“Il Legno Storto” quotidiano online ucciso dalle querele
9 years ago
Il quotidiano online
che rischia la chiusura [chiuso]
per le querele di due magistrati
Dedicato al fascismo della stampa italiana
che oggi sciopera contro il bavaglio
all’Informazione
Carissimi lettori de Il Legno Storto, con grandissima amarezza vi annunciamo che in questi giorni il nostro giornale sta correndo il pericolo di essere chiuso.
Negli ultimi tempi, infatti, ben due magistrati, cioè il dr. Luigi Palamara e il dr. Pier Camillo Davigo, ci hanno querelato. Per l’esattezza la Procura di Roma ci ha comunicato (attraverso il quotidiano la Repubblica, divenuto ormai il “postino” e il “megafono” delle procure) che ha aperto un fascicolo per le minacce che noi avremmo formulato con questo articolo (primo articolo pubblicato più giù) nei confronti del dr. Palamara.
Sono in corso indagini (siamo stati già chiamati dalla Digos di Milano) che, al momento, non sappiamo come e quando finiranno: ma è facile immaginare il peggio…
Giorni fa abbiamo poi ricevuto una citazione dal dr. Davigo che ci chiede 100.000 € per risarcimento danni da diffamazione a mezzo stampa per quest’altro articolo ( secondo articolo pubblicato più giù) , pubblicato da noi il 21 giugno 2009.
Per completare il quadro di quella che a noi pare una manovra per farci fuori dalla rete, circa due mesi fa abbiamo ricevuto un’altra querela dal sindaco di Montalto di Castro – Salvatore Carai del Partito Democratico – che si è sentito diffamato da questo articolo (terzo articolo pubblicato più giù) che abbiamo pubblicato su il 27 ottobre 2009.
Al di là di ogni considerazione sul merito degli articoli, che agli occhi di chiunque li legga senza volontà punitive riterrebbe duri, certo, ma sempre nell’ambito del diritto di critica, la cosa che lascia esterrefatti è la rapidità con la quale sono state notificate le querele e/o l’avvio di indagini, quando si tratta di magistrati.
Una denuncia per diffamazione di un qualunque cittadino verso qualcuno che non appartenga alla casta della magistratura, in Italia, impiegherebbe sicuramente anni per giungere a destinazione. Noi invece siamo chiamati a giudizio (querela del dr. Davigo) il prossimo 28 luglio per un articolo pubblicato il 21 giugno 2009.
La giustizia insomma, quando vuole – cioè quando si tratta di uno di “loro” – dà prova di grande celerità ed efficienza: poco più di un anno. Nell’atto di notifica del dr. Davigo c’è applicata un’etichetta con la scritta: “Urgente”. Chiaro il concetto: visto che si tratta di un “pezzo da novanta” della casta (la citazione del dr. Davigo comincia così: «L’odierno attore, attualmente in servizio presso la II sezione della Suprema Corte di Cassazione in qualità di Consigliere…») la giustizia deve fare il suo corso in tempi rapidissimi…
Sappiamo bene che, se il nostro giornale fosse schierato sul fronte delle Sinistre, a questo punto, davanti ad un episodio analogo, sarebbe già partita una crociata in nostra difesa, a sostegno della libertà di stampa e di opinione. L’Ordine dei Giornalisti farebbe fuoco e fiamme, il Sindacato minaccerebbe sfracelli. Ma noi non apparteniamo a questo schieramento, e dobbiamo aspettarci che in nostra difesa insorgano, forse, solo i nostri lettori, e qualche singolo amico e compagno di avventura.
Chi si straccia le vesti per i provvedimenti in discussione intorno alle intercettazioni ed alla “libertà” negata tenga conto del fatto che qui su Il Legno Storto si cerca di difendere la libertà di discutere e di criticare, di contribuire alla crescita di una società politicamente “adulta”. Là si lotta per il diritto di pubblicare gossip o accuse ancora tutte da dimostrare.
Questa è la situazione. E siccome non possiamo permetterci di confrontarci – a nostre spese – con forze tanto preponderanti, indipendentemente dalla ragione che pensiamo di avere non ci resta che valutare l’ipotesi di chiudere. Con buona pace di chi ancora ritiene che davvero il monopolio mediatico sia nelle mani di Silvio Berlusconi.
