprendere se effettivamente il difensore abbia provocato la caduta dell’avversario).
In questo condizione la gente oggi non sa, ad esempio, che in un contesto democratico le regole vorrebbero che la Magistratura si comportasse in un certo modo, e ne giustifica quindi l’operato anche quando essa apre un’indagine su un personaggio politico senza avere nessun indizio di valenza giuridica. O crede veramente che in una Democrazia la Magistratura possa, grazie ad alcuni cavilli, non ammettere delle liste elettorali quando queste sono realmente richieste dai cittadini.
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Le conseguenze specifiche della condizione generale della Democrazia occidentale sono:
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gli attuali Poteri politici sono completamente staccati dalla volontà e dal controllo da parte dei Cittadini, formando una “casta” a sé (il termine era stato coniato già alla fondazione delle Democrazia europea, nel ‘700); ovvero formando un sistema di governo autoreferenziale che non è più in grado (anche nei rari casi di buona fede) di governare realmente in nome del bene comune. In questa situazione, è ovvio, qualsiasi progetto di riforma affidato alle attuali “forse parlamentari” è destinato a fallire (per questa ragione nel presente progetto si oppone a questa condizione negativa della Democrazia, un sistema “parallelo” di affiancamento dell’opinione pubblica alle attuali attività di governo).
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egemonia culturale il sistema messo in piedi dalla Sinistra (poi adottato anche dal Mercato, e dalla Destra) ha permesso di creare una Cultura ad hoc: ha riscritto il passato (educando i giovani, in modo monopolistico, alla nuova Cultura), e “gestisce” in modo orwelliano il presente, attraverso una egemonia dei Media mantenuta grazie anche ai “poteri paralleli”.
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egemonia dei “Poteri paralleli”: il secondo aspetto del progetto Gramsciano della Sinistra, che ha creato un nuovo “braccio armato” del partito: quello formato dalla Magistratura, con la fattiva collaborazione di Ordini professionali e Sindacati. In questo modo la Sinistra può mettere finalmente in atto un colpo di stato “freddo”, con il quale può sempre recupera il potere perduto nelle elezioni regolari.
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una sempre maggior centralizzazione del Potere di Governo, ed un sempre maggior allontanamento dalla base di elettori, con la creazione dell’Europa Unita. L’Europa allontana il potere dal Cittadino sia fisicamente (gli organi di governo sono più lontani fisicamente, ed ancora più inaccessibili del Governo nazionale); sia come gestione rappresentativa (il parlamento europeo non è affatto un Parlamento: viene eletto dai Cittadini, ma non ha potere esecutivo). Questo aspetto è di fondamentale importanza, poiché con la scelta di un avere “Governo europeo” non è stata fatta (in Italia) dai Cittadini; ed il Governo europeo sostituisce quindi illegalmente, nel nostro caso, il Potere sancito dalla Costituzione un nuovo Potere centrale (sostanzialmente vengono in questo modo annullate le Costituzioni delle singole Nazioni: ovvero soppressi i singoli Stati).
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Tutto ciò permette, appunto, a forze politiche fondate su ideologie non-democratiche di mantenere, di fatto, il Potere: quando non sono al Governo, grazie a queste nuove caratteristiche indotte nella Democrazia, tali forze politiche possono mantenere comunque un significativo Potere di fatto (disponendo del controllo dei “poteri paralleli”) con il quale esse sono in grado di impedire alle forze realmente democratiche di effettuare qualsiasi azione di governo importante (l’inesistenza di una impostazione realmente democratica del nostro Sistema crea una condizione nella quale la Sinistra può, ad esempio, rimuovere i politici regolarmente eletti dai cittadini).
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Trasformando radicalmente questi aspetti fondamentali della Democrazia, la Sinistra è riuscita a realizzare una condizione di “colpo di stato permanente” (un “colpo di stato freddo”, nelle modalità della Guerra fredda) dal quale non si potrà uscire se non rimettendo le cose a posto dalle fondamenta: qualsiasi tentativo di riforma sostanziale sarà neutralizzato dalle nuove “forze armate” rappresentate dalla Magistratura (ad esempio: è inutile cerca di indire nuove elezioni facendo conto sul consenso popolare: oramai la sinistra ha assunto un “potere parallelo” tale che non vi possono più essere elezioni regolari).
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Le attuali qualità negative della Democrazia citate producono una serie di problemi “secondari”:
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apaticità (passività) dei Cittadini: si diffonde presso i Cittadini di una sensazione dell’inutilità di qualsiasi sforzo di farsi ascoltare; ciò porta ad un disinteresse nei confronti delle faccende pubbliche (ma anche, ad esempio, ad un diffondersi di un utilizzo non-responsabile delle risorse Pubbliche; e della Natura).
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paralisi delle infrastrutture: lo staccarsi della classe politica dalle reali esigenze della gente, ed il contemporaneo espandersi a dismisura della burocrazia (essendo essa divenuta un potere a sé), conduce ad una paralisi di infrastrutture e servizi, che rendono la crisi ancor più profonda.
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insostenibilità dei costi di gestione del Sistema democratico.
DEMOCRAZIA MODERNA COME TOTALITARISMO
Come si è detto, sostanzialmente, la Democrazia moderna che nasce con il grave difetto nel manico di ritenere opportuno sospendere alcuni dei suoi Principi fondamentali, e che è divenuta, anche proprio per questa sua debolezza intrinseca, uno strumento nella mani della sua “Opposizione” (la Sinistra con il suo ideale di Stato centralizzato), non è più una reale Democrazia.
Oggi
la Democrazia europea,
creando un regime nel quale viene meno
la già scarsa partecipazione del Cittadino
alle questioni di governo delle Nazioni,
SI PONE SOSTANZIALMENTE COME REGIME “TOTALITARIO”.
In questo modo, infatti, il Potere reale viene messo nelle mani di un gruppo di persone non elette dai Cittadini (a Bruxelles, ad esempio, il potere esecutivo non è in mano al Parlamento): questo è, per definizione, un totalitarismo.
Come si è già detto, il problema, in questo caso non è necessariamente il totalitarismo in sé: tale forma di regime potrebbe, al meno in teoria, funzionare in alcuni momenti storici (una Monarchia può funzionare in questa modalità, una Democrazia no).
Il problema è invece che non può funzionare un sistema che si dichiara essere Democratico, e che poi abbandona i suoi principi per adottare quelli del Totalitarismo. Ovvero un sistema che dovrebbe basarsi su di una modalità decisionale che dipende dalle opinioni dei Cittadini (che, effettivamente viene espressa durante le elezioni), ma che poi, di fatto, è governato in modo indipendente da queste opinioni.
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Oggi i sostenitori della attuale forme di Democrazia “centralizzata” (una pseudo-Democrazia totalitaria) sono non solo le forze politiche della Sinistra (che cercano, con successo, di portare la Democrazia verso il modello Socialista), ma anche molti Politici ed Intellettuali che aderiscono al cosiddetto “Pensiero liberale”, i quali sostengono l’idea che una società complessa come quella attuale sia troppo difficile da capire per l’uomo comune. E che quindi, per il bene dei Cittadini, alcune persone “speciali” (si noti: elette a questa condizione da loro stessi) debbano occuparsi di governarla.
Si tratta di una forma della Real-politik utilizzata un tempo dai governi Comunisti di influenza Sovietica, adottata in questo caso opportunisticamente dalla Destra: in nome del pragmatismo si mettono da parte i Principi.
Come si è accennato in precedenza, in questo modo:
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ci si dimentica che qualsiasi sistema razionale (come è la Democrazia) deve rispettare i suoi Principi specifici di funzionamento per poter produrre risultati positivi (in questo caso risultati realmente utili all’uomo).
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che la Democrazia è un sistema evolutivo, che non nasce come sistema perfetto in partenza, ma nasce invece per aiutare l’evoluzione dell’uomo: che nel caso peculiare di tale specie è l’evoluzione della sua coscienza (l’evoluzione dell’uomo si basa cioè sulla messa a punto di sistema di regole che permette ad esso di imparare, attraverso esperienze di vita, come fare a soddisfare in modo ottimale i suoi bisogni “sociali”). La Democrazia nasce cioè come sistema “protetto” che può permettere all’uomo, attraverso un processo di “errore e correzione dell’errore”, di mettere a punto condizione di vita sociale ottimale.
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Sostanzialmente ci si dimentica che la Democrazia nasce proprio in base ad una riflessione “scientifica” a proposito delle attitudini dell’essere umano: una riflessione finalizzata ad individuare un sistema di gestione della Società che possa permetta all’uomo, tenendo conto delle sue attitudini (pregi e difetti della sua coscienza), di mettere a punto un Sistema sociale nel quale possano essere soddisfatti i suoi reali bisogni.
Ovvero un processo di riflessione razionale che è arrivato alla conclusione (già 2.000 anni or sono) che un buon sistema sociale debba essere in grado di prevenire la possibilità che alcune persone, più “portate” di altre nel muoversi nei meccanismi della politica, possano concentrare su di sè una buona parte del potere politico, per governare la comunità in base a loro idee (ovvero ideali “astratti” rispetto al contesto sociale) invece che in base alle reale necessità delle persone.
In altre parole, la Democrazia nasce da un processo di riflessione razionale, durato millenni, che ha portato alla conclusione che
l’unica strada possibile per mettere a punto
una società a misura d’uomo è quella di
permettere alle persone di gestire se stesse
(di mettere cioè le persone in una condizione nella quale esse siano costrette ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte).
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Paradossalmente
la nuova Democrazia moderna, ribaltando (“rivoluzionando”) i suoi Principi originari, governa in nome di quelle qualità negative che in origine si volevano eliminare:
il Potere arbitrario delle persone dotate di maggior inclinazione per il “potere” e per la retorica (ed ha eliminato dalla Democrazia la sua qualità fondamentale: la Libertà/Responsabilità di scelta del Cittadino).
In questo modo si è generato un trend di sviluppo del Sistema democratico che ha assunto una direzione opposta rispetto a quella auspicata dai fondatori della Democrazia originaria: un circolo vizioso nel quale i Cittadini hanno perduto gradualmente la consapevolezza dei meccanismi di gestione delle questioni sociali, e nel quale la Società finisce per piombare in una crisi sempre più profonda.
Infatti se la concezione originaria della Democrazia era finalizzata a creare un contesto nel quale i Cittadini (liberi ma responsabili delle proprie azioni) potessero migliorare il loro livello di consapevolezza di esseri sociali, e quindi le loro capacità di auto-governo della società, nell’assetto attuale delle Democrazia si è creato un trend negativo nel quale i Cittadini sono sempre meno interessati delle questioni sociali che li riguardano; e le persone che si occupano delle faccende politiche formano sempre più un gruppo a sé, i cui interessi corrispondono sempre meno a quelli dei Cittadini.
Questo tipo di impostazione del nostro Sistema sociale non è solo il responsabile della attuale crisi del Sistema democratico occidentale: è anche il responsabile di un circolo vizioso che non farà che portare la nostra Democrazia in una crisi sempre più profonda (per quanto tale crisi possa essere mitigata da interventi di “correzione”, dando la momentanea illusione di poter essere risolta, permanendo questa impostazione essa si riproporrà nuovamente con effetti sempre più gravi).
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Dunque,
se vi vuole realmente riformare la Democrazia moderna
è necessario agire in profondità andando a
recuperare i Principi originari della Democrazia
(sostanzialmente l’attuale situazione di soppressione della Democrazia può avere luogo grazie alla condizione di ignoranza, da parte dei Cittadini, a proposito di tali Principi: qualsiasi processo di riforma deve quindi partire da una profonda riflessione su di essi).
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>>> – alla fine cià che va soddisfatto sono i reali bisongi delle persone (uan nazioen non è un sistema astratto, se non si soddisfano le reali esigenze peicofisciche delle perone, queste vanno nel pallone (senso di indeia, di insicurezza, mancanza di volgia di fare mestieri ….,
la Democrazia di tipo europeo, come forma troppo vincolante per essere considerata una reale Democrazia
La Democrazia attuale è quindi, appunto, per la sua caratteristica di aver indebolito in modo significativo le possibilità di effettiva espressione della volontà del Cittadino, è più vicina al modello del Totalitarismo che a quello della Democrazia.
Vediamo qui alcuni altri fattori che rendono la nostra Democrazia una forma, seppur blanda, di Totalitarismo.
Le due ragioni principali sono:
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in una reale Democrazia vengono limitate sole le azioni che possono limitare la Libertà di una altro Cittadino.
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in una reale Democrazia non possono venir indicate cose che di “devono fare”.
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In genere si cerca di mettere in evidenza la sostanziale differenza tra i due regimi in questo modo:
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nella Democrazia vengono indicate le cose che non si possono fare (sono limitate solo quelle Libertà del cittadino che possono ledere effettivamente la Libertà altrui), mentre.
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nel Totalitarismo vengono invece indicate le cose che si possono fare.
E’ evidente, per un Cittadino di formazione democratica, come nel secondo caso si limiti in modo intollerabile la Libertà delle persone: se in Democrazia il Cittadino è sostanzialmente “libero di fare” (le cose che “si possono fare” sono, in questo caso, sono talmente tante da non essere elencabili), in un Regime totalitario l’esistenza del Cittadino è estremamente limitata da un ristretto quadro di possibili azioni.
In base a questi criteri le forme di Democrazia come quella italiana ricadono nel caso di una gestione delle Libertà del Cittadino estremamente limitata, che è più vicina alla tipologia del totalitarismo che non a quella della Democrazia.
Ciò è dovuto in primo luogo al il fatto che nelle Democrazia come la nostra sono moltissime le cose vietate (queste limitazioni, come nei regimi totalitari, assumono quasi sempre la caratteristica di “gratuità”, poiché mancano della loro qualità fondamentale necessaria in un regime democratico: limitare solamente le azioni che violano la libertà degli altri Cittadini – la non democraticità è, come vedremo, intrinseca in leggi come quella che impone l’uso del casco per la moto, o le cinture di sicurezza per l’auto).
Ma la nostra Democrazia è simile al Totalitarismo anche per il fatto che, come nei regimi Totalitari, nella nostra Democrazia sono moltissime le cose che si “devono fare”.
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Sebbene la nostra formazione di tipo “europeo” non ci permetta di riflettere su questo aspetto della nostra forma Democrazia, a molti Americani appare immediatamente un sopruso essere obbligati ad avere sempre con sé documenti di riconoscimento (negli USA, quando il Governo ha tentato di imporre tale obbligo, i cittadini sono andati a bruciare in grandi falò pubblici tali documenti). Se questo obbligo può avere una sua giustificazione in un regime come quello della Democrazia europea, dovrebbe invece, da noi, risultare evidente la non-democraticità di alcuni obblighi come quello di vaccinazione, o dell’espletamento molte pratiche burocratiche.
sintesi del concetto di Democrazia
Riassumendo quanto detto sinora:
la Democrazia è stata concepita come
un Sistema di regole neutre che definiscono
UNA FORMA DI ORGANIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ
NELLA QUALE I CITTADINI INSERISCONO PIAN PIANO,
FACENDO ESPERIENZA SULLA PROPRIA PELLE,
DELLE REGOLE SPECIFICHE
La Democrazia non è quindi definita dalla “Costituzione”, ma dai suoi Principi generali (“il Cittadino è Sovrano” è il Principio fondamentale, che sta sopra a tutti gli altri Principi). La Costituzione è creata dai Cittadini per poter chiarire le regole secondo le quali si devono creare le Leggi specifiche: ed essa ha valore solo se è stata prodotta, corretta e ricorretta in base alle esperienze, dai Cittadini stessi. Se ciò non è avvenuto, si tratta di una Oligarchia costituzionale, e non di una Democrazia.
L’uomo, “inventando” la Democrazia, ha cioè ritenuto che si possa arrivare a creare una Società ottimale utilizzando una sorta di sistema-laboratorio nel quale i Cittadini arrivano a definire da sé, attraverso un percorso di prova e correzione degli errori, le regole specifiche da dare alla loro Società. Piuttosto che non lasciando che alcune persone “migliori” rispetto ai “normali” Cittadini arrivino ad una definizione “dall’alto” di tali regole specifiche.
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In questo ultimo caso infatti, attenendosi ai Principi della Democrazia, non si possono non rilegare problemi a più livelli:
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tali persone “migliori”, per quanto intelligenti e preparate, non saranno mai in grado di interpretare i bisogni delle persone meglio delle persone stesse
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le persone “migliori”, nell’esercizio della loro attività di “potere” possono (consciamente o involontariamente) finire per creare una condizione di sempre maggior “indipendenza” dal controllo reale da parte dei Cittadini: tali persone finirebbero cioè per costituire una casta a sé (ovvero finirebbero per porre, nelle loro decisioni, gli interessi dei Cittadini in secondo piano).
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e, ultimo fattore molto importante, in una condizione di quel tipo i Cittadini, abituati ad essere “gestiti dall’alto”, finiscono per perdere la “consapevolezza” delle loro qualità originaria di Cittadini – ossia la consapevolezza della possibilità di godere di una Libertà effettiva (le persone finiscono per perdere la loro originaria intima concezione di Libertà), e della loro Responsabilità nei confronti delle questioni sociali che li riguardano.
Per queste ragioni i fondatori della Democrazia hanno ritenuto che
l’unico modo perchè si possa arrivare
alla costituzione di un Sistema sociale
realmente funzionale alle esigenze dell’Uomo
sia quello di definire
un sistema nel quale le persone gestiscono se stesse
(sotto la loro stessa responsabilità).
Ed hanno hanno quindi individuato il pre-requisito funzionale fondamentale per l’esistenza di una reale Democrazia: la consapevolezza delle persone (ossia la conoscenza da parte dei Cittadini della necessità di occuparsi in prima persone delle cose che li riguardano; e la capacità di individuare, momento per momento, i loro reali bisogni).
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Per queste ragioni i fondatori della Democrazia hanno ritenuto opportuno di dover creare un “sistema protetto” fatto di regole neutre che garantiscano, in primo luogo, l’esistenza delle qualità da essi ritenute fondamentali: Libertà e Responsabilità. Un sistema nel quale i Cittadini, potendo godere di queste qualità fondamentali, possano quindi industriarsi per creare, attraverso le loro esperienze (in base al meccanismo di di errore e correzione dell’errore), un corpus di regole specifiche.
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Sostanzialmente la caratteristica fondamentale di questo Sistema deve essere quella della possibilità di auto-correzione (ovvero di correzione da parte delle persone che in esso vivono): solo un sistema di questo tipo, che definisca a priori solo “regole neutre” può permettersi di auto-correggersi in base alle esperienze fatte dalle persone. Questo tipo di sistema è anche l’unico sistema “scientifico” (razionale), poiché l’unico che si basa sul meccanismo evolutivo esperienziale di errore e correzione dell’errore – e questo meccanismo può funzionare solo quando sussistono le qualità di Libertà (libertà di sbagliare), e Responsabilità (responsabilità rispetto agli errori commessi – ovvero reale necessità da parte delle persone di correggere i propri errori).
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I Sistemi come la Democrazia moderna europea, i quali definiscono a priori anche molte regole specifiche (oltre alla fondamentale garanzia della Libertà e della Responsabilità degli individui) sono sistemi fondati su costrizioni ideologiche (sono sostanzialmente delle Teocrazia) nei quali è impedita l’evoluzione razionale del sistema stesso (un sistema di questo tipo non è in grado di soddisfare le reali esigenze della Società, ovvero delle persone, poiché, in primo luogo esso, manca del pre-requisito fondamentale della Democrazia).
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La Scienza ci insegna che gli esseri viventi sono un mondo in Evoluzione (l’evoluzione dell’Uomo consiste in uno “sviluppo” della Civiltà in direzione di una sempre maggior soddisfazione dei suoi bisogni psico-fisici). E ci dice anche che laddove non c’è evoluzione, c’è involuzione (non esiste, in questo caso, una condizione “statica”).
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Quindi, solo ridando ai Cittadini Libertà e Responsabilità è possibile pervenire ad un processo di riforma del nostro sistema Democratico.
IN CHE DIREZIONE ANDARE ?
Vediamo come la Democrazia sia riformabile solo dal basso
Un percorso di riforma quindi può iniziare solo riportando (il più possibile) la Democrazia al suo modello originario: ovvero con il
definire un sistema nel quale le persone (demos) possano partecipare alla gestione “politica” della nazione
in misura maggiore di quanto avviene ora.
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Qualsiasi altro tipo di riforma, mantenendosi in tal modo il “difetto nel manico” dell’attuale sistema, non farà altro che produrre ulteriori problemi.
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Se si vuole realmente riformare l’attuale Democrazia europea, si tratta quindi, in pratica, in primo luogo, di definire un sistema fatto di una serie di regole e di strumenti neutri che permetta ai Cittadini di partecipare al Government.
Si noti che per quanto i Cittadini possano sbagliare, questa strada è comunque quella Democratica: in una vera Democrazia un errore commesso dal Cittadino, anche grave, non è che un passaggio fisiologico del processo di miglioramento della sua Comunità (il Sistema Democratico permette cioè di “fare esperienza” di quell’errore, e di correggerlo: un errore è semplicemente un “step di miglioramento” della consapevolezza). Un errore della “classe politica” nella attuale Democrazia pseudo-rappresentativa diviene invece una deviazione insanabile dal percorso di miglioramento della comunità, perchè in tale contesto non vi sono meccanismi di correzione di questo tipo di errori: in tale contesto chi è al Governo del Paese non segue i criteri della reale Democrazia (soddisfazione dei bisogni dei Cittadini), e quindi non è nemmeno in grado di “vedere” l’errore (nemmeno i Cittadini, in questo caso, sono in grado di rilevare tale errore, poiché a loro manca l’esperienza diretta nella “gestione delle cose” che potrebbe far comprendere cosa sta accadendo – è ciò che accade oggi).
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Perchè la partecipazione al Government dei Cittadini possa avvenire in modo realmente efficace, un Sistema di partecipazione deve garantire in primo luogo ai Cittadini di rendersi conto della effettiva realtà delle cose (questo non è altro che lo scopo originario della Democrazia: permettere al Cittadino di seguire un “percorso esperienziale” che lo renda “informato e consapevole”: l’unica condizione nella quale egli è in grado di gestire il suo Potere).
