La Civiltà delle Ideologie: dalla Comunità dell’uomo alla Società di massa
● ● ● <<I-A>>INTRODUZIONE
AI CONCETTI FONDAMENTALI
AFFRONTATI NEL TESTO
Vol. 1 – parte I – sez. A
(()) LA DIFFERENZA TRA LA SOCIETÀ ANTICA
E LA SOCIETÀ MODERNA:
LA SOCIETÀ DI MASSA SOSTITUISCE LA COMUNITÀ TRADIZIONALE DELL’UOMO
Prima di analizzare quali sono i meccanismi che oggi vengono utilizzati dalle Istituzioni (Mercato e Politica) per gestire il consenso delle masse, è necessario innanzitutto comprendere cosa si indichi con il termine “la massa”.
La Società Moderna occidentale, come vedremo più avanti, è radicalmente diversa dalle forme antiche di società (così come sono radicalmente diversi, nella loro coscienza e nei loro comportamenti, i singoli individui che la popolano).
La differenza sostanziale tra le società pre-moderne e quella attuale è che mentre le prime si basavano su forme “naturali”1 di organizzazione (cioè, di fondo, sulle forme di auto-organizzazione fondate sul consenso diretto e spontaneo tipico delle comunità pre-urbane),
la società Moderna si basa su forme di organizzazione nuove, inventate dalla “mente razionale” dell’uomo occidentale.
La peculiarità della Società moderna è, appunto, di essere una “società di massa”: di essere cioè caratterizzata da una “integrazione” dei singoli individui in una unica entità nella quale essi vengono a perdere quella individualità (“soggettività”) che è una delle caratteristiche vitali dell’essere umano.
La perdita di parte delle qualità umane dell’individuo è, appunto, la precondizione necessaria per la sua integrazione in una “massa”. Questo risultato è ottenibile, come vedremo, attraverso l’applicazione delle Ideologie moderne, che sono in grado di trasformare alcune caratteristiche psichiche dell’uomo.
La Società dell’uomo subisce quindi, con lo snaturamento delle caratteristiche interiori degli individui che la compongono (ed acquisendo la dimensione “di massa”), uno snaturamento della sua struttura.
Questo è il punto: nella nuova condizione “moderna” l’uomo viene privato delle sue tradizionali capacità di organizzarsi in prima persona la propria vita. E di conseguenza nella Società moderna viene a mancare quella “spontaneità” organizzativa intrinseca alle forme di società più antiche: e la Società deve perciò essere “gestita” fortemente “dall’alto” dalle Istituzioni attraverso delle strategie (ideologiche) peculiari che esamineremo in questo documento.
In altre parole vedremo come il funzionamento delle Società antiche fosse garantito dalle caratteristiche intrinseche, “naturali”, dell’uomo. E come invece la Società moderna, essendo composta da individui privi di queste qualità, debba essere gestita con modalità “artificiali”. Vedremo cioè come, mentre anticamente l’uomo era in grado di auto-gestirsi poiché seguiva delle regole impresse nella sua coscienza (che determinavano una “morale di gruppo” definita istinti biologici, da percezioni spirituali, ecc …), l’uomo moderno debba invece seguire delle regole a lui “esterne” (debba quindi essere eterodiretto).
Da questa analisi emergerà come
le Società-Villaggio di un tempo si basassero sull’apporto dell’individuo-cittadino in quanto
soggetto responsabile ed attivo.
E come, invece, nella nostra società-urbana le individualità (le soggettività) siano “integrate” (fuse) in una “massa” di esseri umani “spersonalizzati”: il che significa anche che gli individui sono divenuti passivi, “deresponsabilizzati” nei confronti della loro esistenza (vedremo come, in questa condizione, gli individui siano indotti a pensare e ad agire in base agli “interessi egoistici” della competizione, caratteristici della nostra Era).
Vedremo inoltre come, affinché una Società di questo ultimo tipo possa sopravvivere, gli individui debbano essere “ri-programmati” a livello di coscienza (e come i tentativi di gestione della Società con questa modalità attuati nel Novecento siano, nel lungo periodo, tutti naufragati nel caos).
() LA CONCEZIONE MODERNA DELL’UOMO:
LA SOCIETÀ DEL CONTROLLO
La “Società moderna”,
a differenza di tutte le altre forme di Società
che si basano su uno sviluppo delle qualità spontanee dell’uomo,
è quindi fondata sul controllo razionale e
sull’imposizione di un ordine “esterno”
(alla coscienza dell’essere umano),
si basa sulla concezione moderna illuminista dell’essere umano
(e della Società dell’Uomo).
La Società moderna si basa cioè sulle teorie “riduttive” sull’essere umano prodotte dall’Illuminismo ed adottate poi dalla nostra Scienza (come vedremo, nella modernità si ribadisce la necessità del riduttivismo nella formulazione dei concetti scientifici).
Le premesse di questa visione della vita umana, sostanzialmente “pessimista”, sono note:
-
per Bacone, il fondatore del Pensiero scientifico moderno, la Natura è difettosa: il compito dell’uomo è quindi quello di creare un “Mondo artificiale” (di qui l’Uomo Nuovo, obiettivo comune dello “Sviluppo scientifico”, praticato nel Sistema mercato occidentale, e delle Utopie Sociali moderne).
-
Hobbes, il fondatore della attuale Cultura che riguarda l’Uomo e la Società (le cui idee sono state poi riprese da Marx e da Freud per la formulazione delle loto Teorie), ha inoltre sancito, nello stesso ordine di idee di Bacone, che l’uomo non è intrinsecamente buono, come “credevano” gli antichi; la condizione naturale dell’uomo sarebbe, sostanzialmente, una condizione di sofferenza psicologica (per gli Antichi la sofferenza esistenziale e la mancanza di altruismo non erano invece condizioni naturali dell’uomo, ma l’effetto di una mente “malata”; la mente di un essere umano che vive in condizioni “innaturali”, come quelle del topi rinchiusi in una scatola).
-
Questa è la concezione moderna dell’essere umano adottata oggi a livello “istituzionale”: per questa ragione, secondo il Pensiero moderno, è necessario applicare all’individuo una sorta di camicia di forza per impedire che esso si faccia del male (a livello sociale Hobbes sosteneva che è necessario costruire delle “dighe” per contenerne la naturale malvagità). In base a queste premesse Ideologiche nasce cioè l’idea attuale di società: ovvero l’Idea che solo attraverso l’utilizzo di Istituzioni che controllino e dirigano le azioni degli individui, l’Uomo può giungere ad una esistenza felice.
Questo modo di pensare moderno ha prodotto le cosiddette Ideologie sociali moderne: ispirandosi a Platone, alcuni pensatori come Bacone, Tommaso Moro, Campanella e Hobbes prima, e poi Marx, Freud (in particolar modo nel suo “Il disagio della civiltà”),
e quindi i vari teorici della Democrazia Sociale Moderna, hanno sviluppato le forme di Pensiero che vengono oggi applicate per produrre le strategie di controllo della Società razionale moderna.
[nel documento “Le Ideologie totalitarie della modernità” è descritto il percorso secondo il quale si sono sviluppate tali forme di pensiero]
() LA PERDITA DEGLI
ORDINAMENTI ANTICHI DELL’UOMO
Anticipiamo qui alcune considerazioni sulle conseguenze dell’applicazione del Pensiero moderno (Illuminista) nella nostra società. Ed in particolare sulla perdita di alcune delle qualità originarie dell’Uomo prodotte dal “Pensiero moderno”.
La peculiarità del Pensiero moderno, per ciò che concerne la natura dell’uomo, e quindi la struttura della Società, è nella sua essenza “rivoluzionaria”.
L’uomo moderno cioè, con le sue Ideologie,
si pone il proposito di “rivoluzionare” le idee che per millenni
sono state alla base della vita sociale dell’uomo
(le nuove idee sono in realtà sempre esistite in quanto base delle forme di pensiero “deviato”, come le tirannia antiche).
Ciò che viene rivoluzionato nel Pensiero moderno è in primo luogo la Morale tradizionale (o “Morale naturale”) dell’Uomo: una morale che prima della Rivoluzione moderna si era mantenuta fedele a se stessa per centinaia di migliaia di anni dall’origine della Civiltà umana (e che è riassunta in tutti i testi di saggezza antica: dai Testi Veda, passando per il Buddismo o le culture sciamaniche, fino al Pensiero occidentale con la Bibbia e le opere dei Filosofi dell’Ottocento).
E’ quindi importante riflettere sul fatto che con la “Rivoluzione della modernità” (“Rivoluzione borghese” nel campo della morale, Rivoluzione Industriale nel campo del “mercato”, Rivoluzione scientifica nel campo delle Tecnologie, Medicina, ecc ….) si sono abbandonate quelle forme di pensiero e di comportamento che l’uomo aveva affinato nel corso di centinaia di migliaia di anni in modo “spontaneo” (seguendo, “per istinto”, le leggi biologiche). Per sostituirle con forme di pensiero e di comportamento “artificiali”, che sono formulate da una mente umana che si pone sopra le “Leggi naturali” dell’Uomo e della Terra (vedi Bacone e la Scienza moderna, che concepiscono tale “natura” come difettosa, da migliorare attraverso le Idee della mente umana).
Il problema fondamentale prodotto da questa nuova forma di pensiero è che, mentre nella visione originaria dell’uomo le leggi “assolute” a cui fare riferimento erano quelle della Natura (si cercava cioè di vivere il più possibile in sintonia con le Leggi biologiche della vita sulla Terra)
oggi, all’opposto, con la nuova concezione del Mondo,
le leggi assolute divengono quelle prodotte dalla mente umana.
Ciò porta ad una perdita della tradizionale sintonia dell’uomo nei confronti della Natura: del Mondo naturale che lo circonda, ma anche della natura psicofisica del sue essere. In questo modo, come ci si auspica nelle teorie dell’Illuminismo e nelle Ideologie sociali moderne,
l’essere umano crea un Mondo artificiale
che entra in conflitto con il Mondo naturale.
(in questo modo l’uomo finisce, tra le altre cose, per sviluppare una sua propria evoluzione
In questo modo, cioè, l’uomo finisce per creare attorno a sé un “ambiente” (un nuovo tipo di “natura”, e una Società) che non è più in grado di soddisfare le sue reali esigenze psico-fisiche.
Per comprendere melgio la questione si deve tener presente che quando si parla di “Cultura non-moderna” (della concezione “tradizionale” della Vita e del Mondo da parte dell’Uomo), si indicano Culture che hanno prodotto conoscenze scientifiche che ancora oggi la nostra Scienza non è in grado di decifrare; ma si indica anche il Pensiero dei più importanti Inventori e Scienziati del nostro tempo i quali, pur essendo il loro Pensiero chiaramente in contrasto con il Pensiero istituzionale attuale, sono paradossalmente indicati oggi come fondamentale riferimento per la nostra Cultura, come Newton (che ha creato la Scienza moderna), Cartesio (il padre del Pensiero moderno), Einstein, Tesla, Jung.
Riassumendo: ritornando alla questione della diversità della Società moderna rispetto alle società più antiche dell’uomo, il fatto è che
se nelle Società antiche dell’uomo vigeva un “ordine”
che era generato in modo “spontaneo”,
la società moderna invece si fonda su una struttura “artificiale”:
sul controllo “razionale” dei comportamenti delle persone
(questa caratteristica, come vedremo in seguito, presuppone l’esistenza di “strategie” di controllo della mente dell’uomo).
qui c’era approfondimento su programamzione della coscienz ae leggi biologiche ..
(()) LA NASCITA DELLE
STRATEGIE IDEOLOGICHE
DI GESTIONE DELLE MASSE
I Pensatori Illuministi, rivoluzionando il pensiero dell’uomo, hanno individuato quello che è forse il segreto più importante della gestione di una massa composta da essere umani “civilizzati”, privi cioè di un riferimento “spontaneo” alle Leggi di Natura: l’uomo agisce in base agli stimoli forniti dalla paura (la Rivoluzione Francese, dalla quale è nata l’attuale forma di Democrazia, si è imposta grazie al l’uso del Terrore – ed il Comunismo riprende la stessa idea; Marx: “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del Comunismo”2).
In altre parole i “pensatori” moderni hanno compreso che, attraverso la paura, è possibile orientare l’uomo nel suo modo di pensare e di agire (con il fine di rendere la Società più ordinata ed efficiente).
Vediamo quindi, a grandi linee, in quale modo nel corso degli ultimi secoli si sono sviluppate tali teorie; e quali siano le “tecniche” di gestione delle masse che da esse derivano.
Un ruolo particolare nell’evoluzione di questo tipo di strategie lo ha avuto Marx, il quale, sulla traccia indicata dalla Rivoluzione Francese, nell’Ottocento ha sviluppato una efficace sintesi del Pensiero Occidentale prodotto in questo campo fino a quel momento (si tratta di una “teoria politica” poi ulteriormente perfezionata nel Socialismo Comunista da Lenin, Stalin – e nel Nazional-Socialismo da Hitler).
Vedremo come Marx abbia fatto sua la visione “negativa” di Bacone e di Hobbes circa natura umana difettosa dell’uomo; e come, su questa strada, egli abbia pensato all’istituzione di una Nuova Società che, esercitando un forte dominio sugli uomini, potesse migliorare la condizione dell’umanità. E vedremo anche come il Marxismo-Leninismo, portando il pensiero teorico di Marx nella realtà, abbia applicato alla società l’idea di Terrore come metodo di gestione delle masse (su modello, appunto, del regime scaturito dalla prima Rivoluzione illuminista europea, quella Francese).
Vedremo anche come Freud abbia poi fornito un contributo non indifferente per quanto riguarda la creazione dell’Uomo Nuovo che dovrebbe essere il fondamento della Nuova Società: la sua idea che il problema esistenziale dell’essere umano dovesse essere risolto con la repressione della spontaneità ha dato origine a quello che oggi è definito il Freudo-Marxismo3 dal quale deriva la Psicologia che si insegna oggi nelle Università (e che quindi è praticata, ad esempio, come terapia a livello di Sanità Pubblica). Una psicologia di segno opposto rispetto alle forme di Psicologia più antiche, oggi riprese dalle nostre “Medicine alternative”. [argomento approfondito nel documento “Riflessioni sulla Civiltà Occidentale “]
∙Il ruolo della cultura “Psicologica” moderna
nella concezione della società attuale
Per comprendere meglio le cause della attuale crisi dell’Occidente, dobbiamo tener conto del fatto che, secondo le Filosofie antiche, ovvero secondo la saggezza “non-moderna”, la Psicologia freudiana (quella Istituzionale moderna), paradossalmente, fornisce un notevole contributo all’evoluzione dell’Ego “perverso” che oggi caratterizza la psiche dell’uomo moderno.
In altre parole la Psicologia Istituzionale oggi sarebbe, secondo la concezione antica dell’Uomo, alienata ed alienante.
Cosa significa ciò? In che cosa consisterebbe questa “alienazione” dell’Uomo moderno?
La Psicologia istituzionale oggi ha smesso di essere orientata ad indagare, ed a operare, sulla interiorità dell’individuo, ed è divenuta “sociologica”. Nella nuova chiave di lettura dell’essere umano i problemi esistenziali dell’individuo risiederebbero cioè esternamente ad esso: in una entità che viene definita Società.
Come ha affermato Marcuse, uno dei fondatori delle nuove ideologie di “gestione delle masse” nate con il ’68,
nella nuova visione psicologica dell’uomo
non esistono rapporti tra un essere umano ed un altro,
ma solo un rapporto tra “individuo e collettivo”.
Il che implica che nella attuale visione istituzionale della Psicologia, l’essere umano può risolvere i suoi problemi psicologici solo attraverso una trasformazione della Società. E non più con un “lavoro interiore” su se stesso.
Si è cioè attuata una vera “Rivoluzione culturale”: si sono ribaltati i termini della Psicologia.
Se nella Cultura tradizionale dell’uomo i problemi della società deriverebbero dai “problemi” della psiche degli individui che la compongono, ora i problemi dell’individuo derivano dai problemi della Società (in questo caso, la Società diviene una entità di tipo astratto – si noti che non si è mai risposto, ad esempio, alla domanda: come può esistere una Società “prima” degli individui?).
E’ interessante notare come nella conferenza di presentazione di un libro scritto dal Preside di una delle più importanti facoltà italiane di Psicologia, gli oratori (tra i quali il Rettore di quell’Università) sono stati concordi nell’affermare che il limite della Psicologia del ‘900 è stato proprio quello di cercare di risolvere il problema esistenziale delle persone (ovvero di guarirne le patologie psichiche) cercando la causa di tale problema dentro l’uomo!
Si è semplicemente ribaltata, appunto, la tesi originaria delle Psicologia: quello che una volta era il problema (la mancanza di sviluppo dell’interiorità delle persone), oggi è divenuto l’obiettivo (un individuo privo di “interiorità”, ovvero alienato”, è l’unico individuo che può “funzionare” all’interno di un sistema sociale basato sulle Ideologie moderne; ovvero gestito “dall’alto”).
// sospeso // si basa cioè sulla tesi scientista e positivista secondo la quale la Scienza deve passare alla realizzazione degli ideali dell’uomo su di un piano pratico (l’idea di prassi sulla quale si fonda il marxismo), senza chiedersi “come funzionano veramente le cose?” (in quest’ottica sarebbe fuorviante riflettere sulla causa (o meglio sul perchè) delle cose, come invece avviene nella Psicologia precedente;
Le nuove Idee sulla psiche umana hanno spinto Stalin e Mao ad adottare “tecniche” della Nuova Psicologia per supportare i loro Sistemi sociali.
La nuova psicologia ha infatti permesso loro di produrre quelle forme di controllo sulla psiche degli individui in grado di favorire il processo di creazione dell’Uomo Nuovo socialista (quello che, sostanzialmente, era vagheggiato dai pensatori illuministi) attraverso la “rieducazione” psicologica delle persone troppo inclinate alla spontaneità: lo sviluppo della “soggettività” dell’individuo diviene in questo caso, appunto, una malattia da curare (la cura era praticata, come “sevizio sociale gratuito” obbligatorio, nei campi di prigionia da essi istituiti).
Ed è di fondamentale importanza comprendere come dai risultati di questi esperimenti, come descritto in modo esaustivo nel Saggio di Packard “La persuasione occulta” (e come vedremo più avanti), sia nata l’attuale Psicologia delle masse (la Scienza che si occupa di dirigere la mente delle persone, oggi al servizio delle Istituzioni politiche – spinning – e del Mercato – Marketing).
∙la svolta nelle Ideologie totalitarie:
le strategie psicologiche di consenso nel Marxismo (gramsciano)
L’evoluzione nel settore della “Psicologia delle masse” ha portato allo sviluppo di strategie di gestione delle coscienze delle persone su di un piano più sofisticato di quello utilizzato fino a metà del Novecento (le esperienze di manipolazione delle menti prima sviluppate nei Totalitarismi, sono state, appunto, poi importate nei paesi dell’Occidente democratico).
Vedremo come in realtà i fondamenti di queste strategie di “psico-politica” erano, in alcuni ambiti specifici, già utilizzate nella gestione “psicologica” delle persone fin dall’antichità (tutte le istituzioni “ideologiche”, come le sette, ma anche le Religioni, in misura minore o maggiore, si servono di queste strategie per ottenere il consenso delle persone).
Proprio dalla prima Nazione ad aver impostato il proprio regime sulla dottrina Marxista, l’Unione Sovietica, hanno avuto origine queste strategie di “gestione” delle coscienze”.
Ciò è avvenuto a causa di una necessità storica dei totalitarismi del ‘900, i quali, ad un certo punto della loro evoluzione, si sono trovati di fronte ai limiti intrinseci al metodo della coercizione fisica, da essi utilizzato per gestire il loro potere sulle popolazioni.
E più nello specifico, una svolta nell’evoluzione di queste strategie si è avuto quando Stalin si è reso conto che le forme di “ingegneria sociale” (“manipolazione” fisica delle masse) applicate fino a quel momento in Unione Sovietica producevano degli “effetti collaterali” negativi insanabili: milioni di morti e crescente ingestibilità delle masse.
Determinante in questo processo evolutivo delle “strategie del consenso” è stata la scoperta, da parte di Stalin, che il Fascismo italiano presentava una caratteristica che avrebbe fatto comodo al Comunismo sovietico: Mussolini, per alcuni anni suo alleato, era infatti in grado di ottenere un consenso popolare che non era possibile ottenere attraverso gli strumenti “fisici” utilizzati dal regime Comunista del tempo. Per questa ragione Stalin inviò in Italia dei suoi “scienziati” per studiare a fondo il regime Fascista, ed in base a questa esperienza gli Scienziati sovietici misero a punto un nuovo metodo “scientifico” per gestire le masse.
In realtà Stalin era afflitto da un altro grande problema: il tentativo di realizzare il progetto di Lenin di estendere la Rivoluzione in tutto il mondo attraverso le modalità tradizionali (la lotta armata) era naufragato dopo i tentativi effettuati in Germania (Rosa Luxemburg) ed in Spagna (Guerra Civile).
In Unione Sovietica si era cioè compreso come l’opposizione delle Nazioni democratiche alla diffusione della Rivoluzione d’Ottobre nel Mondo rappresentasse una barriera insormontabile. Era quindi necessario trovare una nuova modalità per espandere il Marxismo oltre i confini dell’Unione Sovietica; una nuova modalità che non incontrasse una netta opposizione da parte dell’opinione pubblica e dei governi occidentali.
Una modalità, appunto, sottile, “psicologica”.
Le nuove strategie “del consenso” prodotte verso al metà del Novecento divengono quindi più sottili rispetto a quelle precedenti.
Il maggiore contributo degli Scienziati che si sono occupati di questo settore è stato quello dello Scienziato Sovietico Pavlov (conosciuto per aver messo in risalto l’esistenza dei “riflessi condizionati”), il quale, osservando nei suoi famosi test di laboratorio alcuni cani terrorizzati, ha prodotto una nuova forma di psicologia meccanicistica (basata, appunto, sulla possibilità di orientare i comportamenti degli individui grazie a stimoli ambientali che inducono paura) la quale è stata adottata ufficialmente da Regime Sovietico (e che, successivamente, ha influenzato in modo determinate gran parte della psicologia moderna – ed anche le tecniche di propaganda utilizzate dalla Politica e dal Mercato).
Queste nuove scoperte hanno portato un duplice vantaggio ai regimi Totalitari. Hanno permesso, sostanzialmente, a tali regimi di fare un salto di qualità, in efficienza, rispetto alla tradizionale gestione del “terrore” utilizzata durante la Rivoluzione Francese e nei primi anni di quella Bolscevica. Ed hanno anche attribuito, agli occhi dell’Occidente, un volto apparentemente più amichevole a tali regimi.
Sostanzialmente le nuove strategie, hanno permesso di superare le forme di violenza esplicita utilizzate in precedenza (secondo le teorie precedenti era necessario che le persone percepissero costantemente un senso di minaccia “fisico”, esplicito – ed era quindi necessario ricorrere comunque ad azioni esemplari; e cioè, in una certa misura, a torture, condanne a duri lavori forzati, “sparizioni” di persone, ecc …).
Le nuove strategie psicologiche hanno cioè permesso ai regimi totalitari di ottenere un maggiore consenso da parte della massa: il nuovo sistema si è così rivelato essere meno dispendioso e più efficace rispetto a quelli adottati in precedenza.
Si noti che grazie alle nuove modalità di gestione delle masse è possibile mantenere lo stesso livello di “stress” nei cittadini precedentemente ottenuto attraverso la minaccia fisica diretta, lavorando, in questo caso in modo “occulto” rispetto alla consapevolezza dell’individuo, quasi unicamente a livello mediatico: con i costi di una normale produzione televisiva oggi è possibile organizzare “eventi mediatici” come gli attentati come quelli “ceceni” che hanno permesso a Putin di vincere le sue prime elezioni; o quello ai treni dei pendolari in Spagna che hanno, da un giorno all’altro, ribaltato le previsioni elettorali che davano vincente il partito di destra.
Quella di ottenere un “consenso” popolare era stata, in parallelo, la preoccupazione di una altro marxista, al quale oggi è attribuito il merito di aver creato un Comunismo “dal volto umano”: Antonio Gramsci.
Con questa svolta impressa da Gramsci al Marxismo è stato possibile portare il Comunismo dal livello di lotta violenta auspicata da Marx e da Lenin, ad un livello di lotta praticato su di un piano culturale: si è trasformata cioè l’idea di dover eliminare fisicamente una classe sociale, nell’idea di dover creare una condizione di “egemonia culturale” che finisca con il sopprimere la cultura prodotta da quella classe (in pratica si tratterebbe di eliminare la Cultura di un popolo invece di eliminare una parte del popolo stesso).
La contraddizione di fondo insita in questa idea (la quale sarà alla base del ’68 europeo), si rivelerà nella Rivoluzione culturale di Mao, nella quale emergerà presto come cercare di eliminare un bagaglio culturale di una parte della società significhi, alla fine, dover eliminare anche quella parte della popolazione che in quella cultura si identifica.
Queste nuove strategie di gestione del consenso popolare, nate nei totalitarismi ed in quei contesti sviluppate sul di un piano più sottile di quello tradizionale, il piano psicologico, sono state poi riprese dalle istituzioni del mondo “occidentale” (sia nell’ambito delle strategie di Stato “occulte”, sia in quello delle strategie Istituzionali, come “persuasione occulta” del Marketing o della Psico-Politica).
Sostanzialmente queste strategie sono definite, dalla Ideologie, come strategie di Egemonia culturale.
L’idea di “egemonia culturale”, che oggi rimane alla base delle strategie della sinistra radicale, si è poi evoluta, come vedremo più avanti, nello “spinning”. Questa è una strategia di “comunicazione” che si fonda sui principi del “pensiero positivo”: una sorta di pensiero positivo di massa, nel quale, dipingendo attraverso la comunicazione mediatica la realtà come positiva, quest’ultima, agli occhi dell’opinione pubblica, risulta essere effettivamente positiva (in questo modo le persone, ad esempio, sono portate a votare nuovamente il governo precedentemente in carica, o, per quanto riguarda il mondo del mercato, se convinte che l’immediato futuro riservi un periodo di benessere economico, si danno ai cosiddetti “consumi cospicui”).
Lo Spinning oggi è alla base delle strategie di Mercato (anche negli acquisti oggi la forma, ovvero l’emozione, conta più della sostanza) e della Politica (con la cosiddetta pisco-politica). Ma, purtroppo, lo Spinning è anche alla base della attuale divulgazione scientifica (è sufficiente leggere un qualsiasi numero della versione italiana di Scientific American per scoprire come in quella rivista si parla quasi esclusivamente di “promesse” di un mondo migliore creato da future, e niente affatto probabili, scoperte scientifiche).
Naturalmente lo Spinning viene utilizzato anche in modalità negativa: è possibile “denigrare”, nell’immaginario collettivo, un certo tipo di politica e renderlo quindi agli occhi delle persone deprecabile, se non pericoloso (lo slogan in proposito è: “infanga, e qualcosa comunque rimmarrà nella testa della gente”). Questo rimane oggi uno dei metodi più efficaci di potere, se utilizzato unitamente allo “spinning positivo”, per sostenere la proprie politiche. (Un esempio tipico di Spinning negativo lo indica Gunther Grass: “Hitler ha avuto una sola grande idea – per supportare la sua causa – addossare la colpa di tutti i mali delle Germania agli Ebrei”).
E’ importante rilevare come negli attuali meccanismi di gestione delle masse adottati nella maggior parte delle Democrazie occidentali permanga comunque l’idea di base dei vecchi regimi totalitari: la paura come elemento determinante per la gestione della massa (permane cioè, alla base del pensiero sociale, e quindi dell’immaginario collettivo, l’idea di un essere umano che, se lasciato libero di agire, finisce per creare caos; e quindi permane l’idea che il “timore” sia l’ingrediente necessario per ottenere un certo ordine sociale). Si tratta di una paura, ovviamente, poco evidente, che però discende sempre, in quanto a principi e a strategie, dal terrore della Rivoluzione francese e della Bolscevismo (ancora nell’estate 2006 l’Unione Europea ha elogiato la politica Fiscale del ministro Visco, asserendo che è un bene per la nazione che la classe imprenditoriale abbia paura del fisco).
– la precondizione per il controllo delle coscienze:
l’Uomo sradicato
Come hanno potuto queste teorie basate sull’induzione di paura nelle menti delle persone, avere una sempre maggior diffusione anche nel “mondo democratico”?
Vediamo come la mente dell’uomo Civilizzato abbia una certa predisposizione per l’applicazione di questi metodi basati sulla paura.
Ciò che gli studi compiuti nel ‘900 hanno rivelato è quindi che, per manipolare le menti delle persone non è più necessario attuare una pressione sulle coscienze attraverso le vecchie forme di terrorismo psicologico (il quale, in realtà, non può mai prescindere da forme di coercizione fisica, materiale, se non altro ad uso dimostrativo). Tali studi hanno cioè rivelato che oggi è possibile ottenere in questo campo risultati più efficaci semplicemente “convincendo” le persone attraverso una opportuna campagna di “comunicazione”.
Si tratta sempre di far leva sulla paura, ma in quest’ultimo caso l’utilizzo dell’emozione della paura avviene lontano dal livello di consapevolezza della persona (ciò comporta quindi una riduzione degli effetti collaterali negativi prodotti dalle vecchie strategie: eccessivo livello di paura e conseguente scarso rendimento lavorativo delle persone, elevato livello di opposizione al regime, ecc…).
Ma, e questa è forse, dal punto di vista di chi gestisce il Potere, la scoperta più interessante, si è anche scoperto che
esistono certe pre-condizioni nella mente umana
nelle quali
la coscienza dell’individuo è facilmente “manovrabile”.
Si è cioè scoperto che il nostro sistema di “vita Civilizzata” produce esso stesso le condizioni necessarie a rendere manipolabili le coscienze delle persone (proprio su questo fattore sono definite le strategie di consenso tramite forme di “persuasione occulta” che oggi sono alla base della comunicazione politica e di quella pubblicitaria).
Si tratta, fondamentalmente, delle condizioni psicologiche dell’individuo “sradicato” (la condizione tipica dell’uomo urbanizzato) [argomento approfondito nei documenti “le Ideologie Moderne” e “Sentieri: la sofferenza e il sistema psicosomatico dell’uomo”].
Le pre-condizioni sociali che rendono l’uomo manipolabile
sono sostanzialmente tutte le condizioni che
allontanano l’uomo dalle sue forme tradizionali di sicurezza.
Che lo allontanano cioè da quelle condizioni che sono registrare nell’intelligenza biologica dell’essere umano come condizioni indispensabili per la sopravvivenza.
a proposito dell’intelligenza umana
e della sua “programmazione”
-
/// inizio lettura su programmazione biologica …///
Per comprendere meglio come le nuove strategie di gestione del consenso delle masse possano far leva sulle condizioni psicologiche tipiche dell’uomo moderno (sostanzialmente si tratta dell’insicurezza esistenziale), analizziamo quindi brevemente come funziona la forma di intelligenza dell’Uomo che determina la sua esistenza.
L’uomo, ci dicono l’Antropologia e la Biologia, è programmato per sopravvivere (questo è il primo livello “naturale” dell’esistenza dell’essere umano, per quanto si possa poi individuare, dal punto di vista “filosofico”, una finalità dell’esistenza umana di livello superiore).
Nell’essere umano, cioè, a livello istintuale risiedono alcuni meccanismi che, facendo in modo che il suo organismo reagisca agli stimoli ambientali in un determinato modo, gli permettono di sopravvivere. L’intelligenza dell’uomo è programmata per riconoscere ciò che può favorire o può danneggiare la sua esistenza: dal punto di vista psicologico ciò si traduce nella percezione di un “senso di sicurezza” o di un senso di allarme nei confronti degli stimoli ambientali.
Per poter espletare questa funzione, a differenza dell’animale, che è dotato unicamente di intelligenza biologica (manca della “mente” peculiare dell’uomo), l’essere umano è dotato anche di un’altra forma di programmazione della mente: la programmazione culturale, la quale si sovrappone a quella biologica.
Poiché questo tipo di “programmazione” della coscienza umana è responsabile del senso di paura sotterranea sulla quale fanno leva le strategie di consenso applicate nella nostra Società, vediamo brevemente quali sono le differenze tra le due forme di intelligenza, biologica e culturale.
L’Intelligenza biologica è quella che ci fa sobbalzare immediatamente quando ci accorgiamo improvvisamente che stiamo per essere investiti da un’automobile (in tale occasione ci muoviamo “d’istinto”; gli esperimenti ci dicono che agiamo in un ottavo di secondo, molto prima che ci si possa ragionare sopra). L’Intelligenza biologica è cioè quell’insieme di istruzioni vitali che il nostro organismo ha elaborato in millenni di vita sulla terra, ed utilizza “automaticamente” per sopravvivere. Si tratta quindi di un meccanismo che opera principalmente su di un piano biologico, “fisico” (di fatto il “messaggio” istintuale di tipo fisico e quello “ragionato”, di tipo culturale, viaggiano su canali di comunicazione nervosi differenti). Questa è la programmazione “di fabbrica” dell’uomo, alla quale si affianca, o sovrappone, la programmazione culturale. Questa intelligenza è presente sia nell’essere umano che nella altre speci animali).
La programmazione culturale (che corrisponde ad una “intelligenza culturale” o intellettuale, “mentale”) consta anch’essa di un insieme di regole che vengono applicate in modo automatico (a livello inconscio) e che, nelle intenzioni, dovrebbero permetterci di evitare guai (se non rendere la nostra vita migliore). Essa si basa su di una “programmazione” della nostra mente attuata attraverso l’educazione della persona (familiare, scolastica; e attraverso la funziona pedagogica esercitata quotidianamente dai media, ecc..). In base a questa programmazione mentale un individuo, ad esempio, può essere educato ad avvertire un senso di pericolo quando si trova in presenza di un individuo con i capelli lunghi, o a pensare che una donna che compaia in pubblico senza il velo sia una persona poco seria, e quindi da non prendere in moglie.
Quest’ultimo tipo di programmazione è responsabile dei nostri giudizi, dei nostri atteggiamenti sociali, ed è legata al contesto culturale nella quale essa viene applicata: nella nostra Società essa ci impedisce, ad esempio, di entrare troppo in intimità con la moglie di un amico (in questo caso noi impostiamo automaticamente la nostra condotta morale sulla base di quelli che sono i “comandamenti” della nostra Cultura), mentre nella Società Esquimese tale condizionamento, all’opposto, fa in modo che rifiutare di avere rapporti sessuali con la moglie di qualcuno sia giudicato essere un atteggiamento socialmente scorretto.
Questo tipo di programmazione consiste in un “bagaglio culturale” di informazioni che, come quelle registrate nella nostra Intelligenza biologica, sono determinanti per la nostra esistenza: grazie all’educazione impartita dal nostro sistema sociale sappiamo che non dobbiamo passare con il semaforo rosso, che non ci conviene litigare con un poliziotto o entrare in banca con una pistola in mano.
Per comprendere il funzionamento di questo tipo di condizionamento dobbiamo tener conto del fatto che la programmazione culturale della nostra mente non è quindi solo responsabile del nostro sapere: la programmazione culturale definisce anche il nostro modo di essere: noi esseri civilizzati siamo, oltre a ciò che siamo programmati ad essere per natura, anche “ciò che ci hanno insegnato” ad essere. I nostri Valori, i nostri precetti religiosi o ideologici producono le nostre inclinazioni, le nostre inibizioni. I nostri “istinti sociali” (persino l’appetito e l’eccitazione sessuale) sono determinati da “filtri culturali” indotti in noi dalla famiglia e dal sistema sociale (la Scienza ha addirittura dimostrato che noi vediamo le cose, “oggettivamente”, in funzione di come ci è stato insegnato a vederle. [argomento sviluppato nel documento “Sentieri: il funzionamento del sistema psicosomatico dell’uomo”]).
L’intelligenza dell’uomo è determinata dall’integrazione delle due forme di Intelligenza biologica e di Intelligenza culturale. L’”Intelligenza culturale” può essere considerata “superiore” (dal un punto di vista dell’uomo, ovviamente) rispetto a quelle di cui dispongono le altre specie animali, poiché essa permette, ad esempio, di estendere l’amore istintuale ad altri esseri umani bisognosi di attenzione, ma “estranei” al nostro nucleo familiare (cosa che non avviene nelle altre specie animali limitate dai loro istinti biologici).
le potenzialità negative
della programmazione culturale della coscienza umana
Questo tipo di intelligenza può, però, avere anche un ruolo negativo sia per ciò che riguarda l’incolumità del singolo individuo sia per ciò che riguarda l’incolumità della nostra specie, poiché questo bagaglio di informazioni non è necessariamente in accordo con le istruzioni vitali contenute nella nostra intelligenza biologica (in altre parole la cultura dell’uomo può entrare in contraddizione con i principi che regolano la sua vita biologica).
Il problema risiede nel fatto che
l’”Intelligenza culturale” nell’uomo civilizzato
si sovrappone alla sua intelligenza biologica,
e finisce di prevalere su quella.
Per questa ragione una programmazione culturale “forte”, che inibisce quindi principi istintuali vitali, può produrre gravi danni all’organismo ed all’esistenza dell’uomo.
Il problema delle possibilità per l’essere umano di andare contro le reali esigenze del suo organismo si manifesta in modo evidente nella “programmazione” effettuata dalla pubblicità mediatica che induce le persone a mangiare molto più del dovuto (e a mangiare cibi che hanno spesso caratteristiche nocive, che una persona che, come l’animale, fosse in grado di seguire i propri istinti, non mangerebbe affatto).
E la possibilità per l’uomo di trasgredire le regoli sociali dalle quali la sola coscienza biologica non consentirebbe di deviare è evidente nel comportamento di “violenza gratuita” dell’uomo, la quale non è presente nelle altre specie animali (l’animale applica la forza nei confronti degli individui del suo stesso branco solo nella misura necessaria a ristabilire un equilibrio vitale per la comunità, poiché la sua “intelligenza” gli suggerisce che ogni membro della comunità è utile alla sopravvivenza del gruppo – e un predatore che si sia già sfamato non arreca alcun danno alle sue potenziali prede).
L’uomo invece può commettere un omicidio “gratuito” (non per assoluta necessità di difesa) anche nei confronti di individui della stessa famiglia. E, come conseguenza della “programmazione culturale, l’essere umano più attuare varie forme di “violenza gratuita” nei confronti di altri esseri umani di un’altra etnia solo perché nel suo bagaglio culturale, in base a lontane esperienze, gli individui appartenenti a quell’etnia sono registrati nella sua mente come un pericolo (nel film Easy Rider si mostra tale tipo di reazione nei confronti di “capelloni” che, secondo la cultura diffusa in alcune aree degli USA, minaccerebbero la sicurezza sociale – Hitler e Stalin hanno eliminato decine di milioni di persone perché appartenevano delle comunità che, dal punto di vista della loro cultura, rappresentavano una minaccia per il loro sistema sociale).
La programmazione culturale può quindi andare contro i principi biologici dell’esistenza dell’essere umano. Molti antropologi affermano che per questa ragione oggi l’essere umano “civilizzato”, ha perduto gran parte della sua “Intelligenza” (e cioè della sua forma di intelligenza primaria) poiché, a differenza dell’animale che è capace, per ciò che riguarda il cibo e le abitudini di vita, di scegliere ciò che gli fa bene e di scartare ciò che gli fa male, l’uomo oggi sembra quasi creare le condizioni per l’estinzione della sua specie.
In altre parole la peculiarità dell’uomo di farsi guidare dalla “cultura” della sua comunità sociale può essere un vantaggio, ma anche un grave problema per l’umanità (è l’antica questione del “libero arbitrio”: l’uomo dispone di uno “dono” peculiare che, se utilizzato nel modo “sbagliato”, può divenire una condanna). Nella nostra Società, appunto, questo “dono” viene utilizzato in una modalità che, al di là degli apparenti vantaggi immediati, sembra causare gravi danni collaterali all’umanità.
la condizione di insicurezza come precondizione per la manipolazione delle coscienze
-
riprende uomo sradicato dopo excursus su programmazione culturale
Come si è accennato, vi sono alcune precondizioni psicologiche che facilitano l’utilizzo di strategie occulte di consenso. Vediamo qui alcune di queste condizioni.
Si è detto che una condizione di “insicurezza esistenziale” rende l’uomo più manipolabile.
La Società moderna produce, paradossalmente,
proprio queste condizioni di insicurezza:
l’uomo moderno che vive in una realtà urbana, sradicato dalla sua terra, dalla sua “tribù” (la sua “famiglia allargata”), dai Valori che per secoli lo hanno sostenuto moralmente, e da una cultura di sopravvivenza nei tempi passati gli permetteva di essere autosufficiente, oggi conduce, sostanzialmente, una esistenza dominata sull’insicurezza (la vita dell’uomo moderno è, in certo senso, determinata dalla paura).
