Il guaio di Hillary Clinton sono i milioni di Bill – Diari d’america di Glauco Maggi – Libero Quotidiano
10 years ago
Con il New York Times, anche Fox News e Washington Post hanno stretto accordi con Peter Schweitzer, l’autore di “Clinton Cash”, per avere il suo libro prima del 5 maggio quando sara’ nelle librerie, e poter cosi’ divulgare episodi sul conflitto di interesse di Hillary negli anni da segretario di Stato. E’ una “alleanza di fatto” trasversale che fa presagire che i media, persino quelli liberal, non saranno “ciechi” sul passato della Clinton, da qui al novembre 2016, come invece furono con Barack per tutta la sua campagna del 2008.
Finora le anticipazioni del lavoro di ricerca dell’autore, giornalista e studioso del pensatoio californiano di orientamento filo conservatore Hoover Insitution, sui finanziamenti arrivati alla coppia presidenziale piu’ in vista al mondo con i “do ut des” che evidenziano il conflitto di interesse, riguardano i discorsi pagati dell’ex presidente davanti a enti pubblici e privati di svariati Paesi esteri. “Dei 13 discorsi di Bill che sono stati pagati da 500mila dollari in su, soltanto due sono successi durante gli anni in cui sua moglie NON era segretario di Stato”, si legge in “Clinton Cash: la storia non raccontata di come e perche’ governi stranieri e corporations hanno aiutato Bill e Hillary a diventare ricchi”. Nei 12 anni successivi al 2001, quando Bill ha cominciato a svolgere la redditizia attivita’ di conferenziere dopo aver lasciato la Casa Bianca e mentre Hillary avviava la scalata al Senato, circa la meta’ dei soldi incassati sono nel periodo in cui la moglie era ministro degli esteri di Obama.
“Durante gli anni del pubblico servizio di Hillary, i Clintons hanno condotto o facilitato centinaia di importanti transazioni.. ed alcune di queste transazioni hanno portato milioni nelle loro tasche”, scrive Schweitzer. C’e’ un chiaro “modello di transazioni finanziarie che riguardano i Clinton che sono avvenute contemporaneamente a decisioni politiche favorevoli degli Stati Uniti che hanno prodotto benefici a coloro che hanno dato i fondi”, insiste l’autore. Un esempio citato dal New York Times di “quid pro quo”, riporta il New York Post, “coinvolge l’appoggio dato dal Dipartimento di Stato a un accordo di libero commercio con la Colombia che beneficio’ una societa’ fondata da un grande finanziatore della Clinton Foundation. Hillary si era opposta al patto commerciale quando correva da presidente nel 2008 per lo scarso rispetto governativo per i diritti dei lavoratori in quel paese (e anche perche’ i sindacati Usa erano contrari). Poi la compagnia Pacific Ribiales, basata in Canada, e un suo membro del consiglio di amministrazione, Frank Giustra, donarono milioni alla Clinton Foundation, ha scritto The International Business Times. Nel 2010, il Dipartimento di Stato (a quel punto retto dalla Hillary) lodo’ il governo colombiano per il suo rispetto dei diritti umani, e la compagnia di Giustra fece enormi affari e profitti.
Il marito Bill, da parte sua, fu pagato 1 milione da una banca canadese azionista della azienda interessata alla Keystone XL Pipeline proprio mentre il Dipartimento di Stato, sotto Hillary, stava preparando il rapporto sulla fattibilita’ del progetto. Nel solo 2012, l’ultimo anno della moglie segretaria, Bill incasso’ 17 milioni per apparizioni pubbliche in America o all’estero. Nei 4 anni di Hillary ministro (2009,2010, 2011 e 2012) l’ex presidente guadagno’ 48 milioni, poco meno della meta’ dei 105 in totale dal 2001. E dei 48 milioni degli anni piu’ delicati per la contemporaneita’ del ruolo politico della moglie, Bill ne rastrello’ piu’ della meta’ da compagnie in Cina, Giapppne, Canada, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Isole Cayman e altri paesi.
Ecco il dettaglio degli incassi, diretti a Bill oppure indiretti in quanto forniti alla Fondazione di famiglia, anno per anno: 2001, 9,4 milioni di dollari; 2002, 9,4; 2003, 3,9; 2004 875mila ; 2005, 7,6; 2006, 101,2; 2007, 9,9; 2008, 5,6; 2009, 7,5; 2010, 10,7; 2011, 13,4; 2012, 17 milioni. Dopo l’annuncio dell’ entrata in gara della Hillary, la Clinton Foundation ha detto che continuera’ ad accettare fondi esteri, ma solo da un gruppo definito di paesi: Australia, Gran Bretagna, Olanda, Canada, Germania e Norvegia. E’ come se avesse ammesso, a cose fatte, che i contributi arrivati in precedenza dai governi del resto del mondo erano sospetti perche’ Hillary era segretario di Stato. Chissa’ perche’ gli americani dovrebbero “condonare” l’aspirante presidente per i soldi che avra’ da Londra, Oslo, Berlino, e non da Parigi, Roma o Stoccolma. I Clinton pensano che a loro sia permesso tutto, ma con le email nascoste e il fiume di dollari “pelosi” da governi e aziende straniere stanno tirando la corda davvero troppo. Per non parlare di come fara’ la Hillary a restare seria, nei dibattiti, quando attacchera’ l’1% dei superricchi e dira’ di lottare contro le diseguaglianze, mentre il marito Bill e’ ritenuto il piu’ ricco di tutti presidenti viventi, e uno dei 10 piu’ ricchi di tutta la storia d’America.