Anche in questo caso, si noti, vale la considerazione fatta in precedenza: essere consapevoli non significa essere “informati dall’alto”, ma avere a disposizione, anche qui, un sistema fatto di una serie di strumenti neutri coi i quali i Cittadini possano facilmente creare informazione (non gli attuali blog: ma veri e propri canali media concorrenziali con quelli attuali), e dibattere le loro opinioni (e quindi organizzarsi in gruppi per sostenere le loro idee).
la necessità di recuperare la reale partecipazione dei Cittadini
Ritornare ai principi originari della Democrazia significa, in altre parole, che la nostra Democrazia deve essere sempre meno rappresentativa, e sempre più “partecipativa”.
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La definizione di questa percorso sembra essere un must di questo momento storico, per una ragione di fondo:
la Democrazia “puramente rappresentativa” ha potuto in qualche modo funzionare fino ai nostri giorni
(per un paio di secoli),
ma oggi essa non ha più il senso storico
che ha avuto fino ad ora.
Questa anacronisticità del modello di Democrazia rappresentativa è dovuta a due fattori fondamentali:
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la Democrazia rappresentativa poteva funzionare (più male che bene) in momenti di continuità storica, ovvero quando la storia si evolveva lentamente, e non si dovevano affrontare continuamente problemi ”nuovi”.
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oggi sono a disposizioni dei Cittadini strumenti tecnologici che annullano, in gran parte, la necessità di utilizzare un intermediario (il Parlamentare) per gestire la Cosa pubblica.
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Vediamo, in particolare, il primo punto (al secondo punto è dedicato l’intera seconda parte del documento).
Nei due secoli che ci hanno preceduto i problemi si sono sempre evoluti in modo graduale, in modo che gli “esperti” della Politica e dell’Economia, in qualche modo hanno potuto tenerli sotto controllo.
Ma oggi il modello di Democrazia occidentale vive in una escalation di problemi (conflitti sociali interni, crisi economica, catastrofe ecologica, problemi di sicurezza personali, conflitti internazionali, ecc …) che gli “esperti”, per loro stessa ammissione, non sanno come risolvere (nei confronti dei quali essi continuano quindi a navigare a vista, senza alcun programma).
Gli esperti della Democrazia rappresentativa sono riusciti in passato, in qualche modo, a tamponare anche le Grandi crisi (come quella del ’29), ricorrendo al potenziamento delle caratteristiche della Democrazia centralizzata, o “assistenziale” (vedi Roosevelt con Keynes): metodo che oggi, di fronte all’emergere in modo drammatico dei problemi endemici di quest’ultima, non può può più essere utilizzato (quello era, appunto, un modello che prescinde dai Principi della reale Democrazia, e che può funzionare solo per brevi periodi, sotto l’influsso di “droghe” – “misure economiche” -; e, contemporaneamente, di fascinazione ideologia da parte dei Cittadini).
Il problema di fondo della Democrazia rappresentativa in questi tempi di rapidi cambiamenti è che, sostanzialmente,
nell’arco di un Legislatura si registrano eventi importanti assolutamente imprevedibili al momento
dell’elezione del Rappresentante,
e quindi non è più possibile mantenere un modello di Governo nel quale “il demos” viene consultato solo una volta ogni 4 o 5 anni.
Ovvero non è più possibile utilizzare un sistema come quello della Democrazia rappresentativa legato ad un “programma elettorale” che, nella attuale configurazione del sistema, non può essere rivisto più volte durante la Legislatura.
Ripetiamo, non si tratta solo di una questione di principio: nella modalità attuale di governo, priva di un dialogo diretto con i Cittadini, lo Stato finisce per creare misure che generano insoddisfazione e quindi caos nella società; e di conseguenza ingovernabilità della Nazione.
In un momento di discontinuità dell’evoluzione della Società occidentale che non si presentava, sostanzialmente, dal 1.700, è quindi più che mai necessario dotarsi di un sistema di governo realmente Democratico nel quale il Demos possa continuamente confrontarsi con i suoi Rappresentanti parlamentari.
le qualità da ri-attribuire alla Democrazia:
la Democrazia è riformabile solo dal basso
Quella del ripristino di una reale Democrazia partecipativa non è che un passo che rende possibile la creazione di forme di Democrazia più diretta (ossia forme di Government maggiormente democratiche).
Ovvero, se si vuole intraprendere un percorso di reale riforma della Democrazia, è determinante in primo luogo ri-attribuire una reale democraticità del contesto che si vuole mettere a punto: è cioè determinante, innanzitutto, riuscire a mettere in piedi un sistema che permetta ai Cittadini di partecipare alla vita politica della Nazione.
E quindi, in un contesto così ridefinito,
ATTENDERE CHE AVVENGA IL PROCESSO “SPONTANEO” PREVISTO ALL’ATTO DELLA DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI DEMOCRAZIA:
la messa a punto, da parte dei Cittadini, della loro consapevolezza di essere individui responsabili
del processo di governo della loro comunità sociale
utilizzando in questo caso proprio i problemi che emergono a causa degli errori commessi dai Cittadini, come esperienza positiva per migliorare il sistema.
Solo reintroducendo nel Sistema democratico moderno questo prerequisito fondamentale della partecipazione dei Cittadini
alla amministrazione delle cose pubbliche,
sarà quindi possibile mettersi poi all’opera
per risolvere i problemi specifici della Democrazia moderna.
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Effettuare questo passaggio è necessario per almeno tre ragioni:
1) La prima ragione, di fondo, è che il mantenimento di una valenza sostanzialmente democratica (cioè di una condizione finalmente “attiva” dei Cittadini nei confronti del Governo della loro comunità sociale) non è una questione di principio, ma una questione “pratica”: come si è accennato, la Democrazia è un sistema razionale (“scientifico”) per cui nel caso in cui non si rispettino i suoi Principi di funzionamento (la Sovranità dei Cittadini) essa finisce per produrre risultati inaspettati, e quindi caos (in tal caso i Rappresentati parlamentari, finendo per isolarsi dalla vita di tutti i giorni della Nazione, non sono più in grado, per quanto intelligenti, di interpretare i bisogni della Società: il risultato ineluttabile di ciò è un emergere di Partiti populistici che cavalcano gli enormi problemi delle persone, e trasformano il Parlamento in un campo di battaglia, producendo lo stallo del Sistema di Governo).
2) Un’altra ragione è che se non si corregge tempestivamente l’attuale situazione, perdurando la condizione di caos attuale è molto probabile che finiscano per prevalere le tesi “forti”, che prevedono un reale accantonamento della Democrazia, ma che possono riportare (apparentemente) “ordine e sicurezza” all’interno della società (ciò vale sia per la Sinistra che per la Destra).
3) Ma, a voler essere pragmatici, vi è una terza ragione per la quale è necessario recuperare il principio di Sovranità dei Cittadini: dare voce ai Cittadini è l’unico modo per uscire dalla situazione di scacco messa in atto dalla Sinistra.
Solo con una azione perfettamente legittima, dal basso, dei Cittadini (attraverso i Movimenti che è possibile organizzare attraverso la piattaforma definita nel presente Progetto) sarà possibile infatti esercitare una sufficiente pressione sulle istituzione per neutralizzare l’azione illegittima di Magistratura, dei Sindacati e degli Ordini professionali (nessuno potrà infatti mettere in discussione la nuova forma di pressione politica, essendo questa una espressione della “volontà popolare”, e quindi esercitata nel pieno rispetto del Principio fondamentale della Democrazia – per quanto Istituzioni come la Magistratura possano impedire inizialmente una azione di questo tipo, perseguendo singole persone o gruppi isolati, tali Istituzioni non possono intervenire, illegittimamente, contro gran parte della popolazione).
Questa capacità da parte dei Cittadini di opporsi alle “resistenze” alla riforma della Democrazia europea generate dalle Istituzioni, può avvenire solamente a condizione che ci si trovi nella condizione di esistenza di una “Opinione pubblica informata”: si tratta cioè di fare in modo che, grazie ai nuovi strumenti neutri di Open Information e di dibattito pubblico in via di sviluppo in molte parti del mondo (e riproposti, con opportune correzioni ed implementazioni, nel presente Progetto), i Cittadini possano rendersi conto dell’attuale situazione di illegittimità delle azioni delle Istituzioni egemonizzate dalla Sinistra (e che possano essere in grado di discernere tra canali mediatici faziosi e quelli realmente informativi).
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Lo scopo del presente progetto (nella sua fase più immediata) è, appunto, quello di creare una infrastruttura che permetta ai “Cittadini informati” di esercitare importanti forze di “pressione” nei confronti delle attuali forze di “resistenza” alla “restaurazione” delle regole democratiche.
[excursus] micro-manifesto: “una nuova forma di Politica”
Nota bene: in questo progetto non si persegue una finalità ideologica, ovvero l’idea di creare un movimento finalizzato alla realizzazione di determinati obiettivi politici.
Ma si persegue invece l’idea “genericamente democratica” di creare una infrastruttura di Open information (ovvero di canali di informazione controllabili dagli utenti, e luoghi di dibattito pubblico virtuali ma efficaci) e di Open Government che permetta alle persone di farsi un’idea circostanziata di quanto sta avvenendo, e quindi di aggregarsi in “Associazioni di cittadini” attorno a questioni specifiche, per creare una forte pressione nei confronti delle Istituzioni.
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Come si è detto, il Sistema proposto nasce per ripristinare una condizione di reale Democrazia: nella quale oltre a ripristinare la condizione di Governo dei Cittadini, in primo luogo si ripristina una condizione di coscienza della Responsabilità dei Cittadini (ovvero si fa in modo che i Cittadini recuperino una Cultura della autogestione delle cose li riguardano, che era la condizione degli abitanti del villaggio: la condizione di localismo reale).
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Pur non essendo quella qui illustrata una Iniziativa che prevede indicazioni politiche specifiche, essa deve però fare i conti con le strategie di difesa da parte dei Partiti politici attuali dei loro privilegi (sviluppate, di fatto, fuori dalle regole democratiche). Strategie che ostacolano qualsiasi tentativo di riforma della democrazia.
Non è possibile, ad esempio, non intervenire nei confronti della Magistratura politicizzata quando questa adotta espedienti per mettere a tacere forme di espressione del Pensiero dei Cittadini (vedi, tra gli altri, il caso del Legno Storto). Gran parte dell’”azione“ qui delineata è puramente informativa (come nel caso della cultura Istituzionale divulgata in occasione dell’anniversario dell’Unità di Italia, che si basa unicamente su disinformazione).
Per questa ragione non è quindi possibile evitare di “schierarsi” in alcuni frangenti sul piano “Politico”. Ma ciò va fatto, per rimanere nella condizione non-ideologica (non partitica) che la presente iniziativa si prefigge di mantenere, seguendo i Principi in precedenza enunciati: qualsiasi “azione politica” non deve ricadere nella dimensione che caratterizza la attuale militanza politica (dimensione nella quale si finisce immancabilmente per servire degli interessi ideologici o corporativi, non democratici per definizione, poiché chiusi verso eventuali differenti opinioni della maggioranza dei Cittadini).
Ovvero
qualsiasi azione politica deve sempre essere svolta
CON L’ATTENZIONE CONTINUA
VERSO L’EVOLVERSI DELL’OPINIONE DEI CITTADINI
(e l’attenzione deve sempre essere rivolta a questioni specifiche e non ad interessi del “movimento”)
(in quest’ottica è necessario, ovviamente, accettare un eventuale schierarsi dei cittadini verso il rafforzamento di una Democrazia Statalista – ben sapendo che è inutile forzare il processo di comprensione delle basi della Democrazia da parte delle persone; e che la Democrazia centralizzata attuale non può che implodere: si tratta, in tal caso, di saper aspettare, creando, nel frattempo, un sistema di informazione realmente “neutro” che permetta ai Cittadini di migliorare la loro consapevolezza nei confronti dei gravi difetti della attuale Democrazia rappresentativa).
L’atteggiamento non-ideologico della nuova forma di attivismo “politico” è possibile grazie agli strumenti di Open Information e di eGovernment partecipato definiti nel presente progetto.
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A differenza dell’attività politica attuale (altamente ideologizzata e “partitica”), l’attività politica esercitata da movimenti “popolari” non-ideologizzati che possano superare gli attuali ostacoli alla riforma della Democrazia, e che sappiano promuovere con efficacia i cambiamenti necessari oggi alla nostra Società, è caratterizzata dalle qualità illustrate qui di seguito: questa tipologia di movimento è quella supportata dalla struttura della piattaforma OGP di Iniziativa Riforme dal Basso.
Tali qualità sono:
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qualsiasi tipo di azione “politica” è supportata da strumenti di eGovernment che forniscono ad essa una sostanziale legittimità: ogni azione è, ad esempio, supportata da una “raccolta di firme” (una sorta di Referendum dal basso), legittimato anche da forme di adesione “certificate”.
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tali azioni non sono mai unicamente “contro”, ma sono anche propositive: la piattaforma di eGovernment prevede anche la possibilità di progettare alternative a ciò a cui ci si oppone (Leggi, Opere pubbliche, Servizi pubblici, ecc …).
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un reale “movimento” è legati solo a contenuti specifici delle riforme, e vive solo in funzione di una specifica riforma (ogni Cittadino può aderire a più “movimenti”: ma sopratutto creane, con gli strumenti forniti dalla piattaforma, uno alternativo quando quello precedente non lo soddisfi più) [vedi un approfondimento sul documento “New Politics: Manifesto per un Movimento politico”, scaricabile dalla pagina: iniziativariformadalbasso.blogspot.it ].
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Il rispetto di queste regole di base è l’unica via per eliminare il rischio di avere nuovamente movimenti populistici, e canali di informazione prettamente basati sulla demagogia.
Solo in questo modo si può ottenere un attivismo realmente democratico. E una reale “opposizione” alle forze di “resistenza” alla riforma della Democrazia: perchè solo in questo caso l’attività “politica” è una reale espressione del Popolo sovrano – e perchè nel nuova contesto, ogni azione dei Cittadini, grazie alla nuova piattaforma digitale, è già, di per sé, una azione di Government dal basso (in questo modo si sviluppa, automaticamente, già dalle prime fasi, una Democrazia riformata).
LA DIREZIONE PIÙ PROBABILE:
LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA
Ciò che va fatto è, quindi, la cosa più ovvia: rendere più democratica la Democrazia attuale.
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Cosa significa ciò?
Significa riprendere il modello di Democrazia reale (quello originario), che, come si è sostenuto sino ad ora, per anni è stato impossibile da realizzare vista la difficoltà di partecipazione reale al Governo da parte dei Cittadini in un sistema complesso come quello del Governo di aree di territorio molto vaste (le città di oggi sono molto più grandi della antica Atene). Infatti
IL MODELLO DI DEMOCRAZIA REALE (PARTECIPATIVO)
OGGI È FINALMENTE POSSIBILE
grazie alle opportunità offerte
dalle nuove tecnologie di comunicazione
(oggi vi è l’importante opportunità di riprendere alcune modalità di Democrazia partecipativa sperimentate con successo in alcune parti del mondo, come in Svizzera, in alcuni Stati USA).
Nella definizione del presente Progetto si prendono ovviamente in considerazione più avanti, una per una, le attuali critiche dei detrattori delle Democrazia partecipativa (benchè il più delle volte esse siano basate su presupposti puramente ideologici, quindi privi di sostanziale costrutto).
la legittimità del passaggio ad una Democrazia partecipativa
Come si è detto,
la forza di un percorso verso la costituzione di
una reale Democrazia partecipativa sviluppato dal basso,
risiede nel fatto che
ESSO SUPERA IN LEGITTIMITÀ
QUALSIASI ALTRO PROGETTO DI DEMOCRAZIA
(e può superare qualsiasi tipo di opposizione opposta da movimenti o da Istituzioni).
La sua forza deriva cioè delle sue seguenti qualità intrinseche:
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1) In primo luogo nessuno potrà mai porre alcuna obiezione, in sede Politica, Giuridica o Filosofica alle effettiva legittimità di un progetto di Democrazia che recupera la partecipazione dei Cittadini (Sovrani per principio) alla gestione dellA cose pubbliche.
Certo, ora il sistema di Democrazia “dall’alto” ha assunto anch’esso una sua apparente legittimità grazie alla condizione di Egemonia culturale realizzata dalla Sinistra, che non lascia nemmeno intravvedere ai Cittadini la possibilità di potersi dotare di un regime di tipo diverso. Ma in una condizione di Open information e di Open Government [illustrati più avanti nel Progetto] i Cittadini diverrebbero consapevoli sia della effettiva illegittimità del sistema attuale, sia dell’illegittimità delle azioni attualmente intraprese dalle Istituzioni (governi “tecnici”, Presidente della Repubblica e CSM che bocciano leggi prodotte dai Rappresentati parlamentari, Magistrati che creano processi mediatici nei confronti dei Politici, Sindacati che, con il supporto delle Istituzioni, ricoprono ruoli politici, ecc …).
(Ovviamente ci si aspetta comunque una agguerrita difesa delle posizioni attuali da parte delle Istituzioni, e per questa ragione nel progetto si definisce una serie di strumenti che permettono a gruppi di cittadini organizzati, con il supporto di Professionisti di vari settori, di contrapporsi con efficacia a tale “resistenza”).
2) In secondo luogo la forza di un progetto di Democrazia partecipativa come quello esposto nel presente documento deriva dal fatto che nel nuovo contesto di Open information, le attuali critiche specifiche degli oppositori della Democrazia partecipativa perderebbero di efficacia, poiché apparirebbero per quello che sono: totalmente infondate, e orientate a sostenere posizioni ideologiche, e privilegi.
Un esempio: quando si parla di alti costi di gestione di una eventuale Democrazia partecipativa, ci si riferisce in realtà “ingenuamente” ad un modello di partecipazione che non fa che riprendere, in toto, i meccanismi attuali: si parla di forme di espressione della Volontà dei Cittadini (elezioni, referendum) macchinose e costose come quelle attuali, che, ovviamente, moltiplicate per un numero elevato di ricorrenze (i continui momenti di “voto” di una democrazia diretta) vengono fuori costi elevatissimi.
Ma in realtà un regime di Democrazia partecipativa, grazie ai nuovi sistemi di Tecnologie di comunicazione (già utilizzati da alcune Nazioni), presenta costi decisamente inferiori rispetto a quelli attuali.
la gradualità del processo di riforma
Proprio a causa delle peculiarità del contesto attuale, ossia del fenomeno di forte “resistenza” da parte del potere centrale e dei “poteri paralleli” messi in campo dalla Sinistra, elementi che, ora come ora, sono in grado di neutralizzare qualsiasi azione realmente riformista; e la contemporanea necessità di mantenere il processo di riforma in ambiti strettamente democratici, il processo delineato in questo progetto è un processo graduale.
Il processo delineato nel progetto IRDB è cioè suddiviso in almeno due fasi:
– una prima fase che potremmo definire “di transizione”: fase indispensabile per sottrarsi alle strategie di “resistenza” messe in atto dalla Sinistra, nella quale i Cittadini cominciano a prendere consapevolezza dei reali problemi della nostra Democrazia, e a prendere confidenza con i meccanismi di Government (in questa fasce nasce una sorta di “virus” che porta il Cittadino ad aspirare a recuperare il suo ruolo di responsabile del Government);
– ed una successiva fase di messa a punto di una reale Democrazia partecipativa (le due fasi presentano una forte continuità sia nelle strategie che negli strumenti messi a disposizione dei Cittadini).
LE CARATTERISTICHE DELLA
DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA
( partecipazione‘ e localismo‘ )
Abbiamo detto che la Democrazia nasce come progetto da parte dell’Uomo in risposta alla domanda: “come è possibile dare alla società umana una struttura di regole che possa permettere di soddisfare in modo ottimale i reali bisogni (psico-fisici) delle persone”?
La conclusione alla quale sono arrivati di creatori della Democrazia originaria (antica Grecia) era che vi è una condizione naturale di “comunità umana” (quella del Villaggio, sperimentata dall’uomo, con successo, per decine di migliaia di anni). Ovvero
la Democrazia si basa, in origine, su
quella condizione nella quale gli esseri umani
danno il meglio di sé:
quando essi sono liberi e responsabili di se stessi
(rispetto ai risultati delle loro azioni).
Il problema attuale deriva dal fatto che negli ultimi secoli la Democrazia è stata ripresa in Europa in modo “rivoluzionato”, che ha portato ad un ribaltamento della concezione originaria.
La Democrazia Europea è stata infatti creata dai Giacobini francesi che erano tanto (1) Illuministi radicali (ritenevano che la parte razionale della mente dovesse prevalere su qualsiasi qualità “naturale” dell’uomo) quanto (2) “rivoluzionari” (come la Sinistra di oggi, essi ritenevano che la società umana dovesse essere “riformata” in modo tanto radicale da rompere con “la tradizione”).
Modificando la Democrazia in base alle loro idee è stato prodotto l’attuale modello di Democrazia rappresentativa: ovvero un Sistema di governo gestito da un “gruppo scelto” di persone, le quali governano al posto dei Cittadini (che è un modello che, appunto, rinnega i Principi originari della Democrazia).
Come si è detto questo intervento correttivo è stato giustificato con l’idea che l’essere umano sia intrinsecamente “stupido” (in questo caso gli inventori della Democrazia europea hanno, ovviamente, fatto una eccezione per se stessi), e che quindi debba essere guidato da una elite di persone dalle capacità mentali “superiori”: gli “Intellettuali”.
LE QUALITÀ NATURALI DELLA DEMOCRAZIA:
PARTECIPAZIONE E LOCALITÀ
L’idea originaria di Democrazia (che è l’unica idea possibile, stante i principi di fondo su cui è fondata) è quindi di: struttura “neutra”3 di governo della Società (slegata, di per sé, da qualsiasi connotazione ideologica) finalizzata a favorire l’evoluzione dell’uomo (processo che corrisponde all’evoluzione della sua coscienza).
Ricordiamo che la Democrazia è stata originariamente concepita dall’uomo in base alla seguente conclusione “scientifica”: le persone in una condizione di Libertà/Responsabilità danno il meglio di se perchè l’uomo è naturalmente “evolutivo” (non nasce “imparato”, come gli animali, ma è “costretto” a mettere a punto la sua coscienza nelle sue esperienze di vita, con un percorso che la Scienza ha definito “di errore e correzione dell’errore” [vedi documento “la manipolazione delle Masse”, scaricabile dal sito iniziativariformadalbasso.blogspot.it ).
La Democrazia nasce quindi proprio dall’idea che una comunità di persone può trovare un assetto ottimale solo quando gli individui che la compongono fanno una esperienza diretta delle questioni sociali, e quindi quando partecipano alle definizione della struttura della società, e delle norme che devono regolare i comportamenti delle persone.