Il problema risiede nel fatto che all’uomo moderno vengono a mancare quei fattori di sicurezza che le sue forme di intelligenza (Biologica e Culturale) sono abituate a cercare nell’ambiente che lo circonda (la percezione dell’assenza tali fattori lo pone in una condizione di stressante insicurezza, simile alla condizione di un automobilista abituato a guidare con le cinture di sicurezza, che si debba mettere in viaggio su un’auto sprovvista di tale dispositivo).
Questa condizione di insicurezza esistenziale è definita sin dall’Ottocento come “sradicamento”; ed avviene su più livelli [l’argomento è approfondito in altri documenti]. Le forme di sradicamento più significative sono:
-
lo sradicamento dalle tradizioni, legato ad un allontanamento fisico dalle terre natie e dalle relazioni con membri della famiglia allargata (e della comunità-villaggio – lo sradicamento è anche legato all’abbandono di una esistenza vissuta a contatto diretto con i meccanismi della natura).
-
lo sradicamento “morale” che avviene a livello culturale; nella Cultura occidentale si determina, ad esempio, in un sempre maggior distacco dalle radici “Cristiane” (la questione non è l’abbandono del dogma religioso, ma della perdita di un modo di essere “costituzionale” delle persone assimilato delle popolazioni occidentali negli ultimi duemila anni); un distacco da radici basate sulla concezione dei rapporti interpersonali fondati su modalità di compassione in quanto compartecipazione sviluppata su di un piano affettivo (la stessa qualità dei rapporti che si presume vivesse l’uomo nell’antichità) [vedi documento “***” per approfondimento]).
Questa forma di sradicamento induce oggi nell’uomo una forma di “alienazione culturale”: tali radici oggi vengono sostituite con altre forme culturali come quelle, ad esse precedenti, del Vecchio Testamento (impostate su di un senso di “giustizia” in quanto applicazione di autorità “maschile”, di vendetta); o dalle forme culturali delle successive “riforme” del Cattolicesimo cristiano, tra le quali il protestantesimo (che è stato indispensabile per lo sviluppo della forma mentis attuale della Società-Mercato, poiché ha eliminato alcuni vincoli morali alla ricchezza e al “consumo cospicuo”, ed ha introdotto l'”etica del lavoro”; ed ha quindi ispirato le nuove ideologie etiche “protestanti” laiche come il Marxismo, che, dal ’68, ha pervaso la nostra società). In ultimo, l’Habitus culturale originario degli europei viene sostituito da quello dell’Islam, che, in quest’ottica, può essere interpretato come “controriforma” del Cristianesimo, la quale riporta l’ideologia religiosa sulle posizioni morali del Vecchio Testamento: reintroduzione del senso di autorità al posto della compassione, e del “timor di Dio” come forma di sentimento salvifico.
Lo “sradicamento culturale” (o morale – il termine morale significa semplicemente “costumi”) comporta una sempre maggior perdita di identità nelle persone, e diviene una importante concausa delle ansie esistenziali che determinano la manipolabilità della coscienze delle persone (l’annullamento dell’identità degli individui è infatti una delle prime strategie applicate dai Totalitarismi all’individuo: con tale processo si trasforma l’uomo da individuo ad elemento della massa).
Si tenga conto che questo sradicamento dalle sue radici rappresenta per l’uomo un grave problema sul piano psicologico: il non riconoscere le sue origini, come è particolarmente evidente nel caso di una mancata accettazione della mentalità dei propri genitori, significa per l’essere umano non riconoscere una parte di se stesso, e quindi crescere senza una propria identità.
A causa della nostra eredità biologica (registrata nel nostro DNA) noi siamo in gran parte ciò che sono i nostri genitori; e ciò vale anche per l’imprinting ricevuto nei primi anni di vita, una sorta di DNA psichico, il quale, nel bene e nel male, definisce il fondamento del nostro carattere, della nostra personalità, il nostro “carattere” più profondo (che è quello che gestisce, dai livelli più profondi della coscienza, la nostra esistenza).
/ sospeso /// Si noti che la Piscologia ci dice che i problemi” esistenti a tale livello della nostra coscienza possono essere risolti solo nel caso in cui essi vengano “riconosciuti”. tenga conto del fatto che “riconoscere” non significa adottare in toto le convinzioni morali delle proprie “radici”, ma piuttosto accettare di essere stati “formati” in un certo modo: solo con questo percorso modo è possibile attuare una reale trasformazione di sé, superando anche, eventualmente, i limiti imposti dal “sistema culturale” secondo il quale si è stati formati.
<||> excursus – riflessioni sulle peculiarità dell’uomo “civilizzato
Questo sradicamento dai luoghi d’origine, dalla comunità tradizionale e dalla Cultura originaria ha prodotto nell’essere umano un senso di insicurezza esistenziale che lo accompagna per tutta la vita. Seguono alcune riflessioni in proposito (sono parti estratte dal testo “Riflessioni sulla Civiltà occidentale”.)
lo “sradicamento” dell’Uomo
Riassumiamo qui alcuni punti significativi che hanno caratterizzato questo processo di alienazione dell’uomo.
Oggi l’Uomo Moderno (pur avendo, in alcuni aspetti del suo Progresso, ottenuto ottimi risultati) è un uomo sradicato, che ha perduto i contatti con le sue origini (biologiche e culturali): a causa di ciò esso non è più autosufficiente (condizione che era garantita proprio dal perduto rapporto sinergico con la natura), e sente la necessità di essere eterodiretto.
In altre parole l’uomo moderno ha perduto il passato: si è ricostruito un passato “mentale”, per cui non c’è più una vera memoria del passato dell’umanità (esssovive fuori dal tempo reale). L’umo moderno si è cioè costruito, per compiacere il suo Ego (le sue aspirazioni, i suoi rancori) una sua Storia; ma anche una Scienza, una Medicina ed una Filosofia fondate su nuove verità “intellettuali” che non rispecchiano più la realtà. Come vedremo, oggi l’uomo moderno vive letteralmente in un mondo di illusione
Esso, sostanzialmente, vive in cattività: l’uomo, perseguendo gli ideali dell’illuminismo, è riuscito finalmente a costruire l’Uomo Nuovo, il quale però, costringendosi a vivere secondo le leggi artificiali di Mercato, dell’innovazione scientifica e della “correttezza morale” ideologica, si è condannato a vivere sempre più in cattività. E, come tutte le specie costrette a vivere in cattività, l’uomo moderno è un animale che è uscito dalla a sua nicchia ecologica. In un certo senso, essendosi voluto emancipare dalla dipendenza dalla natura, l’uomo ha rinnegato se stesso.
Nella sua attuale condizione di alienazione esso finisce per essere ossessionato da quegli stessi principi su cui ha impostato la nuova società: il materialismo (ovvero la necessità di fornire per ogni evento una spiegazione di tipo razionale); l’idea di “sviluppo” come necessità di continua crescita (in fatto di nascite, fatturati, PIL, ecc…) e di competizione ad ogni costo (oggi in ogni aspetto della vita siamo tutti costretti a “vendere” noi stessi, anche nei rapporti affettivi).
L’esistenza dell’umo moderno si è svuotata di Valori e di Affettività: ciò perchè esso ha rinnegato tradizioni e valori della comunità e della sua famiglia (le sue radici affettive e formative, quasi definitivamente abbandonate con la “Rivoluzione culturale” del ’68). E perchè esso ha rinnegato anche la sua “Cultura spirituale” originaria (ma oggi rimane il desiderio di “trascendenza”, che viene soddisfatto dalle Ideologie sociali moderne).
La nostra epoca è caratterizzata dal senso di insicurezza, negli ambiti specifici della:
• sicurezza per ciò che riguarda l’ambiente: lasciandosi alle spalle la Società basata sulle sinergie con la Natura l’uomo pensava di aver superato le preoccupazioni dovute ai capricci del tempo, ma oggi, paradossalmente, fenomeni climatici come gli uragani, le siccità e lo scioglimento dei ghiacci perenni minacciano seriamente il nostro modo di vivere.
• sicurezza di sostentamento: per quanto oggi si lavori, in gran parte delle famiglie è ritornato lo spettro della povertà; non c’è nemmeno la sicurezza di poter avere o mantenere un posto di lavoro; e il sistema previdenziale non è più in grado di assicurarci la pensione.
• sicurezza sociale in quanto sicurezza della propria incolumità fisica: il nostro Sistema sociale non è più in grado di gestire la criminalità urbana (in Italia il 95% dei furti non riesce ad essere punito da una magistratura oberata di lavoro, e chi ha commesso un crimine rimane in libertà). La sicurezza fisica è messa in pericolo quotidianamente durante gli spostamenti in auto nel traffico caotico delle nostre strade (per non parlare di chi si sposta in bicicletta).
• sicurezza per la salute: il Sistema sanitario è, per quantità di vittime, il secondo responsabile delle morti nella nostra Società. E le inchieste condotte dalle società di assicurazioni ci dicono che la maggioranza dei cittadini ha comunque la percezione di dover terminare la sua esistenza tra le sofferenze di una grave malattia; la perdita di spiritualità ha prodotto un genere umano in preda alla paura della morte.
• sicurezza per ciò che riguarda la Pace: la situazione internazionale è sempre più grave, viviamo ormai in un mondo altamente conflittuale, caratterizzato da un alto numero di violenti scontri ideologici e religiosi interni alle singole Nazioni, ed a livello internazionale; lo spettro della minaccia della guerra ha solamente cambiato aspetto, e nella nuova veste è più inquietante che mai: oggi non vi sono più i tradizionali scontri “pianificati” tra eserciti “regolari”, ma vi è una “guerra diffusa”, fuori da qualsiasi regola, condotta da nemici dotati di armi di distruzione di massa che possono essere trasportate in una borsa della spesa.
Si aggiunga il fatto che l’essere umano sa che raggiunta l’età della pensione diventerà un peso per la società, mentre nella comunità pre-moderne esso era sempre, con la “saggezza” rappresentata dalle sue lunghe esperienze di vita, di grande utilità.
il testo che segue è estratto da una parte del documento precedentemente citato nella quale si approfondisce l’analisi del problema delle errate convinzioni dell’uomo occidentale] ))
L’uomo moderno ha prodotto una Cultura “artificiale” (un Sapere fasullo), che non gli fornisce più il senso di sicurezza che forniva all’uomo il sapere tradizionale. Alcune convinzioni fondamentali dell’uomo moderno sono false; non è vero:
– che, come si auspicava l’uomo quando ha intrapreso la “via moderna” al progresso, oggi si sia raggiunto un livello di sicurezza esistenziale migliore di quello esistente nell’antichità (si tratta della supposta “conquista” della nostra era, che viene utilizzata per controbilanciare, a livello dialettico, gli aspetti negativi della nostra Civiltà). E’ vero piuttosto che l’uomo è piombato in una condizione di profonda “insicurezza esistenziale”. Ciò riguarda tanto i fattori psicologici, inerenti tranquillità nei confronti morte o alla serenità esistenziale (oggi le percentuali di persone depresse, quindi più che infelici, sono preoccupanti – e la depressione affligge un numero sempre maggiore di minorenni), quanto le sicurezze di tipo materiale, come la sicurezza di poter disporre di mezzi di sostentamento, una buona condizione di salute o l’incolumità fisica nella vita sociale.
– che si sia raggiunta la tanto agognata sicurezza economica (oggi nella famiglie lavorano anche le mogli, ma i problemi economici sono rimasti quelli che erano nel secondo dopoguerra, all’inizio della attuale fase di sviluppo).
– che si sia raggiunta una condizione in cui il posto di lavoro è assicurato: la disoccupazione cresce inevitabilmente con il decadere della società Industriale, il sistema pensionistico è sostanzialmente fallito, e gli economisti non hanno nessuna idea di come fare a correggere questa situazione.
L’emergere dell’infondatezza di alcune convinzioni sui cui l’uomo moderno creava le sue condizioni di sicurezza esistenziale stanno diffondendo un clima di insicurezza nella Società moderna.
E in queste condizioni di insicurezza esistenziale l’uomo moderno è reso, appunto, manipolabile attraverso le nuove strategie di “persuasione occulta” che fanno leva sulle paure sotterranee dell’essere umano.
l’incompletezza dell’individuo moderno
Dal punto di vista psicologico, l’uomo moderno è manipolabile poiché è un individuo incompleto: la sua condizione di incompletezza (caratterizzata dalla mancanza di facoltà e sentimenti originari dell’uomo, e, di conseguenza, di una reale “consapevolezza” di sé) lo mette nella condizione di essere incapace di affrontare la vita senza un aiuto esterno.
Inoltre questa incompletezza genera dei nuovi bisogni ai quali l’individuo stesso non è in grado di provvedere: si tratta di una dipendenza tanto di tipo materiale (ad esempio l’uomo non è più in grado di procurarsi direttamente il cibo); quanto, appunto, di tipo psicologico (nuove forme di psicosi che influenzano in modo importante la sua vita). Ciò accresce la sua dipendenza dalle Istituzioni .
Questa incompletezza “psicologica” dell’uomo civilizzato è prodotta fondamentalmente, oltre che dal suo sradicamento da luoghi e culture, anche dalla sua incapacità, all’interno del sistema di educazione moderno, di trasferire ai figli una “educazione empatica” (di trasferire affetto, abitudini psicologicamente e fisiologicamente positive, ecc…).
() il ruolo della Scienza moderna
nella creazione di un uomo manipolabile
Perché la Scienza non è riuscita a rimediare a questo problema?
Il fatto è che la Scienza Istituzionale non è un gran che motivata a farlo. Anzi, come si è detto, le teorie di manipolazione della coscienza delle persone sono state introdotte in Occidente proprio da Scienziati che sono al servizio delle Istituzioni.
Vediamo il perché.
Questa incompletezza dell’essere umano, dal punto di vista delle Istituzioni moderne, non è affatto un “difetto”:
l’incompletezza dell’essere umano “civilizzato”
è una caratteristica funzionale al Sistema di vita moderno
poiché, rendendo le persone vulnerabili dal punto di vista emotivo e culturale, le si rende più facilmente “gestibili” (ciò riguarda l’individuo nei suoi vari ruoli di consumatore, cittadino, studente, figlio, partner, ecc…).
la questione della “scarsità” come fattore vitale del mercato
[L] <scarsità> 1
Vediamo uno dei casi nei quali l’incompletezza rappresenta un fattore vitale per il nostro Sistema.
La Società moderna dipende interamente dal Mercato, il quale può prosperare unicamente se riesce a “vendere” i suoi prodotti. Se il mercato non vende, l’intera Società non funziona.
E la regola fondamentale del commercio è che “si può vendere solo ciò che non è disponibile, in abbondanza, in Natura”. Ossia, utilizzando il linguaggio degli economisti moderni, si può vendere solo ciò di cui vi è scarsità.
Quindi la scarsità di un qualcosa rappresenta una grande opportunità per il Mercato (di fatto, dipendendo la nostra società dal Mercato, la condizione di scarsità, paradossalmente, rappresenta una necessità per la sopravvivenza del nostro sistema).
L’uomo moderno, incompleto, scarseggia di una serie di “capacità esistenziali” che il Mercato oggi è in grado di coprire con i suoi “prodotti”. In altre parole, l’attuale condizione psicologica dell’essere umano, il senso di “vuoto esistenziale”, induce nell’uomo un “forte desiderio” generico che lo porta ad un atteggiamento “consumistico” (si tratta di forme di ricerca di appagamento in quanto “compensazione” psicologica della impossibilità di soddisfare bisogni/desideri più “naturali”).
Il funzionamento della nostra Società nell’ultimo mezzo secolo può essere riassunto così: questo bisogno tipico dell’individuo incompleto oggi viene appagato
-
dal Mercato (in questo modo si ottiene la maggior parte del “consumo cospicuo” che tiene in piedi oggi il nostro sistema) e
-
dalle Ideologie sociali (le quali sono in grado di canalizzare questi bisogni delle persone verso forme di appagamento di “compensazione”: passioni sociali e speranze di un futuro migliore).
(Una riflessione: il pensiero ideologico, egemonico, è esso stesso un “pensiero incompleto”, prodotto da individui incompleti che, per sentirsi “normali”, avvertono il bisogno di estendere al Mondo la loro visione delle cose – sappiamo infatti che chi si crede di essere Napoleone, per non sentirsi pazzo, ha bisogno che gli altri pensino che le sue preoccupazioni per la battaglia di Waterloo che egli deve ancora affrontare, sono più che giustificate. Così i Leader ideologici oggi estendo al mondo intero la loro visione negativa, emergenziale: e inducono le masse ad agire nella direzione delle loro convinzioni) [questi argomenti sono sviluppati nella “collana” di documenti “Sentieri”]).
La condizione di incompletezza dell’individuo è quindi funzionale al “sistema di vita moderno”.
La nostra Società, per poter sopravvivere, è costretta ad allevare individui incompleti, educandoli, ad esempio, al “timor di Dio” (attualizzato, ad esempio, nelle Ideologie nel “pericolo del Fascismo” – e nella nuove forme di nichilismo positivista della Scienza attuale, nella visione Entropica del Cosmo e dell’esistenza), e quindi alla “dipendenza”.
() l’educazione e la paura
Quindi, poichè la nostra società “civilizzata” deve poter gestire dall’alto le persone, ormai incapaci di gestire se stesse; e poiché per poter gestire gli esseri umani questi devono essere “incompleti”, oggi il nostro Sistema sociale deve creare individui incompleti.
Per questa ragione tutta l’educazione moderna è quindi, fondamentalmente, una educazione che produce paura.
La società si perpetua trasmettendo i suoi valori di generazione in generazione. Una civiltà incompleta alleva individui incompleti.
Ciò è possibile grazie ai meccanismi ereditari peculiari dell’essere umano (come si è detto, per la nostra specie, alla trasmissione del patrimonio ereditario biologico, si affianca la “trasmissione ereditaria culturale”). E cioè grazie al trasferimento di generazione in generazione di un bagaglio culturale che viene gradualmente evoluto.
Per capire il funzionamento di questa modalità di “imprinting” della psiche dell’essere umano è necessario comprendere come la programmazione culturale della mente non avvenga, come normalmente si crede, a livello “mentale” (a livello cioè di intelligenza razionale, sul piano del linguaggio verbale). La programmazione “mentale” delle persone avviene invece per lo più a livello emozionale: il processo di trasferimento di cultura di generazione in generazione funziona cioè come una sorta di programmazione emozionale (sebbene esso implichi, a livello mentale, l’utilizzo di una serie di concetti formulati in modalità verbale, tale processo si svolge quasi interamente a livello emozionale – a questa forma di “cultura” sono rivolti i recenti studi di Scienziati come Goleman, autore del libro “L’intelligenza emozionale”, e ricercatore in una delle più attive comunità scientifiche internazionali tra quelle che si occupano dello studio della mente umana).
Come funziona il processo di “educazione emozionale”?
In sintesi, in questo processo la società trasmette le sue idee dominanti sotto forma di emozioni (pur essendo il processo educativo basato apparentemente su di un trasferimento di informazioni attuato sul piano verbale, in realtà esso si fonda sul significato simbolico delle parole che vengono utilizzate, e cioè su “memorie emozionali” ad esse collegate).
In questo modo si può attuare una programmazione mentale emotiva fatta di “condizionamenti” negativi legati a sensazioni emotive legate a paura e vergogna; e di altri condizionamenti “positivi” legati alla percezione di emozioni che producono senso di sicurezza (è un meccanismo Pavloviano di creazione di riflessi condizionati, che permetterà di dirigere la coscienza dell’individuo in età adulta).
l’educazione “negativa”
Queste sensazioni vengono “impresse” nell’individuo nell’età infantile: di conseguenza l’essere umano, nel caso in cui sia applicato un condizionamento di tipo “negativo”, crescendo diviene un adulto afflitto da paure sotterrane, sulle quali è possibile far leva per orientare le sue opinioni ed i suoi atteggiamenti (queste paure vengono indotte nell’individuo “a fin di bene”: si pensa che un uomo “timorato” possa assumere più facilmente atteggiamenti moralmente corretti).
Nella nostra Civiltà viene indotta nel bambino una continua sofferenza già nei primi istanti di vita, attraverso le pratiche moderne di puericultura, e poi attraverso l’educazione infantile: quando viene tolto alla madre appena dopo il parto, nel lasciarlo piangere nella culla (mentre nelle altre civiltà si tiene conto del fatto che nei primi giorni di vita è determinate per il bambino il contatto fisico con la madre); con i messaggi che gli vengono passati attraverso la televisione che guarda per gran parte della giornata; ecc….
Un esempio significativo di condizionamento emozionale “negativo” è l’applicazione di una filosofia razionale di educazione del bambino, secondo la quale si costringe il neonato a mangiare ad orari regolari (e quantità predeterminate di cibo): ciò fa in modo che l’individuo adulto, avendo imparato che i suoi bisogni non possono essere soddisfatti dall’ambiente che lo circonda nel momento in cui si manifestano, non rivolga mai all’esterno delle dirette richieste di soddisfazione (esso rimane quindi in una condizione di perenne “bisogno”).
In alter parole questo imprinting produce nell’individuo adulto, appunto, la speranza che qualcun altro, alla fine, possa finalmente riuscire a soddisfare i bisogni di sicurezza (e questo è uno dei condizionamenti che lo rendono manipolabile, perché in queste condizioni esso “dipendente” dagli altri: sia per ciò che riguarda le sue istanze sociali; sia per ciò che riguarda i suoi bisogni relativi ai piaceri mondani, che vengono soddisfatti dal Mercato che lo indirizza verso consumo “artificiale” di soddisfazioni).
Come si è detto, la condizione di scarsità, dal punto di vista psicologico, si determina in un senso di “insoddisfazione esistenziale”.
Ciò che rende l’individuo moderno manipolabile è il fatto che con l’imprinting ricevuto attraverso l’educazione esso, crescendo “incompleto”, avrà da adulto una richiesta di soddisfazione di bisogni che non potrà mai essere esaudita. Di qui l’esistenza nell’individuo moderno di un bisogno che non può mai esser soddisfatto, perché si tratta di un bisogno “simbolico” prodotto dal trauma di non aver ricevuto soddisfazione nell’età nella quale l’individuo avrebbe dovuto, a livello biologico, essere soddisfatto dagli adulti (fondamentalmente si tratta del bisogno di ricevere “qualcosa” dai propri genitori, che, dal momento che l’individuo diviene adulto, non può più “biologicamente” essere soddisfatto – la persona, afflitta da questo senso del bisogno, richiederà, ad esempio, al coniuge di essere soddisfatto da una qualità di affetto che solo il genitore avrebbe potuto dargli).
(si noti che l’unico modo per far cessare questa “richiesta infinita” sarebbe quello di “elaborare” tali bisogni attraverso un processo di terapia psicologica: le attuali psicoterapie “ufficiali” vanno però, a differenza di quelle utilizzate dalla Medicine alternative, nella stessa direzione dell’educazione offerta dal “Sistema”, cercando di portare maggior serenità nell’esistenza del paziente attraverso strategie di compensazione dei suoi reali bisogni).
Come ci dice la Piscobiologia, divenendo quindi portatore di una domanda che non può avere risposta (la “domanda infinita” di J.C. Badard), l’individuo diviene quindi irrimediabilmente insoddisfatto. Ciò lo rende, appunto, permanentemente manovrabile (tanto che le Medicine che adottano una visione psicosomatica dell’essere umano hanno individuato nella manipolazione reciproca degli individui, subentrata al posto della gestione dei rapporti in modo affettuoso, l’origine di molte delle attuali malattie fisiche).
Questa caratteristica dell’educazione dell’individuo moderno è anche alla base della diffusione delle Ideologie antagoniste: il senso di non avere avuto qualcosa in una età nella quale si avrebbe avuto biologicamente il diritto di essere soddisfatti, rende, tra le altre cose, l’individuo desideroso di vedere riparato questo torto; l’individuo cresce così con una richiesta “infinita” di soddisfazione dei propri “diritti”. Agendo su questo tipo di insoddisfazione è possibile indirizzare l’individuo, come avviene nell’ambito delle “Ideologie sociali antagoniste”, verso una condizione emotiva caratterizzata da una intensa sete di “giustizia” (intesa quest’ultima nel senso Biblico di Vendetta).
il percorso educativo del bambino nella Società “civilizzata”
Come è possibile programmare la coscienza dell’individuo in modo che la sua vita sia condizionata dalle sensazioni emotive negative?
Questo obiettivo viene realizzato attraverso il percorso educativo del bambino tipico della nostra era.
I “condizionamenti negativi” delle Culture Istituzionali avvengono attraverso modalità molto sofisticate e sottili (modalità che, come vedremo, sono state evolute nei secoli da varie forme di Stato totalitario e e dalle “sette” religiose).
Vi sono, appunto, due diverse “filosofie” di educazione dei bambini: una educazione “positiva”, che è finalizzata ad “allevare” la spontaneità dell’individuo (portandolo a focalizzare la propria attenzione sulle qualità positive dell’esistenza); ed una l’educazione “in negativo”, che è invece finalizzata a “tenere lontano dai guai” il futuro adulto inducendogli il timore dei “problemi” che l’esistenza umana può presentare all’individuo.
Le forme di condizionamento “in negativo” sono sempre esistite sia livello istituzionale (Stato, Religioni dalla forte componente ideologica – vedi principi dell'”occhio per occhio” o del “timore” come modo di relazionarsi con Dio), sia a livello familiare (vedi le affermazioni “se fai il cattivo viene l’omino nero e ti porta via”). Solo che mentre nell’antichità nell’educazione, pur essendo utilizzati alcuni condizionamenti “negativi” rimanevano comunque ancora preponderanti le idee sostanzialmente “positive” dell’esistenza umana (e dell’esistenza di un livello “trascendente” della vita: si tratta, ad esempio, dell’idea dell’Angelo custode), oggi, con una evoluzione (rivoluzione) culturale che tende ad un determinismo sempre più radicale, e quindi in un certo modo al “pessimismo materialista”, si sono ribaltate le cose.
[ vedi un approfondimento del “pessimismo materialista” su cui si basa la nostra Cultura nel documento “***”: oggi l’uomo moderno è arrivato a sviluppare un pensiero negativo “assoluto”: non solo vede l’individuo come “ramo storto” che non è possibile “guarire”, e il cosmo destinato ad una morte entropica per esaurimento delle energie; ma pensa addirittura che qualsiasi pensiero meno negativo di questi sia una malattia psichica da estirpare dalla mente dell’uomo ].
Oggi il “chiedi e ti sarà dato“, percepito in precedenza come legge fondamentale dell’esistenza, viene “rimosso” dalla coscienza delle persone grazie alle rivoluzionarie teorie “scientifiche” di puericultura le quali indicano ai genitori di lasciar piangere il bambino nella culla affinché esso non cresca “viziato”.
(i genitori, privi della percezione dei principi biologici dell’esistenza, devono ricorrere ad “esperti” per svolgere persino le loro attività biologiche più essenziali, come quella di trasmettere i propri sentimenti ad un figlio: come se esistessero delle tecniche da sostituire alla spontaneità per comunicare sul piano affettivo! E, appunto, in tali corsi viene insegnato loro che il bambino deve essere lasciato piangere nella culla: in questo ribaltamento di valori tradizionali la necessità di nutrirsi, a livello affettivo, attraverso le relazioni con gli altri, diviene un vizio).
In questo modo il bambino perde di vista di uno dei principi che guidavano la vita degli uomini nell’antichità (appunto, il “chiedi e ti sarà dato”), e, non essendo più in grado di soddisfare i suoi bisogni fondamentali di affetto, diviene irrimediabilmente insoddisfatto.
Quando sarà più grandicello il bambino poi dovrà “rassegnarsi” a non percepire la presenza della madre per lunghe ore, quando verrà posteggiato negli asili nido (pratica che nasce solo a metà del secolo scorso, a causa della sopravvenuta necessità per la madre di lavorare). Esso svilupperà quindi la sensazione di solitudine che non sarà più soddisfatta per il resto della sua vita (per un bambino un’ora di sofferenza è eterna).
Il problema è aggravato dal fatto che la nuova educazione razionale, finalizzata a produrre un “Uomo razionale”, migliore di quello “naturale”, produce un imprinting nella mente dell’individuo che fa si che esso si convinca intimamente che molte delle gioie che gli potrebbe riservare la vita sono delle illusioni (ad esempio la percezione di sensazioni positive a livello “spirituale” sarebbero negative perchè prodotte da menti “irrazionali”), e che quindi vanno eliminate dalla mente degli individui (si ha un ribaltamento di valori culturali nel quale i precedenti principi dell’esistenza divengono immorali – divengono cioè “l’oppio dei popoli” – e gli atteggiamenti ad esso legati vanno quindi “guariti” con cure di “rieducazione” psicologica, e psicofarmaci; i quali oggi vengono utilizzati in modo esteso già per “guarire” i bambini da atteggiamenti “irrazionali” che un tempo venivano considerati semplicemente segno di forte vitalità).
//// next //// vedi la nuova psicologia è il nono riconoscimento dle principio di paicere.
La paura oggi nei bambini viene indotta anche dai media: i genitori incompleti non sono in grado di far altro che tenere il bambino davanti alla televisione. Ed i programmi televisivi per bambini, per avere maggiori ascolti, coinvolgono i bambini con la paura.
Il condizionamento negativo attraverso i fumetti ha mosso il parlamento USA a promulgare il “comics code” nel ’54, per togliere mostri e orrori dai fumetti. Ma oggi anche la Walt Disney ha adottato una linea che non rispetta le condizione imposte da quella legge.
Il problema è che si tratta di un circolo vizioso: il mercato, per sopravvivere, non può più fare a meno di offrire prodotti che facciano leva sulla paura (ciò vale per il pubblico dei bambini, ma anche per gli individui adulti cresciuti nella nuova dimensione culturale).
Oggi i bambini in grado di guardare un film sono già comunque condizionati dalla paura, e quindi i film terrificanti sono proprio ciò che essi vogliono vedere (si tratta della cosiddetta “coazione a ripetere”, che si evidenzia quando ai bambini si racconta una favola che “fa paura”, e loro vogliono sentirsela ripetere all’infinito). E quindi il Sistema mediatico, per sopravvivere, deve, in un certo senso, continuare a produrre quel tipo di film (almeno in questo caso tale considerazione non può essere portata come una giustificazione plausibile da parte del Mercato, poiché la maturità della coscienza di bambini in fatto di preferenze non può comunque essere considerata quella di una adulto).
Significativo il fatto che nel 2003 il film per bambini di maggior successo film fosse pubblicizzato da un manifesto che mostrava un primo piano di uno squalo dallo sguardo terrificante.
Successivamente alla fase infantile, mentre un tempo si badava soprattutto a far sì che l’adolescende “imparasse ad imparare”, oggi il percorso educativo “standard” del sistema culturale occidentale porta l’individuo ad assumere l’abitudine a dipendere da personaggi “autorevoli” più che dalle sue capacità per comprendere come funziona il mondo (si tratta di personaggi incarnati prima dai professori, poi, quando diverrà adulto, dagli “esperti”). In questo modo si contribuisce a creare un individuo dipendente dagli “esperti” e dalle istituzioni.
Attraverso i processi educativi definiti dalla cultura prevalente nel nostro sistema sociale, vengono cioè instillate nell’individuo le basi di quelle “convinzioni esistenziali” (ricordiamo che si tratta di sensazioni, di memorie emotive e non di concetti “mentali”) che permetteranno poi l’applicazione, sull’adulto, delle tecniche di “persuasione coercitiva” diffuse nella nostra società.
Nella Società “civilizzata” le persone crescono quindi con convinzioni (e sensazioni) negative nei confronti dell’esistenza: saranno intimamente convinte del fatto che la vita sia una qualcosa di sostanzialmente negativo, e che solo con la propria intelligenza mentale, e quindi grazie al proprio “Egoismo”, si possa sopravvivere.
In questa nuova condizione nella società vengono quindi sviluppate quelle che un tempo venivano considerate come “virtù negative”: gli adulti saranno cioè convinti del fatto che il prossimo tenda a sopraffarli, e perciò di dover essere abbastanza furbi per non soccombere nelle loro relazioni con altri esseri umani; e saranno anche convinti del fatto che se hanno bisogno di qualcosa nessuno a loro “regalerà nulla” (nessuno “aprirà loro una porta”), e quindi che devono essere abbastanza cinici per arraffare ciò che a loro serve, cercando di non farsi scoprire; e penseranno che se non escono la sera con la moglie di un altro, per ragioni statistiche, non hanno nessuna possibilità di trovare un partner; e avranno la percezione che sia meglio non rivelare se stessi agli altri, poichè rischiano di non essere accettati in società.
L’essere umano che abbia ricevuto una educazione “civilizzata” si trova, appunto, ad essere in una condizione che rende la loro coscienza insoddisfatta e manipolabile.
la dipendenza dell’adulto garantita dall’inibizione della sua capacità di imparare
Nell’individuo adulto la paura viene poi coltivata attraverso l’induzione dell’idea che l’esistenza sia costantemente insidiata dal male (da un nemico morale o religioso). In questo modo Istituzioni e movimenti ideologici possono poi, come si vedrà meglio più avanti, proporre una ricetta “salvifica” con la quale si promette l’eliminazione di questo pericolo incombente (oggi le istituzioni, la famiglia, lo Stato, la Chiesa si pongono sempre come strumento di salvezza in questo senso).
/// sopseso //// (nonsi sata parlando dell’educazione affettiva, ma di quella clutrale .. che all’dineteno della famiglia sono due cose diverse).
Si noti come su questi principi siano anche impostate le istituzioni preposte alla ri-educazione del cittadino utilizzate per gli adulti che sono usciti dalla “retta via” (recupero tossicodipendenti, terapie psicologiche proposte dal Sistema sanitario pubblico), nelle quali viene trasmessa l’idea che tali Istituzioni siano la via per liberare le persone dal male che si annida nella loro mente (si tenga conto che le forme di Psicologia antica e quelle più recenti utilizzate nelle “medicine alternative” seguono un approccio di segno opposto – l’attuale approccio è invece condiviso da tutte le forme di terapie istituzionali, dalla psicanalisi Freudiana alla PNL. Un particolare significativo: tanto i metodi specifici quanto i fini adottati da queste istituzioni non sono troppo dissimili da quelle utilizzate nei “campi di rieducazione” dei regimi Totalitari del ‘900 organizzati per gli individui che non si erano lasciati plasmare spontaneamente dalla dottrina di regime).
La condizione di “debolezza psicologica” dell’individuo indotta dall’educazione istituzionale viene quindi poi coltivata, quando esso diviene adulto, attraverso le istituzioni come la famiglia nucleare (la tipologia di famiglia composta dai 2 genitori e dai figli è una invenzione relativamente moderna, ed è portatrice di principi e valori completamente differenti rispetto a quelli trasmessi dalla famiglia allargata della società rurale), o attraverso le istituzioni preposte alla salute fisica e mentale dell’uomo, che contribuiscono ad anestetizzare le sensibilità dell’uomo, in senso fisico e mentale con sedativi; o, ancora, attraverso la televisione, ecc …
Con queste “terapie” l’individuo viene mantenuto in una condizione di inconsapevolezza, e quindi di “dipendenza” e di facile “gestibilità” (paradossalmente, i sintomi “patologici” sui quali si interviene con queste cure non rappresentano affatto delle patologie, ma semplicemente un risvegliarsi delle facoltà sensibili dell’individuo).
// paro //// attraverso le istituzioni, le quali sfruttando i meccanismi intrinseci all’uomo (legati all’attività del cervello limbico) che permettono, appunto, di programmare le coscienze attraverso il sistema psicosomatico basate sulle emozioni.
Una delle caratteristiche che rendono inattaccabile, non riformabile dal suo interno, il Sistema di educazione moderno è il fatto che esso rende gli individui incapaci di imparare. L’educazione del nostro sistema si basa sulla paura, e la paura porta l’essere umano a “chiudersi”: per imparare è invece necessario aprirsi (questa chiusura è legata al “rimosso”). In sostanza la paura blocca l’apprendimento, e quindi l’evoluzione (sia a livello individuale che sociale); la paura rende gli individui dipendenti da qualcosa che dia loro, dall’esterno, un “senso di sicurezza” che essi non riescono a trovare al loro interno. Questa chiusura delle persone rende la loro programmazione psicologica “blindata”.
Vedremo più avanti come questo tipo di gestione degli individui presenti dei difetti di fondo che prima o poi porta il sistema sociale “civilizzato” ad una condizione di crisi. Infatti l’incompletezza dell’individuo prodotta e mantenuta dal sistema culturale moderno, se in un primo tempo risulta essere un vantaggio per il Sistema, diviene ad un certo punto un fattore critico per l’evoluzione della Società. Ciò è dovuto al fatto che una società composta da individui che versano in questa condizione di insicurezza esistenziale, per poter funzionare necessita di tecniche di manipolazione delle coscienze sempre più forti (le Istituzioni non sono in grado di “compensare” ad un livello sufficiente questa insicurezza esistenziale, e si sviluppa nelle persone un senso sotterraneo di angoscia che porta, ad esempio, ad inceppare meccanismi fondamentali come quello del consumo).
Si noti la paradossalità di molti aspetti della Civiltà occidentale, la quale vive in una in una sorta di condizione di “conflitto di interesse” a causa del quale le condizioni che secondo i suoi Principi essa dovrebbe rimuovere dalla Società, sono invece proprio le condizioni che ne garantiscono la sopravvivenza [nel documento “***” si mette in luce, tra le altre cose,
– come la nostra sia una società che ha adottato una mentalità razionale che tende a “dividere” (ed è quindi intrinsecamente portata generare conflitti); e come ciò renda molto difficile riformare la società moderna
– come la nostra società produca contraddizioni di fondo tra le quali vi è il “Paradosso della società del benessere”: per far funzionare il Mercato, dal quale essa dipende interamente, essa è costretta a generare insoddisfazione (scarsità)
– e come essa, invece di favorire un processo di evoluzione della coscienza delle persone (che permetta ai cittadini di essere autosufficienti, e, ad esempio, pesare meno sulle casse dello Stato), adotti strategie che mantengono basso il livello di consapevolezza dell’individuo (un esempio: è più facile risolvere il problema della dipendenza dalle droghe chimiche che non quello dalla televisione)].
Come vedremo la Cultura indotta dal nostro Sistema di istituzioni nell’individuo è, di base, la stessa “cultura del terrore”, utilizzata qui in modo più “morbido”, la quale ha caratterizzato le dittature del Novecento: una Cultura che produce un humus di emozioni negative (instillate nell’individuo attraverso un sofisticato meccanismo di “programmazione psicologica”) sulle quali le Istituzioni possono poi far leva per ottenere il consenso delle persone (naturalmente questo è un processo portato avanti dalle istituzioni, “a fin di bene”: raramente vi è nelle persone che dirigono le istituzioni, una consapevolezza del meccanismo che essi applicano e propagano). [vedremo come gli studi che hanno portato queste strategie nel Sistema democratico occidentale si siano sviluppati negli anni ‘50; e come siano stati condotti, tra gli altri, da Ron Hubbard, che poi, applicando tali strategie di manipolazione delle coscienze, ha fondato Scientology]
——– Qui termina la parte più “psicologica” …. E inizia la parte più sociale della questione —-
(()) LA PATOLOGICITÀ DEL PENSIERO MODERNO
Il Pensiero moderno, ha indubbiamente raggiunto elevati livelli di conoscenza, che hanno permesso all’Uomo di ottenere un notevole progresso in molti settori del Sapere e nel campo delle applicazioni scientifiche. Ma ora l’Uomo moderno, trovandosi a dover condurre una Società nella quale, per sopravvivere, deve gestire in modo “artificiale” il consenso delle masse, ha dovuto imboccare una strada nella quale esso ha gradualmente trasformato il pensiero occidentale in una forma di pensiero che, secondo i canoni della psicanalisi, potrebbe essere definito una forma di pensiero patologico.
Questa caratteristica della nostra Civiltà rappresenta per noi un fattore critico di grande importanza, poiché essa può determinare il declino della nostra Società [l’argomento è sviluppato in altri documenti, come “Riflessioni sulla Civiltà Occidentale”, “***”].
il senso di insicurezza
come fattore strategico del Sistema “civilizzato”
Perché il Sistema occidentale non può fare a meno di questo condizionamento delle masse? Come viene giustificato l’utilizzo di questo processo?
Per quanto riguarda il processo di induzione nell’individuo di una condizione psicologica che lo renda “facilmente gestibile” dalle istituzioni, ciò viene giustificato dal fatto che, dando la Cultura occidentale per scontato il fatto che l’individuo lasciato libero di seguire i propri istinti produrrebbe danni a sé e alla società, rinunciare a queste strategie di “gestione delle coscienze” significherebbe creare caos sociale e sofferenze per tutti.
