Segreti e intrecci delle tre famiglie che hanno scalato governo e banche – IlGiornale.it
9 years ago
Il triangolo di pochi chilometri tra Rignano sull'Arno, Montelupo Fiorentino e Laterina Scambi di favori, assunzioni di parenti e concessioni di mutui: così il legame tra i tre big del Pd si è consolidato negli anni Ecco chi sono e che cosa facevano prima di ritrovarsi sotto la luce dei riflettori
«Mai dire a una persona estranea alla famiglia quello che c’hai nella testa» diceva Don Vito Corleone ne Il Padrino. Figuriamoci poi se le famiglie sono tre. O anche di più. Intorno a Matteo Renzi, infatti, ruota una famiglia, per così dire, allargata che dalla sperduta provincetta toscana arriva a ricoprire i ruoli chiave del governo. Ciascuno di questi personaggi che fino a ieri erano grigi funzionari o professionisti, con una carriera fulminea hanno iniziato a ricoprire incarichi importanti, nomine prestigiose, partecipazioni eccellenti che rimandano sempre allo statista di Rignano sull’Arno.
C’è naturalmente la sua famiglia naturale, quella dell’amico fraterno e sponsor Marco Carrai e quella dei fedelissimi dell’ormai famigerato Giglio magico. Ognuno di loro poi, porta con sé mariti, fidanzate, fratelli, cognati. Un albero genealogico molto ramificato che inizia a crescere in sconosciuti luoghi della Toscana rurale per attecchire nei palazzi del potere. È la storia di tre ragazzi di paese, Matteo, Luca e Maria Elena che dalle rispettive parrocchie si sono ritrovati insieme al governo del Paese e le loro famiglie, chissà perché, intrecciate in interessi e affari più o meno trasparenti. Che sia Rignano sull’Arno (8.700 abitanti), Montelupo Fiorentino (14mila) o Laterina (3.500) il risultato non cambia. I tre babbi, che si ritrovano oggi con tre figli al governo si differenziano solo per l’aspetto fisico. Le caratteristiche di fondo non cambiano, tant’è che le loro vite si sono inevitabilmente incrociate.
SUONARE RENZI-BOVOLI
La famiglia di Renzi è cristiana e numerosa. Il papà Tiziano (64 anni, coetaneo di Bersani) e la madre Laura Bovoli (65 anni), nata a Massa da padre romagnolo, dirigente dell’Enel, entrambi capi scout, hanno quattro figli (Matteo è il secondo) e nove nipoti. C’è Samuele, terzogenito, laureato in Medicina a Firenze che vive in Svizzera e fa il pediatra. Matilde, la minore (31 anni), l’unica che abita vicino ai suoi. Benedetta (43 anni), la maggiore, residente a Castenaso, comune dell’hinterland bolognese, laureata in Scienze politiche alla «Cesare Alfieri», indicata come assessore alla Scuola. Il sindaco renziano ha garantito che la scelta «non è dipesa dal cognome che porta». Le sorelle e la mamma sostengono la carriera politica di Matteo, ma quella che forse lo appoggia di più è nonna Maria Bovoli, 95 anni, che ha sempre votato il nipotino alle primarie. Matilde e Benedetta detengono anche il 36% ciascuna dell’azienda di marketing di famiglia la Eventi6 Srl e la madre l’8%. Andrea Conticini (34 anni), bolognese, laureato in teologia, marito di Matilde è agente di commercio sia per la Eventi6, sia per la Dotmedia Srl di cui, nel febbraio del 2011, diventò socio, al 20 per cento, proprio il fratello Alessandro. La Dotmedia è un’azienda di comunicazione e marketing nata nel 2008 che ha disegnato il sito della Eventi6 e segue le campagne elettorali di Renzi. Tiziano fonda la società nel 1994. Inizialmente si chiama Chil Srl, poi ricostituita nel 2007 come Eventi6. Tutti i figli della famiglia Renzi, ad eccezione di Samuele, hanno seguito la passione per lo scoutismo, tramandato da babbo Tiziano, carattere burbero e schivo, tutto partito, chiesa e affari. Ogni domenica suona l’organo e canta alla Messa e due volte l’anno, con la moglie, fa visita alla Madonna di Medjugorje. Tiziano ha alle spalle oltre trent’anni di politica, dalla Dc (consigliere comunale dal 1985 