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    Costituzione piena, supermercati vuoti. Diritto al cibo in salsa venezuelana

    9 years ago

    Milano. Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, erede del “comandante supremo ed eterno” Hugo Chávez, ha annunciato che a luglio sarà a Roma per ricevere un riconoscimento della Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Come annunciato dal rappresentante della Fao in Venezuela, Marcelo Resende, Maduro sarà premiato perché il “Venezuela è un esempio per il mondo” per i suoi successi nella lotta contro la fame e la povertà. Per Maduro si tratta di un bis, visto che solo due anni fa era stato premiato dalla Fao per gli ottimi risultati contro la denutrizione. Il Venezuela sarà premiato insieme ad altri 37 paesi che sono riusciti a ridurre la percentuale di chi soffre la fame, ma per Caracas c’è qualcosa che va oltre il semplice attestato. Il rappresentante della Fao Resende ha chiaramente elogiato tutte le politiche economiche e assistenziali del governo: “Non c’è una politica di redistribuzione del reddito migliore di questa”.

    Molto probabilmente nel suo viaggio in Italia il pluridecorato Maduro visiterà Expo, dove il Venezuela ha un suo padiglione, per mostrare al mondo i successi del modello eco-socialista ed eco-sostenibile dall’alto del suo ruolo di campione del mondo nella lotta contro la fame. D’altronde il “Socialismo del XXI secolo” sembra in sintonia con lo spirito della Carta di Milano, anzi ne è in un certo senso l’ispiratore visto che da molti anni Caracas ha inserito il diritto al cibo in Costituzione, idea molto in voga anche nel governo italiano. Se infatti i nostri padri costituenti avevano inspiegabilmente dimenticato di inserire il diritto al cibo – ben più fondamentale di quello al lavoro –, il compianto comandante Chavèz lo ha messo nero su bianco tra i 350 articoli della carta fondamentale venezuelana. Con l’articolo 305 la Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela ci soffia la palma di “più bella del mondo”: “Lo stato promuove l’agricoltura sostenibile come base strategica dello sviluppo rurale integrale al fine di garantire la sicurezza alimentare della popolazione; intesa come la disponibilità sufficiente e stabile di alimenti nell’ambito nazionale e l’accesso adeguato e permanente a questi da parte del pubblico consumatore”.

    Ma purtroppo, come scriveva il Manzoni, “tutti i provvedimenti di questo mondo, per quanto siano gagliardi, non hanno virtù di diminuire il bisogno del cibo, né di far venire derrate fuor di stagione”. Infatti il problema del Venezuela è che la realtà non si è voluta adeguare né al dettato costituzionale né ai riconoscimenti della Fao. Ormai da anni la popolazione è alle prese con l’inflazione più alta del mondo e una scarsità cronica di beni essenziali; c’è una carenza di riso, olio, pollo, farina, farmaci e carta igienica di come non se ne vedeva dai tempi dell’Unione sovietica. Da mesi i media di tutti il mondo sono inondati di immagini di code sterminate di venezuelani per acquistare pochi beni razionati davanti a negozi con scaffali vuoti presidiati dall’esercito. In Venezuela manca tutto perché non si produce nulla, nonostante i solenni diritti sanciti dalla Carta costituzionale: l’economia è prigioniera del petrolio che rappresenta il 95 per cento dell’export ed è l’unica fonte di dollari per importare beni essenziali. Con il crollo del prezzo del greggio il paese è sull’orlo del default e non ci sono soldi per importare beni basilari visto che il governo preferisce pagare i debiti internazionali piuttosto che sfamare il popolo. Secondo i dati dell’Eclac (che come la Fao fa parte delle Nazioni Unite), in Venezuela il tasso di povertà nel 2013 è salito del 6,7 per cento e ora si attesta al 32 per cento, ben oltre la media regionale. Ma questi dati non possono certo offuscare le intenzioni costituzionali e grazie anche al riconoscimento della Fao c’è da stare sicuri che all’Expo la curiosità per il modello chavista renderà del padiglione del Venezuela uno dei più visitati. L’unico inconveniente saranno le code, ma sarà un po’ come sentirsi a Caracas.

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    Costituzione piena, supermercati vuoti. Diritto al cibo in salsa venezuelana.