In questi anni abbiamo cercato sempre di offrire ai nostri lettori materiale utile per un approfondimento dei dibattiti e delle idee. Abbiamo cercato di evitare sciocchi appiattimenti e adesioni acritiche, ma ci siamo anche sforzati di combattere quella cultura dominante del conformismo di sinistra, che tanto nuoce al nostro Paese.
Da domani il Web potrà avere una voce libera e liberale in meno, e l’ordine regnerà ancor più indisturbato intorno a una Magistratura che non ammette critiche. È una sconfitta per noi, certo, ma è anche un colpo per tutti coloro che ritengono sacrosanta la raccomandazione di Voltaire: battersi per consentire, a chi la pensa diversamente da noi, di esprimere liberamente la propria opinione.
Oggi gran parte della magistratura combatte, non applica la legge, in omaggio al principio etico-politico che spetta ai magistrati il compito di raddrizzare il Legno Storto dell’umanità.
Adesso è arrivato il nostro turno. Il motivo principale per il quale nel 2002 aprimmo Il Legno Storto fu proprio tentare di denunciare e arginare, (nel nostro piccolo) la deriva giustizialista ormai dominante nel nostro Paese. Ora siamo cresciuti, e cominciamo davvero a dar fastidio. Le denunce che abbiamo ricevuto in questi giorni hanno come obiettivo principale di farci scomparire dal web. E più in fretta possibile.
A voi, nostri affezionati utenti ed amici, chiediamo di dare, come faremo anche noi, la massima diffusione alla notizia. È l’unica cose che possiamo fare per difenderci.
Un cordiale saluto,
Antonio Passaniti
Marco Cavallotti
PRIMO ARTICOLO
giovedì 28 gennaio 2010
Lo confesso: a vederlo e a sentirlo parlare, quel Luca Palamara, il presidente cioè dell’Anm, dà una sensazione sgradevole. Ha una espressione troppo furba per potergli credere. Dovessi stipulare un accordo con lui, mi farei assistere (avendone i mezzi, e non li ho) dai migliori specialisti internazionali. E non sarei sicuro lo stesso.
Apprendo qui che sabato prossimo, all’inaugurazione dell’anno giudiziario che si celebrerà in tutte le città italiane, al momento in cui parlerà il rappresentante del ministero della Giustizia, i magistrati leggeranno una loro dichiarazione, si alzeranno dall’aula in segno di protesta e lasceranno le sedie vuote.
Ciò vuol dire che il rappresentante del governo parlerà a quei pochi seduti al tavolo della presidenza e ai due o tre che saranno rimasti in sala.
Invece, si farà eccezione nella città dell’Aquila, dove parlerà direttamente il ministro Angelino Alfano, e ciò, si legge sempre qui, per il rispetto che si deve alle Istituzioni.
Mi domando se l’Anm abbia perduto la testa. Dubbi ne avevo, per la verità, ma ora, se questa anticipazione risulterà esatta, capisco perché tante sentenze emesse da taluni magistrati non hanno né capo né coda.
Che significa, infatti, che non ci si assenta se è presente il ministro, e invece si abbandona l’aula se è presente un suo rappresentante?
Sono così ignoranti, i magistrati, da non sapere che i rappresentanti del ministro vengono investiti della stessa dignità istituzionale?
Abbandonare l’aula davanti al ministro in persona o abbandonarla in presenza di suoi rappresentanti è una mancanza di rispetto delle Istituzioni della stessa gravità, né più né meno.
La decisione è stata assunta “in una riunione allargata anche ai rappresentanti di Magistratura Indipendente – la corrente più moderata e l’unica all’opposizione della giunta guidata da Luca Palamara – che ha condiviso tutte le scelte, tranne quella di lasciare le sedie vuote quando parleranno i rappresentanti di via Arenula ( «un gesto inutile e che ci indebolisce», dice il segretario Antonietta Fiorillo.)”
Immagino che Luca Palamara sia balzato sulla sedia rosso d’ira e abbia battuto i pugni sul tavolo, mettendo all’angolo la povera Fiorillo. Qui le decisioni le prendo io!, deve aver sbraitato, temendo di vedersi mettere i bastoni tra le ruote.
E’ una decisione, questa, infatti, che mostra, a chi ancora non lo avesse capito, l’interferenza arrogante e pretestuosa di certa magistratura nei confronti dell’attività sia di governo che parlamentare.
