Cosa c’è dietro “la foto che sconvolge il mondo” – il Blog di Marcello Foa
9 years ago
Molti lettori mi hanno scritto chiedendomi cosa ci fosse dietro le sconvolgenti foto del piccolo Aylan. Sospettano un’operazione di spin e chiedono il mio parere in quanto docente di comunicazione ed esperto di spin e manipolazione mediatica, oltre che ovviamente di giornalista. Complice qualche ora insonne questa notte, ho cercato di ricostruire cos’è successo.
Sono partito ovviamente dal fatto. Incontestabile. La barca si è rovesciata, oltre al piccolo Aylan sono morti il fratello maggiore e la madre, il cui corpo è trovato a 150 miglia da Bodrun.
Chi ha scoperto il corpo del piccolo? La fotografa Nilufer Demir, che lavora per l’agenzia turca Dogan News Agency e copre la zona delle spiagge di Bodrun. Intervistata da Le Monde ha spiegato cos’è successo. Da Bodrun partono migliaia di immigrati clandestini che cercano di raggiungere l’isola greca di Kos, i fotografi della regione ogni mattina alle 6, a turno, si recano nei 2-3 punti sulla costa da dove cercano di fuggire i disperati. Quel mattino toccava a Nilufer:
C’era un gruppo di pakistani a un certo punto abbiamo visto che c’era qualcosa sulla spiaggia a zoo metri, ci siamo avvicinati e abbiamo visto che era il corpo di un bambino. Abbiamo capito che non c’era più nulla da fare
A quel punto è scattato il “cinismo umanitario” tipico della nostra professione. Seppur “sconvolta” ha iniziato a scattare foto, immortalando anche l’immagine della guardia che raccoglie il corpo del piccolo.
Nessuna manipolazione, dunque. Tutto vero. Ma la fotografa per sua stessa ammissione
non immaginava che quelle immagini avrebbero avuto un impatto così forte sull’opinione pubblica mondiale
Ed è qui che l’analisi si fa interessante. Effettivamente, quelle foto, per quanto sconvolgenti, sarebbero potute passare nel flusso delle migliaia di foto che appaiono sui monitor delle redazioni. Come hanno già rilevato alcuni commentatori le agenzie diffondono immagini altrettanto e talvolta anche più sconvolgenti, che però non suscitano emozioni collettive e talvolta non vengono nemmeno pubblicate.
Quel che che conta è l’enfasi con cui viene data una notizia o in questo caso diffusa una foto. E l’enfasi l’ha data il giornale britannico The Independent perché
fra le tanti superficiali parole sulla “crisi dei migranti” è troppo facile dimenticare la realtà della situazione disperata di molti rifugiati
Insomma, lo scopo è di scuotere le coscienze. The Independent è un giornale ormai marginale, ma ben presente online, di sinistra ed è impegnato in una campagna contro il governo Cameron “che chiude le frontiere”. Dice espressamente quel che l’opinione pubblica progressista e la maggior parte dei media già pensano, sublima un sentimento che sta raggiungendo il climax.
Quella non è più una foto qualunque diventa la foto della denuncia, dell’indignazione. Perché parla al cuore, più che alla mente. Il grande pubblico non segue le cronache internazionali, non capisce le cause della crisi, non immagina le responsabilità ultime (vero, presidente Obama?), è spaventato dagli orrori dell’Isis. Oscillava tra la compassione per quei disperati e la paura di essere invasi dai rifugiati.
Quella foto, e soprattutto l’interpretazione data dall’Independent, vengono ripresi nell’arco di pochi minuti da tutti i grandi media: la Bbc, Repubblica, Corriere, Cnn, Le Monde eccetera pubblicano sui siti la “foto che sconvolge il mondo”, assieme ad editoriali che evidenziano l’egoismo dell’Occidente in cui, con grande, collettivo coraggio, attaccano i politici europei, facendo leva sul senso di colpa.
Quella foto segna definitivamente un frame spostando il giudizio dell’opinione pubblica: chi non vuole accettare gli immigrati è un uomo insensibile, crudele incapace di capire quel dramma. Il piccolo Aylan diventa il simbolo di tutti gli immigrati.
Anche di quelli che si incamminano sull’autostrada ungherese costringendo Austria e Germania a cedere e ad aprire le frontiere.
Bingo. Non c’è stata manipolazione diretta dei media, lo spin è stato indiretto, per mesi i media e le organizzazioni umanitarie hanno “arato il terreno dell’opinione pubblica” per rimuovere le resistenze e indurla ad accettare i rifugiati. Quella foto è drammatica, sconvolgente, davvero casuale. E nella sua casualità straordinariamente propizia.
State certi che le immagini dei piccoli uccisi in altre zone del mondo non produrranno lo stesso effetto. Perché non sostenute da uno spin collettivo, lo spin che prepara, lo spin che indirizza.
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