Dobbiamo tener conto del fatto che in assenza di questa condizione di “governabilità” assicurata dalle strategie di “gestione delle masse” il nostro Sistema, per come è strutturato oggi, finirebbe effettivamente per crollare, procurando enormi problemi materiali e psicologici ai cittadini.
In un certo senso oggi il nostro Sistema sociale sembra quindi essere costretto, “per il bene di tutti”, ad agire in questo modo: “gestendo” le coscienze dei cittadini
Sembra cioè che, paradossalmente, le nostre istituzioni siano costrette ad indurre nelle persone un senso di insicurezza affinché sia possibile mantenere, all’interno del Sistema, un ordine sociale che sia in grado di garantire un sufficiente livello di sicurezza esistenziale (naturalmente sembra anche che, proseguendo su questa strada, molto probabilmente si giungerà ad un punto critico in cui la “perversione” di questo processo determinerà un crollo di tutto il Sistema così artificiosamente costruito – nel documento “Riflessioni sulla Civiltà occidentale” si cerca di comprendere se non si sia già giunti a quel punto).
Uno dei problemi che aggravano l’attuale situazione è che oggi tanto il modo di ragionare Istituzionale, quanto quello di “opposizione” (che dovrebbe invece, nel processo dialettico vitale per la Società occidentale, seguire una strada antitetica a quella istituzionale), hanno un interesse ideologico nel diffondere questo senso di insicurezza.
Come si è detto, si dovrebbe riflettere su come la preoccupazione dei Poteri istituzionali sia in questo caso fondata: effettivamente, se si dovesse, di colpo, rinunciare a questa modalità di gestione delle coscienze dei cittadini, il sistema finirebbe nel caos: le persone, private di questo condizionamento, non sarebbero più in grado di ricoprire con la necessaria “forza morale” i ruoli sociali di primaria importanza all’interno del sistema (non vi sarebbero più: l’insegnante che deve contribuire a propagare idee assiomatiche, prive di reale fondamento; il medico che deve applicare cure che non sono più in grado di guarire la gente; il giudice, che interpretando in modo personale le leggi, condanna una persona solo perché questa è “oggettivamente” pericolosa per il Sistema; il presentatore televisivo che si sente giustificato, per il bene dell’Etica professata dalla sua ideologia, nel produrre argomenti tendenziosi per screditare un personaggio pubblico, ecc…).
In assenza di una tale regime di controllo delle coscienze verrebbero inoltre meno gli attuali stimoli a “consumare” prodotti di cui non si ha un reale bisogno (né le persone guarderebbero più programmi televisivi da loro stessi definiti stupidi e noiosi, ecc..), per cui, il mercato entrerebbe in una grave crisi, e con essa tutto il sistema sociale. Inoltre i cittadini smetterebbero di votare personaggi politici nei quali non hanno, per usare un eufemismo, nessuna fiducia (mentre oggi lo fanno, “tappandosi il naso”).
Oggi, proprio per la paura di arrivare ad un disastro del genere, si giustifica un sistema che diffonde .. sofferenza … e …
() ∙I MECCANISMi psicologici
delle strategie
di gestione delle masse
Vediamo meglio perché oggi le istituzioni abbiano interesse a perseguire su una strada di “manipolazione del consenso” delle masse (sia nel caso delle istituzioni Ufficiali, sia in quello delle ideologie che vorrebbero “rivoluzionare” il Sistema).
Come si è detto, dal punto di vista istituzionale, una società di massa come la nostra ha bisogno di disporre di una massa uniforme nella quale gli individui siano perfettamente integrati.
Non dimentichiamo che il sistema occidentale condivide con l’ideologia ad esso antagonista più affermata, il Comunismo, la concezione della massa di lavoratori come “popolo bue” (l’idea che fa parte della teoria di Taylor e Ford, e che è stata ufficialmente adottata da Stalin). Si tratta dell’idea che il lavoratore non può essere in grado di ragionare: non solo, ma qualsiasi pensiero prodotto durante il lavoro lo può distrarre, e riduce quindi la sua “efficienza sociale” (l’essere umano deve essere funzionale al sistema razionale perché questo possa sopravvivere: un individuo la cui mente non sia perfettamente allineata al modo di ragionare standard di un sistema costituisce un grave intoppo per una Società razionale).
((( qui c’era, prima, la società di massa come dis-indivudalizzante)))
Oltre a necessitare di un “sistema sociale omogeneo” per quanto riguarda pensieri, Valori e aspirazioni, le nostre istituzioni, per funzionare, hanno la bisogno di ottenere consenso.
Per definizione le istituzioni di concezione democratica, hanno cioè bisogno di un consenso dal basso (ciò è vero per lo meno a livello di facciata); il consenso delle persone è necessario, in particolar modo, per l’istituzione cardine del nostro sistema: il Mercato (acquistare un prodotto, in Occidente, è un’azione “democratica” nella quale l’individuo da il proprio consenso ad un prodotto specifico).
E per poter ottenere questo consenso è necessario, appunto, operare sulle coscienze.
Il consenso nel nostro sistema è ottenuto attraverso la “comunicazione politica” e la Pubblicità (ma la nuova forma mentis dell’Homo economicus creata dalla comunicazione moderna, pervade ormai ogni aspetto della sua esistenza, per cui ogni relazione interpersonale è divenuta una questione di “gestione” accorta del consenso dell’altro, e quindi, in un certo senso, di manipolazione).
Come funziona, nello specifico, il meccanismo di gestione delle coscienze?
Le persone sono più facilmente “gestibili” quando le loro menti sono portate ad operare ad un livello “non razionale” (nel linguaggio della Psicologia, è un elevato livello di “rimosso”, nel quale la “razionalità” è offuscata dalle emozioni).
Si tratta di un livello di coscienza nel quale la gente ritiene di essere cosciente, ma nel quale in realtà essa vive in una condizione di profonda inconsapevolezza: in questa condizione l’individuo opera a livello emotivo, e la sua parte razionale, “ragionevole”, è quasi totalmente bloccata.
A causa di limiti intrinseci della mente, l’essere umano non può avere consapevolezza di questa sua condizione. Il fatto è che l’uomo, come l’occhio non può vedere se stesso mentre guarda, non è in grado di pensare il suo pensare (non può “vedersi” mentre pensa). In altre parole l’uomo, attraverso la sua mente, non può accorgersi delle sue condizioni mentali (per questa ragione anche il più bravo Psicanalista, se ha dei problemi di tipo psicologico, non cerca di risolverli da sé, ma si rivolge ad un collega).
Si tratta di un sistema autoreferenziale nel quale l’uomo è ingannato dalla propria mente: è una condizione nella quale si finisce per pensare, come il Barone di Munchausen, di potersi salvare dall’annegamento afferrandosi per i capelli. E’ la tipica condizione dell’ubriaco il quale pensa di essere molto più sobrio di quello che in realtà è. (Si tenga inoltre conto del fatto che chi si crede di essere Napoleone pensa di esserlo “veramente”, e crede addirittura che siano gli altri, quando non capiscono i suoi discorsi, ad essere pazzi).
Questa condizione di “blocco della mente razionale” è definita dall’Enciclopedia Treccani come una sorta di condizione di Ipnosi nella quale vi sono “modificazioni della coscienza affini a quelle del sonno [il termine Ipnosi deriva dalla parola Greca che significa sonno] e con una prevalenza delle funzioni rappresentativo-emotive su quelle critico-intellettive”; l’Enciclopedia ci dice inoltre che “vi sono stati di ipnosi in cui il soggetto, pure nelle condizioni di coscienza della veglia, non riesce a sottrarsi al dominio di un’idea imperante”.
La condizione psicologica della persona sottoposta ad una strategia di controllo della coscienza è proprio una sorta di condizione di “sonno” della coscienza.
Vedremo più avanti come le tecniche di comunicazione moderne derivino proprio dalle tecniche di “lavaggio del cervello” inventate dai servizi segreti del blocco Comunista, e durante la guerra fredda studiate ed importante dall’Occidente (ciò è descritto in modo esaustivo nel libro di V. Packard “I persuasori occulti”). E come da questi studi sia nata la persuasione occulta oggi utilizzata nella Comunicazione Politica ed in quella di Mercato.
Originariamente tali tecniche miravano proprio a portare, e a mantenere, gli individui in una condizione ipnotica nella quale essi venivano definiti “in sonno”. In tali condizioni essi, pur apparendo perfettamente coscienti, erano alla mercè dei loro “programmatori” i quali era in grado, facendo leva su alcuni meccanismi psicologici indotti nella loro coscienza all’atto della programmazione, di dirigerne la mente dall’esterno per far fare loro “lavori sporchi” (il meccanismo è descritto, ad esempio, nel film Machurian Candidate).
– alcune considerazioni sul senso di insicurezza
Nei capitoli precedenti si è accennato al fatto che vi siano delle precondizioni psichiche che rendono l’uomo manipolabile (la condizione di uomo sradicato, incompleto).
Vediamo ora, un po’ più nello specifico, come, dal punto di vista psicologico, la manipolazione delle coscienze si basi su di un sotterraneo, quasi inavvertibile, senso di insicurezza delle persone (che solo nelle forme più acute diviene una paura più marcata).
Il senso di insicurezza come senso di mancanza di qualcosa
insicurezza
Si è detto che la nostra Società (il Mercato, dal quale la nostra esistenza dipende), per sopravvivere, è costretta a produrre strategie di gestione delle masse che inducono un senso di insicurezza negli individui. E come paradossalmente questa emozione negativa si sia sviluppata proprio in una Civiltà che, cambiando in modo radicale il modo di vivere dell’uomo, si è preposta l’obiettivo di raggiungere un maggiore senso si sicurezza esistenziale.
Si è anche detto che il senso di insicurezza è una leva fondamentale per la gestione delle coscienze poiché si tratta di un senso di “mancanza di qualcosa”: si tratta cioè di una condizione emozionale nella quale l’uomo è fortemente spinto a soddisfare i propri bisogni affidandosi a risorse esterne.
Riassumendo: il meccanismi di gestione delle masse del Sistema sociale occidentale funzionano solamente se si produce una condizione di angosce sotterranee estremamente forti, che rievocano alcuni terribili sensazioni di mancanza vissute da neonati (come quello di non sentire soddisfatta la propria necessità di prendere il latte materno). Per comprendere la potenza di queste emozione è necessario ricordare che a quella età, di fronte a tali mancanze, l’intelligenza biologica del bambino produce una sensazione di morte. Da adulti, benchè non ci sia più una lucida consapevolezza della profondità di tali sensazioni, anche solo un vago ricordo di ciò induce comunque nell’individuo delle forti spinte a produrre “strategie mentali” (pensieri e azioni di compensazione) che distraggano la mente da tali terribili sensazioni.
Questo senso di mancanza non può essere colmato dall’individuo stesso per il fatto che esso, spinto dalla sua psiche “distrarsi” per non sentire tali sensazioni negative, “rimuove” gran parte delle sue facoltà percettive: a causa di questa atrofizzazione dei suoi sensi esso finisce nell’impossibilità di percepire molte sensazioni positive che lo potrebbero portare a riconosce e a soddisfare i suoi reali bisogni (ed in primis il suo senso di sicurezza).
Il fatto è che la perdita di un certo grado di percezione (di sé e del mondo esterno) è anche una perdita del “senso” delle cose: in questo modo l’esistenza dell’uomo moderno perde gran parte del suo significato (questa condizione permette alle Ideologie di presentarsi come forme di pensiero in grado di fornire un “senso della vita”)..
In questa condizione psichica gli individui divengono dipendenti da altre persone che riescono a proporre loro alcuni tipi di strategia di “distrazione” dalle loro angosce.
//// susp /// (vivendo, come si è detto, la sensazione di “non potercela fare da soli”).
Come ci rivela in modo divertente Jack Nicolson nel film “Qualcosa è cambiato”, il senso di sicurezza che deriva da queste azioni di compensazione tipiche della vita moderna è anche ciò che ci tiene in gabbia: ci impedisce di vedere cosa accade veramente della nostra esistenza.
Si sottolinea come le strategie “di compensazione” oggi attuale dal nostro Sistema sociale rispetto alla soddisfazione di bisogni profondi del nostro essere producono cioè una forma di “dipendenza” nei confronti di “agenti esterni” di soddisfazione, esattamente come accade per le strategie di compensazione perseguite attraverso l’uso di droghe. La dipendenza da queste strategie deriva dal fatto che i surrogati utilizzati in tali forme di compensazione forniscono unicamente una soddisfazione temporanea dei nostri bisogni più profondi, e in breve tempo nasce una nuova richiesta di soddisfazione (e cioè una nuova aspettativa di essere soddisfatti da un intervento esterno).
//// sospeso per next /// [il Sutra del loto…
Le strategie di compensazione e distrazione indotte dalle Istituzioni nella massa producono cioè, di fatto, una vera e propria forma di “dipendenza” da “sostanze stupefacenti” (in questo caso si tratta di “agenti” psicologici che producono reazioni del nostro organismo equivalenti a quelle prodotte dalle droghe); condizione che, appunto, viene sfruttata dalle istituzioni per ottenere un consenso delle persone (nel caso delle Ideologie sociali, si tratta dello stress euforizzante adottato nell’induzione delle condizioni di “agitazione” delle masse, che vedremo in seguito).
<scarsità> 2
Quindi il senso di insicurezza è funzionale al Mercato, e cioè alla Società occidentale: non solo esso è auspicato dalle istituzioni, ma, dalla nascita delle tecniche di “persuasione occulta”, esso è anche prodotto scientemente dal Sistema.
Si ricorda che sull’induzione nelle persone di questa condizione di mancanza si fonda il Marketing da quando, negli anni ’50, si è scoperto che le persone che percepiscono questo “senso di mancanza”, all’interno di un supermercato sono portate ad effettuare spese molto più ingenti di quanto non farebbero in condizioni normali.
Per quanto riguarda la cultura di Mercato, come si è detto, il senso di insicurezza è descritto sui manuali come senso di scarsità: quello della “scarsità” è, appunto, una pre-condizione fondamentale affinché il Mercato funzioni, e quindi affinchè la nostra Società possa sopravvivere (è ovvio che nelle classiche condizioni rurali un odierno verduriere avrebbe ben poche possibilità di fare affari: in città il business di prodotti alimentari è fiorente perché i centri urbani moderni sono afflitti da pesanti condizioni di scarsità di beni primari)
Come analizzato nel documento “la Modernità”, si tratta di uno dei paradossi della nostra società,
IL “PARADOSSO DELL’ABBONDANZA”:
da un lato c’è l’intenzione di creare abbondanza, dall’altro il sistema moderno può sopravvivere solo in condizioni di scarsità.
Un esempio significativo dell’uso di questo senso di mancanza è il messaggio pubblicitario veicolato da un una pubblicità televisiva di molti anni fa nella quale si mostrava come il classico impiegato, assalito da questo senso di mancanza (che veniva definito con il termine di “zinzo”), potesse risolvere le sue ansie mangiandosi uno snack (la Fiesta della Ferrero).
● ● ● <<I-B>>∙LA MANIPOLAZIONE DELLE PERSONE ATTRAVERSO LA PAURA
SECONDA SEZIONE DEL LIBRO su …. ???
La sez. precedente è introduzione, qui …
(( definizione sistematica (e approfondimento psicologico)
dei meccanismi di manipolazione della coscienze ))
Vediamo come il processo di gestione delle persone attraverso le paure possa svilupparsi a livello sotterraneo, lontano dalla consapevolezza delle persone.
/// togli /// ; e come … sebbene l’individuo non se ne renda conto … alla base di ogni stress vi sia sostanzialmente la paure
il ruolo biologico della paura
Il fatto è che il problema della paura non può essere risolto dalla mente, poiché è la stessa mente a produrre la paura (la percezione della “paura esistenziale” da parte dell’essere umano civilizzato è una pura “invenzione” delle mente: in fatto che non si tratti di una situazione “oggettiva” di paura è evidenziato dal fatto che alcune persone possono provare piacere nella stessa situazione nella quale altre persone “normalmente” provano paura).
L’individuo che vive nella condizione esistenziale di insicurezza caratteristica della nostra Civiltà è quindi privo di strumenti per “superare” le sue ansie, e rimane in balia della sua condizione di insicurezza.
Dobbiamo però considerare che la paura, di per sé, non è affatto un problema per l’uomo. Anzi, l’antropologia ci dice che la paura è alla base del meccanismo di sopravvivenza dell’uomo.
E la psicologia ci insegna che, proprio per questa essenzialità della paura nell’esistenza dell’uomo, essa non deve essere affatto “eliminata”: essendo la paura prodotta dalla nostra mente per una precisa ragione biologica, essa deve necessariamente essere utilizzata per la funzione alla quale è preposta.
Il problema biologico ed esistenziale dell’uomo moderno non risiede nella presenza della paura nell’esistenza dell’individuo, ma nel fatto che le strategie mentali adottate dall’uomo civilizzato per risolvere “il problema della paura” lo allontanano dalla soluzione dei suoi problemi perché la sua mente, eccessivamente “razionalizzata” e quindi inibita nelle facoltà percettive, non permette alla paura di svolgere il suo compito.
Il problema principale risiede nella incapacità dell’individuo “civilizzato” di percepire la paura per ciò che essa in realtà è, come fa invece il gatto, il quale si mette immediatamente in azione (con un movimento di attacco o di fuga) alla prima percezione di paura; e non smette di agire fino a che la paura (ossia gli ormoni emessi dal suo organismo in quell’occasione) non è completamente “consumata”.
Gli individui moderni rimangono intrappolati nella condizione di paura, proprio perché essi non sono consapevoli della paura che essi provano (non la sanno trattare per ciò che essa è). E così la paura, come ci svela la Psicanalisi, non essendo riconosciuta dalla nostra mente, ci domina (condiziona la nostra intera vita perché, paradossalmente, noi non le permettiamo di esprimersi – in un certo senso ciò che ci mette in difficoltà è la “paura della paura”).
Noi quindi, poiché nelle condizioni di vita civilizzate la nostra “intelligenza” filtra i segnali della paura, avvertiamo, al posto delle sensazioni indotte organicamente dal la paura, solo una indeterminata sensazione di “stress” (lo “stress della vita moderna”, come sottolineava un azzeccato messaggio pubblicitario degli anni ’70).
E questo stress, e le relative strategie di distrazione proposte dal nostro sistema di vita, divengono la nostra gabbia, la nostra prigione esistenziale: una schiavitù fatta di “cattive abitudini”, e di una “dipendenza” da “agenti esterni” per ciò che concerne la soddisfazione dei nostri bisogni/desideri.
La Psicanalisi ci dice che lo stress è prodotto dalla paura. E che dietro ad ogni forma di paura vi è la paura più profonda dell’uomo da sempre: la paura di morire (naturalmente lo stress può essere anche prodotto dal pericolo che corre un’altra persona per la quale noi nutriamo interesse).
Si tenga conto del fatto che la “sensazione di morte” è l’elemento che ha regolato da sempre l’intelligenza di sopravvivenza di ogni essere animale: è la molla che, funzionando in base al sistema biologico di conservazione della specie, dovrebbe spingerci ad assumere atteggiamenti funzionali alla nostra esistenza. Ma che oggi è percepita, e quindi “utilizzata”, in modalità completamente nuove.
La forza della paura, anche se sotto forma di sensazione indeterminata di stress, è quindi sempre “una paura di morire”. Cosa significa ciò?
Si è accennato al fatto che ogni paura che si prova nell’età adulta (la causa scatenante delle nostre angosce) è in realtà un’eco della paura provata nella prima infanzia. E che le paure provate nelle prime settimane di vita sono sempre, fondamentalmente, legate alla paura di morire (il bambino affamato che non sente il seno della mamma prova un profondo terrore poiché, mancandogli l’esperienza per capire cosa sta accadendo, si sente morire; come illustrato nel documento “sentieri ***”, oggi la Psicobiolologia ci dice che paura che il bambino prova nel caso in cui viene fisicamente “abbandonato” dalla madre è la paura, registrata nella sua memoria ancestrale, che il bambino primitivo aveva di essere mangiato vivo da un predatore).
Sostanzialmente ogni nostra paura di esseri adulti è quindi sempre un eco di quella prima paura provata nella nostra vita: la paura di morire.
(Sebbene con il passare degli anni l’esperienza faccia comprendere al bambino che la mamma arriverà solo con qualche minuto di ritardo, rimane sempre la sensazione di fondo di essere abbandonati ogni volta che ci si sente soli: di essere in potenziale pericolo di vita come quando ci è mancata l’unica fonte in grado di soddisfare i nostri bisogni primari che, in quanto bambini, non eravamo in grado di soddisfare da noi stessi).
In una condizione di terrore così esasperante (che, ripetiamo, non è percepito in tutta la sua gravità poiché la nostra intelligenza biologica ci “limita” nella percezione di sensazioni troppo intense, le quali potrebbero danneggiare il nostro organismo) la nostra mente accetta qualsiasi compromesso, pur di riuscire ad uscire da tale condizione.
Si tenga presente che la manipolazione delle coscienze tramite induzione di paure sotterranee è possibile anche grazie al fatto che, come sappiamo dalla Psicologia, la nostra mente non distingue la fantasia dalla realtà: non è cioè in grado di distinguere segnali che arrivano effettivamente dalla realtà esterna, da segnali prodotti invece da una parte della nostra stessa intelligenza. Come indicava già la Psicologia indiana antica (nata oltre 4.000 anni fa) il nostro organismo reagisce infatti nell’identico modo sia che, camminando nel bosco, vediamo sul nostro sentiero un vero serpente, sia che vediamo semplicemente un cordino che, sull’istante, viene scambiamo per un serpente (la reazione biologica prodotta dai due diversi oggetti è esattamente la stessa!).
Ciò significa che la nostra intelligenza biologica produce una condizione di allarme anche in una situazione nelle quale noi immaginiamo letteralmente l’esistenza di una minaccia; anche in questi frangenti, il nostro organismo varia i suoi parametri di funzionamento: producendo ormoni specifici, alterando la pressione sanguigna ed il battito cardiaco, ecc…
Ciò avviene perché la nostra mente può lavorare anche in “modalità simbolica”: reagisce cioè a stimoli che “rappresentano” un certo tipo di condizione al momento non effettivamente presente. Può cioè reagire in modo “gratuito”, ad esempio, nel caso in cui si pensi alla possibilità di essere abbandonati dal coniuge, e creare un forte stress (anche nel caso in cui tale possibilità sia solamente teorica) poiché tale pensiero rappresenta, secondo la nostra intelligenza, una situazione di grave rischio per la nostra esistenza (condizione nella quale riaffiora la memoria del terribile senso di abbandono provato nella prima infanzia, che produce, appunto, un sotterraneo “senso di morire”): in questi frangenti, non essendoci consapevolezza di ciò che accade nella realtà effettiva, l’individuo avverte la minaccia della possibilità di essere privato di una indispensabile fonte di soddisfazione di suoi bisogni primari che, come il bambino, non è in grado di soddisfare da sé.
Queste minacce puramente “mentali” (l’ossessione appena descritta può infatti non corrispondere ad una effettiva possibilità di essere lasciato dal coniuge) producono una condizione di allarme che induce nel nostro organismo profonde alterazioni (è una ossessione simile a quella che ci porta a pensare che l’aereo su cui stiamo volando possa essere in procinto di cadere).
Il problema per il nostro organismo, e per la nostra esistenza, risiede proprio nel fatto che la paura non viene in questi casi riconosciuta per ciò che essa è realmente. E cioè nel fatto che, intercettata dalla mente, la paura non possa essere utilizzata dall’organismo per risolvere il problema che la ha creata (non solo essa non viene utilizzata in modo utile, ma non essendo “risolta” essa permane, e con essa la condizione fisica di allarme, che sottopone l’individuo ad uno stress che può portare al suo tracollo psichico e fisico – un esempio di reazione costruttiva alla paura di essere abbandonati dal coniuge: per chi avesse la capacità di percepire in modo significativo tale paura, sarebbe probabilmente un indirizzare la propria vita verso la creazione di una ambiente affettivo più vasto che possa ridurre la “dipendenza” esistenziale dalla presenza del coniuge).
la paura come fattore di sottomissione
Nella condizione esasperante di stress così intenso, e questo è il punto, la mente diviene “più malleabile” e “aperta” a compromessi, a concessioni (è il tipico caso dei totalitarismi che offrono “un maggior senso di sicurezza in cambio di una rinuncia a parte della propria libertà”).
Questa è cioè la condizione nella quale un personaggio o una istituzione autorevole può farsi avanti proponendo una ricetta salvifica (come si è detto, a questo punto all’individuo non importa più se chi si offre di alleviare la sofferenza sia anche, in qualche modo, il responsabile di tale problema: ci si sottomette volentieri anche al proprio aguzzino – al nostro organismo non interessano questioni morali o di principio: esso è regolato per sopravvivere in senso biologico, e quindi per ammorbidire ad ogni costo le tensioni fisiche troppo forti).
/// sospeso //// Per risolvere tale problema è quindi necessario, in un processo che deve bypassare l’utilizzo della mente, andare ad individuare le cause della produzione di questa emozione (ogni azione automatica dell’organismo umano ha un suo senso di essere: ciò che va scoperto è proprio il perché il nostro cervello ha prodotto la paura; quest’ultima è la strada seguita dalla Psicologia più recente e dalle filosofie antiche; mentre le ideologie, e la Psicologia di matrice Freudiana, producono una esorcizzazione-compensazione .. è del problema: una scorciatoia che fa comodo all’ego.
Il processo di manipolazione delle coscienze tramite l’utilizzo delle paure si svolge ad un livello lontano dalla consapevolezza dell’individuo per il fatto che tale processo si sviluppa tramite il meccanismo del “rimosso”: e cioè tramite quell’azione con la quale il nostro organismo anestetizza una parte di se stesso affinché una condizione di “shock” non produca dei danni fisiologici (ricordiamo ancora una volta che si tratta sempre, sotto sotto, della terribile paura della morte avvertita in età infantile, la quale produce delle forti variazione del nostro organismo).
Come ha dimostrato la Psicobiologia indagando sul funzionamento del cervello, con questo processo di rimozione il nostro organismo isola, in primo luogo, una parte del cervello che contiene il ricordo di una sensazione shoccante. E da quel momento in poi l’individuo perde totalmente la consapevolezza di quel ricordo (al punto che negherà sempre di aver avuto, nella sua vita, quello specifico problema). Il fatto è che quella area del cervello “anestetizzata” in questo processo è collegata a specifiche funzioni dell’organismo (che provvedono alla regolazione del funzionamento degli organi, alla secrezione di ormoni, ecc …) che vengono così inibite.
E’ proprio questa rimozione di alcune nostre facoltà che rende l’uomo schiavo dei suoi “rimossi”: l’individuo diverrà inconsapevolmente schiavo, per il resto della sua vita, del contenuto di quella parte del cervello, poichè le sinapsi (le memorie) che contengono quei ricordi continueranno, a sua insaputa, a gestire il suo organismo, e quindi la sua esistenza (un esempio di condizionamento inconscio legata a traumi infantili: la persona che è stata rifiutata da un genitore, pur non essendo lucidamente consapevole della cosa, non solo si sentirà sempre rifiutato dagli altri, ma farà, inconsciamente, di tutto per essere rifiutato dalle persone a cui essa si lega affettivamente).
L’individuo vittima di tali rimossi (si tratta di quasi tutti gli individui “civilizzati”) è un individuo manipolabile: i servizi segreti delle nazioni coinvolte nella Guerra Fredda avevano scoperto che, riuscendo a comprendere quali sono i meccanismi del rimosso presenti nella mente di una persona, è possibile agire su di essi e, come se si disponesse di un telecomando, determinare gli atteggiamenti di quella persona (in realtà la Scienza moderna ha anche scoperto, come si vedrà più avanti, come introdurre questi meccanismi nella mente degli individui).
La mente dell’uomo occidentale opera quindi su di un livello che, in un certo senso, è determinato da una condizione di rimosso. In questa condizione le persone finiscono per ricorrere molto di frequente, anche in modo “innocente”, a queste strategie di “gestione” della mente con quegli individui con i quali esse sono in relazione (la Psicologia attuale ci dice che la maggior parte dei nostri rapporti affettivi sono in realtà caratterizzati dalla intenzione di manipolare l’altro).
I meccanismi del rimosso sono quindi alla base delle strategie di manipolazione delle coscienze. Oggi le istituzioni sono in grado di utilizzare i meccanismi del rimosso tipici dell’uomo civilizzato per influenzare il modo di vedere le cose dell’individuo, e per dirigerne i comportamenti (in una condizione di vita “civilizzata” esiste sempre una forma di “rimosso” infantile sul quale far presa – e i “modelli” del rimosso tipici della nostra Società sono facilmente identificabili: la Scienza moderna ha potuto quindi mettere a punto alcune tipologie standard di manipolazione della mente, ed utilizzarle nella Pubblicità e nella Psico-politica).
Oggi le Istituzioni (pubbliche e private) sono comunque in grado di indurre e di “coltivare” delle forme di paura “secondarie” (che, ad esempio, ricordano all’individuo la paura infantile di essere abbandonato dai genitori) in modo da indirizzare la loro reazione a tali emozioni verso un obiettivo specifico (come si è detto, a causa del meccanismo di coazione a ripetere, tanto i bambini quanto gli adulti vittime di un qualche rimosso sono attratti, ad esempio, da forme di intrattenimento che facciano rivivere loro le emozioni dalle quali sono spaventati – dagli anni ’50, all’interno dei supermercati, vengono applicate strategie psicologiche che producono insicurezza nei clienti affinché essi, per appagare questa loro condizione emotiva frustrante, siano portati a fare ingenti acquisti).
Le più evolute strategie di manipolazione delle coscienze sono quelle adottate dai movimenti ideologici antagonisti, i quali sono in grado di canalizzare in modo particolarmente efficace queste paure prodotte originariamente da un problema di relazione con i genitori.
Queste strategie si basano sul fatto che, dal punto di vista del bambino, i traumi psicologici infantili sono sempre vissuti come “ingiustizie” (il bambino ha istintivamente il senso di avere il diritto di essere soddisfatto nelle sue esigenze biologiche), per cui l’adulto può venire facilmente convinto di essere una “vittima” (fondamentalmente l’adulto viene convinto di essere la vittima di una istituzione nella quale esso possa individuare, a livello simbolico, dei “genitori”). In questo modo il risentimento può essere canalizzato verso il nemico creato ad hoc (su quest’idea di fondo si basano le teorie post-marxiste sull’Autorità, sviluppate in particolare da Marcuse, che sono alla base della ribellione ai genitori ed alle Istituzioni sociali attuata dal Movimento Studentesco nel ’68)
Si tenga conto del fatto che nella terapia psicologia il paziente può eliminare le sue paure esistenziali solo nel momento in cui esso riesce a comprendere di non aver subito mai nessuna ingiustizia (a comprendere cioè che si è trattato di un inconsapevole errore da parte di un genitore, il quale semplicemente pensava che comportarsi in un certo modo fosse la cosa migliore da fare per il bene del figlio).
Questo processo di “elaborazione” e guarigione delle emozioni negative che affliggono la vita dell’individuo, va in direzione contraria a quello manipolatorio attuato dalla ideologie sociali: la terapia cioè, liberando l’individuo da una condizione psicologica che a causa del trauma è stata fissata nell’età infantile, lo induce ed assumersi la responsabilità della sua condizione esistenziale, e a lavorare su se stesso per uscire dalla sua condizione di sofferenza (mentre nel processo manipolatorio l’individuo viene portato a proiettare, come un bambino, la responsabilità della sua condizione di sofferenza su qualcun altro; e a tentare di “emanciparsi” da un condizione di sudditanza sociale invece che da una sua condizione interiore di “schiavitù” nei confronti di condizionamenti prodotti dalla sua psiche).
Agendo sulle loro “paure originarie” quindi le menti delle persone possono quindi essere portate a reagire automaticamente, per uno scopo prefissato, a specifici stimoli ambientali. Questo è il meccanismo che sta alla base delle “strategie di consenso” attuate nella nostra Società nei confronti delle masse.
Come vedremo, un tipo ancora più sofisticato di queste strategie è quello nel quale “fonti ritenute autorevoli” (agli occhi delle persone lo è qualsiasi Istituzione, da quelle ufficiali dello Stato, al partito politico al quale si aderisce) riescono ad infondere una “speranza” di salvezza al cittadino che si sente impotente di fronte alla tragedia della sua condizione esistenziale.
(()) COME FUNZIONA
IL PROCESSO DI MANIPOLAZIONE
della mente umana
Oggi noi viviamo quindi nella “società artificiale” dell’illuminismo (nella società delineata da Bacone ed Hobbes). Viviamo cioè in una condizione sociale nella quale le persone devono essere gestite “dall’alto”, poiché esse mancano di quella guida interiore (nella quale avevano un ruolo determinante gli “istinti biologici”) della quale disponevano invece gli uomini delle società pre-moderne (Società basate su piccole comunità-villaggio nelle quali si conduceva una vita da “tribù”, con relazioni interpersonali intime, e uno stretto contatto con la Natura).
E, appunto, per poter gestire una “società artificiale” come la nostra, è necessario che le persone che la compongono siano “gestibili”. Di qui nasce l’uomo manipolabile della modernità: perchè tutto proceda con “ordine” la nostra società deve avere a disposizione individui malleabili, “suggestionabili” (le quali sono, secondo l’Enciclopedia Treccani: “persone troppo sensibili ai suggerimenti altrui”).
Abbiamo detto che le Istituzioni sono in grado di “gestire” il pensiero e gli atteggiamenti delle persone sfruttando le paure vissute da esse negli anni dell’infanzia e successivamente operanti, a loro insaputa, nel loro inconscio. Oggi la Scienza ha fatto un ulteriore passo avanti.
Come si è detto, nel secondo dopoguerra il nostro Sistema ha prodotto una cultura molto sofisticata e strumenti molto efficienti per ciò che riguarda la manipolazione delle masse (utilizzate nella “persuasione” della comunicazione pubblicitaria e nella psico-politica adottata nella comunicazione istituzionale e nella propaganda ideologica).
Questi sistemi, inizialmente sviluppati ed utilizzati dai regimi totalitari, sono stati successivamente portati in Occidente (in particolare negli USA, attraverso i servizi segreti) quando, con l’inizio della Guerra fredda, le Nazioni occidentali hanno cominciato a studiare i metodi utilizzati dal blocco Comunista per ottenere “conversioni” ideologiche dei prigionieri politici (Koestler, che aveva vissuto queste esperienze in prima persona, ne ha descritto un caso esemplare nel suo romanzo “Buio a mezzogiorno”).
Ciò che si è scoperto è, appunto, che
per ottenere il consenso di una persona
è necessario manipolarne la coscienza
instillando in essa un mix di emozioni negative.
L’emozione negativa principale è la stessa che produce le malattie psicosomatiche: un senso di interruzione della normalità dell’esistenza.
Si tratta della condizione di shock, dovuta alla sensazione di trovarsi di fronte ad una situazione imprevedibile, nella quale ci si sente abbandonati da tutti, soli “contro” i problemi del mondo, ed assolutamente impotenti.
Oggi le Medicine che operano su base psicosomatica (ed in particolare la Nuova medicina del dott. Hamer), hanno individuato in questa condizione psicologica la causa di gran parte delle malattie che affliggono l’uomo moderno.
Il senso di profonda angoscia prodotto da tale condizione esistenziale è ciò che rende l’uomo manipolabile: l’individuo, in quella condizione, si affida a chiunque possa fornirgli una qualche “speranza”.
Come si è detto il meccanismo funziona anche se è proprio il carnefice a proporsi come salvatore (questo è il metodo utilizzato tanto dalla Chiesa durante l’Inquisizione quanto dalle Istituzioni dei Paesi Comunisti)
In entrambi i casi si tratta dell’offerta di una salvezza “trascendentale”, poiché si trattava, soprattutto nel caso più recente delle pratiche “correzionali” utilizzate nelle carceri e nei Gulag dei regimi comunisti, di convertire alle Nuove idee persone che sapevano di essere comunque condannate a morte.
Come vedremo, si tratta di una condizione psicologica, che presenta delle analogie con la sindrome di Stoccolma, nella quale la ragazza rapita si innamora del suo rapitore.
Questo tipo di manipolazione delle persone in realtà è conosciuto ed applicato da sempre dall’uomo nella gestione del potere di un individuo nei confronti delle altre persone (si tenga conto del fatto i metodi utilizzati nelle prigioni dei paesi comunisti si ispiravano alla “conversione” praticata alcuni secoli prima dai tribunali dell’Inquisizione).
Nella nostra società questa strategia di “gestione dei rapporti” con le altre persone, purtroppo, non è limitata alla gestione del potere istituzionale, ma è applicata anche dagli individui in ogni tipologia di rapporto interpersonale (nelle relazioni affettive, tra partners, tra genitori e figli, ecc.. – oggi, come descritto nel documento ***, nelle relazioni prevale la manipolazione sull’affetto).
A livello di massa, questa strategia di manipolazione delle persone si applica attraverso le Ideologie sociali (come quelle che derivano dalle utopie sociali dell’Illuminismo, o delle varie forme di Socialismo).
() I passaggi del processo ideologico di manipolazione
Come si è già accennato, il processo ideologico di manipolazione di coscienze si basa su due passaggi successivi, che servono per preparare, e poi per indirizzare, la coscienza delle persone:
-
nella prima fase, vi è lo sviluppo di una “coscienza critica” in senso “negativo” (“coscienza polemica”): si allenano le menti ad evidenziare gli aspetti negativi del contesto nel quale si vive (cosa che non è di per sè negativa, ma che lo diviene se l’atteggiamento critico diventa quasi esclusivo rispetto a quello “positivo”, con il quale si cercherebbe invece di individuare gli aspetti positivi della vita, e di svilupparli).
(questo è il pensiero definito dalla dottrina marxista nella versione evoluta nel ’68, che deriva dalle teorie espresse dalla Scuola di Francoforte, secondo le quali “la Società non è mai giusta“; e quindi la Psicologia avrebbe unicamente lo scopo sociale di fare dei cittadini degli esseri critici in grado di opporsi con cognizione di causa al potere costituito. In questa visione l’uomo non è più un essere affettivo, ma un individuo “politico”.) [l’argomento è approfondito nel documento “Riflessioni sulla Civiltà Occidentale”]
L’esistenza è quindi in questo contesto concepita come “vita sociale”, la quale è vista principalmente come “un problema” (problema che sarebbe prodotto da un nemico dotato di una precisa identità: le Istituzioni).
-
il secondo passaggio consiste in quella che è nelle Religioni cristiane è il prospettare “la Promessa” di soluzione al Male. Si tratta di un messaggio definito dal dogma religioso come messaggio “di speranza e conforto” (si suol dire anche “salvati in speranza“): si indica cioè alle persone che vivono in questa “valle di lacrime” evidenziata dalla “coscienza critica”, la via “giusta” per la loro salvezza (l’idea è che si sia tutti sprofondati nel male; e allora, togliendo di mezzo il male, si possa finalmente passare ad una condizione di vita migliore).
1. l’induzione di una coscienza “critica”
(e di condizione di “agitazione”)
Per quanto riguarda il primo punto, e cioè lo sviluppo di una coscienza critica “negativa”, questa fase è determinante per preparare il terreno, nella coscienza dell’individuo, che permetta poi di ottenere una adesione ad un “piano di lotta” contro il nemico comune (sia esso il Diavolo, una classe sociale o un popolo). Questa è
la prima fase del processo di manipolazione:
si crea un bisogno di “guarigione” o salvezza
rendendo la persona infelice
(o, per lo meno, si accentua la sua condizione di infelicità).
/// sopseso /// è una sorta di mentalità sindacale: da vertenza …
Infatti difficilmente la coscienza di una persona in una condizione “positiva”, priva di tale bisogno, può essere manipolata (è cioè difficile manipolare la coscienza di una persona che pensa solamente di poter migliorare la sua esistenza senza dover combattere contro qualcuno). Per questa ragione è necessario instillare nelle persone un “pensiero negativo” (fino ad arrivare all’ossessione).
In questo caso si sviluppa una forma di “pensiero critico” differente da quello tradizionale, il quale non aveva la funzione primaria di “criticare”, e cioè di erigersi a giudice morale di una situazione; ma aveva invece lo scopo di analizzare a fondo la situazione semplicemente al fine di comprendere i meccanismi che la determinano (nella nuova forma, il pensiero critico verte proprio sul moralismo e sulla capacità di esprimere giudizi sfavorevoli).
Per intenderci, quella di Kant (che è una delle forme di pensiero critico più conosciuto) era una critica “della …” e non l’attuale critica “alla …“: Kant, come tutti gli altri Filosofi, con la sua “critica alla …” non ha voluto produrre una “condanna” di una certa situazione, ma ha voluto semplicemente cercare di capire come vanno le cose nel Società occidentale (casomai ha voluto cercare di comprendere in quale aspetto le situazioni specifiche non funzionino a dovere, con il fine ultimo però di migliorarle, e non di eliminarle).
