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    Barrack Obama e l’alleanza fallimentare con i Fratelli Musulmani | kavkazpress.ru

    9 years ago
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    Durante l’incontro di Parigi, Barack Obama ha detto al presidente russo, Vladimir Putin, che Bashar al Assad deve lasciare il potere. Lo afferma — riporta l’agenzia Bloomberg — la Casa Bianca, riferendo della bilaterale fra i due leader a margine dei lavori del vertice sul clima a Parigi.
    Obama e Putin hanno messo in evidenza l’importanza di fare progressi nel «processo di Vienna» per arrivare a «un cessate il fuoco» e a «una soluzione politica alla guerra civile in Siria». Obama ha ribadito che sarà necessario che Assad lasci il potere nell’ambito della transizione e messo in evidenza la necessità di concentrare gli sforzi militari contro l’Isis e NON contro l’opposizione moderata» afferma la Casa Bianca.

    Concentriamoci su alcune parole chiave:

    Soluzione politica”, direttamente collegata al concetto “Bashar al-Assad se ne deve andare”. Un mantra costantemente e sistematicamente ripetuto sia da Obama che da Erdogan. Vedremo dopo le reali motivazioni.

    Concentrare gli sforzi contro l’Isis” e NON contro l’ “Opposizione moderata”. Un’affermazione che detta da Obama suona ridicola visto che i bombardamenti della Coalizione sono stati una farsa e l’Isis ha iniziato a subire seri danni soltanto in dopo l’inizio della campagna militare russa. Stranamente però Stati Uniti e Turchia hanno immediatamente condannato l’intervento russo, accusandoli di colpire i “ribelli moderati”.

    Chiediamoci allora per quale motivo la Turchia ha abbattuto un aereo russo che bombardava carichi petroliferi dell’Isis? Chiediamoci poi perché i cosidetti “ribelli moderati” (in realtà milizie turche in territorio siriano) hanno sparato sul pilota paracadutato?

    Chi sono questi “ribelli moderati” di cui parla Obama? I qaedisti di Jabhat al-Nusra? Il Fronte Islamico al-Jabha al-Islamiyya? Junud al-Sham e il suo “Emiro” Muslim Shishani? Jihadista georgiano il cui vero nome è Murad Margoshvili, veterano della prima guerra di Cecenia, che a ottobre ha rilasciato un’intervista ad al-Jazeera dove glorificava la resistenza cecena e accusava la Russia di aver invaso l’Ucraina? Curiosamente la medesima accusa fatta dagli Usa a Mosca, ovviamente senza alcuna prova evidente.

    A metà settembre 2015 il Muslim Public Affairs Council (MPAC) aveva organizzato un evento nei pressi della Casa Bianca per chiedere al Barrack Obama di agire in Siria, con lo scopo di rovesciare Assad. [ndr: il nemico dell’ISIS] Un tentativo di far pressione sull’Amministrazione Obama.

    Chi erano i partecipanti?

    Salam Al-Marayati, Presidente del Muslim Public Affairs Council

    Dr. Sayyid Syed, National Director del Islamic Society of North America (ISNA) Office for Interfaith and Community Alliances

    Nihad Awad, Executive Director for the Council on American Islamic Relations

    Mirna Barq, Presidente del Syrian American Council

    Jomana Qaddour, Syria Relief and Development, likely married to Jihad Qaddour

    Dr. Zaher Sahloul, Syrian American Medical Society, American Relief Coalition for Syria (ex Presidente della Mosque Foundation)

    Suzanne Akhras, Syrian Community Network

    Secondo il Washington Times, le direttive per il support ai Fratelli Musulmani sono delineate in una direttiva segreta, la Presidential Study Directive-11 (PSD-11) del 2011, che esponeva le line guida per la riforma politica pianificatain Medio Oriente e in Nord Africa in quel periodo.
    La portavoce del National Security Council della Casa Bianca ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni al riguardo al quotidiano di Washington…..”We have nothing for you on this”.

