La Democrazia europea oggi non funziona perchè: sono errati i Principi su cui essa è fondata , e sono errate le filosofie politiche dei Partiti (rispetto alle regole della Democrazia reale).
Si propone qui un programma politico diviso in due parti: (1) un Programma di New Politics in quanto Politica dei Cittadini: (a) basato sulla creazione di una nuova forma di Partito: che è sia un Partito-chioccia di piccoli movimenti con scopi specifici; sia una meta-partito aggregatore di altri Partiti su una “causa generale”, bi-partisan, di riforma della Democrazia (con una piattaforma “universale ed aperta”). Un Programma finalizzato anche (b) a chiarire la questione (oggi fondamentale) delle presunte “garanzie” che i Cittadini temono di perdere abbandonando la Socialdemocrazia (il Welfare).
(2) Un Programma di strategie politiche “convenzionali”: questioni “macro” (per lo più di Politica internazionale, come uscita de Europa ed Euro; e modalità per chiudere con il debito, ecc…). E punti più specifici: Regime fiscale radicalmente nuovo, Scuole autonome gestite dal basso, ecc …
Si definisce, inoltre, per il Mercato, un recupero dell’Economia reale: infrastrutture e regole funzionali all’Impresa e alle Professioni. E per il lavoro salariato: ripartire dal basso per creare una dimensione nella quale i Dipendenti divengano In-dipendenti (quasi delle Partite IVA).
IL PROBLEMA DI FONDO
DELLA DEMOCRAZIA
LA DEMOCRAZIA DIRETTA:
le PRECONDIZIONI di svilup0po spontaneo
La Democrazia europea oggi non funziona perchè:
- sono errati i Principi su cui è fondata tale Democrazia (non sono utilizzati i principi della Democrazia originaria, ma principi dei precedenti “regimi assoluti”)
- sono errate le Filosofie politiche dei Partiti – o i Partiti si muovono senza aver definito a monta un progetto concreto (vedi questioni come il Sistema fiscale, il Federalismo: non ci sono proposte progettuali reali, ma solo proposte ideologiche, astratte).
la Democrazia è “dal basso”
L’IDEA di base è che
LA DEMOCRAZIA PUÒ ESSERE SOLO DAL BASSO,
poiché essa si basa su:
- la soddisfazione dei bisogni dei Cittadini, e solo i Cittadini possono sapere (in tempo reale) quali sono i loro bisogni (e se le modalità di soddisfazione stanno realmente funzionando).
- lo sviluppo spontaneo delle sue qualità: come in tutti gli ecosistemi (compreso il corpo umano) la Democrazia si basa sul buon “funzionamento” del suo elementi di base: le Persone (che sono l’equivalente delle cellule pel corpo umano): il che significa che la Democrazia si basa sulle persone. E la pre-condizione in cui si devono trovare le persone affinchè esse possano “far funzionare” al meglio la Democrazia è la condizione che caratterizza le cellule del corpo umano: la Libertà “di funzionamento” (in primis libertà di decidere, ovvero Sovranità).
Sono le pre-condizioni sociali e non le istituzioni che fanno funzionare la democrazia
Da queste due caratteristiche fondamentali della Democrazia ne deriva un’altra:
la Democrazia può funzionare solo
QUANDO LE PERSONE SONO IN GRADO DI COMPRENDERE
QUALI SIANO I LORO BISOGNI, E COME SIA POSSIBILE SODDISFARLI
(magari con il suggerimento di qualcuno, ma sempre senza “decisioni” prese da altri: come in tutte le “consulenze”, anche in questo caso i Cittadini devono arrivare sostanzialmente “da sè” a definire le qualità specifiche del loro bisogno, e quindi le modalità specifiche di soddisfazione).
Solo in questa pre-condizione di capacità del Cittadino di “capire le cose”, e di agire per risolvere i problemi, l’ecosistema Democrazia può funzionare. In questa condizione infatti i Cittadini possono dare meglio di sé: in tale condizione, che è quella della vita “originaria” (“Naturale”) dell’uomo, quella tipica del “Villaggio”, coincidono gli “interessi” personali con quelli della Comunità (la Comunità diviene una sorta di “Intelligenza collettiva”, come il corpo umano ha una intelligenza che è composta dall’“intelligenza diffusa” nelle sue cellule – è ciò che Adam Smith ha chiamato la “mano invisibile”).