al 1990) al Ppi, alla Margherita, per approdare, infine, al Partito democratico (consigliere e capogruppo dal 2007 al 2012), di cui è stato segretario locale. Ha cominciato alla metà degli anni Settanta, ai tempi della Dc di Moro e Zaccagnini e del compromesso storico. Tiziano era allora uno dei pochi sostenitori dell’accordo con il Pci di Berlinguer. Un ventenne che muoveva i primi passi nella Dc. Quando nella sua sezione si discusse della possibilità di fare un governo con i comunisti, tutti erano contrari. Lui si alzò in piedi e votò a favore. Anche se è stato sempre un Dc di sinistra (i suoi riferimenti sono stati Moro, Zaccagnini e persino Rosy Bindi), non ha mancato di polemizzare con il Pci e poi i Ds. La gente del paese dice che quando in consiglio comunale litigava con il sindaco comunista, poi smetteva di andare a fare la spesa alla Coop per una settimana.
BABBO FAMMI UN MUTUO
Figlio di un funzionario della Banca di credito cooperativo di Pontassieve, Marco Lotti (59 anni) e nipote del terracottaio Gelasio, Luca (33 anni) è cresciuto a Samminiatello, frazione di Montelupo. I destini dei Renzi e dei Lotti si intrecciano ulteriormente fino a coinvolgere le loro famiglie. Ventidue giugno 2009. Matteo Renzi diventa sindaco di Firenze. Nelle stesse ore la Bcc di Pontassieve, concede alla Chil dei Renzi (poi fallita per bancarotta fraudolenta) un mutuo da 697mila euro. A firmare le carte proprio Marco Lotti, che conosce il padre del futuro datore di lavoro del figlio. Il funzionario nel suo report evidenzia la venticinquennale «attività» dei Renzi nel settore del marketing editoriale: «Potremmo diventare la banca di riferimento della richiedente (…) Ci proporremo per la sottoscrizione della domanda a socio per l’azienda in esame», annota. Il 1° luglio Luca viene assunto, a chiamata, come responsabile della segreteria del sindaco, e nove giorni dopo, il 10 luglio, lo segue pure la moglie Cristina Mordini (39 anni), impiegata nello stesso ufficio. Quando si dice i casi della vita. Oggi Lotti junior siede nel cda della fondazione Open, cassaforte personale di Renzi, e nei palazzi cura i dossier più delicati come le forze dell’ordine, i servizi segreti oltre alla delega fondamentale per chi ha fatto della comunicazione la sua fortuna: quella all’editoria.Matteo e Luca si conoscono un freddo pomeriggio del dicembre 2005. Renzi, allora presidente della Provincia di Firenze, viene invitato alla festa della ceramica a Montelupo Fiorentino. Dopo il giro istituzionale, passa dal Comune per un saluto al sindaco che gli presenta un giovane consigliere. È Luca, Lotti, detto «lampadina» (soprannome inventato dagli amici di paese) non si sa se per la sua astuzia, o se per quei capelli biondi sempre scarruffati (e in caduta libera). Ha 23 anni, milita nell’Azione cattolica, e come Renzi ha in tasca la tessera della Margherita. Alle elezioni comunali viene eletto, dice lui, anche raccogliendo voti di amici di centrodestra. Luca ha sette anni meno di Matteo, ma i due si capiscono al volo. Iniziano a chiacchierare, si scambiano battute, ridono. Renzi chiede a Lotti se può dargli un passaggio. Salgono sulla Golf del consigliere e continuano a chiacchierare. Da allora non si sono più lasciati. Due giorni dopo Renzi lo chiama e gli propone di entrare nel suo staff. «Oh Luca, senti, sto rimettendo a posto il mio staff. Perché non vieni a lavorare con me in Provincia?». «Non so Matteo, ci devo pensare». «Hai tutto il tempo che vuoi. Fammi sapere entro dopodomani». Lotti si è laureato da poco in Scienze di governo, amministrazione e gestione delle risorse umane e ha ricevuto l’offerta di un posto in banca (lo stesso lavoro del padre). Ne parla coi genitori che gli consigliano di scegliere la banca. Lui decise di saltare in collo a Renzi. Oggi è «il Lotti», traduttore simultaneo del «matteorenzismo».