La forma attuale di pensiero critico è invece una posizione di “opposizione”, che è distruttiva e non più “costruttiva”; nel senso che in esso non è più contemplata la possibilità di trasformare le posizioni “sbagliate” delle persone, cercando di rintracciare in esse aspetti positivi, e di svilupparli (cercando di responsabilizzare tali persone nei confronti dei loro atteggiamenti); ma si pensa più semplicemente di “eliminare” i problemi (eliminando le persone invece di trasformarle, come nelle dottrine di ispirazione marxista): il concetto è riassunto nello slogan del ’68, secondo il quale la parte problematica “si abbatte e non si cambia” (nella versione “dal volto buono” delle Ideologie sociali critiche adottata negli ultimi decenni, lo scopo sarebbe invece quello di eliminare, attraverso una “cura” psicologica, solamente il modo di pensare delle persone “sbagliate”, e non le persone stesse).
-
si giustifica il fatto della distruttività … della eliminazione … con l’idea che sia solo un passaggio di pulicia dopo la quale avverrà, nella nuova società pura, una ricostrutizone .. è il decostruttivismo …
Questo processo di sviluppo delle “coscienze critiche” è in realtà quasi unicamente finalizzato creare un individuo pessimista ed insoddisfatto in modo totalmente a-critico (paradossalmente le forme di pensiero critico del ‘900, come il Marxismo, sono assiomatiche, e quindi a-critiche) [i punti esposti in queste pagine sono approfonditi nel documento “L’era del Post-comunismo”]. Tale processo è cioè finalizzato a creare individui privi di capacità critiche, e quindi agevolmente “gestibile” occasione per occasione.
il fondamento delle ideologie come
condizione non-razionale di emotività
questo punto probabilmente non può essere compreso dalla mente ideologizzata – mentre prima tutto può essere compreso purchè vi sia una minima conoscenza della psiche.
– in particolare è difficile, forse,da capire la questione della genenericità delle ideologie marxiste
Il successo delle attuali Ideologie critiche (le attuali Ideologie sociali come le forme di Socialismo “radicale”, o l’ideologia del “Progresso” scientifico-industriale) si basa su due caratteristiche fondamentali:
-
la citata a-criticità del pensiero ideologico (del “pensare” ideologizzato): nel documento “le Ideologie moderne” si analizza come questa a-criticità del “pensiero critico” favorisca l’espansione delle attuali Ideologie di massa: la disabitudine a riflettere sui significati delle cose (presi da una condizione “emotiva” indotta attraverso le strategie di comunicazione attuali) fa si che i “pensieri critici” e le azioni delle persone possano essere orientate verso qualsiasi obiettivo specifico senza che queste si rendano conto della eventuale inesistenza del problema che viene sollevato per giustificare l’azione (solitamente una questione morale) [la questione della assenza, nelle ideologie sociali di derivazione marxista, di contenuti specifici, è affrontata nel documento “l’era del post-comunismo”].
-
la genericità delle tesi critiche di supporto è un’altra caratteristica vincente del pensiero ideologico. Questo fattore fa di questa forma di pensiero una sorta di “contenitore vuoto” da riempire con contenuti ad hoc, caso per caso: questa caratteristica rende particolarmente efficaci le Ideologie sociali critiche, dando loro una eccezionale “flessibilità” nell’adattarsi ad ogni situazione di “dialettica” sociale (esse definiscono nella coscienza dell’individuo, appunto, una condizione di generica criticità – ad esempio una persona borghese, oggi definita come molto ricca, può essere, alla bisogna, sia un nemico che un amico; il Nazionalismo sia un pensiero positivo per la causa, sia un pensiero da rifuggere).
Si tratta di una conseguenza della dottrina prodotta dalla scuola “psicologica” di Francoforte (oggi adottata dall’Università e dalla psicologia terapeutica istituzionale), secondo la quale il compito della Psicologia sarebbe quello di accrescere la conflittualità dell’individuo nei confronti del Sistema: secondo la Psicologia istituzionale attuale, la Psicologia Sociale, il compito della Psicologia è quindi politico e non terapeutico in senso tradizionale: questa forma di psicologia, produce una condizione emozionale di criticità, che permette all’individuo di “guarire” temporaneamente dalle sue ansie esistenziali, grazie allo sviluppo di forme di orgoglio e di senso di rivincita nei confronti delle forme di autorità presenti nella comunità.
Può sembrare assurdo, ma in questa forma di Psicologia si ritiene che una condizione di normalità (trattandosi di una Ideologia morale si parla di condizione “giusta”) sia quella di risentimento nei confronti del genitore e delle Istituzioni: le persone incapaci di avvertire un senso di “ribellione” sono delle persone da “guarire” con la nuova forma di Psicologia (ciò è definito dai testi ufficiali delle nostre Università: si ritiene che queste persone che vivono in pace con il mondo sia afflitte da una grave forma di illusione, e che questa loro condizione sia, tra le altre cose, deleteria per la Società).
Le Ideologie di massa attuali si basano quindi sulla propagazione (attraverso strategie applicate a livello emozionale) di un pensiero che non verte su contenuti specifici, (sul concetto, ad esempio, che i poveri non siano responsabili della loro condizione, e che quindi debbano essere aiutati dal Sistema sociale) ma è delineato in modo generico come forma di “critica” aprioristica nei confronti di un “nemico”.
Le Ideologie sociali come il Comunismo si basano ad esempio, sulla più volte ribadita dai Leader dei movimenti ad esso ispirati, su una “superiorità antropologica” degli aderenti – non importa che essi si comportino in modo assimilabile al comportamento dei “nemici”: chi non è in linea sarà sempre da “abbattere”, mentre i Leader del partito saranno sempre in qualche modo giustificati (essi sono intrinsecamente nel giusto: al massimo possono essere “compagni che sbagliano”, temporaneamente – ma sono comunque giustificati dal loro contributo alla causa).
L’assenza di contenuti sostanziali specifici fa in modo che tali ideologie finiscano unicamente, sempre, per sollevare qualche “questione morale” nella quale non vengono mai affrontati i contenuti specifici (il nemico è immancabilmente un “borghese” o un “Fascista”, senza che si sappia nemmeno quale è la definizione del termine applicato).
Si tratta di un atteggiamento, dettato dall’emozione, nel quale si inducono le persone a focalizzare la loro attenzione sull’idea preconcetta di essere dalla parte del Bene, e quindi sulla necessità di avversare con decisione qualsiasi forma di opposizione alla propria linea morale (ogni avversario ideologico diviene infatti “immorale”, estremamente pericoloso per la collettività: colpevole di essere “contro” il bene della Società).
Si noti come, in tale condizione di a-criticità, si creino equivoci di fondo sui fondamenti dell’Ideologia:
– ad esempio il Comunismo, semplicemente, non è mai salito al potere con Rivoluzioni popolari (con l’appoggio dei Cittadini), ma con colpi di Stato contro situazioni di Governo rivoluzionario instaurato dai Cittadini (nel caso dell’Unione Sovietica, ad esempio, la cosiddetta Rivoluzione di Ottobre è in realtà un Colpo di stato dei militanti Bolscevichi che hanno spazzato via il Governo rivoluzionario del Popolo instaurato con la rivoluzione precedente, e chiuso i giornali, ecc … – la stessa cosa vale per Mao e Castro). E eppure in Italia si riprende la falsa vulgata storica Sovietica, e quando si parla di rivoluzione si crede trattarsi effettivamente di quella di Ottobre.
– un’altra grande verità costruita apposta per le masse è quella che il comunismo (Marxista e/o Leninista) miri alla Dittatura del Proletariato: Marx ha sempre detto chiaramente che il Proletariato era una Classe inferiore alla Borghesia; ma che, per porre fine al conflitto di Classe, il Proletariato poteva essere l’unico “strumento” utilizzabile per eliminare l’altra classe sociale (nella sua visione i Proletari erano manipolabili perchè ridotti in miseria, mentre i Borghesi erano ben contenti della loro situazione e non avrebbero mai aderito ad una causa di tale genere). Il fine esplicito del Comunismo è sempre stato una Dittatura degli intellettuali comunisti sui Cittadini (sul Proletariato). Svuotando l’Ideologia comunista di questo fondamento si è fatto di esso una ricetta demagogica, flessibile, adattabile a qualsiasi causa (l’idea attuale è che la Sinistra radicale sia “dalla parte dei poveri, degli oppressi”).
-
/ lettura // Dobbiamo aggiungre un’altro ebuivoco/ingoranza: i militanti di sinistra più radicale pensano che il Comunismo fosse contro il Capitalismo: ma Marx, e più tardi Lenin che vorrà ribadire le tesi di Marx fondando l’Unione Sovietica, hanno affermatno chiaramente che il Comunismo esiste solo in quanto forma “evoluta” di Capitalismo: un capitalismo gestito dierttamente dallo stato invece che dai Cittadini/Imprenditori.
L’a-criticità di fondo delle persone coinvolte dalle Ideologie di massa è quindi una condizione di base per la sopravvivenza di tali ideologie: questa forma mentis fa in modo che gli individui che aderiscono all’ideologia non riflettano mai sui principi di fondo e sul significato della linee d’azione specifiche adottate.
In queste forme di pensiero si da per scontato che le “questioni di fondo” siano state affrontate, con la dovuta serietà, al momento della nascita del movimento. Ma il fato è che, all’interno di tali Ideologie, non solo nessuno è in grado di definire quali fossero le spiegazioni proposte in origine, ma gli aderenti a tali ideologie non sono nemmeno in grado di indicare quali fossero in linea di massima tali questioni di fondo (questa condizione è facilmente verificabile provando a porre domande alle persone che oggi aderiscono ad Ideologie di vecchia data, sui principi di fondo o su eventuali “apparenti” contraddizioni nell’applicazione di tali principi attraverso le reali linee d’azione del movimento – è significativo il fatto che una persona che vota un partito che, seppur indirettamente, si basa sull’ideologia marxista, non sarà in grado di spiegare cosa proponessero le Teorie di Marx).
Dobbiamo invece rilevare una qualità del Cattolicesimo che si rivela essere per esso, in un mondo fondato sulla demagogia, un grave limite: i Dogmi di tale religione sono invece molto chiari. Se si domanda ad un cattolico praticante quali siano i precetti fondamentali della sua religione, esso sa rispondere in modo esauriente.
Una condizione analoga a quella delle Ideologie sociali di Sinistra è, ovviamente, quella delle persone che abbracciano l’Ideologia istituzionale della Modernità scientista (la nostra Cultura istituzionale): nessuna di queste persone è in grado di spiegare in che cosa consista “il progresso” moderno, su quali basi esso si fondi (la discussione su Darwin che vorrebbe far credere, con gran raccapriccio degli Scienziati che si occupano della materia, che lo Scienziato inglese abbia dimostrato che l’uomo discende dalla scimmia, è un esempio di come possa funzionare questo tipo di strategia manipolatoria delle coscienze [l’argomento è sviluppato nel documento “Riflessioni sulla Civiltà Occidentale”])
L’avere a che fare con persone incapaci di esercitare le loro normali facoltà di riflessione fornisce a queste ideologie un importantissimo vantaggio in campo politico: tali ideologie possono proporsi come una scatola vuota di contenuti specifici, definita unicamente da un indirizzo “morale” che, come vedremo più avanti, è fondamentalmente una condizione emotiva priva di riferimenti con la realtà (che può essere quindi riempita in base alle necessità specifiche del momento). Il “generico” indirizzo emotivo-morale assunto dalle coscienze in questo modo orientate permette appunto di supportare (di “giustificare”) le varie linee d’azione adottate rispetto ad obiettivi “politici” specifici, producendo argomentazioni che orientino, volta per volta, la massa in favore di una “giusta causa” o contro un “nemico”.
Alcuni esempi di questa “flessibilità” di pensiero delle Ideologie sociali: se sotto il governo di centro-destra era legittimo fare satira contro i politici della maggioranza, con il governo di centro-sinistra ciò è divenuto “inopportuno”; la giustificazione la ha fornita Dario Fo in una intervista sulla Rai: la satira è pericolosa (ora che siamo noi al Governo) “perché la cosa crea disorientamento a Sinistra, nel nostro pubblico, che non capisce (…)”. (naturalmente il concetto in sé non ha nessun significato, ma il fatto che un premio Nobel specifichi che la satira in quel momento non vada bene, è comunque qualcosa che influenza, a livello non proprio razionale, le convinzioni della gente).
Inoltre: se con il Governo precedente le intercettazioni telefoniche erano uno strumento corretto per smascherare i furfanti, con il governo di Centro-sinistra, quando un dirigente come Fassino viene preso con le mani nel sacco (era al corrente del colpo di mano sul mercato preparato da Unipol), esse diventano un’infamia (la parola chiave per delegittimare a livello emotivo-morale un’azione o un pensiero è “inaccettabile”, che chiude definitivamente qualsiasi possibilità di dialogo sull’argomento).
E ancora: quando gli imprenditori-”furbetti” (Ricucci, Gnutti, Consorte) erano i principali finanziatori della Sinistra, essi sono rimessi ai loro posti; quando invece si tratta di persone di Destra, con colpe molto meno gravi, sono dei malfattori – Fassino arriverà addirittura ad affermare che non c’è nessun male se il suo partito possiede Assicurazioni e Banche (e, secondo le registrazioni telefoniche emerse, le gestisce direttamente).
E se la Guardia di Finanza fa il suo dovere nello perquisire un giorno si e un giorno no le imprese del Premier Berlusconi, quando Prodi, mentre non ricopre nessuna carica istituzionale, scopre di essere sorvegliato da Finanza (contemporaneamente all’avversario politico), quest’ultima diviene responsabile di un’azione illegale (ne vengono eliminati i vertici).
Oppure quando un Politico di Destra inquisito si lamenta di un possibile accanimento da parte dei Magistrati viene considerato essere immorale; mentre quando Prodi e D’Alema vengono coinvolti in un processo che presenta prove schiaccianti sulla loro colpevolezza, da un giorno all’altro quei magistrati vengono rimossi (Forleo e De Magistris).
/// sospeso /// anche Vendola ha suttanato il magistrato .. se gli imprenditori finanziari erano dei nemici per la sinitra prima che D’Alema sdoganassse quelli che verranno poi chiamati “i furbetti”
Le condizioni psichiche di a-criticità e di genericità dei fini morali nella quale sono tenute le coscienze degli individui (assieme ad un azzeramento della memoria “storica”) permettono quindi di ribaltare tesi adottate in precedenza, senza che per questo emerga alcuna contraddizione (ancora oggi questo aspetto dell’ideologia marxista viene stigmatizzato con la battuta che riprende un tradizionale atteggiamento del PCI: “contrordine compagni”).
Significativo il fatto che Napolitano nell’autunno 2006, essendo considerato dagli Ungheresi, correttamente, un complice morale dell’armata Rossa che soffocò nel sangue il loro tentativo di liberarsi della dittatura Comunista, ospite indesiderato, abbia deposto fiori sulla tomba del Martire di quella rivoluzione affermando “ho reso questo omaggio sulla tomba di Imre Nagy (…) nel ricordo di quanti governavano l’Italia nel 1956 e assunsero una posizione risoluta, a sostegno dell’insurrezione ungherese e contro l’intervento militare sovietico”. In questa occasione Napoletano si permette un gioco di parole nel quale tace sulla sua responsabilità diretta nei confronti della morte di Nagy (lui era nell’entourage di Togliatti che fece pressioni su Mosca per ottenere l’intervento dell’Armata Rossa): contraddizione di fondo che non è “percepita” in nessun modo dalla gran parte dell’opinione pubblica Italiana priva di memoria storica e di strumenti critici4.
/// sopseso /// >>>>>>>> Alcune altre … inversioni … dei valori morali … prodotte dalle ideologie sociali: Ideologie morali diviene il malvagio … quella che verrà analizzata più avanti come bolla del linguaggio equivoco del linguaggio .. CIò, naturalmente vale anche per l’opposto: se il riconoscimento di due madri (le due lesbiche che convivono) per il filgio in provessta come una conquista dell’umanità, eprchè ricosuita da un governo “buono” (quello spagnolo scialista di Zapatero), nelo stesso TG della Rai il cronista dice “qualcuno dovrà fare in modo di impedirle di andare avanti” ad una Madonna che, ventlonianamente, sta adottando dei bambini africatni che vivono in condizioni invivibili, solo perché si trata di un un “ricco” (non di sinistra, perché il capitalismo degli uomini di dalema è Buono (Ricucci, ..), e la sua barca anche, mentre quella di Briatore è una cosa “sbagliata” … (anche se Birotore ci paga le tasse e d’alema, avendola intestata ad una società di amici, no). veltrini ….
la funzione “agit-prop”
è l’essenza della propaganda delle Ideologie sociali
Ricordiamo che per poter mantenere questa condizione di assenza di riflessività e di memoria “storica” nelle persone è necessario indurre in esse una certa condizione emozionale (si tratta in questo caso, potremmo dire, di una condizione emozionale di criticità preconcetta nei confronti di alcune categorie di cose).
Questa condizione emozionale è stata uno dei principali oggetti di studio della scienza dei Totalitarismi del ‘900: si tratta di quella condizione psicologica istituzionalizzata dai movimenti di ispirazione Marxista chiamata “agitazione“, una condizione di stress euforizzante (l’euforia è il risultato della reazione alla paura abilmente sfruttata dagli ideologi) che porta le persone ad aderire con trasporto agli indirizzi emotivo-morali proposti dal movimento.
Agitazione è il termine con il quale i movimenti marxisti definivano questa condizione psicologica che viene, appunto, ritenuta essere altamente positiva per l’essere umano.
L’idea di fondo in queste ideologie, come si è detto a proposito della Scuola di Francoforte e della nuova Psicologia sociale, è che ogni forma di società apparsa sinora sulla terra sia sostanzialmente ingiusta; e che per questa ragione sia assolutamente necessario che l’uomo sviluppi le sue facoltà “critiche” (in senso negativo). L’”agitazione”, ossia quella condizione emotiva nella quale l’essere umano riesce ad esprimere in modo particolarmente efficace il suo risentimento, è quindi una condizione auspicabile.
La cosa fondamentale per la attuale propaganda politica e di Mercato è che gli scienziati sovietici hanno scoperto che le persone “in agitazione” sono poi particolarmente manipolabili (il concetto analizzato in precedenza di stress come precondizione per la manipolabilità della coscienza).
Nei partiti comunisti il settore di propaganda era chiamato agit-prop (agitazione e propaganda), poiché in tali ideologie si presuppone che per convincere le persone della bontà dell’idea rivoluzionaria sia appunto necessario agitare preventivamente le persone. E’ significativa, a questo proposito, la descrizione che Steimbeck fa, ne “la Battaglia” (un libro che, essendo scritto da un aderente movimento Comunista, diviene una testimonianza estremamente importante dei problemi insiti in tale ideologia) del lavoro occulto prodotto dai militanti della sinistra radicale Americana per indurre i lavoratori di una regione a portare uno sciopero a livelli di violenza estremi.
Molto significativo è poi il fatto che Veltroni sia cresciuto politicamente nel PCI come responsabile del settore agit-prop.
////// sospeso /// Ad assumere cioè una posizione preconcettualmetne critica …. nei confornti di quello che è il nemico … (nel caso dei moti che hanno .. la nascita del terrorismo di sinistra in italia … per cui qualsiasi affermazione della polizia … era preconcettualmente falsa … (si arrivaav a falsificare … per dimostrare … come facevono i qutoidiani di sinistra …
—–
// forse sospendi o togli /// grazie a questa …. assenza di memoria .. si senso della realtà …. (asssimene alla perduta memoria del passato) … (come nel caso delgi intellutati di sinistra dal passato “attivamente” fascista, di accusare altri di essere fascisti …
il funzionamento della memoria nell’uomo
dopamina/memoria
La condizione emotiva nella quale le strategie di manipolazione delle coscienze mantengono gli individui è anche una condizione nella quale non si crea una memoria delle cose che accadono (il che equivale a dire: una condizione psicologica nella quale l’individuo non è in grado di apprendere dalle sue esperienze della realtà).
In tale condizione le persone assistono agli eventi ma non sono in grado di “digerire” ciò che la loro mente recepisce: gli eventi non vengono assimilati dalle menti tenute in questa condizione psicologica (questo effetto è dovuto, in gran parte, al bombardamento continuo che i canali mediatici effettuano con una enorme quantità di informazioni, il quale rende, in un certo senso, il cervello impermeabile a ciò che gli arriva; un po’ ciò che accade al terreno durante una pioggia torrenziale).
Sostanzialmente la mente dell’individuo viene oggi tenuta dal Sistema culturale istituzionale in una sorta di “sospensione” delle facoltà riflessive.
Ciò può avvenire per il fatto che oggi l’uomo civilizzato vive in una continua condizione di stress esistenziale (una continua angoscia sotterranea) che lo porta a rifugiarsi in una condizione “mentale” nella quale non riesce più a riflettere accuratamente su ciò che gli accade.
Si tratta di una sorta di condizione di “distrazione” continua (ormai cronica), di una nevrosi che lo distrae dalla sostanzialità della vita reale (come si è detto, biologicamente parlando la condizione di angoscia nella quale si trova oggi, porta l’uomo a bloccare alcune parti del suo cervello per non sentire le emozioni negative prodotte da alcuni ricordi in esso registrati: a causa di ciò esso si rifugia in un mondo “mentale” nel quale non percepisce più gran parte degli stimoli provenienti dall’esterno).
La mente nella condizione tipica dell’uomo moderno, non è più quindi in grado di registrare gli eventi ai quali assiste (sebbene gli Scienziati che studiano il cervello umano, come la Montalcini, abbiano scoperto che il cervello, sul piano della qualità dei ragionamenti e della memoria vada migliorando con il tempo, oggi gran parte delle persone non più giovani è soggetta a grossi vuoti di memoria – si tenga conto inoltre che l’Alzaimer, sempre più diffuso nella nostra società, che non è prodotto da agenti patogeni esterni ma da una alterazione del funzionamento della nostra intelligenza biologica, si determina proprio con una perdita della capacità della persona di immagazzinare nuovi ricordi).
Il fatto è che, come hanno dimostrato gli studi più recenti, i ricordi si fissano nella memoria non grazie ad un meccanismo di immagazzinamento “razionale”, ma alle sensazioni positive prodotte nel nostro organismo da sostanze come la Dopamina.
kwd-dopamina; memoria
(paro da sentieri)
Le più recenti scoperte a proposito della dopamina (l’ormone che sino ad ora si pensava servisse semplicemente per fornire sensazioni piacevoli – a scopo ludico, diciamo) hanno evidenziato come questo ormone aiuti le persone a fissare nella mente i ricordi.
Il meccanismo funziona in questo modo (era già descritto, seppure in altri termini, meno scientifici, dalle teorie della psicologia antica): quando si viene a conoscenza di un nuovo concetto (attraverso, ad esempio, la lettura di un libro), questo concetto rimane per un po’ vivo nella mente, ma non lo si è ancora fatto proprio. Per poterlo fare proprio, ossia per “digerirlo” con la propria mente in modo che diventi un vero e proprio ricordo, è necessario in un secondo tempo “rimuginare” sul quel concetto (come fa l’erbivoro con il cibo ingerito). Si tratta di un lavoro che la mente fa trattando quel concetto sul piano dell’immaginazione; un piano che non corrisponde a quello dell’immaginazione razionale, ma ad un immaginare tipico, ad esempio, delle “discipline orientali”: una forma di immaginazione nel quale il nostro organismo produce delle sensazioni legate agli oggetti “pensati”).
La secrezione di ormoni (che nel nostro organismo produce, appunto, delle sensazioni) è indispensabile perché si possa attuare questo processo di “visualizzazione” che è responsabile delle sensazioni che vengono archiviate in memoria come ricordi.
La dopamina, come si è scoperto, ha un ruolo determinante in questo processo (la diminuzione dei suoi normali livelli nel corpo umano è responsabile, tra le altre cose, di alcuni caratteristiche della sindrome di Parkinson).
(Naturalmente questa mancanza di dopamina può essere anche causata da agenti esterni. Si ricorda che noi siamo ciò che mangiamo: alcune sostanze che noi ingeriamo inducono nel nostro organismo una maggiore produzione di dopamina rispetto ad altre).
Quindi, sostanzialmente, non esiste una fissazione di ricordi se non c’è, contestualmente alla ricezione di uno stimolo esterno, ad alla relativa formulazione di un pensiero “mentale”, una fissazione di tale pensiero attraverso l’elaborazione dello stesso a livello immaginativo (sul piano delle sensazioni). Si tratta di quelle condizioni perseguite dalle “Filosofie” orientali, e prodotte in Occidente da quella condizione della coscienza che viene definita “fede” (e quindi ritenuta essere negativa). Condizioni nelle quali comunque l’individuo entra spontaneamente in molti momenti della giornata: è ciò che accade quando ci si prende una pausa da un lavoro e, mentre si passeggia (o è sotto la doccia), improvvisamente si “comprende” ciò di cui, fino ad allora, si aveva solo una idea “mentale”. In questo modo un concetto “razionale” assume un significato più vasto e profondo (in quel momento il concetto che si appreso si collega con altre nostre esperienze di vita, e ci permette quindi di “farlo nostro”).
2. La promessa di soluzione del male
Il secondo passaggio nel processo psicologico di manipolazione delle coscienze è quello di canalizzare la sofferenza degli individui immersi in una cappa di “pensiero negativo” (e cioè in una snervante sensazione di sofferenza dovuta al risentimento risvegliato in loro dalle strategie psicologiche illustrate in precedenza) verso una soluzione del male (precedentemente individuato in un “nemico” specifico grazie al giudizio critico “suggerito” dall’alto).
Si tratta cioè di
proporre agli individui, tenuti dalle strategie analizzate in precedenza in una condizione di costante angoscia, una ricetta salvifica.
Una ricetta che, secondo le Ideologie moderne, è sempre una lotta finalizzata all’eliminazione dei fattori negativi che generano tale sofferenza (una lotta che, nei movimenti Ideologici, si sviluppa tanto sul piano fisico, quanto su quello morale, ossia della Cultura).
Questa seconda parte delle strategie di manipolazione della coscienza delle persone è resa possibile dal fatto che si è portato l’individuo a focalizzare con continuità ossessiva la sua attenzione sugli aspetti negativi della sua condizione sociale, e quindi a produrre un forte senso di frustrazione ed una profonda insicurezza interiore.
A questo punto si ha buon gioco a prospettare all’individuo una soluzione che, almeno all’apparenza, gli permetta di rimuovere queste sofferenze esistenziali (nelle ideologie più evolute, come il Marxismo, si trasformano queste emozioni negative di risentimento in senso di rivincita, di vendetta – come si è detto, il meccanismo sfrutta semplicemente il senso di frustrazione presente, all’interno della Civiltà moderna, nella grande maggioranza degli adulti: il senso, inconscio, di aver ricevuto una grave ingiustizia da bambini).
In Psicologia l’individuazione di un “colpevole” dei propri problemi esistenziali, utilizzato dall’individuo per alleggerire il senso di responsabilità nei confronti della propria condizione (non a caso queste strategie sono anche definite, nel linguaggio delle ideologie, “alibi”) sono chiamati target (sono definite come “strategie mentali” atte a compensare l’incapacità di riconoscere, a livello percettivo, i propri reali bisogni)
L’idea che viene passata alle persone in questa fase è quindi, fondamentalmente:
ti prometto che ti risolvo il problema,
se intanto mi dai il tuo appoggio.
Per comprendere come il meccanismo possa funzionare è necessario ricordare l’esistenza di un altro fattore determinante per l’applicazione di questa fase del processo manipolatorio, al quale si è accennato: l’individuo è già, di per sé, influenzato dalla educazione culturale “negativa” tipica del Pensiero moderno (l’educazione “materialista”). Vediamo, in sintesi, nei prossimi paragrafi, come si sia determinata, nella nostra Civiltà, questa forma di pensiero negativo.
Seguono alcune riflessioni sulle qualità di negatività (sostanzialmente “pessimista”) del pensiero razionalista occidentale.
excursus – il negativismo positivista
[dal documento “Riflessioni sulla Civiltà Occidentale: introduzione”]
Gran parte degli attuali problemi psicologici dell’uomo occidentale, e quindi la manipolabilità della sua coscienza, sono prodotti, dipendono appunto dalla visione negativa del Mondo diffusa dalla nostra Cultura Illuminista: e cioè dall’idea che la Natura (quella dell’essere umano e quella della Terra) sia “difettosa” e debba essere migliorata dall’uomo con la sua mente razionale.
Ricordiamo, a questo proposito, che Hobbes, il Filosofo che più di ogni altro ha influenzato il modo di pensare moderno, ha affermato che l’uomo è intrinsecamente “cattivo”, e che è quindi necessario rinchiuderlo in una sorta di camicia di forza affinché esso non danneggi se stesso e il suo prossimo (ciò va fatto attraverso la coercizione applicata da parte di uno Stato). Questa idea è stata poi ripresa dai Rivoluzionari francesi e da Marx, per farne il fondamento dell’attuale “pensiero di Sinistra”, secondo il quale
il Popolo deve essere controllato dall’alto
perché le persone sono prive di una sufficiente coscienza sociale
(non dispongono di una capacità di gestire se stesse).
Questa Ideologia è stata poi rafforzata con il contributo di Freud, secondo il quale la parte “spontanea” dell’essere umano deve essere assoggettata all’intelligenza razionale.
Questa concezione “negativa” delle cose si è successivamente evoluta nel pensiero Occidentale “ufficiale”, con la definizione da parte della Scienza istituzionale del concetto di Entropia; un concetto che pur essendo privo di basi scientifiche (è in contrasto con un caposaldo della Fisica moderna, il Primo Principio di Termodinamica), ha diffuso l’idea che l’Universo sia destinato a “morire” per un esaurimento di energie (dal punto di vista prettamente scientifico si tratta di una sorta di nuova religione “laica” e pessimista).
Questo ultimo concetto è molto importante nello sviluppo della “mentalità occidentale”, poiché introduce la giustificazione di azioni come lo sfruttamento della natura (che conduce verso una condizione irreversibile di malfunzionamento del Sistema-Terra), o l’utilizzo dell’Energia Nucleare (che porta ad un innalzamento irreversibile della radiottività della Terra). [l’argomento è sviluppato nel documento “Il binario morto della Scienza Moderna”].
Un altro contributo alla visione negativa del mondo lo ha dato la Teoria Evoluzionista darwinista (si tratta, anche in questo caso, di una dottrina ideologia in contrasto con i Principi della Scienza, nata nei secoli scorsi dal movimento trasversale di opposizione alla Chiesa, nel quale confluivano i nuovi intellettuali aderenti alle nuove Ideologie sociali – si tenga conto che Darwin non ne è il creatore, ma semplicemente uno studioso che ha tentato di comprovarne la validità attraverso la ricerca di prove specifiche).
La concezione Evoluzionista della vita sulla Terra afferma in primo luogo che la Natura si sviluppa “a caso”, poiché una Intelligenza di natura (detta “disegno intelligente”) esisterebbe solo nella mente delle persone “religiose”. Ciò ha portato alla attuale concezione del mondo (veicolata dai media ed insegnata ai bambini): poiché tutto è frutto del “caso”, l’essere umano si sarebbe evoluto per una serie di eventi “accidentali”.
Questa concezione, per nulla comprovata a livello scientifico (è stata abbandonata dagli stessi successori di Darwin), introduce nella mente degli individuo una visione di fondo dell’esistenza estremamente negativa: “io sono un accidente di natura che vive in un mondo che si sviluppa “a caso” (non è più possibile pensare, come facevano gli antichi, che di fronte ad un problema si possa individuarne una causa, e quindi tentare di risolverlo).
Questa, si noti, è anche il dogma ufficiale della Medicina di fine ‘900: il medico non deve più analizzare le cause di una malattia, ma intervenire semplicemente con la somministrazione di medicine indicate dal prontuario Istituzionale, in base ai sintomi. Con questo sistema oggi si arriva ad una cronicizzazione delle malattie (ovvero, seguendo gli interessi del Mercato, ad una dipendenza “a vita” dell’individuo dalle medicine). Ma si arriva anche a curare malattie di cui non si sa nulla (come l’Alzheimer), senza sortire alcune effetto positivo se non quello di aumentare il fatturato del settore farmaceutico.
Si noti inoltre che la “teoria” evoluzionista darwiniana, divulgata come “teoria scientifica”, dal punto di vista della Scienza non è affatto tale. Si tratta di una semplice “supposizione” del pensiero umano che sconfina nella metafisica (dal punto di vista Scientifico è una Ideologia); la quale contiene, tra le altre, una contraddizione fondamentale: secondo tale concezione, non essendovi “un disegno” nella Natura, non esisterebbe nemmeno il Principio di sopravvivenza, il quale individua la presenza di un “disegno”, che è invece un caposaldo della stessa dottrina.
Oggi la concezione “accidentale” del Mondo, e quindi dell’esistenza umana, è talmente radicata nella nostra Cultura, che Umberto Galimberti, uno degli “psicologi” più seguiti in Italia, può affermare su un noto quotidiano italiano che chi cerca di trovare un significato nel dolore è solo un illuso (si tenga contro del fatto che per la Biologia il dolore ha una precisa funzione fisiologica!), e che quindi è cosa buona cercare di eliminare il “dolore” dalla nostra vita con gli psicofarmaci.
Su questa strada “negativa” e pessimista, come hanno rilevato molti analisti della nostra Civiltà,
il Pensiero moderno tende ad evolversi nel nichilismo,
e cioè nell’idea che l’uomo non sarà mai in grado di raggiungere una esistenza “positiva” (si rifletta sul fatto che la cosiddetta Felicità, che è stata ancora inserita come fine dell’uomo nella costituzione Americana, oggi è considerata essere una illusione “religiosa” dalle Ideologie sociali).
La visione nichilista5 nasce fondamentalmente dal fatto che la mente moderna, vedendo il mondo attraverso il filtro della razionalità che riduce la percezione della realtà effettiva, perde il contatto con la realtà, e piomba nella paura: da quel momento l’esistenza dell’essere umano viene regolata dalla paura.
La visione del mondo fornita dal pensiero moderno produce quindi una forma mentis che, rispetto alle culture più antiche, risulta essere “pessimista” (a differenza, ad esempio, delle Culture antiche, di quelle prevalenti nelle aree del mondo non ancora “civilizzate” e, in parte, di quella Cristiana: culture che, invece, tendono ad evidenziare “il buono” che c’è nell’esistenza).
L’uomo moderno concepisce la vita attraverso alla visione “entropica”, grazie alla quale tanto le Ideologie “di opposizione” quanto quelle istituzionali possono appunto giustificare le loro posizioni basandosi sull’idea che il mondo sia comunque destinato a soccombere, a prescindere dal fatto che si mantenga tutti un comportamento ecologico e “morale”.
Questa visione entropica di un destino negativo ineluttabile del cosmo, assieme con quella “darwinista” della “accidentalità” dei fatti significativi che determinano la nostra esistenza, produce nelle persone un modo di vedere le cose, e quindi un atteggiamento, nel quale vengono eliminati i meriti da ogni aspetto dell’esistenza, e l’idea di un “disegno” fatto dalle Leggi di Natura (e quindi, tra le altre cose, viene a cadere la percezione dell’esistenza di regole assolute, biologiche).
In questa nuova concezione del Mondo le persone finiscono per avvertire un senso di ineluttabilità della sofferenza (è, come vedremo, il concetto di base dell’esistenzialismo moderno, adottato dalla nuova Psicologia sociale: è la “nausea” sartriana) e di “impotenza” nei confronti delle cose (dovuta, appunto, all’idea indotta dal “razionalismo ateo” dell’impossibilità di individuare delle Leggi di Natura con le quali trasformare le cose quando non vanno bene).
Per definizione l’uomo diventa quindi malvagio, ed il mondo una valle di lacrime: l’individuo finisce con il credere di non essere in grado di risolvere da sé i problemi che esso incontra nella vita.
Questa nuova condizione dell’uomo riduce l’individuo alla condizione di necessità di essere guidato, nella propria esistenza, da altri. Porta l’individuo a cercare chi gli offra un “messaggio di speranza” (come si è detto, oggi anche la più importante rivista di divulgazione scientifica si basa su articoli che non descrivono le reali conquiste della Scienza, ma parla soprattutto, in termini tutt’altro che scientifici, delle conquiste che la modernità ci porterebbe nei prossimi anni).
/// next /// anche se già accennato in precedenza (un next) approfondisce la negazione della pisoclogia attuale del principio di piacere.
Questa sensazione di fondo “negativa” tipica dell’uomo moderno (sensazione nella quale le Medicine Alternative hanno individuato una delle cause prime delle malattie della modernità) produce quindi delle masse facilmente aggregabili attorno a “cause Ideologiche” (promosse da Istituzioni o da movimenti “militanti”), nelle quali gli individui divengono uno strumento molto potente nelle mani di leader di esperienza che sappiano trovare, volta per volta, argomentazioni specifiche per indirizzare la coscienza delle persone verso il raggiungimento dei risultati pratici specifici da essi perseguiti.
In ultima analisi il nostro sistema mette in atto “spontaneamente” una sofisticata strategia di manipolazione psicologica delle persone nella quale da un lato si induce nelle persone un forte senso di insicurezza interiore e, dall’altro lato, ci si pone come soluzione al problema: il Sistema colma le angosce esistenziali dell’uomo da esso stesso create con una promessa di soddisfazione che crea la dipendenza della coscienza dell’uomo nei confronti di un dogma, e di una elite di persone che detengono la Cultura (e cioè le “Verità” che possono salvare il popolo sofferente).
Si tenga conto del fatto che anche le Religioni sono, di per sé, almeno in parte, delle Ideologie.
Si vedano, ad esempio, le strategie ideologiche già seguite da secoli da alcuni rami protestanti del Cristianesimo: l’uomo viene “salvato in speranza” dalla Religione.
Ma ciò riguarda anche l’essenza del Cattolicesimo, nel quale al Vangelo di Gesù si è aggiunta una fondamentale parte “ideologica” che permette alla Chiesa di rafforzare il consenso della massa nei suoi confronti: l’idea del Male, che Gesù, morendo sulla croce, ha voluto togliere dall’uomo (il peccato originale) viene reintrodotto nel dogma Cattolico, e rende quindi i professanti dipendenti dalla Chiesa (mentre Gesù si era “battuto” per rendere le persone indipendenti dalla Chiese).
Con l’introduzione del male, del peccato originale nelle persone(un “difetto di fabbrica”) la Chiesa si può quindi porre come strumento di salvezza.
Come vedremo, la Chiesa cattolica introduce una altro importante elemento ideologico: non solo essa rende nuovamente tutti colpevoli per definizione, ma reintroduce nel Cristianesimo il senso di giustizia in quanto vendetta proposto dall’Antico Testamento, nonostante Gesù, secondo il racconto originario, sia andato consapevolmente incontro alla morte pur di indicare al mondo una nuova via alternativa al senso di giustizia della Religione ebraica (quella dell’amore che Egli oppone all’idea di “dente per dente”: l’idea di “porgi l’altra guancia”).
Questa base ideologica è stata poi ripresa da Maometto e da Marx per lo sviluppo delle loro ideologie. Il successo di una ideologia come il marxismo-leninismo deriva proprio dal fatto che essa ha adottato le metodologie già in auge con il Cattolicesimo (o, per quanto riguarda l’Unione Sovietica, la Chiesa Ortodossa – Stalin, che ha “perfezionato” l’ideologia marxista, ha studiato per anni in un seminario per preti ortodossi).
Nell’ideologia marxista si reintroducono infatti elementi come: il peccato originale (quello della quale è “geneticamente” colpevole la Classe borghese, la quale presenta, appunto, un difetto intrinseco sancito dalla Storia, che l’uomo non può guarire) – la Profezia (la classe borghese, secondo Marx, verrà comunque estinta dalla Storia) – la promessa della salvezza (l’eliminazione della classe borghese come eliminazione del peccato dalla vita dell’Uomo garantita dalla dottrina comunista) – il conforto fornito dal movimento (la “solidarietà” fornita dal gruppo nei confronti degli altri adepti, o militanti, grazie al quale è possibile canalizzare il proprio risentimento verso un “target” deresponsabilizzante). [vedi nel documento “****” l’analisi delle analogie tra le “religioni” di Mosè, Maometto e Marx]
//// lettura //// si tratta di una “innovazione” moderna della cltura umana, che raprpesenta, dal punto di vista delle filosofie anciiche come il busddismo (che ritenevano che la sicurezza esistenziale dovesse essere colmata con una lavoro interno nelle persone, che passava in primo luogo dalla presa .. di responsabilità della proira vita) di una socrciatoia.
