Un Progetto per la creazione di un reale Movimento di Cittadini, ma anche la ridefinizione di un Partito che partendo dalla dimensione di Movimento abbia perduto contatto con la base (che abbia perduto consenso, e non sia stato in grado di conseguire gli obiettivi originari).
“Rivoluzionando” il modo di fare Politica: i Cittadini divengono i protagonisti della riforma del nostro sistema sociale (e di Government). Paradossalmente si tratta di partire da una nuova condizione di Democrazia Partecipativa per arrivare a riformare la Democrazia in tale direzione.
Si definisce un eventuale ruolo di un “Partito-chioccia” che favorisca la Politica dei Cittadini attraverso il supporto di micro-Partiti “di base”.
E’ bene precisare che, a rigor di termini, Democrazia, Liberalismo (Libertà) e Federalismo sono termini che descrivono, sotto aspetti differenti, la stessa cosa. Democrazia significa infatti condizione di Sovranità del Cittadino, laddove Sovranità significa Libertà di Decidere. Quindi la Democrazia è basata sulla Libertà del Cittadino (essa è, sostanzialmente, nella sua accezione originaria, un regime “Liberale” – inteso come Liberalismo classico).
E questa Libertà-potere del Cittadino può esistere, di fatto, solo se il Cittadino si auto-governa; ossia se la sua comunità sociale si auto-governa: e quindi se le comunità locali sono indipendenti dallo Stato centrale: ovvero la Democrazia può esistere solo sotto forma di Federalismo (nella sua definizione completa, “apolitica” di Federalismo Libertario).
Un’altra considerazione: la Democrazia proteggendo la Libertà del Cittadino, protegge anche la Proprietà individuale (ciò che il Cittadino ha realizzato con il suo lavoro, ciò di cui si è assunto la “responsabilità”) [questo aspetto è approfondito nei miei Lavori]. Ma anche la comunità nella quale il Cittadino vive è una sorta di Proprietà (sebbene una proprietà “comunitaria”: gli abitanti della Comunità rurale ancora oggi si sentono responsabili dei “Beni comuni” all’interno del territorio della loro Comunità). Ovvero la difesa della Proprietà (non necessariamente “privata”) è anche protezione della Libertà (autonomia di gestione) di ogni comunità locale. Questa, si ritiene, dovrebbe essere la definizione di un “Federalismo apolitico”.
Inoltre va precisato che un Movimento che sia un vero movimento, in un Democrazia, è finalizzato alla realizzazione di istanze dei Cittadini (Movimento significa “azione delle persone”: sono le persone che si organizzano in un movimento per portare avanti le loro istanze).
E più in generale, nella attuale condizione di Democrazia trasformatasi in Socialdemocrazia, un vero Movimento deve essere in primo luogo orientato a ristabilire condizione di reale Democrazia: una condizione di “Autonomia locale” (Federalismo apolitico).
Per la realizzazione del Federalismo è però necessario tener conto che (argomento sviluppato nei documenti del Progetto; in particolare in “Un percorso di riforme verso un reale Federalismo”)
Il Federalismo reale
(la Democrazia delle autonomie delle Comunità locali, le uniche realtà nelle quali può esservi una reale partecipazione)
è indissolubilmente legato ad alcune precondizioni:
è inutile tentare di realizzarlo senza prima
aver affrontato la questione di tali precondizioni.
premessa: la necessità di una riforma dal basso
Il problema attuale:
non è possibile, per definizione,
riformare una Democrazia se
IL PROCESSO DI RIFORME NON È DEFINITO DAI CITTADINI STESSI.
Per un qualsiasi Ente che voglia svolgere una attività “politica”,
si tratta quindi, non di definire Riforme specifiche, ma di
mettere a disposizione dei Cittadini gli strumenti (materiali ed intellettuali) affinchè essi possano intraprendere una strada di effettiva riforma.
Questo è lo scopo di IRDB. Ovvero in IRDB si indica
un percorso di riforme dal basso nel quale
I CITTADINI DIVENGANO I REALI ATTORI DELLE RIFORME:
un percorso che parta da un ripristino delle pre-condizioni di libertà-sovranità del Cittadino (libertà di poter effettuare delle scelte che riguardano la propria esistenza).
Ciò, tradotto nei termini attuali, significa un percorso che miri ad ottenere, nell’immediato,
un “Federalismo spontaneo”
(l’unica forma di reale Federalismo realizzata
nella Storia dell’uomo)
il quale passi per una fase di Politica per Progetti
promossi e portati a termine dai Cittadini.
(la Piattaforma IRDB permette, appunto, ai Cittadini di riunirsi per creare e sviluppare Progetti)
A questo scopo si definisce:
- una Piattaforma di strumenti molto “potenti” (radicalmente innovativi, di facile gestione da parte degli utenti) e
- metodologie efficaci di Government dal basso (attuabili nell’attuale quadro giuridico) per la realizzazione di un Federalismo 2.0 .
le criticità attuali
Il progetto pone in primo luogo l’attenzione ad alcune criticità attuali.
Nei confronti della realizzazione di sostanziale riforma della Democrazia verso una maggiore partecipazione dei Cittadini al government, i due più importanti fattori critici sono: (1) la resistenza delle Istituzioni, e, a monte di tutto, (2) l’apatia “politica” da parte dei Cittadini che si traduce, appunto, in una mancanza di partecipazione (o peggio ancora: nella partecipazione dei Cittadini a movimenti ideologici nei quali essi sono coinvolti su un piano emotivo, e si allontanano ulteriormente dalla condizione di “Cittadino consapevole”). Partecipazione che è l’ingrediente di base di quel Government dal basso (ultra-locale) di cui c’è bisogno oggi per far funzionare meglio la democrazia.
Il presente Progetto si occupa di entrambi questi fattori critici:
(2) L’apatia è determinata da una assenza di consapevolezza da parte dei Cittadini circa le proprie potenzialità (e necessità) di partecipazione alla gestione della propria comunità sociale (qualità posseduta un tempo dagli abitanti dei Villaggi, ed oggi, per lo meno nelle grandi città, è perduta).
Per questa ragione in IRDB si porta ai Cittadini migliore conoscenza degli attuali Istituti di Democrazia Diretta forniti dalla Legislazione italiana; e, contemporaneamente, si mettono loro a disposizione strumenti di Government “in parallelo” (che permettono ai Cittadini, attraverso il Web, di sviluppare direttamente le attività necessarie per un corretto funzionamento del processo fondamentale della Democrazia, il processo Deliberativo: l’informarsi, il dibattere le proprie idee, l’organizzarsi per sviluppare e realizzare progetti).
