Nelle sezione precedenti sono state analizzate le possibilità, per un movimento outsider che detenga delle posizioni istituzionali di potere, di sviluppare policy non convenzionali per far fruttare al massimo tale posizione nell’immediato e nel lungo periodo.
E quindi sono state analizzate le possibilità di portare la città ad una dimensione di reale Democrazia partecipata con de-centramento (effettivo, e non formale) delle funzioni di government ed amministrativo. Inducendo una nuova dimensione della città basata, tra le altre cose, su nuove modalità di vita e su nuovi processi di gestione del territorio.
In questa sezione si delineano alcune specifiche Soluzioni di innovazione di infrastrutture ed i servizi che possono divenire la base della Democrazia partecipata che consistono in progetti da me sviluppati negli anni con esperti di vari settori.
Definendo anche, in tale direzione, uno scenario di innovazione più generale delle strutture sociali (delle modalità di vita all’interno della città) e delle modalità di gestione della Pubblica amministrazione (si delinea, cioè, un percorso di riforma verso le forme tipiche della Democrazia partecipata, e di un Welfare 2.0).
<see also my article “Towards a Welfare 2.0“>
LA RIFORMA DEL SISTEMA SOCIALE
COME RISULTATO DELLA ATTIVAZIONE
DELLA DEMOCRAZIA PARTECIPATA
(PREMESSE)
Si è detto che
un Partito o Movimento outsider per poter sfruttare al massimo una carica istituzionale ottenuta, deve creare attorno a sè un consenso che lo porti ad assumere un potere di fatto che gli permetta di neutralizzare le azioni di contrasto portate dai poteri istituzionali precostituiti.
In primo luogo tale Movimento deve produrre azioni che possano confermare ai cittadini (agli elettori che hanno contribuito a mettere il Movimento alla carica governativa attuale) di essere realmente “la cosa nuova” che essi si aspettano (ossia di essere realmente in grado di migliorare le cose, dopo anni di government falsamente dedicati a riformare una Democrazia sostanzialmente fallimentare nella quale la qualità della vita – servizi, traffico, aspetti della vita urbana ..ecc … – è costantemente peggiorata).
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A questo fine è necessario, tra le altre cose, agire (già nel breve periodo) in modo sostanziale in direzione di ciò che si è promesso nella campagna elettorale (per il M5S si tratta di seguire propositi come: “migliorare la qualità della vita”, essere pronti “ad accogliere la voglia di cambiamento dei cittadini” “senza calare progetti dall’alto”, “ripartire dai quartieri”)
Sostanzialmente si tratta di sviluppare una innovazione delle strutture pubbliche (infrastrutture e servizi per i cittadini, processi interni della PA, sistema di government)
secondo i Principi posti alla base del Movimento:
la Democrazia partecipata
(government ed amministrazione partecipati)
Come si è detto, strategie che non si basino principalmente su tali principi ed enunciati elettorali comporterebbe nell’elettorato la percezione del tradimento, e di conseguenza un venir meno del supporto della cittadinanza – nella quotidianità come opinione pubblica (non supportando il Movimento nella difesa contro iniziative di de-stabilizzazione), ma anche come elettori alle successive elezioni.
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Questa innovazione quindi:
● nel breve periodo deve produrre in modo tangibile il miglioramento della vita urbana promesso: vi deve essere percezione immediata del miglioramento in atto – normalmente si parla di una prima fase dei 100 giorni nella quale, accanto a programmi specifici credibili e circostanziati, si creano già iniziative operative sul territorio. E’ importante che tale cambiamento avvenga già dall’inizio nella promessa modalità partecipata (una modalità nella quale la cittadinanza percepisca la possibilità di intervenire direttamente nel processo di soluzione dei propri problemi sul territorio).
● nel medio lungo-periodo deve essere sviluppata una innovazione sostenibile. E tale sostenibilità deve essere documentata in modo credibile già dall’inizio (è necessario spiegare in modo comprensibile in cosa consiste la differenza dei nuovi interventi rispetto a quelli del passato – si tratta quindi di sviluppare una nuova cultura del government che diviene la base dello sviluppo della nuova politica partecipata).
