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- » Starting from people, from small, from local (in dimension of participation)
- » Sanare, non mettere delle pezze
- » Oltre l’austerity: un processo di miglioramento delle qualità della vita
- » Trasparenza attiva (trasparenza reale, con informazioni realmente fruibili)
E’ importante comprendere che in una Democrazia vi sono delle regole che quando non vengono seguite ● le cose, nel medio lungo periodo, divengono problematiche: si creano forti diseconomie e gravi inefficienze; e ● si perde il sostegno dell’elettorato (il problema è particolarmente sentito dai partiti/movimenti outsider).
PRINCIPI DI BASE DELLA DEMOCRAZIA
( click sui titoli arancioni per espandere il testo )
La Democrazia è concepita come quella forma di governo dei cittadini (il Demos), i quali sono indicati nelle Costituzioni come i Sovrani (nessuno può “stare sopra”di essi).
La Democrazia nasce cioè per tutelare gli interessi – ovvero soddisfare i bisogni – dei Cittadini. Ne consegue che gli Enti pubblici possono esistere unicamente per interpretare e soddisfare i bisogni dei Cittadini (gli operatori politici e burocratici sono pagati per fare ciò).
E’ quindi necessario che, laddove i cittadini non partecipino direttamente alla governance, le Istituzioni governative agiscano unicamente dopo aver ascoltato le esigenze dei cittadini (si deve tener conto che i cittadini sono i “clienti” della Pubblica amministrazione, e che sono gli unici percettori dei loro bisogni – bisogni che sono estremamente complessi, e che mutano, anche di molto, in aree contigue).
Se il compito di Istituzioni politiche ed amministrative è di agire (unicamente) per la soddisfazione dei bisogni dei cittadini (di produrre soluzioni per il territorio), esse devono anche conoscere – in modo circostanziato – le situazioni sulle quali agiscono.
Come si è detto in una Democrazia (anche “minima”) per non perdere il supporto degli elettori, è necessario seguire i Principi della Democrazia, e, tra le altre cose, ascoltare il parere dei cittadini.
Per questa ragione tali istituzioni devono sviluppare una partecipazione dall’alto alto verso il basso, operando sul territorio con istituzioni politico/amministrative (ossia con organi politici, e non con appendici burocratiche o con “tecnici” come Vigili del fuoco o Vigili urbani).
In realtà, in una condizione di reale Democrazia (Democrazia partecipata) non solo gli organi istituzionali devono avere una approfondita conoscenza delle situazioni, ma dovrebbe prevalere la partecipazione dal basso verso l’alto. O meglio, vi dovrebbe già essere, “nel basso” – in orizzontale – una modalità di produzione di idee (Progettazione partecipata, ecc …). Ed anche, possibilmente, una modalità di sviluppo di interventi diretti sul territorio (in modalità partecipata).
In altre parole quando vi è un problema è necessario
farsi una corretta analisi del problema
DAL PUNTO DI VISTA DEI CITTADINI
(i cittadini hanno appunto delegato l’Amministrazione per svolgere questo compito).
Per poter operare in una condizione di consapevolezza delle situazioni sul territorio, è necessario attivare
● canali di ascolto (dai sondaggi fino al Referendum dei Cittadini), e
● strumenti di progettazione partecipata che permettano di ottenere non solo un feedback dai cittadini, ma anche idee già strutturate per poter facilmente passare ad una fase di sviluppo di soluzione (Gruppi di lavoro partecipati, forme di Progettazione partecipata, ecc ….)
Uno dei principi della Democrazia che non vanno mai persi di vista è la regola della maggioranza. Non prendere in considerazione tale regola porta sempre ad una percezione da parte dell’elettorato di un esercizio personalistico della governance, poiché si percepisce una discrezionalità nel scegliere la minoranza alla quale si attribuisce un privilegio (si tenga conto, appunto, che in questo caso è la maggioranza ad essere penalizzata).
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Una caso del genere …
( vietare le cose … )
E’ quindi necessario ragionare sempre e comunque in termini di maggioranza: in particolare quando si interviene per vietare (o limitare) una attività dei cittadini è necessario comprendere – in un ambito specifico – se vi sia effettivamente una maggioranza di persone che desidera vietare (o limitare fortemente) tale attività; o se tale attività non sia effettivamente svolta da una qualche forma di maggioranza di cittadini (e quindi, in una dimensione democratica, deve essere limitata con il consenso dei cittadini – in Democrazia si vieta solo ciò che crea danno ai cittadini , ragionando, appunto, in termini di maggioranza).
PRINCIPI DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA/PARTECIPATA
Per coinvolgere i cittadini nel processo di ri-progettazione del sistema dei servizi è in primo luogo necessario sviluppare un’azione di innovazione (riforma) che parta dal piccolo, dal locale. Ossia da una dimensione umana nella quale le persone vivono direttamente le questioni da affrontare, e sono in grado di frequentare di persona – andando a piedi – le assemblee. E’ la dimensione nella quale i cittadini possono imparare ad occuparsi delle questione di affrontare sul territorio.
In questo modo i cittadini hanno la possibilità di acquisire consapevolezza e competenze rispetto ai processi di partecipazione (e, molto importante, le PA hanno modo di mettere a punto gli strumenti di partecipazione, oggi praticamente inesistenti).
< vedi >
Oggi “il Sistema sociale” è in crisi per il fatto che si cerca di tamponare i problemi invece di andare alla radice di essi. E quindi necessario, appunto, ribaltare l’approccio attuale alla soluzione dei problemi, e cominciare a correggere sostanzialmente il sistema alle sue fondamenta.
