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    L’America che condanna Ulbricht non è più l’America di Jefferson – il Blog di Carlo Lottieri

    9 years ago

    30mag 15

    Condannato all’ergastolo: con scarsissime (per non dire nulle) possibilità di vedere modificata una sentenza tanto pesante. È questa la pena che è stata inflitta a Ross Ulbricht, il fondatore di Silk Road, una piattaforma libera usata essenzialmente per sviluppare tutta una serie di commerci “illegali”. Ma qui è il problema. Per quale motivo, infatti, un commercio dovrebbe essere proibito? Il commercio si basa su una serie di fondamenti giuridici ed economici.

    In primo luogo, ogni scambio implica il diritto di proprietà e la libertà di iniziativa. Se posseggo legittimamente un bene, ho il diritto di venderlo ad altri. Impedire questo o quel commercio significa aggredire, allora, le basi di una società libera. Dal punto di vista meramente economico, per giunta, è chiaro che ogni interazione volontaria ha luogo perché entrambi gli attori (nella loro soggettività) ritengono di trarre beneficio da quel contratto. È una sorta di “miracolo” che si compie dinanzi a noi innumerevoli volte, dato che anche se non sembra produttivo (non costruisce nulla che prima non vi fosse) ogni compravendita implica un accrescimento del benessere di tutti gli attori coinvolti.

    Ulbricht è stato condannato perché sulla sua piattaforma informatica si vendevano sostanze chimiche e farmaceutiche, armi e documenti falsi. Andiamo per ordine. Una società libera è una società in cui ogni paternalismo è messo da parte. La cocaina e la marijuana (come il tabacco, l’alcol, gli zuccheri in eccesso e via dicendo) fanno male alla salute, ma la scelta di farne uso o meno dovrebbe essere lasciata ai singoli. Questo non solo perché il proibizionismo fallisce sempre, come proprio la storia Usa mostra, ma soprattutto perché ogni dirigismo in questo ambito lede i diritti fondamentali della persona. Dovremmo evitare di considerare “reati” i “vizi”, o i comportamenti irresponsabili che non hanno ricadute sugli altri. Quanto alle armi, il diritto di difendersi è sacrosanto. Negli Stati Uniti è pure tutelato da un articolo costituzionale (il secondo articolo del Bill of Rights) dal momento che solo una società armata è in grado di resistere di fronte alla possibilità di esiti autoritari, totalitari, oppressivi. Chi produce e vende armi risponde a un’esigenza fondamentale della società e quindi non bisognerebbe interferire con questo commercio. Una società in cui non si producono e vendono liberamente armi è una società destinata a finire assoggettata da un potere illimitato.

    Che dire, infine, dei documenti? Qui la questione potrebbe essere più complicata, dal momento che un documento falso (ad esempio, un passaporto con la mia fotografia collegata dati personali che non sono i miei) può essere usato quasi esclusivamente per compiere atti truffaldini. Anche stavolta, però, è difficile considerare come un atto aggressivo passivo di un’azione legale la semplice produzione di un documento, quando esso non sia utilizzato. In fondo, pure le pistole possono essere acquistate per rapinare una banca, ma nessuno può pretendere di impedirne il possesso in assenza di altri elementi. Per lo stesso motivo, se volessi dotarmi di documenti fasulli e non li utilizzassi, in una società libera non vedo chi potrebbe accusarmi di avere leso i diritti altrui. Ma questo è il punto. L’America di oggi è lontana dall’America dei Padri fondatori. Certamente si è lasciata alle spalle molti problemi (si pensi alla schiavitù), ma al tempo stesso ha progressivamente smarrito quello spirito libertario che riconduceva il diritto semplicemente alla tutela dell’altro e dei suoi diritti naturali. Oggi si può essere condannati per commerci che, a rigore, dovrebbero essere del tutto liberi. C’è solo da sperare che gli americani se ne avvedano e reagiscano come possono.

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