Hillary Clinton, figura imbarazzante sugli attentati di Parigi (e Obama)
9 years ago
E’ durissima essere stati per 4 anni segretaria di Stato di Obama e parlare di politica estera e di sicurezza il giorno dopo la strage di Parigi. Eppure Hillary ha dovuto farlo perche’ sabato notte c’era il secondo dibattito televisivo tra i candidati democratici, e il moderatore della CBS John Dickerson le ha ovviamente chiesto che cosa farebbe lei, se fosse presidente, per risolvere il problema “Isis”.
E la sua risposta e’ stata una marcia sugli specchi, con incoerenze, dietrofront e proclami contraddittori che i candidati repubblicani – si spera – avranno gia’ messo nelle loro cartellette per sbatterglieli in faccia nei confronti presidenziali del prossimo autunno.
Il giornalista della CBS ha esordito con uno schiaffo a Obama, ricordando la sua infelice uscita qualche ora prima degli attacchi in Francia. “Non penso che l’Isis stia guadagnando forza”, aveva detto Barack alla ABC in un colloquio con il giornalista dichiaratamente DEM George Papadopoulos (quello che finanziava la Clinton Globan Foundation ma non lo aveva detto durante una intervista a Hillary, incentrata sul libro “Clinton Cash” che denunciava gli scandalosi conflitti di interessi di Bill e famiglia). “Il 72% degli americani crede che la guerra contro l’ISIS stia andando male”, ha incalzato Dickerson. “L’eredita’ di questa amministrazione, di cui lei ha fatto parte, non sara’ che ha sottovalutato le minacce dell’ISIS?”
Ecco la replica della Clinton: “Dobbiamo guardare all’ISIS come alla minaccia leader di un network internazionale del terrore. Non puo’ essere contenuto, deve essere battuto”.
Questa e’ una frecciata al presidente che aveva detto “stiamo contenendo l’ISIS” poche ore prima.
Ma nella stessa frase lei ha aggiunto “Non puo’ essere una guerra americana”, con cio’ riallineandosi a Obama. Ma poi Hillary ha anche detto: “La leadership americana e’ essenziale”, e pochi secondi dopo si e’ smentita “Non penso che gli americani abbiamo il grosso della responsabilita’”. E chi l’avrebbe allora, secondo la Clinton, il grosso della responsabilita’? “Io veramente la metto sulle spalle del presidente siriano Bashar e sugli irakeni e sulla stessa regione”. Cioe’, sul leader che secondo Obama, e secondo lei stessa quando era Segretaria di Stato “se ne deve andare” perche’ ha gassato la sua stessa gente e varcato la famosa linea rossa di Barack.
Cercare una linea logica in questa accozzaglia di proposizioni e’ impossibile, perche’ semplicemente non c’e’. Se l’ISIS deve essere battuto e “non ci sono dubbi nella mia mente” (da qui trascrivo letteralmente dal suo discorso NDR) “che se noi raccogliamo le nostre risorse, sia le nostre risorse di leadership e tutti gli strumenti a nostra disposizione, non solo la forza militare che dovrebbe essere usata come ultima spiaggia, ma la nostra diplomazia, i nostri aiuti allo sviluppo, l’imposizione della legge e la condivisione dell’intelligence in una maniera piu’ aperta e cooperativa – questo puo’ mettere assieme la gente. Ma non puo’ essere una guerra americana. E io penso che il presidente ha costantemente detto – e io sono d’accordo – che noi sosterremo quelli che portano la battaglia contro l’ISIS. Ecco perche’ abbiamo truppe in Iraq che stanno aiutando ad addestrare e a costruire l’esercito irakeno, perche’ abbiamo forze speciali in Siria che lavorano con i curdi e gli arabi cosicche’ noi possiamo essere di supporto. Ma questa non puo’ essere una guerra americana, sebbene la leadership americana sia essenziale”.
Insomma,
Hillary vuole prendere le distanze da Obama che sta perdendo la guerra, ma non cambia nulla della strategia di Obama.
Reclama l’essenzialita’ della leadership americana, ma di essenziale per la leadership c’e’ l’impegno dell’esercito quando serve, e nella misura in cui serve. E invece Hillary blatera dei 50 soldati speciali in Siria e del migliaio a Bagdad, che sono la foglia di fico di Obama che vuole tirare a campare per l’ultimo suo anno ma deve fare qualcosa di dimostrativo solo per non apparire imbelle al 100%.
Peccato che l’ISIS non rispetti i suoi tempi e stia accelerando l’offensiva contro l’Occidente. Tragicamente, la domanda vera e’
“quante altre Parigi dovra’ subire il mondo libero prima di arrendersi al fatto che i radicali islamici hanno dichiarato una guerra vera, e la stanno conducendo?”.
Ed e’ una domanda che scompagina i piani presidenziali di Hillary e la induce a questi imbarazzanti autogol. Se la sicurezza nazionale si impone al centro del dibattito nel 2016, il GOP puo’ solo perdere una vittoria che ha in tasca, perche’ nei momenti di crisi gli americani sanno di non potersi fidare dei DEM.
La Clinton ha di fatto gia’ vinto la nomination, e quindi qualunque cosa avesse detto ieri sera non avrebbe resuscitato come serio sfidante il senatore socialista Bernie Sanders staccatissimo nelle preferenze. In ogni caso, ci ha pensato lui stesso a dimettersi, prima di essere mai eletto, da possibile comandante in capo di una nazione che e’ nel dichiarato mirino dell’ISIS. Lo ha fatto con una risposta da extraterrestre alla domanda se credeva ancora a quanto aveva detto nel primo dibattito, cioe’ che il cambio di clima e’ oggi la piu’ grande minaccia alla sicurezza nazionale. Sanders ha risposto “assolutamente” . E ha argomentato, bizzarramente per gente normale ma nello stile obamiano degli ambientalisti liberal che vivono in un mondo tutto loro: “In realta’ il cambio di clima e’ direttamente collegato alla crescita del terrorismo. E se noi non agiamo insieme e non ascoltiamo quello che dicono gli scienziati vedremo paesi in tutto il mondo che si danneranno su limitate quantita’ di acqua e limitate quantita’ di terra su cui coltivare i loro raccolti. E vedremo ogni genere di conflitti internazionali”. Parigi brucia, e il fanatico marxista del Vermont pensa al global warming. Per lui quelli dell’ISIS sono piu’ pericolosi perche’ usano i SUV, non i Kalashnikov.
di Glauco Maggi
twitter @glaucomaggi
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