Ciò significa che dal punto di vista della struttura formale, la Democrazia nasce come Democrazia partecipativa (se non “diretta”) E, come vedremo, anche come sistema di governo “locale” (questa concezione è ancora presente nella strutturazione di nazioni come la Svizzera e gli USA, sebbene in quest’ultima un processo iniziato da Roosevelt e oggi portato avanti da Obama, stia portando la Democrazia americane verso il modello Social-democratico europeo): vedremo nei prossimi paragrafi, infatti, come
le due qualità PARTECIPATIVITÀ e di LOCALISMO
sono, appunto, interdipendenti.
::PARTECIPATIVITA’ (la necessità della partecipazione da parte del Cittadino)
In base ai suoi principi fondanti quindi una Democrazia non può prescindere dalla partecipazione dei Cittadini alla gestione dell’amministrazione della cosa pubblica.
In assenza di pareri critici o propositivi da parte dei Cittadini la Società democratica si sviluppa in una direzione che non rappresenta un “interesse comune” (ossia verranno sviluppate regole specifiche ed infrastrutture che non saranno in grado di soddisfare i bisogni reali del cittadino): quindi, con il tempo, si creano nei Cittadini scontentezze per i risultati ottenuti, disinteresse per l’attività politica del Paese e difficoltà di seguire le regole specifiche (le Leggi e la Burocrazia) nelle quali non si riconoscono più.
Ovvero in assenza di partecipazione da parte del Cittadino alla gestione delle cose che riguardano la società si crea caos sociale (ed amministrativo), come, ad esempio, sta accadendo ora con i fenomeni: della Crisi economica globale che gli “esperti” non riescono a risolvere; della povertà crescente, dei conflitti etnici interni alle Nazioni; della ripresa della Guerra fredda (questa volta con una minaccia più significativa dell’uso di armi di distruzioni di massa); e della catastrofica “evoluzione” del Clima4.
La questione di fondo è, appunto, che la Democrazia non può esistere senza la partecipazione attiva dei Cittadini alla gestione del Governo della società.
::LOCALISMO (la necessita’ di una dimensione ultra-locale nella gestione della democrazia)
Una ulteriore qualità fondamentale della Democrazia è il “localismo”: ovvero la concentrazione delle attività di governo a livello locale.
La Democrazia è stata infatti concepita come sistema di governo che permetta di gestire in modo razionale (in modo funzionale alle caratteristiche dell’uomo) la comunità della Polis (la città di Atene nell’Antica Grecia), più estesa e complessa della comunità “originaria” dell’uomo, il Villaggio.
Ma nelle intenzioni dei suoi inventori la Democrazia non vi era certo la possibilità di gestire con tale regime un sistema vasto e complesso come una intera nazione.
Quando si applica una qualsiasi forma di Democrazia è quindi necessario farlo, come si è detto al punto precedente, unicamente in un contesto nel quale, come nella Polis, le persone possono partecipare attivamente alle attività di amministrazione della Cosa pubblica. E questo contesto non può essere altro che un contesto locale.
Si deve infatti tener conto che
la PARTECIPAZIONE implica sempre e comunque
UNA DIMENSIONE DI ESPERIENZA DIRETTA DELLE COSE
(non è possibile partecipare ad una qualsiasi iniziativa se non si conoscono effettivamente le cose che vengono trattate).
Per questa ragione, seppure le attuali tecnologie di comunicazione rendano possibile una espressione effettiva dell’opinione delle persone anche a grandi distanze, ed all’interno di comunità molto complesse, è però comunque vero che le persone possono esprimere con cognizione di causa le loro opinioni solo riguardo ad un contesto locale (possiamo comprendere se ha senso costruire un ponte nella nostra città, ma non se ha senso costruire il Ponte di Messina).
Il vero localismo, nella complessità della nostra Civiltà, è in realtà ciò che oggi viene identificato come ultra-localismo: la Città moderna, estremamente più complessa della Polis, non premette affatto una esperienza diretta di molte delle questioni relative alle gestioni del territorio. Quindi una vera Democrazia deve basarsi su una dimensione locale che sia inferiore, per estensione, rispetto a quella delle metropoli moderna (ovviamente vi sarà una gerarchia di livello sulle questioni da affrontare: da quello Nazionale, passando per quello Regionale e Cittadino, a quello di Quartiere – gerarchia nella quale però le questioni ultra-locali avranno sempre e comunque la prevalenza: si vedrà infatti che in una vera Democrazia, ossia in un vero Federalismo, le questioni sovra-locali sono ridotte al minimo).
Nei prossimi due capitoli affrontiamo, in modo più approfondito, le questioni di Partecipatività e Località, e della “corretta informazione” all’interno della Democrazia.
LOCALISMO
COME QUALITÀ NATURALE
DELLA DEMOCRAZIA
COPIATO IN LIBRO (SOCIALDMEOCRAZIA) E NON IN ALTRI DOCUMUENTI RI PROGRAMMA POLITICO – QUINDI TIENI.
(COPIATO FINO A MARKER SUCCESSIVO)
Riassumendo: la Democrazia non può prescindere dalla partecipazione dei Cittadini al government; e tale partecipazione è resa vana se il Cittadino non ha una sufficiente cognizione di causa delle questioni sociali da gestire.
Quindi, la partecipazione può avvenire appunto solamente in un contesto nel quale il Cittadino possa avere esperienza diretta delle cose: ovvero a livello “locale” (“sul luogo”, l’unico contesto nel quale è possibile fare una esperienza diretta).
E’ infatti impossibile che una persona possa giudicare, ad esempio, aspetti della gestione della Comunità sociale (qualità fondamentale per lo sviluppo di un sistema realmente democratico) per contesti geograficamente e culturalmente lontani dal suo (si parla, ad esempio, di possibilità di valutazione della qualità dei servizi, della reale necessità di effettuare le varie spese specifiche, della definizione di livelli di tassazione realmente necessari, ecc …).
Solo per esperienza diretta è possibile comprendere se il servizio di autobus urbano è veramente efficiente; se le spese ingenti come quella per rinnovare il parco autobus, o l’asfalto delle strade del mio quartiere, è veramente giustificata (a fronte, magari, di un deficit del Comune, e di un livello di tassazione locale molto elevato). Ovvero solo quando io posso “toccare con mano” le cose posso comprendere l’effettiva qualità delle cose, o gli sprechi di denaro (che in un regime di Democrazia partecipativa sono direttamente pagati dal Contribuente).
Del resto, come si è detto, la Democrazia nasce esplicitamente come istituzione locale, poiché è stata pensata per gruppi di persone di poche migliaia di abitanti (l’antica Atene), dove tutti potevano, appunto, valutare direttamente le questioni sociali, e direttamente esprimere la loro opinione in proposito, con valore esecutivo (e potevano, per mettere a punto le loro opinioni, dibattere direttamente con gli altri “elettori”, ovvero le persone che incontravano per strada, a proposito delle varie questioni).
Il problema della Democrazia moderna emerge proprio nel momento in cui la si è voluta adattare ad un contesto non-locale (con una interpretazione gratuita, o meglio ideologica, da parte dei Giacobini francesi).
Gli Americani si sono resi conto del problema, ed hanno impostato originariamente la Repubblica degli Stati Uniti come insieme di governi locali (essi stessi basati su una forte peso delle comunità ultra-locali), rispetto ai quali lo Stato centrale doveva avere un ruolo minimale, quasi inesistente: occuparsi della eventuali gestione delle guerre, intervenire con la forza in rivolte interne (ma solo dietro esplicita richiesta del singolo Stato), e pochissimo altro.
In tale contesto erano gli Stati (i Governi locali) a comandare (aveano la possibilità di veto nei confronti delle leggi deliberate dal Governo centrale).
Benchè nel tempo la Sinistra americana abbia piano piano trasformato gli Stati Uniti in una Democrazia di tipo Europeo (una Socialdemocrazia centralizzata), per una gran parte degli Americani sono ancora chiari i principi di base della Democrazia (anche per molti americani di Sinistra) e, ad esempio, le riforme “sociali” della sanità effettuate da Obama hanno suscitato forti reazioni liberali di molti Stati, tra i quali il Texas, che ha minacciato di uscire dalla confederazione del USA.
relazione tra
Libertà e localita’
Importante è la relazione tra la Località della gestione della Democrazia e la qualità di base che questo sistema si offre di garantire: la Libertà dell’individuo.
La libertà è una condizione fondamentale poichè solo in condizione di reale libertà l’uomo “funziona” in modo fisiologico: può cioè esprimere il suo valore individuale (l’intelligenza umana), e può, attraverso un percorso di “prova e correzione dell’errore” (l’unico modo che ha l’uomo di acquisire una reale conoscenza) mettere a punto il suo modo di vivere [vedi il documento “La manipolazione delle masse”].
Ma garantire la Libertà di un individuo è una faccenda piuttosto complicata per alcune qualità intrinseche di quest’ultima:
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la Libertà, per definizione, non può essere imposta. Come tutte le forme di qualità della vita, essa deve essere invece essere “guadagnata” dalle persone. E per essere realizzata, come tutte le condizioni psico-fisiche dell’uomo, essa deve compresa nelle sue sfumature, messa a punto (e poi in qualche modo protetta). Ciò significa che per poter creare una Democrazia che realmente funzioni è necessario avere molto chiaro in mente cosa è la Libertà: cosa non facile visto i suoi contorni sfumati.
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la Libertà del singolo individuo va limitata in modo che essa non vada a ledere la libertà di un altro individuo.
In altre parole la Libertà per l’uomo è appunto una qualità fatta di sfumature complesse “sottili” per cui essa non può essere definita in modo razionale.
Un sistema fondato sulla Libertà degli individui non può quindi essere strutturato in modo razionale (non può basarsi su regole prettamente razionali), ma deve essere “libero” di adattarsi, momento per momento, alle reali necessità dell’individuo (che sono sempre, in gran parte, necessità “sottili”).
Il punto è che la Libertà dell’uomo, presentando esso tali caratteristiche, non può essere né definita una volta per tutte (da Codici o dogmi), né essere gestita “dall’alto” (da “altri”). Se così fosse non sarebbe, ovviamente, vera libertà (ma purtroppo, questa è la “libertà” di cui gode il Cittadino in Democrazia).
In altre parole la reale Libertà è, appunto, libertà “in tempo reale”: per quanto vincolata al rispetto delle Libertà altrui, la Libertà è “libertà di cambiare” le condizioni alle quali si è vincolati. Da questo punto di vista è opportuno fare una considerazione sulla Socialdemocrazia (l’’attuale Democrazia europea): la Socialdemocrazia potrebbe anche essere una vera Democrazia nella quale i Cittadini utilizzano la loro libertà di decisione per decidere di affidare parte della loro Libertà, o Potere, ad un ristretto gruppo di persone (questa è la definizione di Socialdemocrazia: un regime nel quale i Cittadini, per avere maggior sicurezza, affidano se stessi ad un gruppo di “Professionisti della politica”). Il problema della Socialdemocrazia è che essa, una volta ricevuto in affidamento una parte del Potere dei Cittadini, sospende ogni “potere dal basso”, per cui i Cittadini, in caso si accorgano di voler tornare ad una reale Democrazia, non lo possono più fare (hanno perduto per sempre la loro Libertà, la loro Sovranità – per questo motivo la Socialdemocrazia finisce per essere un totalitarismo).
la peculiarità della Libertà dell’uomo
Vediamo un po’ più in dettaglio la questione della Libertà: qualsiasi organismo vivente si sviluppa in modo fisiologico solo quando la sua esistenza si svolge in condizione di “libertà”.
L’esistenza dell’uomo ha la caratteristica peculiare di svilupparsi anche a livello “psicologico” (per l’animale contano le libertà “materiali”, mentre per l’uomo contano anche le libertà psicologiche, come la Libertà di pensiero): lo scopo dell’esistenza umana è una dimensione psicologica di qualità della vita definita anche come Felicità (qualità che, tra le altre cose, è stata posta come base della Costituzione USA).
In altre parole, appunto,
la dimensione di reale benessere dell’uomo può essere raggiunta solo quando questi
può godere di una condizione di reale Libertà.
Questa esistenza del livello psicologico nella vita dell’uomo introduce un problema: il libero arbitrio.
Ovvero: mentre l’animale fa sempre “la cosa giusta” (la sua coscienza segue dei Principi assoluti), l’uomo deve trovare dentro di sè, in base al contesto temporale e territoriale in cui vive, i principi della sua Felicità, e quindi le sue specifiche necessità di Libertà.
Poichè la Libertà dell’uomo è una qualità basata in gran parte su aspetti psicologici, ovvero aspetti non-razionali, tentare di fare delle Libertà una qualità razionale significa portarla ad una dimensione astratta (ovvero creare delle regole che non permettono più all’uomo di vivere una esistenza fisiologica).
Non essendo la Libertà una condizione razionale, essa, in termini razionali può essere definita solo in modo negativo: ovvero solo definendo quali sono le condizioni nelle quali non esiste Libertà. Una definizione “positiva” della Libertà in modalità razionale, per ammissione della stessa Scienza, è “riduzionistica”, ovvero ne impoverisce in modo determinante le reali valenze.
[excursus] la Libertà è legata al contesto territoriale/culturale – ovvero le regole di comportamento, in Democrazia, devono essere formulate a livello locale
La Libertà, a causa delle sue qualità sottili,
non può quindi essere gestita in modo efficace
da un sistema di regole specifiche razionali
come quello definito dalla Democrazia moderna.
Per questa ragione la Libertà può essere definita in modo efficace (ossia nella sue qualità prettamente umane) solo in un contesto nel quale si possano percepire, a livello empatico, le sfumature dell’esistenza umana nel suo svolgersi (momento per momento).
Ovvero le qualità umane della Libertà possono essere definite in modo efficace soltanto in contesto culturale e contesto territoriale specifici.
Vediamo, appunto, come la garanzia di Libertà sia cioè uno punto strettamente legato alla località del contesto in cui essa è applicata.
Questa peculiarità della Libertà dell’uomo di essere una questione prettamente locale è immediatamente evidente nelle enormi differenze tra le qualità ad essa attribuita dalle varie Culture del mondo. E’ ad esempio evidente nella “libertà” di frequentare le spiagge in topless, non consentita in alcuni contesti culturali (mentre in paesi come l’Africa quella di girare con il seno scoperto è una abitudine antica per le donne).
La Libertà è avvertita dall’uomo, da sempre, come il pre-requisito più importante dell’esistenza per l’ottenimento della miglior qualità della vita possibile (la condizione di Felicità).
Le questioni relative alla Felicità dell’uomo (e quindi alla sua Libertà), sono normalmente regolate da quello che viene definito Codice Morale (normalmente non scritto, con alcune eccezioni, tra le quali i 10 comandamenti).
Un Codice morale (o più semplicemente la Morale di una comunità sociale), non ha una validità assoluta: non vale per l’intera umanità, ma è invece legato ad un contesto culturale specifico. Principi e Valori, in questo campo, variano in modo significativo da un contesto culturale ad un altro, fino ad essere contrapposti gli uni agli altri.
Ad esempio, in alcune popolazioni dell’estremo Nord che vivevano negli Igloo, il marito si offendeva se non non si “approfittava” della moglie durante una visita! Un esempio più vicino a noi è rappresentato dalle differenze di Morale di comportamento che creano grandi difficoltà di integrazione tra alcune Culture. Ad esempio tra quella Europea e quella Islamica: vedi il caso delle limitazioni della Cultura islamica nei confronti delle donne. Tali limitazioni, insostenibili in paesi di Cultura europea, sono invece assolutamente legittime nei paesi in cui esse sono accettate dalle donne come elementi importanti per la loro esistenza.
La Morale è cioè legata ad un ambito locale (è cioè “soggettiva”: ogni Cultura specifica, ovvero “locale”, ha una sua Morale).
E la Democrazia, con il suo Principio della “Sovranità del Cittadino”, nasce, tra le altre cose, per rispettare questo Principio: seguendo i Principi democratici non è così possibile affermare, a prescindere dallo specifico contesto culturale (locale), che una certa regola morale sia migliore di una un’altra (vedi, ad esempio, le due reazioni opposte del marito esquimese e di quello siciliano).
In altre parole, in un contesto realmente democratico, non può esserci un giudizio sul comportamento degli individui (ovvero delle Leggi) che prescinda dal contesto Culturale specifico: ogni pretesa di comprendere ciò che sia meglio per un contesto culturale differente dal nostro significa ragionare in modo totalitaristico (da “dittatori”), che quindi non ha nulla a che vedere con il pensare democratico, nel quale devono essere “le persone a decidere per se stesse”.
In un ambito Democratico quindi, le regole di comportamento
se le devono scegliere le persone che vivono
nello specifico contesto.
Ciò equivale a dire che in ambito democratico le Leggi devono essere formulate a livello locale: la formulazione di regole a livello sovra-locale rappresenta una imposizione nei confronti di chi vive a realtà locali differenti da quelle della “cultura dominante”.
Mentre non è vero il contrario: la formulazione di regole locali (valide, ovviamente, solo per quell’ambito locale) non rappresenta invece nessuna forma di sopruso nei confronti di chi vive in altri ambiti: la mancata accettazione di una cerca “condizione morale” di una Società specifica da parte di altre Società da essa indipendenti diviene solo una forma di moralismo ideologico (come nel caso in cui non si accetti, ad esempio, che nella regione confinante i cittadini omosessuali possano convivere).
Inoltre in un contesto “moralmente corretto” (almeno secondo il significato tradizionale del termine), una persona appartenente ad un contesto etnico differente si comporta come ospite in un territorio specifico che non sia il suo, cercando il più possibile di non offendere le regole morali (la Cultura tradizionale) del luogo.
La Cultura, ovvero le Tradizioni, sono quindi un fattore determinante per la definizione della Libertà dell’uomo (ovvero per la definizione dei limiti che vanno applicati alla “libertà dell’altro” affinchè essa non possa ledere la propria). “Paese che vai, abitudini che trovi”: le abitudini (tradizioni) sono una parte del patrimonio culturale, della concezione specifica di Libertà che una comunità sociale sente la necessità di difendere. La difesa della “Cultura dell’uomo” è, appunto, una delle ragioni che hanno portato alla creazione della Democrazia.
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Vedremo come all’interno di una unica nazione vi siano differenti realtà culturali, e quindi come in una Democrazia debbano poter essere garantite tutte le differenti forme di Libertà in essa concepite (libertà di costumi, nell’uso della proprietà personale, nei rapporti all’interno della nostra famiglia, ecc …).
Sostanzialmente quindi non esiste una “Cultura dell’uomo”, ma tante Culture dell’uomo. Voler creare, come fanno le Ideologie, una unica Cultura globale, significa annullare la Cultura dell’uomo (ovvero annullare l’uomo nella sua essenza).
l’impossibilità, per la Democrazia non-locale,
di garantire la Libertà dell’uomo
il livellamento verso il basso della qualità della vita
Essendo la Libertà dell’uomo definibile solamente in un contesto culturale e territoriale specifici, la Democrazia europea attuale, che pretende di definire regole generali (assolute) per vasti territori geografici (come quelli che oggi formano le Nazioni), non è una vera Democrazia. E’ invece una sorta di Totalitarismo simile a quello dei dispotismi orientali dell’antichità (poi ripresi dal Comunismo sovietico).
Il film di propaganda del regime comunista Cinese (coprodotto, per conto della Sinistra Americana, da Tarantino) è un esempio di questa mentalità totalitaria elaborata per la Cultura occidentale attuale: in esso “i buoni” smettono di combattere il tiranno, e gli donano la loro vita, quando questi spiega loro che i popoli, per il loro bene, devono essere riuniti da una persona di rango superiore, “sotto un unico cielo”.
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Un regime democratico che estende delle regole generali a più realtà “regionali” specifiche nella migliore delle ipotesi costringe i suoi Cittadini al pesante compromesso del “livellamento verso il basso” delle Libertà individuali: in questo modo infatti dalla reale Libertà dell’uomo vengono eliminate le qualità che non possono essere accettate nei vari contesti locali, creando così una sorta di “minimo comun denominatore” della Libertà dell’uomo che non può soddisfare nessuno (questo è anche il ragionamento del bambino capriccioso: se questo non lo posso fare io, non lo possono fare nemmeno loro).
Più è vasto il contesto, e maggiori sono i limiti di questa concezione globale della Cultura dell’uomo (si veda quanto sta avvenendo con il processo della riunione delle entità “locali” Nazionali sotto “l’unico cielo” della Unione Europea: tutto finisce per essere codificato in modo estremamente restrittivo per tutti).
la principale limitazione della libertà è legata all’introduzione del Principio di Uguaglianza
Una delle maggiori restrizioni alla Libertà dell’uomo è dovuta all’introduzione, nella Democrazia moderna, del Principio di uguaglianza.
Ciò ha portato a creare una “uniformità” di comportamenti tra le persone appartenenti a differenti realtà culturali tipica dei Totalitarismi come quello Sovietico (il Principio di uguaglianza, introdotto dai Rivoluzionari francesi nella Democrazia europea, non è stato adottato dalla Democrazia USA).
Il Principio di Uguaglianza è in palese contraddizione con il Principio di base della Democrazia: il Principio di Libertà dell’individuo (la prima contraddizione insita nel Principio di Uguaglianza risiede nel fatto che quest’ultima deve essere “imposta”: ciò che rende il regime che lo adotta molto lontano dalla Democrazia).
Rendere tutti uguali significa “semplificare” la realtà, per renderla, sì, più facile da gestire, ma anche meno umana. Una libertà semplificata non è più libertà.
Il Principio di Uguaglianza poteva forse funzionare nei Totalitarismi (ma non ha mai funzionato nel lungo periodo), ma in Democrazia l’introduzione di tale Principio comporta un forte livellamento verso il basso delle qualità positive degli individui (i talenti delle persone), e quindi ad un impoverimento delle potenzialità di base della Democrazia (la Democrazia nasce, appunto, per utilizzare al meglio le qualità degli individui).
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Un esempio di semplificazione indotta dal Principio di Uguaglianza: le leggi oggi definiscono un unico livello limite di tasso alcoolico del sangue per la guida dell’auto, quando in alcune regioni tale tasso può invece essere considerato normale (le persone, vuoi per caratteristiche fisiche, vuoi per abitudini acquisite, in tali condizioni possono normalmente svolgere le loro attività quotidiane).
