• Article

    Effetti non collaterali del Corano | L’intraprendente

    9 years ago

    È bene chiarire una cosa, mentre ci indigniamo per l’ultimo orrore dell’Isis, la crocifissione e amputazione di una “spia”. Tutte le azioni dei terroristi si fondano su un’applicazione rigorosa della lettera del testo sacro. Ecco le prove…

    CatturaÈ bene chiarire una cosa, mentre montano l’indignazione e l’orrore per l’ultima barbarie diffusa in rete dallo Stato Islamico. Niente di quello che fanno i terroristi è frutto di una estemporanea crudeltà. Al contrario, tutto è fondato e tutto si tiene, in un’ideologia mortifera che non solo prevede, ma impone la violenza contro i nemici di Allah.

    Prendiamo, appunto, quest’ultimo e sconvolgente episodio. Un uomo, vestito con la classica tuta arancione, è accusato di avere coltivato legami con i Peshmerga curdi, nemici irriducibili dell’Isis, e crocifisso in uno scenario desertico. Nelle sequenze successive, uno jihadista armato di coltellaccio mozza prima una mano e poi un piede all’uomo, che si contorce per il dolore. Infine, si vede il poveretto pendere senza vita dalla croce.

    Sono sacrosanti, la nostra indignazione e il nostro scandalo, sono quello che ci differenzia. Ma devono poggiare su una salda conoscenza di quello a cui ci troviamo di fronte, senza infingimenti o ipocrisie. Quello a cui ci troviamo di fronte è né più né meno che un’applicazione alla lettera dei dettami del Corano. Provocazione? Niente affatto: “La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano tagliate loro la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso”. Sura quinta, versetto 33.

    Capite allora che il nostro scandalo e la nostra meraviglia, di noi occidentali spesso politicamente corretti, tendono a fuggire colpevolmente dalla verità. Che è perfino banale, nella sua durezza: l’Isis, e il terrorismo islamico in generale, non fanno che prendere sul serio la prescrizione coranica, e ricavarne le logiche conseguenze nella pratica. Sono rigorosi e filologicamente corretti, fondano le loro azioni nella lettera del testo sacro della religione islamica. È esattamente il contrario della versione ufficiale che propaga la classe dirigente occidentale, a partire da Obama e da Cameron (tralasciamo Renzi, che in queste partite non conta nulla). L’islam è una religione di pace, ci assicurano. L’Isis, Al Qaeda, i terroristi, addirittura tutti gli integralisti, perseguono una versione deviata e falsa dell’islam, che è nemica del vero islam, ci ripetono. Mentre vale esattamente l’opposto: i fondamentalisti, e i gruppi come l’Isis anzitutto, sono i più fedeli applicatori del Corano, si regolano in base alla sua lettera, che prevede morte e sofferenze indicibili per gli apostati, per i miscredenti, per tutti i nemici di Allah e del Profeta. Sono i musulmani “moderati”, quelli che non vivono il proprio credo come pratica violenta contro gli infedeli, a discostarsi dalla consegna coranica. È questo che intendo, quando dico che possono ben esistere musulmani moderati, nel senso di persone, ma non può esistere l’islam moderato, nel senso ideologico e teologico. L’islam è uno, e si basa su precetti come quello riportato, o su detti attribuiti a Maometto del genere del seguente: “Quando l’Apostolo di Allah (il Profeta Maometto) ebbe tagliato i piedi e le mani di quelli che gli avevano rubato i cammelli e che ebbe loro levato gli occhi con dei chiodi riscaldati sul fuoco, Allah lo ammonì e rivelò: la punizione di coloro che fanno la guerra ad Allah e al suo apostolo e che li affrontano con tutte le loro forze per seminare la discordia sulla Terra, sarà l’esecuzione (per decapitazione) o la crocefissione.” (Abu Zinad, Dawud XXXVIII 4357)”.

    Aggiungete che per i musulmani il Corano è un testo increato, della stessa sostanza di Dio, e dunque non assoggettabile all’esercizio umano dell’interpretazione, e potete facilmente giudicare chi rispetti più la sua lettera, e il suo spirito. Del resto, fu l’arcivescovo di Mosul Emil Nona, ad ammonirci tra i primi sulla “correttezza” islamica dell’Isis, e dunque sulla sua pericolosità. Non lo abbiamo ascoltato, non lo hanno ascoltato i nostri politici, e l’Isis ha dilagato in Siria e Iraq. Sarebbe davvero ora di rivedere le nostre certezze buoniste, e di dirlo chiaramente: l’Isis è islam, e si comporta come tale.

    Effetti non collaterali del Corano | L’intraprendente.