Come si è detto, sostanzialmente, la giustificazione delle Ideologie sociali, che sono sempre, ricordiamo, definite “a fin di bene” (anche Hitler pensava di fare un favore all’umanità applicando al mondo la sua ideologia), deriva dalla concezione “pessimista” dell’esistenza tipica del pensiero moderno: la concezione illuminista secondo la quale l’essere umano è intrinsecamente infelice. Concezione dell’esistenza nella quale quindi la felicità non può che arrivare dall’esterno (Hobbes/Marx/Freud): e cioè dalle istituzioni (la Chiesa, il Partito, lo Stato); o dalla Società in quanto entità a sé che, nella nuova concezione Freudo-marxista dell’individuo, sostituisce l’individuo-uomo (una Società che si pone come nuova istituzione morale della quale gli “intellettuali” sono, in un certo senso, i nuovi Sacerdoti).
Il risultato di questo processo di condizionamento delle coscienze è che, per poter seguire la strada che porta alla sua salvezza, l’uomo rinuncia a qualcosa di sé stesso: fondamentalmente l’uomo, per le Ideologie sociali moderne, rinuncia alla sua libertà (in questo modo esso può rinunciare, cioè, alle sue responsabilità, una delle massime aspirazioni dell’Ego moderno – nel documento “le nuove ideologie”, si illustra come la rinuncia alla Proprietà indicata dal Marxismo, permetta alla persone di alleggerire il proprio senso di responsabilità sociale).
In questa condizione (si tratta ovviamente di un “trucco della ragione” … che l’essere umano in queste condizioni di emotività negativa .. una sorta di ipnosi … non riesce a svelare) diventa doceile e credulone (manipolabile).
[::] LE STRATEGIE
DI MANIPOLAZIONE DELLE COSCIENZE
((( Perché non nel capitolo successivo ???
SI QUASI SICURAMENTE NEL CAPITOLO SUCCESIVO – è già stato passato ???? )))
Nei capitoli precedenti si è visto
sviluppato tecniche di “gestione” delle masse che operano sul piano psicologico (“manipolazione delle coscienze”), le quali fanno leva sul senso di insicurezza.
E come il processo di manipolazione delle coscienze si divida due fasi: (1) formazione di una condizione psicologica di frustrazione (“pensiero negativo”), e (2) successiva promessa soluzione del male che viene in quel modo indicato come origine delle sofferenze esistenziali.
Vediamo quindi ora come tale meccanismi si siano sviluppati nella Storia della nostra Civiltà.
= c’era introduzione al terrorismo psicologico (al massimo fai par di sintesi, ma non credo )
>>> .// Nei capitoli precedenti si è detto che le persone sottoposte ad un regime psicologico di paura, arrivano presto ad un punto di pressione psicologica insopportabile. Condizione che li rende, appunto, manipolabili.
/// sopseso /// (del quale la gente può non rendersi conto, perché si tratta del risultato di strategie sotterranee, molto “soft”: la sensazione di paura in questo processo viene rimossa, per cui ciò che emerge, che è percepito dall’individuo, è soltanto l’emozione di reazione alla paura inconscia, ossia, al massimo, ciò che è definito “stress”)
Le fasi della “gestione del consenso” (del Potere) si sviluppano, nell’evoluzione delle Società occidentali, in una successione di strategie sempre più sottili ed efficaci (che operano su un piano sempre più psicologico).
Queste fasi sono:
1. coercizione fisica, il livello più elementare e brutale: si sottomette l’individuo tenendolo, ad esempio, incatenato alla macchina che deve azionare con la sua forza fisica, e lo si frusta per “stimolarlo” a lavorare.
2. induzione dei comportamenti mediante minaccia fisica (ad esempio, si uccide, sotto gli occhi di tutti, una persona che non ha rispettato le regole): si tratta di un sistema più sofisticato del precedente, poiché in questo caso non è necessario utilizzare la forza per obbligare ogni singola persona ad obbedire; si presuppone comunque l’uso di un intervento fisico violento per mantenere viva la percezione della paura.
3. egemonia culturale: una livello di gestione delle coscienze ancora più sofisticato dei precedenti, sviluppato in Occidente dalla metà del ‘900, nel quale si mette da parte la minaccia fisica (che continua però ad operare a livello inconscio), e si assoggettano le persone operando a livello “culturale”: in altre parole si “normalizza” la Cultura (e quindi la coscienza dell’individuo) in funzione del consenso ad uno specifico sistema.
4. creazione e mantenimento di condizione emozionale di esaltazione: la forma attualmente più efficace di gestione del consenso popolare (la quale è comunque utilizzata in una condizione di egemonia culturale, della quale è figlia), fatta di strategie psicologiche che portano le persone ad un livello di “esaltazione” nel quale aumenta il consenso attivo delle persone. [vedi documento “l’Era di Obama”]
// sospeso /// Vediamo più nello specifico le varie fasi [si vedano alcuni altri documenti per una analisi più approfondita]
(()) Fase 1 E 2:
COERCIZIONE E MINACCIA
E’ la fase più classica della schiavitù caratterizzata da coercizione fisica pura, tipica delle civiltà più primitive (un esempio classico è quello degli schiavi in catene sulle navi).
Questa modalità originaria di gestione delle masse si è successivamente evoluta nelle forme di schiavitù più morbide tipiche di regimi successivi: un tipo di coercizione meno fisico ha permesso di gestire, con un minor dispendio di energie, masse di persone più vaste (in questo caso non ha ancora senso parlare di gestione del consenso delle persone).
/// sosp /// ‘ordine sociale tramite la minaccia … con reiterati .. esemplari.
Questa fase sopravvive per millenni fino alla metà del ‘900: ancora nell’Unione Sovietica del secondo dopoguerra i detenuti politici che non erano più in grado di reggersi in piedi venivano giustiziati in modo esemplare come “renitenti al lavoro” (si tratta dello stesso caso degli schiavi che lavoravano legati alle macchine primitive, o remavano sulle navi e crollavano dalla fatica).
Con l’Illuminismo, e quindi con lo svilupparsi di una più approfondita conoscenza dei meccanismi mentali, si comincia ad utilizzare una forma psicologica di coercizione: alla violenza fisica si sostituisce la violenza psicologica, ossia il Terrore (forma di coercizione sviluppata proprio a partire dalla Rivoluzione Francese, che ha definitivamente imposto, a livello sociale, Principi e Valori dell’illuminismo – ed ha introdotto, su quei principi, l’attuale regime della Democrazia).
-
// lettura // se non riesci, sospendi // .. ricordiamo che … non solo .. ((riprendi da precedente …)) non solo il comunismo …. terrore … ma anche la democrazia … un sano terrore delle tasse …
/// sospeso /// forme di Comunismo reale hanno preso a modello il Terrore della Rivoluzione Francese … ma … erano già utilizzate nelle antiche tirannie orientali)
Vedremo come nelle due fasi successive il sistema di gestione delle coscienze degli individui da parte dei poteri istituzionali si sia ulteriormente raffinato. E come anche in questi nuovi sistemi la leva della paura sia utilizzata assieme a quella della gratificazione (le due condizioni emozionali sono utilizzate con la funzione di bastone e carota per ottenere il consenso delle persone).
(()) ∙FASE 3:
EGEMONIA CULTURALE
Si tratta di una fase più “moderna” delle precedenti; più sottile ed evoluta di quelle, questa metodologia permette una gestione delle masse meno dispendiosa e più efficace.
Si tenga conto del fatto che il termine egemonia in questo caso viene semplicemente utilizzato come sinonimo di totalitarismo. Un eufemismo grazie al quale oggi i metodi delle Ideologie totalitarie appaiono oggi accettabili alla mente dei cittadini delle democrazie.
Il termine deriva dalle teorie del fondatore del Partito Comunista Italiano, Antonio Gramsci. L’idea è stata perfezionata nei totalitarismi forti e in quelli che si sono voluti dare un volto democratico del ‘900, e rappresenta una attualizzazione delle strategie di potere precedenti, adattate in questo caso ad una civiltà evoluta dal punto di vista culturale (più adatte, cioè, per una popolazione alfabetizzata).
Questo tipo di strategia si basa sulla possibilità di plasmare la coscienza delle persone con una programmazione culturale effettuata attraverso le forme istituzionali di educazione impartite dalla società (come ci dice la Psicologia, le persone sono ciò che sanno, ossia sono ciò che credono di essere; è quindi possibile definire, attraverso specifiche strategie di formazione psicologica, ciò che individui pensano di essere).
Fondamentalmente questo tipo di strategia si basa sul principio che, proponendo in modo esclusivo, in ogni forma di formazione ed informazione prodotta all’interno del sistema, un certo tipo di cultura (è determinante in questo caso oscurare ogni possibile forma di cultura alternativa), allora il cittadino finisce per prendere per buono ciò che gli viene detto (dai media, dalle Istituzioni, ecc …).
Perché la strategia di egemonia culturale possa funzionare, si deve attuare contemporaneamente una strategia di “egemonia politica”; l’egemonia culturale deve cioè essere affiancata da alcune strategie complementari: una delle quali è il controllo quasi assoluto su tutti i “poteri” della Democrazia (si tratta anche di poteri solitamente non intesi come tali, che rivestono un ruolo sempre più importante nei sistemi democratici moderni: i Media, la Scuola e la Magistratura, il Fisco [vedi documento “L’era del Post-Marxismo”])
L’idea di egemonia culturale non è nuova: tutti i grandi totalitarismi hanno sempre sentito il bisogno eliminare le forme di cultura che avrebbero potuto in qualche modo mettere in difficoltà il regime al potere (Hitler aveva fatto bruciare in piazza il libri appartenenti a Culture non conformi a quella Nazista – un precedente: la distruzione, da parte dell’Islam, della grande biblioteca di Alessandria).
Grazie all’instaurazione di un regime di egemonia culturale è possibile gestire le masse senza più una minaccia fisica diretta: la minaccia agisce sul piano “culturale”, ad un livello psicologico molto sottile (sebbene anche in questo tipo di regime, sia da parte delle Istituzioni che da parte delle opposizioni, si ricorra comunque a forme di “terrorismo psicologico” che verranno analizzate in seguito).
Possiamo considerare queste forme di totalitarismo come “dittature culturali” (poiché, appunto, un senso di minaccia fisica deve continuare ad operare a livello inconscio).
Come si è detto, in Spagna il governo Socialista di Zapatero è stato eletto, ribaltando clamorosamente le previsioni a due giorni dalle elezioni, grazie agli attentati ai treni attuati dall’Islam, il quale non voleva vedere una rielezione di un governo di destra ad esso ostile. E Putin ha vinto le elezioni grazie anche agli attentati “ceceni”.
– cenno storico sull’origine del concetto di Egemonia culturale
questo capitolo è, rispetto a gli altri, “politico”: molte cose possono non essere comprese, e andrebbero approfondite (ma solo dopo che si è spiegato, nei successivi capitoli, i meccansmi …). Forse questa cosa andrebbe introdotta brevemente: “questo capitolo, essendo espresso in forma estremamente sintetica, ..introduce aargoemnti molto importanti .. e, prorio a causa (o potrebbe essere esso stesso una operazione di “maniplaizone” della cultura?) … approfonditi in altri punti come di questo documento, o in atri documenti 8era del post-comuniso, ..)
La strategia di egemonia culturale ha assunto oggi un ruolo determinante per la gestione del consenso nelle Democrazie Occidentali: vale quindi la pena analizzare brevemente quali sono le sue origini ideologiche [all’argomento è dedicato il documento “l’era del post-comunismo”].
Il concetto di Egemonia Culturale è stato concepito, in termini di teoria sociale, da Antonio Gramsci, il quale si poneva il problema di dare al Totalitarismo Comunista un “volto umano”.
Si tratta cioè di una “riforma” della dottrina marxista con la quale si trasforma l’idea che per poter migliorare la società si debba eliminare una classe sociale, nell’idea che si possa ottenere lo stesso risultato “purificando” la cultura di una società dalle forme di pensiero non conformi la Pensiero marxista (in pratica si tratterebbe di eliminare una fetta della Cultura di un popolo invece di eliminare una parte del popolo stesso: in questo modo le persone alle fine si “convertirebbero” ai Principi della Morale marxista, e la società potrebbe fare un salto di qualità senza gli spargimenti di sangue tipici dei regimi comunisti).
Per meglio comprendere il punto di vista di Gramsci, che, pur essendo per una parte della sua vita di dirigente del PCI completamente assoggettato alle idee di Stalin, in alcuni suoi scritti appare come un pensatore democratico, dobbiamo comprendere da quale punto di vista egli valutasse la realtà: Gramsci, come tutti i Marxisti, era fermamente convinto che il mondo fosse afflitto da un male fatale: la Cultura borghese che avrebbe portato l’uomo alla rovina. Male che, appunto, poteva essere corretto solo con la ricetta marxista.
Dobbiamo cioè comprendere come Gramsci partisse dall’imprescindibile idea che quel male andasse eliminato alla radice. E non, come avviene nel pensiero religioso, ad esempio, del Cattolicesimo dall’idea di una condizione di “male” che può essere “curato” (nel Cattolicesimo il Male non è che un aspetto del Bene: il Diavolo è al servizio di Dio, e la sua azione serve unicamente a risvegliare la “parte buona” dell’uomo).
Gramsci assunse però una posizione nettamente differente da quella dei suoi compagni di partito, per due ragioni. (1) vedeva che una forma morbida” del Socialismo “radicale”, il Nazional-Socialismo (ossia il Fascismo) poteva funzionare meglio del Marxismo nel creare una pace sociale (lui osservava la prima fase di sviluppo del Fascismo, che nasceva come forma di Socialismo in opposizione al Socialismo sovietico); ed (2) era contrario alla violenza che è alla base di qualsiasi strategia Comunista (Marx: “la violenza è la levatrice della Storia”).
Per questo suo “buonismo” il Filosofo italiano si è adoperato per cercare di eliminare le forme di violenza da quella che lui considerava essere comunque la cura necessaria per salvare la nostra società: l’eliminazione della Classe borghese (nella nuova versione del Comunismo non si sarebbero più eliminate le persone, ma le si sarebbero forzate alla “conversione”).
La nascita di questa teoria presenta un aspetto paradossale, che contiene in sé il difetto di fondo di questo modo di vedere le cose: le idee di Gramsci furono adottate dal suo Partito, il quale però fece conoscere al mondo una versione riscritta (“corretta”) dei suoi scritti; e si adoperò, con successo, per eliminare fisicamente l’Autore (tesi rivelata dallo stesso Gramsci, e successivamente appurata dalla storiografia ufficiale).
Si tratta, paradossalmente, del primo significativo esempio della manipolazione della cultura teorizzata da Gramsci. Come rivela chiaramente il suo carteggio, Gramsci fu infatti, per queste sue idee, “condannato” dal suo partito (in particolare da Togliatti, che in quel momento era, a Mosca, uno dei vice di Stalin), e fu quindi costretto a rimanere in carcere, nonostante Mussolini lo avesse graziato, fino a che non si ammalò in modo irrimediabile. Gramsci dichiara infatti, nelle sue ultime lettere (ed in particolare nella sua ultima lettera alla cognata), di aver capito come egli fosse tenuto in carcere grazie all’intervento del suo Partito; e di essere giunto alla conclusione di essersi sbagliato ad aderire all’ideologia comunista! (In quella lettera Gramsci afferma inoltre di aver compreso come il Partito gli avesse dato in moglie una agente del KGB, e come i figli che da essa aveva avuto, fossero stati utilizzati per manipolarlo).
Purtroppo, in osservanza delle sue stesse teorie, queste affermazioni sono sparite del suo carteggio ufficiale (ma sono rimaste in mano ai suoi eredi).
Ma il fatto più significativo della vicenda politica di Gramsci che, paradossalmente, ci rivela l’efficacia delle sue teorie sull’egemonia culturale, risiede nel fatto che egli, dopo aver scoperto la macchinazione perpetrata dal suo Partito ai suoi danni, abbia espresso, come sua ultima volontà la richiesta che si facesse di tutto perché Togliatti non entrasse in possesso dei sui scritti. Come racconterà la sua famiglia, invece, appena dopo la sua morte il baule dei suoi manoscritti veniva sequestrato a Mosca (dove abitava la sua famiglia e dove gli scritti erano stati inviati), nonostante le resistenze fisiche opposte dai familiari (sostanzialmente dai figli e dalle cognate, poichè la moglie era un membro del KGB), da parte della Polizia Politica sovietica, e consegnato a Togliatti (il quale riscrisse di suo pugno ciò che oggi è conosciuto come le Opere di Gramsci).
Quindi già nelle sue prime applicazioni il principio dell’egemonia culturale ha funzionato egregiamente. Ma non nella modalità ingenua concepita dal suo creatore: anche nel caso del Pensiero di Gramsci, grazie alla manipolazione della cultura da lui stesso concepita, oggi ciò che il mondo conosce come pensiero di quell’autore è in realtà una versione riveduta e corretta di ciò che realmente pensava il Filosofo (manipolata proprio da parte di quel Prtito che l’autore pensava avrebbe garantito, attraverso le nuove strategie da lui ideate, una nuova integrità morale del mondo).
In ogni caso l’idea di fondo di Gramsci fu adottata da Stalin e Togliatti, i quali lo inclusero nella attuale dottrina Comunista post marxista-leninista.
La dottrina post-marxista viene applicata per la prima volta in Italia nel primissimo dopoguerra. Qui, già appena dopo la Liberazione del ’45, quando la base del PCI era pronta all’insurrezione armata (in realtà aveva già occupato, in armi, la prefettura di Milano; ed aveva già provveduto ad eliminare più di ventimila “borghesi” nelle regioni del Nord Italia), Togliatti, arrivando direttamente da uno dei suoi periodici colloqui con Stalin, attuò quella che è conosciuta come la “Svolta di Salerno“, nella quale egli dichiarò che da quel momento in poi il compito del PCI era di operare una nuova forma di rivoluzione (non più armata) che si basasse su di una graduale presa di potere delle Istituzioni attraverso una “via morbida” (venne definta “il Comunismo dal volto buono”).
Questa strategia, definita anche come Egemonia culturale prevede, invece dell’eliminazione fisica della Classe antagonista al Proletariato, una graduale eliminazione, per vie sotterranee, della Cultura tradizionale degli Italiani. Ma anche, parallelamente, attraverso sotterfugi simili, l’appropriamento da parte del PCI dei Poteri Istituzionali (la presa di possesso delle strutture delle Democrazia diveniva da quel momento strumentale rispetto ai fini della creazione di un regime Comunista in Italia).
Il comunismo apriva quindi un “Nuovo corso” (in Italia, ma anche nel Mondo) per l’esigenza di non provocare la reazione degli Alleati (in quel momento ancora presenti in Europa), e di catturare gradualmente il consenso di vaste porzioni di popolazione di cultura democratica (proprio da una parte della base militante Comunista incapace di accettare questa svolta avvenne più tardi, attraverso uno storico passaggio di consegne, la nascita delle Brigate Rosse, che operavano invece in base ai precedenti dettami del Marxismo-Leninismo).
Con la “svolta di Salerno” il Marxismo ha così abbandonato la via che adotta la Rivoluzione violenta, teorizzata da Marx e Lenin, per imboccare la nuova via della “Rivoluzione culturale”, o egemonia culturale, che caratterizzerà, in Occidente, il Marxismo fino ai giorni nostri.
Più tardi la linea politica attuata dalla svolta di Salerno fu ulteriormente evoluta nell’Eurocomunismo di Berlinguer; e nella successiva “svolta della Bolognina”, nella quale Occhetto diede al PCI un volto post-comunista (sostanzialmente cambiandone il nome in PDS, senza che alcun dirigente rinnegasse il proprio passato Marxista-Leninista).
Ed in seguito con un’altra svolta, descritta in un prossimo capitolo, fu ulteriormente perfezionata da Walter Veltroni, prima come gestore della propaganda del PCI, poi come Ministro della Cultura (carica tipica dei regimi totalitari, inventata apposta per l’occasione), e infine come Sindaco di Roma (un esempio significativo dell’applicazione delle strategie descritte in precedenza: nel nuovo regime di egemonia culturale definito da Veltroni è accaduto un caso, forse unico, di censura da parte autorità politiche alla pubblicità: nell’ottobre del 2006 da un spot della Telecom, azienda Privata della quale però il governo Prodi si era appena riappropriato, è sparita una citazione ironica fatta dal personaggio interpretato da Cristian De Sica, sul sindaco di Roma).
Le strategie basate sulle teorie dell’egemonia culturale hanno rivelato un difetto di fondo che ha prodotto insormontabili problemi che hanno costretto i partiti marxisti a produrre l’ulteriore svolta nelle loro strategie descritta nel prossimo capitolo.
La strategia dell’Egemonia culturale presenta infatti una palese ingenuità di base (o, per dirla con il linguaggio marxista, una palese contraddizione di fondo); ovvere un errore di valutazione messo in evidenza dalle forme di totalitarismo apparse negli ultimi secoli: il processo di eliminazione di una cultura non può che evolversi nell’eliminazione delle persone che aderiscono a quella cultura (vi sono gli esempi del Nazismo nel quale si è passati dal rogo di libri a quello delle persone; e del Comunismo “reale” e dell’Islam, i quali sono “costretti” ad eliminare le persone che non si convertono, e che, con il tempo, divengono quindi un ostacolo insormontabile alla realizzazione del loro progetto – ma la Rivoluzione Culturale di Mao evidenzierà ancor meglio come, di fatto, “operare sulla cultura” porta ad operare, in modo indiretto e sotterraneo, per eliminare le persone scomode al sistema).
La contraddizione di fondo della teoria di Gramsci è legata al fatto che, come si è detto, una Cultura non è un semplice insieme di nozioni, ma un retaggio di memorie e di modi di essere nel quale la persona si identifica (come vedremo, essa è proprio “il modo di essere della persona”, una sorta di DNA culturale).
Stando così le cose, diviene impossibile eliminare una Cultura da una Società se non si eliminano le persone che la adottano: le persone non possono infatti “dimenticare” la loro cultura perché non possono annullare il loro modo di essere prodotto da un lungo lavoro esperienziale ed educativo durato generazioni (o, per lo meno, non è possibile che ciò avvenga per la totalità di un popolo). E le persone che non smettono di appartenere ad una certa cultura continueranno quindi, spontaneamente, a propagarla (non necessariamente con spirito di “opposizione” al regime totalitario: lo faranno semplicemente per la pulsione, connaturata nell’essere umano, a propagare la propria cultura). E lo faranno con ardore, anche a rischio della vita: un gentore fa di tutto perchè suo figlio cresca secondo i principi che lui giudica “sani”.
Ovvero nel regime totalitario più rigido continueranno a sopravvivere persone “non convertite”: la Cultura non conforme a quella “riformata” continuerà ad essere veicolata, anche a livelli sotterranei, subliminali, dal genitore al bambino all’interno del nucleo familiare (per quanto, come avviene nei totalitarismi, o nella nostra Democrazia, prorpio per questa ragione il bambino venga sottratto alla famiglia per essere sottoposto ad una educazione “istituzionale”); o dall’artista che mette nelle sue opere significati non conformi (Sostakovich fu mandato al confino e minacciato più volte da Stalin per aver composto un’opera “romantica”: alla fine si converti producendo finalmente un’opera per il regime – ma nella nostra Democrazia il regista Muccino fu bocciato dalla “commissione” che gestisce il cinema in Italia perché i lavori che proponeva erano privi di contenuti ideologici “giusti”, e fu costretto ad “esiliarsi” negli Stati Uniti dove è arrivato a concorrere per l’Oscar con lo steso film bocciato in Italia); o dal professore che, sebbene “allineato”, aggiunge, per correttezza didattica, alle materie “riformate” piccole informazioni che possono “intaccare” la mente degli allievi (in Italia lo storico più importante, a detta dei colleghi di tutto il mondo, De Felice, fu privato della cattedra universitaria perché scriveva delle informazioni, che pur essendo veritiere, secondo il PCI non era opportuno rivelare); dal negoziante che aggiunge scampoli di sapere tradizionale al suo quotidiano consigliare i prodotti al cliente.
Si tenga conto di una debolezza intrinseca alle culture “di regime”: esse, come esposto nel documento “Riflessioni sulla Civiltà Occidentale: introduzione”, sono sempre poco efficaci, perché finalizzate quasi unicamente a giustificare il pensiero e le azioni dello Stato. Sono cioè prive di contenuti reali, e non sono quindi in grado di fornire risposte ai problemi dei cittadini, laddove invece le culture più tradizionali sono molto più efficaci (ciò oggi vale, ad esempio, per le Medicine alternative e per le Religioni).
La debolezza di fondo della strategie di egemonia culturale è dovuta al fatto che i regimi che tentano di basarsi unicamente su strategie di egemonia culturale è che, non riuscendo essi mai su questa strada a raggiungere la necessaria condizione di egemonia pressoché completa, le persone non possono essere totalmente controllate, e il totalitarismo rimane quindi vulnerabile al suo interno. In altre parole in questi regimi vi saranno sempre tendenze spontanee a servirsi di canali culturali alternativi a quelli istituzionali; e nasceranno sempre movimenti di dissidenza che obbligheranno le istituzioni a tornare a forme di repressione più esplicita, innescando così, in una fase storica dove l’opinione pubblica è più portata a ragionare intermini di democrazia e a mal digerire le forme di repressione, un circolo vizioso di dissidenza e repressione.
Per questa ragione, come si è detto, le forze politiche che applicano strategie di egemonia culturale, devono contemporaneamente, per poter mantenere il potere, monopolizzare anche i “Poteri” della democrazia come la Magistratura (la quale è, in una Democrazia occidentale, un “braccio armato” molto più potente del tradizionale esercito – nei “colpi di stato” oggi la Magistratura ha, appunto, sostituito le forze armate). [a questo argomento è dedicata una sezione del documento “L’era del Post-Marxismo”]
Un esempio significativio nella Democrazia italiana, uno degli esponenti più importanti del pensiero di sinistra, Giorgio Bocca, non avendo argomenti da spendere in sfavore dei libri di Pansa (per altro, anche lui esponente della sinistra) che negli anni scorsi hanno chiarito alcune verità storiche, ben poco edificanti, sulla Resistenza comunista, finendo per smontare la verità “costruita” e mantenuta fino ad i nostri giorni grazie alle strategie di egemonia culturale, si è sentito costretto a lanciare un appello al Governo (in mano al suo stesso partito) affinché emettesse una legge che permettesse allo Stato di condannare le persone che esprimono una atteggiamento critico nei confronti della Resistenza (applicabili quindi anche nel caso si Pansa, il quale non fa altro che rivelare verità storiche).
/// quote /// altre esempi significativi di intervento delal magistratura come cesura diretta … (ma sono tantissimi) sono quelli della magistratura napoletana che hanno prima inquesito Jannuzzi, perché … (e emesso oridna di arresto, noostate fosse parlamentare europeo e utlra 75 enne … e caramella, dopo che ha riferito una tesi sotenuta da parte del kgb … e dai dissidenti russi come Bukowsy, che Prodi fosse controllato dal KGB … lo ha tenuto in galera in carcere preventivo ..mesi rinnovando la carcerazione … con sempre nuove imputazioni … generiche ..
In ultima analisi, per estirpare una Cultura da una nazione è quindi sempre necessario, alla fine, con azioni più o meno occulte, “neutralizzare” le persone che la adottano (laddove neturalizzare significa o assassinandole, o richiudendole a vita in campi di prigionia). Ovvero, come è stato detto quando si sono visti i falò Nazisti dei libri: “se si bruciano i libri prima o poi si bruceranno anche le persone”. O, parafrasando, “se si elimina la cultura prima o poi si dovrà eliminare la popolazione che aderisce a quella cultura”.
/// lettura /// sospeso /// .\. Ancora un dettaglio che illustra quanto il meccanismo di egemonia culturale finisca immancabilmente con l’eliminazione delle persone: la moglie di Gramsci, complice del regime nella neutralizzazione del Filosofo, fu poi eliminata dalla società, ed internata in un istituto per malattie mentali. Ma anche Togliatti fece internare suoi figlio che, come testimonia Caprara, suo segretario personale, non era molto in linea con le idee del padre (oggi, all’insaputa di tutti, quel filgio è ancora vivo ed internato in una clinica privata emiliana).
——————
L’Egemonia clutrale ZZZ altro esempio, ancora più forte, riguarda un metodo “all’antica” di mantenimento dell’egemonia culturale ancora più efficace della prigione invocata da Bocca: nell’Ottobre 2006 qualche killer “non identificato”, in piena Mosca, ha ucciso la giornalista che raccontava semplicemente ciò che la Russia stava combinando in Cecenia e in Georgia: tale giornalista era già stata emarginata dal Sistema (il regime era riuscito a far passare in sordina uno dei potenziali scoop globali dell’anno, le sevizie perpetrare dall’armata rossa nei confronti dei prigionieri ceceni, che avrebbero oscurato lo scandalo delle torture USA nel carcere irakeno di Abu Grab).
A questo riguardo non si può non rilevare come la Stampa occidentale abbia, in prima istanza, reagito a questo crimine in modo molto morbido: sebbene questo avvenimento segni una svolta significativa nel ritorno della Russia al totalitarismo (l’evento si accompagna al processo di reintegrazione forzata in una nuova URSS delle Nazioni liberatesi dall’Unione Sovietica); e sebbene su La Stampa una intervista ad uno degli intellettuali di più famosi, Gluksmann abbia denunciato senza mezzi termini la gravità del fatto, l’evento dalle nostre Istituzioni viene considerato un imbarazzante “incidente di percorso” sulla strada della creazione della grande casa comune europea “socialista” (si ripete qui, in un cero senso, l’esperienza della invasione dell’Ungheria da parte dell’Armata rossa; La Stampa di Torino ha utilizzato le stesse parole di un tempo: i dissidenti di un tempo, scesi in piazza per protestare contro li regime Ungherese, sono nuovamente “fascisti” che manifestano contro le istituzioni democratiche).
Inoltre la questione di Sallusti .. espulso dall’ordine per una condanna su un fatto che di pre sé, “oggettivaemtne”, non esiste: è una diffamazione della quale il quotidiano diretto da Sallusti riprende solo parte del testo .. il reato è quindi commesso dalla Stampa, ma Sallusti non solo viene condannato, ma anche sostepso dall’ordine (è un ottimo esempio di sinergia tra poteri paralleli in mano a persone che perseguono la stessa Ideolgia .. … Magistratura e Orgine dei giornalisti ..
[::] (inserto)
ALCUNE RIFLESSIONI
SUL CONCETTO DI MORALE:
L’ASSENZA DI REALTA’ NEL PENSIERO IDEOLOGICO
(IL PENSIERO ASSOLUTO)
-
siamo nella sezione
“funzionamento a livello psicologico di “egemonia”
che può essere un libro a sé, inserita in modo forzato -
è un excursus fatto di 3 punti:
-
B1.1 – LA NATURA DELLA MORALE DELL’UOMO
-
B1.2 – IDEOLOGIA E MORALE (morale moderna)
-
B.2 – LA BOLLA DEL LINGUAGGIO [non ancora sviluppato]
-
introduzione comune ai due capitoli pricipali:
B1.1 e B1.2
Qusta dovrebbe essere SOLO UNA INTRODUZIONE,
e quindi si ripetono gli argomenti, approfonditi, in capitoli siccessivi:
come intellettualismo della mente, …
PERO’ VERIFICA CHE VADA BENE
DOPOO QUESTO C’è IL CAPITOLO “Le precondizioni culturali dell’egemonia culturale – (Queste riflessioni rappresentano un testo a sé: che probabilmente dovrebbe essere sviluppato a parte)
sii il meno forte possibile in questa introduzione, forse tolgi i riferimenti duri a d idologia, poichè il cpaitolo serve prorpio ad introdurre per gradi, con argomenti semplici e scientifici, al questione
Poiché nella prossima sezione si affronterà la questione delle Strategie utilizzate nella Civiltà Moderna per ottenere una condizione Sociale di egemonia culturale, si ritiene opportuno far precedere tale sezione da alcune riflessioni sul concetto di Morale.
Sostanzialmente in questa sezione si affrontano gli argomenti: la natura della Morale, i meccanismi di apprendimento della Morale (come essa viene diffusa nella Società), i meccanismi psico-biologici che determinano le convinzioni e gli atteggiamenti dell’uomo.
Questa sezione è inoltre dedicata all’esame dei rischi, per una Civiltà, insiti nella perdita di Cultura e Morale tradizionale.
E si approfondisce … la ofrma pecualiare di morale moderna (realtiva al mondo occidetnale) … fondata su basi ideolgice … poiché tali strategie si basano atteggiamento mentale del cosiddetto “moralismo
( breve sintesi-introduzione )
Apriamo questa riflessione sul concetto di morale con una analisi del concetto di Ideologia, al quale il termine Morale nel suo particolare senso attuale è strettamente legato.
Con il termine Ideologia si indica una forma di pensiero nel quale si subordina ogni ragionamento, ogni spiegazione di fatti reali ad una Idea fondamentale (secondo la Treccani l’Ideologia è «Il complesso dei presupposti teorici e dei fini ideali (…) ogni dottrina non scientifica che proceda con la sola documentazione intellettuale e senza soverchie esigenze di puntuali riscontri »).
la “Morale intellettuale”
Con il termine Ideologia si indica quindi una “condizione mentale” (o, per riprendere il termine usato dalla Treccani, “intellettuale”) nella quale una Idea assume il ruolo sia di presupposto teorico, che di Fine ideale dell’esistenza (normalmente è il Fine morale di un movimento politico).
Qualsiasi ragionamento di chi abbraccia questo tipo di pensiero è quindi sempre e comunque una declinazione specifica di una idea-preconcetto assunta in modo acritico e non il risultato di un ragionamento razionale, che derivi dal prendere in esame l’effettiva realtà delle cose (nei ragionamenti prodotti nell’ambito delle ideologie si forniscono “spiegazioni” derivate dalle idee assiomatiche, e non si effettua mai una verifica della realtà dei fatti in base a “riscontri materiali”: per questa ragione oggi si tende a riconoscere che l’atteggiamento ideologico si basa su di un approccio “non scientifico”, ma teologico).
Per meglio comprendere il concetto di Ideologia facciamo un salto indietro: il Pensiero moderno rappresenta una evoluzione peculiare del pensiero umano fondato sulle Ideologie: si tratta di una forma mentis (“Cogito ergo sum”: so di esistere perché mi accorgo di “pensare”) con la quale l’essere umano, in Occidente, nei secoli scorsi è entrato in una dimensione intellettuale, abbandonando gran parte del suo “pensare” direttamente legato alla sfera delle percezioni (la percezione empatica di se stesso e della natura che lo circonda) che aveva caratterizzato per millenni la sua esistenza.
Nella Civiltà moderna il “pensare” dell’uomo (le riflessioni sulle sue esperienze di vita, e quindi le su conclusioni su ciò che sia meglio fare per migliorare la sua esistenza) è infatti confinato nella parte razionale del cervello (e, come vedremo, ogni forma di Pensiero razionale “evoluto” subordina i suoi ragionamenti a “idee assolute”).
Mentre l’uomo delle Civiltà antiche “ragionava” utilizzando quello che oggi la biologia chiama “cervello esteso”: le varie parti del corpo che forniscono sensazioni utili a prendere le decisione corrette per una esistenza fisiologicamente sana (i neuroni del cervello sono presenti anche nell’addome!).
I due modi di “ragionare” sono riassunti nei due fondamentali slogan: il “cogito ergo sum”, del moderno Cartesio (dove cogito singnifica pensare “mentalmente”, unicamente con la parte del cervello confinato nella parte cranica). E il “conosci te stesso” scritto sul tempio dell’Oracolo di Delfi, prorpio della filosofia di Socrate, che riassume l’insegnamento antico, il quale indica che il significato delle cose del Mondo possono solo essere conosciute attraverso le sensazioni della nostra “intelligenza estesa” (Platone, sulla stessa linea, sosteneva che il metodo “moderno”, di veicolare la conoscenza attraveso i libri, non può funzionare, proprio perchè limitato al piano “mentale” della nostra intelligenza).
attenzione che più avanti c’è un capitolo, “morale come sentimento”, che parla dell’intelligenza emotiva ….
– le caratteristiche biologiche del pensare
A proposito delle modalità di “pensiero” dell’uomo, vedremo nei prossimi capitoli come da pochi anni la Scienza moderna sia in grado di spiegarci quanto già appurato dalle Scienze antiche: l’intelligenza umana “naturale” è “distribuita” in tutto il corpo (come si è accennato, si estende, ad esempio, fino alla “pancia”).
L’intestino è, infatti, una parte molto importante del nostro “cervello”: si tratta del “cervello enterico”, nel quale esistono connessioni neuronali tipiche del cervello. Ma nel quale, soprattutto, si trovano anche i paraneuroni, cellule preposte alla produzione di “pensieri emotivi”, i quali invece non possono essere prodotti dal cervello racchiuso nella scatola cranica, che non dispone della facoltà della percezione (sappiamo che si può toccare il cervello senza che la persona percepisca alcuna sensazione).
E’ il cervello enterico (il “cervello di sotto”), che, come funzionalia più immediata, può “sentire” se un cibo è velenoso, e suscita il vomito per espellere immediatamente la sostanza ingerita; o, se la percezione è tardiva, per espellerlo il più rapidamente possibile con un attacco di diarrea. Esso rappresenta quella parte della nostra intelligenza che permette al nostro organismo di “decidere” se ciò che assumiamo è dannoso.
Ma gran parte delle decisioni posso essere prese dal cervello di sotto, dalla pancia. Gli esseri umani che appartengono alle Culture pre-moderne (o vivono, in Europa, località non completamente “civilizzate”) “ragionano” in tale modalità. E l’ipnosi si rivolge a questo cervello emotivo.
Una Cultura come quella Moderna, che non prende in considerazione questo aspetto del pensare, è una Cultura che non permette all’uomo di sfruttare al meglio le potenzialità della sua “intelligenza”.
Nel modo di vivere occidentale manca ad esempio una corretta attenzione per il funzionamento del sistema digestivo e dell’intestino (il risultato è che nella nostra cultura si praticano forme di alimentazione e di medicina che distruggono nell’intestino le sostanze che sono preposte alla produzione di “pensieri emotivi”, e quindi parte importante dell’intelligenza dell’uomo).
Inoltre la nostra Cultura, non riconoscendo essa la corretta importanza dei questa parte della nostra intelligenza, si adopera per “rimuoverla” in quanto forma di istinto scorretto: nelle Scuole una istruzione limitata allo sviluppo dell’intelligenza “mentale” porta all’atrofizzazione di questa forma di intelligenza emotiva (e gli adulti sono così portati a pensare che la miglior forma di allenamento del loro cervello siano i Quiz televisivi e la Settimana enigmistica).
Come abbiamo visto, il risultato della educazione dell’Uomo “civilizzato” produce un individuo confinato in una dimensione psicologica “intellettuale”, nella quale gli viene a mancare quella guida fondamentale per quanto riguarda le sue decisioni che ha caratterizzato, per centinaia di migliaia di anni, le Civiltà dell’uomo. Viene cioè a mancare all’uomo la sua guida fondamentale degli “istinti umani” (dell’intelligenza psico-biologica peculiare della Specie umana).
Nella condizione moderna l’essere umano viene cioè a mancare dei “pensieri empatici” empatici rispetto alla realtà (si pone in una condizione mentale nella quale è “scollegato” dalla realtà).
/// sospeso /// In questo modo, nella nostra civiltà, si atrofizzana quella forma di intelligenza fondamentale dell’uomo dei … “pensieri viscerali” che viene defiita anche: … quei .. che nella cltura popolare vengon definiti come pensieri viscerali … pesanre con la pancia …. quelle emozioni .. le quali sono, se utilizzate nel modo corretto, … …la stessa cosa è pensare con il cuore … una ((a prpofndisci sul Web cuore-cervello))
Oggi il problema dell’importanza del “pensiero empatico” (che secondo i canoni attuali potrebbe essere definito come “pensiero emozionale”) emerge anche all’interno della stessa Scienza moderna, grazie alle scoperte degli ultimi decenni a proposito del ruolo degli ormoni nelle azioni dell’uomo. Scoperte che pur essendo premiate con il Nobel, non sono tutt’ora prese in considerazione dalla medicina istituzionale. [vedi documento “La Nuova Scienza”]
Vedremo in un successivo capitolo come gli ormoni si sviluppino in reazione agli stimoli provenienti dall’ambiente, e producano sensazioni che fungono da attivatori delle azioni dell’individuo: vedremo cioè come gli ormoni siano parte importante dei “sentimenti” umani.
la forma mentis intellettuale
La peculiarità della forma mentis dell’uomo occidentale è quindi quella di essere una condizione quasi unicamente “intellettuale”: l’individuo moderno avendo perduto gran parte delle sue facoltà di pensiero empatico, ha perduto anche gran parte delle possibilità di produrre dei pensieri “sintonizzati” con il mondo esterno (ossia aderenti alla realtà).