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Oggi quindi, per riformare la Democrazia riattribuendo all’individuo le sue Libertà, è più che mai necessario ritornare ad una forma di Governo locale.
relazione tra
Leggi e località
< vedi applicazione di leggi di QUARTIERE in sviluppo successivo >
Poiché la qualità di base della Democrazia, la protezione della Libertà dell’individuo, può essere sviluppata, in modo specifico, solamente in ambito locale, anche gran parte delle Leggi devono essere definite a livello locale.
Le Leggi servono infatti fondamentalmente a garantire l’esistenza di una condizione di Libertà per gli individui: ovvero per far sì che i comportamenti di un individuo non ledano le libertà di altre persone. Quindi le Leggi, per assolvere la loro funzione, devono potere essere prodotte a livello locale (almeno la maggior parte di esse).
E’ determinante ricordare che le Leggi servono unicamente per proteggere i diritti dei cittadini. Qualsiasi applicazione di una Legge che non persegua questo scopo diviene un sopruso nei confronti dei cittadini.
Quando qualcuno viene punito in base ad una Legge, in Democrazia, deve sempre esserci un’azione di offesa della Libertà di un Cittadino.
Quindi, sostanzialmente, solo i Cittadini possono ritenere “giustamente” che vi sia stata una infrazione della legge.
In realtà nella nostra Democrazia spesso non è così. In tali casi si tratta di un utilizzo gratuito delle Leggi (slegato dai suoi principi di base): in questo caso le Leggi divengono uno strumento di potere “assoluto” in mano alle Istituzioni (esse divengono, ad esempio, un metodo per raccogliere soldi dai Cittadini; o per controllare il pensiero delle persone, come avviene con le pressioni dei Magistrati ideologizzati nei confronti dei Media non allineati).
E’ anche molto importante che le Leggi siano interpretate con criteri locali (solo le persone che appartengono a quello specifico contesto culturale nel quale esse sono state create, possono applicarle in modo corretto). In caso contrario vi sarà sempre e comunque una applicazione “astratta” delle Leggi che non sarà in grado di tener conto delle qualità umane degli individui, per la difesa delle quali essa è stata creata.
E’ importante ricordare che le Leggi non hanno una applicazione “automatica”. La figura del Giudice esiste proprio per il fatto che non esiste una applicazione “oggettiva” delle Leggi: esse vanno comunque interpretate (cosa che oggi avviene anche, in un regime di applicazione delle leggi “astratto” come il nostro, in modalità che contraddice lo stesso Codice: come dimostra il caso della Magistratura italiana che assolve di ragazzi “antagonisti” che hanno malmenato alcuni poliziotti, poiché lo avrebbero fatto “per giusta causa”, o assolve terroristi perchè “guerriglieri”, o toglie i figli minori ai genitori con interpretazioni ideologiche).
[excursus] alcuni esempi di differente valutazione dei crimini in differenti contesti culturali
Vediamo alcuni esempi di Leggi che riguardano i diritti fondamentali degli esseri umani, le quali hanno, da sempre, differenti interpretazioni in differenti contesti locali.
La più importante di esse è probabilmente quella che riguarda la Libertà di base del del Cittadino, ovvero il diritto alla vita (riportata anche nei 10 comandamenti): ovvero la Legge che punisce l’omicidio.
Il caso più evidente della sua connotazione “locale” (soggettiva) è quello del riconoscimento, in alcuni casi, dell’”omicidio d’onore”, in vigore per lo meno fino ad alcuni anni or sono: i Tribunali riconoscevano forti attenuanti per gli omicidi provocati da atteggiamenti che offendevano le convinzioni morali del luogo (come, ad esempio, nel caso in cui la vittima avesse avuto rapporti sessuali con la moglie dell’omicida).
Ancora oggi negli Stati Uniti il peso attribuito all’omicidio varia Stato per Stato. E nelle “Democrazie” islamiche l’omicidio di una figlia che abbia contravvenuto alle regole della Religione viene considerato essere un atto legittimo dai Tribunali (ciò è vero, in parte, anche per la Turchia, che è candidata per essere ammessa nell’Unione europea).
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Molti altri sono gli esempi che dimostrano la soggettività (o località) nella definizione delle Leggi (che dimostrano cioè come una “Legge universale” non abbia senso in Democrazia).
Vediamo alcuni casi significativi:
I limiti di velocità: oggi i Cittadini tedeschi ritengono che non abbia senso essere soggetti a limiti di velocità sulle autostrade (in questo caso è particolarmente evidente come, in assoluto, non abbiano ragione né loro, né gli Italiani che invece si impongono dei limiti: ognuno definisce le leggi che gli sembrano tutelare maggiormente i diritti delle persone).
Consumo di Alcool (e limiti di ubriachezza per la guida dell’auto)
Nel mondo si adottano criteri differenti per individuare la capacità delle persone di sopportare le bevande alcooliche. Negli Stati Uniti alcuni Stati permettono l’uso di alcool ai minori di 19 anni, altri no: in Italia si è cominciato invece ad introdurre tale limite a livello nazionale (pur essendo l’Italia composta da Culture che, a proposito del consumo di alcoolici, sono fortemente differenti tra loro).
Anche i livelli di “normalità” (capacità delle persone di svolgere normalmente mansioni quotidiane) del consumo di alcool varia, nel Mondo, da regione a regione.
In Scozia chi beve 4 litri di birra la sera è considerato essere un bevitore “normale”. E’ ovvio che, in un contesto del genere, chi beva una birra media (dose che equivale a meno di un litro, e che in Italia è proibita è per chi si mette alla guida di un’auto) non può creare danni seri a se stesso e ad altri (non più delle migliaia di persone che tutti i giorni guidano pur essendo “assonnati”, la notte rientrando a casa), ma sono invece ancora in grado di gestire con parte delle loro facoltà pisco-fisiche.
In altre parole, porre un limite legale di tasso alcoolico per i guidatori come quello Italiano, come valore assoluto (a livello Nazionale) significa mettere automaticamente “fuori legge” gran parte della popolazione che fino ad oggi (per ben più di mezzo secolo di storia dell’automobile) ha guidato senza creare problemi particolari ad altri individui (ciò rappresenta, appunto, un notevole livellamento verso il basso delle libertà dell’individuo). In questo caso si consegna nelle mani dello Stato (Magistratura, Polizia), di fatto, un potere “arbitrario” (soggettivo, ad “interpretazione personale”).
Si noti infatti la gravità dei danni prodotti da Leggi di questo tipo.
Tali leggi, come tutte le leggi molto restrittive, divengono un potente strumento di Potere (illegittimo in Democrazia) in mano agli “amministratori della giustizia” (come i Magistrati, o le Forze dell’ordine, che nei due casi esposti in precedenza sono posti nella condizione di poter sequestrare la patente chi trasgredisce, limitazione fortissima per il nostro sistema di vita). Uno strumento che permette cioè ai rappresentati di tali Istituzioni di comportarsi in modo gratuito, preferenziale: infatti tali norme pongono potenzialmente fuori legge gran parte degli Italiani, per cui la scelta della persona da “inquisire” da parte di tali Istituzioni (nel caso della guida in stato di ubriachezza, la facoltà di sottoporre il guidatore a test) diviene una scelta puramente soggettiva da parte del Poliziotto o del Magistrato (esso finisce cioè per agire in base ad un input “culturale”, soggettivo, e non ad un razionale, come sarebbe tenuto a fare).
Un caso che illustra meglio questo potere soggettivo esercitabile dalla Magistratura è quello del favoreggiamento della prostituzioni applicabile anche a Party privati, legge “astratta” (non definita per difendere i diritti dei Cittadini, ma solo una “morale di Stato”) che ha permesso alla Magistratura di mettere in crisi un Premier in carica.
il problema della errata concezione della Legge:
la Legge come punizione
Il problema principale prodotto da queste tipologie di Leggi è dovuto sostanzialmente ad una errata concezione della Legge.
Come si è detto il reale significato della Legge è, infatti, quello di strumento finalizzato a difendere i Diritti fondamentali del Cittadino.
Mentre oggi per lo più la Legge è intesa come strumento di “disciplina” delle persone: ovvero come strumento che serve a limitare l’azione delle persone per conformarle ad un sistema “ordinato” secondo principi “razionali”. Quindi astratto rispetto alle reali esigenze dei cittadini, alle soddisfazione delle quali dovrebbe invece essere mirata la Democrazia – la quale, infatti, per tale ragione, è stato concepita come sistema di garanzia per la Libertà: ossia in grado di lasciar spazio alla maggior parte possibile di espressione della volontà “umana” (in gran gran parte non-razionale); con l’unico limite di non offendere realmente la libertà di altri Cittadini.
In un contesto come quello della Democrazia europea le Leggi divengono quindi una forma di repressione di alcune qualità della libertà tipica dei totalitarismi ideologici.
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La concezione delle Leggi come punizione è tipicamente moderna (di derivazione Illuminista), in contrasto con quella di ogni altra forma di pensiero “sociale” (espresso dall’uomo dalla sua origine alle attuali Civiltà non-occidentali). Esemplificativa l’idea di Freud (e tutta la Psicologia che da lui deriva, e che è divenuta il fondamento della attuale concezione di essere umano) secondo il quale la repressione è la componente fondamentale della società: l’essere umano deve reprimere i suoi sentimenti con la sua Ragione (Freud: “ogni Civiltà deve edificarsi sulla coercizione e sulla rinuncia pulsionale” – citando come modello che più si avvicinava alle sue idee, l’Unione Sovietica).
la anti-democraticità di gran parte delle Leggi attuali
(la concezione “ideologica” della Democrazia moderna europea)
Riassumendo:
in Democrazia è cioè determinante valutare con attenzione
che le leggi siano definite (ed applicate)
solo nel momento in cui vi è la necessità di proteggere effettivamente la Libertà di un altro Cittadino.
Non può esistere un tipo di legge che punisca un Cittadino per una azione che non abbia realmente offeso i diritti di altri Cittadini (ovvero a detta delle stesse “vittime”).
Ma purtroppo gran parte delle nostre Leggi, non rispettando questo principio, non sono affatto democratiche.
Un caso significativo di Legge che limita la Libertà del Cittadino senza contemporaneamente proteggere i diritti di qualcun altro (ovvero di una legge “gratuita” dal punto di vista Democratico) è quella che impone l’uso delle cinture di sicurezza in auto (una legge che viene applicata nella realtà quotidiana dei Cittadini delle Democrazie europee).
La giustificazione su cui si basa questa legge è che essa imporrebbe sì una limitazione della Libertà dell’individuo, ma per rendergli più sicura la vita (si deve considerare il fatto che in caso di non rispetto di questa Legge non vi sono vittime, nemmeno a livello potenziale, se non il Cittadino stesso che infrange la regola). Ancora una volta, come nei totalitarismi, seguendo il principio Illuminista dell’uomo “irrimediabilmente stupido” (che, cioè, non ha la possibilità di imparare dai suoi errori) si impone un comportamento ad un individuo, “per il suo bene” (il Cittadino, appunto, non sarebbe in grado di sapere quale è il suo Bene).
Per chiarire meglio: un conto è imporre ad un Cittadino di non portare con sé la pistola. In questo caso potrebbe anche essere chiamata in causa l’eventuale incoscienza di tale Cittadino, e quindi il potenziale danno che esso, armato di pistola, potrebbe arrecare ad altri Cittadini (si tenga conto che, in ogni caso, disarmando il Cittadino, in alcuni casi specifici, lo si può esporre a seri pericoli). Ma nel caso della Legge sull’obbligo all’uso delle cinture di sicurezza si sanziona un atteggiamento che non può provocare danni ad altri.
Una ulteriore considerazione: una Legge di questo tipo è sostanzialmente totalitaria, poiché appartiene alla tipologia di regole che costringono gli individui a fare qualcosa, mentre in Democrazia le Leggi possono solo limitare l’azione delle persone (possono limitare un atteggiamento, come la velocità dell’auto, ma non obbligare una persona a “fare qualcosa”).
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L’idea che sta alla base delle Legge sull’obbligo della cintura di sicurezza, in Democrazia, è doppiamente errata.
1) In primo luogo lo è per una ragione “scientifica”: il fatto è che non è assolutamente vero che, nella maggior parte dei casi di utilizzo dell’auto, la cintura di sicurezza rappresenti una vera forma di protezione (ciò è ancora più chiaro per l’obbligo degli air-bag, i quali rappresentano un pericolo mortale in molte situazioni, a fronte di una forma di protezione quasi inesistente nella maggior parte delle situazioni). Nella maggior parte delle situazioni di guida (si tratta della guida a basse velocità, come è in città) un giovane non solo non è infatti protetto dalle cinture di sicurezza, ma è anche impedito da esse di spostarsi dal suo sedile quando la sua auto è colpita lateralmente da un’altra auto nel lato guidatore (caso tutt’altro che infrequente).
Quello dell’imposizione dell’uso delle cinture di sicurezza è un caso tipico di “ragion di Stato” (in questo caso piuttosto “ragion di Mercato”: il Mercato, nella Democrazia moderna, condivide con lo Stato i propri interessi). In questo caso le aziende, per incrementare i loro guadagni, attraverso pressioni esercitate sui governi da Lobby organizzate (strumento di per sé correttamente democratico), riescono a far passare leggi che tutelano in primo luogo i loro interessi (dello stesso genere sono, ad esempio, le leggi sull’obbligo di cambiare l’automobile per passare ad una categoria Euro superiore).
Un’altra idea che supporta l’obbligatorietà dell’uso delle cinture di sicurezza è la supposta riduzione di costi sociali della Sanità pubblica (ciò è più evidente nel caso dell’obbligo di utilizzare il Casco alla guida di motocicli): ad esempio per l’intervento di Ambulanza o per la necessità di agire con delicati interventi chirurgici.
Anche in questo caso il ragionamento adottato esula però dai canoni della Democrazia. Si parte infatti in questo caso da un punto di vista errato: considerando cioè che tale ragionamento sia realmente Democratico (solo perchè appare come “politicamente corretto”), quando, invece, una reale forma di Democrazia prevede responsabilità del Cittadino rispetto alle sue azioni. Ovvero una Legge realmente democratica, in una Nazione con un sistema di Sanità pubblica assistenziale come quello italiano, dovrebbe semplicemente “punire” le persone che devono essere sottoposti a cure per rimediare a loro leggerezze di comportamento (ad esempio facendo pagare loro gran parte delle cure).
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2) In secondo luogo la Legge sull’obbligo della cintura di sicurezza è democraticamente errata perchè essa contraddice l’impostazione di fondo della Democrazia: ovvero il suo essere un Sistema sociale nel quale il Cittadino impara a gestire se stesso (divenendo così responsabile di se stesso). Imponendo al Cittadino una regola per migliorare la sua vita (o per non danneggiare se stesso) significa precludergli la possibilità di imparare dai suoi errori, e quindi di divenire un “Cittadino responsabile” (anche nel più paternalistico dei contesti come l’educazione di un bambino, si sa che tenere lontano il bambino da ogni forma di pericolo fa sì che esso sia incapace di difendersi da essi una volta che sarà adulto).
Questo tipo di Leggi lascia chiaramente trasparire la forma mentis delle Istituzioni di governo attuali: la Democrazia serve solo come paravento, poiché “si sa” che nella realtà effettiva non potranno mai esserci dei Cittadini in grado di esercitare la loro Sovranità.
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E’ un fatto che i paesi maggiormente attenti per le Libertà dell’individuo non hanno voluto adottare l’obbligo per le cinture di sicurezza.
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Se fossimo in una reale Democrazia l’abuso determinato da tali Leggi nei confronti degli individui diventerebbe immediatamente evidente: sarebbe infatti evidente come sia necessario, più che prescrivere per Legge certi atteggiamenti ritenuti essere “sicuri”, informare le persone di eventuali pericoli a cui esse vanno incontro, in molti casi, nella guida senza cinture di sicurezza (corsi di guida più evoluti).
I casi presi in esame illustrano chiaramente come l’attuale concezione, non-democratica, delle Leggi non solo limiti fortemente le Libertà dei Cittadini, ma finisca per creare un circolo vizioso nel quale le Istituzioni, sempre meno controllate dai Cittadini (per mancanza di strumenti, ma anche per una crescente inconsapevolezza delle proprie reali necessità prodotta da un tale gestione paternalistica della loro esistenza), producono provvedimenti, in nome dell’”interesse del Cittadino”, semplicemente per soddisfare propri interessi (in particolare gli interessi di Lobby specifiche – oggi, nel nome dell’interesse del Cittadino si è inventato il “consumo coatto”: esso è obbligato a buttare automobili o elettrodomestici e apparecchi TV ancora perfettamente funzionanti, per comprare una nuova serie “a norma”) [vedi documento “la manipolazione delle masse”, scaricabile dal sito iniziativariformadalbasso.blogspot.it]
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Questo tipo di concezione della Legge fa, appunto, della nostra Democrazia un regime ideologico (totalitario).
Ovvero un sistema nel quale si subordina qualsiasi decisione, e quindi ogni Legge, ad un specifica “Idea fondamentale” (l’idea di fondo di tale tipo di regime è che ogni Cittadino debba rinunciare, per poter perseguire un fine ultimo “salvifico”, ad un parte della propria Libertà). Quando la Democrazia è proprio l’opposto di esso: un Sistema nel quale tutto è subordinato alla protezione della Libertà del cittadino (la Democrazia è, in particolare, proprio un sistema che dovrebbe proteggere gli individui nei confronti, appunto, della minaccia “sottile” costituita dalle Ideologie sociali moderne).
Nella Democrazia attuale si sostituisce la garanzia di Libertà con l’idea paternalistica che tale caratteristica della vita, fondamentale per la Democrazia, rappresenti invece un pericolo per l’uomo. E quindi con la presunzione che alcune persone, più intelligenti delle altre, possano proteggere gli esseri umani da se stessi.
In questo modo cioè nella Democrazia europea si ribaltano i principi della Democrazia originaria: invece di difendere la Libertà dell’individuo, nel nostro Sistema si “protegge l’individuo dalla Libertà” (anche se si tratta “solo” di una parte delle sue Libertà, in questo caso viene comunque intaccata l’essenza della Libertà, per il fatto stesso che sono altri che decidono gli aspetti che vanno limitati).
Ciò porta ad una condizione di base della Società opposta a quella che si prefigge la Democrazia: invece di rendere il Cittadino un “individuo responsabile”, si abitua il Cittadino ad una condizione nelle quale altre persone si assumono la responsabilità della gestione della sua vita (questa condizione psicologica rende il Cittadino “dipendente” dalle Istituzioni e dal Mercato [vedi il testo “La manipolazione delle masse”]).
Una Democrazia di questo tipo diviene quindi una forma di totalitarismo, nella quale, appunto,
IL CITTADINO NON È PROTETTO DALLE LEGGI,
MA È ASSOGGETTATO AD ESSE.
I Totalitarismi del Novecento (che oggi vivono nuovamente una forma di espansione, come nei casi di Cina, Sud Africa, Venezuela, Vietnam, Russia) come il Socialismo (e le sue derivazioni di Nazionalsocialismo, ovvero di Fascismo e Nazismo) assoggettano gli individui, appunto, in nome di una Idea assoluta, a Leggi che impongono ad essi un sacrificio delle qualità “naturali” dell’esistenza umana
Si tratta di una sorta Religione laica, nella quale si è creata “l’aspettativa” di un Mondo migliore che può essere raggiunto solo in seguito ad una uniformazione degli individui ad una Idea specifica. A tale idea, viene quindi sacrificata ogni altra idea; ogni istanza dell’uomo, come l’aspirazione alla Libertà: il Socialismo (così come la Socialdemocrazia) viene definito dai suoi fautori proprio come quel regime nel quale le persone rinunciano ad una parte della loro Libertà, la quale viene posta nelle mani di una “autorità centrale” (nella Democrazia attuale, lo Stato), che in cambio di tale sottomissione, li “protegge” .
Si noti che l’ideologia “Socialista” è stata assorbita dal mondo del Mercato (in realtà nella Democrazia occidentale Mercato e Società formano un tutt’uno) con il “Compromesso storico”: l’Unione Europea è stata basata sui principi del Socialismo sovietico.
Nel nuovo contesto europeo ogni Nazione è infatti riunita alle altre “sotto un unico cielo”, condizione nella quale tutto è subordinato alle esigenze del Mercato: ogni normativa (che, sostanzialmente, regola la vita dell’uomo) privilegia i vantaggi del Mercato rispetto a quelli dell’essere umano (il Cittadino, ad esempio, mangia solo più il cibo che è “opportuno” per il mercato: non può più mangiare prodotti locali, ma deve per forza acquistare prodotti importati da aree privilegiate dalla “equa” distribuzione del business – per questa ragione “assoluta” in Italia molto aziende hanno dovuto chiudere, e molti agricoltori hanno dovuto abbandonare coltivazioni e lavorazioni tradizionali – e per questa ragione il Cittadino che voglia acquistare un “vero formaggio” deve rivolgersi, a suo rischio, a “circuiti illegali” di contadini).
Un contesto di questo tipo, nel quale la “Federazione” europea sovrappone le proprie leggi a quelle dei singoli Stati, è quanto di meno democratico ci possa essere.
Questo tipo di “totalitarismo di mercato” si è spinto a livelli estremamente sofisticati, che alcuni decenni or sono avrebbero scandalizzato i Cittadini.
Un esempio è il “consumo coatto”: le persone sono costrette, per legge, ad acquistare alcuni prodotti come la TV digitale, o l’auto aggiornata all’ultimo standard Euro (se un tempo di buttavano via solo le cose che non funzionavano più, oggi per esigenze di mercato si “rottamano” pur essendo ancora perfettamente funzionanti).
Si noti come in questo caso, come sempre quando in un regime democratico le Istituzioni generano regole in assenza del supporto dell’opinione dei Cittadini, si genera un circolo vizioso che porta alla generazione di regole che sempre più di allontanano dalla soddisfazione dei bisogni delle persone: dopo aver costretto i Cittadini a effettuare spese assolutamente inutili, oggi essi vengono costretti a comperare prodotti che funzionano peggio di quelli precedenti (come nel caso delle televisioni digitali: vedi deformazione e scarsa definizione dell’immagine, mancanza di continuità del segnale, lentezza e difficoltà nel cambiare canale, ecc …), o che sono addirittura pericolosi (come nel caso dell’air-bag, che a fronte di una effettiva inutilità nella maggior parte dei casi di guida, è risultato essere addirittura mortale in alcune tipologie di incidenti – che sono invece utili ai produttori per poter vendere, supportati da Leggi delle Stato, nuove automobili che in altro modo non venderebbero).