E’ necessario comprendere che la sostenibilità dei nuovi interventi è possibile, appunto, unicamente grazie alla partecipazione dei cittadini all’amministrazione di servizi ed infrastrutture pubbliche. Partecipazione alla produzione di idee sul miglioramento delle cose, ed alla progettazione, creazione e gestione degli interventi.
Solo nella modalità realmente partecipata si può .uscire dall’attuale meccanismo vizioso degli interventi “calati dall’alto” e gestite senza controllo da parte della cittadinanza; modalità nella quale le spese divengono insostenibili ed i servizi inefficaci.
∙Sussidiarietà e recupero del Volontariato
Come si è detto, nelle varie forme di imprenditorialità sociale dalla modalità sussidiata si recupera non solo la qualità dei servizi e delle opere pubbliche, ma si interviene anche fortemente sulla spesa in primo luogo perché vi è un monitoraggio diretto dei cittadini sulla qualità dei lavori effettuati. Ma anche perché si recupera la componente volontariato (una tendenza spontanea molto sviluppata in questi tempi, che oggi però non oggi può essere applicata a servizi di pubblica utilità a causa della dimensione monopolistica dei servizi della PA protetti da infinite normative vincolanti; quella del volontariato è una tendenza che va invece canalizzata e supportata con nuove regole e strumenti).
Il vantaggio di questa nuova dimensione di volontariato si ha nelle prestazioni dirette dei cittadini (molti di essi sono professionisti), ma anche in altre possibilità, come quella del procurarsi materiarli a prezzi di costo, ecc …
Nel presente documento sono definite soluzioni si servizi pubblici basate in modo sostanziale sul volontariato sussidiato, come quelle del Servizio civile di quartiere con il quale è possibile, ad esempio con una Casa dei servizi polifunzionali (descritti in altro punto) che possono offrire servizi, in scala ridotta (che però possono coprire efficacemente un gran numero di casi, portando notevoli risparmi e aumento dell’efficienza rispetto ai servizi istituzionali attuali) di primo soccorso sanitario o dei vigili del fuoco [vedi più avanti il capitolo “servizi di sicurezza sociale partecipati > Pronto intervento di soccorso come Servizio civile di quartiere”]
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Per poter realizzare un sistema virtuoso di iniziative dal basso fortemente basate su imprenditorialità sociale e volontariato, è importante instaurare una dimensione di sussidiarietà (seguendo la direttiva UE sulla sussidiarietà) nella quale (1) da un lato si instaurino forme di tassazione più libera (più Demos-cratica) nella quale vi sia, ad esempio, la possibilità di option-out dai pagamenti di servizi dei quali non si beneficia e (2) sussidi per chi voglia creare, forme di servizio pubblico con i quali soddisfare direttamente i propri i bisogni (i bisogni di più cittadini associati tra loro).
Un caso di riferimento è quello del cosiddetto bonus scuola per chi non manda i figli alla scuola pubblica, ma provvede in prima persona all’educazione del figlio creando una scuola parentale: in questo caso la PA dando al cittadino solo una parte del denaro speso – sperperato – per educare il giovane nella scuola pubblica, permette alla famiglia di mantenere il figlio in una scuola privata.
Si noti che queste nuove modalità di organizzazione dei servizi di pubblico interesse sul territorio producono un forte consenso per il fatto che i cittadini in tale modalità possono toccare con mano l’effettivo miglioramento della qualità della loro vita e la riduzione dei costi della vita urbana ottenuto. Si tratta in questo caso di un convincimento “non politico”, bi-partisan, in grado di convincere della qualità delle nuove “politiche” anche oppositori del Movimento.
Il fatto è che queste nuove metodologie non producono unicamente miglioramenti a livello efficienze, ma con esse si crea una nuova dimensione conviviale nelle comunità locali all’interno della città che apporta un miglioramento della vita anche nelle qualità umane più sottili (vedi in latri punti descrizione delle iniziative di Placemaking).