La Democrazia non deve quindi fare altro che garantire la Libertà dell’Individuo, ovvero la sua Sovranità (la sua “Libertà di decidere”). In questa condizione l’”intelligenza collettiva” della Comunità produrrà le “qualità sociali” necessarie alla vita dell’uomo (necessarie cioè alla realizzazione della sua Felicità che, come è stato scritto nei documenti di fondazione degli Stati Uniti, è il fine ultimo della Democrazia). Quelle Qualità che lo Stato oggi pretende invece di creare con operazioni di “Politica sociale” (qualità oggi definite con i termini: Lavoro, Salute, Sicurezza, Cultura).
Il problema della Democrazia è tutto sommato semplice da delineare (nelle sue linee generali):
OGGI SI PRETENDE DI FAR FUNZIONARE
UN ECOSISTEMA,
IL QUALE HA BISONGO DI SVILUPPARSI IN MODO “SPONTANEO”,
CON UNA CONDUZIONE FORZATA.
Infatti oggi, a differenza di quanto accadeva nella Democrazia originaria, e nella prima Democrazia moderna (quella degli Stati Uniti), si ha una sistema gestito da persone le quali, pretendendo di sapere cosa va fatto per gli altri, gestiscono i Cittadini secondo le loro idee.
la necessità di ripristinare la Politica nel suo significato originario
Quale è quindi lo scopo della Politica?
Per rispondere a questa domanda bisogna in primo luogo considerare che oggi non si tiene più conto che vi sono due diverse tipologie di Politica (che, nel suo significato essenziale è: l’attività di elaborazione di soluzioni per la soddisfazione dei bisogni dei Cittadini, ottenuta attraverso l’esercizio del dialogo all’interno di una Comunità umana). Le due forme sono:
- Una forma di Politica realmente democratica; la Politica dell’esercizio della Sovranità dei Cittadini (attività che può essere esercitata solamente in Stati realmente federali,come la Svizzera e gli Usa).
- La forma di Politica ideologica che si è sovrapposta alla precedente: la Politica dell’esercizio del Potere da parte dello “Stato sociale”.
E quest’ultima forma, nella quale la Politica è intesa (erroneamente) come “teoria e pratica che hanno per oggetto l’organizzazione e il governo dello Stato” (Diz. Garzanti) ha “destituito” i Cittadini-Sovrani dal ruolo primario della Democrazia (non è l’organizzazione dello Stato l’oggetto della politica in Democrazia, ma della Comunità sociale).
Per riuscire ad attuare una riforma che possa riportare la Democrazia le sue qualità originarie (una reale soddisfazione delle persone) è necessario recuperare la prima forma di politica: la Politica dei Cittadini (ridare maggior peso a quest’ultima, e relegare la “Politica di Stato” al ruolo che le compete: quella di Amministratore delle questione nazionali (pochissime), ai comandi del Cliente-Cittadino).
la necessità di trovare il modo per ripristinare LA virtuosità della comunità sociale
Se quindi l’attività puramente amministrativa
(Politica non decisionale)
può essere delegata alle Istituzioni,
IN DEMOCRAZIA L’ATTIVITÀ PRETTAMENTE POLITICA
(il processo decisionale con il quale vengono deliberate le azioni all’interno della Comunità sociale)
DEVE ESSERE AFFIDATA AI CITTADINI.
Quindi in sostanza in Democrazia l’attività Politica come è intesa ora (l’attività delle Istituzioni, e cioè dei Partiti)) non è una azione di intervento diretto per la soluzione dei problemi, ma il valutare la modalità per “indurre” (con consigli, e mai con la ”pianificazione”, che significa imposizione) le precondizioni che creano un “ambiente virtuoso” . Il compito delle Istituzioni politiche è cioè quello di costituire un ambiente nel quale i problemi si risolvano con processi spontanei (in effetti è ciò che accade ancora nelle comunità rurali nella ancora composte dalle famiglie “tradizionali” del luogo).
In altre parole, l’attività politica come è intesa ora, ossia come attività nella quale le Istituzioni si assumono direttamente il compito di risolvere direttamente i problemi, è assolutamente non-democratica.
Per rispettare queste qualità di sviluppo spontaneo della Società umana è quindi necessario, quando si voglia delineare un Programma politico, individuare quali sono le qualità di base del nostro Sistema democratico che producono, in alternativa:
- un ambiente virtuoso, o
- un circo vizioso
la Comunità virtuosa (le “Qualità civili”)
L’Ambiente virtuoso è sviluppato nelle comunità che si basano sulle forme di vita originarie (“tradizionali”) dell’uomo, e garantisce quella “virtuosità” dell’individuo che è l’ingrediente principale della Democrazia. Il processo virtuoso avviene, appunto, per il fatto che in tali contesti esistono delle pre-condizioni che favoriscono le “inclinazioni positive” delle persone (la Società dell’uomo è in primo luogo un “contesto umano”, e non un contesto “politico” – non esiste, di fatto, come vorrebbero le Ideologie sociali, una Società come ente in sé, ma solo un moltitudine di persone, ognuna peculiare nel suo modo di essere; l’organizzazione Federale, che garantisce “l’autonomia” delle persone, serve proprio a garantire questa peculiarità della Società umana).