(1) Per quanto riguarda il problema delle resistenze da parte delle Istituzioni (Partiti tradizionali, P.A.) le azioni di “Government in parallelo” (che in Democrazia, quando sono supportate da un gran numero di Cittadini, sono “più legittime” di quelle di qualsiasi Istituzione) e di informazione ampiamente documentata ed efficacemente strutturata generata dal basso generate attraverso una piattaforma come quella di IRDB (in “team” nei quali si integra l’attività di Cittadini e di Professionisti), i Cittadini sono in grado di neutralizzare qualsiasi tipo di “resistenza” opposta dalle Istituzioni tradizionali (gli strumenti del Sistema permettono di produrre critiche circostanziate e documentate di Istituzioni e Servizi che indeboliscono seriamente la legittimità della specifica azione istituzionale).
“la molla”: una prospettiva di
miglioramento della qualità della vita
Riformare la Democrazia europea in direzione di una reale Democrazia (ossia in una forma di Government basato su una partecipazione attiva dei Cittadini) significa effettuare cambiamenti radicali: ciò nella mente delle persone equivale all’idea, errata perchè instillata in esse dalle Ideologie, di “sacrifici”: rinunciare a molte “conquiste” della Civiltà.
Ma, appunto, non è affatto vero che per cambiare il Sistema sociale e politico si debba andare incontro ad un brutto periodo di “austerità”: al contrario si tratta di portare la vita sociale, dall’immediato, in una dimensione “più a misura d’uomo”.
Si tratta, ad esempio, di andare verso una condizione nella quale sì,
vi saranno minori spese;
ma queste spese, in un regime di Sussidiarietà
(autogestione da parte dei Cittadini
di gran parte delle faccende sul territorio)
corrisponderanno comunque ad una maggior qualità della vita.
E’ però vero che gran parte dei Cittadini, indotti a pensare dalle Ideologie di poter vivere solo in un regime paternalistico, che si occupi di loro dalla culla alla tomba, vedono il ripristino di una condizione di Libertà come un grosso pericolo per loro (in effetti la concezione di base della Socialdemocrazia è: concedendo una parte della propria libertà alle Istituzioni si ottiene, in cambio, da tali Istituzioni una miglior condizione di sicurezza – e non importa che l’esperienza indichi che ciò non sia del tutto vero: le persone che hanno investito tutto sulla speranza di essere accudite da uno Stato paternalista, come le “galline in fuga” di Spielberg, non vogliono sentire parlare di autonomia di gestione delle cose che li riguardano).
Di ciò si deve terne conto nel definire un percorso di riforme dal basso. Altrimenti si rischia di non avere sufficienti adesioni, e quindi di essere totalmente inefficaci.
In altre parole oggi le persone hanno bisogno di una “molla” che le induca a cambiare: ed
è quindi necessario, in primo luogo, che le persone
COMPRENDANO QUALI SONO
LE POTENZIALITÀ DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA
CHE PUÒ APPORTARE UN PERCORSO DI RIFORME DAL BASSO INDIRIZZATO AD UNA MAGGIOR LIVELLO DI AUTOGESTIONE DEL TERRITORIO (Sussidiarietà).
E perchè ciò possa avvenire, per non porsi sullo stesso piano delle Ideologie politiche, non è possibile convincere le persone con le parole. E’ necessario invece creare, nell’immediato, una realtà di auto-gestione dal basso del territorio (per ciò che la Legge permette da fare oggi: le potenzialità in questo senso sono molto elevate), in modo che le persone, con un “concreto” processo esperienziale, possano effettivamente comprendere i reali vantaggi di una condizione di vita fondata su una maggior libertà d’azione. [il progetto OGP si pone proprio questa finalità]
la necessità di ripristinare
la pre-condizione di Libertà/Responsabilità dei Cittadini
La condizione di base da ripristinare nell’immediato è quindi quella dell’autogestione delle faccende della Comunità sociale (che, con i nuovi strumenti di Comunicazione interattiva può fare quel salto di qualità atteso dai tempi dell’antica Grecia). In altre parole si tratta di ripristinare, nell’immediato, una condizione di reali Autonomie locali (come vedremo, parziale, ma pur sempre funzionante).
Si sottolinea come la condizione di Federalismo (nella sua accezione apolitica) sia indissolubilmente legata alla condizione di Libertà (condizione che potremmo chiamare Liberalismo, sebbene tutti i termini siano oggi contaminati da Ideologie politiche1). Infatti se il Liberalismo (in senso generale) è il modo di concepire la vita del Cittadino in Democrazia (Sovranità del Cittadino Sovrano, il fondamento della Democrazia, significa Libertà di decidere), il Federalismo altro non che è la modalità pratica di Government di un regime Liberalista (il Federalismo moderno nasce infatti con la rivoluzione liberalista nell’America del Nord).
In altre parole non esiste un reale Federalismo che non si basi su una condizione Liberalista.
E non può esistere, al di fuori di una condizione di anarchia, una condizione Liberale senza una organizzazione Federalista delle comunità locali (un “patto di confederazione” tra Comunità libere).
verso un reale Federalismo
strumenti per un Federalismo spontaneo
Il Federalismo è, storicamente, un fenomeno spontaneo:
una via dal basso (“dal locale”) è dunque
l’unica via per costruire un reale Federalismo.
L’idea di un Federalismo “guidato” dall’alto (quello che si vuole fare ora) è, in sè, una contraddizione. E’ l’idea, propria delle “Ideologie sociali” (in primo luogo del Marxismo di versione Sovietica), che si possa “indurre” nel Popolo un ordine artificiale (un ordine che le persone non sono in grado di percepire spontaneamente – è ciò che l’Occidente cerca di fare in Medio Oriente, esportando la la Democrazia occidentale, ottenendo risultati assolutamente negativi).
Il Federalismo è sempre stato, storicamente, creato dal basso proprio perchè esso si basa su una necessaria precondizione: la coscienza del Cittadino consapevole dei propri diritti e delle proprie potenzialità di auto-governo. Se si ottiene qualcosa che i Cittadini non si sono costruiti da sé, non è certo un vero Federalismo (se si pensa che Cittadini non possano raggiungere questo livello di consapevolezza, allora si persegue un ideale di Ingegneria sociale tipico dei regimi totalitari, e non certo Libertario).
L’idea di base è quindi che
un Movimento che voglia essere protagonista
del percorso di riforme
(ovvero trasformarsi in Movimento
nella sua accezione originaria)
deve avere, in primo luogo,
la capacità di supportare le attività “dal basso”
legate ai processi di government del territorio.
