Ucraina, ecco chi finanzia la tv anti-Putin | Gli occhi della guerra
9 years ago
La guerra moderna non si combatte più solamente con le armi, ma anche a suon di informazioni, soprattutto false, confezionate per screditare un avversario oppure per avvalorare una tesi che, in realtà, non corrisponde minimamente ai fatti. Prendiamo per esempio il recente caso dei Panama Papers, confezionati – con ogni probabilità – per screditare il Cremlino. Doveva essere il caso mediatico dell’anno. Prime pagine sui giornali per qualche giorno, poi basta. Tutto finito nel dimenticatoio. Ma come è possibile tutto questo? In gergo, si chiama “character assassination“, ovvero il tentativo di diffamare una persona al fine di distruggere la fiducia del pubblico nei suoi confronti.
La rivoluzione in Ucraina è un altro esempio di “character assassination”. Pensiamo alle prime pagine dei giornali di febbraio 2014. Chi manifestava a Maidan lo faceva in nome della libertà e contro un regime corrotto. Viktor Yanukovich era oggettivamente finito, questo va detto, ma non possiamo credere alla storia delle rivolte spontanee.
Già nel 2004 si era cercato di destabilizzare l’Ucraina, ma il tentativo non era andato a buon fine. Del resto, il teorizzatore dello scontro tra Usa e Russia, Zbigniew Brzezinski, era stato chiaro: “Il Paese più importante resta l’Ucraina. E, con la progressiva espansione dell’Unione Europea e della Nato, essa dovrà scegliere infine se entrare a far parte di entrambe queste organizzazioni (…). Ma, anche se ciò richiederà del tempo, è bene che già fin d’ora, l’Occidente – mentre intensifica i suoi rapporti economici e la sua collaborazione con Kiev nel campo della sicurezza – cominci a prefigurare una progressiva integrazione dell’Ucraina, in tempi ragionevoli, tra il 2005 e il 2015, riducendo così il rischio che essa cominci a nutrire il timore che l’espansione dell’Europa, si arresti alla frontiera con la Polonia”. Tutto secondo i piani, quindi. Brzezinski si era sbagliato solo di un anno. La svolta c’è stata nel 2014 e i risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti: una nazione, nel cuore d’Europa, è stata distrutta e smembrata. L’economia italiana, così come quelle di altre nazioni del Vecchio Continente, ha subito un danno enorme in seguito a sanzioni imposte senza alcun criterio.
Giudizi storici a parte, torniamo alla “guerra delle informazioni”. Un interessante articolo di Forbes, rivista statunitense sopra ogni sospetto, spiega come dietro a Hromadske.it – tv nata proprio pochi mesi prima dell’inizio della rivoluzione ucraina e che tanta parte ha avuto nella diffusione dello “spirito di Maidan” – ci siano personaggi e istituzioni tanto importanti quanto discusse del mondo occidentale. I finanziamenti alla web tv sono alla luce del sole, in quanto sono stati pubblicati dalla stessa Hromadske.it. Tra i maggiori sostenitori troviamo la Canada International Development Agency, l’ambasciata americana in Ucraina, il fondatore di eBay Pierre Omidyar (che si piazza tra i quattro finanziatori più importanti), l’ambasciata tedesca in Ucraina e, last but not least, l’ufficio della delegazione ucraina della Commissione europea. La stessa rivista Forbes nota come il finanziamento della Commissione europea sia particolarmente significativo in quanto rivela la spinta “anti-russa” che si nasconde dietro questa web tv. Non solo, tra i finanziatori di questa tv c’è anche l’International Renaissance Foundation, una Ong fondata da George Soros e che ha come obiettivo quello di promuovere la “democrazia” in Ucraina.
Questi finanziamenti – sempre più cospicui – dimostrano, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la rivoluzione di piazza Maidan era già stata preparata molti mesi prima e che non si è trattato affatto di un movimento spontaneo. Val la pena citare, in conclusione, una frase di Otto von Bismarck, ancora valida per comprendere ciò che è stato fatto a Kiev: “La forza della Russia può essere insidiata soltanto mediante la sua separazione dall’Ucraina. Quelli che vogliono che ciò accada non devono soltanto dividerle, ma devono mettere l’Ucraina contro la Russia, aizzare l’una contro l’altra le due parti dello stesso popolo e assistere allo spettacolo del fratello che uccide il fratello. Per realizzare ciò, essi devono individuare e istruire i traditori nel seno dell’élite nazionale e, con il loro aiuto, cambiare la coscienza di una parte del popolo, a tal punto che essa aborrisca tutto quanto è russo, aborrisca la propria stessa stirpe, senza che nemmeno se ne renda conto. Il resto lo farà il tempo”. Proprio quello che vediamo da due anni a questa parte.
Nato a Cantù il 28 febbraio del 1990, entro nella redazione de ilGiornale.it nel dicembre del 2014. Da sempre appassionato di politica estera, ho scritto assieme ad Andrea Indini “Isis segreto”, “il tuffo fisico di due cronisti dentro la melassa del terrorismo islamico”, per usare le parole del direttore de ilGiornale Alessandro Sallusti. Attualmente sto dedicando i miei approfondimenti alla figura di Vladimir Putin. Sono sposato con Margherita.
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