L’uomo, in tali condizioni, è cioè portato spontaneamente ad operare in modo da sviluppare al meglio le sue qualità (il suo talento); e a farlo in una modalità nella quale il suo interesse è suddiviso contemporaneamente tra “interesse privato” (si tratta comunque di una ambito non “individualista”, che comprende la “famiglia allargata” distribuita nella Comunità) e “interesse pubblico” (della sua Comunità nella quale tutte le famiglie si conoscono da secoli, e tra di esse c’è quasi sempre un legame di sangue: la Comunità è una sorta di famiglia).
Il fallimento dello Stato nella sua forma attuale (Socialdemocratica), è causato proprio dall’aver voluto sostituire questa qualità naturale della Società (dell’uomo) con qualità di tipo ideologico, imposte dall’alto con dogmi, e non assimilabile dall’individuo (a livello interiore).
Le precondizioni necessarie ad ottenere questo tipo di Ambiente virtuoso (“Comunità dell’uomo”) sono quindi, in estrema sintesi:
Il senso della Famiglia e della Proprietà, che porta la persone ad impegnarsi per curare una parte del territorio della Comunità. Tale sentimento virtuoso deriva dal fatto che in tale condizione “tradizionale” la persona non solo si sente di possedere un bene materiale, ma percepisce anche il suo ruolo di tutore di una qualcosa che appartiene ad un famiglia estesa nel tempo (discendenza): l’individuo è consapevole di ricevere in affidamento un bene che non solo è stato curato con impegno dai suoi antenati, ora sepolti nel terreno della Comunità (ha sentito il nonno raccontargli di fatti importanti, “eroici”, del passato); ma è anche consapevole del fatto che i suoi figli, e tutte le generazioni future, fruiranno di tale bene.
Di qui deriva
il sentimento che è alla base della Comunità virtuosa:
il senso di appartenenza alla Comunità:
il sentimento virtuoso esistente nell’individuo che vive in comunità “tradizionali” deriva infatti dal fatto che tutta la Comunità è una sorta di famiglia (sono quasi tutti, appunto, legati da un legame di sangue; e sono quasi tutti “zii putativi” delle generazioni successive).
In tale contesto, come ancor oggi è per le comunità rurali, gli individui sono spinti a prestarsi l’un l’altro molte forme di servizio (in una forma di scambio non monetizzato). Si tratta del senso di solidarietà che si è tentato di ristabilire in modo “artificiale” nelle Società socialdemocratica; ma che, in assenza delle qualità virtuose della comunità tradizionale, non può sbocciare (uno dei problemi principali attuali è rappresentato dalle modalità di vivere dell’uomo all’interno delle città).
Nelle condizioni tradizionali le parti pubbliche della comunità divengono una sorta di proprietà privata condivisa (i “beni pubblici” non sono ritenuti essere dello Stato, ma della comunità: tutti aggiustano la strada nelle vicinanze dell’abitazione o dei campi).
Le condizioni di vita originarie dell’uomo producono, appunto, una serie di qualità virtuose negli individui che permettono loro di dare il meglio per la comunità in cui vivono (è sufficiente aver una casa di famiglia in una comunità rurale per osservare ciò).
Non è che l’uomo non sviluppi, in tale contesto, le sue qualità negative che ben si conoscono (e che sono sviluppate come qualità esclusive nei sistemi di vita artificiali come la Socialdemocrazia – vedi, ad esempio, la volontà di potere che spinge gli individui alla sopraffazione).
Ma nella forma di comunità tradizionale, ancora oggi, tali aberrazioni sono corrette automaticamente dall’atteggiamento delle altre persone: le quali esercitano in questo caso la loro “Sovranità” in modalità veramente dirette, senza doversi servire di Istituzioni formali e gerarchiche (al massimo i membri della comunità si trovano in piazza a discutere una soluzione – ma in generale non c’è nemmeno bisogno di ciò, poiché la Sovranità viene “diffusa” nella quotidianità: ognuno agisce, nel suo piccolo, in modo armonico con il resto della comunità, nelle sue azioni quotidiane).
