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Vedendo le attuali esperienze di partecipazione si percepisce come si stiano tralasciando dei punti che sono in realtà le fondamenta. senza le quali non è possibile sviluppare una effettiva partecipazione.
Il problema è nel fatto che oggi si continua a parlare di
un sistema nel quale – a parole –
gli Eletti (Consiglieri comunali)
sarebbero i PORTA-VOCE
delle istanze dei cittadini, ma
DI FATTO NON SI CREANO
LE CONDIZIONI DI BASE PERCHÉ CIÒ POSSA AVVENIRE.
Il fatto è che questo sistema non può funzionare se, come è oggi, si tralascia di
● creare modalità di espressione della loro voce da parte dei cittadini; e di
● definire canali e metodologie per la ricezione della voce dei cittadini.
Ed in particolare si tralascia di definire regole (per gli Eletti) che li metta in condizione di dover ascoltare le istanze dei cittadini: senza la definizione di questo dovere di ascolto della voce della cittadinanza la voce dei cittadini non sarà mai ascoltata (si parla non di tutte le voci dei cittadini, ma di un ristretto numero di “voci”, che emerga da una selezione che deve avvenire al primo livello di creazione delle istanze da parte dei cittadini, il livello di Partecipazione orizzontale – vedi sotto)
Più nello specifico attualmente la partecipazione oggi non funziona per il fatto che
● ci dimentica di creare strumenti e metodologie di reale partecipazione da parte dei cittadini. Senza la definizione di questi punti i Gruppi di Lavoro saranno sempre solo dei “giocattoli” con i quali i cittadini passano il tempo mentre le politiche del territorio vengono sviluppate nella modalità tradizionale, in modo esclusivo dall’alto.
Come illustrato in altri articoli, si tratta di sviluppare una Partecipazione verticale (Cittadinanza <> Istituzioni governative), ma anche strumenti e processi di Partecipazione orizzontale, con i quali i Cittadini possono sviluppare idee (progetti) da presentare poi alle Istituzioni (ciò oggi è totalmente assente; senza lo sviluppo di questo livello non ci sarà mai partecipazione).
● ci dimentica che esiste già un livello di government “più basso” (più vicino ai cittadini) di quello della Giunta e e del Consiglio comunale: i Quartieri (oggi formalmente riuniti in circoscrizioni). Ovvero si parla di un ascolto delle istanze della Cittadinanza da parte del Comune (lamentandosi del fatto con tale livello è quasi impossibile comunicare), quando esiste il livello della Circoscrizione (quartiere), eletto dai cittadini.
Un livello nel quale:
~ le istanze possono essere sviluppate più facilmente; e
~ più facilmente essere recepite a livello Istituzionale (anche solo da Eletti del Movimento).
Si consideri che attivando un sistema del genere ci si prepara anche per l’eventualità che ci si trovasse nuovamente all’opposizione. è necessario approfittare delle posizioni di potere istituzionale per prepararsi a governare in modo indipendente dalle istituzioni. Per fare ciò, come illustrato nel documento “Polices 2.0 & Smart innovation” (vedi PDF), è necessario consegnare nelle mani dei cittadini un reale potere (in modalità tale che sia quasi impossibile per la Politica tradizionale ripristinare l’attuale sistema di government ed amministrazione senza incorrere in una forte reazione degli elettori).
La necessità di portare attenzione al livello locale di governance
Oggi, paradossalmente, non si considera che
per avere una reale partecipazione
è necessario avere la partecipazione dei cittadini.
Si pensa che sia sufficiente avere la partecipazione degli attivisti del movimento: ma l’assenza dei cittadini nel processo di (pseudo) partecipazione porta alla produzione di istanze dal basso prive di peso, per cui gli Eletti, semplicemente, possono ignorare qualsiasi voce proveniente dalla cittadinanza (o dalla base degli attivisti).
Non è probabilmente un problema di malafede: il fatto è che gli Eletti, una volta occupati i loro posti all’interno del meccanismo della Politica, devono confrontarsi con una miriade di occupazioni (e di responsabilità, anche penali). Cosa che impedisce ad essi di avere il tempo e l’attenzione per occuparsi dei “problemi reali” (di dialogare con gli attivisti e con i cittadini).
Per questa ragione è bene ricordarsi che una legislatura deve iniziare – dal primissimo momento – in modalità partecipata affinchè gli Eletti non siano risucchiati nel vortice dell’operatività di governance che li porta a “dimenticare” i propositi iniziali del Movimento.