Dico pretestuosa poiché non è tanto contro gli insulti del governo che la magistratura protesta (a chi la vuol dare a bere, l’astuto Palamara?), bensì contro l’intenzione del medesimo di mettere un po’ d’ordine laddove regnano la confusione tanto professionale che ideologica, l’arretratezza, la disorganizzazione, la mancanza di responsabilità (la colpa degli errori non è mai di nessuno), la poca voglia di lavorare. Perché c’è anche questo: la poca propensione a prendere sul serio il proprio lavoro, venendo incontro alle esigenze di giustizia dei cittadini.
Quando in una causa civile si deposita una perizia legale e si fissa la prossima udienza a distanza di 23 mesi, e poi questa udienza non sarà l’ultima, mi domando se davvero le colpe siano tutte del governo. Chi ha esperienza di lavoro in un’azienda privata sa bene che queste cose non possono succedere, perché se succedono il difetto è individuabile sempre, e in primis, all’interno dell’organizzazione.
In Italia, da anni, ci troviamo in presenza di una palude giustizia. Dovere di qualunque governo è quello di correre ai ripari. Lo si doveva fare tanto tempo fa, ma si è sempre avuto paura. Si tratta, infatti, di intervenire contro interessi consolidati e di privilegio di una casta potentissima.
Ma questo governo è deciso a mettere l’alt. I privilegi stanno per saltare, gli scansafatiche stanno per essere individuati e puniti, le carriere non saranno più appannaggio indiscriminato di tutti, bensì legate alla quantità e qualità del lavoro svolto. Insomma: una bonifica drastica della palude.
La casta non ha mai avuto contro un governo tanto deciso e tanto temerario come l’attuale. Perciò la reazione si è fatta aspra, senza precedenti. Occorre dare una lezione che serva per sempre, si sono detti i magistrati. A questo governo e ai futuri. Chi ha la velleità di mettere il naso dentro i confini della giustizia, deve pentirsi di essere nato.
Poiché non c’è molto tempo e il governo è deciso, si moltiplicano gli attacchi a Silvio Berlusconi, responsabile di un tale disegno. Bisogna farlo cadere. Gli alleati ci sono, come ci furono nei primi anni Novanta. Sono lì che aspettano. Ci sosterranno e ci ricompenseranno. Quanti di noi sognano di occupare un seggio in parlamento. Ricordate il regalo che fu fatto a Di Pietro dai vecchi comunisti? Fu blindato in un collegio sicuro nella rossa Toscana. E quanti altri magistrati sono stati ricompensati ed oggi li vediamo seduti in parlamento e ci guardano dall’alto in basso!
Se per difenderci, per difendere la casta dagli intrusi, si devono oltraggiare le Istituzioni, pazienza, non è la prima volta né sarà l’ultima. Ne vale la pena.
A qualche babbeo, lasciamogli intendere che quando all’Aquila parlerà il ministro Alfano noi lo ascolteremo in religioso silenzio «per rispetto dell’istituzione».Chi vuoi che vada a pensare che se lasciamo le sedie vuote in tutte le altre città,manchiamo di rispetto alle Istituzioni.
Quei rappresentanti del ministero della giustizia, sono mezze cartucce. Che cosa credono di essere? Giù tanta boria. Chi li conosce? I cittadini hanno da pensare ad altro. Del resto, noi dell’Anm abbiamo di meglio: Luca Palamara.
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=27331
SECONDO ARTICOLO
Che Mani Pulite sia stato un golpe per mandare al potere i comunisti, lo certifica il fatto che il Pci-Pds fu l’unico partito a salvarsi, e lo conferma addirittura Gherardo Colombo: in una puntata di “La Zona Rossa” (Rete4) il conduttore Taradash (al quale chiedere, volendo, conferma) citò una frase di Colombo che diceva, riporto a memoria, che avevano organizzato tutta quella bischerata “per dare un aiuto alla Sinistra, troppo debole per andare al potere”.
Come puntualmente, Mafia permettendo, è successo. In perfetta linea con il nostro Stato di Diritto, che sancisce che una persona ha da esser ritenuta innocente sino all’ultimo grado di giudizio, Davigo, nell’ottobre del 1993, dichiarava «non esistono innocenti, ma solo colpevoli che devono essere scoperti», così come il suo illustre collega F.S. Borrelli, nel giugno dello stesso anno, liberalmente argomentava «non incarceriamo la gente per farla parlare, la scarceriamo dopo che ha parlato»: articolo de Il Foglio, 12 maggio 2003.