Attività che sono, tra le altre cose: informazione dal basso, dibattito pubblico sulle questioni da affrontare, aggregazione organizzata di più persone attorno ad una istanza, sviluppo di progetti in team coordinati, gestione di attività pubbliche da parte dei cittadini (inizialmente gli strumenti della Piattaforma OGP sono finalizzati sia ad aumentare l’efficacia della partecipazione dei Cittadini negli Istituti che già prevedono questa partecipazione, sia ad operare dal basso con attività “in parallelo”, esterne rispetto a quelle istituzionali).
In sintesi: si pensa che solo ponendo in essere queste precondizioni fondamentali (gli strumenti delineati nel Progetto IRDB) si possa ottenre una dimensione nella quale le persone possano cominciare a conseguire la necessaria consapevolezza del loro ruolo “gestori” della comunità sociale, e a produrre quella progettualità (sulle questioni specifiche) necessaria alla realizzazione dell’unico percorso possibile di riforma della nostra democrazia, una Riforma dal basso.
le qualità di un movimento
Avendo premesso che una riforma della attuale Democrazia centralizzata verso un reale Federalismo può partire solo dal basso (per superare sia le resistenze da parte delle Istituzioni, sia l’apatia dei Cittadini), vediamo quindi come i Cittadini possono organizzarsi per perseguire i loro Fini (o come possono ri-organizzarsi i Movimenti che si siano allontanati dai Cittadini).
Cerchiamo cioè di analizzare quali sono i “Principi di funzionamento” di un Movimento – e quali sono i problemi dei movimenti attuali.
( intro )
Un dato di fatto: nell’attuale contesto (crisi del Mercato, crisi delle Istituzioni democratiche) i Partiti, nella loro concezione del 900, non sono più in grado né di gestire le Istituzioni governative (i bisogni dei Cittadini), né se stessi.
In tale contesto si sta creando un trend nel quale i Movimenti “politici” si sostituiscono ai Partiti.
Il Movimento (quando è realmente un movimento) è l’unica forma Democratica di “Associazione politica”: solo il movimento garantisce il Principio di base della Democrazia: la Partecipazione del Cittadino alle azioni di Government.
Grazie ai nuovi strumenti di comunicazione interattiva
oggi un Movimento può garantire un corretto sviluppo del processo fondamentale della Democrazia, il processo Deliberativo:
possibilità di informarsi per farsi una propria idea delle questioni sociali da risolvere [con strumenti User Generated Content], di dibattere le proprie idee [con strumenti Open Debate], di organizzarsi per sviluppare e realizzare progetti [con strumenti Groupworking], di gestire molti aspetti della propria comunità locale assieme agli altri Cittadini [con strumenti di amministrazione partecipata].
alcune osservazioni critiche sui movimenti
Ma i Movimenti politici attuali non sono reali movimenti, poiché movimento significa “azione da parte delle persone”. Il che significa, appunto, che, come deve essere in Democrazia, nel Movimento sono le persone che si organizzano per portare avanti una istanza (la soddisfazione di uno o più bisogni).
I Movimenti, per essere veri Movimenti, si devono quindi basare sulla partecipazione diretta dei Cittadini (se non si accetta l’idea di Democrazia diretta, si dovrebbe, in Democrazia, accettare almeno l’idea del Partito come partecipato direttamente dai Cittadini). In Democrazia (ossia laddove si presuppone esistere la condizione di Sovranità del Cittadino, ossia il principio che solo il Cittadino è in grado di individuare i propri bisogni), se non gestito direttamente dalle persone, il Movimento deve almeno essere “per la gente, con la gente”.
Qualsiasi altro tipo di aggregazione di persone con fini “politici”, la quale non presenti questa qualità, non è che un “Movimento ideologico”, alla base del quale sono presenti alcune caratteristiche negative che ne inficiano l’efficacia: che, sostanzialmente, non permettono affatto al Movimento di soddisfare i reali bisogni delle persone.
Quindi, con il tempo, tale tipo di Movimento genera caos al suo interno (i Movimenti attuali), e perde il consenso dei Cittadini (oppure, per sopravvivere, è costretto a ricorrere ad alcuni tipi di sotterfugi, che analizzeremo più avanti).
I Movimenti politici attuali sono (quasi tutti), sia di Destra che di Sinistra, Movimenti Ideologici che, per quanto inizialmente siano stati direttamente connessi con i Cittadini, si sono “dimenticati” di essere forme di associazione “per la gente, con la gente”, e finiscono per staccarsi dalla “base” (i Cittadini) per perseguire Ideali “intellettuali” che, in questo modo, divengono in contrasto con le esigenze dei Cittadini.
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E’ quindi estremamente importante comprendere la differenza tra un reale Movimento di Cittadini ed un Movimento ideologico.
::Movimento di Cittadini
I Movimenti politici sono in questo caso “gestiti”, anche se indirettamente, dai Cittadini (nel senso che al loro interno vi deve essere comunque una possibilità di espressione della volontà dei Cittadini che vi aderiscono).
Le loro strategie sono quindi sempre in qualche “indirizzate” dalla “base” (non potrebbe essere altrimenti, poiché, con il passare del tempo i Cittadini mettono a fuoco nuove istanze delle quali in precedenza non erano consapevoli – cosa che riesce difficile ai Leader che, pur partendo con delle idee coincidenti con quelle della base, nel frattempo si sono isolati in tipo di vita per lo più astratta del “politico”, e non sono stati in grado di “attualizzare” la loro percezione della Società reale, e quindi le loro idee).
I reali Movimenti dei Cittadini possono, come si è visto nella Storia, arrivare anche ad attuare vere e proprie rivolte (quando ciò si riveli essere inevitabile). Ma queste azioni sono ridotte al minimo, poiché il loro focus è portato su costruire, in positivo, la realtà a cui loro aspirano (vedi l’esempio dei Rivoluzionari americani).
La caratteristica che distingue
i veri Movimenti di Cittadini dai Movimenti Ideologici
è quella di avere chiaro in mente
quali sono i Principi fondamentali che essi perseguono,
e quali sono le strategie operative che essi utilizzano
(inoltre: tali principi sono chiaramente indicati in forma razionale: il risultato è, tra le altre cose, che se un aderente al Movimento discute con persone non convinte della bontà del Movimento, esso sa spiegare i loro Principi senza nasconderli, come avviene oggi per la maggior parte dei Movimenti, dietro una doppia verità, o senza coprire la propria ignoranza con il silenzio – nei prossimi capitoli verrà analizzato questo aspetto dei Movimenti).
::Movimento Ideologico
I Movimenti ideologici sono completamente differenti dai reali Movimenti di Cittadini.