Quando si parla di partecipazione è necessario considerare che
● la partecipazione è un qualcosa di complesso, per cui i processi e le potenzialità ad essa legati possono – attualmente – essere chiari nella mente di attivisti politici (per quanto ogni attivista sembra avere una sua idea peculiare), ma una chiara idea della partecipazione non esiste proprio nella mente dei cittadini.
● che l’unica modalità con la quale una persona si può creare una cultura (consapevolezza) della partecipazione è di imparare nel fare: solo in questo modo i cittadini possono comprendere quali vantaggi porta la partecipazione progettuale (ed amministrativa) alle politiche cittadine. O, se volgiamo, possano comprendere quale sia il potere effettivo che essi – in una Democrazia – hanno in mano.
La questione è che per sviluppare partecipazione – in un contesto come il nostro privo di cultura della partecipazione – è necessario iniziare ad operare laddove tale cultura può essere sviluppata: ossia a livello locale, in una dimensione nella quale i cittadini non solo toccano con mano i problemi, ma possono facilmente farsi una idea circostanziata di come tali problemi possano essere risolti (si tenga conto che in una dimensione di partecipazione i cittadini operano in gruppi nei quali vi sono anche – sempre come residenti – anche “esperti” di vari settori).
In altre parole per poter diffondere cultura della partecipazione (e per poter strutturare un sistema di partecipazione che produca effettivi risultati) è necessario partire:
● “dal locale”: a livello di quartiere (vedi più avanti)
● “dal piccolo”: operando su problemi non-complessi, le questioni semplici sul territorio locale sono le uniche uniche sulle quali (per lo meno inizialmente) possono essere coinvolti i “cittadini comuni”.
Si tratta, a tale livello, di fare engagement
~ con riunioni che illustrano le potenzialità della partecipazione nei problemi del territorio, e nel migliorare la qualità della vita urbana (ma prima di tutto è necessario definire processi e creare strumenti per la partecipazione!); e quindi
~ di organizzare workshop, laboratori progettuali che motivino i cittadini ad operare per progettare soluzioni sul territorio locale.
Si tratta sostanzialmente di sviluppare un graduale empowerment dei cittadini nel quale, si noti, una parola chiave è responsabilizzazione: ovvero si tratta di inserire i cittadini in processi progettuali partecipati nei quali si rendano conto di essere in qualche modo responsabili della qualità della vita sul territorio (si ricorda che questo portare la governance – il potere – verso i cittadini è un modo per poter poi svolgere azioni effettive e convincenti una volta che si dovesse essere all’opposizione).
In questo processo è anche necessario, ovviamente, tener conto degli strumenti esistenti a livello locale, come quelli offerti attualmente dalle Circoscrizioni: come quello delle Commissioni.
Uno strumento, quello delle Commissioni, che può essere sfruttato almeno in due modalità: ● creando dall’alto una Open circoscrizione che definisca una maggior possibilità di partecipazione nelle attuali commissioni. O ● creando “in parallelo” commissioni partecipate di cittadini (“Gruppi di Lavoro spontanei dei cittadini”) esterne alle Istituzioni, le quali in qualche modo possano però integrarsi con i lavori delle Commissioni istituzionali (nel progetto Iniziativa Riforma dal Basso < vedi > si definisce un percorso di cambiamento operato attraverso istituzioni partecipate indipendenti da quelle ufficiali).
In questa dimensione è possibile attirare cittadini che già operano sul territorio, come chi appartiene ai Comitati spontanei, o ai vari partiti istituzionali che però non sono in grado di trasformare le loro richieste in istanze progettuali efficaci.
Sarebbe importante, in tale ottica, recuperare il livello del Quartiere, oggi inglobato nelle circoscrizione (ricordiamo che dei Quartieri permangono comunque le sedi fisiche).
Per poter attuare una reale Democrazia partecipata è necessario in primo luogo riconoscere che essa non può esistere in quanto rapporto diretto tra i cittadini e gli “alti vertici” delle Istituzioni. Ma che essa è una dimensione nella quale i cittadini sono realmente protagonisti (o co-protagonisti) dell’attività politica. La Democrazia partecipata non può non essere, in qualche modo, una sorta di “federalismo di quartiere” (che rende più accessibile – e personalizzata, – la governance della città).
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