In tale contesto non vi sono “ingiustizie”. Per lo meno, molto meno che nella attuale Democrazia centralizzata, che soffre del problema della “dittatura della maggioranza” e dei soprusi commessi da parte di chi copre posizioni di Potere.
Infatti, di contro, nelle comunità tradizionali (ma anche nelle forme di Democrazia nella quali la Libertà dell’individuo è in primo piano, come nelle fasi iniziali della Democrazia USA) più le unità di Government sono piccole (più la soluzione dei problemi passa quindi attraverso canali informali), e meno le soluzioni adottate scontentano le minoranze: è possibile, in tale contesto di relazioni dirette tra le persone (sono in questo caso i Cittadini a prendere decisioni), ottenere migliori “compromessi” nella definizione di ogni azione specifica.
In tali Comunità, essendo le istituzioni definite a livello locale (vedi gli USA), non vi sono forme di “Potere assoluto” come nella Democrazia centralizzata (Organi di Governo, Burocrazia, Forze dell’ordine, ecc …).
E, tra le altre cose, in tali Comunità non vi sono forme gravi di povertà, poiché anche “chi non ce la fa”, come lo scemo del villaggio, è bene accetto per alcune sue qualità peculiari, e sempre sfamato e curato.
Oggi, nella “vita Socialdemocratica” urbana le qualità tradizionali della Società dell’uomo si sono perdute. E se non si ritrovano quelle condizioni di vita “tradizionali” (anche, magari in forma, di surrogato, poichè nelle città è molto difficile adottare un modo di vivere delle comunità rurali), non si può fare proprio nulla per riformare, in modo sostanziale, la nostra Democrazia.
Ovvero:
se si vuole riformare la Democrazia,
è necessario
RIVOLGERE LE PROPRIE ATTENZIONI
ALLE QUALITÀ UMANE DEL SISTEMA DEMOCRATICO,
prima di affrontare le questioni prettamente “politiche”.
il Circolo vizioso
Se la Società originaria dell’uomo sviluppava le sue qualità in modo spontaneo, grazie all’esistenza di pre-condizioni “naturali” della vita dell’uomo, oggi le mutate condizioni della Società fanno sì che nell’uomo (e nella società) si sviluppino le qualità negative.
Le pre-condizioni di cui abbiamo parlato sono qualità che l’uomo ha sviluppato in millenni di esperienza: per generazioni esso si è posto domande come: quando è che io “funziono al meglio”? “mi ‘conviene’, alla fine, sopraffare gli altri, o agire in modo diverso?
Vi è un problema: queste qualità positive della persona, che funzionano all’interno della comunità “tradizionale” dell’uomo, non possono funzionare in contesti di altro tipo. Infatti se nel primo caso vi è una sorta di “selezione naturale” che porta alla tendenziale eliminazione delle qualità negative dell’uomo (esse portano semplicemente alcuni svantaggi sostanziali all’uomo che si affida ad esse, per cui all’individuo non conviene svilupparle), in un contesto “Moderno” (come è quello della vita urbana della Democrazia socialdemocratica) emergono invece le qualità umane opposte (si veda il caso, ad esempio, della coda dal panettiere, dove tipicamente non vi è un legame affettivo con gli altri clienti, nella quale emergono le qualità più negative: chi non è in grado di imporsi finirà infatti con il farsi passare continuamente davanti da altri – a ben pensarci, anche la Scuola, sembra essere finalizzata ad indurre nel futuro adulto le qualità negative dell’uomo: a “fregare” le istituzioni).
Anche il circolo vizioso che caratterizza alcuni ambiti della vita dell’uomo, come l’Ambiente virtuoso, dipende quindi dalle pre-condizioni sociali (umane) sulle quali si basa la società.
Una caratteristica importante della nostra esistenza: i problemi, quando non risolti (quando, cioè, non ne sono “guarite” le cause) tendono a peggiorare. La Società non sfugge a questa regola: una condizione di assenza di qualità positive (per l’esistenza dell’essere umano) tende a peggiorare gradualmente la situazione.
La crisi della nostra Democrazia ne è un esempio palese. Essa è proprio il risultato del mantenimento di una condizione critica a causa dell’incapacità (o della volontà) di curarne le cause.