Ovvero, se si vuole realmente riformare il sistema (in direzione di minori costi e maggiore qualità dei servizi), è necessario cominciare ad affrontare le questioni specifiche con un approccio realmente innovativo di Problem solving nel quale ● si analizzano i perché dei problemi ● si intraprende un percorso progettuale in stretto contatto con l’”utenza” .
Si tratta di cominciare a cambiare gli aspetti critici del nostro sistema sociale operando un cambiamento graduale nel quale si offre inizialmente una scelta tra l’opzione tradizionale e quella innovata (favorendo quest’ultima in modo sempre maggiore).
Offrendo la possibilità di godere, dall’immediato, di vantaggi diretti ed immediati (laddove oggi si prospettano forme di austerity) si ottiene una transizione spontanea tra il sistema di servizi tradizioni e nuove pratices.
< vedi >
L’attuale percorso di “riforme” è destinato a fallire per il fatto che, tra le altre cose, si propone una dimensione di tagli e sacrifici.
Ma è sostanzialmente possibile ottenere, parallelamente ai tagli delle spese, un processo di miglioramento di qualità della vita (tangibile nell’immediato) quando si propongono alternative a servizi e benefit che vengono toccati dai tagli (servizi interni alle PA e verso i cittadini, sussidi, esenzioni, ecc …). Si parla di alternative concepite in una dimensione sostanzialmente differente da quella attuale (Welfare 2.0) basato, tra le altre cose, su ● un engagement spontaneo dei cittadini, ed ● sullo sviluppo di un processo spontaneo di creatività (dal basso). Con il risultato di ottenere un utilizzo di risorse presenti sul territorio ● competenze ed abilità specifiche dei cittadini e ● risorse materiali come spazi oggi inutilizzati (vedi Placemaking)
E’ necessaria una riqualificazione della spesa pubblica nella quale, sostanzialmente. Non vi siano più “spese”, ma investimenti.
< vedi >
Per un Partito o Movimento outsider è determinante l’appoggio della cittadinanza, la quale deve comprendere la bontà di intenzioni e capacità del nuovo partito. Ciò è possibile solo attraverso forme di “comunicazione sostanziale” nella quale qualsiasi progetto o iniziativa deve essere comunicato alla cittadinanza con tempestività (ad ogni passo), ed in modo esaustivo.
< vedi >
Le ideologie (le proprie “convinzioni”) creano, quando le si vuole applicare ai cittadini, forti contrasti (con le convinzioni dei cittadini).
Ovvero in qualsiasi forma di Governance democratica non è importante cosa si pensa sia giusto. Ma è importante agire in base a ciò che pensano i cittadini. In una Democrazia semplicemente non è possibile creare uno “government pedagogico” che “educhi” i cittadini “capire ciò che è obiettivamente giusto”, come dimostrano le esperienze degli ultimi due secoli: si perde il consenso dell’elettorato prima di finire il proprio percorso di “moralizzazione” (un po’ come nel proverbio dell’asino che è morto “proprio quando si stava abituando a mangiare la paglia”).
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PRINCIPI OPERATIVI
Quello del consenso informato è un principio fondamentale della Democrazia, e deve essere alla base di qualsiasi azione della PA nei confronti dei Cittadini. Infatti la qualità peculiare della forma democratica di governo è proprio quella di basarsi sulla volontà (consenso) popolare.
Il principio del Consenso informato introduce quindi, in generale, l’idea che in Democrazia il cittadino non possa subire imposizioni da altri, ma debba avere la possibilità di accettare o rifiutare una azione prodotta nei suoi confronti da enti pubblici.
L’unica politica legittima in Democrazia è la Permission politics, ossia una richiesta da parte delle istituzioni governative/amministrative al cittadino di una autorizzazione per sviluppare un’azione nei suoi confronti. In questo modo, se si offrono ai cittadini alternative rispetto ai servizi, premiando chi sceglie le pratices più virtuose (ad esempio nei casi di consumo di energia o di produzione dei rifiuti), è possibile sviluppare una innovazione (riforma) spontanea dal basso (fornendo ai cittadini strutture di progettazione partecipata).
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Le leggi come sono prodotte ed applicate ora, rispetto ai Principi della Democrazia, risultano essere sostanzialmente un forma di imposizione. Per avere un sistema di servizi realmente funzionante è necessario offrire una scelta tra più tipologie di servizi; e/o la possibilità di personalizzazione degli stessi.
In assenza di ciò ● il cittadino ha la percezione di dover accettare una imposizione dall’alto (quando c’è da pagare le imposte); ● il servizio non sarà mai in grado di cogliere i reali bisogni dei cittadini (creando gravi frustrazioni negli utenti) e ● il servizio, mancando di un controllo della utenza, diventerà presto inefficace e dis-economico.
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Per poter innovare strumenti e processi interni alle PA, è necessario ripensare a fondo l’organizzazione del Sistema-PA: a monte di tutto vi deve essere la responsabilizzazione degli operatori delle PA (che non significa minaccia di sanzioni, ma soprattutto dare agli operatori la possibilità di co-progettare i processi in cui essi operano – aumentando efficacia dei servizi e la qualità della vita sul lavoro).
Per poter avere delle PA efficienti è necessario anche, oltre a semplificare la burocrazia, permettere di tracciare (rin-tracciare) le pratiche in corso.
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