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- » Starting from people, from small, from local (in dimension of participation)
- » Sanare, non mettere delle pezze
- » Oltre l’austerity: un processo di miglioramento delle qualità della vita
- » Trasparenza attiva (trasparenza reale, con informazioni realmente fruibili)
Vi sono alcune regole d’oro che un Partito/Movimento outsider deve necessariamente seguire per
1) rafforzare la propria posizione, e riuscire a mantenere le posizioni istituzionali conseguite nonostante i tentativi di estromissione da parte dei “poteri forti;
2) realizzare programmi che non vengano poi smantellati dalle stesse forze politiche. [vedi parte 1, “Perchè la necessità di Policies 2.0”].
( il perché in generale delle Regole )
E’ importante comprendere che
non si tratta di un codice etico,ma di regole per un effettivo buon funzionamento del Sistema-democrazia:
efficacia dei servizi e sostenibilità in quanto a costi (sebbene, a mio avviso, tali regole corrispondano anche ai principi etici della Democrazia):
premessa: le condizioni di fallimento della attuale Social-democrazia
Oggi la democrazia non funziona: fallimento delle Nazioni, povertà diffusa, inefficacia dei servizi, ecc …
Molti sono i fattori che hanno portato all’attuale crisi, ma in generale essi sono il prodotto dell’amministrazione da parte della cosiddetta Politica dei Pariti (vedi Post “Perché politica dei partiti e politica partecipata sono incompatibili” e PDF “Oltre la Socia-Democrazia” ).
E’ necessario quindi di intraprendere un percorso sostanzialmente differente da quello della Politica tradizionale (Politica dei Partiti) poiché oggi la società (i cittadini) non sono più in grado di sopportare l’attuale situazione di crisi.
attenzione: deve essere una strada realmente – sostanzialmente – alternativa alla Politica dall’alto (essendo quest’ultima chiusa alla partecipazione, priva di una reale trasparenza, fatta di rinunce, vessazioni, ecc …) altrimenti si viene a perdere presto il supporto dell’elettorato: la gente è in una condizione che non può più sopportare tutto ciò, e chiede, appunto, un cambiamento reale.
Per Movimenti outsider vi sono almeno altre due ragioni – molto “pratiche” – per cui oggi è necessario sviluppare le proprie azioni in modalità alternativa a quella della Politica tradizionale:
1. solo i Partiti tradizionali possono operare nella modalità tradizionale, poiché essi, avendo in mano i media possono ottenere un consenso demagogico anche di fronte all’inefficacia delle loro azioni (e, grazie alla compiacenza della Magistratura, essi sono in grado di fare ostruzione nei confronti della politiche in contrasto con le loro).
2. in ogni caso oggi il “velo” di demagogia che fino ad oggi ha protetto gli errori della Politica tradizionale si sta dissipando a causa del livello di sofferenza non più sopportabile – oggettivamente – prodotto dal tali forme di governo istituzionale (inefficienza dei servizi, povertà, ecc …), per cui sarebbe inutile cercare di trasformasi in un partito tradizionale.
Oggi è cioè
necessario inaugurare una stagione di “politica”che si ponga come reale alternativa
alla Politica attuale.
E ciò non solo a livello di propaganda elettorale (come è accaduto nel caso di molti Partiti/Movimenti apparti nella scena politica negli ultimi 20 anni): si tratta di definire una nuova “Politica” (ma non-politica rispetto al significato tradizionale). Una Politica 2.0 che sia realmente una New Thing, la quale sia in grado, tra le altre cose, di
sviluppare una innovazione sostanziale del sistema di governance
Ovvero si tratta in primo luogo di saper saper analizzare gli attuali problemi alla radice; e quindi di porsi nella condizione di ri-progettare – partendo dalle fondamenta – alcune modalità di di funzionamento del sistema di government/amministrazione.