A petto di tali edificanti dogmi, Bruno Vespa, a “Porta a Porta”, raccontò che durante una cena chiese al nostro inclito Torquemada tutto d’un pezzo, come mai, quando al Milan fu imputato un certo reato, subito venne coinvolto Berlusconi, mentre per lo stesso reato attribuito alla Juve, nessuno si fosse sognato di tirare in ballo Agnelli: al che il Davigo gli rispose raccontandogli l’apologo “Il topolino con le corna”.
Questo, lo racconto a memoria: un topolino, per farsi bello, si incastra sulla testa delle sontuose corna dorate. Poi va a sgraffignare il formaggio con gli altri topolini. Quando arriva il gatto, tutti i topolini scappano nella tana, ma il “topolino con le corna”, per via delle medesime, non può più entrare, e il gatto se lo mangia. Che è una singolare applicazione dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Nel romanzo di Sciascia Il giorno della civetta, il personaggio di Don Mariano suddivide gli esseri umani in uomini, mezzi uomini, ominicchi…
Perciò, ai comtemporanei l’ardua sentenza.
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=29214
Quel golpe che fece mezza fetecchia e cova sotto la cenere
L’anno 1992 è una data epocale per la storia dell’Italia. E’ l’inizio della rivoluzione togata-comunista per abbattere “in tutti i modi e con ogni mezzo” la classe politica italiana legittimamente e democraticamente eletta dal popolo sovrano. Si assiste ad un attacco simultaneo e feroce di tante procure italiane contro i politici ed i dirigenti non graditi.
Da Milano partono i primi attacchi dei carrarmati togati che prendendo a pretesto la squallida figura di un truffaldino di mezza tacca, il famigerato Mario Chiesa ladro del PSI, sferrano un mortale colpo alla classe dirigente del pentapartito. Tutti i mezzi sono leciti, si compie la devastazione dello Stato di Diritto. Si incarcera incensurati, si torturano tanti innocenti ancora nella fase d’indagine preliminare, si fa un uso distorto ed inquisitorio della giustizia da fare invidia ai torturatori della Santa Inquisizione, si usa la carcerazione preventiva ad libidum come mezzo di pressione e di terrore.
L’Inquisizione rosso-togata si scatena! All’attacco mortale sferrato dalla procura di Milano, che conduce persino al suicidio tanti innocenti che non hanno avuto nemmeno la possibilità di un primo giudizio, si susseguono quelli delle procure di Palermo, di Firenze, di Messina, di Venezia, di Catania, di Caltanissetta, di Napoli, di Salerno, ed altre ancora. Il PSI, la DC, il PLI, il PRI, il PSDI, si vedono decimati. Tutti gli uomini di punta sono incarcerati, interrogati ferocemente, avvisati. L’avviso di garanzia nato per difendere i diritti del cittadino, diventa, di contro, un mezzo per l’eliminazione del”nemico” ed in questo la stampa italiota ha una gravissima responsabilità se non addirittura parte attiva. Anche quella parte del Potere industriale non gradito e da sostituire è abbattuto con inaudita violenza.
Non mi dilungo oltre nel descrivere la genesi di quello che considero un golpe cruento e senza precedenti, in quanto, ormai, esiste una vasta letteratura in merito, e tanti ormai si sono resi conto della aberrante storia; annoto soltanto (“Britannia” o meno) che proprio negli anni che vanno dal 1992 al 1994, è eliminata la democrazia italiana. Nessuno dei politici del tempo, all’inizio, comprende l’enorme portata del disastro che trova il suo blando pretesto nel caso del ladruncolo Chiesa Mario. Nessuno ne prevede le future conseguenze. Quando Craxi pronuncia il suo discorso in Parlamento, ormai è troppo tardi: la macchina da guerra è già inarrestabile.
E’ chiaro che un Borrelli, un Di Pietro, un Davigo, un D’Ambrosio, ecc, non possono avere nessuno spessore culturale per organizzare il golpe e nemmeno il regista Violante che ha il compito di girare le piazze italiane e le procure per indicare di volta in volta il nemico da abbattere.. Evidentemente, poteri forti industriali e bancari italiani ed anglo-americani sono i veri organizzatori della rivoluzione. Ed è proprio Bettno Craxi l’obiettivo più colpito e da colpire, tanto che è costretto all’esilio in Tunisia, dove poi morirà tra la totale indifferenza dei nostri politici, eccezion fatta solo per pochissimi. Non ho mai avuto un particolare trasporto per Craxi, non ho mai votato il PSI, ma ne riconosco la grande levatura di politico e di statista.