Essi non mirano affatto alla soddisfazione di reali esigenze della popolazione, ma alla realizzazione di Ideali intellettuali che sono in netto contrasto con i bisogni reali della gente (Ideologia: “ogni dottrina non scientifica che proceda con la sola documentazione intellettuale e senza soverchie esigenze di puntuali riscontri materiali, sostenuta per lo più da atteggiamenti emotivi”2).
Essendo i Movimenti Ideologici orientati a realizzare una idea astratta, essi differiscono dai Movimenti di Cittadini, per non essere, come questi ultimi, per la conservazione, almeno in parte, di Valori e Cultura tradizionali: essi sono invece orientati alla realizzazione di un “ordine nuovo” che parte da zero, dalla pagina bianca. E che parte quindi dall’azzerare (rimuovere dalla Società) gli elementi di Cultura tradizionale.
Infatti i Movimenti ideologici si basano sul concetto che il loro Ideale sia realizzabile soltanto attraverso una eliminazione di tutto ciò che può contrastarne la realizzazione. Ed il maggior ostacolo alla realizzazione del “Nuovo ordine” è rappresentato, appunto, da gran parte delle valenze culturali tradizionali (sostanzialmente in tali Ideologie si penda che la “mente razionale” dell’uomo sia in grado di produrre nuovi modelli di vita superiori a quelli “naturali” – ossia superiori a quelli tradizionali, che derivano invece da un processo che avviene nella mente inconscia dell’uomo3).
Detto in altre parole secondo le Ideologie adottate da tali Movimenti, l’uomo (normalmente “conservatore”, tradizionalista) deve essere “rieducato” a pensare in modo nuovo, rinnegando la sua tradizione (mentre nella visione “tradizionale” l’uomo può solo imparare da sé, attraverso le esperienze di vita, a distinguere ciò che è “giusto” da ciò che non lo è)..
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Come vedremo più avanti una caratteristica peculiare dei Movimenti ideologici è quella di disporre di aderenti privi di consapevolezza rispetto ai loro principi, e alle strategie generali adottate dal Partito o dal Movimento (se interrogati sul significato delle loro azioni, essi non sanno rispondere, e cadono in palesi contraddizioni – tali persone sono inoltre portatori di una doppia verità: sono portati a pensare, a causa della “rieducazione” culturale ad essi somministrata, che la loro Idea sia l’unica possibile, per tutti, e rappresenti una verità troppo profonda per essere capita; quindi essi espongo, confusamente, Principi e Fini che non sono quelli reali, ma che sono confezionati apposta “per la gente”).
In questo loro atteggiamento i Movimenti ideologici sono una sorta di Setta religiosa laica nella quale i Fini razionali sono sostituiti da Ideali “affascinanti” ma privi di sostanzialità (e le loro strategie finiscono per essere finalizzate alla realizzazione di un Potere fine a se stesso).
Purtroppo, appunto, vuoi per una “dimenticanza”, vuoi per ragioni di “opportunità”, anche i movimenti originariamente strettamente legati ai Cittadini finiscono per trasformarsi in Movimenti ideologici: questi movimenti finiscono quindi per intraprendere le scorciatoie tipiche dei Movimenti ideologici. Scorciatoie che però, come si analizza in seguito, portandoli sullo stesso piano dei meglio attrezzati (dal punto di vista delle strategie dei sotterfugi) Movimenti e Partiti di Sinistra, li porta a perdere nel confronto con gli avversari politici.
i “Principi di funzionamento”
di un Movimento di Cittadini
Quando si dice che un Sistema sostanzialmente razionale (come è, o meglio, dovrebbe essere un Movimento politico), deve seguire i suoi Principi di funzionamento, non si vuole fare del moralismo: il fatto è che un Movimento politico o adotta i suoi Principi di funzionamento, o, semplicemente, non funziona.
Nel caso di “deriva ideologica” il Movimento entra infatti in un limbo nel quale esso deve adottare dei sotterfugi per poter sopravvivere, i quali lo allontanano dalla possibilità di realizzare effettivamente i suoi scopi originari.
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Le regole di funzionamento di un Movimento politico possono essere individuate nei seguenti punti:
1) vi devono essere dei Principi di base espressi in modo chiaro ed inequivocabile: (A) dei Principi (e Fini) fondamentali che indichino ciò che si vuole promuovere e difendere (qualità della vita obiettivamente riscontrabili, specifici diritti delle persone), e (B) una dichiarazione gli intenti generali (cosa si vuole fare, in generale, per ottenere realizzare i propri Fini; es.: il mantenimento della condizione di Libertà e di Responsabilità individuale) e (C) dei Principi attuativi facilmente individuabili e facilmente spiegabili “al primo venuto” (più nello specifico, devono essere indicate strategie generali; come, ad esempio, “si vuole creare uno Stato federale nel quale il potere sia esercitato dai singoli Stati”) [vedi approfondimento più avanti].
Il fattore fondamentale legato a questo punto (l’esistenza di vari livelli di Principi espressi in modo chiaro) è la condizione fondamentale da parte degli aderenti di un Movimento di buona consapevolezza delle sue qualità di base (e quindi di ogni strategia specifica).
Quella di saper spiegare con facilità queste caratteristiche è un test molto importante per l’efficacia dell’operato del Movimento, poiché la mente dell’uomo può “mentire a se stessa”: l’incapacità di illustrare in modo lucido tali qualità significa molto probabilmente che si ricade nel caso del Movimento ideologico (nei quali le persone “credono” fermamente di avere idee chiare, ma, se le devono spiegare, appunto, non lo sanno fare).
2) i Principi del Movimento devono essere “compatibili” con la Cultura delle persone – ricordando che per ogni Movimento “il Fine sono le Persone” (nei movimenti Ideologici il Fine diviene invece il Movimento stesso, ovvero il potere in sé dei Leader nella vita politica della Nazione), il Movimento deve essere in tutto subordinato alla Cultura delle persone (ovvero al modo “tradizionale” di vedere le cose radicato negli strati più profondi della coscienza), e non a Idee astratte delle Ideologie (i Movimenti Ideologici mirano invece a “sovrascrivere” la Cultura tradizionale con una Nuova Cultura prodotta dalla mente puramente logico-razionale di qualche Leader).
