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    “L’Europa asservita all’islam cadrà come Costantinopoli”

    9 years ago
    La studiosa denuncia la "dhimmitudine" del Continente: una sottomissione alla fede musulmana, che lo ha portato a legittimare il jihad e a collaborare coi movimenti radicali

    «L’Europa rischia di cadere come l’impero bizantino, viviamo già in uno stato di dhimmitudine

    e la storia si sta ripetendo».

    Bat Ye’or non nutre dubbi sulla minaccia che incombe sulla nostra civiltà. Scrittrice e studiosa di islam, cacciata dall’Egitto nel 1957 perché ebrea, oggi vive in Svizzera. Più del suo nome sono i libri che ha scritto a essere famosi, nei quali ha coniato i termini Eurabia e

    dhimmitudine, cioè la sottomissione all’islam per essere protetti e tollerati,

    che hanno ispirato anche Oriana Fallaci.

     

    Nel suo ultimo libro “Comprendere Eurabia” (Lindau – 2015) sottolinea l’islamizzazione dell’Europa e i rischi che stiamo correndo. Lei descrive un’Europa anticristiana, antisemita, antioccidentale e fa risalire questa politica alla fine degli anni ’60.

    «È stata la Francia a intraprendere questo cammino seguita dalla Germania, che teneva però un basso profilo.

    L’obiettivo era allearsi con il mondo arabo

    e a condurre il gioco erano quelli che avevano collaborato con il nazismo e che quindi odiavano gli ebrei e Israele. Lo dimostrano le loro dichiarazioni durante gli incontri e le conferenze nei paesi arabi, che ho trovato riprodotte nelle pubblicazioni della Lega Araba ma che non sono mai uscite sui media occidentali».

    Che cosa ha spinto i leader europei a imboccare questa strada?

    «Cercavano di rappacificarsi con il mondo arabo dopo la colonizzazione e allo stesso tempo avevano bisogno di stabilità e sicurezza per ottenere le risorse energetiche. Così

    politici e intellettuali hanno influenzato la politica europea accettando le condizioni imposte dalla Lega araba:

    il riconoscimento dell’Olp di Arafat, quindi la legittimazione del terrorismo palestinese e del jihad contro Israele».

    L’antisemitismo, travestito da critica verso Israele, è ormai all’ordine del giorno. Molti ebrei hanno lasciato recentemente la Francia non solo per gli attentati d Parigi ma per il clima d’intolleranza che ormai si vive in molte città. La tanto sbandierata e auspicata integrazione è un fallimento?

    «Sì, l’integrazione è fallita, non si possono integrare milioni di persone. E poi

    i migranti musulmani hanno voluto mantenere le loro radici e tradizioni, rigettando quelle del paese che li ospitava.

    Chi voleva integrarsi lo ha fatto, ma è una minoranza esigua».

    I musulmani possono integrarsi in paesi non musulmani?

    «Quelli che vogliono intyegrarsi possono farlo e lo hanno fatto, ma

    il Corano lo vieta esplicitamente. Nell’islam c’è odio e rigetto verso le altre religioni, concetto inesistente nel buddismo, cristianesimo, induismo, ebraismo...

    Poi,

    in Occidente le istituzioni e le leggi sono create dall’uomo mentre per i musulmani la fonte del diritto sta nella sharia perché è dettata da Allah.

    L’Islam non è una religione che vive in accordo con lo Stato nazionale, ma è essa stessa lo Stato.

    Ecco perché i governi europei hanno scelto il multiculturalismo: consente a tutti di vivere in un paese europeo senza integrarsi».

    Siamo passati dall’Olp ad Al Qaida fino ad arrivare all’Isis. Quarant’anni di terrorismo islamico e l’atteggiamento dell’Europa non è cambiato. Non ha compreso la minaccia o fa finta di non capire?

    «La capiscono, la conoscono meglio di noi, per questo hanno scelto la dhimmitudine [ndr: accettazione incondizionata delle Leggi dell’Islam]

    collaborano con i movimenti radicali musulmani invece di allearsi con quelli moderati. L’Europa ha scelto di appoggiare l’integralismo, dai terroristi palestinesi in poi, sperando di avere protezione.

    Così non abbiamo aiutato i musulmani riformisti. Un grave errore, anzi, un crimine».

    In Italia i guerriglieri di Arafat sono sempre stati mitizzati dalla sinistra. E questa infatuazione è continuata. Il terrorismo palestinese ha causato 83 morti e 227 feriti, eppure non esistono celebrazioni o ricordi ufficiali per loro come accade per le vittime del terrorismo rosso, nero o mafioso.

    «Hanno nascosto anche la strage di Bologna».

    C’era il cosiddetto “lodo Moro” cioè l’immunità per i terroristi palestinesi che operavano in Italia. Sono passati 40 anni e l’Italia non è stata ancora colpita dal terrorismo islamico. Un linea di continuità con quella politica?

    «La politica non è cambiata e vale per tutta l’Europa. L’Europa non riconosce il terrorismo palestinese perché è loro amico. E’ quindi è suo dovere mettere sullo stesso piano vittime e terroristi».

    Il parlamento italiano ha anche istituito la giornata del ricordo delle vittime del terrorismo nel 2007, con tanto di libro curato dal Quirinale che conteneva tutti i nomi dei morti per mano dei terroristi. Ma le vittime dei terroristi palestinesi sono state escluse.