E ricordo chiaramente la faccia di Di Pietro Tonino quando lo interrogò in un’aula del tribunale di Milano. Mai per un momento intimorì Craxi, MAI!
MAI Di Pietro ebbe la capacità di terrorizzarlo come fece col povero Citaristi e con Forlani. Bettino Craxi anche in quella circostanza lo sovrastò con la sua grande personalità. Nasce quindi Forza Italia di Silvio Berlusconi, unico baluardo che intende ergersi a difesa della democrazia italiana contro il totalitarismo incombente, somministrato con una spettacolare coreografia e campagna mediatica popolare per carpire la buona fede ed il consenso delle masse usate come un grimaldello. E’ proprio con Mani Pulite che lo stile del reality show si afferma e trionfa presso la gente comune, con tutti i suoi ingannevoli messaggi subliminali. In questo marasma si salvano solo i camaleonti che tradiscono e si rifugiano nel PCI o sotto le ali dei togati-bombardieri. L’elenco di questi Giuda è lungo e tanti occupano tuttora posti di rilievo (Amato, Prodi, Dini, Garattini, Ciampi, Scalfaro, ecc..)
Il plotone d’esecuzione è istituito per tanti e tra questi, vittima accuratamente scelta da eliminare c’è il Funzionario di polizia Bruno Contrada, poliziotto integerrimo e grande combattente della mafia e dei poteri occulti. La nascitura DDA non poteva avere tra i piedi un personaggio scomodo come Contrada. Inizia una lotta senza quartiere nei confronti di Contrada che diventa una persecuzione degna del peggiore Torquemada. Il Dott.Contrada è messo sotto processo, incarcerato (e la galera la fa! eccome!) lo accusano solo delinquenti sapientemente indottrinati che erano stati più volti arrestati dal nostro valoroso Contrada, che vogliono solo evitare la galera a vita e che riceveranno benefici in danaro e la libertà.
Alcuni di questi pentiti nel tempo ritratteranno ma a tutt’oggi non sono state prese in considerazione le loro successive ammissioni o sono state addirittura secretate quando non obliate. Dopo aver fabbricato a tavolino un mostro offerto alle fauci voraci del popolino, si aspetta solo la morte di Contrada per poter porre la parola fine alla vergognosa storia che ha devastato la democrazia. Una persecuzione simile (altro caso emblematico!) a quella di Contrada la subisce il Senatore Carmelo Santalco Questore del Senato della Repubblica ed amico di Andreotti e Cossiga. Non potendo colpire lui, notoriamente uomo integerrimo, i rivoluzionari-togati-PCI si scagliano contro il figlio avvocato Giuseppe Santalco noto penalista e cassazionista di indiscusso valore.
Tutto fa parte del golpe ordito nel 1992. Infatti, chiede e ottiene il posto alla procura di Barcellona P.G. quel Canali Olindo Rinaldo da Monza… che oggi è pentito reo confesso (non so se collaborante) ma saldamente al suo posto in Procura a continuare indisturbato il proprio “lavoro”… altro esempio di applicazione della giustizia agli amici e agli amici degli amici (comunista estremista dichiarato).
Essendo stato per tanti anni il medico curante del Senatore Santalco e tuttora medico del figlio avvocato, ho avuto l’onore di raccogliere le sue esternazioni e le sue illuminazioni politiche.
Un giorno, prima che morisse, mi fece dono di una copia della lettera che mandò alla Maiolo allora Presidente della Commissione Giustizia, al Procuratore Generale della Repubblica, al Senatore Luigi Ramponi, al Ministro di grazia e giustizia, al Presidente della Repubblica e ad altri (ne posseggo pure le ricevute A.R.)
Quella lettera, datata 30 settembre 1994, aveva colto in pieno, SUBITO, quello che stava per accadere in Italia e che poi è accaduto e sta tuttora accadendo ma che allora tanti non compresero o sottovalutarono.
