NEW YORK TIMES, ES PAIS, WALL STREET JOURNAL, DAILY TELEGRAPH, THE TABLET: BERGOGLIO SCONFITTO AL SINODO, NESSUNA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI. MA LA STAMPA ITALIANA S’INVENTA INVECE LA SUA VITTORIA E IL “SI” ALLA COMUNIONE. UNA BUFALA EPOCALE! – Lo StranieroLo Straniero
9 years ago
E’ UFFICIALE: COL SINODO NULLA E’ CAMBIATO
Siccome la bergogliana “macchina della propaganda” continua a ripetere una cosa totalmente infondata, ovvero che la Relatio del Sinodo aprirebbe alla comunione per i divorziati risposati (quantomeno caso per caso), andiamo alla fonte diretta.
Chiediamoci: il n. 85 della Relatio CONSENTE oppure NON CONSENTE di accedere all’eucarestia per i divorziati risposati?
Il New York Times riferisce la risposta che ha dato il vice di padre Lombardi, l’ultrabergogliano padre Rosica. E’ una risposta che egli ha dato obtorto collo, ma – messo con le spalle al muro – ha dovuto dirla con chiarezza.
Ecco cosa si legge sul New York Times: ”I reporter che cercavano chiarezza si sono affollati intorno al portavoce :
‘NON POSSONO RICEVERE LA COMUNIONE’ ha detto padre Thomas Rosica”.
E questo spiega i toni stizzosissimi e rancorosi del discorso di sabato di Bergoglio e della sua omelia di domenica…. Ha terremotato la Chiesa per due anni e oggi deve registrare la sconfitta della sua rivoluzione. Almeno per ora la difesa cattolica della fede ha vinto.
RESTA SOLO UNA DOMANDA: SE C’E’ STATA UNA RISPOSTA COSI CHIARA, COM’E’ POSSIBILE CHE I GIORNALI ITALIANI ABBIANO SCRITTO (E CONTINUINO A SCRIVERE) IL CONTRARIO?
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A leggere i giornali italiani di ieri e a sentire i notiziari sul Sinodo, sembra che l’approvazione della comunione per i divorziati risposati sia la notizia più certa della storia.
Basta scorrere i titoli delle prime pagine dei quotidiani.
Corriere della sera: “Il Sinodo apre sulla comunione ai divorziati”. Repubblica: “Sì ai divorziati, ma Sinodo diviso”. La Stampa: “Comunione ai divorziati, sì del Sinodo per un voto”.
Ma siamo proprio sicuri che le cose stiano così? Davvero il Sinodo ha approvato la comunione per i divorziati risposati?
La nuda verità dei fatti sabato sera faceva capolino – se escludiamo il blog del sottoscritto – solo sul sito della “Nuova Bussola quotidiana” e sul blog che tiene, nel sito dell’Espresso, il più attendibile dei vaticanisti, Sandro Magister il quale titolava: “I divorziati risposati nella ‘Relatio finalis’. Ma della comunione non c’è nemmeno l’ombra”.
In effetti è proprio questo che emerge dalla lettura obiettiva della “Relatio”. Come ho spiegato nel mio articolo uscito ieri, su queste colonne, nel documento finale del Sinodo non c’è alcun riferimento all’accesso all’eucarestia per i divorziati risposati, una rivoluzione che – capovolgendo la dottrina e la prassi consolidata da secoli, basata sulla Sacra Scrittura – ove fosse stata davvero approvata doveva essere messa non solo nero su bianco, ma anche lungamente trattata, con pagine e pagine di supporti magisteriali (che però non esistono).
C’è nella “Relatio” una sincera accoglienza, da parte della comunità cristiana, verso i divorziati che hanno fatto secondi matrimoni civili. Ma non si parla per loro di accesso all’eucarestia (che è impossibile, come ribadiva la “Familiaris consortio” di Giovanni Paolo II, pur valorizzando l’accoglienza).
Ma allora cosa è successo? Possibile che una così solare verità dei fatti che – insieme all’affondamento delle aperture su coppie di fatto e gay – segna la sconfitta di Bergoglio, sia stata ignorata dalla quasi totalità dei media italiani?
Purtroppo sì. Per capire qualcosa in più proviamo a dare un’occhiata ai titoli che i giornali stranieri hanno fatto sulle conclusioni del Sinodo. Paragoniamoli alle prime pagine dei giornali italiani.
Ecco il titolo che ha fatto El Paìs, l’omologo di Repubblica in Spagna: “Il Sinodo della famiglia si chiude senza soddisfare le aspettative del Papa”.
Andiamo oltreoceano e vediamo il titolo del Wall Street Journal: “I vescovi portano il papa alla sconfitta sull’apertura ai cattolici divorziati”.
Sottotitolo: “Il Sinodo si conclude senza avallare un percorso per accedere all’eucarestia per coloro che hanno divorziato e si sono risposati”.
Il Sunday Times: “Il papa attacca i vescovi per aver bloccato la riforma gay”. Il Daily Telegraph scrive: “Il Sinodo si è concluso. Niente di sostanziale è cambiato”.
Il magazine cattolico ultraprogressista The Tablet scrive senza mezzi termini:
“Il Sinodo sulla Famiglia si è concluso senza alcun consenso sulla questione della comunione per i cattolici divorziati risposati e con il rifiuto di ogni cambiamento nella dottrina della Chiesa sull’omosessualità”.
Il confronto fra i titoli dei giornali italiani e quelli del resto del mondo è obiettivamente impressionante. Vorranno i media italiani porsi qualche domanda? Si renderanno conto che c’è qualcosa che non va?
O lanceranno anche sui media internazionali l’anatema del “complotto contro il papa” come è stato fatto, nei giorni scorsi, con il “Quotidiano nazionale”? Non c’è, nei giornali italiani, verso Bergoglio, un eccesso di partecipazione ideologica che impedisce di vedere – e di riferire – i fatti per quelli che sono?
Oltretutto la sconfitta della linea Bergoglio-Kasper appare ancora più eclatante se si considera il punto di partenza, quel Concistoro del febbraio 2014 in cui il papa argentino lanciò la sua battaglia per rivoluzionare l’insegnamento della Chiesa.
Ci sono tre documenti, nero su bianco, da considerare per capire le tappe della sconfitta dei “sinistrini”.
Primo. La relazione di metà Sinodo del 2014, che fu preparata da una commissione bergogliana e che recepiva comunione ai divorziati risposati e aperture a coppie di fatto e gay (fu bocciata).
Secondo. L’“Instrumentum laboris” uscito fra i due Sinodi, che riportava quei tre temi, ma in forma moderata (era già una piccola marcia indietro), tuttavia aggiungeva un sostanziale tentativo di accantonare l’Humanae vitae di Paolo VI.
Terzo. A conclusione del lavoro di questi due anni abbiamo la “Relatio” finale del Sinodo 2015 che ha letteralmente spazzato via quei temi, ribadendo fra l’altro l’insegnamento dell’Humanae vitae e sottolineando la forte opposizione della Chiesa all’ideologia del Gender.
Un’oggettiva sconfitta. Che adesso i bergogliani tentano di gabellare per vittoria usando i media compiacenti.
Ancora una volta, come nel postconcilio, si sta cercando di sostituire il “Sinodo reale” (quello dei documenti) con il “Sinodo dei media”.
Sarebbe un vero colpo di mano. Ma i media stanno al gioco?
Antonio Socci
(da “Libero”, 26 ottobre 2015)