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    L’islam contro le donne Le molestie di Colonia sono un atto di guerra? – IlGiornale.it

    9 years ago

    La rivista «Vita e pensiero» ospita un confronto sul tema. La storica Anna Foa: «Non sono semplici aggressioni ma la punta dell’iceberg»

    Il Capodanno dell’orrore di Colonia (e di Amburgo, di Helsinki, di Zurigo) è stato «solo» un atto di violenza sessuale dalle proporzioni sconvolgenti? Oppure è stato qualcosa di ancora peggio, un atto di guerra contro la civiltà occidentale? Perché nelle piazze tedesche sono state colpite le donne, centinaia e centinaia di donne, aggredite e molestate, derubate e palpeggiate da uomini di origine araba e nordafricana.

    Un attacco che ha toccato un nervo scoperto, anche sul fronte delle interpretazioni buoniste: di fronte a una «minoranza» (gli immigrati) sotto accusa, infatti, c’è un’altra «minoranza» (le donne), che però è vittima. E allora, che cosa è successo e, soprattutto, come va interpretato? È il dibattito affrontato dalla rivista Vita e pensiero in un articolo intitolato L’Occidente, l’islam e lo «sfregio» di Colonia, in cui si confrontano la storica Anna Foa, l’islamista Paolo Branca e la poetessa Rosita Copioli.
    Secondo Anna Foa, quello che è accaduto a Capodanno «non può in nessun modo essere minimizzato»: «Non esiste possibilità di paragonare questi fatti a episodi di molestie che pure, certo non vogliamo negarlo, si verificano in questa nostra Europa indipendentemente dalla religione e dalla nazionalità di chi li compie». Le violenze di massa di Colonia sono «la punta di un iceberg che abbiamo troppo a lungo rimosso, quello della
    concezione della donna che predomina nel mondo musulmano,
    quella dell’oppressione della donna musulmana
    spesso presente nelle famiglie e nella società». Foa prende le distanze da chi metta in discussione l’accoglienza («doverosa e necessaria di fronte all’inferno del mondo da cui provengono i profughi») e dalle «farneticazioni razziste»: «Ma non si può, in nome dell’accoglienza, negarci il fatto che stiamo stringendo un patto con una società nel cui seno non esiste uguaglianza» spiega; e, ancora di più, «che la stiamo stringendo con i suoi maschi, di fatto consentendo loro di continuare a opprimere la metà femminile di questa società». Per Paolo Branca, invece, «quando il dato culturale si abbina con l’appartenenza alla religione islamica, la bizzarria tanto delle giustificazioni quanto delle condanne a priori si configura sovente come qualcosa di totalmente irrazionale». L’islamista fa notare, per esempio, che anche durante le primavere arabe «gruppi di giovani arrapati han cominciato a infastidire ragazze e donne, persino velate»; e poi cita gli stupri collettivi in India e le «migliaia di donne e minori» che «scompaiono ogni anno in America Latina per finire nell’inferno della prostituzione o nell’incubo del commercio d’organi». Secondo Branca insomma, al di là delle appartenenze religiose e degli stili di vita, il problema è che «famiglie, scuole, enti religiosi e via dicendo ormai faticano a trasmettere alle nuove generazioni il senso del limite... Freni inibitori che un tempo facevano parte di meccanismi automatici di controllo sociale legato a forme di disapprovazione ineludibili sembrano essere entrati in avaria». Secondo Foa, invece, proprio le violenze avvenute durante la primavera araba in Egitto ricordano «molto da vicino» quello che è avvenuto a Colonia e pongono di fronte a un problema radicale: la «modernizzazione dell’islam» e, con essa, la questione di un «femminismo musulmano». Un movimento che esiste, fra molte difficoltà, e «le sue sostenitrici non sono in galera né fra i morti, e vivono di solito in Paesi occidentali».Contro un «concetto frainteso come il multiculturalismo», la poetessa Rosita Copioli parla di una «violenza dei simboli» che supera addirittura l’azione di guerra: «Il crimine di Colonia – scrive – non è solo un atto di guerra, come lo sono quelli consumati da sempre sul corpo delle donne. Ed è molto più grave degli attentati dei kamikaze di Parigi». Perché «non attacca una parte dell’umanità, ma la sua metà originaria», la madre insomma; e, insieme, «compie un doppio sfregio: sia delle femmine considerate inferiori, sia dei loro maschi, cui si sostituisce con la violenza». Uno stupro al cuore della civiltà occidentale: «Conquistato il potere, si imporrà la sottomissione della donna (e degli uomini). Questo è ciò che annuncia lo stupro di Colonia».

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