E’ interessante leggerne il contenuto “premonitore”. Il Senatore Santalco così scriveva:
“Nella X legislazione sono stato il presentatore, al senato della Repubblica nonché deciso sostenitore del disegno di legge per la istituzione del tribunale a Barcellona Pozzo di Gotto, convinto della necessità di detta struttura giudiziaria per la lotta alla criminalità e per dare risposte concrete alle popolazioni che, sin dall’inizio del secolo, ne avevano auspicato la creazione.
Nel dopoguerra il problema era stato posto ripetutamente all’attenzione del Parlamento e del Governo con apposite iniziative parlamentari. Dopo la pubblicazione della legge e del bando per la copertura dei posti previsti in organico, ha fatto domanda di essere assegnato alla Procura del Tribunale il dott. Canali Olindo Rinaldo della Procura di Monza. Settimanali e periodici hanno subito pubblicato interviste al “nostro”, lieto di venire in Sicilia in una zona di trincea, nota per la famosa vicenda del racket di capo d’Orlando; sconosceva evidentemente il territorio della circoscrizione giudiziaria perché Capo d’Orlando è nel circondario del tribunale di Patti.
Fin dall’inizio dell’attività di detto magistrato ho avuto la netta sensazione che intendesse svolgere attività investigativa al fine di mettermi, quanto meno, in cattiva luce. Da un lato, spinto da rappresentanti locali del suo partito (il PDS), che riceveva continuamente in ufficio, ha disposto la visita, quasi settimanale, dei carabinieri al Municipio della città, dell’amministrazione della quale ho avuto l’onore e l’onere di fare parte, dall’altro giornali del nord (leggi “Il Giorno”) pubblicavano interviste che rilasciava con affrettati giudizi sulla realtà economica e politica locale, sul cui sfondo vi era la figura del “Senatore”.
Si trattava di interviste rilasciate ad amici giornalisti del nord, ai quali il Canali precisava che era venuto per non colpire nessuno ma i suoi comportamenti, invece, facevano presumere fin dal suo arrivo il contrario. Una delle “perle” giudiziarie del dott.Canali Olindo Rinaldo è un provvedimento (che gli addetti ai lavori definiscono abnorme) con cui si da mandato ai carabinieri di accertare se presso il Comune di Barcellona P.G. vi sono in servizio dei revisori dei conti (!) e di verificare se si stiano commettendo reati in ordine ai bilanci, provvedendo, in caso positivo, al sequestro.
Oltre ad ignorare principi di diritto amministrativo e di ordinamento degli Enti locali, il provvedimento si configura come una delega in bianco (?!) ai carabinieri a decidere il sequestro. Le tante pretese inchieste, con sequestro di montagne di carta, non hanno portato ad alcunché di rilevante sul piano penale ma certamente, hanno portato l’opinione pubblica (e questo era lo scopo mal dissimulato) ad avanzare sospetti sulla correttezza degli amministratori più che sulla situazione di degrado generale, tendendo a fare di tutte le erbe un fascio.
Possibilmente questo clima e la nota appartenenza del Canali al PDS (non ne fa mistero) e i dibattiti cui ha partecipato, spesso, in compagnia del deputato pidiessino ed ex calzolaio Grasso Tano, hanno contribuito al successo, per la prima volta nella storia, di un sindaco di sinistra a Barcellona, dopo un risicato ballottaggio col candidato di destra.
Mi si è riferito che, nella stessa notte in cui si sono avuti i risultati elettorali, il 26 giugno 1994 (attenzione alla data!) è stato tra la folla a complimentarsi apertamente con il neo eletto sindaco comunista. In Piazza Municipio.
Il dott.Canali è diventato l’ombra del deputato Tano Grasso, con il quale, con la scusa della lotta alla mafia, fa politica a favore del PDS. E’ inutile dire che ogni inchiesta si conclude con riprese televisive in cui campeggia il predetto magistrato, dando l’impressione ai mass-media d’essere l’unico che lavori a Barcellona P.G, a fronte, invece, del lavoro serio, prezioso, oscuro ed imparziale dei circa 20 magistrati in forza al Tribunale, alla Pretura e alle Procure.
Anche sul conto di questi, in definitiva, il Canali ha avuto modo di ridire. Per avere un’idea della giustizia inaugurata dal Canali, in occasione dell’arresto dei presunti responsabili di reati consumati presso l’AIAS di Milazzo, basterebbe chiedere all’emittente televisiva di Milazzo “Il Tirreno” la registrazione.