Una innovazione che permetta di pervenire ad un reale superamento dei problemi attuali, che quindo sia l’opposto di azioni di tamponamento di problemi endemici, di un’azione priva di trasparenza, di spese “non necessarie”, di lontananza dell’amministrazione dalla vita reale del paese, ecc…
In ultima analisi si tratta di ri-democratizzare la Democrazia europea, recuperando i suoi Principi fondanti, partendo dalla partecipazione democratica. Non si tratta, appunto, di “fare della Filosofia”, di moralismo: senza partecipazione la Democrazia proprio non può funzionare, poiché in tale condizione viene a mancare:
● la responsabilizzazione dei cittadini (rispetto all’uso delle strutture pubbliche),
● la capacità di individuare, grazie al coinvolgimento degli “utenti” nei processi di progettazione dei servizi, la percezione dei reali bisogni da soddisfare, e le migliori modalità di intervento,
● la capacità di monitorare sul campo l’erogazione del servizio (correggendo malfunzionamenti, eliminando eliminando sprechi e malversazione, ecc …).
O, se volgiamo, senza l’attuazione di una reale partecipazione, i Movimenti outsider – che arrivano ad occupare posizioni di potere istituzionale proponendosi come apportatori di una dimensione di partecipazione – non è possibile fidelizzare gli elettori.
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Una politica cioè che … sostanziale . Sui … efficaica del sistema dei servizi .. (del sistema-città) .. qualità della vta …
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Sostanziamente .. viene a mancare l’interesse .. e quindi si tratta di .. recupere non con un covincimento . Elettorare .. ma con un engagement nella attività della pitica .. che renda consapevoli i cittadini:
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1: che sia necessario ..
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2. che so propone l’alteratva reale ..
i prioncii di funzionamento ..
In questo percorso di radicale innovazione del Sistema di governance è necessario, appunto, abbandonare la via della attuale Politica istituzionale.
Per questa ragione
è necessario, a monte di tutto,individuare principi e regole del nuovo percorso.
Nei prossimo capitoli si illustrano alcuni di questi principi e regole:
(i seguenti punti sono in via di sviluppo in documenti a parte)
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PARTIRE DALLE PERSONE (DAL PICCOLO, DAL LOCALE) < vedi >
Per coinvolgere i cittadini nel processo di ri-progettazione del sistema dei servizi è in primo luogo necessario sviluppare un’azione di innovazione (riforma) che parta dal piccolo, dal locale. Ossia da una dimensione umana nella quale le persone vivono direttamente le questioni da affrontare, e sono in grado di frequentare di persona – andando a piedi – le assemblee. E’ la dimensione nella quale i cittadini possono imparare ad occuparsi delle questione di affrontare sul territorio.
In questo modo i cittadini hanno la possibilità di acquisire consapevolezza e competenze rispetto ai processi di partecipazione (e, molto importante, le PA hanno modo di mettere a punto gli strumenti di partecipazione, oggi praticamente inesistenti).
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SANARE, NON METTERE DELLE PEZZE < vedi >
Oggi “il Sistema sociale” è in crisi per il fatto che si cerca di tamponare i problemi invece di andare alla radice di essi. E quindi necessario, appunto, ribaltare l’approccio attuale alla soluzione dei problemi, e cominciare a correggere sostanzialmente il sistema alle sue fondamenta.
Ovvero, se si vuole realmente riformare il sistema (in direzione di minori costi e maggiore qualità dei servizi), è necessario cominciare ad affrontare le questioni specifiche con un approccio realmente innovativo di Problem solving nel quale ● si analizzano i perché dei problemi ● si intraprende un percorso progettuale in stretto contatto con l’”utenza” .
Si tratta di cominciare a cambiare gli aspetti critici del nostro sistema sociale operando un cambiamento graduale nel quale si offre inizialmente una scelta tra l’opzione tradizionale e quella innovata (favorendo quest’ultima in modo sempre maggiore).
Offrendo la possibilità di godere, dall’immediato, di vantaggi diretti ed immediati (laddove oggi si prospettano forme di austerity) si ottiene una transizione spontanea tra il sistema di servizi tradizioni e nuove pratices.
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NON AUSTERITY, ma processo di miglioramento delle qualità della vita (non “spese” ma investimenti) < vedi >
L’attuale percorso di “riforme” è destinato a fallire per il fatto che, tra le altre cose, si propone una dimensione di tagli e sacrifici.
