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    Non Podemos essere cristiani | L’intraprendente

    9 years ago

    Il sindaco “indignado” di Madrid vuole proibire il presepe comunale al pubblico, perché il Comune «non è patrimonio esclusivo dei cattolici». Un mix letale tra anticlericalismo e multiculturalismo, proprio quello su cui contano i nemici dell’Occidente…

    PRESEPE

    Il Comune non è un “patrimonio esclusivo” dei cattolici, dunque il Presepe natalizio rischia di essere reso inaccessibile al pubblico. Succede a Madrid, la capitale spagnola in cui ha vinto il nuovo partito di estrema sinistra Podemos ed è Manuela Carmena a coprire la carica di sindaco. Ovviamente la polemica è stata scatenata sin da subito, soprattutto dal Partito Popolare, ora all’opposizione. E così la sindaco(ca?)(chessa?) ha subito fatto marcia indietro, lanciando tweet rassicuranti come “il Natale è di tutti” e “ci saranno presepi e non solo”. Ma perché scatenare questa gazzarra, allora? E soprattutto, perché partire con l’affermazione pregiudiziale che il Comune “non è patrimonio esclusivo” dei cattolici, per poi correggere con l’affermazione contraria, ma a ben vedere uguale, che “il Natale è di tutti”? Perché la sinistra è sempre la sinistra, perde il pelo ma non il vizio. E l’obiettivo della sinistra novecentesca, anche e soprattutto in Spagna, è quello di estirpare la religione cristiana cattolica.

    La malasorte della Spagna è quella di aver avuto, nei secoli, la guerra di religione più duratura della storia d’Europa: quella fra cristiani e islamici, iniziata con l’invasione araba della Spagna nell’VIII Secolo e conclusasi solo nel XV (781 anni dopo!) con la riconquista di Grenada. A causa del quasi millenario conflitto islamico-cristiano, esercito, Stato e Chiesa erano diventati praticamente lo stesso corpo. Sempre a causa della lunghissima guerra, in nessun luogo più che in Spagna, il cristianesimo è stato più militarizzato. La Santa Inquisizione, in Spagna, ha fatto più morti che in tutto il resto dell’Europa cristiana, per volere dei re che agivano nel nome della Chiesa. Alla fine, abbattendo la monarchia, i repubblicani degli anni ’30 hanno voluto abbattere anche la Chiesa, che era considerata parte integrante del potere. E nella sanguinosa Guerra Civile tra franchisti e repubblicani (più di un milione di morti dal 1936 al 1939), nelle regioni controllate dai repubblicani, gli anarchici e i comunisti fucilavano non solo i preti vivi, ma anche i santi sepolti nelle chiese spagnole, riesumandoli e organizzando grotteschi processi popolari ai loro resti. Lo facevano nel nome della loro “religione” atea e utopistica, che avrebbe dovuto realizzare il paradiso in terra. Un sessantennio dopo, il governo socialista di Zapatero, ha ripreso, con metodi nonviolenti e molto meno brutali, la stessa tendenza anticlericale. Ad esempio ha introdotto i battesimi di Stato: ammettendo, implicitamente, che lo statalismo è una religione, a tutti gli effetti. Questi nuovi esponenti di una sinistra più estrema, Podemos, nata dalle contestazioni anti-globalizzazione degli Indignados, non fanno altro che seguire la stessa linea. Quindi: sono loro al comando del Comune, il presepe è la prima cosa che viene messa in discussione.

    Sempre se le parole hanno un senso, la frase, teoricamente rassicurante,

    “il Natale è di tutti” non ha senso alcuno. Il Natale è dei cristiani,

    non di altre religioni. Non può essere degli ebrei per il semplice motivo che non credono che sia nato il Messia. Non può essere di musulmani, perché ritengono Gesù un profeta e non il figlio di Dio. E soprattutto perché non vogliono che figure umane, tantomeno divine, possano essere rappresentate. E quindi? Si farà il presepe e si celebreranno, a tempo debito anche le feste delle altre religioni presenti in città? Ma questo era ovvio e si faceva anche prima di Podemos. Il senso sibillino di questi messaggi è sempre quello: anche se il nostro intento è abbattere la Chiesa, sappiamo che non lo possiamo fare, dunque la annacquiamo.

    Se una festa è “di tutti”, vuol dire che è “di nessuno”.

    Dopo aver perso la forza di una propria religione atea (il marxismo, in tutte le sue varianti),

    la nuova sinistra pare cerchi rinforzi nell’antico nemico del cristianesimo, quello scacciato nel XV Secolo: l’Islam.

    I sinistri no-global lo fanno pensando di creare una società pluralista. Ma non sanno, o comunque non interessa loro di sapere, che l’Islam politico e militante sarebbe anche ben contento di rientrare in Spagna. L’Isis ha già aggiunto la penisola iberica nelle sue mappe del futuro Califfato. Ed è uso dei musulmani che abitano vicino al confine africano della Spagna (Ceuta e Melilla) portare con sé una chiave: quella simbolica della casa abbandonata a Grenada, 523 anni fa. Nel caso si realizzi l’utopia jihadista, di simboli religiosi sarebbe piena la Spagna: quelli dell’Islam, però. E quelli sì sarebbero “di tutti”: imposti a tutti, volenti o nolenti, come già avviene nelle aree controllate dai jihadisti. Aree in cui le autorità, regolari o autoproclamatesi tali, esercitano una violenza repressiva tale da far sembrare l’antica Inquisizione come una Ong di beneficenza.

    di on 31 ottobre 2015.

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