Banniamo Umberto Eco | L’intraprendente
9 years ago
Quello che ci è venduto come il nostro miglior intellettuale, se la prende coi social network che "danno diritto di parola a legioni di imbecilli".
Un caso di luddismo dispotico e illiberale, ovviamente in nome della superiorità morale dell’intellò…Un mio amico, noto sociologo, dice che Umberto Eco si è sempre trovato dalla parte sbagliata nelle sue uscite pubbliche. E che, quindi, all’incontrario, è per lui una sorta di guida ideale per capire ogni volta dove sta la verità. Boutade a parte, ieri Eco, parlando a Torino coi giornalisti dopo il conferimento della laurea ad honorem da parte dell’università, si è veramente superato. Prendendosela coi social network, il nuovo incubo che tormenta le sue notti. E direi anche i suoi giorni. “I social media –ha detto- danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Sono parole che spesso, esse sì, ascoltiamo nei bar, come sfogo umano dei non “nativi digitali”, ma il fatto che siano state profferite da colui che viene considerato il nostro maggiore intellettuale è veramente significativo. Così come significativo è che esse siano state pronunciate in un’occasione informale: esse, come dal sen fuggite, lasciano trasparire l’animo dell’uomo, le sue convinzioni più profonde, al di là della retorica democratica e progressista di cui ama ammantarsi in occasioni ufficiali.In primis,
il sentirsi superiore e “non imbecille” a priori, per grazia ricevuta,
senza necessità di confrontarsi con il popolo bue: ogni volta, nello specifico, sui fatti particolari. Un atteggiamento presuntuoso e arrogante che non fa i conti col fatto che le conoscenze sono disperse fra gli umani e che c’è molta saggezza anche e soprattutto nel buon senso spontaneo della gente semplice. Nessuno è portatore, infatti, della verità. E persino dagli “imbecilli” così, per intervalla insaniae, possiamo apprendere qualcosa a cui prima nemmeno pensavamo. La superiorità dell’intellettuale che è poi la superiorità morale della sinistra (l’intellettuale di un certo tipo è sempre di sinistra) è uno dei peggiori lasciti delle ideologie novecentesche. Denota, fra l’altro, un animo dispotico e, qualora fosse messo in pratica, foriero di tragedie (quelle che l’uomo della strada, appunto con il suo sano buon senso, di certo non causerebbe).
In secondo luogo, Eco si è fatto portatore, sempre nella stessa occasione torinese, di una proposta alquanto bizzarra: i giornali dovrebbero dedicare ogni giorno due pagine a smontare le bufale del web. Cioè fare, proprio come nei regimi totalitari, un’attività di controllo e censura. Terzo elemento da considerare: non capire più il mondo e prendersela con le nuove tecniche è un classico per l’uomo della strada, soprattutto quando invecchia (ah! I bei tempi tempi di una volta!) ma non dovrebbe esserlo per chi come mestiere ha proprio quello di capire il mondo e non giudicarlo. L’atteggiamento “catastrofista” (per usare le parole di un vecchio saggio di Eco) ricorda un po’ quello dei luddisti, che scassavano le macchine perché credevano che esse sottraessero loro lavoro senza capire che invece li avrebbero aiutati a farlo con minore fatica e meglio. Accadrà anche oggi: i social e Internet si affineranno e venderanno sempre meno “bufale”, grazie al controllo sociale che la stessa rete eserciterà, mentre i professori universitari, letti solo dai loro colleghi, potranno continuare a venderle tranquillamente come già fanno oggi.
Quarto ed ultimo elemento: Eco, da animo profondamente illiberale qual è, non considera che Internet e i social sono il più grande esperimento di libertà dei nostri tempi. Un esperimento che, fin a quando gli Stati, spesso consigliati dagli Eco della situazione, non ci metteranno mano con regole e legislazioni varie, mostrerà a tutti la naturale saggezza dell’ “ordine spontaneo” o “non programmato” che sta a cuore a noi liberali.