Ma è sostanzialmente possibile ottenere, parallelamente ai tagli delle spese, un processo di miglioramento di qualità della vita (tangibile nell’immediato) quando si propongono alternative a servizi e benefit che vengono toccati dai tagli (servizi interni alle PA e verso i cittadini, sussidi, esenzioni, ecc …). Si parla di alternative concepite in una dimensione sostanzialmente differente da quella attuale (Welfare 2.0) basato, tra le altre cose, su ● un engagement spontaneo dei cittadini, ed ● sullo sviluppo di un processo spontaneo di creatività (dal basso). Con il risultato di ottenere un utilizzo di risorse presenti sul territorio ● competenze ed abilità specifiche dei cittadini e ● risorse materiali come spazi oggi inutilizzati (vedi Placemaking)
E’ necessaria una riqualificazione della spesa pubblica nella quale, sostanzialmente. Non vi siano più “spese”, ma investimenti.
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TRASPARENZA ATTIVA (trasparenza reale, con informazioni realmente fruibili) < vedi >
Per un Partito o Movimento outsider è determinante l’appoggio della cittadinanza, la quale deve comprendere la bontà di intenzioni e capacità del nuovo partito. Ciò è possibile solo attraverso forme di “comunicazione sostanziale” nella quale qualsiasi progetto o iniziativa deve essere comunicato alla cittadinanza con tempestività (ad ogni passo), ed in modo esaustivo.
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NON RICADERE IN UNA DIMENSIONE IDEOLOGICA
Le ideologie (le proprie “convinzioni”) creano, quando le si vuole applicare ai cittadini, forti contrasti (con le convinzioni dei cittadini).
Ovvero in qualsiasi forma di Governance democratica non è importante cosa si pensa sia giusto. Ma è importante agire in base a ciò che pensano i cittadini. In una Democrazia semplicemente non è possibile creare uno “government pedagogico” che “educhi” i cittadini “capire ciò che è obiettivamente giusto”, come dimostrano le esperienze degli ultimi due secoli: si perde il consenso dell’elettorato prima di finire il proprio percorso di “moralizzazione” (un po’ come nel proverbio dell’asino che è morto “proprio quando si stava abituando a mangiare la paglia”).
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CONSENSO INFORMATO: LA PERMISSION POLITICS
Quello del consenso informato è un principio fondamentale della Democrazia, e deve essere alla base di qualsiasi azione della PA nei confronti dei Cittadini. Infatti la qualità peculiare della forma democratica di governo è proprio quella di basarsi sulla volontà (consenso) popolare.
Il principio del Consenso informato introduce quindi, in generale, l’idea che in Democrazia il cittadino non possa subire imposizioni da altri, ma debba avere la possibilità di accettare o rifiutare una azione prodotta nei suoi confronti da enti pubblici.
L’unica politica legittima in Democrazia è la Permission politics, ossia una richiesta da parte delle istituzioni governative/amministrative al cittadino di una autorizzazione per sviluppare un’azione nei suoi confronti. In questo modo, se si offrono ai cittadini alternative rispetto ai servizi, premiando chi sceglie le pratices più virtuose (ad esempio nei casi di consumo di energia o di produzione dei rifiuti), è possibile sviluppare una innovazione (riforma) spontanea dal basso (fornendo ai cittadini strutture di progettazione partecipata).
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SCELTA TRA OPZIONI / PERSONALIZZAZIONE
Le leggi come sono prodotte ed applicate ora, rispetto ai Principi della Democrazia, risultano essere sostanzialmente un forma di imposizione. Per avere un sistema di servizi realmente funzionante è necessario offrire una scelta tra più tipologie di servizi; e/o la possibilità di personalizzazione degli stessi.
In assenza di ciò ● il cittadino ha la percezione di dover accettare una imposizione dall’alto (quando c’è da pagare le imposte); ● il servizio non sarà mai in grado di cogliere i reali bisogni dei cittadini (creando gravi frustrazioni negli utenti) e ● il servizio, mancando di un controllo della utenza, diventerà presto inefficace e dis-economico.
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RESPONSABILIZZAZIONE NEI PROCESSI / SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA
Per poter innovare strumenti e processi interni alle PA, è necessario ripensare a fondo l’organizzazione del Sistema-PA: a monte di tutto vi deve essere la responsabilizzazione degli operatori delle PA (che non significa minaccia di sanzioni, ma soprattutto dare agli operatori la possibilità di co-progettare i processi in cui essi operano – aumentando efficacia dei servizi e la qualità della vita sul lavoro).
Per poter avere delle PA efficienti è necessario anche, oltre a semplificare la burocrazia, permettere di tracciare (rin-tracciare) le pratiche in corso.
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