Sostanzialmente l’Uomo moderno si è rinchiuso nel suo guscio “mentale”, nel quale può solo più produrre pensieri “astratti” rispetto alla realtà. E’ un guscio che l’uomo moderno si è creato in base della sua idea illuminista di una natura “imperfetta” del Mondo “naturale”: un guscio che lo protegge da un mondo ostile.
In altre parole l’uomo moderno ha voluto “emanciparsi” dalla dipendenza dalla realtà, creandosi un suo mondo artificiale: e si è quindi creato un mondo di “idee” dalle quali fa dipendere la sua vita (le idee assolute delle ideologie moderne). Senza rendersi conto che in questo modo esso ha finito per confinarsi un mondo totalmente autoreferenziale, astratto: un mondo nel quale esso ha perduto il controllo di se stesso, e quindi dell’ambiente.
/// sospeso // forse lettura // (artificale significa astratto … ((cerca termine)) ………………ma una guida “artificiale” (prodotta dalal emtente dell’uomo … in assoluto … da …) … “astratta” … (treccani: “In filosofia, separare mentalmente taluni aspetti del contenuto conoscitivo da altri, con cui sono connessi” ((già citato più avanti!!!!))) “allontanando l’attenzione da altre cose: astrarsi dalle cose circostanti” “non ha contatto diretto con la realtà o col mondo sensibile”) >> in tale condizione viva una esistenza basata su modelli “astratti” (dogmi) con i quali sostituisce gli istitnti umani” (evoluti dalla coscienza rispetto a quelli puramente animali).
L’uomo moderno è divenuto Uomo Intellettuale: gli “Intellettuali” sono proprio la casta di persone indicata dalle Ideologie moderne come guida della società (in particolare ciò avviene nelle idee della rivoluzione Francese e del Marxismo).
Anche una delle forme di pensiero più vicine al forma mentis “empatica” tradizionale, il Cattolicesimo, è divenuta intellettuale a causa soprattutto dell’idea di San Tommaso di portare la concezione dell’esistenza di Dio sul piano “mentale” (di produrre cioè una forma di Fede che si basi su di una dimostrazione razionale); svolta che ha prodotto l’attuale atrofizzazione del sentimento di Fede interiore, e la nascita di correnti politiche aderenti alla Ideologie Sociali all’interno della Chiesa Cattolica.
A causa di ciò oggi il Cattolicesimo, che nasce con il Fine di portare l’uomo ad una consapevolezza empatica, finisce per porsi, esattamente come le Ideologie sociali moderne, come Istituzione moralizzatrice (il Cattolicesimo cambia il proprio Fine: al Fine spirituale (una realizzazione “soggettiva”, interiore, dell’Uomo) si sostituisce un fine sociale (la realizzazione di una Società “giusta” che prescinde dal lavoro interiore delle singole persone).
invece che di una realizzazione interiore dell’individuo – vedi i casi delle correnti, che sono divenute maggioritarie all’interno della Chiesa, che aderiscono al Marxismo, come quella di Dossetti).
Cosa cambia fondamentalmente nella vita dell’uomo a causa di questo suo sviluppo quasi esclusivo della sua intelligenza mentale. E con la parallela adozione delle Ideologie come guida per la sua esistenza?
Nel prossimo capitolo vedremo, appunto, come l’uomo moderno, nella sua nuova condizione di “intellettuale”, abbandoni la sua Morale originaria, una morale “empatica”, incentrata su un vivere “spontaneo” guidato dalla valutazione “sensibile” della realtà (che gli permetteva di interagire in tempo reale, caso per caso, alle condizioni ambientali). Per passare ad una morale “intellettuale, dogmatica, nella quale esso conduce una esistenza incentrata su una continua attenzione razionale della mente sulla rispondenza dei propri (ed altrui) atteggiamenti e pensieri ad un canone predefinito.
Vedremo cioè come con l’adozione della Cultura post-moderna l’uomo abbia perduto la sua fondamentale guida interiore. Ossia come con l’adozione delle Ideologie l’uomo abbia trasferito sul piano delle idee “astratte” le questioni relative alla sua esistenza (Ideologie=asservimento alle idee): sostituendo in questo modo una guida interiore che era in continua evoluzione (in funzione di una realtà che è, appunto, in continua trasformazione) con dei sistemi di idee preconfezionati (basati su preconcetti mentali, non più subordinati ad una elaborazione di esperienze concrete: ma ad intuizione teoriche di guru “intellettuali”).
E vedremo come questa svolta abbia trasferito la vita dell’uomo in un pericoloso, per se stesso e per l’ambiente, mondo delle idee dal quale esso non riesce più ad uscire (il mondo delle ideo-logie, appunto: una dimensione nella quale il pensare umano entra nella dimensione dell’Ego, una condizione di comodo nella quale la coscienza dell’uomo finisce per giustificare “in astratto” ogni tipo di ragionamento, e quindi ogni tipo di azione – un mondo nel quale, quindi, la mente umana non è più in grado di distinguere ciò che per l’uomo è effettivamente Bene o Male).
/ ha senso ???? /// Cerceremo anche di comprendere come su questa strada venga gradualmente sostituito, con una nuova cultura fatta di idee astratte, quell’Humus culturale, quel bagaglio culturale che è stato il fondamento del pensiero antico dell’uomo
=
// forse no ///////////////////////////////////////
In una sezione successiva si analizzerà poi … anche In un ((nel )) successivo capitolo vedremo poi un altro aspetto del pensiero ideologico: tale forma di pensiero nei paesi totalitari è stato definto in termini quali “bolla della ragione”: una bolla … una condizione mentale (una “bolla” mentale nella quale … si è siolati dalla realtà …) nella quale il linguaggio perde il suo valore di rappresentazione della realtà effettiva … e la vita … viene regolata da affermazioni … (convincimenti) … che … poco si … funzionali … di “astrattezza psicologica” nella quale all’individuo viene a mancare il senso della realtà: .. >>> Una condizione psicologica nella quale la personaoerde gli originari riferimenti interni … e sente quindi la necessità di farsi guidare da figure esterne.
Questa condizione è quella che … le ideologie sono riuscite ad ottenere oggi … anche in gra parte di paesi occidetnali ..(e su ciò si basa il Veltronismo)……
———————
<<< fa un uomo meno umano guidato da persone meno umane (per questa ragione le persone che hanno vissto da vicino … come i gerarchi Nazisti … o Togiatti … il primo … di esseri non-umani).
// forse non è il caso di metterla qui ..// (è il problema delle crisi di mercato … prodotte da un pensare che non è in grado di leggere cosa realmente stia avvenendo nella reltà, ma si rifà sempre alle idee assolute originarie del penseori razionale ….: come in ute le forme di regime fondate su di una ideologia, alla fine si cerca di adattare la realtà alle idee .. cosa che sunfiona solo nel breve periodo ..
// no //// (si tratta del “moralismo”, nel quale si ritiene di essere investiti dalla missione di dover fare in modo che anche gli altri applichino alla loro esistenza gli stessi canoni).( vedremo anche … ciò, tra le altre cose, crea uno stress continuo ..che esaurisce l’dieaologia …)
Una forma particolare di ideologia è rappresentata, appunto, dalle attuali Ideologie Sociali, ossia da quelle forme di pensiero che si prefiggono di “mettere ordine” nella Società (in primo luogo si tratta sempre di un ordine “morale”), ed è l’oggetto del presente studio.
-
111
<B1> LA NATURA DELLA MORALE DELL’UOMO
-
il CAP precede quello sulla morale moderna (B2)
ARRIVA FINO A PAG 145 !!!!!
segue l’eventuale collegamento all’eventuale precedente ideologie e morale
“La Verità è una terra priva di sentieri. (…) non può essere portata al nostro livello, piuttosto noi dobbiamo salire al suo (…) non si può portare la cima della montagna in una valle (…) allo stesso modo non è possibile organizzare un credo, una fede (…) sono aspetti intimi, non si possono né si devono organizzare (…) se lo fate muoiono, si cristallizzano, diventano convinzioni sistematiche, sette o religioni da imporre forzatamente agli altri (…) quando create organizzazioni con questi propositi, divengono puntelli, menomazioni, catene, che vi ostacoleranno sino a mutilarvi, vi impediranno di riconoscere la vostra unicità” Jiddu Krishnamurti
/// segue la citazine // … il vostro unico ed esclusivo modo di procedere verso la Verità… nel preciso istante in cui iniziate a seguire qualcuno cessate di seguire la Verità… intendo determinare un cambiamento specifico nel mondo, e realizzerò questo mio proposito con imperturbabile concentrazione… intendo liberare l’uomo da tutte le gabbie, da tutte le paure… voglio impedire che si creino nuove dottrine o filosofie, e che si fondino nuove religioni o nuove sette…” Source: Krishnamurti : il Maestro dei Maestri – Jiddu Krishnamurti: la più alta saggezza – La ricerca della Verità, la liberazione dalle illusioni – Consapevolezza e filosofie orientali Address : <http://www.consapevolezza.it/aetos/krishnamurti/krishnamurti.asp>
Analizziamo quindi in questo capitolo la concezione di Morale da parte dell’essere umano: come “la morale” si sia trasformata nel tempo, da “guida” interiore dell’essere umano (legata all’“istinto” peculiare dell’uomo – basata su una “programmazione” naturale, “di fabbrica”, della coscienza), in una serie di convinzioni mentali (le Ideologie, ovvero i dogmi moralistici con i quali l’uomo moderno oggi si prefigge lo scopo di riformare la Società).
Per comprendere meglio come possa avvenire questo processo di distacco dalle realtà della coscienza umana, analizziamo in primo luogo il concetto di morale.
E’ necessario ricordare che
la morale è una convenzione.
Una convenzione determinante per l’esistenza dell’essere umano: ma sempre solo una convenzione (per l’Enciclopedia Treccani si tratta di un “insieme di consuetudini e di norme riconosciute come regole di comportamento da una persona, un gruppo, una società, una cultura“).
Quindi, contrariamente a quanto normalmente si pensa non esiste una unica Morale.
Esistono invece più forme di Morale,
ognuna delle quali è legata ad un contesto culturale specifico
(ogni forma di Morale è valida unicamente per tale contesto specifico).
In altre parole, per quanto un individuo, dall’interno della sua cultura specifica, veda la “sua” morale come un qualcosa di valido in assoluto (di un Principio valido per qualsiasi essere umano), ogni forma di morale sociale è invece una “morale relativa” ad un preciso contesto Sociale (vedi più avanti il Capitolo: “relatività e universalità: il livello universale della morale”).
/// no /// di un valore che prescinde da qualsiasi argomentazione razionale specifica
L’Etica non è un qualcosa di diverso dalla Morale, né quindi tantomeno superiore: Etica è un sinonimo di Morale.
Secondo la Treccani l’Etica rappresenta “i criterî per giudicare sulla moralità delle azioni umane”, ed è identificata come “dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo“. E un comportamento pratico non è mai assoluto6, come vorrebbe essere la Morale delle Ideologie, ma è sempre relativo alle circostanze del momento (infatti l’Etica viene anche definita dalla stessa Enciclopedia come “complesso di norme morali e di costume che identificano un preciso comportamento nella vita di relazione con riferimento a particolari situazioni storiche” – in altre parole l’Etica, come la Morale, rappresenta un “insieme di doveri” che l’uomo si impone in specifiche circostanze storiche).
Come si è detto, in sintesi la Morale è un insieme Valori (positivi o negativi) da attribuire alle cose; un codice dal quale derivano le regole di comportamento indispensabili per far funzionare una comunità di esseri umani: in assenza di tali regole la società piomba nel caos.
I problemi incontrati attualmente dalla Società moderna sono dovuti al fatto che, paradossalmente, il sistema di controllo “intellettuale” delle coscienze da essa adottato, nella sua nuova impostazione priva del supporto delle regole “istintuali” della antica Morale umana, permette di far funzionare la Società solo in modo apparente: di fatto, benché le cose all’interno di un sistema così impostato effettivamente “vadano avanti”, la Società su questa strada si evolve in modo artificioso rispetto alle reali esigenze dell’uomo, e produce continuamente fattori negativi (le crisi ricorrenti del Sistema occidentale).
Il fatto è che la nostra Società, essendosi allontanata da un percorso di evoluzione “naturale”, è destinata ad incontrare una profonda crisi che può esserle fatale (in altre parole una Società artificiale come quella moderna è destinata, a causa dei difetti d’origine presenti nei principi da essa adottati, ad intraprendere una spirale viziosa dalla quale non è più in grado di uscire: in questa direzione, sebbene si riesca a tamponare via via le crisi specifiche, si raggiunge prima o poi una crisi “epocale” che produce un irreversibile declino di tale società).
// no /// che si tratta di un “effetto collaterale” di una cura allopatica per la Società che produce, paradossalmente, il.
Questa deviazione della Civiltà moderna rispetto alla direzione evolutiva della “società naturale” dell’uomo (tutte le forme di Civiltà non-occidentali) deriva, appunto, da un cambiamento della coscienza dell’uomo che determina un cambiamento della morale dell’uomo.
la Società intellettuale è basata sul controllo
Øpercezione>Øconosci te stesso
Nella nostra Civiltà, avviene cioè che l’essere umano che appartiene ora alla forma mentis intellettuale moderna deve essere eterodiretto: come si è detto, la coscienza dell’uomo educata all’uso della parte razionale della sua intelligenza perde gran parte delle capacità percettive “naturali”; e di conseguenza l’individuo perde quella guida interione fatta di sensazioni, o “sentimenti”, che costituivano, dalla sua origine, una ispirazione per i suoi comportamenti (si è detto che in questo modo si viene a perdere la concezione originale di conoscenza, quella descritta ancora, in Occidente, da Socrate: conoscenza del mondo in quanto “conoscenza di se stessi”; ovvero la capacità di percepire la realtà grazie alla percezione delle sensazioni che si sviluppano nell’organismo in relazione alla realtà che lo circonda).
La coscienza dell’Uomo (la sua intelligenza) è quindi ora incompleta: il problema nasce sostanzialmente dal fatto che in questa condizione di incompletezza la coscienza dell’individuo è turbata da ciò che non conosce.
In tale condizione l’individuo diviene cioè incapace di gestire le proprie emozioni, e percepisce quindi una forte esigenza di essere guidato (consigliato e rassicurato) da altri individui.
Ovvero, nei casi delle Ideologie sociali, l’individuo sente la necessità di essere sottoposto a “controllo” da parte di persone più capaci di lui: si tratta del controllo, appunto, oggi praticato “dall’alto” nelle forme più democratiche di Società occidentale; e di quello, definito come capacità di auto-controllo “mentale” (controllo da parte dell’Ego razionale), oggi propugnato dalla nostra Cultura attraverso la Psicologia istituzionale.
Si noti che questa forma di controllo è centrale nelle teorie sociali del padre della Psicologia istituzionale moderna, Freud, il quale, nel suo “Disagio della Civiltà”, si auspicava che la società cominciasse ad attuare forme di repressione nei confronti della spontaneità degli individui; affermando che “ogni Civiltà deve edificarsi sulla coercizione e sulla rinuncia pulsionale”; e che “si può rimanere spaventati di fronte all’enorme impiego di coercizione che sarà inevitabile fino al raggiungimento di questi scopi. La grandiosità di questo piano, la sua importanza per il futuro della civiltà umana non possono venir contestate”.
Il difetto di fondo di una Società di questo tipo è che in essa la necessità di controllare l’individuo genera una necessità di sviluppare un sempre maggior controllo: ciò produce un circolo vizioso che, nel tempo, porta al declino della Società
Ciò avviene per il fatto che il controllo “razionale” dell’individuo produce la cosiddetta alienazione dell’individuo.
Il problema è che la “semplificazione” della forma mentis dell’uomo “civilizzato” (dalla cui coscienza sono state eliminate le componenti non “mentali”) produce un catena di effetti negativi: infatti in questo processo di controllo del cittadino si produce una vera e propria alienazione dell’individuo (di perdita di contatto da se stessi e dalla realtà).
Ciò significa che una volta raggiunto il primo livello di alienazione, è necessario intervenire con un ulteriore inasprimento del controllo di un individuo ormai incapace di assumere una atteggiamento funzionale alla comunità (ad esempio con un inasprimento del sistema delle multe per infrazione dei limiti di velocità in città). Ma la cosa procede con un circolo vizioso, poiché il cittadino, sempre più lontano dalla realtà, ha bisogno di essere gestito con continui inasprimenti del controllo (ad esempio, in una fase successiva dovranno essere introdotti gli autovelox per controllare su scala maggiore le infrazioni al Codice della strada).
Al di là di una apparente e temporaneo miglioramento della situazione, in questo modo non si fa altro che produrre un incremento del livello di alienazione degli individui (invece di intervenire con una “cura” sviluppata a livello psicologico che permetta all’individuo di recuperare l’originale integrità della sua coscienza – e della sua condizione di cittadino che agisce in modo “funzionale” alla comunità sociale).
In altre parole la Società moderna, essendosi dotata di un sistema morale fondato sul controllo razionale delle coscienze degli individui, produce sostanzialmente una escalation dell’alienazione dei Cittadini. Ed una escalation di atteggiamenti anti-sociali.
In questo circolo vizioso si è costretti a controllare sempre più aspetti della vita del cittadino, e ad applicare una sempre maggior forza di controllo (trattandosi di un regime democratico e non di un totalitarismo forte, nella nostra Società attualmente si esclude la repressione in quanto utilizzo esplicito e sistematico della forza fisica; ma si finisce per adottare forme di controllo che rendono la nostra società solo apparentemente differente dalle tirannie antiche).
Un esempio significativo della necessità di un sempre maggior controllo di un sistema sociale gestito con criteri razionali, è, appunto, quello della circolazione stradale urbana: l’introduzione di impianti semaforici introduce caos (gli automobilisti cominciano ad utilizzare i percorsi alternativi non regolati da semafori); è necessario quindi, a questo punto, intervenire con una maggior distribuzione di impianti semaforici.
Ma pian piano gli automobilisti, sottoposti da tali misure ad un livello di stress difficilmente tollerabile (dovuto, ad esempio, alle code ai semafori) cominciano a non accettare più le limitazioni “imposte” dalle istituzioni pubbliche, e si passa quindi ad un “regime” di libera interpretazione dei segnali stradali: diviene “naturale” passare prima con il giallo, poi con il rosso (è significativo il fatto che noi Italiani, che siamo completamente immersi in questo fenomeno, non siamo in grado di riconoscere questo problema come lo riconoscerebbe invece immediatamente un Inglese).
In questo caso abbiamo una forma di “controllo” all’inizio relativamente blanda che si trasforma, a causa dei “limiti” della mente umana ad accettare correzioni razionali, in una situazione in cui è necessario intervenire pesantemente con importanti azioni di repressione.
Vedremo come uno dei principali problemi prodotti dalla condizione ideologizzata delle mente umana, risieda nel fatto che essa in tale condizione di alienazione, a causa di una percezione limitata della realtà, non solo non consideri la mancanza di reale libertà dei cittadini come fattore negativo. Ma, poiché esso, nella sua limitata condizione coscienziale non è in grado di gestire se stesso in modo “responsabile”, percepisca come necessaria la forza e la pervasività del controllo prodotto dalle Istituzioni.
Vedremo anche come il problema della Democrazia occidentale sia, sostanzialmente, che quella concepita inizialmente come Democrazia, ossia come l’istituzione preposta alla salvaguardia delle Libertà delle persone, si sita trasformata in un regime molto simile ai totalitarismi. In questo senso le Ideologie sociali portano le persone non solo a pensare che l’azione “forte” dello Stato, come quella attuata dal Governo Monti nel 2012, sia una condizione necessaria. Ma anche a non essere più in grado di riflettere sul vero significato di Democrazia.
-
—
/// ????? //// Se visto dal punto di vista delle regoli morali della Società, ciò significa che chi governa è costretto a modificare “artificialmente” il corups di idee morali originarie in .. modo “artificiale” (essi sovrappongono alle regole originarie, seppure “a fin di bene”, delle idee “personali” – o di specifici individui, o di dogmi ideologici).
-
metti poco piùa vanti in formzatura … // in sostanza è ciò di cui i cittadini hanno bisogno, anche se non se ne rendono contograzie all’idea che esso).
– la crisi della Democrazia moderna è
prodotta dal rafforzarsi delle ideologie sociali
In questo modo, appunto, la Civiltà moderna diviene un di “totalitarismo”.
Non importa quanto intelligente o “buona” sia la persona che assume l’autorità: il processo di “controllo” applicato dalle Ideologie sociali è ”intrinsecamente” in contrasto con i principi del funzionamento della “Morale dell’uomo” (ed anche, come vedremo, dei Principi scientifici della dell’evoluzione della specie umana – che è, in primo luogo, una evoluzione della coscienza dell’uomo che nella condizione appena descritta, viene totalmente inibita).
Inoltre, come si è detto, tale processo è intrinsecamente in contrasto con i principi della Democrazia: per questa ragione il regime della Democrazia moderna ha imboccato una fase di declino che sembra essere irreversibile [ vedi documenti “***”].
Di fatto oggi si assiste all’abbandono della concezione originale di Democrazia, che è fondata sulla capacità dei Cittadini di esercitare, in un processo evolutivo continuo, una costante interazione con gli organi di governo per mettere a punto le modalità di gestione della Società.
con il regime ideologico
si arresta l’evoluzione della società umana (e dell’uomo)
A proposito dei fondamenti scientifici del nostro Sistema culturale, dobbiamo ricordare che la Scienza, con la legge della sopravvivenze delle specie, ci dice che la realtà è in continua evoluzione; e che è quindi di fondamentale importanza che gli organismi siano in grado di adattarsi costantemente alla realtà: le specie che non sono più in grado di adattarsi alla realtà in evoluzione, si estinguono.
Il problema risiede nel fatto che le Ideologie sociali, con il loro metodo di “controllo” degli esseri umani, bloccano proprio questo processo di continuo adattamento dell’uomo alla realtà in evoluzione (che è condizione di base per la sua di sopravvivenza).
Il fatto è, appunto, che la Democrazia nasce nell’antichità come sistema “fisiologico”, nel quale è garantita una massima libertà delle persone (in realtà si tratta di Responsabilità/Libertà) affinchè ogni individuo possa esprimere il meglio di sé (tutti i “talenti” individuali che hanno apportato progressi reali nella Società umana erano, inizialmente, contrari alle regole del sistema, se non “rivoluzionari” – solo un regime di non-controllo ha permesso a tali talenti di esprimersi e produrre nuove idee funzionali a miglioramenti sostanziali del Sistema sociale).
Il problema attuale risiede nel fatto che la attuale Democrazia è invece un sistema rigidamente basato su regole e strutture definite “a priori”, una volta per tutte (è “l’Idea” alla quale, all’intenro dell’Ideologia, è necessario sottomettersi).
(vedi, ad esempio, il fatto che la costituzione, che non è “democratica” nel vero senso del termine perchè è stata stabilità senza tener conto delle opinioni dei cittadini, viene considerata “sacra”, intoccabile anche dai Cittadini).
Per quanto riguarda la Morale, ciò significato che la forma tradizionale di Morale, messa a punto dall’Uomo con lunghe e travagliate esperienze storiche, il cui funzionamento nel quotidiano dell’esistenza era garantito da una continua vigilanza della “intelligenza sensibile” dell’uomo, è stata sostituita con una “morale ideale”, che sfugge la controllo dell’intelligenza della specie umana.
/ tit // l’essenza della Democrazia
In altre parole accade che basando il funzionamento della Società sul controllo razionale del pensiero e degli atteggiamenti degli individui, si viene a perdere la qualità fondamentale di auto-evolutività della società (essendo, appunto, l’autoevolutività la qualità “scientifica” che garantisce la sopravvivenza di una società).
L’autoevolutività non può prescindere da una capacità di auto-evolversi dell’individuo: e questa capacità è sviluppata soltanto in presenza della qualità fondamentale dell’essere umano, la Libertà. Ovvero la condizione di reale ’Libertà è l’unica condizione nella quale l’essere umano può dotarsi di una propria responsabilità sociale, ed operare in modo costruttivo nei confronti della Società.
:: [excursus] I principi fondamentali della Democrazia
Si è detto che la Democrazia è il regime nato per difendere la Libertà degli individui. Questa è in realtà la definizione moderna, riduttiva. In realtà la Democrazia è definita come il luogo nel quale gli Individui godono della qualità di Libertà/responsabilità.
E’ necessario quando sia fondamentale il Principio di responsabilità del Cittadino:
nella Democrazia le cose possono funzionare solo se le persone si assumono la responsabilità di se stesse
(e quindi del governo della società). Non c’è un altro modo in cui una Democrazia possa funzionare.
Un Regime democratico (di Governo dei Cittadini) può cioè funzionare soltanto se le coscienze individuali sono in grado di autoregolarsi: in base a ciò che percepiscono dalla realtà in cui essi vivono, i Cittadini prendono le loro decisioni ed agiscono di conseguenza (in questo caso agiscono “in coscienza”).
In assenza di una capacità del cittadino di interpretare, attraverso le proprie percezioni, la realtà che lo circonda (ovvero in assenza di consapevolezza da parte del cittadino del proprio ruolo sociale), la Democrazia non può funzionare. [ vedi documento “***” ]
-
Nella cnocezione originaria della Democrazia, non essendo la società altro che l’insieme di cittadini, non possono essere altri che i CIttadini a produrre le sue azioni.
I altre parole, poiché, appunto, in Democrazia le “azioni sociali” sono prodotte dai Cittadini (per quanto sia elevato il livello di controllo da parte delle Istituzioni), e questi devono disporre di una adeguata coscienza “sociale”: in caso di assenza di tale forma di coscienza (della consapevolezza di sé in rapporto all’ambiente sociale) non può esistere una vera Democrazia.
Ogni deroga a questa legge mina la Democrazia nella sue fondamenta, e nel lungo periodo porta inevitabilmente ad un crollo del sistema sociale (in questo caso i Cittadini sono Governati “dall’alto” da persone che vivono una esistenza sostanzialmente lontana dal quotidiano del Cittadino, e quindi vengono a perdere la percezione di quali siano le esigenze del “mondo reale”, producendo una modalità di governo sempre più “astratta” rispetto alla realtà del paese).
-
//// (teoricamente, in assenza di tali condizioni la democrazia non è un sistema auspicabile) .. come probabilmente si può desumere dal tentativo di indurre un regime democratico in comunità appartenenti a culture non-occidentali …
il difetto d’origine della Democrazia moderna
Per comprendere l’essenza della attuale crisi della nostra Democrazia, è opportuno prendere atto dell’esistenza in essa di un suo difetto d’origine: la Democrazia Moderna è nata in modo sostanzialmente differente da quella originaria alla quale essa dice di ispirarsi.
Nella sua concezione originaria, definita ai tempi della Grecia antica, la Democrazia era infatti un qualcosa di sostanzialmente differente: si trattava di un sistema partecipativo. Nella sua forma moderna, la Democrazia è divenuta invece un sistema rappresentativo. Ciò ha snaturato completamente l’idea originaria di Democrazia; ed è proprio in questa tradimento dei suoi principi fondanti, la causa del declino della Democrazia nella forma moderna (si tenga presente che anche la prima forma di Democrazia moderna, quella Americana, aderiva completamente al modello partecipativo originario)..
Il fatto è, cioè, che nel modello utilizzato attualmente si vengono a perdere gli elementi fondanti della vera Democrazia: la reale partecipazione del cittadino alla governo della comunità sociale (Democrazia significa appunto “forma di governo in cui il potere risiede nel popolo”7).
-
qui c’era la parte che segue sulla Democrazia moderna
() LA MORALE ANIMALE E LA MORALE UMANA
Si è quindi detto che le varie forme di Morale, ovvero i Valori (che sono appunto “sentimenti” collettivi che orientano le scelte degli individui), rappresentano quella capacità dell’individuo, uomo o animale, di comprendere come comportarsi all’interno della propria comunità.
In altre parole, la moralità di una persona consiste nella sua capacità di valutare in modo opportuno, rispetto al contesto della comunità, il Valore delle cose.
Una delle peculiarità fondamentali della moralità dell’essere umano, è quella che esso per divenire un essere morale, deve essere “educato”.
Gli animali non ne hanno bisogno: la loro moralità è innata. Mentre nell’uomo coesistono, come vedremo, più livelli di moralità: quello animale, che esso condivide con le altre specie viventi della Terra; e un livello peculiare dell’uomo che può essere definito come un livello “culturale”.
Perché l’essere umano, per poter vivere tranquillamente insieme ai suoi simili, deve dotarsi di questa Morale più complessa di quelle adottate dalle altre specie di esseri viventi?
le differenze tra socialità dell’uomo e dell’animale
la morale animale
Vediamo innanzitutto come funziona l’esistenza a livello “sociale” per le altre specie animali.
Il fatto è che per l’animale è molto più facile (spontaneo) vivere in modo funzionale alla sua comunità sociale (mentre, appunto, per raggiungere lo stesso livello di armonia sociale l’uomo ha bisogno di essere educato a questo fine).
Sebbene oggi non tutte le Scienze dell’uomo si siano trovate d’accordo su questo punto, vi è in ogni caso un’idea comune sull’argomento: l’idea che sebbene l’esistenza dell’essere umano e quella dell’animale seguano alcune regole comuni, vi sia comunque una effettiva, sostanziale, differenza tra l’educazione che deve ricevere l’uomo e quella che riceve l’animale. O, in altre parole, che la vita sociale di un essere umano sia sostanzialmente differente dalla vita sociale di un animale.
// sosp //// (vedremo che quella parte di regole morali comuni all’uomo e all’animale, sono per l’uomo un livello basico del sue essere individuo sociale, mentre per l’animale sono il massimo livello di socialità – o moralità).
//// sospeso /// (si tratta di una vecchia scoperta delle filosofie antiche).
In cosa la socialità dell’uomo differisce da quella dell’animale?
Il fatto è che, come ci mostra la nostra Scienza, uomo e animale differiscono notevolmente l’uno dall’altro, a livello della loro “mente”8 (a livello “psicologico”).
Vedremo come la Scienza ha scoperto che, sebbene possa sembrare che gli animali domestici possano provare “sentimenti” come gelosia e senso di colpa, in realtà essi non sentono affatto le cose come gli uomini (l’essere umano mette in tali sentimenti delle “sfumature”, delle sensazioni che il sistema biologico dell’animale non può produrre – non per questo si può sostenere che gli animali siano “inferiori” all’uomo; né che essi abbiano meno diritti degli uomini).
In altre parole gli uomini dispongono di un livello di coscienza che si aggiunge al livello di “intelligenza” basico condiviso con tutte le specie animali: livello che corrisponde, per quanto riguarda il cervello, ad una parte dell’organo che nell’essere umano è particolarmente sviluppata, la corteccia cervicale.
Quindi l’uomo
ha sostanzialmente due differenti livelli di coscienza (di intelligenza): il primo, che esso condivide con gli animali, ed un secondo peculiare della sua Specie.
Un primo indizio dell’esistenza di questi due livelli di coscienza nell’essere umano ce lo fornisce la differenza che esiste, nella nostra Cultura, tra la definizione di razza e quella di Popolo o Nazione (prendiamo la differenza tra gli Asiatici e gli Europei: alcuni Europei possono essere molto simili agli Asiatici, ma vi sono comunque alcune differenze nelle loro intelligenze-biologiche, ad esempio nella capacità di digerire alcuni cibi).
Nessuna Nazione, eccetto la Cina, è più vecchia di un migliaio di anni; mentre le razze umane hanno origine alcuni milioni di anni or sono. Si tratta, appunto, di due livelli differenti della caratterizzazione di un individuo che coesistono nell’essere umano: l’appartenenza dell’individuo ad una razza rappresenta il livello biologico basico, che l’uomo condivide con l’animale; e l’appartenenza ad un popolo, la quale è invece definita da un livello che l’uomo ha coltivato in modo esclusivo: la Cultura.
Ciò risulta ovvio se prendiamo in considerazione il fatto che il gatto di Giulio cesare era sicuramente identico, nei suoi modi di essere, ad un gatto dei nostri giorni. La specie felina non ha avuto una evoluzione culturale: il fatto è che gli animali non sono in grado di sviluppare un aspetto culturale della loro esistenza (e quindi non sviluppano forme di Civiltà, una loro Storia). Essi mancano di un parte della mente, e del “pensiero”, che permetta loro di farlo.
Un popolo (e la Nazione in cui esso si riunisce) è un insieme di persone accomunate da un qualcosa che va oltre le caratteristiche biologiche della razza.
// sospeso ////// .. (!!! in realtà … secondo Lorenz anche gli animali hanno imprinting . ma sotto forma di educazioen ai comportamenti sociali .. in realtà l’animale …
– la moralità animale
In cosa consiste la moralità “di base”, che l’uomo condivide con l’animale?
La moralità dell’individuo è la sua capacità di assumere comportamenti che siano in armonia con quelli degli altri membri della sua comunità.
Il livello “animale” della moralità è una sorta di altruismo istintuale automatico, predeterminato dalla programmazione biologica che si basa sulle necessità di sopravvivenza della specie.
Per meglio comprendere come funzione questo livello di moralità, è necessario tener presente che la
“lotta per la sopravvivenza”, come è definita nel Darwinismo, l’esistenza delle specie viventi sulla Terra non è finalizzata alla sopravvivenza del singolo.
Secondo la Scienza moderna, le “regole” impresse nell’intelligenza animale, che determinano in automatico i suoi comportamenti, sono cioè finalizzate alla sopravvivenza della sua comunità (l’animale, ovviamente, non “ragiona” in termini di specie, ma di comunità).
Sappiamo infatti che un individuo del mondo animale rinuncia alla propria vita, se ciò è necessario per la continuazione della vita della sua comunità. E che un animale non sarà mai “eccessivo”, nei suoi comportamenti, né con gli altri membri della sua comunità, né con altre specie viventi: l’animale (a meno che non viva in cattività), a differenza dell’uomo, non commette mai atti di “violenza gratuita” nei confronti di altri esseri viventi (il lupo e la tigre, ad esempio, passando accanto ad un uomo non “pensano” affatto di attaccarlo se proprio non hanno la necessità di farlo, per nutrirsi o per difendersi).
In questo suo modo di vivere l’animale, privo della guida di “sentimenti” umani, segue sostanzialmente un principio di economia: fa solo le cose che sono effettivamente necessarie. E necessarie non a se stesso, ma alla comunità. Si tratta appunto di una sorta, appunto, di altruismo istintuale automatico.
alcuni meccanismi della moralità animale
le ricerche degli etologi
Nell’ultimo secolo gli Etologi, gli scienziati che studiano il comportamento degli animali, hanno messo in luce alcuni meccanismi della “morale animale”.
Frans de Waal, primatologo e autore del saggio «Primates and Philosophers: How morality evolved» ha osservato che gli scimpanzè, vedendo una altro individuo della loro specie malmenato, lo abbracciano per aiutarlo a riprendersi.
In altri esperimenti è si è visto che una volta che uno scimpanzè che era stato educato a schiacciare, al comparire di un certo suono, un pulsante per non ricevere una punizione, vedendo un suo simile nella stessa condizione di pericolo, attuava la stessa operazione per interrompere la punizione (si noti che esso vedeva la scena su di un monitor privo di suono, dal quale non gli era quindi possibile sentire il segnale legato alla punizione: esso era semplicemente in grado di riconoscere nel viso dell’altro individuo una forma di panico che lo spingeva a premere il pulsante per evitare ad esso la punizione).
In precedenza la scienziata Nadia Ladygina-Kohts, la quale allevava in casa uno scimpanzè, non era in grado di farlo scendere quando questo scappava sul tetto, nemmeno facendogli vedere il suo cibo preferito, la banana; fino a quando non ha scoperto che, fingendo di piangere, induceva tale scimpanzè a scendere: l’animale rinunciava quindi alla sua libertà, per consolarla (in un certo senso ciò dimostrerebbe che nei primati conta più la solidarietà che il cibo).
Quindi, pur non essendo dotato di una morale di tipo umano, anche l’animale è mosso da un qualcosa che sembra essere essenziale nelle varie forme di moralità adottate nella Storia dall’essere umano: l’”altruismo”.
Questo livello di moralità è presente anche nell’essere umano. Nel quale però è presente anche una altro livello di moralità, peculiare della sua specie: un livello che si può sovrapporre a quello più “basico”, con risultati che possono essere tanto positivi quanto negativi per la comunità umana.
[::] LA MORALITÀ UMANA
va fino a pag 140 !! (70 pp)
In cosa consisterebbe invece il livello umano della moralità?
In che cosa la morale di tipo umano sarebbe differente da quella dell’animale?
Mentre la moralità animale è legata a “regole” di sopravvivenza della specie di tipo biologico (aspetti più direttamente legati allo sviluppo della vita dell’organismo vivente), e quindi ad una condizione che, rispetto al contesto di Socialità costruito dall’uomo, è molte semplice e regolato da regole piuttosto meccanicistiche, nel caso dell’uomo le cose si “complicano”.
In un certo senso l’uomo, per regolare la sua esistenza dispone di uno strumento molto più “potente” di quelli che l’animale ha a disposizione: la coscienza umana. Questa condizione, appunto, gli può portare grandi benefici, ma anche enormi problemi.
L’uomo, rispetto all’animale dispone cioè di una facoltà, che viene definita dalla Filosofia come libero arbitrio, la quale può, da un lato, permettergli di evolversi, raggiungendo alte vette di “Moralità” (fondamentalmente, un sempre migliore livello di benessere nella vita sociale). Ma, dall’altro lato, tale facoltà può portare l’essere umano a comportarsi in modo “arbitrario” (ad assumere un atteggiamento “gratuito” rispetto alle reali necessità della comunità sociale).
Questa modalità di comportamento produce dei guai per l’individuo e, per ricaduta, sull’intera società (se non nell’immediato, ciò accade nel lungo periodo).
In altre parole l’Uomo ha ricevuto dalla Natura una sorta di “dono” che (come dice l’Uomo Ragno parlando dei suoi poteri), è tanto una benedizione quanto una dannazione. L’uomo può cioè, agendo sui suoi “sentimenti” (utilizzando la sua coscienza peculiare), “andare oltre” (in positivo) ai suoi meri istinti di sopravvivenza. Ma può anche produrre dei danni a sé e alla sua comunità (come vedremo, può arrivare, in casi estremi, all’autodistruzione).
Una delle caratteristiche peculiari della coscienza umana è quella di produrre una particolare forma di affettività, non presente negli animali.
La coscienza umana dispone infatti, tra le altre cose, della capacità di provare un affetto che “trascende” l’appartenenza alla razza. Un esempio: se vi è una etnia che minaccia un’altra etnia, un essere umano, a differenza di un animale, può anche, in funzione di una idea di riappacificamento delle due comunità, non attaccare un appartenente all’etnia nemica che entra nel suo territorio.
Concetti come il perdono e l’amore romantico (ma anche il senso di colpa fuori luogo o il risentimento coltivato nella mente) non esistono nel mondo animale. Inoltre gli animali non sviluppano concetti metafisici (ad esempio quello o di Dio; o delle ragioni “ideali” che stanno dietro le Ideologie moderne), non possono avere l’idea della Patria, ecc …
Questi sono concetti che appartengono, appunto, all’identità culturale, o Morale, degli esseri umani (alla Cultura dell’Uomo prodotta dalla sua mente peculiare).
( Vedremo, in un prossimo capitolo, alcuni contenuti specifici della morale dell’Uomo ).
<<<< toglie all’uomo la sua identità clturale .. e crla la nazione (la ocietà) … (è appunto ciò a cui tende la sinstra radicale, che pensa che debba essere fatto un lavoro di decostruzione (un eufemismo per dire distruzione) …. per poi poter partire, dalla pagina bianca, per fare un uomo nuovo e una società nuova.
<<< /// dopo !! /// (per questa ragione l’uso, anche revisionista, della storia è determinante per l’umo: la riflessione sule eperienze passate da all’uomo le riposte per l’oggi)
/////////////// sospeso //////////////
/// ??? sospeso ??? /// … (esiste anche negli animali: che si adottano … come fa, ad esempio, il gatto con l’uccellino (non sembra che queste esperienze fossero mirate all’allevamento del .. per mangiarselo poi, una volta adulto)
>> In realtà la differenza potrebbe essere un tantino più sofisticata: ecco dunque la spiegazione .. della morale .. sui sentimenti … (la differenza dall’animale si fa un po complessa . la differenza che il pensiero antico dell’uomo fa tra i sentimenti (…) e le emozioni (prorie dell’animalità anche dell’essere umano) .. >>>>> doppio >>>> >>> /// lettura // [nel testo .. si approfodnsice … che le emozioni, il livello animale delle percezioni interiiori dell’uomo, legate alla secrezione di romani, .. e i sentimenti … un livello più … prettaemtne .. dell’uomo …. QUi non si distingue .]