Ciò comporta, tra le altre cose, in uno specifico contesto di cultura Democratica, che il Movimento deve seguire esplicitamente dei Principi democratici: le istanze dei Cittadini devono arrivare a prevalere attraverso un “metodo democratico”, ovvero all’espressione non violenta della propria volontà, attraverso il raggiungimento di una forte adesione (maggioranza) da parte dei Cittadini coinvolti dalla questione sostenuta. In questo caso la maniera forte può essere solo una reazione, al massimo di pari intensità, ad una eventuale ostacolo alla realizzazione di loro legittime istanze da parte di Organi istituzionali (la necessità, e la legittimità, di questa azione deve essere però “ovvia” per la maggioranza dei Cittadini).
In assenza nel Movimento di una chiara “politica” di questo tipo esso, in un contesto di Cultura democratica, verrà percepito come pericoloso.
Fanno eccezione i Movimenti che derivano le loro strategie di “propaganda” da teorie affinate negli anni, come quella definita agit-prop (agitazione & propaganda), con le quali è possibile portare le masse in una condizione emozionale di agitazione, nella quale le persone percepiscono preconcettualmente come giustificata una “politica” violenta (si tenga presente che tali strategie sono sviluppate creando il quasi totale monopolio del “mondo della Cultura: Educazione, Media, ecc…). [ vedi il documento “La manipolazione delle masse” ]
3) una caratteristica imprescindibile di un Movimento è la coerenza: vi deve essere una costante rispondenza tra Principi ed azioni (strategie specifiche, eventi, ecc…). Perchè ciò avvenga vi deve essere la citata Consapevolezza da parte degli aderenti.
Questo è un altro punto determinate, la non osservanza del quale genera una deriva Ideologica, e quindi: caos (conflitti interni), mancanza di conseguimento degli obiettivi e perdita di adesioni (in effetti, a ben vedere, dovrebbe esserci all’intero del Movimento una sorta di “corte costituzionale” che metta in evidenza eventuali decisioni, da parte dei Leader, “incoerenti” rispetto ai Principi – non si tratta di una “questione morale”, ma semplicemente di una questione di funzionamento: un Movimento che si distacchi dai suoi Principi, alla lunga, entra in crisi).
le qualità negative dei Movimenti ideologici
[breve sintesi di un contenuto ancora a livello di bozza]
I Movimenti altamente ideologizzati non si attengono alle regole di base esposte in precedenza, e devono quindi ricorrere a sotterfugi per poter mantenere l’adesione da parte delle persone (per tali movimenti non si pone la questione di realizzazione di obiettivi specifici, che essi non pongono in modo realisticamente realizzabile nei loro statuti; per essi l’unico vero Fine è infatti il Potere in sé, con la giustificazione che la loro è “la causa giusta”, e che una volta conseguito il potere, essi potranno finalmente migliorare la Società).
I Movimenti di Sinistra possono più facilmente ricadere in questo caso, poiché essi dispongono di una Cultura che li facilita in questo compito. Ovvero le persone che provengono dalla cultura del PCI sanno cioè come utilizzare gli strumenti adatti a questo scopo: doppio livello verità; doppio livello di azione (ossia seguire una via parallela a quella politica “regolare”, con un utilizzo di “poteri forti” per azioni di neutralizzazione dell’avversario); agit-prop (agitazione-propaganda: capacità di eccitare le coscienze, e quindi indirizzarle vero un indirizzo specifico astratto – una condizione emotiva definita dai dissidenti Sovietici “bolla della ragione”).
[ l’analisi della qualità negative dei movimenti ideologici è ancora in fase di bozza – vedi in ogni caso il documento “La manipolazione delle masse” – www.lucabottazzi.com]
il problema della Cultura dei “Conservatori”
l’assenza di una Cultura politica “Conservatrice”
Uno dei problemi attuali è che c’è uno sbilanciamento nel confronto culturale tra i due Poli politici: i Conservatori, sostanzialmente, non dispongono di una “Cultura politica”.
Si deve tener conto del fatto che la Destra, di fatto, non esiste: è di per sé una “illusione” creata dalla Sinistra. La Sinistra, infatti, ha creato se stessa immediatamente prima della Rivoluzione Francese, ed ha quindi dichiarato che “gli altri” erano la Destra (in effetti i rappresentati politici che non sopportavano le urla dei Rivoluzionari si erano spostati dall’altra parte dell’Assemblea: a Destra). Ma nessuno “degli altri” si è mai identificato in tale definizione.
Il fatto è che mentre il termine Sinistra indica Idee politiche precise nelle quali gli aderenti si identificano, il temine Destra non è mai corrisposto ad Idee politiche definite, e non ha mai trovato aderenti che si identificassero nel termine, se non come posizione anti-Sinistra (quando vi sia stata la percezione della necessità di proteggere la propria Cultura e i propri Valori da una possibile “rivoluzione”).
Nel definire la differenza tra i due “schieramenti politici” assume un ruolo sostanziale la concezione dell’esistenza umana: per le persone di Sinistra l’aspetto più importante della vita moderna è la Politica (nelle scuole negli anni ‘70 si era diffusa l’idea che “tutto è politica”; ovvero: non puoi vivere la tua esistenza in modo compiuto se prima non ti sei occupato dell’aspetto politico della tua vita; in questo modo di vedere le cose, tutti gli aspetti dell’esistenza che riguardano direttamente la persona sono etichettati come “individualismo”, una qualità valutata come negativa dal punto di vista del Bene comune).
Mentre per le persone di Destra è vero il contrario: la Politica è una sorta di “sovrastruttura” rispetto all’esistenza umana. Prima di essa vengono altri aspetti più fondamentali della vita: le persone di Destra portano cioè in primo luogo la loro attenzione sulle questioni ordinarie della esistenza loro e delle persone a loro vicine (realizzare i loro sogni, coltivare relazioni personali appaganti, allevare figli, gestire nel miglior modo i propri beni, ecc … ). La politica, per i Conservatori, riguarda solo uno degli aspetti pratici secondari della vita: il government.
Quindi abbiamo da un lato delle Persone di Sinistra, le quali sono fondamentalmente guidate nella loro esistenza da “Idee politiche” (Ideologie): infatti per uno di Sinistra è intollerabile la presenza di una persona che esprima idee sostanzialmente differenti dalle sue (che, ad esempio, sostenga che sia “naturale” che all’interno della Società vi siano persone molto più ricche di altre).
E delle Persone di Destra che sono invece guidate, nella loro vita, da “normali” convinzioni Culturali ereditate dagli antenati (si tratta di convinzioni sviluppate, di generazione in generazione, in un processo millenario), e che quindi tendono a snobbare le “teorie politiche”.
Abbiamo cioè, dal punto di vista della “Cultura politica”, delle persone “politicizzate” (Sinistra), e delle persone sostanzialmente a-politiche; che, cioè, non amano l’attuale Politica dei Partiti poiché essi pensano, come i loro avi, che i loro sentimenti vadano focalizzati su questioni dell’esistenza più importanti (proprio a causa di questa loro scelta di vita, essi vengono etichettati dalla Sinistra con l’epiteto “qualunquista”).