Un altro problema per la difesa delle Libertà del Cittadino è rappresentato dall’Islam, una cultura nella quale vi sono due elementi fondamentali del totalitarismo: il fatto che l’Ideologia religiosa su cui esso si basa è considerata essere superiore alle Leggi dello Stato (le leggi degli Stati mussulmani sono gestite da organismi religiosi che equivalgono ai nostri Corte costituzionale e Consiglio superiore della magistratura); ed il fatto che l’Islam sia una unica grande nazione globale.
la necessità di riportare le leggi ad una dimensione locale
Come si è detto, vi sono Democrazie molto più attente alla protezione delle Libertà rispetto a quelle europee. Per tornare al caso citato in precedenza, negli USA, ad esempio, non tutti gli Stati hanno reso obbligatorio l’uso del casco o delle cinture di sicurezza. Anzi, alcuni Stati che li avevano adottati, stanno togliendo l’obbligo.
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In Europa, per poter arrivare a riformare il sistema di governo riportandolo ad una dimensione realmente democratica,
è determinante recuperare la dimensione
nella quale è l’opinione dei Cittadini,
ovvero dei “Cittadini del luogo”,
a contare più ogni altra considerazione ideologica,
nella definizione delle Leggi.
E’ questa, del resto, la dimensione di sempre della Società umana: adottata anche per gli stati assoggettati all’Impero Romano, nel quale l’applicazione delle leggi teneva conto degli “usi e costumi” locali.
In Italia vi sono casi in cui risulta essere molto chiara l’inefficacia dell’imposizione “universale” dell’uso del casco e delle cinture di sicurezza: in posti come Napoli nessuno le utilizza.
Obbligare in tali territori le persone ad indossarli sarebbe una azione “giusta”?
Dal punto di vista della Democrazia non lo sarebbe affatto.
Deve essere chiaro infatti che in Democrazia non è possibile imporre ad una altro “la cosa giusta” per una persona (sostenere il contrario sarebbe una contraddizione di termini; si tratta di conoscere la definizione di Democrazia: negare tale assunto è semplicemente sintomo di superficialità; ovvero si tratta del sostenere una posizione da parte di chi non è nemmeno essere andato a vedere quale è la definizione di Democrazia fornita dalle enciclopedie).
Semplicemente, in Democrazia, dove le persone devono gestire se stesse, non è possibile imporre a persone che vivono in una altro contesto territoriale e culturale le cose che sono giuste per noi.
Nel caso citato, a voler imporre gli obblighi ai Napoletani, sono i Cittadini del Nord che si ritengono più intelligenti e moralmente superiori.
Diciamo che questo caso è indicativo della mentalità che si viene a generare nella Democrazia europea: siccome io sono obbligato a sottomettermi, anche tu devi essere sottomesso. E’ la questione del “livellamento verso il basso” di un regime come quello della Democrazia rappresentativa attuale: invece di favorire la Libertà altrui, si giunge, per un equivocato senso di giustizia (di Uguaglianza), a volerla limitare.
Un esempio lampante del valore locale delle regole sono le leggi che limitano la libertà nel portare le armi dei Cittadini americani: chiaramente in un territorio nel quale si può essere vittima di assalti di banditi armati, e le forze di polizia più vicine sono spesso a 200 Km di distanza, sarà più probabile che i cittadini autorizzino se stessi a portare le armi in auto; mentre sarà improbabile che ciò accada in una grossa metropoli.
La questione è sempre la stessa: in Democrazia sono i Cittadini a decidere per se stessi.
Nel primo caso a farlo saranno cittadini “detentori di armi” (in tali contesti la maggioranza dei cittadini le possiede, o ha comunque una gran confidenza con esse); nel secondo caso saranno cittadini che “odiano le armi, e non le vogliono vedere”, a decidere. Ciò è semplicemente, puramente democratico.
E’ altrettanto chiaro che, in Democrazia, qualsiasi ragionamento fatto da persone che vivono in un altro luogo è astratto, ed anti-democratico (alcuni cittadini Italiani sono scandalizzati dal fatto che in alcune regioni USA i Cittadini abbiano deciso di poter portare armi, e vorrebbero imporre a tale realtà, che essi non conoscono affatto, il divieto di portare armi).
La stessa cosa vale per il problema più sentito oggi negli USA: imporre a tutti gli Stati l’adozione della Sanità pubblica (con questo passo la Democrazia americana si sta uniformando al modello europeo di socialdemocrazia). Dal momento che alcuni Stati non la vogliono adottare, tale legge è assolutamente antidemocratica.
la questione della Democraticità delle leggi
il problema della mancanza di
un criterio per la definizione delle leggi
La Democrazia europea ha potuto sconfinare nell’Ideologia perchè manca totalmente di Principi di base (mentre quella Americana sta resistendo agli attacchi ideologici portati da Obama grazie al fatto che essa è dotata di una Costituzione che esprime i Principi originari della democrazia in modo molto chiaro).
Il difetto nel manico della Democrazia europea dipende proprio dalla qualità delle sue origini: essa è stata creata dai Rivoluzionari Giacobini, i quali hanno instaurato un regime altamente ideologico (basato sul “Terrore”), e si sono voluti dotare di una facciata “buona”5 autodefinendo il loro regime Democrazia.
Essi hanno creato una Costituzione, che poi hanno ufficialmente chiuso in una bacheca, ritenendo che essa doveva essere “sospesa” fino a che non fossero riusciti a compiere fino in fondo il loro compito primario: eliminare i nemici della loro ideologia. La sospensione delle democrazie europee (eccetto quella Inglese, che è stata fondata in tempi precedenti alla matrice francese delle Democrazie europee continentali) dura tutt’ora.
La Democrazia europea è quindi, di fatto, priva di reali Principi: mancano anche i Principi sui quali devono essere messe a punto le Leggi.
Una delle conseguenze più evidenti di questo fatto è la “sottomissione” dei singoli Stati nei confronti dell’Europa Unita: passo con il quale si annullano le Costituzioni dei singoli stati (in paesi come l’Italia questo è un passo avvenuto senza nemmeno un referendum popolare).
In particolare le Democrazie europee non si basano affatto sul principio di Sovranità del Cittadino che dovrebbe invece essere alla base della Democrazia (in Europa non è affatto chiaro, appunto, che lo scopo ultimo della Democrazia è la difesa delle Libertà degli individui).
I principi fondamentali nella Democrazia sono stati sostituiti, nell’Europa continentale, con una Idea generale (basata sull’ideologia Illuminista) secondo
la quale una “elite” di uomini (gli “intellettuali”,
oggi identificati nella “classe politica”)
è in grado di risolvere i problemi dei Cittadini.
Ovvero con l’idea che tale elite possa, per il bene dei Cittadini, prendere decisioni che vadano anche a limitare alcune loro Libertà (decisioni “apparentemente” anti-democratiche). La Democrazia europea è, a causa di ciò, un regime ideologico (una oligarchia nella quale alcuni Cittadini hanno unilateralmente deciso di essere “i Migliori”6, e di poter aver il privilegio esclusivo di governare).
In questa dimensione di assenza di reali Principi nella Democrazia europea oggi le Leggi specifiche vengono create (ed applicate) in base alle Ideologie dominanti.
Il problema di fondo è quindi che le Leggi, di per sé, non sono uno strumento in grado gestire se stesso: ovvero esse devono rispondere alla domanda “come si fa a riconoscere un comportamento ingiusto”, non sono in grado di rispondere alla domanda “come si fa riconoscere una Legge ingiusta” (sostanzialmente affidandosi unicamente a livello delle Leggi, e non a quello dei Principi, non ci si domanda più “quali sono i Principi secondo i quali va fatta una Legge giusta”).
In altre parole oggi si parla di Giustizia senza sapere quali sono i Principi di base ai quali essa si dovrebbe ispirare: in assenza di una chiara espressione di tali Principi, oggi la Giustizia non è che uno strumento in mano alle ideologie.
La risposta alla domanda “quale è la Legge giusta”, è: in Democrazia è giusto ciò che rispetta l’opinione dei Cittadini.
Per definizione stessa della Democrazia, non vi possono essere altre risposte (nel caso in cui non si rispetti questo Principio, non significa necessariamente che ci si trovi in un contesto terribile: semplicemente non si può parlare di Democrazia).
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Quindi
se l’unica Legge democratica
è una legge che rispetta integralmente
l’opinione dei Cittadini,
L’UNICO MODO REALMENTE DEMOCRATICO
DI FARE LE LEGGI
è quello nel quale
SONO I CITTADINI STESSI (I SOVRANI)
A CREARLE
E questo caso, come si è detto, è possibile solo in contesto locale, nel quale i Cittadini creano leggi adatte per la loro comunità: in caso di “leggi generali”, ovvero “nazionali” o Federali, si finisce per creare, come si è visto, una limitazione della Libertà delle persone (un livellamento verso il basso delle Libertà).
Inoltre è importante, per rispettare in pieno questo principio, che oltre alla processo di creazione delle Leggi, i Cittadini gestiscano anche quello di applicazione delle Leggi.
Questo è infatti un altro punto fondamentale: la Democrazia nasce per poter proteggere l’aspetto umano dell’esistenza che i Totalitarismi tendevano ad annullare (le forme di Tirannide che si sviluppavano al tempo dell’Antica Grecia, trasformatesi poi in Monarchie assolute e quindi nei Totalitarismi ideologici del Novecento). Ovvero la Democrazia nasce per proteggere le Libertà nei suoi aspetti più sottili (anche gli aspetti psicologici: come la Libertà di pensiero).
Di questi aspetti “umani” si deve tener conto nell’applicazione delle Leggi: altrimenti si esce dai binari della Democrazia (in tal caso non si protegge più la reale Libertà dell’uomo, ma un concetto ideale, ovvero astratto di Libertà – il quale finisce per essere sovrapposto alla reale Libertà).
Per comprendere i Principi della Democrazia è importante comprendere come e perchè essa è nata.
Come si è detto la Democrazia rappresenta un tentativo di applicare a sistemi complessi come quelli delle Città, le regole di vita “naturali” del villaggio (la comunità “naturale” che l’uomo considerava essere il miglior luogo nel quale vivere la propria vita)
Nel villaggio, a differenza della nostra Democrazia, non vi erano regole astratte (ossia delle regole rigorosamente razionali, che vengono applicate “in generale” a qualsiasi situazione specifica). E nel villaggio non vigeva il Principio di Uguaglianza: tutti i “Cittadini” erano persone diverse l’uno dall’altro (la comunità naturale godeva del contributo positivo degli abitanti proprio perchè in essa vigeva, appunto, il “principio di diversità”, oggi tanto citato come fondamentale dalle Istituzioni, ma inapplicabile per il fatto in se che contraddirebbe il Principio di Uguaglianza adottato, come fondamentale, dalla Democrazia europea).
Nel Villaggio era possibile applicare le regole considerando ogni persona un caso a sé: tutto era giudicato (dagli abitanti della comunità) in base alle circostanze specifiche: le qualità della persone, la situazione contingente, ecc …
L’applicazione delle regole era realmente “umana”: non si giudicavano le persone in un tribunale, ma ogni abitante della comunità si faceva una opinione sul “colpevole”; il colpevole veniva punito in qualche modo, o anche emarginato dalla Comuità. Ma molto spesso vi era un atteggiamento di indulgenza nei confronti del “trasgressore” .
Per testimonianza diretta, so che in tali contesti le persone reputate un “po’ strane”, di fatto, erano per lo più sopportate per le loro trasgressioni, così come sono sopportati i capricci del clima – più volte ho sentito raccontare, ad esempio, del maniaco sessuale-esibizionista del paese, che si mostrava alle ragazzine: esso era considerato essere un componente “un po’ particolare” del villaggio, un tipo un po’ scemo, e finiva semplicemente per beccarsi calci nel sedere; e qualche volta qualche bastonata, quando veniva beccano in flagrante da qualche padre o fratello maggiore della “vittima”.
Si trattava di un mondo di gestire la giustizia ben diverso da quello utilizzato in tribunali come quelli italiani, nei quali il parere dei Cittadini su un fatto specifico non conta affatto (o da metodo concepito da un Veltroni il quale, per “curare” il problema delle devianze sessuali ha mandato “esperti” nelle Scuole per terrorizzare i bambini dicendo loro che il “Mondo la fuori” è pieno di maniaci sessuali).
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Il problema della amministrazione della Giustizia nella Società moderna nasce per il fatto che, ovviamente, nella Democrazia metropolitana (la Democrazia moderna che si è sviluppata in un contesto urbano come quello delle città) non è possibile mantenere la stessa identica qualità delle relazioni umane della comunità tradizionale dell’uomo (il villaggio).
Se si vuole ritornare ad un forma di giustizia realmente democratica (più “umana”) è necessario cercare di recuperare il più possibile tale qualità delle relazioni umane, e i meccanismi “naturali” di interrelazione morale dell’uomo ad essa connessi.
Il Principio di fondo che deve essere mantenuto è:
per proteggere realmente la Libertà degli individui,
le trasgressioni alle regole
devono essere giudicate in modo “umano”
(in modo funzionale alle qualità dell’uomo).
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Questo significa che il giudizio sul comportamento di una persona può avvenire solo nel contesto specifico nel quale si verifica la trasgressione, poichè solo in questo modo chi giudica può prendere in considerazione tutti i fattori umani per arrivare ad un giudizio realmente umano.
Sono cioè fondamentalmente gli “abitanti della comunità”
che subisce il danno, secondo i criteri dettati dalla loro cultura, a dover giudicare un comportamento trasgressivo.
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Solo in questo modo può essere valutato l’elemento di giudizio fondamentale: il grado effettivo di offesa nei confronti della libertà di un individuo. Elemento di cui in molti casi oggi non si tiene conto.
Ad esempio: la sentenza che attribuisce al coniuge senza figli, dotato di lavoro, una somma mensile di mantenimento da parte dell’altro coniuge non è una azione democratica, poiché non va effettivamente a difendere la libertà di qualcuno. E (vedremo più avanti), una multa per un divieto di sosta che non sia stata stabilita dai Cittadini è una sanzione non affatto democratica, perchè non è stabilità per proteggere alcun diritto del Cittadino (ossia gli abitanti del luogo, a beneficio dei quali dovrebbe essere istituito il divieto di sosta, che invece sono essi stessi vittime della Norma), ma è unicamente finalizzata per limitare le loro libertà (tale provvedimento è, dal punto di vista della Democrazia, assolutamente gratuito: che diviene quindi un mezzo unicamente finalizzato a recuperare soldi da parte delle Istituzioni, in barba ai diritti del Cittadino).
Per valutare l’effettiva entità di un danno, o la reale pericolosità del “trasgressore”, è quindi necessario ricorrere a questo criterio di giudizio per lo più accantonato: l’effettivo grado di offesa delle libertà di un individuo.
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Si noti il problema della “tolleranza zero” che emerge per la necessità di applicare leggi “astratte” le quali, avendo creato un circolo vizioso nel quale i cittadini si sentono sempre meno spontaneamente portati a seguire le leggi, vengono facilmente trasgredite.
Quello della tolleranza zero è semplicemente un criterio che, seppure encomiabile sulla carta, porta il Sistema verso un ulteriore livello di anti-democraticità.
Infatti, in una dimensione democratica si dovrebbe adottare un atteggiamento opposto: in primo luogo, al posto della “tolleranza zero” andrebbe sempre applicata al “massima attenzione” sul singolo caso (che deve essere valutato in base ai fattori umani coinvolti nel caso). Ma sopratutto in casi di frequente trasgressione di una legge da parte dei cittadini l’unico atteggiamento democratico sarebbe quello di prendere in considerazione il fatto che i Cittadini non accettano quella Legge, e che quindi essa va modificata (al di là di qualsiasi considerazione ideologica, per definizione, una legge non accettata dai Cittadini è anti-democratica: si parla in questo caso delle già citate leggi come quelle sui limiti di velocità in alcune strade, dell’obbligo della cintura di sicurezza).
la necessità primaria di cambiare il Sistema delle Leggi
Il Sistema di gestione delle Leggi (creazione ed applicazione) attualmente utilizzato in Democrazia va quindi sostanzialmente riformato in direzione di una maggior “democraticità” (deve essere portato maggiormente verso il Cittadino).
Ossia, riassumendo, in un sistema realmente democratico, il sistema di leggi deve possedere le seguenti qualità:
1. sono i Cittadini a dover definire le Leggi (le Leggi servono a proteggere la Libertà di Cittadini; quindi solo i Cittadini, in base alla loro Cultura, sono in grado di comprendere a che livello vada posto questo limite).
2. sono i Cittadini a dover applicare le Leggi (come avviene nel Sistema anglosassone, con le giurie popolari), per le stesse ragioni di località dei costumi enunciate in precedenza.
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Senza questa modifica della nostra Democrazia, non sarà mai possibile riformare realmente il nostro Sistema: cercando, come si fa ora, di modificare le singole Leggi attraverso il Sistema rappresentativo (l’iter parlamentare), senza riformare dalla base il Sistema, le Istituzioni attuali saranno infatti sempre in grado di contrastare (servendosi del sistema di Leggi attuale), qualsiasi reale tentativo di creare una reale democrazia partecipativa.
Va cioè creato un Sistema che permetta ai Cittadini, già in una prima fase del processo di riforma, di mettere il naso nell’applicazione delle Leggi. Per poi gradualmente arrivare ad intromettersi nella creazione delle Leggi (locali).
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Nel nuovo sistema i Cittadini (sopratutto attraverso una infrastruttura di eLaw – gestione dell’applicazione delle Regole con il supporto di strutture Internet) devono poter esprimere la loro opinione nella applicazione delle leggi quando vengono sanzionati gli abitanti del luogo (a livello ultra-locale). Cioè, come si è detto, i Cittadini devono partecipare ad un processo di applicazione “ad hoc”, caso per caso, delle Regole (è il Principio del sistema legale anglosassone, che prevede le giurie popolari: in Democrazia anche nel “giudizio” della Legge deve essere in primo luogo ascoltata l’opinione dei Cittadini ).
Nell’atto di giudicare i comportamenti dei Cittadini, come nel Villaggio, devono contare più di ogni altra cosa le relazioni umane tra gli abitanti del luogo.
Ovvero, in Democrazia vige il principio fondamentale del Sistema umano di giudizio: le persone “a casa loro” hanno diritto di giudicare e sanzionare (il che significa anche, ovviamente, che “nessuno può giudicare cosa succede a casa degli altri”).
Ad un altro livello, è infatti ovvio che nessuno potrà mai andare a dire ad un padre che non deve impedire al figlio di guardare la televisione perchè non ha fatto i compiti; o costringere un adulto che non vuole prestare la sua moto ad un parente per paura di vederla rovinata, a fare il contrario. La comunità sociale non è altro che sorta di estensione dell’elemento di base della società, la Famiglia (è sufficiente avere contatti con una comunità rurale per rendersene conto).
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Nel sistema democratico deve rimanere questa dimensione “umana” della località, anche se si sostituisce il concetto di “tutto il villaggio” (o di “padre di famiglia”) con quello della “maggioranza” (si è detto che la maggioranza crea una dittatura se espressa a livello extra-locale (es.: nazionale), ma diviene una maggioranza in grado di tener conto dei fattori umani delle questioni che affronta, se espressa in contesto ultra-locale).
In sintesi: in una Democrazia partecipativa (in una vera Democrazia) le persone giudicano e decidono a casa loro.
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Per ciò che riguarda la parte “pratica” del percorso di riforma, è ovvio che non si possa agire direttamente su questo problema. La possibilità di cambiare il Sistema delle leggi dal basso è impedito dalla Legge: ora come ora, paradossalmente (per una Democrazia), fare in modo che qualcuno che non sia un “funzionario di stato” (un Magistrato: che oggi non è eletto dai Cittadini, ma scelto dal “sistema burocratico”) metta il naso nell’applicazione delle Leggi rappresenterebbe una grave trasgressione della Legge.
Solo in un nuovo contesto nella quale da un lato si siano già potute cambiare le Leggi generali (anche solo un poco) verso una dimensione di maggior Federalismo reale, e dall’altro i Cittadini si siano procurati una condizione di “Potere di fatto” (grazie alle nuove prassi “dal basso” favorite dalla infrastruttura tecnologica di Iniziativa riforma dal Basso), si potrà allora gradualmente interferire con le Istituzioni per arrivare ad ottenere il riconoscimento della necessità di creare le leggi dal basso.
Ma è, appunto, necessario arrivarci gradualmente, attraverso un percorso nel quale i Cittadini possano riconoscere nuovamente i loro reali diritti, e prendere nuovamente dimestichezza con la gestione diretta che delle cose che li riguardano (si tratta probabilmente, inizialmente, di poter indicare dal basso necessarie modifiche alle Leggi ogni volta che in esse si sono riscontrati problemi nelle loro applicazioni).
le tendenza antidemocratica: l’EU
Purtroppo bisogna fare i conti con un trend che va in direzione opposta alla ridistribuzione dei poteri verso il basso; un trend che porta ad un maggior accentramento dei poteri (e del Sistema di gestione delle Leggi) nelle mani di organi ultra-centrali, come quelli del Governo dell’EU (ma anche nelle mani delle istituzioni internazionali, come il G20).
Si tratta di un forte ostacolo, o meglio, attualmente, del maggior ostacolo ad un processo di riforme che possa portare ad una maggior partecipatività (localismo) della Democrazia moderna.
L’Unione Europea sta creando un finto Federalismo, di segno opposto al Federalismo reale, orientato a impedire la nascita di quest’ultimo (anche persone precedentemente liberali, come Tremonti, hanno finito, in sede Europea, di schierarsi a favore di questo “federalismo dall’alto”, in nome di una presunta necessità di essere “tutti uniti sotto lo stesso cielo”, come nelle tirannie di un tempo).
Ma questa tendenza “globalizzatrice” può divenire per le Istituzioni attuali un autogol determinante nel processo di consapevolezza dei Cittadini per le “Istituzioni globali” come l’Unione Europea. Le regole imposte da tali organismi rendono infatti sempre più insostenibile la vita delle persone, e quindi sempre più vicino il punto in cui queste ultime troveranno una forte “pulsione ad agire” verso una strada di reali riforme dal basso (ciò sta venendo nei confronti della Centralizzazione della Democrazia americana condotta da Obama, che produce un sempre maggior pressante forma di opposizione, come i Tea Party).