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE COME SERVIZIO AL CITTADINO
ç_Government come servizio
Per poter perseguire questa riforma sostanziale della PA è necessario riflettere, a monte di tutto, sul significato dei termini implicati nella riforma. In primo luogo è necessario prendere in considerazione la parola “Pubblica” amministrazione: con il termine pubblico si intende un qualcosa la cui finalità primaria è il “pubblico” (i cittadini).
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In altre parole il ruolo sostanziale della Pubblica amministrazione (e del government) è di essere al servizio del cittadino.
Uno dei criteri di democraticità delle componenti di un Sistema democratico è infatti la loro rispondenza alle finalità di soddisfazione dei bisogni del cittadino. Qualsiasi altra finalità introduce un conflitto di interesse che inficia le qualità di base di una iniziativa di servizio pubblico.
Ciò significa che sono illegittime, in una reale Democrazia, non solo le azioni rivolte alla soddisfazione di cosiddetti “interessi politici”, ma anche quelle rivolte alla soddisfazione di interessi “ideologici”: è cioè illegittimo amministrare il territorio applicando idee che si ritengono essere “giuste in assoluto”, ma che non sono idee esplicitamente espresse dai cittadini. Si tratta non solo di un “problema di principio”; si tratta anche di una contraddizione dei principi di funzionamento della Democrazia che nel tempo produce diseconomie ed inefficienze (a causa di un distaccamento della classe dirigente dai reali bisogni della gente).
In ultima analisi, appunto, qualsiasi ente di government/amministrazione in democrazia deve essere al servizio del cittadino: qualsiasi azione intrapresa da esso deve essere il risultato di un bisogno esplicitamente espresso dal cittadino (e, in una dimensione di reale Democrazia, ossia in un contesto di Democrazia partecipata, le azioni della PA devono essere compartecipate, a livello di progettazione, realizzazione e gestione, dai cittadini).
Un altro modo per vedere la cosa è che il potere esercitato dalle istituzioni di Amministrazione (e di Government) non è un reale potere, ma un riflesso del potere del Demos (in realtà government significa non esercizio di potere, ma amministrazione – per conto di altri).
Un esempio della necessità di rispettare il concetto della PA al servizio del cittadino lo si ha nel campo della “cultura”, dove oggi si pensa che le iniziative culturali debbano essere gestite dall’alto per educare i cittadini (seguendo l’idea dello Stato pedagogico), mentre in una reale Democrazia le “iniziative culturali” dovrebbero consistere in iniziative che partono su richiesta dei cittadini, i fruitori di tali iniziative (e solo successivamente essere sussidiate dalla PA).
la necessità di una opportuna informazione legata alle iniziative della PA
Si sottolinea il fatto che le azioni intraprese dalla Pubblica amministrazione devono essere necessariamente accompagnate da informazioni finalizzate alla comprensione dell’iniziativa (cosa che oggi non accade affatto).
Uno degli esempi più significativi della mancanza di informazioni legate alle iniziative attuate dalla PA è quello relativo al blocco della circolazione delle auto (anche solo parziale): in tal caso, per un cittadino è di fondamentale utilità (per poter andare al lavoro) conoscere i dettagli dell’iniziativa in tempo utile (oggi spesso i cittadini vengono multati perché non erano a conoscenza dell’iniziativa, e poi devono continuamente inseguire le informazioni per sapere se il giorno successivo potranno utilizzare la loro auto).
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In sintesi una amministrazione realmente democratica deve seguire le seguenti regole:
1) non c’è iniziativa senza partecipazione dei cittadini alla sua concezione. Se manca questa qualità, l’amministrazione di fatto trasgredisce i principi della Democrazia, e segue preconcetti ideologici o comunque “di parte”.
In altre parole l’Amministrazione deve seguire i seguenti criteri::
● le azioni delle PA devono partire da bisogni sentiti dalla cittadinanza (ed esplicitamente espressi da essa), altrimenti la Democrazia si trasforma in un regime ideologico.