Alcune implicazioni: esiste, nell’attività politica della Nazione, un Popolo di Sinistra (accomunati da un unico Ideale che li rende tutti, in misura a maggiore o minore, “militanti” al servizio di una Ideologia); ma non esiste un Popolo di Destra: esiste solo “gente comune” che si identifica in valori tradizionali, e quindi non trova una vera e propria “identità politica” (ciò vale anche per i cosiddetti intellettuali: scrittori, artisti, ecc …).
Nello scenario politico Italiano non esiste quindi uno “schieramento di destra”, ma solo una moltitudine di individui “qualunquisti” non-di-sinistra, che sono accomunati da idee “esistenziali” di fondo (le idee “tradizionali”), che quasi nulla hanno a che fare con il “pensiero politico”.
Ovvero non esiste una concezione politica di Destra, ma solo più modi di vedere la vita (e non la politica): tra questi il Pensiero liberale, le Fedi religiose, la concezione della Famiglia. Al massimo le persone non-di-sinistra, per utilizzare un termine utilizzato anche in politica, possono essere definite, appunto, “Conservatori”. Ma non essendo i loro modi di pensare basati su categorie affini alla Politica, tali persone non sono proprio portate a pensare in modo politico.
Il problema è quindi che “la gente comune” (considerati, dalle persone politicizzate, come “di Destra”), fondamentalmente, in un confronto sul piano politico (nella attuale concezione ideologizzata della politica) è destinata a soccombere poiché mentre la Sinistra dispone di un Popolo di Sinistra, indottrinato e in qualche modo militante (tutti gli aderenti, ad esempio, leggono quotidiani o guardano trasmissioni “culturali” che propinano loro Verità ideologiche funzionali alle strategie adottate sul momento dalla Sinistra), nella “Destra” vi sono solo cittadini che vivono invece la politica in modo naif.
Ovvero, si deve considerare che aderire “in modo attivo” ad un grande Movimento di Destra significa comunque aderire ad una Ideologia. Cosa che, per forma mentis, i Cittadini non-di-sinistra non sono portati a fare (per essi si tratta di una distrazione dalle reali questioni di vita).
La questione è nella differenza tra un grande Movimento, che può essere solo Ideologico, e una associazione di Liberi cittadini (“persone comuni”, non ideologizzate) che vogliano sostenere “istanze sociali” reali.
Il grande Movimento (è sostanzialmente un Partito) ha intrinsecamente due limiti:
1) non può essere che ideologico, poiché si basa su “Idee intellettuali” alle quali vengono poi sacrificate le istanze specifiche dei Cittadini (che molto probabilmente avevano portato alla fondazione del movimento)
2) volendo “giocare” nel grande gioco della Politica dei Partiti, i grandi Movimenti sono costretti a sacrificare i contenuti sostanziali ad un perseguimento del Potere in sé.
Il fatto è che l’atteggiamento della “gente comune”, pur essendo virtuoso dal punto di vista umano (l’interesse vivo di queste persone per le “valenze umane”, e il loro agire in prima persona per cercare di risolvere i loro problemi senza né attribuire colpe ad altri, né aspettare che gli altri li risolvano, porta un gran beneficio ai loro cari, e alla loro comunità sociale), risulta essere, di fatto, un atteggiamento che va bene unicamente nei periodi di benessere. Ma è insostenibile nei periodi di crisi.
Il problema principale è che i Cittadini “di Destra”, non solo non sono in grado di difendersi dalla Politica ideologica. Ma non hanno nemmeno quella capacità di organizzare una qualche forma di politica che possa portare a migliorare le cose (che potrebbe essere, rispettando la loro forma mentis, una “politica” nel senso antico del termine: capacità di organizzare le questioni del loro territorio).
Si noti che oggi i Cittadini “di destra” sentono la necessità di difendersi da una crisi che è stata creata, appunto, dalla Politica di fondamento Socialdemocratico – centralizzazione del Potere in organismi sovranazionali (Europa); gestione finanziaria centralizzata (“Capitalismo di stato”), ecc … Si noti inoltre che secondo i Partiti Socialdemocratici l’attuale crisi sarebbe invece causata da una ancora non completa realizzazione del disegno socialdemocratico, e che quindi sarebbe necessario imporre un tal indirizzo in modo ancora più “forte” (vedi il caso di Monti).
Il fatto è che quando i Movimenti utilizzano la propaganda tipica delle Ideologie sociali “forti”, si confrontano su un piano puramente retorico (ossia Ideologico, che significa proprio Idee, e non istanze reali), la “gente comune” finisce per aderire alla loro forma mentis poiché:
1) la “gente comune” manca totalmente di strumenti culturali per comprendere cosa stia veramente accadendo. Essa finisce per credere veramente che l’unico modo possibile di vivere sia quello di uno Stato super-assistenziale, del Welfare “totale” (senza nemmeno rendersi conto che le Istituzioni stanno perseverando nell’errore che ha prodotto il problema).
Oggi alla gente comune manca, se non una “Cultura politica” (che, nella sua forma attuale è incapace di portare a reali cambiamenti), di una “Cultura civile”: una Cultura più profonda, che fornisca veramente ai Cittadini il senso dei termini di Democrazia: la richiesta di responsabilità del singolo nelle sue azioni sociali, e la libertà come condizione necessaria per sviluppare una reale qualità della vita (un esempio di mancanza di una cultura realmente democratica: un tempo si studiava a scuola che il Parlamentare “è sacro”, che non può essere rimosso da nessuno poiché è l’espressione della Volontà del Cittadino sovrano; oggi questo insegnamento è stato rimosso, ed il Principio, ormai sconosciuto ai Cittadini, può essere disatteso con le nuove Leggi che permettono l’arresto dei Parlamentari).
2) inoltre i Cittadini sono alla mercè delle forme di propaganda ideologica (ed in primo luogo di quella del mercato) poiché essi mancano completamente di strumenti organizzativi che permettano loro di portare avanti loro istanze specifiche; questa condizione li mette in condizione di impotenza nei confronti dei loro problemi (e di “dipendenza” dalle Istituzioni); e quindi in condizione di dover “credere” alle promesse delle Ideologiche. In questa condizione hanno presa le affermazioni ideologiche della Sinistra, secondo la quale la colpa dei problemi è da attribuirsi a Istituzioni politiche non sufficientemente “forti” – per quanto riguarda il mercato, ovvero del consumo, la mancanza di strumenti come i Gruppi di acquisto (che solitamente operano “a Kilometri zero”) pone, in effetti, i Consumatori alla mercè del mercato).