————-//////////////////////
—– (fine)——– fine morale animale e umana ———–
– la necessità di una educazione dell’individuo
il ruolo dell’educazione nell’essere umano
Accanto alla caratteristica di essere dotato di una coscienza morale, l’uomo presenta un’altra peculiarità ad essa collegata: la necessità di essere “educato” in modo peculiare per assumere una identità sociale.
Questo tipo di educazione, finalizzata a far divenire l’essere umano un essere sociale (a vivere nel migliore dei modi le interrelazioni sociali), è prettamente una educazione morale. Una formazione del futuro Uomo grazie alla quale esso diverrà un individuo adulto, “responsabile” e capace di avere rapporti con il prossimo “socialmente corretti” (mentre l’animale, come si è detto, in questo senso “nasce imparato”: esso, seguendo “spontaneamente” le leggi di conservazione della specie, sa per istinto, almeno in gran parte, come fare in modo che il suo “bene” corrisponda con il bene del gruppo).
Sostanzialmente, a differenza dell’animale che non ha bisogno di “educazione”, l’uomo deve invece essere educato per acquisire una capacità di stare al mondo con una identità tipica della sua specie (per questa ragione i bambini hanno bisogno di molti anni per imparare a vivere, mentre i cuccioli di animali bastano poche settimane).
In altre parole la differenza consiste nel fatto che l’animale, per quanto esso possa essere cresciuto in totale cattività, e cioè in assenza dell’apporto educativo di altri membri del sua specie, è comunque in grado di “sapere”, da adulto, come fare per provvedere alla sua igiene personale, come scegliere il cibo o capire come comportarsi con gli altri animali.
L’animale è cioè in grado vivere nel modo tipico della sua specie anche se non è stato educato.
L’essere umano invece,
per poter trovare una propria identità di essere umano,
deve appunto essere educato ad esserlo dalle generazioni precedenti.
/// sopseso ////// (e per divenire per essere un “animale sociale”
-
/// sviluppa successivamente // : un esempio significativo .. l’idea di dover nascondere le feci …. sotterrandole … o segnando .. con l’urina, per i maschi, … il territorio …
-
>> o no?? c’è già nel cap precedente .. >> Si tratta dell’evoluzione della storia dell’uomo … senza cultura …. come si è detto … i gatti non hanno storia …
Per questa sua caratteristica di dover trasmettere un bagaglio culturale attraverso l’educazione, la specie umana, a differenza delle altre specie animali, non solo è in grado di conservarsi nel tempo, ma può anche “evolversi” (si tratta della evoluzione della Civiltà, che avviene sul piano culturale: le trasformazioni biologiche all’interno di una qualsiasi specie sono, in questo caso, marginali; i cambiamenti importanti, nel mondo animale, sono invece sempre solo caratterizzati dall’avvento di nuove specie).
In un certo senso, per quanto riguarda la trasmissione del “patrimonio ereditario”, assieme alle caratteristiche genetiche l’uomo passa alle generazioni successive, in questo caso attraverso l’educazione, anche una sorta di DNA culturale, anch’esso in continua evoluzione (è una delle conclusioni più recenti alla quale sono arrivati gli Scienziati genetisti).
L’evoluzione dell’uomo è cioè possibile per il fatto che
l’uomo, a differenza degli altri animali, può trasmettere ai suoi simili le sue esperienze di vita: nell’animale il bagaglio di esperienze accumulate dall’individuo nella sua vita viene invece irrimediabilmente perduto con la morte del singolo individuo.
In altre parole la possibilità di essere educato permette all’uomo di “accumulare” esperienze di generazione in generazione.
Si noti come anche le culture metafisiche del passato abbiano affrontato questa questione con argomentazioni di tipo “simbolico”: l’umanità si evolve attraverso una sorta di processo di “reincarnazione”.
Secondo il pensiero moderno questo processo avviene a livello della coscienza dell’essere umano, ma l’idea scientifica moderna non differisce di molto da quella antica.
Anche per gli antichi la peculiarità dell’essere umano era quella di essere, in parte, il proprio passato: per la Filosofia antica ciò era una concetto metafisico di Spirito, mentre per la Psicologia moderna si tratta di una eredità psicologica (la nostra Psicologia si basa proprio sull’idea che l’individuo si identifichi inconsciamente con i propri antenati, per lo meno nelle 3 generazioni precedenti).
//// LETTURA // sosp /// Estendendo queste conoscenze della Psicologia … ad una visione antropologica più vasta, …, se omettiamo l’aspetto prettamente spiritualed ella questione, … anche uno studio antropologico … da quello dato dalla Filosofie antiche al concetto di reincarnaizone: come espansione della vita individuale .. in milioni di generazioni (concetto epossto dalle filosofie antiche con “tante foglie quante quelle dell’labero della quercia) .. che permettono di … osservare .. con maggior attenzione … le quesitoni della vita terrena … e quindi di sviluppare una coscienza … ocon un proceso di prova ed errore, di affinamento dell proprie facoltà .. e un milgioramento della propria comprensione delle cose, … (come nella renicarnazione .. parte della coscienza dell’antenato che ci ha educati … può rivivere “dentro” di noi … nuove esperienze …).
L’uomo quindi deve essere educato.
Se non viene educato,
l’uomo non è in grado di divenire un “essere umano”
(non un essere umano civilizzato):
l’uomo, a differenza dell’animale, è, appunto,
ciò che gli si è insegnato ad essere.
Laddove c’è un essere umano “civile” c’è sempre un qualcuno che si è occupato di educarlo in funzione di quelli che sono i precetti correnti di un dato contesto culturale.
Gli studi di antropologia hanno messo in evidenza come gli individui che sono cresciuti nei primi anni di vita in assenza di una presenza umana, siano divenuti “animali” e non esseri umani (come i bimbi abbandonati da piccoli e ritrovati nei boschi in età evoluta, i quali erano dei “tarzan” che non “conoscevano” nemmeno la postura e la camminata dell’uomo, non erano in grado di utilizzare la loro voce, di esprimere e comprendere concetti. ecc …).
(()) ALCUNE RIFLESSIONI SULL’EVOLUZIONE DELL’EDUCAZIONE DELL’INDIVIDUO:
LA CATASTROFE CULTURALE
20 pp
L’evoluzione dell’umanità avviene quindi attraverso questo graduale processo di evoluzione, sviluppato di generazione in generazione, di un peculiare “patrimonio genetico”: il suo patrimonio culturale e morale.
(lettura) – il reale significato di patrimonio genetico
Lettura ??? togli o no
Benché il termine genetico oggi sia per lo più riferito al patrimonio dei geni, e sia utilizzato con un significato biologico, esso ha in realtà un significato molto più generale: genetico significa «che riguarda l’origine, la formazione» (Treccani).
Genetico deriva da Genesi: «con riferimento a un’opera d’arte, le vie e i modi attraverso i quali la sua prima concezione si è venuta concretando nella mente dell’artista». Ma il termine è noto nella nostra Cultura per essere il titolo del Libro della Bibbia che tratta della origine dell’Uomo (concepito da Dio).
Quindi il termine genetico indica ciò che riguarda l’origine; e patrimonio genetico significa genericamente ciò che riguarda un patrimonio (complesso di beni, materiali o immateriali) che fanno parte di una persona, una famiglia o una comunità dalla sua origine (fuori dalla biologia si può parlare, ad esempio, di «lingue geneticamente affini» Treccani).
In altre parole, dal punto di vista culturale, il termine patrimonio genetico indica quell’insieme di valori (materiali o spirituali) che rappresentano eredità (o tradizione) per l’individuo o la collettività.
(ricordiamo che Cultura non è solo un insieme di nozioni, ma soprattutto un modo di essere delle persone – per la Treccani «L’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione (…) nella consapevolezza di sé e del proprio mondo»).
la nuova concezione di Patrimonio genetico
(oltre la “doppia elica” del DNA)
(il fallimento del progetto Genoma) e la “memoria magnetica”
E’ importate ricordare quanto già detto a proposito del Progetto Genoma: la Scienza genetica moderna ha abbandonato l’idea del ‘900 secondo la quale il patrimonio genetico degli organismi viventi risieda nei cromosomi (ovvero nei gradini della doppia elica del DNA).
-
Il progetto Genoma si è arenato sulla incapacità di individuare più del 3% dei geni costitutivi il ….. Ci si è cioè resio conto di come fosse … inopportuno utilizzare il risultato di tale ricerca per produrre medicinali o tessuti organici (o peggio, per clonare creature viventi), è come voler costruire un sistema complesso, come un aereo di linea, conoscendo solo il 3% del suo progetto.
Ciò che oggi sopravvive alla chiusura del progetto Genoma non è che una parte “commerciale” ed ideologica della Scienza, utilizzata per supportare le azioni delle Istituzioni e del Mercato (che si basa sugli interessi delle grandi industrie bio-chimiche globali). A causa di questa mancanza di un fondamento realmente scientifico, la “Scienza di mercato” oggi continua a rilasciare “prodotti geneticamente modificati” i cui effetti sono, per usare un eufemismo, “imprevedibili”.
-
.. che sulle indicaizoi superficiali del progetto menoma continua a produrre … strumenti … che non possono che essere altamente difettosi, in quanto .. con intervento approssimativo … e portatoir di effetti collaterali socnosiuti, imprevedibili .. questi “ingegneri” genetici, … proodutcono cose che funzionano solo in apparenza .. questi .. sono più vicini alla politiche di mercato (o delle istituzioni di governo) che non alla scienza … )
-
Ciò che interessa in questa evoluzione della scienza genetica è che le nuove teorie … il 97% di informazioni sul patrimonio genetico dell’individuo umano che ci mancano potrebbero essere immagazzinate … (forse proprio nel DNA) a livello di memoria magnetica, come avviene sui computer (messaggi …. ) ((non c’è già??))[vedi]
Come si è detto, una delle caratteristiche che distinguono l’uomo dall’animale è la sua possibilità di evolvere una Civiltà (si tratta della peculiare forma di evoluzione della sua specie) attraverso una progressiva elaborazione del “patrimonio genetico” (che, nel suo caso, comprende il suo DNA Culturale) ricevuto in eredità dalle generazioni precedenti (“genetico” significa, appunto, dall’Origine).
Ma, e questo è il punto, come dimostrano gli studi citati in precedenza, è possibile che questo flusso di trasmissione di tale patrimonio si interrompa (in questo caso all’interno della Civiltà si ha drammatica una perdita del patrimonio culturale ereditario accumulato nei secoli da una popolazione).
Il fatto è che la peculiare evoluzione della Specie umana, oggi definita Progresso, ha il suo valore fondante in quel patrimonio culturale elaborato per millenni di esperienze con la realtà (in altre parole questo patrimonio di conoscenze conserva in sé, assieme ai risultati delle ultime evoluzioni dell’uomo, grazie al suo essere il risultato di un processo dalle radici estremamente antiche, qualcosa che risale all’origine del processo).
Quindi l’azzeramento di questo patrimonio “culturale” (definito anche con il termine “tradizione”) perseguito proprio dalle Ideologie sociali moderne con l’intento, paradossale, di creare una nuova cultura migliore della precedente, comporta anche, necessariamente, un azzeramento del processo evolutivo dell’uomo (quella perseguita dalle Ideologie sociali è una “rivoluzione” di pensiero tesa a rifondare da zero le basi della cultura, come è avvenuto per la rivoluzione culturale effettuata in occidente negli anni ’60, si viene sostanzialmente a perdere il contenuto “genetico”, originario, della conoscenza dell’Uomo).
In altre parole con l’introduzione delle ideologie moderne
l’uomo, venendo a perdere il collegamento con
l’origine della sua Cultura, con le sue radici culturali,
perde la sua identità di essere umano
(ricordano che la Cultura non solo un insieme di conoscenze, ma è anche alla base del “modo di essere” dell’uomo).
L’uomo alienato non è quindi un “errore” della civiltà moderna:
è proprio il prodotto del processo di modernizzazione.
Le Ideologie moderne producono cioè l’alienazione dell’uomo (la sua perdita di identità di essere umano), portando la sua mente ad operare ad un livello “artificiale” (razionale), proprio per il fatto che l’individuo nella condizione di alienazione è più funzionale alla società moderna (alla “Società del controllo dall’alto delle persone”).
In sintesi, la modernità si basa su di una Ideologia sociale fondata sull’idea che la Natura sia difettosa e vada quindi sostituita con un sistema razionale che ne corregga le deficienze.
In altre parole secondo il nostro modo di pensare la “Natura” deve essere riprogettata dalle sue fondamenta da parte della mente razionale dell’uomo (questa idea oggi è alla base sia del Pensiero istituzionale, nato con il razionalismo dell’era Illuminista e perfezionatosi con le riforme di Napoleone e con la rivoluzione industriale).
L’alienazione (stato in cui la «coscienza che si estrania da se stessa»9), ovvero la perdita da parte dell’uomo di alcune sue qualità fondamentali, è proprio la condizione prodotta dall’educazione moderna finalizzata a sviluppare in modo quasi esclusivo la sfera mentale razionale dell’individuo.
A causa del processo di “modernizzazione” della Cultura oggi l’uomo, divenuto “Intellettuale”, vive separato (“estraniato”) da quell’insieme di conoscenze e di sensazioni esistenziali che tradizionalmente gli fornivano il “senso della vita”. In questo modo l’individuo ha cioè perduto gran parte della sua “umanità”: non a caso l’uomo che è vissuto in regimi totalitari (ma anche quello che milita in Partiti politici che aderiscono alle Ideologie totalitarie) è descritto, da chi ne ha avuto una esperienza diretta, come un individuo non-umano.
-
next /// fai citazioni di ..non-umano
/// no //// producono determinate reazioni all’ambiente elbaborate in millenni di esperienze dieretta dlla realtà fornendogli quelle … capacità di vivere “da adulto” … un rapporto maturo ..con il mondo che lo circonda (oggi si direbbe “best pratices” … mitrie modalità possibli nella realzione con il mondo (e con se stessi) …)
——-
///// sembra superfluo /// Quindi una creando … una .. interrizione di un processo … che fa si, in altre parole, che l’uomo perda parte … del capitale … accumulato sino a quel momento …, una azzeramento, almeno in parte di quegli elementi elaborati con fatica (e da elaborare utleriorimente in nuove ..) , di sapere e valori acquisiti …
() ∙LA PERDITA DEL
PATRIMONIO CULTURALE DELLA COLLETTIVITÀ
Vediamo quindi in cosa consiste questa forma di rottura dell’essere umano con le radici della Cultura umana (ovvero con il suo modo di essere tradizionale), operata dalle Ideologie sociali.
E quali siano le conseguenze più immediate di questo processo di “rivoluzione” della Cultura tradizionale di una Civiltà.
forse il concetto che segue un po’ complesso, filosofico ..
Lo studio dei casi dei neonati abbandonati nelle foreste visti in precedenza ha messo in evidenza come nel caso di perdita del “patrimonio culturale” da parte di un singolo individuo, si abbia una perdita totale delle sua caratteristiche umane (gli individui che hanno vissuto in questa particolare condizione appaiono come bestie).
Lo stesso fenomeno si ha nel caso in cui questa perdita del patrimonio culturale tradizionale avvenga a livello di una intera comunità.
Nella storia dell’uomo ciò è avvenuto, ad esempio, attraverso l’imposizione su di un popolo di nuove Culture da parte di altri popoli; ma anche attraverso l’imposizione di una cultura propria di una classe sociale, fino ad allora minoritaria, sulla Cultura della classe precedentemente dominante. Esempi significativi sono le invasioni dei Barbari nei confronti della Civiltà occidentale; la presa di possesso, da parte dell’Islam, di Alessandria, il cuore della Cultura “Occidentale” (la distruzione della Biblioteca che raccoglieva tutto il sapere del tempo); l’espansione della Chiesa cattolica nei territori Maya; la Rivoluzione bolscevica all’interno del contesto Russo e con le successive Rivoluzioni culturali dei Totalitarismi del ‘900.
Naturalmente, a differenza del caso di perdita del patrimonio culturale da parte del singolo individuo, l’azzeramento della cultura di una intera popolazione non comporta la regressione della vita degli individui appartenenti a quel popolo a livello di bestie (per lo meno, non all’apparenza), poiché nella nuova cultura “riformata” vengono comunque mantenuti gli elementi basici dell’esistenza umana. Ma comporta comunque una perdita di “umanità” in quanto perdita delle caratteristiche specifiche “culturali” tradizionali della Etnia o della Classe sociale in questione (ovvero una perdita di identità culturale, o alienazione dell’individuo dalla sua caratterizzazione psicologica peculiare dell’etnia).
[excursus] – il fine delle Ideologie sociali: la creazione di un mondo “razionale”
togli un po’ di temini EXCURSUS
Le “nuove culture” prodotte dai Popoli o dalle Classi sociali “conquistatrici”, portano un “ordine nuovo” (è il termine utilizzato a livello istituzionale delle ideologie totalitarie del ‘900) nel quale le persone vivono effettivamente in modo apparentemente molto ordinato.
Da un numero cospicuo di testimonianze del Novecento sappiamo che molti intellettuali di sinistra dell’Europa occidentale, in visita di studio nell’Unione Sovietica di Stalin, erano favorevolmente colpiti da ciò che vedevano. Nel Nuovo Ordine sovietico non solo sui giornali non c’era quasi notizia di crimini, ma nel “gioiello” dei sistema, i Gulag siberiani, dove le persone erano sottoposte a lavori forzati, i visitatori vedevano l’applicazione di un metodo per la creazione di un Uomo Nuovo: un individuo finalmente liberato da quelle pulsioni borghesi “inutili” (come i “sentimenti borghesi”).
La definizione di “amore borghese” è un esempio significativo della visione ideologica dell’essere umano: per l’ideologia Marxista gli affetti ordinari dell’individuo sono inaccettabili, poiché distolgono l’essere umano dal suo quotidiano lavoro per una raggiungere la salvezza materiale dell’uomo; gli affetti, definiti, appunto, amori borghesi, sarebbero una distrazione pericolosa perché rappresenterebbero una “sovrastruttura” creata dalle menti frivole che non vogliono occuparsi dei reali problemi dell’uomo. Sarebbero quindi sentimenti “non-reali” che fanno parte di quegli aspetti, come quello spirituale, che rappresentano una “droga” per la coscienza (Marx li definiva “oppio dei popoli”).
I sentimenti come gli affetti borghesi sono quindi combattuti dall’ideologia Marxista, in quanto ostacolo alla realizzazione di una società “ordinata”.
Lenin, ad esempio, sosteneva di non parlare mai di musica, perché ciò lo avrebbe distratto dai pensieri più seri ed impegnati.
Nella ideologia radicale di sinistra ancora oggi, rimane, in parte, quell’idea.
Ad esempio, l’Arte, nella cultura tradizionale espressione dei sentimenti umani, come ben descritto nella Enciclopedia della casa editrice “militante” Einaudi, diviene uno strumento per la realizzazione della Società prefigurata da Marx (in tale Enciclopedia, oggi molto diffusa, si supportano queste affermazioni con tanto di citazioni di Lenin).
-
((cerca arte su einaudi – o se c’è già da qualche altra parte sul doc o altro doc))
Nelle Arti moderne oggi vige, a livello istituzionale, la visione Marxista: Chabrol, uno dei registi di riferimento del Cinema di Sinistra, al quale il fratello scriveva «si vede che sei stato in collegio dai preti e che sei, nonostante il tuo andare per il mondo, di sentimenti borghesi», afferma «”La borghesia è una classe, ma anche una condizione dello spirito (…). La mentalità borghese sopravviverà in tutti i regimi sociali e la cosa peggiore è che i borghesi, inseriti nel loro lavoro, non sono poi così infelici: appena fanno soldi, non ci sono più problemi”».
Questo modo di vedere le cose rimane l’Ideologia di base delle istituzioni che In Italia si occupano di Cultura: oggi i registi “impegnati” (capeggiati da Salvatores e dalla commissione ministeriale che si occupa del Cinema, che ha costretto a Muccino ad emigrare all’estero per continuare a svolgere il suo lavoro) vorrebbero eliminare dal Cinema italiano gli stupidi “amori borghesi” (si è giunti al proclama militante di Salvatores, del Natale 2008: «sfido i film di Natale con la mia favola nera»).
E i Critici cinematografici per lo più bocciano i film non “impegnati” nella causa dell’Ideologia, con la tipica motivazione: “trattano di stupidaggini affettive” (una caso per tutti: Porro, il Critico cinematografico del Corriere della Sera).
Sulla stessa posizione si era schierato Freud (che infatti citava l’Unione Sovietica, come si è visto come il migliore esempio di società civile): l’uomo sarebbe dotato di pulsioni negative per la società, quindi la Società ideale è quella che riesce a reprimere il più possibile i “sentimenti”.
Anche nel mondo della canzone si è sviluppata la stessa visione: uno dei primi esempi è la canzone dei “rivoluzionari” Giganti (che avevano scritto la canzone nella quale dicevano “la Rivoluzione alla fine vincerà”), in un’altra canzone cantavano “l’amore vero non esiste, è solo nei cuori di chi ha avuto una triste gioventù”). Lo stesso Festival di San Remo, caposaldo tradizionale della “Cultura sentimentalista” degli Italiani, è stato egemonizzato dalla Cultura radicale di Sinistra, che ne ha fatto un pulpito di propaganda Ideologica.
– sviluppa con esempi e citazioi –
…Colgo sempre in fallo la borghesia” “Tradimenti, ipocrisie, stupidita’ ..
>>> ma poteva essere anche l’impressione … di una mente ilumisista … che vedesse uno zoo …).
il “saltus” nell’evoluzione
La Cultura moderna aspira appunto ad una rifondazione della società in modalità razionale sotto varie declinazioni (della Ideologia di Sinistra il cui scopo è creare un Mondo “giusto”, del Mercato il cui scopo è creare un mondo ci “comodità”, ecc …).
Quello attuato da queste Ideologie, dal punto di vista prettamente scientifico, è una forzatura dell’evoluzione naturale delle Culture specifiche dell’uomo.
Forzatura che produce un importante danno “genetico” all’umanità: le persone sradicate dalla loro cultura tradizionale perdono i Valori funzionali all’esistenza specifica di quel popolo.
Si tratta della perdita di un bagaglio di conoscenze accumulato in millenni di esperienze nella realtà specifica del luogo: non si tratta quindi solo di un bagaglio di nozioni prodotte a livello intellettuale, ma di un complesso sistema di memorie che determina l’habitus specifico di un popolo che ha permesso sino a quel punto della Storia agli individui di quell’etnia di vivere in modo funzionale al loro contesto ambientale (in funzione delle condizioni climatiche, delle caratteristiche orografiche, della vegetazione e della fauna dei luoghi; e a livello di interazione sociale con gli altri individui della comunità, nel contatto con altre popolazioni confinanti, ecc …).
Si deve prendere atto, a questo punto, di una questione di fondamentale importanza dal punto di vista scientifico: le Ideologie moderne, con l’idea che sia necessario rifondare la Cultura dell’Uomo con una fase di “rottura” (detta Rivoluzione: Scientifica, Industriale, Culturale, ecc …), partono proprio dalla negazione di uno dei principi fondamentali del Pensiero scientifico antico: ”natura non facit saltus”.
Ovvero dalla negazione dell’idea della Scienza comune a tutte le Civiltà dell’uomo, che l’evoluzione delle cose avvenga in modo graduale, progressivo, e non per salti.
Un esempio di forzatura nell’evoluzione spontanea di una cultura è rappresentato dalla “Globalizzazione” forzata delle culture locali (fenomeno indicato fino a qualche decennio or sono con il termine di “internazionalizzazione”).
La perdita di identità nelle persone è appunto indotta in questi casi anche dalla “ideologie” più “morbide”, come quella che sta alla base dell’attuale Sistema di Mercato, o quella sulla quali si fonda l’Architettura della seconda metà del Novecento: sistemi di pensiero che sono, appunto, “internazionali” .
L’imposizione da parte di tali forme di Cultura (valori) internazionali in contesti locali, in nome del “progresso”, comporta l’eliminazione dei sistemi di Valori locali: un esempio significativo è rappresentato dallo stile internazionale proposto dall’architetto-ideologo marxista Le Corbusier, il quale proponeva delle abitazioni-“alveare” identiche sia in Francia sia in India (in queste ultime le popolazioni locali hanno finito per allevare le bestie!).
Gli esempi dello stile di vita “globale” oggi indotto nelle varie popolazioni dal Mercato occidentale sono, in generale, un significativo esempio di come si possano sradicare negli individui sentimenti e comportamenti locali tradizionali (un interessante aneddoto, raccontatomi da un architetto marxista, sulla inadeguatezza della Cultura Globale rispetto ai contesti locali: in un paese filosovietico dell’Africa il cantiere di un aeroporto si è visto recapitare dalla Russia un Kit di manutenzione delle piste che comprendeva uno spazzaneve).
/// sopeso /// >>> Si ocnsiderei questo apsetto .. (paradossalmente i no lgobal abbracciano una ideologia internalizzante per combatterne un’altra delle stesso segno)
la perdita della capacità di funzionamento spontaneo della Società:
la “dipendenza” dell’uomo civilizzato
Il problema indotto dall’adozione delle ideologie moderne è quindi che, con l’eliminazione degli strumenti culturali tradizionali, la Società perde il suo modo di funzionare “spontaneo”.
In questo modo si viene cioè a perdere l’“armonia spontanea” dell’individuo con l’ambiente che lo circonda; e quindi il “tradizionale buon senso” che ha portato per millenni, a livello locale, gli individui a prendere decisioni compatibili con i “sentimenti” e le esigenze delle altre persone.
la condizione patologica di “dipendenza” dell’uomo moderno
Si è già detto che questa perdita di qualità umane comporta, tra le altre cose, la perdita dell’autonomia (libertà) da parte dell’individuo: venendo a mancare quella cultura “sostanziale” che permetteva all’individuo di vivere in modo relativamente autonomo dal supporto di terzi, nasce nell’individuo il senso di dover essere guidato da persone “più esperte” ed autorevoli.
Questa nuova condizione di “dipendenza” dell’uomo che aderisce alla “nuova Cultura” è in parte “concreta” (in questa condizione nasce cioè una dipendenza fisica rispetto pratiche quotidiane che in un contesto di vita tradizionale venivano espletate direttamente dall’individuo), ed in parte una sensazione psicologica di insicurezza (in questa condizione l’individuo è immancabilmente alla ricerca di sicurezza esistenziali perdute).
/// no /// (dal punto di vista spirituale si potrebbe affermare che si è venuta a perdere “la fede” nell’esistenza di un qualcosa di …).
la dipendenza come fine delle ideologie
Questa forma di dipendenza fisica e psicologica da parte dell’individuo è proprio il fine delle rivoluzioni culturali operate dalla Ideologie sociali.
Entrambi i sistemi ideologici “razionali” della modernità, il Mercato e le Ideologie sociali, hanno infatti bisogno, per poter funzionare, proprio di una condizione di “dipendenza” dell’individuo.
/no ??// Le persone che vivono all’itnerno di sistemi ordinati in modo razionale devono sentire la necessità di affidarsi alle decisioni e alle cure definite da quella elite di persone che secondo i dogmi definiti da tali ideolgie avrebbero capito meglio degli altri come vanno risolti i problemi dell’uomo e della società.
Un caso significativo di questo senso di dipendenza degli individui da persone autorevoli, all’interno di società fortemente ideologizzate, è rappresentato dal caso del cittadino iracheno il quale, immediatamente dopo la caduta di Saddam Hussein, intervistato da una TV straniera, ha affermato: “e adesso chi ci governerà?” (era chiaramente risentito nei confronti di chi andava a “liberarlo” – il caso dell’Irak rappresenta proprio un esempio di incapacità del Pensiero occidentale di tener conto della località della Cultura di un popolo).
La dipendenza dell’individuo occidentale è rivelata dal fatto che la massima aspirazione del cittadino non è quella di divenire un “libero” lavoratore (un libero professionista), ma un lavoratore “dipendente”. (come risulta dai ricorrenti sondaggi di riviste come Panorama e l’Espresso).
La dipendenza è, appunto, un must per la Società moderna:
per poter funzionare in modo ottimale,
essa deve necessariamente a portare le persone
ad una condizione di dipendenza: e lo fa, appunto, anche attraverso l’“impoverimento” della cultura tradizionale dei Cittadini.
Questo processo di eliminazione del patrimonio culturale tradizionale è cioè un passaggio obbligatorio per la realizzazione della Società moderna.
Ciò vale per entrambe le sue declinazioni “conservatrice” e “riformista”). La teoria di Gramsci sull'”egemonia culturale” va, appunto, nella direzione di una eliminazione della Cultura della Classe sociale responsabile dei guai della società. Ma anche il Mercato, per poter funzionare ha dovuto, per poter “conquistare” popolazioni dotate di culture tradizionali, sovrapporre alle Culture locali una propria cultura “rivoluzionata” (la Cultura della Rivoluzione Scientifica ed Industriale).
(in un primo tempo per ottenere la manodopera per far funzionare le fabbriche; successivamente per creare nuovi consumatori per espandere il Mercato).
(Mercao e Ideolgie sociali le quali oggi, dopo il “compromesso storico” tra il cosiddetto “Capitale” e le Ideologie di sinistra, si sono integrate in una unica Ideologia “progressista”) .. sulla culua delal rivoluzione sicnetifica si àè basato anche il marxismo
Il senso psicologico di dipendenza che viene prodotto dalla Società occidentale è lo stesso che nei totalitarismi veniva inculcato nei centri di “rieducazione mentale” in quegli individui che, appunto, non riuscivano ad “integrarsi” nel sistema.
Quel tipo di “rieducazione” delle coscienze è una pratica utilizzata oggi nella nostra società in nuove forme, più sottili, analizzate in dettaglio più avanti.
Nel sistema occidentale oggi si sono abbandonati i metodi più forti, come la lobotomia ed l’elettroshock (alcuni medici stanno però proponendo il recupero di questa pratica10), ma alcune pratiche rimangano molto simili a quelle praticate nei regimi totalitari: anche oggi si interviene massicciamente con potenti psicofarmaci per “correggere” la coscienza di individui non in linea con la società (che vengono definiti con termini come “disadattati”).
In particolare è sempre più diffuso l’uso del Ritalin, una potente droga che inibisce nei bambini l’”eccesso” di energie nervose che li rende troppo irrequieti per poter, ad esempio, seguire l’ordine imposto dalle istituzioni nel sistema scolastico (si è semplicemente trovato il modo di applicare l’elettroshock, seppure in forma chimica, anche ai bambini). Anche i programmi televisivi sono oggi, sostanzialmente, una forma “lavaggio del cervello” che riporta le persone ad una condizione di “conformità” rispetto al modello sociale moderno.
>>> // lettura ???// (non per niente il pirmo passo … la prima operazione del marxismo è quella di eliminare il concetto di valreo antico, riportando utto la valore materiale delle cose ..) /// ma anche la scienza applicata al mercato .. sradicare … (un po’ come la Chiesa in sudamerica dopo Colombo) .. oggi la medicina demonizza le cure tradizionli …
NO ??? /// sospeso /// … (il Mercato è … l’ideologia positivista che supporta il nostro sistema di Società-Mercato, per la quale il benessere dell’uomo è primariamente un benessere materiale, per cui … i valori dell’esistenza sono determinati dai volair delle cose materiali, e quindi, nella razionalizzazione del contesto, a cifre in denaro – le ideoligie sociali …) // sospeso /// anche nei rapporti ucontano solo i valori materiali, e quindi le transazioni in denaro sostisstiucono … siamo tutti piazzisti, anche nella vita privata ….
NO ??? //// sospeso /// (gli “specialisti” …. Del mercato, dai medici agli idraulici)
A causa del nuovo sistema culturale che si è autoimposto, l’uomo occidentale è oggi, rispetto all’uomo appartenente ad altre Civiltà, come un animale nato in cattività. Esso ha perduto le sue capacità di vivere “autonomamente”: ha rinunciato, in nome di una Ideologia, alla sua Libertà, e si è quindi auto-confinato in una nuova condizione di schiavitù (oggi, più che mai, l’uomo è schiavo del lavoro dal quale, paradossalmente, con la modernità, voleva affrancarsi; ed è nuovamente suddito, come nelle monarchie del passato, delle persone che rappresentano le Istituzioni).
Come l’animale nato in cattività, l’essere umano moderno oggi ha bisogno di un padrone: non essendo esso più in grado di provvedere a se stesso, di affondare le vicissitudini tipiche dell’esistenza umana, esso finisce per richiedere di essere “governato”.
(come dimostrano anche lo sviluppo dello Stato Russo dopo la caduta del Comunismo: i cittadini, preduta la memoria della reale condizione di Libertà, … come quella dell’evolzuione del post- caduta del muro in Russia) … …
… >>> (come avviene puntualmente nei totalitarismi di sinistra .. come nella post-unione sovietica dove i cittadini appoggiano la rinascita …
(probabilmente vi sarà … bun viso a cattiva sorte … la possibilità … (in un ocnststo .. filosofico .. vi potrebbe forse essere una interpretazione .. ).
(( vedi suggerimenti di Krishnammurti ))
– l’inefficacia dell’insegnamento moderno e
la perdita del DNA culturale
l’educazione come forma di trasmissione empatica
Il problema per le Civiltà umana è che l’azzeramento delle Culture tradizionali è praticamente irreversibile: il bagaglio di cultura tradizionale di una popolazione (i modi di essere dell’individuo) vengono irrimediabilmente perduti nel momento in cui si effettua una “rivoluzione culturale” che sostituisce la cultura tradizionale con una cultura radicalmente nuova.
Questa irreversibilità è dovuta al fatto che il bagaglio di esperienze umane, che definiamo bagaglio culturale, può essere “trasmesso” solo attraverso il rapporto diretto, in modalità empatica, tra persone (ad un livello “sensibile”, e non attraverso un canale prevalentemente razionale: l’empatia è una modalità di interrelazione che si basa sulla possibilità di percepire «lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale.» (Treccani))11.
Il fatto è, cioè, che la trasmissione del patrimonio “genetico” culturale all’interno di una società può avvenire solo quando vi sia il contatto diretto con una persona che, nel corso della sua vita, abbia trasformato le sue esperienze dirette in intima conoscenza delle cose (vedremo più avanti come nella trasmissione di una esperienza da persona a persona svolga un ruolo determinante una sorta di “risonanza” corporea che non può prescindere, appunto, da un contatto diretto, “sensibile”, tra le persone).
In altre parole la Cultura non è un qualcosa che può essere “insegnata” nella modalità occidentale (non si tratta di un insegnamento ma di una formazione, una educazione).
Vediamo quali sono le qualità di un reale insegnamento.
Sostanzialmente (1) l’insegnamento di una conoscenza può avvenire solo in presenza di persone che “sono” qualcosa (che sono sostanzialmente esperte di aspetti specifici dell’esistenza; e non di persone che hanno imparato qualcosa in percorsi di apprendimento “scolastici”).
In un processo nel quale (2) le persone che vengono a contatto con esse “divengono” qualcosa: non si tratta di un trasferimento di nozioni, ma di una induzione di memorie a livello “sensibile” (in altre parole, la Cultura non può essere studiata, ma vissuta).
Ciò è piuttosto evidente nel caso della trasmissione di una lingua (ad esempio di un dialetto) o di un mestiere: vi devono cioè essere a monte del processo delle persone che “sono” effettivamente qualcosa (o una persona di “madrelingua” o un artigiano “provetto” – «capace, abile, competente, esperto, valido»12). In assenza di questa condizione non vi può essere un reale insegnamento.
Inoltre questo contatto diretto indispensabile perché avvenga la trasmissione delle intime conoscenze dell’individuo, (3) può avvenire solo in condizioni di ordinaria esperienza di vita (durante una effettiva condivisione di esperienze); e non, ad esempio, in un’aula scolastica. Solo in queste condizioni la persona di “madre lingua” o l’artigiano, possono indurre nell’altro quell’esperienza completa che permette all’”allievo” di registrare nella sua coscienza il profondo significato delle parole di una lingua, o di una applicazione tecnica artigianale (sostanzialmente l’apprendimento è un processo esperienziale, e non una trasmissione di nozioni).
// sospeso /// (diretto, reale, fisco, altrimenti non vi può essere qusta vibrazione completa … del vivere a livello “tridimensionale” … empaticamente l’esperienza con l’altra persona .. c… tra persone.
E’ quindi l’esperienza di vita che, come sostenevano le Culture antiche, aumenta la “saggezza” delle persone (o, se vogliamo vedere la cosa in modo utilitaristico, il Valore sociale delle persone). E non, come si sostiene oggi, una “insegnamento” nozionistico.
La Cultura moderna ribalta però questa concezione dell’essere umano di saggezza dipendente dall’esperienza: oggi, tra le altre cose, le istituzioni cercano di “ringiovanire” la classi dirigenti dello Stato e delle Aziende, e gli insegnanti. Mentre nelle Civiltà non-occidentali si considera il giovane mancante di manca di quella “intima Cultura”, ovvero della saggezza, della quale dispone invece un individuo anziano.
Il ringiovanimento della classe dirigente è, appunto, un espediente per “rivoluzionare” la cultura tradizionale, ovvero creare una discontinuità nell’evoluzione della tradizione di un popolo (nelle società Marxiste più evolute, come la Cambogia dei Kmer Rossi, si attribuivano a i bambini funzioni Istituzionali ).
(non solo perché … un numero minore di anni di esperienza, ma perché ha vissuto un nuomeor minore di fasi storiche di evoluzione della società ..).
Uno dei difetti di fondo della società moderna è quindi quello di
aver abolito, per lo più, i tradizionali metodi di trasmissione della Cultura, per sostituirli con metodi di insegnamento inadeguati rispetto a ciò che concerne una reale formazione umana delle persone.
Con l’adozione di forme delle insegnamento moderne riduzionistiche, ossia limitate ad un livello “mentale” (verbale, logico-razionale) della coscienza, si vengono a perdere all’interno della Società tutte quelle valenze più profonde che determinano la reale conoscenza di un modo di essere, di una pratica o di un linguaggio.
E questa perdita è irreversibile: si crea un “saltus” nella trasmissione del patrimonio culturale di una Civiltà.
E il patrimonio “genetico” così perduto non può più essere recuperato attraverso le testimonianze “scritte” che pervengono alle nuove generazioni (nessuna delle nuove forme di trasmissione di conoscenza, nemmeno la multimedialità più avanzata, non potendo riprodurre nemmeno essa il rapporto empatico, “fisico”, necessario per una comunicazione efficace tra le coscienze umane, può garantire un recupero della cultura tradizionale perduta).
Nel regime moderno di vita si viene a perdere “l’essere” delle persone (si sostituisce l'”essere” con l'”avere”).
Si viene cioè a perdere la tipologia di persone che “sono” qualcosa: ossia che “sanno” realmente le cose, che è la condizione necessaria per poter trasferire ad altri le conoscenze (è il concetto antico di testimonianza, o di “esempio” per le altre perone: solo quando una persona rappresenta realmente “un esempio vivente”, le altre persone possono imparare qualcosa da essa).
Si noti che genetico significa, sostanzialmente, ab origine: in questo caso si tratta del patrimonio genetico cominciato a sviluppare dall’origine della storia dell’uomo. Si noti quindi come in questo modo si crei in un certo senso (sul piano Culturale, del “modo di essere) quel problema dell’estinzione degli individui Aborigeni (abitatori originari del luogo) di cui nella nostra Civiltà, a parole, ci si interessa molto.
Da questo punto di vista società moderna è una sistema nel quale istituzioni sono fondate sull’illusione: nella gestione delle Istituzioni (Aziende, Stato, Scuola, ecc..) non vi sono persone “che sono”, e quindi “che sanno” realmente, ma solo persone che “pensano di essere” (che “pensano di sapere”: persone che vivono di “apparenza”, che hanno assunto l’apparenze di una persona “esperta”).
Il sapere di queste persone è un qualcosa di superficiale rispetto al sapere dell’individuo delle culture non-occidentali (è un Sapere che non è più Conoscenza), legato al mondo astratto in cui viviamo.
Un Sapere che non serve a nulla
nel caso in cui ci si debba rapportare con il Mondo reale:
come vedremo questo è il problema di fondo che ha generato l’attuale crisi generale del sistema Democrazia-Mercato; e che impedisce agli “esperti” di trovare una via d’uscita: nessuno ha più l’idea di dove sia il problema, e tutto girano in tondo senza riuscire a risolvere nulla.