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Nel presente progetto si parte dalla considerazione che è, di fatto, possibile, con gli strumenti di eGovernment dal basso qui proposti, bypassare le regole dettate dall’Unione Europea.
Con l’appoggio dei Cittadini (espresso grazie all’infrastruttura di eGovernment qui definita) è possibile bypassare regole europee come quelle della fabbricazione e della vendita di alimenti (vedi l’esempio di “ribellione” italiana a questo tipo di Leggi europee con l’approvazione in Parlamento della Legge per la certificazione del cibo di provenienza Italiana).
Si tenga inoltre conto del fatto fondamentale: in Italia non c’è mai stato un referendum sulla adesione all’Europa, e quindi qualsiasi interferenza dell’EU nelle questioni di governo dell’Italia può essere resa illegittima da un parere negativo all’adesione da parte dei Cittadini (in questo caso è importante arrivare ad un Referendum di questo tipo nel momento in cui nei Cittadini esiste già una certa consapevolezza di questo problema di fondo)
la necessità di un sistema dinamico nella gestione delle Leggi
Si è detto che il sistema di Leggi nasce in Democrazia per sostituire il tipo di gestione “spontanea” (“a sentimento”) della comunità naturale dell’uomo, il Villaggio.
Ciò di cui non si è tenuto conto nel cercare di replicare tale sistema è la dinamicità della gestione delle regole all’interno del Villaggio (il fatto che, come si è detto, in tale contesto la definizione e l’applicazione delle Regole non si svolge su un piano di ferrea razionalità, ma su un piano di considerazioni umane più sottile).
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Se si vuole mantenere il più possibile la qualità di base del sistema delle “comunità naturali” dell’uomo, ovvero la loro qualità sostanzialmente “umana”, è necessario cercare di mantenere la caratteristica di dinamicità di tale sistema.
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In primo luogo è necessario considerare che nel villaggio non c’è una netta differenza tra il “fare le leggi” ed “applicarle”.
Questa caratteristica si trova in parte nel Sistema Anglosassone, nel quale la differenza fondamentale con il Sistema del villaggio è che in quest’ultimo le regole vengono rese esplicite solo nel momento nel quale è necessario giudicare una trasgressione (si tratta sempre, per lo più, dell’applicazione di principi interiorizzati, non codificati), mentre nel sistema Anglosassone moderno le regole vengono già definite, in una certa qual forma, a priori.
Il Sistema Anglosassone nasce però per garantire il principio originario dell’amministrazione delle regole nella comunità umana: infatti attraverso le interpretazioni delle Leggi date dalle giurie popolari, esse vengono modificate nel loro significato.
Il problema che affligge il sistema Anglosassone è quello che affligge tutta la Democrazia moderna: in assenza di strumenti che permettano alla “intera comunità” di partecipare ad un processo, esso è poco dinamico: i cambiamenti dei significati delle Leggi sono molto graduali, ed i Cittadini hanno comunque scarsa possibilità di intervenire sul sistema stesso.
Ma oggi sono stati creati nuovi strumenti di partecipazione (nuove tecnologie software ed hardware) che permettono di rendere molto più flessibile e dinamico il Sistema di gestione delle Leggi.
I nuovi strumenti permettono ai Cittadini di partecipare direttamente alla definizione e all’applicazione delle Leggi in modo che il Sistema della Giustizia possa recuperare quelle qualità “umane” che potevano essere garantite nei Sistemi di giudizio tradizionali dell’uomo (permettono cioè, tra le altre cose, di rendere le Leggi di pertinenza ultra-locale).
località e mercato
Così come la Località è una qualità determinante per un efficace sistema di Leggi democratico, essa è una qualità determinante per gli altri aspetti della vita in Democrazia.
Ad esempio la Località è determinante negli aspetti economici della Democrazia. E più nello specifico, anche in quell’ambito “privato” che è il Mercato.
Il Mercato, per poter riprendere a funzionare (la crisi del Mercato è alla base della attuale crisi del Sistema occidentale), deve recuperare la sua dimensione di Località (perduta con i Trend di Globalizzazione, di accentramento del Potere nell’Europa Unita, ecc ..).
[ testo in via di sviluppo ]
[excursus]la necessità di far coesistere i livelli Locale e Nazionale
Il Localismo è una qualità indispensabile per una Democrazia. Ma nella nuova dimensione moderna, nella quale la Democrazia è stata ridefinita in un sistema molto più complesso (e territorialmente più vasti) rispetto alla sua dimensione originaria (la città di Atene), è stato necessario introdurre il livello nazionale di Government.
Per quanto questo ultimo livello debba rimanere, in Democrazia, subordinato al livello locale, esso probabilmente non può essere eliminato (ma trasformato grazie agli strumenti di partecipazione diretta oggi disponibili).
Di ciò è necessario tener conto nel definire un percorso di riforma della Democrazia attuale: parallelamente alla dimensione locale del Government (la più importante in un regime democratico) è necessario definire una dimensione Nazionale di Government (una nuova dimensione che non è mai stata definita).
[ testo in via di sviluppo ]
appendice
alla “sezione teorica”
la necessità di chiarire alcuni punti fondamentali della reale Democrazia
La questione, come si è detto, è che oggi il Cittadino che da anni vive in una condizione di egemonica culturale, oggi è totalmente inconsapevole di quello che dovrebbe essere il suo ruolo in Democrazia: non si rendo conto né di come dovrebbero andare le cose, né di quanto sia grave l’attuale situazione.
Un primo passo per ripristinare la vera Democrazia è quindi quello di favorire la diffusione di una “Cultura civile” che renda il Cittadino “informato e consapevole” (Iniziativa Riforma dal Basso offre, a questo scopo, strumenti di Open Information).
Segue un brevissimo accenno alla direzione che si può dare al percorso di risposte ai Cittadini.
::la Libertà democratica secondo il Principio di Autodeterminazioni dei Popoli
Un altro argomento che illustra efficacemente la natura del Federalismo è la questione, riconosciuta dall’ONU come questione fondamentale per l’Uomo, della “autodeterminazione dei Popoli”: ovvero nella Civiltà moderna si ritiene che i Popoli abbiano il diritto di governarsi da sé (autodeterminazione = autodecisione)7.
Purtroppo oggi il concetto è interpretato in modo Ideologico (che annulla il valore, e la determinazione concreta dell’enunciato). Oggi si omette infatti di prendere in considerazione il fatto che autodeterminazione significa in primo luogo che un Popolo “si auto-determina” in quanto auto-definisce se stesso: il “Popolo” non può essere definito “dall’alto”; o le persone si riconoscono in un Popolo, o il Popolo è un identità teorica, ideologica. Oggi, accettando una definizione dall’alto del Popolo, si tradisce completamente l’enunciato di Autodeterminazione dei popoli (nel suo significato formale e sostanziale).
Ciò che va chiarito è: il Federalismo non è che l’applicazione del Principio di autodeterminazioni dei Popoli nella definizione della struttura di uno Stato.
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Anche la questione fondamentale della Sussidiarietà è determinante nella legittimazione di un reale Federalismo: il Principio di Sussidiarietà è stato emanato dalle Istituzioni internazionali (UE compresa) come principio di base di una reale Democrazia. Ovvero con esso si inducono le Democrazie occidentali a dotarsi di un sistema nel quale i Cittadini si auto-organizzano per soddisfare i loro bisogni (invece di servirsi dei Servizi pubblici finanziati con il “sistema delle Tasse”, modalità che porta a sperpero di denaro e ad una bassa qualità dei servizi erogati).
Non può esistere quindi una Democrazia senza l’applicazione
del Principio di libertà dell’Uomo (autonomia decisionale delle comunità), del Principio di autodeterminazione dei Popoli (diritto di una “etnia” di autogovernarsi), e del Principio di Sussidiarietà (auto-organizzazione da parte dei Cittadini dei servizi sul territorio).
::abbandonare il Welfare attuale non significa perdere qualità della vita
Oggi i Cittadini, essendo intrisi di Cultura socialdemocratica, sono angosciati dall’idea di dover perdere, con una reale Democrazia partecipativa, molte delle garanzie che oggi pensano di avere con la Democrazia assistenziale.
I Cittadini devono cioè avere chiaro in mente che andare “oltre il Welfare” significa proprio migliorare il benessere all’interno della democrazia (sicurezza sociale, disponibilità di lavoro, possibilità di mantenersi in salute, ecc…).
Come si può spiegare il fatto che il benessere sociale effettivo sia migliore nella reale Democrazia che non nell’attuale Welfare?
“Oltre il Welfare c’è”: una condizione di minori spese e di migliore qualità dei servizi. Qualità che derivano dalla possibilità che ha il Cittadino, in un regime Liberalista/Federale, di organizzare la sua vita sociale in funzione dei suoi reali bisogni (ciò è possibile perchè solo in tale contesto i Cittadini sono in grado di individuare i propri bisogni; e quindi di mettere a punto modalità di soddisfazione delle quali essi possono verificare direttamente i risultati, e di correggerne, eventualmente, in “tempo reale”, i difetti).
Quindi andare oltre il Welfare non è un “abbandonare” i Cittadini a se sessi, poiché nella “nuova dimensione” essi divengono automaticamente in grado di far funzionare le cose a livello sociale. Ovviamente ciò va chiarito con strumenti che ora i Cittadini ignorano, come
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la Storia delle comunità dell’uomo, dalla quale si apprenderebbero che l’uomo, “in origine”, era in grado di gestire se stesso (ovvero che la maggior parte delle comunità umane si sono governate con successo). O conducendo essi in un
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percorso di esperienza diretta di auto-gestione delle questioni relative al loro ambito territoriale.
Per far comprendere la miglior efficacia dello Stato fatto di autonomie locali, credo che sia necessario, inizialmente, far riflettere i Cittadini sul fatto che con l’attuale sistema fiscale, che prevede una raccolta dei contributi in un organismo centrale, e la ridistribuzione del denaro secondo criteri decisi dall’alto, si perde, delle cifra pagata originariamente in tasse, un primo 50% (probabilmente) solo per far sopravvivere i meccanismi burocratici; e si spreca il resto facendo fare opere non necessarie, e scegliendo operatori di scarsa qualità. Se questo discorso viene fatto in modo circostanziato le persone possono comprendere il vantaggio che hanno nell’abbandonare il Welfare.
Ad esempio si fa comprendere ad un dipendente che guadagni un netto di 1.200 € che gli viene richiesto un contributo in tasse di almeno 1.500 €. Se a ciò aggiungiamo l’IVA sugli acquisti, le tasse sui beni, il bollo auto, ecc … esso scopre di dare allo Stato almeno 20.000€ all’anno. Se poi si prospettano a tale Cittadino “Servizi privati” alternativi a quelli forniti dallo stato (Assicurazione medica e pensionistica, scuole private di nuova concezione, ecc…) a chiunque risulta essere chiara la potenzialità positiva di un qualcosa che sia “oltre il Welfare”: si può spendere di meno avendo una qualità molto migliore.
l’evoluzione del federalismo
::Come si può spiegare il Federalismo?
“Il Federalismo è”: semplicemente “autonomia” dei Cittadini rispetto ad un potere centrale (è, cioè, semplicemente la realizzazione del fondamento della Democrazia: la Sovranità del Cittadino). Autonomia significa infatti autonomia di decisione del Cittadino rispetto alle faccende che lo riguardano (e quindi autonomia significa libertà di esercitare, da parte del Cittadino, quel Potere che la Democrazia gli attribuisce – ricordiamo che in Democrazia le Istituzioni non dispongono affatto di “poteri”, come normalmente si crede, ma solo di “funzioni”).
Stando alla definizione di Democrazia, il Federalismo è quindi semplicemente la forma di organizzazione della vera Democrazia.
Ovvero: se non si vuole ricadere nell’Anarchia, è necessario dotarsi di un Sistema di governo. Ma in Democrazia, appunto, qualsiasi Sistema di governo deve essere gestito direttamente dai Cittadini.
E perchè una persona possa esercitare in modo efficace il suo Potere, essa lo deve fare in un contesto “locale”, che è l’unico contesto “a misura umana” nel quale è in grado di farlo (è la dimensione della comunità dell’antico villaggio: ovvero l’unica dimensione nella quale l’essere umano sia riuscito, nella Storia, a produrre un reale benessere sociale).
Quindi uno Stato realmente democratico non è che una aggregazione di entità locali. Una forma di Federalismo, appunto (in caso contrario l’essere umano non è semplicemente in grado di partecipare in modo costruttivo alla gestione della “cosa pubblica”).
Con il Federalismo si porta cioè il Government di gran parte delle questioni dell’essere umano dalla dimensione Nazionale a quella “locale”: ovvero a quella dimensione nella quale il Cittadino può, con coscienza di causa, organizzare la soddisfazione dei propri bisogni (rimane aperto il dibattito su quanto debba essere “locale” tale unità di base del Federalismo: essa è comunque non superiore in estensione alla Città – nel presente Progetto si pensa che essa non debba essere superiore al Quartiere).
la necessità di definire una nuova forma di Federalismo
Il presente progetto propone una evoluzione dell’attuale concezione di Federalismo, la quale, divenendo un compromesso tra la concezione originaria ed il regime di lo Stato centralizzato, ha perduto la maggior parte delle sue qualità di base (quelle delle società “naturale” dell’uomo, realizzata ancora in parte nel ‘700 negli Stati Uniti). [vedi più avanti, in Descrizione del Progetto, il cap. “Federalismo 2.0: il nuovo MODELLO di democrazia partecipativa”]
i limiti del Federalismo attuale
Il cosiddetto Federalismo (per il significato che ha oggi) non è il miglior modo per giungere ad una forma di “Democrazia veramente democratica” (sebbene esso sia comunque il modello che più si è avvicinato alla Democrazia originaria, e debba quindi essere preso in considerazione in molti dei suoi aspetti).
Cerchiamo di comprendere, in questo capitolo, come:
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■ il Federalismo sia una soluzione pensata originariamente per servire in un contesto storico completamente differente dal nostro (il modello definito per la Repubblica degli Stati Uniti); tale modello quindi oggi non può garantire, in un sistema sociale e di Government completamente differente da quello di allora, una reale democraticità del Sistema.
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■ il modello Federalista attuale sia stato adattato alla attuale concezione di Stato (e sia stato adeguato ai limiti delle forme di comunicazione ormai superate dell’evoluzione delle tecnologie che oggi possono essere superati): il Federalismo va quindi aggiornato in base a queste nuove potenzialità emerse.
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Per comprendere i limiti del Federalismo nella sua attuale concezione è necessario in primo luogo comprendere come è perchè tale Federalismo sia nato.
Vedremo più avanti come il Federalismo tradizionale rappresenti un tentativo, in parte riuscito, di introdurre nel Sistema di governo di uno Stato nazionale i sistemi “naturali” utilizzati dall’uomo per millenni nel villaggio (di applicare la qualità di base del funzionamento fisiologico delle comunità sociali dell’uomo: la condizione di Libertà/Responsabilità dell’individuo).
Qui vediamo come esso, attualmente, stia fallendo il suo compito.
le qualità
del Federalismo originario
Il Federalismo (tradizionale) è stato concepito negli Stati Uniti nel ‘700 unicamente come modo per limitare il potere del Governo nazionale: si tratta quindi di una sorta di “Federalismo formale” che negli USA ha funzionato per un paio di secoli (fino a quando le Ideologie sociali di provenienza europea non lo hanno neutralizzato) unicamente per il fatto che nelle Comunità locali che componevano gli Stati Uniti vigeva ancora, di fatto, la precondizione fondamentale (sostanziale) della Democrazia: una la condizione sociale fisiologica, “naturale” (allora negli territorio USA vigeva una forma di autogoverno “spontaneo”: un “Federalismo naturale”).
Ovvero il Federalismo tradizionale è stato concepito in una fase storica nella quale permaneva ancora nelle persone la forma di coscienza tipica del villaggio, nella quale, ad esempio, era ancora fortemente presente la percezione di doversi occupare direttamente delle cose “di casa propria” (allora erano ancora vivi nella coscienza delle persone i principi, tra loro intimamente connessi, di Libertà e Responsabilità).
In altre parole il Federalismo è nato in un’epoca nella quale la sua “sostanza” esisteva già “in natura” (il funzionamento spontaneamente “federalista” delle comunità locali impostate sulle modalità del Villaggio): per questa ragione a quel tempo è stato sufficiente definire una soluzione “formale” di Federalismo, unicamente mirata a limitare i poteri formali dello Stato nazionale (Stato che a quel tempo non si doveva quindi occupare, come fa oggi, di produrre regole per il funzionamento delle comunità locali, le quali funzionavano già in modo fisiologico).
La concezione Federalista originaria (che è quella che, purtroppo, si utilizza tutt’ora) è quindi una concezione decisamente “limitativa” del Federalismo: un modalità mirata unicamente a limitare i poteri di un Governo centrale.
Il Federalismo attuale si basa cioè su di una concezione
che manca completamente di una parte “positiva”,
che permetta cioè definire una strada per recuperare i meccanismi di “Government naturale” delle comunità locali (perdute in questi ultimi due secoli di applicazione di sistemi puramente rappresentativi ad ogni livello di Government).
Senza la ri-definizione di tale aspetto non si potrà mai avere un reale processo di riforma della Democrazia verso una maggior partecipazione dei Cittadini (ogni tentativo di instaurare l’attuale modello di Federalismo è destinato a naufragare, proprio perchè mancano i presupposti sostanziali!).
una nuova concezione di Federalismo
Ciò che va fatto è invece individuare in primo luogo una strada che permetta ai Cittadini di ritrovare quella dimensione umana che oggi manca alla Democrazia (ovvero ritrovare quella forma di coscienza “sociale” che caratterizzava le forme di comunità “naturale” alle quali la Democrazia si è ispirata nella sua concezione originale).
In altre parole è necessario attivare un processo che porti i Cittadini nuovamente nella loro naturale condizione di dimestichezza con la gestione diretta dei vari aspetti sociali della loro vita (appunto, la condizione coscienziale di Libertà/responsabilità degli abitanti del villaggio, oggi perduta).
Volendo ridurre tutto ad uno slogan: si tratta cioè di abbandonare lo sterile modello di Federalismo tradizionale, formale, per attivare un percorso di “Federalismo reale”.
la struttura neutra come incubatore di un “Federalismo reale”
Poiché il Federalismo è, per definizione un regime gestito dal basso, esso, come si è detto, può solo essere definito dal basso.
Per poter individuare una forma di Federalismo reale (i suoi contenuti specifici) è necessario quindi, inizialmente, creare un incubatore che permetta alle persone di sviluppare gradualmente il nuovo modello di Federalismo.
Si tratta cioè di creare una meta-struttura fatta di poche regole generali evolutive (le regole devono poter essere cambiate in base all’emergere di nuove esigenze); ma sopratutto di elementi “neutri” (rispetto a qualsiasi concezione specifica di regole) come una infrastruttura di comunicazione e di relazioni “virtuali” e “materiali” sul territorio (inizialmente questa struttura sarà anche finalizzata a difendere il processo di sviluppo di un nuovo Federalismo dalle “resistenze” opposte da parte delle Istituzioni attuali).
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Questa meta-struttura può permettere all’uomo di recuperare, attraverso un percorso di tentativi e correzione degli errori, le condizioni di vita fisiologica della Comunità locale, prerequisito fondamentale per la creazione di un Federalismo reale.
Ovvero una struttura di questo tipo, che permetta all’uomo di organizzare direttamente la propria comunità sociale, gli permette sia di raggiungere una maggior consapevolezza rispetto ai suoi reali bisogni (e diritti, e delle sue potenzialità di azione nei confronti della soluzione dei suoi problemi); sia di organizzare in modo nuovo (più vicino a quello del Villaggio tradizionale) la sua comunità, recuperando, ad esempio, antiche modalità di vita e, dal punto di vista sociale, nuove forme di relazione sul territorio, per ritornare ad agire “in gruppo” con gli altri per risolvere le questioni relative alla comunità.
Solo un sistema di questo tipo può produrre una spinta dal basso che possa portare i Cittadini a cambiare le cose (deve esserci una spinta che parte “da dentro” le persone).
Solo in questo modo, con forti pulsioni spontanee dalle persone, e con le sperimentazioni che si potranno effettuare nel percorso di sviluppo di partecipazione dei cittadini al Government, si potranno definire le nuove regole e le nuove istituzioni di un Federalismo che oggi si cerca ingenuamente di creare su fondamenta che contraddicono, già in partenza, i suoi principi fondamentali.
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I sostenitori del Federalismo attuale vanno infatti, paradossalmente, in direzione contraria alla realizzazione di un reale riforma Federalista: non tengono conto del fatto che la via al Federalismo è fondamentalmente un percorso di recupero delle valenze umane che passa necessariamente attraverso un ripensamento radicale degli attuali modi di vivere le comunità locali. E si ostinano ad applicare un modello formale (superficiale) di Federalismo che non potrà mai dare frutti se si cerca di impiantarlo sul terreno attuale.
Gli attuali sostenitori del Federalismo non si rendono nemmeno contro della contraddizione di fondo nella quale incorrono: pensano di poter “imporre” alle persone un regime che, per definizione, deve essere “guadagnato” dalle persone (probabilmente il problema nasce dal fatto che i sostenitori del Federalismo sono vissuti in comunità locali di piccoli paesi nei quali la coscienza dei Cittadini è spontaneamente portata a ragionare in modo “federalista”: ma essi non si rendono conto che la maggior parte dei Cittadini italiani, anche nel Nord, manca totalmente di una coscienza in grado di funzionare secondo principi di Libertà/responsabilità – ciò è vero, sicuramente, per gli abitanti delle Città).
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Ciò che serve oggi è quindi la definizione di un percorso che possa permettere di mettere a punto, dal basso, un modello reale di Federalismo.
Serve cioè un modello sviluppato dai Cittadini nel quale sia unita teoria (lo studio delle comunità “naturali” dell’uomo, come quelle antiche che hanno funzionato in modo fisiologico per decine di migliaia di anni, e funzionano ancora oggi in alcuni ambiti rurali sopravvissuti alla “rivoluzione razionale” della Cultura moderna) e molta pratica (una sperimentazione diretta da parte dei Cittadini della gestione della Comunità – come ha affermato Ross Perot, una volta che ai Cittadini è affidata la responsabilità della gestione della loro comunità, essi si danno da fare per gestirla nel migliore dei modi).
