Il complotto per far vincere la Clinton. Un’alleanza segreta: chi c’è dietro – Libero Quotidiano
8 years ago
Per i liberal, la liberta’ di Internet e’ passata dall’essere un bastione di democrazia globale (vi ricordate le “primavere arabe”?) ad essere il cavallo di Troia di idee che disturbano il manovratore e vanno filtrate, espulse. I regimi dittatoriali avevano capito subito il pericolo, per la loro stessa sopravvivenza, degli scambi tra la gente di messaggi e idee senza censura, attraverso social network deregolamentati e privi di confini fisici. Non a caso, la Cina e tanti altri governi autoritari esercitano un severissimo controllo sui contenuti che girano sulla Grande Rete e che possono arrivare ai propri sudditi, e cosi’ impongono limitazioni e condizioni a Mark Zuckerberg e ai suoi colleghi leaders nell’high tech occidentale per poter operare in loco. Adesso, anzi gia’ da qualche tempo, quelle stesse organizzazioni che “subiscono” la censura di Pechino per poter fare miliardi di profitti, stanno organizzando la censura in America e nel resto del mondo libero per uno scopo politico di parte: far prevalere sempre la sinistra e chi li rappresenta, Hillary e i DEM oggi negli USA.
Facebook, Twitter, insieme al New York Times e al Washington Post e ad altre organizzazioni media mainstream, hanno deciso di mettere il bavaglio sui social network. Dietro al piano di “controllo” c’e’ Google, che un anno fa ha fondato First Draft News per “migliorare le news online e sui social network”. I partecipanti al consorzio First Draft News sono una ventina, e il loro fine dichiarato sarebbe quello di far avanzare l’obiettivo di migliorare le notizie online e sui social networks. Jenni Sargent, che dirige First Draft, ha scritto nel suo blog: “Filtrare ed espellere le informazioni false puo’ essere complicato. Anche se le organizzazioni editoriali diffondono solo articoli verificati e con i fatti controllati, ognuno e’ oggi un editore e una fonte potenziale. Non risolveremo questi problemi da un giorno all’altro, e sicuramente non potremo risolverli come organizzazioni singole”. Sargent ha detto che la coalizione sviluppera’ programmi di training e “una piattaforma collaborativa di verifica”, ed anche un codice volontario per trattare le news online. “Viviamo in un tempo in cui la verita’ e la fiducia sono problemi che tutte le redazioni, e sempre piu’ le stesse piattaforme sociali, stanno affrontando. Ogni partner e’ impegnato a condividere conoscenze, a sviluppare politiche e ad addestrare i giornalisti a come usare la rete del web e a riportare le notizie”.
Il network comprende Facebook, Twitter, YouTube, The New York Times, Washington Post, BuzzFeed News, CNN, ABC News of Australia, ProPublica, AFP, The Telegraph, France Info, Breaking News, Le Monde’s Les Decodeurs, International Business Times UK, Eurovision News Exchange e Al Jazeera Media Network. Altre organizzazioni partecipanti sono Amnesty International, European Journalism Centre, American Press Institute, International Fact Checking Network e Duke Reporters’ Lab.
Non solo era gia’ chiaro che Google e Facebook manipolano le cosiddette “notizie trending” (trainanti) sui propri siti, censurando quelle negative per Hillary e i liberal e spingendo quelle negative per i conservatori e il GOP. Si ricordera’ la polemica, scoppiata mesi fa, quando era emerso che Google e Facebook usavano algoritmi “guidati” da staff di giornalisti, rispettivamente, per rispondere alle richieste del pubblico al motore di ricerca o per “suggerire” agli iscritti al social network i “temi dominanti”. Zuckerberg e soci erano corsi ai ripari, organizzando un meeting con alcuni esponenti conservatori per convincerli che non c’era alcuna manipolazione. Una bugia, come ha detto al sito Sputnik Mara Verheyden-Hilliard, fondatrice del Partnership for Civil Justice Fund : “E’ ora che la gente capisca e che noi si faccia qualcosa per il fatto che queste entita’ enormi, queste corporations, che ci influenzano ora dopo ora, giorno dopo giorno, possono avere un impatto sugli esiti elettorali negli Usa e nel mondo”.
Una ricerca di Robert Epstein, psicologo all’American Institute for Behavioral Research and Technology Behavioral Research and Technology , condotta appena prima che uscisse il video di Hillary che sviene a Ground Zero, aveva comparato i risultati sulle richieste di news negative su Trump e Hillary sui tre piu’ popolari motori di ricerca, Google, Yahoo e Bing. Google aveva vinto la “gara della manipolazione pro Clinton”. Se si faceva una ricerca partendo da “hillary clinton hea,” i quattro suggerimenti “automatici” che uscivano erano “health care,” “headquarters,” “hearing” and “headquarters chicago”. Nessuno era collegato a “health” , salute, perche’ era ancora tossico, per i liberal, collegare la Clinton alla sua salute. Dopo il collasso, anche Google ha dovuto mettere l’argomento in evidenza, al secondo posto. Eric Schmidt, fondatore di Google, ha del resto donato un sacco di soldi alla Clinton per la sua campagna, e idem ha fatto Facebook. E questi “campioni” digitali, con i loro compari di carta del New York Times e del Washington Post inguaribilmente liberal e partigiani pro Hillary, vorrebbero dare lezioni di correttezza e di rigore informativo a tutti. Un po’ di pudore, please. Non siamo in Cina.
Il complotto per far vincere la Clinton. Un’alleanza segreta: chi c’è dietro – Libero Quotidiano.
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