Si noti che l’attuale condizione di mancanza di una vera “Cultura civile” porta i Partiti (e gli uomini di governo) ad incorrere in contraddizioni palesi. Alcuni esempi: Tremonti per uscire dalla crisi prodotta dai BOT propone dei BOT (sia pure a livello Europeo). Il PDL crea una Carta dei Valori in cui, contemporaneamente, si sostengono Principi liberali e Socialdemocratici: si propone (ricadendo nella più volte ribadita contraddizione dei Rivoluzionari Francesi) sia il Principio di Libertà, sia quello di Uguaglianza (lo scopo del Socialismo reale). O abbinando affermazioni di segno opposto: “Noi vogliamo un’Italia di persone libere e responsabili” (Liberale); e “Noi crediamo che la società e lo Stato debbano servire la persona ed il bene comune” (socialdemocratica – richiama il concetto del Welfare socialdemocratico).
un movimento di cittadini
“in pratica”
Quali sono quindi le caratteristiche di un movimento che, in Democrazia, possa veramente funzionare?
1) che sia un vero movimento (che rispetti i Principi di funzionamento individuati in precedenza).
2) che sia “positivo”, “propositivo”, e non unicamente “critico”, come sono i Movimenti attuali.
Una precisazione necessaria: movimento significa “azione da parte delle persone”. Questo agire delle persone può essere, come avviene ora (5 Stelle, ecc ), guidato dall’alto: in questo caso si ha una adesione passiva, non dissimile da quella che si da ad un Partito (gli aderenti finiscono per avere come unica ragione quella di essere l’essere “contro” qualcuno o qualcosa, e non sono mai costruttivi, “progettuali”).
Ma, di contro, un Movimento può anche essere creato e mosso dalle persone stesse (ciò deve essere in Democrazia): solo in questo modo vi può essere una partecipazione consapevole da parte dei Cittadini.
Prendiamo il caso di un Movimento Libertario (come quelli nati “contro le tasse”): esso può porsi “contro”, anche in maniera forte, ma non deve dimenticare il principio a cui esso si ispira: ottenere la Libertà (Potere di decisione) per il Cittadino.
Un Movimento Libertario deve, ad esempio, tener conto che, secondo i suoi Principi, una tassazione non è a priori un furto! Se i Cittadini decidono di tassarsi, hanno tutto il diritto di farlo, anche in un regime Liberale. Il loro problema è che essi, ora come ora, focalizzano la loro attenzione contro le tasse, e finiscono quindi per perdere di vista il loro obiettivo primario, costruttivo: che, in base ai loro principi, dovrebbe essere un qualcosa come definire un Sistema di government (magari ultra-locale), nel quale i Cittadini possano decidere come (e quanto) spendere i loro soldi per la “cosa pubblica” (come e quando pagare le tasse; e come utilizzarle). In altre parole questi Movimenti, focalizzando la loro attenzione unicamente nell’attività “contro” le Istituzioni attuali, finiscono per dimenticare il loro punto di partenza (il problema è che rimanendo su questo livello, quei movimenti non riusciranno mai a realizzare obiettivi specifici: rimarranno sempre movimenti di piazza che potranno al massimo permettere alla gente di sfogare, in modo totalmente improduttivo, la loro rabbia).
la funzione di un Movimento
nel contesto politico attuale
Oggi la situazione di crisi delle Istituzioni democratiche e le nuove forme di Comunicazione interattiva permettono di realizzare un Movimento realmente democratico, che possa effettivamente sostituirsi agli attuali partiti nella gestione della Cosa pubblica. Un Movimento che non si occupi più di sostenere “moralità dogmatiche” delle ideologie, ma che, più “semplicemente”, si occupi della funzione di base della Democrazia: sviluppare la progettualità dal basso necessaria per gestire le strutture sociali.
Un Movimento per lo sviluppo progettuale dal basso
di soluzioni agli attuali problemi
delle nostre istituzioni
(soluzioni specifiche, e quindi locali)
è l’unica via reale per
le riforme della attuale Democrazia.
Per questa ragione si propone in IRDB un nuovo corso di Politica per Progetti nel quale
i Cittadini si sentano coinvolti (si parla di Progetti che partono e sono gestiti dai Cittadini), e divengano i reali attori delle Riforme
Si considera inoltre che
LA DEMOCRAZIA È, STORICAMENTE, UN FENOMENO SPONTANEO:
una via dal basso, dall’ultra-locale, è dunque
l’unica via per costruire una reale Democrazia
(o, se si vuole, un reale “Federalismo apolitico”).
le precondizioni per la creazione di un Movimento
Una precondizione per un funzionamento corretto (democratico) delle Istituzioni, e quindi di un Movimento di riforme, è
- la consapevolezza delle persone rispetto ai loro bisogni e alle strade da intraprendere per risolverli (in prima persona). Un movimento deve quindi fornire ai Cittadini strumenti permettano di soddisfare questa necessità di base.
Un’altra precondizione, per poter arrivare ad una nuova dimensione realmente democratica (nella quale i Cittadini consapevoli dei propri bisogni governano se stessi), è:
- ristabilire un dimensione di vita umana nella quale vi sia, appunto, un recupero delle capacità progettuali grazie alle quali l’essere umano ha creato e gestito con successo, per millenni, la sua Società.
Sostanzialmente si tratta di recuperare molti aspetti della vita della “comunità locale” tradizionale4. Solo in questo contesto l’essere umano può avere una corretta percezione dei problemi reali, e la consapevolezza delle strade da seguire per risolverli. Fondamentalmente si tratta di attuare un recupero delle qualità fondamentali della Democrazia: Libertà e Responsabilità del singolo.
In assenza di queste precondizioni non sarà mai possibile poter superare i due punti critici fondamentali attuali: le resistenze di un “Sistema politico” che detiene il monopolio dei meccanismi di government, e l’assenza di consapevolezza dei Cittadini delle proprie potenzialità (e necessità) di partecipazione alla gestione della comunità sociale. Ovvero, nella attuale situazione, qualsiasi tentativo di riforme è destinato a fallire.
L’idea su cui si basa IRDB è che l’unica via per realizzare queste precondizioni sia il porre in essere (indurre)
UNA “RIVOLUZIONE DEMOCRATICA”
che sostituisca, con un moto spontaneo,
il sistema Partitico attuale
(il termine Rivoluzione è errato, poiché esso significa per ripartire da zero; rompere con il passato, con la “tradizione” – mentre a questo punto è necessario piuttosto andare in direzione opposta: recuperare gran parte della Cultura del passato).