Spettacolo indecoroso riprovato dalla gente. Tempo addietro la Tv nazionale riportò la notizia di una visita del Canali al Senatore Umberto Agnelli per una inchiesta alla concessionaria Piaggio di Barcellona. Dopo alcuni giorni una TV di Messina (Teletime) riportò la notizia che io, nella qualità di Presidente della Commissione Trasporti del Senato, avrei bloccato l’iter della legge sul casco obbligatorio ed in cambio avrei ottenuto la concessionaria della Piaggio per un mio concittadino. Di fronte alle mie proteste con detta emittente (non essendo mai stato Presidente della Commissione Trasporti del Senato ed essendo stato anzi, assieme ad altri colleghi, presentatore del D.L. S0288 sul casco, poi approvato e divenuto legge 11/1/1986 n. 3), il giornalista replicava ingenuamente che la notizia da Teletime trasmessa era fondata perché proveniva da ambienti giudiziari.
Ne sono derivate le denunzie che allego e la richiesta del PM di rinvio a giudizio dei giornalisti per diffamazione avendo riferito fati non veri. Sono anche convinto che, non avendo potuto trovare alcunché per incastrarmi, il Canali abbia tentato di colpirmi negli affetti più cari. Ed invero, lo stesso, pare raccogliendo pretese confidenze di squallidi pentiti, aveva chiesto l’emissione di un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di mio figlio, noto e apprezzato penalista, per associazione a delinquere di stampo mafioso.
L’assurdità delle accuse risulta chiaramente dal motivato provvedimento con cui i GIP del Tribunale di Messina (collegialmente) hanno rigettato la richiesta. Non contento di ciò il Canali risulta primo firmatario del provvedimento di perquisizione dell’abitazione di mio figlio, che in mancanza di seri indizi, si configura come vero e proprio abuso.
L’operazione spettacolo portata avanti in piena notte con un elicottero che volteggiava attorno all’edificio, guarda caso nel periodo elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Barcellona, quando si era ipotizzata una mia candidatura alla carica di sindaco della città, ha portato grave allarme nella popolazione, anche per quanto infra. Si è voluto mescolare il sacro col profano. Sta di fatto che sono stati perseguiti parecchi giovani di buona famiglia, che pare in passato avevano avuto esperienze di droga, ma che da anni si erano redenti, tanto da conseguire anche la laurea (si dovevano arrestare con questo parametro tutti i giovani italiani di destra, di centro e di sinistra). Le pretese rivelazioni dei pentiti hanno spalancato le porte del carcere per questi ragazzi, dopo poco scarcerati, ma con un marchio non facilmente cancellabile.
Purtroppo, il padre di due di questi giovani è morto di crepacuore ed è certamente sulla coscienza di chi ha le manette facili ed il gusto del protagonismo.
Mi si consenta infine di fare presente che un magistrato che ha una scorta 24 ore su 24, soldati al portone di casa e una blindata, deve tenere una condotta di vita particolarmente riservata, evitando frequenti cene in locali pubblici a tarda notte e frequentazioni di bar al centro per il caffé in costante compagnia di deputati della sinistra.
Ciò espresso, dopo attenta meditazione, mi sento costretto a chiedere che siano fatte indagini rigorose sul contenuto del presente esposto al fine dell’avvio del procedimento disciplinare e di quegli altri provvedimenti necessari ed opportuni, sembrando evidente che il dottor. Canali Olindo Rinaldo, che lasciando la moglie è venuto in Sicilia, tra l’altro, con la mentalità del colonizzatore, non possa continuare a svolgere le sue funzioni in un ambiente nel quale ha perduto il prestigio di cui deve godere un appartenente all’ordine giudiziario, avendo, tra l’altro, dato modo di dubitare della sua indipendenza ed imparzialità
Con i più distinti ossequi
Barcellona P.G., 30 Settembre 1994
On. Senatore Carmelo Santalco
Via Kennedy, 88 Barcellona Pozzo di Gotto (ME)
Qui si conclude la lettera.
Una lettera che oggi ha mille spunti di lettura, una lettera simbolo che descrive la mala gestione di alcune Procure che misero in essere il golpe del 1992/1994. E’storia di oggi ed arcinota che questo pm Canali si sia pentito ed abbia confessato il reato di depistaggio dei pentiti e l'”indottrinamento”. Evidentemente, aveva appreso bene la lezione del maestro: “A tutti i costi e con ogni mezzo”.
