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    Il misero referendum della Lombardia che spaventa Roma

    10 years ago

     

    Sebbene la montagna abbia partorito un topolino, tutti sappiamo che le valanghe di maggiori dimensioni possono anche nascere da piccole slavine e da sommovimenti anche minimi. E così una Lega (già detta) Lombarda che ormai è tutta proiettata verso Roma e logiche di tipo nazionale nelle scorse settimane è comunque riuscita a fare approvare al Pirellone un referendum di carattere quanto mai generico che certo non parla di indipendenza nemmeno in termini consultivi (come nel caso della legge veneta che il prossimo 28 aprile sarà esaminata dalla Consulta), che non immagina una Lombardia a statuto speciale e che quindi si limita a domandare un poco più di autonomia.

    E nonostante ciò anche questo microscopico topolino spaventa i padroni del vapore, se si considera che l’on. Daniela Gasperini (del Partito detto Democratico) si è rivolta al governo con un’interpellanza parlamentare che chiede al governo di agire – soddisfacendo le misere richieste di Maroni e dei suoi – in modo da bloccare il processo referendario. Come ha spiegato assai bene Alex Storti, anche questa interpellanza ci dice quanto la questione territoriale sia decisiva: a “dimostrazione che l’agenda della politica lombarda può – naturalmente io direi ‘deve’ – ruotare attorno al tema dell’autogoverno e della riduzione del peso di Roma nei nostri affari”. L’Italia scricchiola, insomma.

    Ormai è dunque chiaro che il voto popolare fa paura. Anche se si tratta di un voto meramente consultivo, e anche se si tratta di domandare soltanto limitate competenze.

    Il sistema unitario italiano è allora fragilissimo. Chi non è del tutto cieco queste cose le vede e si rende pure conto che in varie parti del Paese abbiamo una maggioranza favorevole a uscire dall’Italia (anche se è del tutto pessimista, sfiduciata, scettica). Non è una maggioranza mobilitata e mobilitabile: come in Catalogna. È una maggioranza silenziosa e rassegnata, ma pronta a votare contro Roma, contro le marche da bollo, contro i Sale&Tabacchi e contro il libro “Cuore”… se solo ne avrà l’occasione.

    Perfino la Lombardia – che non è certo il Veneto – può impensierire quanti campano di Italia. Stay tuned.