    L’analista anti-terrorismo statunitense Patrick Poole ha affermato che la “dottrina-Obama” di sostituire i vecchi regimi mediorientali con la democrazia dei cosidetti “Islamisti moderati”

    era sostenuta anche dalla precedente amministrazione Bush.
    Una strategia disastrosa che ha portato al collasso la Libia, la Siria, mentre l’Egitto in una fase di violenza da cui sta facendo fatica ad uscire. C’è poi la Turchia, tramutatasi da paese laico in base dei Fratelli Musulmani.
    Del resto anche

    in Egitto l’Amministrazione Obama aveva appoggiato il governo dei Fratelli Musulmani fino alla fine, andando contro la volontà del popolo egiziano,

    sceso nelle piazze per chiedere elezioni anticipate dopo un anno di “regime” islamista.

    Si arrivò al punto che l’ex ambasciatrice Anne Patterson, fu pesantemente contestata dal popolo egiziano e costretta a lasciare in gran fretta il Cairo, per aver appoggiato fino all’ultimo i Fratelli Musulmani.

     La Patterson è inoltre stata immortalata a un evento universitario negli USA accanto a una sostenitrice dei Fratelli Musulmani mentre fa il gesto delle quattro dita di Rabaa. Un gesto che vale più di mille parole.

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    Il gesto delle quattro dita di Rabaa è un segno di guerra: è  il gesto della “resistenza” dei Fratelli musulmani.

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    Altro persoaggio che vale la pena citare è Malik Obama, fratellastro del Presidente americano, membro della Islamic Dawa Organization (IDO), organizzazione con sede a Khartoum e legata al governo sudanese guidato da Omar al-Bashir, su cui spicca un mandato della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

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    Nel gennaio 2015 il Dipartimento di Stato americano aveva ospitato una delegazione di leader legati ai Fratelli Musulmani per un incontro sulle eventuali misure di opposizione nei confronti del governo del Presidente Abdelfattah al-Sisi (attualmente alleato della Russia).
    Un membro della delegazione allineato con i Fratelli Musulmani, un giudice dell’Egyptian Revolutionaty Council, tale Waleed Sharaby, era stato immortalato in una foto davanti alla bandiera americana e al logo del Dipartimento di Stato.
    Nella delegazione erano presenti anche Gamal Heshmat (esponente dei Fratelli Musulmani) e Abdel Mawgoud al-Dardery (membro dei Fratelli Musulmani ed ex parlamentare).

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    Un altro membro della delegazione, Maha Azzam, aveva confermato durante un evento di martedì 27 gennaio 2015 tenutosi al Center for the Study of Islam and Democracy (CISD) che l’incontro al Dipartimento di Stato era stato “fruttuoso”.

    Come avrebbe fatto poi Mohamed Elbiary a diventare un alto funzionario del United States Homeland Security Department, prima di essere costretto a dare le dimissioni a causa di alcuni suoi post in favore del Califfato, dei Fratelli Musulmani e contro i copti egiziani?

    Sotto l’amministrazione Obama, Elibiary aveva anche fatto parte del DHS Countering Violent Extremism Working Group e del DHS Faith-Based Security and Communications Advisory Committee.

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    Sull’incontro al Dipartimento di Stato si era espresso nuovamente l’esperto di terrorismo, Patrick Poole: “l’incontro potrebbe essere un segnale che l’amministrazione Obama considera ancora i fratelli Musulmani un’opzione politica, rifiutandosi di accettare l’esito delle rivolte popolari che hanno portato alla deposizione del governo Morsi nel 2013”.

    La Siria resta l’ultima possibilità dell’Amministrazione Obama per poter appoggiare e insediare un governo filo-Fratelli Musulmani,

    organizzazione che è tra le principali promotrici dell’opposizione ad Assad.

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    Con un governo filo-Fratelli Musulmani a Damasco unito a un altro già presente a Istanbul, si creerebbe una roccaforte islamista di enormi dimensioni che andrebbe a sbilanciare totalmente gli equilibri tra sciiti, sunniti e curdi, togliendo tra l’altro a Mosca lo sbocco sul Mediterraneo. Pura utopia ovviamente.
    Obama e amici non avevano fatto i conti con il Grande Orso russo e adesso Barrack e Tayip si troveranno con i conti da pagare, conti molto salati.