In particolare, in questo caso specifico, si tratta dell’adozione di una Filosofia economica intrinsecamente difettosa (l’idea di uno Stato che gestisce dall’alto infrastrutture e servizi per i Cittadini), la quale, evolvendo le sue qualità negative, è arrivata ai punti estremi dell’emissione dei BOT (ossia la produzione di una “ricchezza” da parte dello Stato totalmente astratta), e quindi ad situazione di crisi non più rimediabile (per lo meno, sullo stesso piano economico sul quale ci si è mossi finora).
La criticità della situazione è peggiorata, appunto, dal fatto che i Cittadini, dopo molti anni di vita in un ambiente in cui prevalgono le qualità negative dell’uomo (sostanzialmente: di vita in condizione “paternalistiche”, nella quale la persona si sente sempre meno responsabile della propria esistenza) non hanno più la capacità di gestire la propria vita.
Ossia, dopo anni in cui si sono affidati a dogmi ideologici che hanno imposto loro una modalità di vita sociale che ha sostituito i meccanismi di funzionamento spontanei dalla comunità tradizionale dell’uomo, i Cittadini vivono ora in una condizione di totale inconsapevolezza: sono intimamente convinti di dover essere guidati nella loro vita da altre persone più capaci di loro (persone che invece, in una Democrazia, dovrebbero essere al loro servizio): i Politici di professione, i rappresentati della Giustizia, i Sindacalisti, gli Intellettuali, ecc …
Si tratta della classica situazione nel quale il Circolo vizioso della comunità umana priva delle qualità tradizionali arriva ad un punto di “crisi definitiva”, poiché da un lato i Cittadini sono assolutamente inconsapevoli della loro situazione (e dipendono quindi in tutto dalla loro “Classe dirigente”), e contemporaneamente la Classe dirigente persevera nell’errore: questi ultimi, in effetti, immersi nelle loro convinzioni Ideologiche, sono convinti che effettivamente le loro ricette che prevedono una gestione “artificiale” della società (sostanzialmente “sacrifici” da parte dei Cittadini), siano le uniche possibili (e a questo punto, paradossalmente, vista la drammaticità della situazione, essi finiscono per convincersi di dover “radicalizzare” i loro metodi – è una di suicidio della Civiltà “artificiale” dell’uomo).
LA QUESTIONE DEL FEDERALISMO
l’impossibilità di uscire dalla crisi
con il sistema attuale
La questione fondamentale della Politica praticata dai Partiti nella nostra Democrazia, è che essa si basa su una forma di continuo confronto tra tesi opposte (il “confronto dialettico”), dal quale emergono le Idee di sintesi (o di compromesso) le quali sono in grado di accontentare (o, per lo meno, di non scontentare troppo) le istanze originarie dei due schieramenti politici che si confrontano nello Stato moderno. Si tratta degli schieramenti che in origine rappresentavano la posizione Socialdemocratica (lo Stato di occupa dei Cittadini), e quella di Destra (i Cittadini si occupano della propria comunità, e lo Stato è quasi inesistente).
Il problema fondamentale della Democrazia attuale, dal punto di vista della dialettica politica, è che, in realtà, le Filosofie politiche dei due schieramenti di Destra e di Sinistra coincidono. La Destra infatti ha ora abbracciato le tesi di fondo della Sinistra: è passata da una concezione politica di “Stato-minimo”, di un minor possibile “pianificazione” della Società, ad una concezione Socialdemocratica nella quale tutto deve venir pianificato dallo Stato (è la ricetta applicata dal governo Monti, sostenuto, appunto, anche dalla Destra).
In questa situazione
non c’è più la possibilità di correggere,
attraverso il gioco della politica dei Partiti,
la “deriva socialdemocratica” della Democrazia moderna.
Il problema è che questa attuale condizione della Democrazia ha ucciso le qualità virtuose della Comunità umana, ed il percorso di riforma della società deve occuparsi quindi, in primo luogo di ripristinare queste ultime.
Ovvero il processo di riforma della Democrazia è, prima di un processo di tipo politico, un processo di tipo “culturale” (di ripristino della Cultura tradizionale dell’uomo che deve avvenire, per poter funzionare, in “modalità democratiche”, dal basso: deve essere l’uomo che da sé, ricostruisce la sua cultura – qualsiasi forma di “educazione” delle persone è un processo di apprendimento che non porta ad una vera acquisizione di conoscenza, ma ad un indottrinamento, il cui risultato non è “l’individuo consapevole” di cui ha bisogno la Democrazia per funzionare).
Il progetto OGP si pone proprio questo fine.
Nel Progetto OGP non si delinea però un processo “rivoluzionario” (una “prova di forza”), ma un percorso assolutamente legittimo rispetto alle Leggi attuali: un percorso di Politica dei Cittadini “in parallelo” con quello istituzionale.
il Federalismo (apolitico)
come struttura
INTRINSECA della Democrazia
Un appunto, a riguardo del Federalismo.