Il Canali Olindo Rinaldo è ancora al suo posto a fare indagini e nessun provvedimento è stato ancora adottato nei suoi confronti dal CSM o da una qualsiasi Procura, ivi compresa quella di competenza. Il procedimento penale che il Senatore intentò contro il Canali Rinaldo Olindo è il n. 417/95 R.G. presso la procura di Reggio Calabria.
Ci sarebbe tanto da dire ancora e tanto su cui riflettere, ma credo che a questo punto la vicenda del golpe togato-industrial-rosso sia già chiara, con tutto l’orrore ed il ribrezzo del caso.
Post n°1120 pubblicato il 21 Giugno 2009 da
http://blog.libero.it/lavocedimegaride
contributo da “ORA, ARRESTATECI TUTTI! – il libro proibito del Comitato Bruno Contrada” di prossima pubblicazione
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=25310&Itemid=29
TERZO ARTICOLO
martedì 27 ottobre 2009
Incredibile ed ignobile la posizione che quasi tutto il paese di Montalto di Castro, cittadina di diecimila abitanti in provincia di Viterbo al confine con la Maremma toscana, ha assunto, seguendo l’esempio dato dal suo Sindaco Salvatore Carai del Partito Democratico, in ordine al destino giudiziario di otto suoi giovani concittadini, tutti minorenni, accusati di aver stuprato una loro conterranea quindicenne nella pineta della marina del paese.
«Quella ragazza era una poco di buono, è stata lei ad attirare nella pineta i ragazzi che poi ha accusato dello stupro, il Tribunale dei minorenni di Roma ha capito quella che è la verità ed ha liberato i giovani minorenni nostri concittadini», dicono quasi tutti i montaldesi senza distinzione d’età e di ceto. Tra gli implacabili accusatori della ragazzina, un ottimo curriculum scolastico alle spalle, ci sono giovani ed anziani, professionisti, commercianti ed artigiani, persino un carabiniere.
La giovane vittima dello stupro, disperata, ha dovuto abbandonare la cittadina laziale ed andare a vivere a Roma dove ha cercato di ricostruirsi una vita ma a tutt’oggi non è ancora riuscita a metabolizzare l’accaduto ed a riprendere il suo percorso scolastico.
La decisione del Tribunale per i minorenni romano di sospendere sino al 2012 il procedimento a carico dei presunti violentatori, e di affidarli in prova ai servizi sociali, su di lei non causa altro effetto che quello di rigirare il coltello nella piaga. «Io non ho ottenuto giustizia solamente perché i miei violentatori non erano romeni ma italiani», si è sfogata la ragazza ai microfoni di una televisione d’importanza nazionale.
A rincarare la dose Salvatore Carai, sardo barbaricino di Orune, Sindaco di Montalto di Castro in forza al Partito Democratico, ala bersaniana, zio di uno dei violentatori che ha dichiarato: «Quei ragazzi ingiustamente accusati sono dei bravi ragazzi. Dalle nostre parti le uniche bestie sono gli immigrati romeni. Loro sì che lo stupro l’hanno nel sangue».
Coerentemente al suo pensiero ha fatto impegnare dalla giunta municipale la ragguardevole somma di 40.000 Euro, 5.000 Euro per ognuno degli otto stupratori, a favore del loro reinserimento in società e per consentire alle loro famiglie di arruolare fior di avvocati che tirassero fuori i pargoli da questa triste vicenda. Non un euro venne stanziato a favore della vittima. Ieri addirittura una troupe di Canale cinque che conduceva nel paese della Tuscia un reportage sulla vicenda è stata aggredita.
La giunta Carai non è nuova a comportamenti poco ortodossi: qualche tempo fa fu condannata dalla Corte dei Conti a rimborsare all’erario comunale la bellezza di 60.000 Euro elargiti a Maurizio Costanzo cui era stato commissionato l’incarico di promuovere turisticamente la cittadina nota per ospitare una centrale a carbone.
A difendere l’adolescente stuprata ci hanno provato in molti a partire dal capogruppo Pd al Senato Anna Finochiaro, definita dal collega di partito Carai «una talebana del c…», ma tutti si sono scontrati contro il muro di ignoranza che sembra erigersi in una cittadina italiana che pare ancora vivere in pieno medioevo.
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Se avete avuto la pazienza di leggere fino in fondo questa news, dovete ammettere che ne è valsa la pena, almeno ora ne sapete qualcosa di più…
A presto.
Mata hari
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