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    Ora e sempre (prigionieri della) Resistenza | L’intraprendente

    9 years ago

    Niente di più noioso che commentare le tracce dei temi per la maturità. Quest’anno, però, due su cinque attengono alla Resistenza: uno in via diretta, l’altro in modo surrettizio, mediante l’opera prima di Italo Calvino, che di quello tratta. Un omaggio dei burocrati ministeriali a una mitologia decotta, un andiamo sul sicuro per non sbagliare, nessuno oserà criticarci. C’era anche la Grande Guerra, ma qui o s’insiste sull’inutile strage o si attraversa un campo minato.La stanca ovvietà dell’argomento, che non interessa più nessuno, storici compresi, si può leggere anche in un’altra chiave, come un aiutino agli studenti meno dotati o più lavativi. Lo svolgimento del tema era infatti semplicissimo. Per assicurarsi il massimo dei voti era sufficiente – senza incorrere in strafalcioni grammaticali e rispettando al minimo sindacale la sintassi – mettere in fila tutti i luoghi comuni orecchiati in tivù e dalle celebrazioni del 25 Aprile, che vanno alla grande negli istituti di ogni ordine e grado: l’ora e sempre, s’intende, il valore morale della, la Costituzione fondata sulla, la repubblica nata dalla, l’antifascismo che non muore mai e, al contrario, si rafforza a mano a mano che ci si allontana dagli eventi del ’43-’45, perché il fascismo risorge di continuo, magari sotto le spoglie di Berlusconi e/o Salvini. Via così e con un minimo d’ipocrisia ci si assicura un passaggio indolore all’orale.È un po’ come se nel Ventennio fosse stato assegnato un tema sulla rivoluzione fascista: anche il più rosso degli studenti avrebbe saputo come sfangarla brillantemente, enunciando i luoghi comuni diffusi dalla propaganda di regime. Almeno dal punto di vista scolastico-culturale, siamo ancora in un regime, che ha cambiato di segno, ma ha mantenuto riflessi antichi: l’ossequio alle vulgate sulle quali poggia il potere. Di qui il grande valore pedagogico delle tracce che ieri hanno tenuto gli studenti chini sui banchi per sei ore: l’anticonformismo non conviene, meglio adeguarsi, ci si guadagna sempre.

    di on 17 giugno 2015. Filed under Editoriale. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

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