Il fondamento della Democrazia è: il Cittadino deve essere libero di decidere, ovvero deve essere “autonomo” rispetto alle Istituzioni. L’estensione di questo concetto “filosofico”, a livello strutturale, è: la Comunità del Cittadino deve essere autonoma rispetto ad istituzioni che occupino un livello gerarchico superiore (in altre parole, non vi possono essere istituzioni “superiori” alla Comunità locale – ciò perchè, nel rispetto del Principio di Sovranità del Cittadino, la Democrazia si basa sulla gestione di un potere esercitato in modo “diffuso”, da Poteri autonomi locali – ovvero lo Stato, in questo caso, è una sorta di ONU).
Per poter costruire una reale Democrazia (una Federazione di comunità locali) è quindi determinante definire come debba essere questa Comunità locale, che è, a livello strutturale, l’unità di base della Democrazia (si definisce in questo modo semplicemente solo una gerarchia strutturale delle Istituzioni in quanto “amministrazioni”: all’interno della “Istituzione di base” – di government locale – il Cittadino, con il suo voto diretto su azione azione, ha sempre la gestione esclusiva del potere).
Oggi ciò non sembra essere affatto chiaro (almeno alla maggior parte dei Cittadini – si parla, per lo più, di cose come il “Federalismo fiscale” senza sapere cosa si dice): esistono solo riferimenti a modelli che, ferma restando la bontà dei loro Principi fondamentali, non possono essere applicati nella situazione contingente (sopratutto in Italia): tali modelli “storici” sono stati applicati con successo in contesti nei quali i Cittadini avevano ancora una chiara consapevolezza delle qualità positive dell’uomo (vivevano ancora in “Comunità virtuose”).
Oggi va invece identificato un modello (modello di transizione) che permetta, in primo luogo, all’uomo di recuperare quel tipo di consapevolezza (di “Qualità civili”) che oggi viene a mancare.
In primo luogo ciò che manca oggi è una definizione della Comunità umana in quanto Ambiente virtuoso indicato in precedenza. Ma mancano anche altre definizioni più specifiche delle componenti del Federalismo (così come, per la questione del Federalismo fiscale, manca una chiara concezione di cosa siano le tasse in linea di principio, e come debba essere un Sistema fiscale veramente a misura di Democrazia).
Ciò che andrebbe fatto, quindi, è riflettere sui concetti e le modalità che si vogliono seguire per riformare la Democrazia socialdemocratica in funzione di un reale Federalismo.
Nel progetto IRDB si prova a soddisfare questo punto: si indica una strada (definita, appunto, come una “Terza via al Federalismo”), che passi in primo luogo per un ripristino delle pre-condizioni virtuose della comunità sociale (un ripristino, che per rispettare i principi della Democrazia, deve avvenire dal basso).
::la dimensione della Comunità
In primo luogo è quindi necessario definire quale sia le “dimensione” corretta (fisiologica) della comunità che funge da Unità di base di un sistema Federale.
Volendo dare una definizione “in negativo” (ovvero di ciò che non deve essere), possiamo dire che una Comunità non è tale se supera la dimensione della comunità tradizionale dell’uomo (la Comunità locale, appunto). Ovvero quella dimensione sufficientemente “locale” nella quale le persone possono toccare con mano le questioni da affrontare, e nella quale hanno una relazione reale” con gli altri membri della comunità.
Solo una comunità di questo tipo (di “dimensione umana”) può:
- fornire all’individuo quelle pre-condizioni (senso di appartenenza, in primo luogo) che gli permettono di sviluppare al meglio le sue potenziali qualità virtuose.
- creare una pre-condizione strutturale necessaria ad un government dal basso (vedi i documenti che illustrano il progetto IRDB).
Più nello specifico, solo una dimensione di questo tipo può essere caratterizzata da una progettazione e gestione dal basso di “questioni sociali” (infrastrutture e servizi).
Ricordiamo che i servizi sono, in un regime di reale Sussidiarietà, creati e gestiti da Cittadini per se stessi: sono sostanzialmente molti vicini a quella tipologia di “servizi” che, all’interno di se stessa, sviluppa la Famiglia allargata. Ciò può essere realizzato solamente in comunità nelle quali tutti i Cittadini sono a “stretto contatto” tra loro sul territorio – ovvero in una dimensione nella quale i Cittadini possono spostarsi “a piedi” per pochi isolati (un indicatore: la possibilità che la nonna, non più in gran forma, possa andare a casa delle figlia la mattina, a piedi, per accudire il nipotino).