    «Questa politica è stata impiosta non solo all’Italia ma a tutti paesi dell’Unione europea».

    La nascita del Califfato non è solo minaccia per l’Occidente ma ha creato anche dissidi all’interno del mondo islamico.

    «Sciiti e sunniti si sono sempre combattuti e uccisi tra loro e questa guerra continua. Ma ci sono anche guerre fra fazioni musulmane per avere un posto al sole, per dominare la regione. Queste popolazioni non hanno mai formato nazioni come noi le conosciamo. Vengono tutti da tribù dell’Arabia e dello Yemen e sono rimasti radicati alle loro origini tribali. Solo dopo la seconda guerra mondiale, l’Europa ha diviso queste regioni e creato nazioni artificiali per rimpiazzare il senso religioso dell’umma, la totalità del mondo musulmano, con un’ideologia laica e nazionalista. Ma non ha funzionato perché è contraria allo spirito dell’islam, che vede da una parte il suo campo e dall’altra parte il campo degli infedeli senza badare alla nazionalità».

    All’attuale destabilizzazione del Mediterraneo ha contribuito pesantemente l’appoggio dell’Occidente alle primavere arabe.

    La folle idea di esportare la democrazia si è rivelata un boomerang?

    «America ed Europa volevano appoggiare il movimento dei Fratelli musulmani. Credevano che mettendoli al potere avrebbero potuto controllarli ed evitare il jihadismo. Obama pensava di farsi nuovi amici, ma ha fallito».

    Foreign fighters e terroristi solitari. I giovani musulmani cresciuti ed educati in Europa stanno facendeo scelte estreme. Molti analisti dicono che sia un problema d’identità.

    «Certo, devono ritrovare l’identità islamica che proibisce al musulmano di integrarsi nella cultura degli infedeli. Sono influenzati su internet dai radicali che li fanno sentire in colpa perché non si comportano da buoni musulmani e perché vivono in Paesi che fanno la guerra ai musulmani, come in Afghanistan».

    La Russia ha rotto gli indugi scendendo in campo contro l’Isis. Perché Obama non vuole collaborare con Mosca nella lotta al Califfato e continua ad affidarsi ad alleati ambigui come l’Arabia Saudita e la Turchia?

    «Obama si affida ad alleati ambigui perché ha adottato la politica dei Fratelli musulmani

    e si è circondato di consiglieri che condividono questa politica. Lui è stato educato nelle scuole islamiche e non ha la sensibilità di un cristiano ma di un musulmano. L’ambizione del mondo islamico è che riprenda la lotta tra Occidente e Russia. Ci sono documenti che rivelano questo sentimento: la guerra fredda è stata un periodo d’oro per lo sviluppo dell’islamismo. L’Occidente lo ha incoraggiato con la scusa di combattere l’ateismo comunista e ha supportato questi movimenti religiosi in funzione anti Urss. Dopo la caduta del Muro, il mondo islamico ha spinto e continua a spingere per dividere ancora i due blocchi».

    Lei sostiene che

    in Europa è stata tessuta una ragnatela che influenza la politica, il mondo dell’informazione, la cultura, le università.

    Come ci sono riusciti?

    «Questa politica è stata imposta dalla Commissione europea con la propaganda, dalla tv al cinema, e su indicazione della fondazione Anna Lindh che controlla tutto ciò che si scrive in Europa sul mondo islamico. La fondazione Anna Lindh è la rete delle reti. Quelli che parlano del jihad sono isolati, rischiano il posto, con la minacce, con la paura.

    Oggi possiamo parlare di pensiero unico.

    La cultura per svilupparsi ha bisogno di libertà e non c’è totale libertà di pensare e di scrivere. I nemici del jihad e gli amici di Israele sono stati finora molto coraggiosi a resistere nonostante le umiliazioni, le privazioni e le enormi pressioni della politica europea».

    Di questo passo l’Europa soccomberà.

    «Com’è accaduto all’Impero bizantino, che è stato islamizzato dall’interno e dall’esterno.

    Da un lato, i continui attacchi ai villaggi cristiani, con saccheggi e uccisioni: una sorta di terrorismo che ha creato un generale senso di insicurezza spingendo Costantinopoli a pagare un alto tributo ai sultani ottomani per evitare il jihad. Così facendo hanno svuotato le casse, privandosi delle risorse per mantenere un esercito efficiente. Dall’altro lato, la corruzione delle élites bizantine, che promuovevano l’islamismo nell’impero, e le rivalità tra i principi bizantini, che chiedevano sostegno ai turchi per combattere gli avversari interni ed erano poi costretti a ripagarli».

    Ma che senso ha per un non musulmano arrendersi ai musulmani?

    «Hanno accettato la dhimmitudine perché loro sono divenuti dhimmi per non affrontrare il jihadismo. Conoscevano il jihadismo e non hanno voluto combatterlo, volevano trovare la pace a qualsiasi prezzo con il mondo islamico. Anche per questo non hanno voluto inserire nella Costituzone europea le radici giudaico-cristiane, prevedevano questi sviluppi. Chirac diceva che l’Europa è tanto cristiana quanto musulmana. Questo è il segno della nostra decadenza, una minaccia per la sopravvivenza della nostra civiltà».

    “L’Europa asservita all’islam cadrà come Costantinopoli” – IlGiornale.it.