● il concetto di cittadinanza, in Democrazia, presuppone la presa in considerazione della maggioranza dei cittadini (non rispettando questo principio, si ricade comunque in una dimensione ideologica, nel quale si decide arbitrariamente – rispetto alle regole della Democrazia – che una minoranza deve essere favorita rispetto ad un altra).
2) non può esserci iniziativa della PA senza che siano portate ai cittadini le informazioni con le quali si comunica la necessità di adeguarsi a quella iniziativa. Oggi si da invece per scontato che il cittadino guardi tutti i giorni il TG locale, o legga il quotidiano della città, ed attraverso tali canali venga a conoscenza dell’iniziativa.
il ripensamento del concetto di trasparenza (trasparenza attiva)
ç_trasparenza attiva (come push)
vedi anche “ç trasparenza attiva” (main)
In tale contesto emerge cioè la necessità di aggiornare il concetto di trasparenza, oggi utilizzato in modo errato.
La trasparenza applicata oggi in realtà non è infatti una qualità che permette ai cittadini di essere informati su quanto fatto dalla PA.
Perchè ciò avvenga (perché il cittadino possa avere una corretta conoscenza della azioni sviluppate della PA affinchè possa adeguare ad esse ii propri comportamenti), le informazioni delle PA devono essere portate al cittadino attraverso canali “push information model” (trasmissione verso l’utente:
le informazioni devono essere spinte verso il cittadino, e non messe a disposizione degli utenti affinchè questi le possano trovare).
Non ha cioè senso l’attuale forma di trasparenza passiva applicata oggi – solo in teoria – nel caso dell’attivazione di iniziative (o di promulgazione di nuove norme), poiché tali azioni perché abbiano effetto
i cittadini devono conoscere l’esistenza di tale iniziativa, e sapere come fare per adeguarsi ad essa,
altrimenti si arriva al paradosso del blocco delle auto finalizzato migliorare le condizioni dell’aria che molti non sanno che esiste (in tal caso si fornisce l’impressione che l’amministrazione miri in primo luogo ad incamerare denaro attraverso le multe).
Le informazioni devono essere cioè:
1) in primo luogo – rilasciate con tempestività – in modo da avvisare (con assoluta certezza) i cittadini dell’esistenza dell’iniziativa (o della norma): senza tale comunicazione effettiva l’iniziativa non può avere reale effetto (non può nemmeno essere considerata, in senso democratico, legittima).
2) ed inoltre l’informazione relativa ad una iniziativa deve indicare con chiarezza le modalità necessarie per adeguarsi ad essa (con eventualmente l’implementazione di funzioni online che possano favorire la fruizione dell’iniziativa, come nel caso degli adempimenti relative agli adempimenti per legge – vedi Open PA)
Il cambiamento, in termini tecnici, è nel passaggio da una pubblicazione (passiva) alla attivazione di un canale attivo nella modalità sottoscrizione/trasmissione: l’utente si iscrive ad un canale (ha la possibilità di selezionare anche solo la trasmissione di alcune informazione specifiche), e quindi riceve le informazioni necessarie appena queste sono disponibili. Mentre nella versione passiva (pull/get o seach/get) l’utente deve andarsi a cercare le informazioni.
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Ciò vale probabilmente per tutte le azioni della PA.
Nella comunicazione è necessario tener conto del digital divide, e ricorrere anche ai canali di informazione più semplici e diffusi di quelli “digitali” (per il caso del blocco del traffico i cittadini dovrebbero potersi iscrivere a servizi di SMS, o anche a telefonate da parte di segreterie telefoniche automatiche).
Può esserci una estensione di questa soluzione a servizi di grande utilità anche se non si tratta di questioni relative all’amministrazione comunale, come la scadenza della patente o del bollo auto, del cambio dell’ora legale (servizi che comunque soddisfano i cittadini).
Si veda più avanti soluzioni come quella dell’Account unico comunale e di Open PA che permettono anche il tracking degli adempimenti, delle multe, ecc …
<see my article “Towards a Welfare 2.0“>
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