Questo è, sostanzialmente, l’ambito del Quartiere (oggi eliminato dalla gerarchia delle Istituzioni decentrate)
la dimensione di sussidiarietà come Cavallo di Troia
Il Progetto IRDB si occupa di recuperare il concetto di Sussidiarietà come elemento di base del Federalismo.
Se il Federalismo è l’aspetto strutturale della Democrazia (un concetto Politico), che definisce la modalità di distribuzione della gerarchia di Government all’interno della Nazione (del Territorio), la Sussidiarietà definisce il Principio di funzionamento della Democrazia Federale (è un concetto “Sociale”).
Con il Principio di Sussidiarietà si definisce cioè l’aspetto fondamentale della Democrazia, quello umano della soddisfazione dei bisogni delle persone.
Con il Principio di Sussidiarietà si definisce che i Servizi che devono essere erogati ai Cittadini devono essere concepiti (e gestiti) il più vicino possibile all’utenza.
Il concetto di Sussidiarietà è molto importante poiché è riconosciuto dalle Istituzioni di Government attuali, le quali osteggiano la realizzazione del vero Federalismo. E può quindi essere utilizzato come una sorta di Cavallo di Troia per permettere al Federalismo di trovare posto nella attuale struttura centralizzata della Democrazia.
La Sussidiarietà, oltre ai vantaggi di minori costi e di miglioramento della qualità (se paragona un Servizio ai Cittadini di uno stesso fornitore ma commissionato in un primo caso dallo Stato, e nell’altro dai Cittadini stessi in modalità privata), fornisce anche altri vantaggi molto importanti.
In primo luogo la “progettazione” del servizio da parte del Cittadino porta la soddisfazione dei bisogni ad un nuovo livello di qualità.
Il Progetto OGP propone una infrastruttura per la progettazione – di gruppo – e la gestione di tali servizi. Ma anche la definizione di nuove forme di Imprenditoria, di volontariato (anche come “servizio civile”), di sovvenzioni (“tasse volontarie”o “tasse private”), ecc …
Nel Progetto si delinea una “Sussidiarietà diretta” (definizione utile a sgomberare il campo da equivoci).
E la si divide in Sussidiarietà pubblica (es.: area giochi dei bambini in un parco, realizzato con il contributo, in lavoro e in denaro, dai Cittadini) e Sussidiarietà privata (lo stesso impianto realizzato, come Circolo, all’interno di un giardino privato).
Oggi vi è già una tendenza allo sviluppo di attività in regime di Sussidiarietà, come i Gruppi di acquisto.
primo abbozzo dei
punti del programma
preliminare: RIDARE ALL’ITALIA LA SOVRANITA’
Sarebbe un punto secondario, ma la situazione contingente richiede di ripristinare la condizione di autonomia dell’Italia affinchè si possa praticare qualsiasi forma di “Politica interna”.
- EMANCIPARSI DALLA EUROPA – allearsi con altre Nazioni fuori dall’euro (Inghilterra) o che vogliano uscirne, proponendo una “UE alternativa” (questa volta non come federazione, ma come colazione di difesa agli attacchi della UE all’italia – vedi Carta ONU: Art. 1.2 “tutti i popoli possono disporre liberamente delle proprie ricchezze e delle proprie risorse naturali senza pregiudizio degli obblighi derivanti dalla cooperazione economica internazionale”).
- RECUPERARE L’AUTONOMIA DAL SISTEMA EURO (tornare alla Lira).
- CHIUDERE CON IL DEBITO (possibili strategie di default “selettivo”: “exit strategy” dai BOT uscita pagando prima gli italiani (una percentuale del valore, in base a disponibilità finanziaria), e promettendo un “futuro” pagamento alle Istituzioni e Banche
meta-punti: RECUPERARE I FONDAMENTI DELLA DEMOCRAZIA (SOVRANITA’ DEL CITTADINO)
recupero del RUOLO DEL CITTADINO (che significa un recupero graduale della “consapevolezza del cittadino”, e quindi passare ad una fase, con il supporto dei Cittadini, di riforma sostanziale. Ambiti:
- RAPPRESENTANZA REALE : riportare, in primo luogo (per poi superare, almeno in gran parte) la Democrazia indiretta ad una dimensione di reale Rappresentanza: i Rappresentanti riprendono la loro dimensione di “Amministratori” (come nell’Impresa, nel Condominio). Si inventano nuovi forme di “Patti sociali” (dal valore legale di valore legale), possibili grazie a strumenti di government dal basso (OGP) (grazie alle nuove tecnologie di comunicazione interattiva è possibile ripristinare l’attività di partecipazione – intervento diretto – del Cittadino alle attività di gestione della cosa pubblica; utilizzando al meglio (in modo creativo) gli strumenti di legga attuali.