Si tratta quindi di fornire ai Cittadini strumenti teorici (portare a conoscenza dei cittadini l’alternativa alla vita attuale rappresentata dai modelli di comunità naturali dell’uomo), legali (inizialmente è sufficiente trovare il modo di utilizzare le leggi attuali nel mondo migliore), tecnologici (l’infrastruttura delineata in questo progetto) e materiali (come luoghi di incontro nell’ambito del vicinato) che permettano loro di occuparsi delle cose “di casa loro” (del loro vicinato).
[excursus] gli attuali problemi “culturali” prodotti da un paio di secoli di Democrazia rappresentativa
Il problema della difficoltà nell’instaurare un reale Federalismo risiede principalmente in una questione “culturale”.
Vediamo di comprendere in cosa consiste tale questione.
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E’ opportuno, innanzitutto, chiarire il significato di Cultura, che oggi, in una condizione di totale condizionamento del pensare dell’uomo da parte delle ideologie, ha assunto un accezione completamente differente da quella originaria.
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Enciclopedia Treccani: Cultura: “Complesso di conoscenze, competenze o credenze (…), proprie di un’età, di una classe o categoria sociale, di un ambiente”. Ovvero “l’insieme dei valori, simboli, concezioni, credenze, modelli di comportamento, e anche delle attività materiali, che caratterizzano il modo di vita di un gruppo sociale” o etnico. E “un sistema di vita, di un costume, di un comportamento, o, anche, l’attribuzione di un particolare valore a determinate concezioni o realtà, l’acquisizione di una sensibilità e coscienza collettiva di fronte a problemi umani e sociali“.
La Cultura è quindi non una serie di nozioni (il Sapere), come si pensa oggi, ma un modo di essere delle persone (una condizione di coscienza, che determina una serie di atteggiamenti specifici degli individui) che viene messo a punto all’interno di una specifica comunità “etnica” con un processo di sviluppo millenario (Treccani: le nozioni intellettuali sono “convertite”, nella cultura, da “semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo”).
Grazie alla Cultura (alla “formazione culturale” che l’individuo eredita in modo empatico, non esplicito, non-razionale, dalla sua comunità) l’uomo diviene in grado di vivere in modo ottimale all’interno della sua comunità, e nell’ambiente che lo circonda (l’animale non ha bisogno di questo tipo di educazione, poiché la sua coscienza non è soggetta al libero arbitrio: esso non deve mai prendere delle decisioni, tutto ciò che fa è intrinsecamente “giusto” per la sua vita e per la sua comunità).
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La Cultura è quindi, sostanzialmente, ciò che viene chiamato “tradizione”: una sorta di “patrimonio genetico sociale” che viene gradualmente sviluppato dalla comunità, e veicolato da una generazione alla generazione successiva (la Piscobiologia ci mostra come se per gli animali questo “patrimonio genetico” è puramente materiale, nell’uomo alla materialità del bagaglio genetico si aggiunge l’ambito più sottile del patrimonio sviluppato dalla coscienza).
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Questo patrimonio genetico-culturale che permetteva anticamente alle persone (ancora nell’America del 700, così come oggi in alcune comunità rurali europee) di vivere in modo “naturale” all’interno della comunità, oggi è andato perduto.
Ciò è avvenuto principalmente a causa della “vita artificiale” che l’individuo è costretto a sostenere nei centri urbani (l’uomo vive, sostanzialmente, in cattività).
Si tratta del risultato del processo di realizzazione degli obiettivi delle due maggiori Ideologie moderne (che intendono “rivoluzionare” il modo di vivere tradizionale dell’uomo, ovvero realizzare una “rottura” con il passato, con le radici, con i valori tradizionali, per creare un “uomo nuovo”).
L’obiettivo dell’Ideologia Illuminista: sostituire la vita naturale, “difettosa”, con una nuova forma di vita razionale, ovvero artificiale (si è conseguito con la Rivoluzione scientifica, e la Rivoluzione Industriale). E quello dell’Ideologia sociale (il pensiero di Sinistra): abbattere tutto ciò che è stato creato in passato per ricostruire un regime sociale totalmente nuovo (culturalmente “migliore”), interamente basato su idee razionali (Mao: effettuare una Rivoluzione culturale che permetta di ripartire dalla “pagina bianca”).
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Si prenda, tra i tanti, un esempio: oggi il Valore fondamentale è considerato essere dalla nostra Cultura il denaro; mentre un tempo esso era un Valore più sottile, la Virtù, del quale oggi non si ha, per lo più, memoria.
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Si noti come l’azzeramento della Cultura antica dell’uomo abbia portato ad una perdita della Memoria storica, e quindi, tra le altre cose, le persone a commettere errori già commessi in passato.
L’uomo occidentale, a causa di questa perdita delle sue competenze fondamentali (Saggezza) sviluppati in migliaia di anni, è entrato in un loop della Storia nel quale non fa altro che commettere errori devastanti.
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Ora si tratta quindi di recuperare, in primo luogo, ciò che è stato cancellato dalla coscienza dell’uomo negli ultimi due secoli di “rivoluzioni” culturali (Scientifica e Socialista). E di recuperare i Valori fondamentali dell’uomo: tradizioni (familiari, di lavoro, ecc …), forme di relazione, sentimenti, ecc …
Sostanzialmente, si tratta di recuperare la coscienza che caratterizzava gli individui che vivevano in modo fisiologico all’interno della comunità di un tempo.
Si tratta cioè di recuperare non tanto principi politici, o cognizioni intellettuali, ma una condizione di vita, ed una condizione interiore dell’uomo che possono essere assunte solo con una esperienza diretta della realtà (sperimentate direttamente nella realtà di tutti i giorni, e non dibattuta a livello teorico).
in che direzione cambiare il Federalismo?
cosa prendere
del Federalismo attuale
Ovviamente sono fondamentali le esperienze di Federalismo “tradizionale” sin qui effettuate. Si tratta di prendere di esso parte degli elementi positivi, di correggerli quando è il caso, ma sopratutto di “andare oltre”.
Tra gli elementi fondamentali del Federalismo che debbono essere adottati:
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il Federalismo tradizionale rappresenta, in primo luogo, la reintroduzione del principio di responsabilità (Libertà/Responsabilità) dei Cittadini. L’Idea di fondo (anche se in questo caso espressa a livello economico) che il Cittadino debba gestirsi le cose di “casa sua”; e che lo stato Nazionale debba essere subordinato ai poteri delle comunità locali.
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un’idea fondamentale del Federalismo americano (che va però inquadrata nel suo reale significato) è quello della Taxation without representation (il concetto di “nessuna tassa senza l’effettiva rappresentanza”, riportato in auge dai Tea Party). Questo concetto va però riportato alla dimensione “umana” (non quella astratta della Democrazia partecipativa, che deve essere superata): il Cittadino non non è tenuto a sborsare un Euro se non è in grado di decidere dove quella lira va impiegata.
cosa cambiare
del Federalismo attuale
Molti altri aspetti del Federalismo nella sua concezione attuale vanno invece cambiati.
Perchè il Federalismo (ovvero una Democrazia partecipativa) possa effettivamente funzionare nel contesto culturale attuale esso deve quindi recuperare gli aspetti umani che caratterizzano la vita sociale delle Comunità “naturali” dell’uomo.
Oggi invece, miopisticamente, si vogliono creare forme di Government partecipativo federaliste utilizzando delle concezioni di comunità locali che non sono affatto né locali né comunità.
Non sono locali perchè definiscono una dimensione territoriale troppo vasta: si parla di Regioni, o comunque di Comuni che, nel caso delle Città, sono troppo vasti per essere effettivamente comunità locali. Una comunità locale è un contesto nel quale l’individuo si sente “a casa sua”, ed è in qualche modo in relazione (reale) con le persone che abitano tale contesto; ed è a contatto diretto con cose ed eventi della Comunità. Il Comune di una Città ha una dimensione astratta che è più vicina a quella della Nazione che non a quella di un piccolo paese di provincia.
E non sono Comunità perchè una comunità sociale è sostanzialmente, per definizione, un ambito nel quale le persone svolgono la loro vita ordinaria (ovvero una vita dalle caratteristiche umane). Ma oggi, anche nei quartieri della città, non vi è più una “vita umana” nella concezione originaria del termine (che esiste invece in molti piccoli paesi).
Le Comunità locali che oggi si prendono in considerazione per applicare il Federalismo (o regime di Democrazia partecipativa) mancano quindi dei prerequisiti fondamentali per la riuscita di tale applicazione.
Per arrivare alla creazione di una reale Democrazia partecipativa è necessario ripensare il Federalismo in base a tali considerazioni: passare dalla attuale forma di Ideologia indotta dall’alto (forma “superficiale”, che si occupa solo più dell’aspetto economico e burocratico della questione), ad un “laboratorio” per lo sviluppo, dal basso, di una nuova (ma antica) forma di vita sociale.
le opportunità per il cambiamento
Oggi si presentano alcune opportunità per il cambiamento: la presenza di una crisi profonda del Sistema, e la nascita di nuove tecnologie di comunicazione interattiva.
Come si è detto la crisi attuale risulta essere una notevole opportunità per la riforma della Democrazia europea nelle direzione di una Democrazia partecipativa, poiché essa mette in luce non solo l’endemicità (e la gravità) dei problemi che affliggono attualmente il nostro Sistema sociale, ma mette anche continuamente in evidenza l’inadeguatezza delle forme di Federalismo che si vogliono attuare ora (molti Cittadini, avendo totalmente dimenticato la dimensione di vita naturale delle comunità locali,
oggi vedono il Federalismo come un nemico perchè temono che, con l’assunzione da parte loro della responsabilità nei confronti della propria vita sociale, essi verranno a perdere le “sicurezze” che il regime “assistenziale” garantisce loro
– solo quando il processo di riforma federalista si occuperà di incubare nella società gli aspetti umani delle comunità naturali dell’uomo, le persone capiranno della necessità di organizzarsi in forme di Government partecipativo, ossia di Federalismo).
La crisi attuale favorisce il processo di consapevolezza del Cittadino poichè mette in luce, appunto, le incapacità delle Istituzioni attuali di garantire quelle qualità dello Stato assistenziale nelle quali i Cittadini hanno “creduto” sino ad ora.
Un altro elemento che concorre a risvegliare la coscienza dei Cittadini è l’atteggiamento delle Istituzioni centrali sempre più limitante nei confronti delle Libertà individuali (una fattore di primaria importanza in questo trend lo riveste il fenomeno del passaggio dei poteri dallo Stato nazionale ad un Governo europeo nel quale i rappresentanti eletti dai Cittadini sono privi di poteri esecutivi; il lato positivo di questa situazione è che ogni nuovo passo verso l’europeizzazione degli stati nazionali risulta essere non un rafforzamento del potere centrale, ma un autogol che mette in mostra la non democraticità della Democrazia europea).
Per assecondare questo processo di graduale crescita della consapevolezza nelle persone dei problemi endemici della Democrazia attuale è necessario però, in primo luogo, poter disporre di un sistema di Informazione che rappresenti un salto di qualità rispetto a quello attuale (di informazione Storica e “giornalistica”), per poter far in modo che esploda la “bolla culturale” (di illusione) nella quale la coscienza dei cittadini è tenuta da anni di “terapia” di egemonia culturale [vedi il testo “la Bolla della Ragione”]
Si noti inoltre che la crisi attuale ha costretto le Istituzioni a promulgare direttive o leggi che, utilizzate in modo adeguato, possono favorire il recupero di forme più naturali di vita sociale anche all’interno delle Città (e quindi avvicinarsi ad una condizione di vita e di coscienza che possa portare alla creazione di un reale Federalismo). Regole che per ora non sono applicate, ma che, grazie ad una forte pressione da parte dei cittadini, possono essere applicate in modo molto proficuo per la causa del Federalismo.
( opportunità dalle tecnoilogie )
L’altra opportunità è offerta dai nuovi strumenti tecnologici di comunicazione interattiva, che permettono alla gente di comunicare in un modo nuovo (non si parla del loro uso “decadente” come quello proposto da sistemi come Facebook, ma di nuovi strumenti di comunicazione più evoluti descritti più avanti).
In particolare questi strumenti possono permettere ai cittadini di instaurare nuove forma di comunicazione sul territorio; ovvero di creare, gradualmente, un sistema sociale di nuovo tipo [delineato anch’esso in altro punto del documento], e forme di Government alternative che possono fungere proprio da “laboratorio” per definire una forma di reale Democrazia partecipativa.
Ovviamente questi strumenti possono permettere di raggiungere tale traguardo solamente se si proporranno come supporto ad una “vita reale”, e non, come accade ora, come strumenti per intraprendere “relazioni virtuali”.
Federalismo 2.0:
un percorso effettivo verso il Federalismo
Quindi l’unico modo per arrivare ad un vero Federalismo, che per la sua natura non è altro che un regime nel quale sono rispettati i diritti di base delle persone, è quello di svilupparlo dal basso (si intende qui il Federalismo in senso lato, che non è che uno dei nomi che si possono attribuire ad una Democrazia partecipativa).
Qualsiasi altro modo di introdurre il Federalismo nel sistema Democratico europeo presenterebbe un difetto di partenza che lo renderebbe per sempre difettoso (come la Democrazia rappresentativa attuale).
E soprattutto una introduzione di un reale Federalismo nella Democrazia centralizzata come quella europea non deve porsi, come fanno oggi i suoi sostenitori, unicamente come forma “limitativa” del potere Centrale.
Deve invece porsi come forma “positiva” di “Federalismo naturale”, che permetta di reintrodurre nella nostra società quelle valenze umane che si sono andate perdute negli ultimi secoli di “urbanizzazione” della vita occidentale.
Ripetiamo quindi: un percorso di riforme deve partire dalla definizione di una struttura “neutra” che permetta ai Cittadini di ritrovare la coscienza sociale “originaria” dell’uomo, nella quale essi erano spontaneamente portati ad occuparsi delle questioni della loro comunità.
E’ cioè necessario definire una struttura neutra (potremmo dire un meta-sistema) definito inizialmente solo nelle sue linee generali, che divenga presto un “laboratorio” di sperimentazione diretta da parte dei cittadini di nuove (ma antiche) forme di relazione e di gestione della “cose pubbliche”.
Si tratta di un sistema di nuove strutture sul territorio (nuove strutture “leggere” ma efficaci, organizzate sia grazie alle opportunità fornite dalle Leggi, sia, bypassando le istituzioni, messe in atto direttamente dai Cittadini) e di nuove modalità di vita sociale (inventate dai cittadini stessi nel momento in cui essi prendono coscienza coscienza del loro ruolo all’interno dell’Istituzione democratica). Supportato dalle efficaci infrastrutture tecnologiche di eGovernment oggi disponibili (nel presente progetto sono presentate tali strumenti in versioni evolute).
Come vedremo, in questo nuovo contesto i Cittadini possono cominciare a bypassare quasi totalmente le strutture centralizzate della attuale Democrazia rappresentativa (utilizzando gli strumenti offerti dalla Legge, o indirettamente, con il Potere di fatto che hanno di per sé iniziative portate avanti dalla maggioranza dei cittadini). E pian piano definire essi stessi le regole specifiche di una nuova forma di Federalismo.
le condizioni di partenza
fondamentali per poter sviluppare il processo
Alcuni punti che si reputano quindi indispensabili per arrivare ad un reale Federalismo sono:
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esso può unicamente essere sviluppato dal basso (deve pervenire da esperienze ed idee delle singole persone): tutto ciò che viene definito a priori da istituzioni, per quanto queste possano essere “illuminate”, rappresenta una contraddizione dei suoi Principi di funzionamento, e quindi un ostacolo alla realizzazione di una reale Democrazia partecipativa.
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le persone, per poter sviluppare un effettivo processo di riforma in tale direzione, devono essere “persone consapevoli” (quindi “cittadini informati”), ma anche, e sopratutto, persone che vivono già in una realtà locale dalle qualità umane vicine a quelle offerte dal Villaggio tradizionale dell’uomo. Solo in questo modo si realizzerà l’elemento fondamentale per la realizzazione del progetto: la pulsione spontanea che l’uomo aveva nel fare le cose per la comunità.
Avendo appurato che per poter arrivare ad una forma di reale Democrazia partecipativa è necessario arrivarci dal basso, e che per poter avviare tale processo di riforma è necessario porre delle condizioni di partenza nelle quali i Cittadini possano pian piano rendersi conto di che cosa bisogna fare, vediamo ora quali sono gli elementi che costituiscono questa condizione di partenza.
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in primo luogo devono essere definiti elementi che permettono alle persone di intraprendere nuove forme di relazione all’interno della comunità ultra-locale.
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Si tratta, dal punto di vista materiale, di luoghi di incontro come la piazza del paese: luoghi di ritrovo “sotto casa” (la vera dimensione del localismo è il vicinato). Ciò come si vedrà, è favorito dalla necessità definita dalle Istituzioni globali di attuare un nuovo assetto del territorio, per giungere ad una dimensione più a misura d’uomo (dando la possibilità ai cittadini di riappropriarsi di molti spazi urbani ora occupati dalle automobili)
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e da una infrastruttura tecnologica di Comunicazione interattiva, che favorisca questi incontri “reali”, e permetta di approfondire gli aspetti di sviluppo di idee e di “dibattito pubblico”
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e quindi una serie di strumenti di eGovernment che, sin dalle prime fasi, permetta ai Cittadini di esercitare un “potere di fatto” sullo Istituzioni (ciò è necessario anche per poter superare le “resistenze” da parte delle Istituzioni nei confronti di qualsiasi tentativo di riforma).
[ alcune parti del testo sono in via di sviluppo ]
[excursus] la sussidiarietà nel Federalismo 2.0
Nello sviluppo di una nuova forma di Federalismo è determinante tener conto del Principio di Sussidiarietà imposto dall’Unione europea agli Stati nazionali (il principio secondo cui i Cittadini si assumono la responsabilità diretta della soddisfazione della maggior parte dei loro bisogni, gestendo direttamente azioni oggi demandate ai Servizi pubblici, invece di seguire l’iter attuale che prevede il pagamento di tasse con le quali vengono poi remunerati tali servizi svolti da terzi – secondo le Istituzioni citate si tratterebbe dell’unica via di salvezza dal tracollo economico della Democrazia occidentale).
La Sussidiarietà è, sostanzialmente, il Principio di base della Democrazia partecipativa, e quindi la sua chiamata in causa da parte delle Istituzioni ufficiali non fa che legittimare qualsiasi progetto relativo al Federalismo.
L’opportunità è quindi di fondamentale importanza, poiché per applicare questo Principio sarà necessario delineare un nuovo sistema con il quale i Cittadini possano organizzare attività che permettano loro di soddisfare i loro bisogni (oggi malamente soddisfatti dai servizi pubblici): un sistema, appunto, di Federalismo 2.0.
Il principio di Sussidiarietà, pur indicato come unica via di salvezza per il Sistema occidentale, è stato di fatto accantonato per più di un decennio (pur rimanendo sempre valide le direttive che ne imporrebbero l’applicazione).
Ciò per due motivi fondamentali: mancano strumenti che permettano ai Cittadini di organizzarsi per praticare la Sussidiarietà (e, mancando anche strumenti di Open Informantion, manca anche la consapevolezza, da parte dei Cittadini, del reale bisogno di risolvere i loro problemi in modo migliore di come viene fatto oggi dai Servizi pubblici). Ed inoltre l’applicazione del Principio di Sussidiarietà va contro gli interessi delle Istituzioni (riducendo le spese della Pubblica amministrazione, applicando tale Principio si riducono anche gli introiti, più o meno “onesti”, da parte dei Partiti).
Il problema della consapevolezza del Cittadino è il più importante, poiché una volta presente questa qualità si possono neutralizzare i boicottaggi attuati dalle Istituzioni politiche. Il problema è che ai Cittadini manca attualmente anche la consapevolezza della possibilità di esistenza in una realtà sociale (Politica) differente da quella attuale (le persone sono così attaccate all’idea della necessità di essere gestite dall’alto, da uno Stato-famiglia, che reagiscono violentemente all’ipotesi di un Sistema sociale basato sulla loro responsabilità).
LA “CORRETTA INFORMAZIONE”
COME QUALITÀ DI BASE
DELLA DEMOCRAZIA
(“OPEN INFORMATION”)
Un prerequisito fondamentale di una Democrazia partecipativa è il “Cittadino informato” (o meglio il Cittadino consapevole).
Non è infatti possibile sviluppare nessuna reale forma di Democrazia (o di Federalismo) se i Cittadini non sono consapevoli dei loro reali bisogni, dei loro effettivi diritti (e del funzionamento del Government).
In particolare quella del Cittadino informato è una precondizione necessaria per uscire dalla attuale situazione di stallo delle riforme della Democrazia del welfare (che è, come si è detto, è necessaria una riforma non solo economica, ma anche degli aspetti umani della società: sicurezza, qualità nei servizi pubblici, ecc …): una “corretta informazione” è necessaria affinchè
I CITTADINI SI RENDANO CONTO CHE
LA ATTUALE SITUAZIONE DI CRISI NON PUÒ ESSERE RISOLTA
CON GLI STRUMENTI DELLA ATTUALE DEMOCRAZIA
(ossia dalle persone che sono attualmente nella stanza dei bottoni), ma che
È NECESSARIO UN CAMBIAMENTO RADICALE NEL QUALE I CITTADINI NON POSSONO NON AVERE UN RUOLO PRIMARIO.
le Istituzioni “centralizzate” oppongono una resistenza alle riforme che non potrà essere superata fino a che i Cittadini, attualmente disorientati dalla retorica divulgata dai canali mediatici, non si renderanno conto sia del fatto che le Istituzioni non sono più in grado di rimettere in sesto il sistema; sia dell’illegittimità, dal punto di vista democratico, di tali resistenze.
Per questa ragione è necessario affrontare innanzitutto il problema più sottile della Democrazia attuale: quello dell’Informazione (è il problema “più psicologico”, e quindi quindi qui difficile da affrontare).
Si ricorda che per avere una reale Democrazia partecipativa non si tratta solo di migliorare i meccanismi di voto: va supportato tutto il processo di sviluppo delle opinioni del Cittadino (il voto non è che un aspetto marginale della questione). Ed in primo luogo, appunto, si tratta di migliorare sostanzialmente l’aspetto dell’informazione.