TUTTI CHIESA E POLITICA
Poi c’è l’altra figlia graziata dalla politica, Maria Elena Boschi, cresciuta in provincia di Arezzo, a Laterina, borgo altrimenti noto come «il paese di Pupo», in un villino che s’affaccia sulla campagna. La chiamano anche «Madonna fiorentina», forse per quella tunica bianca e il lungo velo azzurro che ha indossato per quattro anni, quando era adolescente, nel presepe vivente del suo paese, vestendo i panni della Vergine Maria. Cattolicissima come tutta la famiglia (è stata catechista e lettrice in chiesa), quasi sacrale, è una rosa bianca, in una Toscana rossa. Papà Pier Luigi (67 anni), proviene da un’antica famiglia di contadini, è titolare dell’azienda agricola «Il Palagio», dirigente della Coldiretti, direttore della Cantina sociale di San Giovanni Valdarno, un consorzio di produttori di vino e in questi giorni il bancario più famoso d’Italia dopo lo scandalo di Banca Etruria, nel cui cda sedeva con la carica di vicepresidente fino all’11 febbraio di quest’anno. In sostanza, un ex democristiano, traslocato nel Pd, via Margherita. Idem la mamma, la professoressa Stefania Agresti (58 anni), ex vicesindaco di Laterina (ha rinunciato a candidarsi a sindaco per evitare di creare problemi alla figlia), e preside dell’istituto comprensivo Marconi di San Giovanni Valdarno. Ha due fratelli belli quanto il ministro: Pier Francesco che vive in Sicilia ma qualche volta viene a trovare la famiglia; Emanuele, che vive ad Arezzo e dal novembre 2007 all’aprile 2015 è process analyst, program e cost manager in Banca Etruria dove ha conosciuto la moglie Eleonora Falsinelli, communication specialist. Il tutto sotto la supervisione di babbo Pier Luigi.
NATALE A CASA RENZI
Chissà se questo Natale le tre famiglie si riuniranno attorno ad un bel tavolo rosso. La cosa strana, infatti, in tutto aggrovigliato albero genealogico è che ad un certo punto in ogni famiglia spunta sempre lui, babbo Tiziano. È riuscito non solo a farsi concedere un prestito dal padre di Luca Lotti, ma ha anche avvicinato il papà dell’altra fedelissima del suo Matteo. Per capire come mai Tiziano Renzi, si sia trovato a fare il consulente di grandi affari immobiliari di società amministrate da Lorenzo Rosi, l’ex presidente di Banca Etruria, vicino a Pier Luigi Boschi, bisogna andare a Leccio. Una frazione del Comune di Reggello di 800 anime della provincia di Firenze a nove minuti di auto da Rignano sull’Arno, il borgo dove i Renzi hanno casa. Qui a partire dal 2009 si è lavorato sodo per raddoppiare un outlet, il The Mall che oggi fattura una ventina di milioni l’anno e accoglie ogni giorno decine di migliaia di clienti. Un super affare immobiliare che Renzi senior non si è voluto far sfuggire offrendo la sua consulenza. Un classico esempio di come la famiglia, o le famiglie, in certi casi contano eccome.
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