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    Il rosso FO detto DARIO già fascista

    9 years ago
    #Double Truth - Double Moral          

    Io c’ero quando è cominciato il Sessantotto.
    Avevo già più di quarant’anni.
    Che fantasia, che creatività!
    Spero che si possa arrivare a un altro momento del genere.
    [Dario Fo, 15 marzo 2011]

    [foto, inverno 1944] Dario Fo nasce il 24 marzo 1926 a Sangiano – Leggiuno (VA). Durante la Seconda Guerra Mondiale si arruolò volontario nella Repubblica Sociale Italiana, tra i paracadutisti del Battaglione Azzurro di Tradate (VA). Dario Fo parlò di una “momentanea e forzata presenza nella sezione addestramento della contraerea aeronautica”, dichiarando: «Io repubblichino? non l’ho mai negato. Sono nato nel 1926 e nel 1943 avevo 17 anni. Fin quando ho potuto, ho fatto il renitente, poi arrivò il bando di morte. O mi presentavo o fuggivo in Svizzera», e spiegando di essersi arruolato volontario per non destare sospetti sull’attività antifascista del padre. Dario Fo sporse querela, e la causa finì con la pubblicazione di un comunicato in cui si diceva che il futuro premio Nobel non era stato repubblichino ma, partigiano! Tuttavia il 9 giugno 1977 su un settimanale di Borgomanero (NO), il Nord fondato e diretto da Gian Felice Cerutti con una lettera per la penna di Angelo Fornara, con il titolo “Il rosso Fo detto Dario già fascista“, ritirò fuori la storia e Fo fece ancora querela per diffamazione “con ampia facoltà di prova”. Il dibattimento prendeva avvio con l’udienza del 7 febbraio 1978, durante la quale Dario Fo si costituiva parte civile e si protraeva nel corso di numerose udienze.

    Nel frattempo le prove della sua militanza nella R.S.I vennero fuori, soprattutto per merito di un giornalista scrittore, Luciano Garibaldi, che pubblicò sul settimanale GENTE n°10 – Anno XXII – 11 marzo 1978 fotografie ed un disegno dello stesso Dario Fo dove appaiono dei suoi camerati con le anime dei partigiani uccisi che escono dalle canne dei mitra (…sono apocrife e sono state aggiunte da altri…dirà l’autore), la testimonianza dell’ex Sergente Maggiore istruttore paracadutista Carlo Maria Milani, molti commilitoni del reparto tra cui l’ex Capitano par. istr. Luigi De Santis, comandante del “Centro Istruzione Paracadutisti e del Battaglione Allievi” di Tradate e soprattutto quella dell’ex Capo partigiano Giacinto Lazzarini, lo smentiscono.

    Il processo iniziò e con la prima udienza del 7 febbraio 1978, Dario Fo messo davanti all’evidenza delle foto, cercò di sostenere una tesi molto ardita, disse: «…di essersi arruolato nei paracadutisti della R.S.I come un infiltrato dai partigiani».

    Milani nella sua dichiarazione dice: «L’allievo paracadutista Dario Fo era con me durante un rastrellamento nella Val Cannobina per la conquista dell’Ossola, il suo compito era di armiere porta bombe».

    Altre testimonianze di una decina di ex camerati di Tradate (C.Mgg.Par. Landuccio Landucci, Par. Achille Boidi, All.Par. Mario Gobetti, C.Mgg.Par. Giovanni Villa), oltre quella del citato Comandante partigiano Giacinto Luzzarini che sbugiardò Fo.

    «Ad ogni modo – dice ancora Lazzarini – se Dario Fo si arruolò nei Paracadutisti repubblichini per consiglio di un Capo partigiano, perchè non l’ha detto subito, all’indomani della liberazione? Sarebbe stato un titolo a suo onore. Perchè tenere celato per tanti anni un episodio che va a suo merito?».

    Il Tribunale di Varese, in data 7 marzo 1980, sentenziò che è «perfettamente legittimo definire Dario Fo repubblichino e rastrellatore di partigiani». Milani fu assolto dal Pretore di Varese il 16 maggio 1980 con formula piena, perchè il fatto non sussiste. Dario Fo non impugnerà mai la sentenza e non ricorrerà ai gradi successivi, dunque sentenza definitiva.

    Una dichiarazione di Ercolina Milanesi, nel 1944/45 sfollata a Cittiglio (VA), racconta che conosceva bene Dario Fo e ricorda che «…un giorno si presentò tronfio come un gallo per la divisa che portava e ci tacciò di pavidi per non esserci arruolati come lui».

    In un successivo articolo (non firmato) apparso su GENTE il 17 agosto 1979, si spiega tutto il procedimento processuale, con le dovute assoluzioni.

    Mentiva ieri o mente oggi? La verità è che il giullare Fo continua ad imbrogliare sul suo passato nella Repubblica Sociale Italiana. E del resto che egli sia un incallito imbroglione trotzkista lo dimostra il suo passato politico che lo ha visto oscillare da posizioni ultrasinistre e anticlericali negli anni della contestazione a quelle ultraparlamentariste. Cosicché non solo si guadagnò lo sdoganamento della Tv di Stato che lo aveva cacciato nel 1962, ma perfino quello del grande capitale italiano che decide di assumerlo come insegnante di uno stage alla Bocconi di Milano.

    Poi arriva il Nobel che va a ritirare inchinandosi ai reali di Svezia e infine lo sdoganamento del Vaticano, che tramite le Edizioni Paoline gli offre di scrivere un saggio. La scesa in campo per la poltrona di sindaco di Milano è la ciliegina sulla torta della sua parabola ultraparlamentarista.

    Candidatura accolta con entusiasmo da Rifondazione Comunista all’area della cosiddetta sinistra alternativa e dal comico Beppe Grillo che dal suo blog ne sponsorizzò la campagna elettorale. Per tutti Dario Fo era un “patrimonio per le sinistre e per tutta la città”. Peccato che questo presunto patrimonio, affondi le sue radici in un trascorso di imbroglione e rinnegato.

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