Per questa ragione un partito voglia trasformarsi in Movimento deve avere, in primo luogo, la capacità di supportare le attività “dal basso” legate ai processi di governmet del territorio: informazione dal basso, dibattito pubblico sulle questioni da affrontare, aggregazione organizzata di più persone attorno ad una istanza, sviluppo di progetti in team coordinati, gestione di attività pubbliche da parte dei Cittadini (inizialmente queste strutture sono finalizzate sia ad aumentare l’efficacia della partecipazione dei Cittadini negli Istituti che già prevedono questa partecipazione, sia ad operare dal basso con attività “in parallelo” rispetto a quelle istituzionale).
Come può ri-definirsi un Movimento (un Partito?)
realmente democratico
Cosa può fare quindi un Movimento oggi per poter intraprendere una tale via?
L’idea di base è:
fare in modo che il Movimento sia veramente partecipato.
Ossia (1) fornire ai Cittadini la conoscenza delle modalità di Government definiti dalla attuale Legislazione, e (2) mettere in mano ad essi strumenti che permettono loro di partecipare alla gestione di tali processi. In questo modo, si è visto, il Cittadino si responsabilizza spontaneamente nei confronti delle questioni che lo riguardano direttamente (in questo modo lo si spinge spontaneamente ad occuparsi dei fatti di “casa sua”).
L’idea di IRDB è, appunto, che solo ponendo in essere queste precondizioni fondamentali (mettendo a disposizione dei Cittadini gli strumenti delineati nel presente Progetto) si possa ottenere una dimensione nella quale le persone possono cominciare a produrre quella progettualità (sulle questioni specifiche) necessaria alla realizzazione dell’unico percorso possibile di riforma della nostra democrazia, una Riforma dal basso.
la riforma della Democrazia
deve essere incentrata sui bisogni dell’uomo
Si noti che una riforma sostanziale della Democrazia (una trasformazione radicale, come serve oggi) non deve essere attuata, come si cerca di fare ora, su un astratto piano “Politico” (il quale è una invenzione delle Ideologie moderne). Ma deve invece essere attuata, in primo luogo, su un piano “umano” (psicologico e spirituale): i Cittadini devono prima di tutto trovare l’energia necessaria (una pulsione spontanea) a produrre le azioni necessarie al cambiamento.
Per questa ragione è determinante fare in modo che i Cittadini cambino la loro “visione” delle cose instillata in essi sia con anni di strategie di “Egemonia culturale”, sia con l’induzione nelle persone di forme di vita spersonalizzanti.
Il problema è che, nella attuale visione delle cose artefatta (cavalcata, con successo, dalle Ideologie politiche e dal Mercato), i Cittadini pongono delle forti resistenze al cambiamento poiché sono portati a pensare di non avere nessuna reale alternativa rispetto alle attuali forme di government centralizzato (e al sistema di Mercato attuale); e di non poter sopravvivere, in assenza del supporto delle attuali Istituzioni assistenziali (del super-Welfare).
Sostanzialmente il problema è che, nella loro attuale situazione Culturale (mancanza di conoscenze effettive rispetto alle questioni sociali che li riguardano, e rispetto ai meccanismi di Government della Democrazia)
i Cittadini non riescono a pensare di poter accedere, abbandonando l’attuale modello di Democrazia centralizzata,
ad una qualità di vita migliore.
Sostanzialmente i Cittadini sono stati convinti di non essere in grado di gestire se stessi, e quindi non vogliono abbandonare quella la loro condizione “assistenziale” attuale, seppure quest’ultima crei sempre maggiori problemi.
Ciò è dovuto, in primo luogo al fatto che i Cittadini non hanno più memoria della vita “umana” che ha garantito a milioni di generazioni precedenti condizione esistenziali veramente umane e “democratiche” (e cioè della vita della comunità locale, o Villaggio, nella quale le persone, partecipando direttamente alla vita sociale, avevano la consapevolezza delle questioni che interessavano la comunità, e delle “modalità umane” di soluzione – sapevano come dibattere tali questioni, portando avanti le loro istanze, e quali erano i meccanismi di “government” delle comunità umane).
Si tratta quindi di mettere in atto una operazione sostanziale (e non, appunto, “astrattamente politica”) nella quale i Cittadini ritornino ad abitudini di vita “reale”: ricreare una condizione nella quale il cittadino diviene più libero e contemporaneamente responsabile delle proprie azioni (e del suo non-agire). E recupera quindi la percezione delle sue potenzialità di “gestione” (“government diretto”) delle cose della vita che lo riguardano direttamente.
In questa nuova condizione nasce quella percezione di una “realtà possibile” diversa, migliore rispetto a quella attuale, che è l’unica “molla” che può spingere il Cittadino a cambiare aspetti importanti della propria vita (a “riformare” il sistema istituzionale attuale). Non è infatti attraverso l’orientamento delle persone verso chimere ideologiche, perseguito oggi dai Movimenti politici, ma attraverso una progettualità della propria vita sociale su problemi specifici, che si può ottenere un efficace processo di riforme.
Un altro aspetto fondamentale: perchè vi sia un vero impegno (slancio) da parte delle persone nel cambiare le cose, è necessario che i Cittadini comprendono che abbandonare l’attuale forma centralizza di Democrazia non è, come si pensa ora, un “sacrificio” (andare verso una condizione di austerità). A minori possibilità di spesa pubblica, in una nuova condizione di vita nella quale le persone vivono in modo sostanzialmente diverso il “consumo” (Sussidiarietà, Consumismo 2.0), corrispondono possibilità di godere di beni e servizi migliori.
Cambiare le cose significa, in primo luogo, ritrovare qualità della vita che sono andate perdute negli ultimi secoli ricuperare quelle valenze umane della società che si sono perdute nel processo di burocratizzazione della vita sociale (di burocratizzazione) [vedi Progetti: “Open government Initiative”, “Litemotive: una mobilità sostenibile”, “Comunità Urbane Autogestite”, “Strumenti per un Consumismo 2.0”].
Il Progetto OGP., è, appunto, finalizzato a questo scopo.
1 Il termine è inteso qui in senso generale, e non nei significati specifici, politici, che può aver assunto in determinate circostanze storiche – è inteso come lo spirito “Liberale” che ha animato i Rivoluzionari americani.
2 Treccani
3 Argomenti approfondito in altri documenti [tra gli altri, “La manipolazione delle Masse”]
4 vedi anche altri testi come Riflessioni sulla crisi della Civiltà occidentale – www.lucabottazi.com