- Government (Parlamento) Nazionale: rifondare la rappresentanza con contratto sociale di valore legale (il Rappresentante stipula un vero contratto con i Proponenti, che permette a questi ultimi di revocare il suo mandato), e sistema di dialogo diretto del Rappresentante con i Cittadini (i Cittadini gli dicono cosa deve proporre, come deve votare). Si prevede la creazione di nuove “Parti sociali”, che non sono più un sostituto del Cittadino nella gestione della Sovranità (vengono ad avere una funziona consultiva), ma divengono un riferimento progettuale determinante nel percorso di riforme (dispongono dei nuovi strumenti di progettazione di gruppo e di Open Communication).
- Government locale (Città): riportare all’ultra locale (Quartieri) – inizialmente: con Amministrazione e Government “partecipati”
- GOVERNMENT DIRETTO con Iniziativa Riforma dal Basso: introduzione graduale di forme di Government ed Amministrazione “in parallelo” – con individuazione di nuovi modi per sfruttare al meglio le Norme attuali [vedi progetto].
RIFORMA SETTORE “SOCIALE” – RIPRISTINARE L’AMBIENTE VIRTUOSO
Si tratta di un ambito “Sociale-non-politico”: per cui non ma individuare le qualità fondamentali da ripristinare. Fondamentalmente ripristinare la centralità di Libertà/Responsabilità.
- punti di base ella struttura democratica
- INSTAURARE UN REALE FEDERALISMO (crearlo dal basso, una volta realizzate le condizioni precedenti)
- RIDEFINIRE IL SISTEMA DI SERVIZI IN FUNZIONE DELLA SUSSIDIEARITÀ …. sostituire Welfare con “servizi a sussidiarietà”. Ridefinire il sistema delle “garanzie” del Welfare come “sistema spontaneo” (tutto si deve basare sostanzialmente su nuove modalità di vita all’interno delle città, nuove modalità di lavoro, ecc …).
- NUOVO SISTEMA FISCALE – una concezione delle tasse radicalmente nuova – vedi definizione di un nuovo scenario di vita autogestita a livello locale, con “tasse private” – e riflessioni sulla volontarietà delle tasse (e della scelta dei servizi).
- NUOVA FORMA DI GIUSTIZIA IN MANO AI CITTADINI (vedi, in OGP, progetto di “giustizia locale”).
- SCUOLA NON-DI-STATO favorire, con la messa a disposizione di nuove Piattaforme organizzative, e l’indicazione di nuove procedure compatibili con l’attuale Legislazione, la creazione di forme “libere” di scuola.
“RIFORMA” SETTORE MERCATO – RIPRISTINARE L’ECONOMIA REALE
Un settore dove lo sviluppo deve essere spontaneo (si prospettano solo “riforme passive”). Individuare le qualità necessarie a tale sviluppo. La questione di fondo è: riportare l’Economia del paese ad una condizione sana (di Economia reale). (una dimensione di Economie locali)
Ripristino del Mercato reale, nel quale riportare l’Economia reale, recupero della relazione originaria tra Domanda e Offerta, della località: ricreare una condizione che favorisca la nascita spontanea di Imprese e Professioni in presenza di persone di talento e di specifiche richieste da parte delle persone.
Alcuni punti:
- uscire dall’UE (ed Euro)
- uscire dall’ottica: di mercato assistenziale – di NORME E INFRASTRUTTURE A MISURA DI CREATIVITA’ E PRODUTTIVITA’:, dipendenza del mercato dallo Stato, ridurre la Burocrazia, l’Ingegneria di mercato, …
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- Qualità di Impresa (e Qualità del Prodotto): uscire dall’ottica Capitalismo finanziario, che mortifica la qualità dell’Imprenditore, e le qualità del Prodotto ….
- Facilità di Impresa (e Professioni): norme a misura di lavoro – favorire chi inzia (con corsi già alla scuola “Pubblica”) – trasformare la figura del Dipendente in “Indipendente”
- Qualità DEL PRODOTTO – Al modello centralizzato EU si oppone quello locale (“KM 0”) – possibilità di identificare prodotto locale, e con mano d’opera locale