Vi sono esempi che illustrano l’importanza della relazione tra la Democrazia partecipativa e l’informazione: in Svizzera il 60% dei cittadini si ritiene molto informato politicamente, poiché esiste una democrazia diretta, mentre in Austria, ad esempio, dove vi è una democrazia rappresentativa, solo il 30% afferma di essere informato.
il problema psicologico: informazione e retorica
Il problema di base che affligge le Civiltà è nella doppiezza della comunicazione umana: la comunicazione può essere informazione o retorica. Ambiguità difficile da individuare proprio per il fatto che si tratta di una questione che coinvolge la nostra coscienza, la quale è autoreferenziale (la mente, come l’occhio non può vedersi mentre guarda; non può percepire se stessa mentre ragiona o apprende).
Nella prima forma di comunicazione, la reale Informazione, alcune persone passano ad altre dei dati che rappresentano la realtà così come è (che per lo meno si avvicinino il più possibile alla realtà). Questa regola corrisponde al Principio di base dell’Informazione (Giornalismo) anglosassone: separare le informazioni dalle opinioni.
Nella seconda forma, la retorica, vengono passate, appunto, ad altre persone delle opinioni caricandole di significati “affettivi” affinchè esse siano prese come “Verità”. E’ una forma di persuasione invece che di comunicazione.
Nella informazione lo scopo è di riportare all’altro la descrizione il più possibile fedele ad una situazione, per avere la sua opinione; mentre nella retorica lo scopo è convincere l’altro di una idea (instillare nelle menti delle opinioni precostituite);
Quest’ultima forma di comunicazione lavora, appunto, su un livello emotivo della coscienza applicato prima dai Totalitarismi del Novecento, e poi (dagli anni ’50) nella “persuasione occulta” attualmente praticata dal Marketing e dalla Comunicazione politica (vedi lo Spinning praticato dalla Sinistra). Un livello sul quale la coscienza umana (in condizioni ordinarie) non ha nessun controllo (la mente non è cosciente dell’attività di tale livello di coscienza).
Per Pirandello la retorica era “il guardaroba dell’eloquenza dove i pensieri nudi andavano a vestirsi”. Per poter persuadere le persone di una Verità, in questo caso, si fa leva sul lato emotivo della comunicazione: si porta la mente dell’ascoltatore il più lontano possibile da una condizione di razionalità, per cui, alla fine, la coscienza dell’ascoltatore è portata ad essere persuasa del fatto che chi comunica “ha ragione” (agli albori del Marketing si utilizzavano, nei neonati Supermarket, musica e colori per portare gli utenti in una condizione mentale nella quale essi finivano per acquistare più prodotti di quelli previsti inizialmente; Veltroni, da agit-prop del Partito Comunista, secondo gli insegnamenti dell’URSS, “agitava” le folle per poterle rendere più ricettive alla sua propaganda; queste tecniche sono oggi utilizzate dall’organizzazione messa in piedi da chi, per conto dei Servizi Segreti USA, studiava le tecniche di manipolazione delle menti del KGB: i Dianetics). [vedi “bolla della ragione” nel documento “Manipolazione delle masse”]
In questa forma di comunicazione si può convincere le persone di una “verità” senza la necessità di riportare fatti concreti: semplicemente indicando, operando sul livello emotivo delle coscienze, la “giustezza” di una posizione (o la negatività di un’idea o di un atteggiamento di un’altra persona). Così fa, ad esempio, lo Spinning messo in atto dalla Sinistra, nei confronti dei “nemici”. [vedi Veltornismo in “manipolazione delle masse”][
A causa di questa forma di comunicazione “persuasiva” applicata alle coscienze umane per decenni (con le strategie di Marketing e con quelle di Egemonia culturale perseguite dalla Sinistra) oggi la mente dell’uomo occidentale ha una visione della realtà sociale decisamente distorta della realtà. Le persone sono quindi persuase del fatto, ad esempio, che il Welfare di stampo europeo sia il modello Ideale di Democrazia (si tratta invece di una forma di Stato che nega i principi di base della Democrazia): si crede cioè che lo Stato ricopra un ruolo fondamentale in Democrazia, quando non è che uno strumento a disposizione dei Cittadini.
La retorica ha portato le persone in una condizione di coscienza nella quale esse vedono “buoni” e cattivi” a seconda di ciò che gli viene indicato dai media, senza essere in grado di ragionare su tali considerazioni. Ovvero senza cercare di comprendere se le loro opinioni siano collegate a considerazioni sulla effettiva rispondenza di atteggiamenti ed idee delle persone da essi giudicate a regole e Principi della Democrazia (in tale condizione mentale le persone “cattive” sono tali anche quando non hanno infranto nessuna regola ufficiale). E’ il dominio dell’Ideologia sulla razionalità: è il pensare che “è giusto ciò che è giusto”, e non ciò che si conforma alle Leggi (è una forma di pensiero preconcettuale, che non deriva da nessun reale ragionamento, ma che è plasmato da dogmi ideologici). Da questa condizione mentale nasce l’idea che “il fine giustifica i mezzi” (e, come conseguenza, nascono gli atteggiamenti fuori dalle regole prorpio da parte di chi si definisce “correct”).
Il problema è che, appunto, ora, dopo anni di esercizio di strategie di Egemonia culturale da parte della Sinistra, i Cittadini, in tale condizione di coscienza, non conoscono più i principi della Democrazia: anzi li rifiutano come ideologicamente scorretti (ad esempio i “fascisti”, ovvero le persone che contrastano le opinioni di Sinistra, non hanno diritto di esprimersi), e li combattono “fuori dalle regole” (i”l fine giustifica i mezzi”) in base a motivazioni preconcettuali, senza rendersi conto della contraddizione di fondo nella quale incorrono creandosi una “giusta” opinione che è contraria a quella della maggioranza delle persone che vivono nella loro stessa Nazione (ovvero senza più adattarsi alla volontà del Popolo Sovrano).
Paradossalmente, la Democrazia moderna ha creato un sistema culturale nel quale la comunicazione ha lo scopo di essere non-informativa. Perché, appunto, una reale informazione renderebbe più difficile, se non impossibile, convincere il Cittadino della bontà delle verità ideologiche (e “di mercato”) che vengono propinate ai cittadini.
la necessità di ripristinare un sistema di reale informazione
La retorica è quindi una forma di manipolazione dell’informazione (ossia della coscienza della persone). Una forma di comunicazione che tiene le persone lontane da una reale consapevolezza della realtà delle cose.
Un sistema informativo che possa supportare un sistema realmente Democratico deve essere vaccinato nei confronti di questo problema.
Molti studi sono stati sviluppati su questa questione. Nel presente progetto si delinea, appunto, un Sistema di informazione funzionale alla Democrazia partecipativa in grado di produrre reale informazione: un Sistema di Open information.
Se la retorica è finalizzata ad alimentare passioni, le scelte delle persone che riguardano gli aspetti importanti della loro esistenza devono invece essere effettuate in una dimensione razionale.
Ovvero il sistema di Informazione che possa permettere ad una Democrazia partecipativa (una forma di Federalismo reale) di funzionare deve avere delle qualità che gli permettano di non essere intaccato dal problema rappresentato dall’intrusione di elementi di manipolazione delle coscienze (azione che, ripetiamo, non può essere individuata, sul momento, dalla mente umana proprio per il fatto che essa agisce ad un livello che dalla mente non può essere né percepito, né tantomeno controllato).
E’ cioè necessario che un Sistema di Informazione realmente democratico permetta, sostanzialmente, alle persone di farsi delle opinioni basate su una reale conoscenza dei fatti.
Per questa ragione il sistema informativo deve fornire le seguenti funzionalità (si tratta dei criteri di base sui quali è sviluppato il progetto di Open Information sviluppato più avanti):
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i Cittadini devono avere una parte attiva nella gestione delle informazioni: le informazioni essere commentate quando sono prodotte da Canali mediatici, ma devono anche poter essere prodotte dagli utenti stessi (si ricorda che si tratta di informazione che riguarda l’ambito ultra-locale). Ciò significa anche che l’informazione deve essere:
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pluralistica: ovvero deve permettere una buona accessibilità a diverse fonti di informazione: la “realtà dei fatti” è sempre soggettiva (quando viene descritta). Si può avere una reale conoscenza (e una “corretta opinione”) di una situazione quando si sono “incrociate” più informazioni riguardo ad esso. Si tenga conto che ci si riferisce ad un contesto ultra-locale, per cui c’è, del fatto del quale ci si informa, sempre la possibilità di avere o una esperienza diretta, o una testimonianza “di persona” da persona che in qualche modo si conosce. Informazione pluralistica significa che essa è linkata (o facilmente linkabile) con altre informazioni, per un facile confronto delle descrizioni di un fatto.
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diretta (ovvero documentata): la reale conoscenza della realtà dei fatti avviene solo in un processo di successivi approfondimenti di una questione specifica (per essere un “Cittadino informato”, nella dimensione ultra-locale i fatti significativi da prendere in considerazione sono molti meno di quelli di cui è necessario tener conto in una realtà complessa come quella Nazionale). Quindi chi informa deve potere documentare ogni aspetto rispetto alla situazione che descrive; così come chi fruisce dell’informazione deve poter facilmente reperire ulteriore documentazione relativa ad una situazione (ovvero l’Informazione deve avere una fruizione attiva).
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l’Informazione prende corpo (la sua Valenza sociale) solo quando essa è il risultato di un dibattito tra persone con opinioni differenti. La struttura informativa deve quindi permettere ai Cittadini di discutere in modo approfondito sulle Informazioni.
Il processo è: si espongono i fatti (che vengono verificati dall’Utente) – si esprime una opinione che viene confrontata con altre opinioni – si arriva infine ad una opinione personale sintetica che sarà utilizzata dal Cittadino nell’esprimere le sue preferenze in operazioni di voto. Il dibattito pubblico deve essere, come ogni ambito di vita politica istituzionale, regolato da norme generali “neutre”.
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l’informazione può divenire “conoscenza” solo attraverso un processo di elaborazione personale delle informazioni: vedremo come il Sistema proposto proponga una applicazione che permette di “manipolare” (editing) le informazioni per farle proprie.
Si noti come la possibilità di editing dell’Informazione offerta dal sistema faccia in modo che non vi sia più una chiara distinzione tra una nuova informazione ed una elaborata da altri: in ogni caso nella nuova Informazione della precedente permangono tutti i link alla fonte originaria (es.: articolo di un giornale), ed eventuali documentazioni allegate. L’informazione viene “completata” da contributi successivi: considerazioni, ulteriori documentazioni, link con altre altre informazioni sullo stesso argomento, ecc …
[vedi progetto WebJournal/WebTV per una illustrazione più approfondita di tali principi]
[excursus] la questione dell’apprendimento – e la resistenza al cambiamento
Il buon funzionamento di una Democrazia è legato alla consapevolezza dei Cittadini. E quest’ultima è legata alla qualità dell’apprendimento di ogni singola persona.
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Il meccanismo dell’apprendimento è molto sottile e complesso. E’ una delicata questione psicologica: l’apprendimento non avviene, appunto, se non in condizione di “voglia” di apprendere da parte dell’individuo.
Ovvero l’apprendimento non avviene in presenza dei seguenti fattori:
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mancanza di una pulsione ad apprendere: perchè la persona possa realmente apprendere deve esserci in essa il desiderio di migliorare se stessa (e quindi la comunità, familiare o sociale, in cui essa è inserita); questa è la condizione spontanea nell’uomo che vive in condizioni sociali fisiologiche, e quasi totalmente assente nell’individuo che vive nella attuale dimensione esistenziale post-moderna.
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“atrofizzazione” dei sensi (affievolimento delle percezioni) dovuta al fenomeno rimosso (incapacità da parte dell’individuo di sopportare alcune sensazioni di stress: sostanzialmente le sensazioni che nell’età infantile l’individuo ha trovato talmente insopportabili da costringersi a chiudere alcuni dei suoi canili percettivi); questo è l’aspetto della nostra coscienza utilizzato dai “manipolatori di coscienze” nei servizi segreti più evoluti.
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condizione di “paura sotterranea”: è la condizione che gli agit-prop (agitazione > propaganda), ovvero i leader della Sinistra, utilizzano per guidare le masse [vedi “manipolazione delle masse”]
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L’apprendimento (l’evoluzione della coscienza) non avviene quindi con un processo passivo da parte del fruitore (modalità che può produrre invece soltanto una “manipolazione della mente” come quella teorizzata da Gramsci, ed applicata tutt’ora nell’educazione scolastica e nella comunicazione mediatica): ma l’apprendimento avviene solo quando sussiste una spinta interiore che induce l’individuo a migliorare il suo livello di conoscenza del mondo.
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La pulsione a conoscere caratterizza l’atteggiamento delle persone che sono riuscite a portare a termine con successo le azioni della loro vita. Lo sport si basa proprio su questo principio: gli atleti di successo sono animati da un impulso spontaneo a cercar di comprendere il funzionamento del proprio corpo, per poterlo far lavorare al meglio.
Ma anche le persone “ordinarie”, nelle attività in cui sono coinvolti in modo particolare, sono mosse da questo tipo di impulso. Un esempio: se una persona arriva in una casa nuova per una vacanza, vuole conoscere subito la casa per comprendere quali sono le potenzialità che essa offre; ma anche vedere l’ambiente esterno come può essere sfruttato durante la vacanza.
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Ma questa spinta spesso non è sufficiente. La persona non solo deve aver “voglia di sapere” (filosofia = amore per la conoscenza). Ma deve anche riuscire a superare delle resistenze poste normalmente dalla sua coscienza alla conoscenza di alcuni aspetti della realtà che riguardano direttamente la sua vita (“la verità fa male”, e spesso si dice “preferisco non sapere”).
Purtroppo le persone infatti, qualora si trovino di fronte alla possibilità di scoprire una verità “scomoda”, si lasciano prendere da un panico sotterraneo, e rinunciano, con varie scuse, ad affrontare la verità.
Questo è l’elemento su cui gioca l’attuale propaganda ideologica.
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Questo processo psichico avviene a livello di inconscio: l’individuo non percepisce affatto il panico, ma sente semplicemente la voglia di “distrarsi”: di magiare un gelato, di mettersi a guardare la televisione; in ogni caso la mente suggerisce, in questi casi, di rimandare al domani la conoscenza di tale verità.
E’ la situazione che si ritrova, ad esempio, in molte famiglie nella quali si verifichino problemi gravi (sospetto di tradimento o di malattie): ci si vorrebbe informare, ma siccome queste verità possono provocarci gravi stress (se non shock), allora si preferisce “non sapere”.
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Allo stesso modo le persone oggi non vogliono sapere quali sono i problemi che minacciano la nostra civiltà (e, probabilmente, la Terra).
In quest’ultimo caso, le persone si sentono così vicine alla condizione di “salvezza” promessa dai “Leader” ideologici (è il “salvati in speranza” tipico delle Religioni “riformate”, ovvero “protestanti”), ovvero da Politici ed “Esperti”. E in questa condizione mentale provano un forte risentimento nei confronti di chi, cercando di portare loro una visione reale delle cose, rischia di mettere in crisi la loro visione illusoria.
Per questa ragione oggi è praticamente impossibile cercare si spiegare alle persone che il Welfare va in direzione contraria a quella che dovrebbe prendere una reale Democrazia. Un tentativo del genere può produrre forti reazioni di rabbia da parte di chi non vuole ascoltare: paradossalmente, più si portano dati concreti per dimostrare la cosa (come la dimostrazione oggettiva del fallimento di qualsiasi forma di Stato assistenziale) e più si alimenta questa reazione emotiva.
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(non si sostiene qui che concentrarsi quasi unicamente sui problemi, come fanno molti, sia un vantaggio: si tratta solo di riconoscere il problema, per poi spostare la coscienza su una progettualità che fornisca una possibilità di di risolverlo – la concentrazione sui problemi, tipica del Pensiero di Sinistra, non fa che enfatizzare, con il passare del tempo, i problemi).
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Questo meccanismo mentale di cui l’uomo è attualmente prigioniero, rende difficili i cambiamenti nell’esistenza della persona: e di conseguenza a livello sociale. Per poter sviluppare un processo di cambiamento sostanziale (reali riforme) è necessario che esistano due condizioni fondamentale:
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le persone devono rendersi conto di essere oggi in una posizione altamente critica, che continua a peggiorare; e dalla quale nessuno li può realmente aiutare ad uscire (ossia che l’unico modo per migliorare la situazione è quello di darsi da fare in prima persona).
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vi devono essere dei progetti (credibili, realmente realizzabili) per il prossimo futuro (e non i sogni, esplicitamente richiamati dagli slogan della Sinistra).
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Solo a queste condizioni le persone si possono attivare spontaneamente e partecipare attivamente ad un processo di riforma della Democrazia.
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Un altro prerequisito fondamentale dell’apprendimento (conoscenza) è l’esperienza diretta delle situazioni delle quali si assumono Informazioni. Qualsiasi informazione alla quale la persona non sia in grado di collegare sensazioni di esperienza diretta, non premette di comprendere le sfaccettature di quella situazione in modo sufficiente per farsi un’opinione corretta di esso.
Per questa ragione un processo di Informazione mirata a creare un Cittadino informato non può prescindere da un contesto locale: solo in tale contesto la persona può infatti rendersi conto effettivamente di come stanno le cose, e quindi prendere decisioni opportune.
E, di contro, in un contesto vasto come Nazionale non esiste praticamente nessuna forma di vaccinazione nei confronti della retorica, ossia del populismo propinato oggi dalle Ideologie: la mancanza di un contatto diretto, da parte del fruitore delle informazioni, con la realtà che viene riportata dai canali mediatici espone il Sistema di Informazione al rischio di divenire un veicolo di retorica (in tale contesto il Cittadino non può “venire a sapere”, ma può solo “crederci”).
Ulteriori considerazioni
su una struttura efficace di Open Information
Ovviamente non esiste una ricetta sicura per creare un Sistema che garantisca una reale “corretta informazione”. Quest’ultima non deriva infatti né dalla bontà “tecnica” del sistema in sé, nè dalla “correttezza” delle persone che lo gestiscono.
Basarsi su questi due fattori significa basarsi erroneamente su preconcetti, ovvero significa valutare la bontà di un sistema partendo da posizioni preconcettuali che non prendono in considerazione i Principi della Democrazia.
In questo caso si parte infatti dalla posizione Ideologica per la quale ci sono delle tecnologie in grado di risolvere dei problemi dell’uomo, e ci sono delle persone “giuste” in grado di fornire un tipo migliore di informazione rispetto a quella proposta da altri.
Ma le tecnologie sono solo strumenti, e il risultato del loro utilizzo dipende sempre dall’uso che la persona che le “gestisce” ne fa: e le persone che le gestiscono sono sempre esseri umani, e non sono quindi mai in grado di prendere decisioni per altri (in Democrazia non ci sono “migliori” che possono prendere decisioni “giuste” per la collettività, ma solo Cittadini che devono divenire coscienti dei loro bisogni, dei problemi che li affliggono, e quindi trovare il modo risolverli – le persone “migliori”, per quanto siano intelligenti, non possono mai sapere l’esigenza specifica del momento di altre persone: e la Democrazia funziona solo quando è in grado di soddisfare, in tempo reale, le esigenze delle persone).
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Quindi un corretto funzionamento di un Sistema informativo, in Democrazia, deriva unicamente dal fattore fondamentale per il buon funzionamento di una Democrazia partecipativa (o Federalismo): la coscienza attenta del cittadino.
Un Sistema informativo realmente Democratico deve quindi avere le seguenti caratteristiche “oggettive” di base:
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la trasparenza delle Istituzioni politiche è la qualità che può permettere la creazione di un nuovo sistema di Open Information: i Cittadini devono sempre sapere, nel dettaglio ed in “tempo reale” quali sono le azioni intraprese (o programmate) dagli Enti pubblici (come si vede in altro punto del documento, nuove leggi in questa direzione sono state promulgate, ad esempio, da Obama, e dai governi Inglese ed Italiano).
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elevato livello di accessibilità e fruibilità dei canali mediatici da parte degli utenti: ovvero i canali mediatici devono essere facilmente rintracciabili (per rispettare una altro principio fondamentale della “corretta informazione”: la pluralità delle fonti), e facilmente fruibili (anche da persone che attualmente non utilizzano PC – devono essere impostati sulla nuova filosofia rappresentata dal Sistema operativo dell’iPad).
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Oggi la Civiltà occidentale vive una opportunità attesa da più di duemila anni: le nuove tecnologie di comunicazione interattiva permettono infatti di riportare la partecipazione dei Cittadini a livelli qualitativi simili a quelli della Democrazia originaria. Permettono cioè di sviluppare un Sistema di Informazione realmente democratico (essendo, appunto, che il Sistema di informazione rappresenta la componente di base del Sistema di deliberazione della volontà dei cittadini).
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Oggi è possibile avere informazioni estremamente dettagliate in tempo reale dalle Pubbliche Amministrazioni (con fogli di calcolo, grafici, ecc …): amministrazioni come quella USA e Italiana prevedono infatti la loro pubblicazione in formato “manipolabile” da parte dei Cittadini.
In questo modo i Cittadini possono analizzare, anche in “Gruppi di studio” (una delle funzionalità offerte dal sistema qui proposto), tutte le attività degli Enti pubblici. E sviluppare delle opinioni in Dibattiti pubblici che analizzino i risultati di tali studi.
Come approfondito in altra parte del documento, i Cittadini possono valutare con cognizione di causa se un lavoro svolto dagli Enti locali, come la riasfaltatura di una strada, si opportuno o inutile.
1 questa affermazione è, ovviamente, negata, dai Razionalisti.
2 la Treccani riporta un caso esplicito: “Per analogia, condominio internazionale, situazione nella quale si trova un territorio sottoposto alla sovranità di due o più stati”
3 Questa struttura neutra (è cioè regolata, di base, solo da meta-regole, e non da regole specifiche) era stata concepita originariamente in modo che i Cittadini potessero mettere a punto, volta per volta, le regole specifiche che potessero garantire una ottimale gestione della società
4 Si noti che una “buona” Monarchia può funzionare decisamente meglio di una Democrazia che non rispetta i suoi Principi di funzionamento
5 Allo stesso modo Stalin e Togliatti hanno creato il comunismo buono, di facciata, con la Svolta di Salerno.
6 Togliatti, la persona che più ha influenzato l’attuale assetto politico dell’Italia, era chiamato nel PCI “il Migliore”).
7 (Treccani) “a. In filosofia, l’atto con cui l’uomo si determina secondo la propria legge (…) – b. In diritto internazionale, lo stesso che autodecisione dei popoli.”