• Article

    Favelas di sangue | Gli occhi della guerra

    9 years ago

    I proiettili traccianti bucano l’aria lasciando dietro di loro scie luminose. I soldati li osservano e aggiustano il tiro: sono uno strumento fondamentale per una guerra che si combatte a piedi nudi e senza nessun altro equipaggiamento. I trafficanti di droga nelle favelas di Rio de Janeiro non hanno visori notturni. Si fidano del buio per difendere il proprio territorio dalla polizia. Agenti dei battaglioni affiancati dalle forze speciali, rigorosamente vestite di nero, del famigerato Bope vanno a caccia di criminali. Il momento migliore è la notte. In mezzo al fuoco incrociato, i residenti delle favelas, lavoratori poveri costretti a convivere con indici di violenza e di mortalità dei Paesi attraversati da guerre civili.

    sostieni_articolo

     

    Le favelas sorgono spesso a pochi metri dai luoghi più rinomati e turistici da una città dalla quale sono esclusi: urbanisticamente e socialmente. La luccicante città del carnevale che ospiterà le olimpiadi ad agosto, è lontana dai luoghi dove i morti sono mediamente 2000 all’anno. Soprattutto a causa di una contrapposizione guerreggiata tra polizia e trafficanti che mai ha raggiunto un obiettivo reale. Per mettere fine ai fallimenti e limitare la violenza, da quando nel 2008 la città di Rio de Janeiro è stata candidata per ospitare i giochi olimpici del 2016, il governo dello Stato ha portato avanti una massiccia opera di pacificazione nelle favelas. Dopo una prima fase di sperimentazione, a seguito dell’indicazione della città come sede delle Olimpiadi, il processo è stato portato avanti con pesantissimi investimenti pubblici e privati.  

    https://www.youtube.com/watch?v=iKl6v7sRb-I

    La creazione della “Unidade de Policia Pacificadora”, doveva rappresentare la soluzione per strappare le favelas dal dominio delle organizzazioni criminali di trafficanti di droga. Nel progetto la Upp doveva essere una polizia di prossimità e dai metodi democratici che potesse rimanere nelle baraccopoli e arrestare la deriva criminale. Una pace da raggiungere comunque con la guerra. Azioni belliche con tanto di utilizzo di carri armati e forze armate per penetrare nelle favelas e, solo dopo un periodo di transizione, lasciare il territorio alla polizia. I primi territori interessati dalla pacificazione sono stati quelli del centro e della turistica e ricca zona sud. Poi l’espansione del progetto ha portato alla creazione di una bolla di sicurezza intorno alle aree della città che avrebbero ospitato parco olimpico e gare olimpiche. Nonostante le critiche per la scelta strumentale, il contraccolpo positivo in termini di crollo dei reati e della mortalità registrato tra il 2008 e il 2012, ha fatto crescere la speranza. Dal 2013 il modello ha mostrato le prime crepe, sia a causa della riorganizzazione delle strutture dei trafficanti, sia per l’incapacità di riformare la polizia, rimasta ancora una volta troppo ancorata alle dottrine elaborate durante il periodo della dittatura militare. L’escalation di violenza dal 2013 ha causato un peggioramento delle statistiche criminali. Tra violenze, sparizioni sospette e una lunga scia di morte, a ridosso dell’appuntamento più importante il modello andato in crisi rischia di implodere.

    About Luigi Spera

    Classe 1982, professionista dall’età di 25 anni, lavoro come giornalista, foto e video reporter freelance. Laurea in scienze politiche, master in giornalismo internazionale, specializzazione in security studies. Dopo un lungo periodo di lavoro come cronista di nera e giudiziaria in Campania, dal 2012 mi sono dedicato alla mia vera passione: il reportage e il racconto dei conflitti. Ho realizzato i miei lavori tra Afghanistan, Medio Oriente, Bosnia, Kosovo e Brasile. Dai miei studi sulle favelas di Rio de Janeiro nasce un libro in pubblicazione a gennaio 2016. Sono autore della mostra fotografica “Nossa copa è na rua”. Ho pubblicato con Il Fatto Quotidiano, Limes, Il Corriere della Sera, Reset, Huffington Post, Wired e altre testate. Collaboro con l’agenzia fotogiornalistica Controluce/Afp.

    Favelas di sangue | Gli occhi della guerra.