– la regressione della civiltà umana
l’uomo moderno come essere umano regredito
Quindi, sostanzialmente, nella nostra Società, a causa di suoi difetti endemici, si è perduto ciò che rappresenta il patrimonio culturale generale della Civiltà umana; ovvero quel “modo di essere” delle persone che non può più essere recuperato se non in presenza di persone che abbiano conservato le loro qualità originarie (in ogni caso questo patrimonio non può essere recuperato attraverso i metodi di insegnamento razionali adottati dalla nostra Civiltà).
sintesi … riassunto
Riassumendo quanto detto in precedenza, la Società moderna provoca una interruzione del processo millenario di trasferimento del patrimonio culturale tra generazioni su due livelli:
• con una “rivoluzione culturale” che azzera le culture tradizionali (le forme di cultura “genetiche”, ab orgine, degli individui di una Civiltà) per costruire una “Nuova Cultura” migliore; ciò avviene sia sotto forma di rivoluzione violenta (nei totalitarismi espliciti), sia nella nuova forma “morbida” di egemonizzazione culturale praticata dalle ideologie sociali (si tratta, in questo caso, di una “rivoluzione culturale morbida”).
• con l’adozione di un metodo di “insegnamento razionale” che, paradossalmente, con l’intenzione di trasmettere la Cultura in modalità più efficace, facendo affidamento in modo preponderante sul livello “razionale” del pensare, non permette all’essere umano di trasmettere una cultura “sostanziale” alle nuove generazioni.
In questo modo
la Civiltà moderna ha azzerato la Cultura genetica dell’uomo,
evento che ha determinando,
con il prevalere della Civiltà moderna a livello globale,
un generale regresso della Civiltà umana.
Di fatto, con la perdita del suo DNA culturale, l’essere umano ha perduto la sua capacità di “stare al mondo”.
Perdita che si determina, nelle seguenti problematiche:
-
Oggi gli individui “civilizzati” hanno sostanzialmente perduto gran parte delle loro effettive conoscenze: non sono più in grado di vivere sulla Terra in modo funzionale alla Natura e alla loro Specie. Hanno cioè in primo luogo perduto le capacità precedentemente accumulate dall’uomo di espletare le funzioni di base come il procurarsi il cibo, il perpararlo in assenza di tecnologie sofisticate, il provvedere alla propria salute o il costruirsi da sé la propria abitazione, il mobilio, i vestiti, il carro, ecc …
-
Ma, ed è cosa ancora più importante, l’essere umano moderno non è più in grado di gestire in modo “naturale”, e quindi efficace, i suoi rapporti con gli individui della sua Comunità: e quindi non è più in grado di far funzionare le comunità da lui costituite (dalla Famiglia alla Nazione).
L’uomo ha perduto “i ruoli” familiari e sociali che era riuscito a mettere a punto in millenni di esperienza (non esiste più la nonna, la madre, il padre; e nemmeno il medico è più colui che si prende cura delle persone, ma è divenuto un “esecutore” di protocolli meccanicisti). Ciò che procura un danno particolarmente grave è la perdita di quelle intime conoscenze umane come quelle, ad esempio, che facevano di una donna una madre: oggi le madri che non sono più in grado di allevare i figli nel modo tradizionale dell’uomo (potremmo dire che non sono più in grado di allevare esseri umani).
NO ??? /le nonne che sanno curare il rafreddore con rimedi casaligni).
NO ??? /Ha perduto le lingue locali (i dialetti) con i quali …. … per gestire affari di affettivi,
-
L’uomo non è più in grado di affrontare nemmeno se stesso, sia nelle sue questioni di salute corporale, sia nelle sue “naturali” paure nei confronti dell’esistenza: si è perduta la Cultura spirituale e “psicologica” dell’Uomo (o, come si diceva un tempo, la Filosofia). L’uomo ha perduto la consapevolezza di se stesso, e con essa ha perduto il suo Sé, la sua Anima (e quindi la Fede nell’esistenza di un qualcosa che trascende la materia).
In altre parole, con la perdita di questo patrimonio culturale genetico l’uomo ha perduto gran parte della sua caratterizzazione di essere umano, ossia di quella caratterizzazione di “individuo civilizzato” che era stata costruita in millenni di storia: l’uomo non è più in grado di vivere da “essere umano” poiché ha perso le cognizioni che permettevano agli individui che appartenevano alle civiltà più antiche di farlo.
Sebbene la nostra Civiltà abbia, di fatto, conseguito alcune effettive “conquiste”, essa ha prodotto un regresso rispetto al livello di Sapere effettivo che aveva raggiunto l’uomo migliaia di anni fa – oggi l’essere umano ha perduto perfino la capacità dell’uso del fuoco, proverbiale conquista dell’uomo risalente a milioni di anni fa (che in parte è stata conservata in nicchie della nostra Civiltà come quella dei Boy Scout).
NO ??? /// sospseso /// esseri umani .. di essere civilizzato (dei caratteri che li distinguo dalle altre specie animali).
L’uomo, con le ultime fasi della “rivoluzione della modernità”, ha perduto anche quelle conoscenze, di origine molto più recente, che erano invece patrimonio dell’uomo del Settecento: ha perduto le sue “arti”, le conoscenze degli artigiani e dei contadini che nella nostra civiltà sono in qualche modo sopravvissute fino agli anni del boom, gli anni 60, ma che negli ultimi decenni si sono praticamente estinte (ciò è avvenuto, ad esempio, a causa della demonizzazione della società del medioevo feudale attuata dalle ideologie istituzionali, ossia la cultura Scientista della rivoluzione industriale, e del Marxismo – sebbene ora, con l’idea del federalismo, si tenti di recuperare, almeno in parte, quella dimensione).
La “Rivoluzione culturale” moderna ha prodotto anche una trasformazione del rapporto dell’uomo con la Natura: con la perdita delle conoscenze che tenevano l’uomo intimamente legato alla Natura, le nuove conoscenze sviluppate a livello razionale vengono orientate al dominio della natura, e non più ad un suo utilizzo “sostenibile” (le nuove tecnologie sono tutte “distruttive”, come dice la ragazza protagonista del film “il Quinto elemento”: “voi umani agite in un modo strano, quello che create lo usate per distruggere” – e non si parla solo delle armi, le quali, in ogni caso, in altre civiltà non erano “definitive”, e cioè autodistruttive per l’uomo, come le nostre, come quelle dalla nostra Civiltà).
La Civiltà moderna ha prodotto una Cultura di rottura, l’ultima declinazione della quale è il cosiddetto “globalismo”, evoluzione della cultura prodotta dalla rivoluzione industriale: il dogma dell’estensione delle modalità di vita moderne alle altre Civiltà.
(il globalismo non è che un trend naturale dell’uomo applicato in modalità “rivoluzionaria”, ovvero nella sua accezione negativa rispetto alle sue qualità “naturali”: se, di per sé i popoli della Terra tendono spontaneamente a fondersi in un unico popolo, il trend attuale del“globalismo non è che l’estensione del dominio di una Civiltà, quella occidentale, nei confronti delle altre).
Fai solo due righe su day after ..
il ruolo dell’educazione dei bambini nella perdita della cultura
La trasmissione del DNA culturale di una civiltà tra successive generazioni avviene attraverso due fasi della vita dell’individuo caratterizzate da sue differenti modalità di educazione.
(1) Nella fase infantile, nella quale l’individuo viene formato nella sua essenza (formato nei Principi morali, nella sua capacità di conoscere se stesso e di porsi in relazione con il prossimo; e quindi, tra le altre cose, di continuare ad accrescere le proprie conoscenze anche da adulto, ecc …).
(2) Successivamente l’individuo, nella fase adulta, può essere istruito e perfezionare l’apprendimento delle questioni “pratiche” necessarie alla sua esistenza (i mestieri, le modalità formali più sofisticate delle interrelazione umane. Ecc ..); ma può anche perfezionare la conoscenza di se stesso su un livello più sottile di quello imparato da bambino.
Quello che si sviluppa nell’età infantile è anche il processo più profondo di apprendimento, poiché in questo periodo della sua vita l’essere umano è più ricettivo agli insegnamenti (la Psicologia moderna definisce questo periodo come l’età evolutiva, nella quale non solo la coscienza dell’individuo è ancora vergine, ma vi è anche una forte richiesta di ricevere insegnamenti).
In ogni caso la capacità di una Civiltà di formare il bambino affinché diventi un adulto responsabile e “cosciente” (e quindi in grado di perfezionare le sue conoscenze ed abilità, e soprattutto dotato di una sua consapevolezza di essere umano) è determinante per il buon funzionamento del Sistema sociale (in questa fase di educazione si trasmette al futuro adulto il “modello sociale” che lo renderà “individuo morale”).
Un errore commesso da parte della comunità in questa fase della formazione dell’individuo, può quindi provocare danni irreparabili alla Società: ovvero la formazione di individui incapaci di avere un proprio ruolo positivo nel sistema sociale (ovvero, sostanzialmente, il rischio è di formare individui incapaci di evolversi da sé e quindi, come vediamo in questo capitolo, incapaci di fornire un contributo evolutivo alla società secondo i termini delle leggi dell’evoluzione della specie umana).
Per comprendere come un sistema sociale che non applichi una formazione funzionale alle caratteristiche della specie umana sia soggetto ad un regresso, è necessario tenere in considerazione due fondamentali caratteristiche dell’essere umano e dei suoi sistemi sociali: l’uomo è dotato del libero arbitrio, e l’evoluzione della coscienza dell’individuo non è una possibilità, ma una necessità.
il libero arbitrio come fattore determinate dell’evoluzione dell’Uomo
Essendo dotato di una conoscenza peculiare, l’uomo è soggetto al cosiddetto libero arbitrio che è, appunto la qualità fondamentale che gli permette di evolversi in quanto essere umano. A differenza degli altri animali l’essere umano possiede cioè
una coscienza che gli offre la possibilità di vivere libero
da alcune leggi di natura:
questa condizione gli permette di acquisire nuove conoscenze, ovvero di evolvere la sua “coscienza” (che è appunto “lo strumento” fondamentale per l’evoluzione della sua Civiltà).
Ma la libertà che gli concede la sua coscienza può trasformarsi per lui in un fattore negativo della sua evoluzione: dovendo esso rispondere in ogni caso ad alcune fondamentali leggi della Natura (come, ad esempio, le leggi biologiche), l’assenza dei vincoli ferrei (prodotti invece dall’intelligenza tipica delle altre specie animali) lo può indurre a “cadere in errore” nelle sue scelte (la peculiarità dell’essere umano è infatti di poter assumere un atteggiamento “arbitrario” rispetto alle leggi della natura).
Dobbiamo tener conto del fatto che “libertà” di coscienza significa anche libertà nella trasmissione di generazione di una cultura specifica: l’uomo può trasmettere alle generazioni successive un patrimonio culturale “arbitrario”.
A differenza delle altre specie animali, nelle quali si ha un patrimonio genetico puramente biologico, l’umanità ha infatti la necessità di trasmettere quel patrimonio di Valori che sono stati elaborati nel corso di generazioni: libertà di coscienza significa possibilità di trasmettere le specifiche declinazioni di tali patrimonio elaborate (evolute) da singoli individui (vedi più avanti l’importanza della libertà di insegnamento nei confronti dei propri figli all’interno della famiglia).
l’evoluzione come necessità
Vi è un’altra caratteristica dell’essere umano della quale dobbiamo tener conto quando cerchiamo di analizzare i sistemi sociali da esso prodotti: l’evoluzione della coscienza per l’umanità non è una possibilità, è una condizione necessaria.
Ciò è vero per il fatto che, come rivela la nostra Biologia, ciò che caratterizza la Vita, è, tra le altre cose, l’evoluzione dell’organismo vivente. Ovvero “la crescita”: ciò che vive cresce (l’assenza di crescita significa morte).
Infatti se osserviamo al microscopio un corallo e della roccia, notiamo che il primo, a differenza del secondo, muta e cresce. La pianta viva si distingue dalla pianta morta per il fatto che cresce. E quando smette di crescere è perché essa ha imboccato la fase della sua esistenza che la porta alla morte.
Anche l’organismo più elementare, la cellula, quando è in vita è in costante movimento. Se la si osserva al microscopio, essa presenta un continuo pulsare; tale movimento è, magari a livello quasi impercettibile, nell’attività interna dei suoi organi. Questa attività dei suoi organi interni produce costantemente una condizione di trasformazione dell’intero organismo umano: in un ciclo di 6 anni ogni cellula è completamente trasformata rispetto al passato.
Più in generale, tutto ciò che è dotato di una “struttura organica” e non è in grado di evolversi decade. Di qui una delle “regole” fondamentali dell’esistenza:
una esistenza fisiologica non prevede una condizione di “staticità.
Come ci ricorda W. Dyer, uno dei pionieri della psicologia motivazionale, questa regola vale anche per la psiche umana: “Ciò è vero anche nella sfera psicologica. Se cresci, sei vivo. Se non cresci è come dire che sei morto.”13 E, per estensione, vale anche per le associazioni di persone, come le comunità umane: laddove non c’è una continua evoluzione, c’è una decadenza, un declino.
L’essere umano si è sempre evoluto perché dal giorno in cui è comparso sulla Terra segue questa regola “biologica” della sua coscienza, che gli impone di evolversi continuamente (le Civiltà che non sono state capaci di mantenere una condizione di costante evoluzione sono sparite dalla Storia ).
/// sos /// ad adattarsi alla realtà di un improvviso mutamento geopolitico).
In altre parole
non esiste la possibilità di una Storia statica:
la Storia genera o circoli virtuosi o spirali viziosi.
Quando una società umana entra in una fase statica, smettendo di evolversi comincia a decadere.
NO ??? /le situazioni di staticità corrispondono ad una stato patologico.
NO ??? /In base a meccanismi mentali perversi l’uomo può essere distolto
NO ??? /anche nella pische …
NO ??? /[vedi doc “storia e consapevolezza”
In sintesi l’evoluzione della Civiltà è legata, appunto, alla peculiare evoluzione della specie umana:
una Civiltà può essere sviluppata solo
da individui che vivono in condizione di libertà
(sostanzialmente di libertà di coscienza),
che, cioè, sono in grado di evolvere le loro coscienze.
In assenza di questa condizione non vi può essere evoluzione, e si ha quindi una regressione della Civiltà.
E se, come sta accadendo oggi, la Civiltà in regressione è anche quella dominante a livello globale, si rischia di assistere ad un regressione dell’intera Umanità.
Il problema attuale per il Mondo è duplice: in primo luogo la Civiltà in regresso è anche la Civiltà dominante rispetto alle altre civiltà. In secondo luogo tale Civiltà ha sviluppato tecnologie che sono in grado di “dominare” (in “modalità non-sostenibile”, ovvero di distruggere) la Natura.
Per questa ragione oggi non vi può più essere, come in passato, l’estinzione di una singola Civiltà: si tratta dell’estinzione dell’intera Civiltà dell’Uomo (o della sua Specie? se continuano ad evolversi i cambiamenti climatici, o la diffusione di armamenti nucleari).
La tradizionale capacità di apprendere
è sostituita dalla specializzazione della conoscenza
Come abbiamo visto, il bambino ha bisogno di una “educazione” per poter divenire un “essere umano”. A causa della Educazione Moderna a cui è sottoposto nella nostra Civiltà, con la quale si interrompe, con una forma di educazione “ridotta” alle qualità razionali, la trasmissione del patrimonio genetico di Valori umani, il bambino non può divenire un “essere umano” a tutti gli effetti.
L’adulto “civilizzato” viene cioè a mancare
della qualità essenziale dell’essere umano:
la libertà di coscienza.
L’uomo occidentale ha quindi cessato di essere un individuo “responsabile”, ovvero capace di fornire il proprio contributo personale all’evoluzione della sua Società.
(ciò, sostanzialmente, a causa di una perdita della sua capacità di evolvere se stesso, qualità che determina, a livello collettivo, l’evoluzione della Società: l’uomo moderno non solo ha cancellato gran parte della Cultura millenaria costruita nei millenni dall’umanità, ma esso non è più capace di imparare dall’esperienza diretta con cose o persone; in altre parole esso non ha, nella sua fase di formazione, “imparato ad imparare”: una delle qualità indispensabili perché l’uomo si possa evolvere).
Come si è detto, infatti l’uomo moderno è l’opposto dell’individuo “responsabile”: è un individuo “dipendente”.
L’uomo moderno dipende da altre persone quasi in ogni aspetto della sua vita: cosa che non accedeva sino ad un paio di secoli or sono: oggi dipende quasi totalmente dalle persone “esperte” (le quali nelle fasi critiche come quella attuale mettono in luce la nullità delle loro conoscenza). E appunto, come si è detto, l’essere umano, nella nostra società, aspira, almeno a livello di massa, a diventare “un dipendente” per ciò che concerne il suo lavoro (vedendo al cosa da una prospettiva storica, potremmo dire che l’uomo moderno aspira ad essere un servo).
La capacità di imparare ad imparare è fondamentale per l’essere umano: questa è la qualità che distingue l’uomo dall’animale, il quale deve essere istruito dall’uomo affinché impari nuove cose che escono dallo schema del suo limitato sapere “di fabbrica”.
Poiché come si è detto, l’Evoluzione della specie umana coincide con l’evoluzione della coscienza dell’individuo (è quindi con l’insieme dell’evoluzione delle singole coscienze), l’evoluzione dell’uomo si basa sulle capacità di auto-formazione di ogni individuo: qualsiasi intervento di formazione esterna per l’individuo diviene quindi una limitazione della sua possibilità di evolvere la sua coscienza. E quindi di evolvere la sua Specie (in altre parole l’intervento di una educazione “forte” da parte di istituzioni esterne alla famiglia, per ciò che concerne il livelli di formazione più sottili, come quello relativo alla Morale, produce una grave limitazione delle future possibilità di evoluzione dell’individuo adulto).
Una aberrazione prodotta dalla Cultura moderna è quella di demandare ad altri la questione della acquisizione e della “gestione” della conoscenza .
La conoscenza è il risultato di un processo esperienziale, e quindi un processo che si svolge all’interno di ogni singola coscienza (anche se poi la conoscenza può essere condivisa – e quindi elaborata in modo collettivo – per rimanere, dal punto di vista scientifico, una vera conoscenza essa deve comunque basarsi su iniziali “esperienze” della realtà fatte in prima persona dall’individuo – ma, in ogni caso, anche la nuova verità elaborata collettivamente dovrà essere successivamente valutata “in proprio”, con un personale processo scientifico esperienziale, dall’individuo).
Demandando al altri la questione dell’acquisizione di conoscenze, si crea una società nella quale i “conoscitori” sono individui-“ricercatori” specializzati, mentre ogni individuo dovrebbe essere “ricercatore in proprio”.
Per questa ragione oggi, nella Civiltà moderna, il Sapere non corrisponde più a reale Conoscenza.
In un sistema come quello della Civiltà occidentale nel quale l’uomo incarica altri di acquisire nuove conoscenze (mentre lui, fondamentalmente, passa la vita ad eseguire le istruzioni, ovvero gli ordini, di quelle persone) si arresta il Progresso della Conoscenza dell’uomo.
-
: la conoscenza sviluppata dall’Uomo occidentale negli ultimi due Secoli non è che un incremento di ordine quantitativo, fondato su un sapere astratto, delle conoscenze prodotte dall’uomo nella sua Storia precedente (è un Sapere accumulato “fuori dalla coscienza” delle persone, che risiede quindi nella mente di esperti “specializzati”; e molto spesso, alla morte di questi ultimi, solamente in testi scritti).
In altre parole laddove l’individuo non è più “ricercatore” di conoscenza in prima persona, non vi è più evoluzione della società.
il problema della limitazione all’età infantile
delle capacità di conoscere
Un’altra aberrazione del nostro sistema culturale è quella di limitare la fase evolutiva dell’essere umano all’età infantile (la Scienza riconosce, appunto, solo tale momento della vita dell’uomo come “fase evolutiva”).
Si è detto che l’evoluzione è una necessità per le specie animali: è un processo che garantisce la sopravvivenza della specie permettendole di adattarsi alla continua trasformazione della realtà (nel caso dell’uomo l’evoluzione Culturale prevale sull’evoluzione biologica). E si è anche detto che, per una Legge scientifica laddove non c’è evoluzione, c’è decadenza.
L’evoluzione dell’uomo è, appunto, affinché essa possa permette agli individui di seguire la continua trasformazione della realtà (della Natura, ma anche delle altre Culture), un processo continuo. Ed essendo un processo che, come si è detto, si svolge “dentro” l’uomo, possiamo dire che l’evoluzione dell’uomo è quindi un processo che si svolge in primo luogo a livello della coscienza dell’individuo, “per tutta la vita” (l’uomo che vive in una condizione fisiologica, come l’uomo delle Civiltà non-Occidentali, è in grado di imparare costantemente fino al suo ultimo giorno di vita: proprio di fronte alla morte esso è probabilmente in grado di imparare le cose più importanti).
Quindi confinare il processo di evoluzione della conoscenza dell’essere umano ad un limitato periodo della sua vita, fase nella quale, oltretutto, l’individuo non è ancora “cosciente” (manca cioè di quella consapevolezza di sé che è presente solo nell’adulto), significa porre un notevole limite alle potenzialità evolutive di una civiltà.
Ciò avviene per perchè nella Società occidentale non si riconosce la capacità dell’individuo di evolvere la sua conoscenza; ragione per la quale si delega ad “individui specializzati” la “crescita” della coscienza dell’uomo (la ricerca del Sapere). Il problema è che in questo modo la Civiltà occidentale si pone nella condizione di non poter più utilizzare con profitto la peculiarità dell’individuo appartenente alla specie umana che è, appunto, quella di essere in grado di accrescere, durante la sua esistenza, le sue conoscenze, il suo Sapere.
A causa di questo tipo di approccio alla conoscenza, e del fondarsi del sapere Occidentale su un dogma Ideologico, l’evoluzione del sapere occidentale avviene quasi unicamente su un piano quantitativo: ciò che si continua ad aggiungere alle conoscenze già accumulate altro non è che un insieme di “nozioni” astratte, che riguardano unicamente il perfezionamento “tecnico” di un sapere di base assiomatico, ideologico (non solo: in questa condizione si vengono a perdere quelle forme di conoscenza acquisite dalla modernità, come la Scienza quantistica – vedremo più avanti -che da descrizione fondamentale della realtà che dovrebbe guidare ogni nuova produzione tecnologia, è divenuta un “fenomeno culturale”).
In questa concezione del Sapere non vi sono quindi più quelle scoperte “dal basso” (effettuate cioè da parte di ogni singolo individuo), che sono le vere conoscenze dell’umanità, perché esse sono le uniche forme di conoscenza finalizzate ad un reale miglioramento dell’esistenza dell’uomo – le nuove “scoperte” della Scienza moderna, trattandosi di sviluppo di idee preconcette, in una direzione prestabilita (ad esempio dal Mercato), non hanno quindi altro che finalità di giustificazione di posizioni culturali ideologiche o dell’uso di nuove tecnologie che potrebbero essere indicate come non-sostenibili.
Nella nuova modalità di sviluppo della conoscenza adottata dalla Civiltà moderna, le “scoperte” sono quindi, sostanzialmente, false scoperte (non hanno una reale utilità per l’uomo).
Ad esempio la Medicina, con una nuova figura del Medico che non acquisisce più conoscenze significative in prima persona (qualità che ha caratterizzato invece la Medicina fino a pochi decenni or sono), ma si basa sulla mera applicazione di conoscenze a lui trasmesse da scienziati attraverso pubblicazioni, finisce per produrre un sapere (che a sua volta diffonde nella società) che non va più in direzione dell’uomo, ma del Sistema (sostanzialmente si tratta sempre di un perfezionamento di un Business: lo sviluppo di nuove tecnologie da vendere sul mercato).
In questa nuova condizione delle coscienze umane la Medicina è unicamente in grado di perfezionare i protocolli relativi a verità preconcette, e non è più in grado, ad esempio, di scoprire nuove verità sulle malattie più importanti del secolo (cosa che invece sono in grado di fare, con risultati tangibili, le “medicine alternative”, che operano invece in base alle modalità di conoscenza tradizionali).
Il problema è che, limitando la fase di apprendimento dell’individuo all’età infantile, la nostra Civiltà ha creato una forma di cultura che paradossalmente produce le condizioni di un suo declino.
Il fatto è che per assecondare le necessità di una società basata su Ideologie razionali si è finito per bandire dalla Cultura la concezione “umana” dell’esistenza umana, della natura e della società.
Si è finito cioè per imporre la visione Tayloriana della realtà14: quella di un sistema meccanicistico nel quale l’essere umano frequenta una scuola finalizzata a creare un adulto che possa essere incasellato in un Sistema ordinato, nel quale, se esso ragionasse con la propria testa, diverrebbe un ingranaggio imperfetto che finirebbe per inceppare “la megamacchina” della Società-Mercato (sostanzialmente nell’evoluzione del pensiero razionale, nel 900 si è estesa alla Società la concezione della catena di montaggio).
Con queste finalità si creano oggi degli adulti “imparati” una volta per tutte: in questo modo si costruisce una società più facile da gestire, perché composta di individui “dipendenti” (operai ed impiegati).
In ultima analisi, in questa condizione della modernità, il Sapere non è più intima conoscenza all’interno dell’individuo. E quindi, appunto, non è più vera conoscenza.
In questo modo la nostra cultura limita così l’evolzuione dell’uomo.
Il nostro sistema, per tentare in qualche modo di uscire dalla devastante crisi che lo sta affliggendo, sta cercando di recuperare la tradizionale modalità di evoluzione della conoscenza.
Lo fa, ad esempio, nel mondo del Mercato, dove prende piede l’idea che la vera innovazione sia una “innovazione dal basso”: un processo generale composto dall’insieme di micro-innovazioni, e non più dalla ricerca scientifica, che non è affatto a misura d’uomo (e quindi, in linguaggio umano, non affatto utile).
Ciò riguarda tanto l’innovazione degli strumenti finalizzati a migliorare la vita dell’uomo (oggi prodotti unicamente dal Mercato) e dalla Società: a questo modo di pensare appartiene il nuovo trend del Web 2.0.
[lettura] la perdita della Patria potestà
Si tratta della sintesi di una parte sospesa
le istituzioni che imprimono … … stato (scuola) e famiglia …
Una delle modalità con le quali la Civiltà moderna inibisce la trasmissione alle nuove generazioni del bagaglio culturale elaborato in millenni di storia, è il mancato riconoscimento della “Patria potestà”.
// no // specifiche .. azioni .. con la quale la moderntià (ideologia illumista nella detreminaizone positivista, … subordine alla mente razionale … le perosne .. al fine di avere un ordine razionale, ideologia della quale quella gicaobina e quindi quella marxista, non sono che una derivazione … fondamentalista) … …
Il fatto è che la forma mentis illuminista adottata dall’uomo occidentale, secondo la quale deve prevalere un ordine razionale, porta l’uomo occidentale a pensare che i bambini possano essere educati meglio dalle Istituzioni che non dalle famiglie.
Le questioni sono fondamentalmente:
• Nella sua dimensione intellettuale l’uomo occidentale non è in grado di distinguere tra Educazione ed Istruzione (le Scuole, a dispetto della loro attuale finalità, non sono concepite per educare, ma per istruire). La Cultura moderna si è trasformata rispetto alle origini al punto che oggi per noi è molto difficile comprendere come il processo originario di educazione fosse sostanzialmente differente da quello attuale, che è tutto incentrato, già dai primi anni di asilo, su un livello quasi esclusivamente razionale di Educazione.
• Il sistema della Scuola moderna occidentale, come nei Totalitarismi del Novecento, sostituisce nell’educazione del bambino la Famiglia con lo Stato (il sistema è stato fondato dal primo dei Tiranni delle modernità europea: Napoleone). Lo Stato, sostanzialmente, costringe i bambini ad entrare in una sorta di “seminario” nel quale gli individui finiscono, dopo un periodo di una ventina d’anni, per essere completamente formati in base all’ideologa dominante. Si noti che se nei primi anni, all’asilo, il bambino e assolutamente “costretto” a frequentare i corsi scolastici in alternativa ad una educazione familiare (l’alternativa, per i genitori, è la prigione; e non si tratta solo di teoria, la legge è già stata applicata); ma più avanti negli anni, come è per gli studi universitari, l’individuo è ormai completamente assorbito dal sistema, e prosegue la sua “formazione Istituzionale” in modo volontario.
L’educazione mentale (prettamente razionale) praticata nelle Scuole delle Democrazie occidentali non troppo dissimile da quella dei Totalitarismi, o praticata nella scuola creata apposta negli USA nelle riserve indiane al tempo dello sterminio delle popolazioni native, per “uccidere” nei bambini (pellerossa) la loro parte ‘incivile’”
Una ulteriore delegittimazione del Principio di Patria potestà è l’azione delle parti ideologizzate della Magistratura italiana, che molto spesso sottraggono i bambini ai genitori solo perché questi ultimi non vivono secondo i canoni scientifici dell’ideologia moderna.
I problemi indotti da questa trasformazione della Cultura sono principalmente:
– non è più il bambino che sviluppa le sue potenzialità, come era nelle Culture antiche, ma sono le istituzioni che si occupano di inquadrarlo in un ruolo sociale. La Società in questo modo in grado di mantenere intatti i suoi valori ideologici, ma perde l’apporto dei talenti degli individui (i grandi geni, come è accaduto ad Einstein e ad Edison sono stati emarginati dalla scuola in quanto anormali, ed hanno potuto donare le loro qualità alla società solo dopo molte difficoltà).
– si interrompe il flusso con il quale l’uomo tramanda il suo patrimonio culturale, e quindi si interrompe il processo evolutivo dell’Uomo.
– si determina una “Normalizzazione” delle Culture locali.
Le Istituzioni occidentali moderne derivano le giustificazioni di questo loro modo di agire dalle argomentazioni prodotte dalle Ideologie sociali illuministe:
“Il bambino di Armonia a tre anni sarà più intelligente e adatto all’industria di quanto lo sono a dieci anni molti bambini di Civiltà che a quell’età hanno solo antipatia per l’industria e le arti. L’educazione di Civiltà non fa sbocciare nel bambino in culla null’altro che manie antisociali; ognuno si esercita a deformargli i sensi, aspettando l’età in cui gli si deformerà la mente” (Charles Fourier, La teoria dei quattro movimenti, 1808).
“Divieto del lavoro per i bambini! La totale abolizione del lavoro per i bambini è incompatibile con l’esistenza della grande industria. La sua attuazione sarebbe reazionaria perché, se si prendessero misure precauzionali per la protezione dei fanciulli, l’unione tempestiva tra lavoro produttivo e insegnamento sarebbe uno dei più potenti mezzi di trasformazione dell’attuale società” (Karl Marx, Critica al programma di Gotha, 1875).
citato come dcitazioni positive da un sito marxista … n+1 ..citati in:: L’estinzione della scuola e la formazione dell’uomo sociale – Address : http://www.quinterna.org/Rivista/13/estinzione_scuola.htm
() LA MORALE COME “SENTIMENTO”
in realtà il presente capitolo è da sviluppare come LIBRO a sé!! tanto è complesso ed innovativo
La morale si tramanda quindi di generazione attraverso l’educazione dell’individuo nell’età infantile.
Tenuto conto del fatto che i primissimi anni di vita sono quelli determinanti per definire l’identità sociale del bambino, e che in quel periodo non è possibile “ragionare” in termini razionali con esso, ciò che viene passato in tale processo di educazione, è passato attraverso canali “sensibili” non-razionali. E’ cioè trasmesso a livello percettivo, di sensazioni, e non a livello “mentale”, di comprensione di concetti intellettuali (si deve tener conto che il Metodo occidentale di educazione del bambino, tutto incentrato, già dai primi anni di Asilo su un livello razionale di comunicazione, è estremamente differente da quello adottato da tutte le altre Civiltà).
Per poter comprendere il funzionamento della Morale nella vita dell’essere umano, è necessario comprendere questa qualità della “cultura” morale: il suo essere basata, fondamentalmente, su un insieme di sensazioni (su sentimenti in senso lato), e non su concetti, su convinzioni razionali.
(Ciò che è invece razionale nella Cultura morale è la parte Ideologica: il tentativo, a posteriori, di giustificare attraverso teorie assiomatiche, le specifiche prese di posizione dei movimenti Ideologici).
Il neurologo Antonio Damasio afferma15, in base ai risultati di una analisi condotta sull’uomo a livello neurofisiologico, che la mente non è un computer: la coscienza è sentimento (da cui “Sento quindi sono”). «Tutte le cose che inventiamo dalle norme etiche e dalle leggi alla musica, alla letteratura, alla scienza e alla tecnologia, sono direttamente comandate o ispirate dalle rivelazioni dell’esistenza che ci offre la coscienza».
La conoscenza avviene cioè nel momento in cui nel guardare la realtà si pone la propria attenzione su «qualcosa che “risveglia” qualcos’altro nel corpo di chi la guarda». In altre parole la conoscenza avviene per mezzo di una forma di empatia («una sorta di risonanza corporea»), attraverso il corpo, e non attraverso una mente che opera ad un livello razionale.
(Damasio afferma, ad esempio: «Attraverso metodi di analisi e misurazione come la risonanza magnetica o l’elettromiografia abbiamo stabilito che quando noi osserviamo azioni ma anche immagini statiche di azioni si induce un’attivazione del sistema motorio.»)
L’educazione del bambino avviene quindi a questo livello: un imprinting di sensazioni nella “memoria” estesa a tutto il corpo.
Imprinting significa letteralmente “stampare”. Si tratta cioè di un processo nel quale viene impresso, in modo indelebile, qualcosa nella memoria dell’individuo.
Questa impressione è così forte che governa tutta la vita dell’individuo, anche contro la sua volontà; per questa ragione quando nel processo formativo del bambino vengono commessi degli “errori”, le memorie impresse in questo modo non solo sono difficilissime da eliminare (la psicanalisi nasce proprio per risolvere questo problema), ma questa “programmazione errata” verrà addirittura tramandata, dall’individuo “disturbato”, alle generazioni successive (sotto forma di ansie, rancori, regole morali perverse, ecc …).
Come abbiamo visto nel precedente capitolo, queste “cognizioni” sono quindi stampate in modo (quasi) indelebile nella coscienza dell’individuo perchè veicolate al bambino attraverso un canale più “profondo” di quello verbale: si tratta di un processo di comunicazione empatico che, per definizione, si sviluppa ad un livello “percettivo” non-verbale (a livello di percezione sensibile le cognizioni sono impresse nella mente del bambino in modo “più forte” rispetto al livello di memorizzazione di concetti intellettuali: sotto forma di sentimenti ed emozioni, i quali risiedono ed operano a livello inconscio).
I ricordi impressi ad un livello così profondo della mente non sono ricordi ordinari: essi sono dei ricordi “attivi”, e cioè memorie programmanti (che inducono cioè in seguito, nell’individuo adulto, dei riflessi condizionati). Queste memorie emotive sotterrane rappresentano infatti una sorta di “filtro” che si attiva automaticamente alla ricezione di segnali ambientali specifici, e determina la reazione della mente a tali segnali.
Tali memorie condizionanti sono responsabili, ad esempio, del nostro modo di giudicare le cose.
Ogni nostro giudizio viene guidato da questa programmazione. Le “impressioni” che i segnali che provengono dall’ambiente suscitano in noi, derivano infatti sempre e comunque dall’azione che il filtro condizionante produce sul nostro sistema nervoso: ogni nostra percezione assume, in base a tale filtro, una connotazione soggettiva di sensazione (ognuno percepisce una “conoscenza” delle cose e delle situazioni differente dagli altri).
Di conseguenza tali filtri condizionano il nostro modo di agire (nei termini della Psicologia, determinano il nostro “carattere”).
L’imprinting, determinando il modo di vedere le cose e di agire in risposta ai messaggi provenienti dalla realtà, ha così un ruolo fondamentale nella creazione, all’interno della coscienza dell’individuo, di quella “guida interiore al comportamento” che è la Morale.
Si può cioè affermare che il processo di “moralizzazione” dell’individuo avviene attraverso l’imprinting di sensazioni emozionali programmanti.
la condizione di dipendenza del bambino (ricreata nell’adulto)
I processo di imprinting della coscienza dell’individuo funziona al meglio nella fase di educazione infantile poiché, per caratteristiche biologiche intrinseche all’uomo, a differenza dell’adulto il bambino è completamente dipendente dagli individui adulti; ovvero è totalmente aperto ai loro insegnamenti (il bimbo ha un approccio nei confronti degli adulti che nell’adulto sarebbe definito “credulone”).
La dipendenza del bambino è uno dei meccanismi biologici di evoluzione della specie: essa favorisce la trasmissione, di generazione in generazione, della Cultura accumulata in precedenza.
Tale dipendenza è in primo luogo legata a meccanismi biologici che fanno sì che il suo organismo secerna, ad esempio, quando esso si allontana troppo dalla madre, degli ormoni che producono in lui un forte senso di angoscia; ed in questo modo il bambino viene letteralmente paralizzato nei suoi movimenti, e ciò gli impedisce di allontanarsi ulteriormente dal suo ambiente protetto (nell’adulto questa sensazione verrà etichettata come “attacco di panico”).
In questa condizione di dipendenza del bambino dall’adulto, due sono in fattori che in particolare favoriscono la trasmissione della cultura dei genitori: l’estrema sensibilità della coscienza del bambino, e la sua mancanza di una propria coscienza.
In primo luogo, infatti, la conoscenza del bambino è ancora tutta “inconscio”: solo più tardi, durante la fase dell’adolescenza, l’individuo sarà costretto da meccanismi biologici intrinseci al suo essere, a diventare “maturo”, e a trasformare una parte della sua coscienza in “conscio” (la “maturità” dell’individuo avviene quando lo sviluppo di pulsioni sessuali lo spingerà ad avventurarsi nel mondo; ed inizierà ad affrontare la vita senza più il bisogno dello scudo protettivo della famiglia).
Il meccanismo di trasmissione del patrimonio culturale di una comunità è quindi favorito dal fatto che la coscienza dell’essere umano nei primi anni di vita è massimamente ricettiva: in questa fase della sua evoluzione l’individuo è “totale sensibilità”.
In ogni forma di comunicazione il bambino recepisce quindi il livello più profondo di ciò che, volontariamente o meno, viene trasmesso nella varie forme di comunicazione tra individui: si tratta delle più intime emozioni che gli adulti sviluppano in ogni loro atteggiamento (i genitori più sensibili sanno che con il bambino non si può bluffare: esso percepisce comunque lo stato d’animo del genitore, anche se quest’ultimo cerca di dissimulare le sue emozioni).
L’altro fattore che favorisce l’imprinting empatico della coscienza del bambino da parte degli adulti è l’assenza in esso di una “identificazione” con se stesso: il bambino non ha ancora una sua identità, e quindi si identifica con il mondo che lo circonda (ad esempio non è in grado di distinguere se le sensazioni che prova sono prodotte da una parte di lui, o se provengono dalla madre, e sono da lui introiettate).
In un certo senso, nell’età infantile, l’individuo è ancora legato alla madre da una sorta di cordone ombelicale immateriale, che lo costringe a dipendere da essa per bisogni più sottili di quelli che dovevano essere soddisfatti quando esso era nell’utero materno.
// sospeso – VERIFICARE /// (senza i gentitori, almeno a livello di sensazioni, il bambino muore: vedi, a questo proposito, alcune osservazioni effettuate sui gatti neonati,
Questi due fattori, totale dipendenza e fortissima sensibilità, fanno sì che il bambino possa “assorbire” in modo ottimale quella cultura che per lui rappresenterà, quando sarà adulto, la “guida alla vita” nel mondo che lo circonda (e che per l’umanità rappresenta, potenzialmente, un ulteriore step evolutivo).
La condizione del bambino è quindi di totale dipendenza: in altre parole i genitori detengono il potere assoluto sulla sua vita.
Si tratta, in sintesi, del meccanismo riprodotto da totalitarismi per la gestione degli individui adulti: le persone sono messe in una condizione di assenza di potere nei confronti della vita, affinché si sentano di dipendere totalmente da altre persone che si presentino con ruoli che surrogano quello dei genitori (in tale condizione si producono sensazioni di angoscia e depressione, che unite ad una mancanza di autostima, e quindi una assenza di vitalità, impediscono all’individuo di gestire la propria esistenza con i propri mezzi).
Nei totalitarismi del Novecento, così come nella Democrazia moderna, si crea, appunto, una dipendenza dell’individuo da una Istituzione-genitore (il Leviatano di Hobbes, o il Partito-Stato del Marxismo, che, surrogando il ruolo dei genitori, gestisce l’esistenza dei Cittadini).
//////// sopseso /////////////////////////////////////////
>>> (quello emozionale non è l’unico forma .. di trasmizizone empatia .. seocnod le filosofie occidetnali, e aprte della nostra psicologia, come vedremo … nella nostra civiltà, una emozione negativa)
<<< con un a leelvata dose di emotività l’amore materno è comunqe impresso come gelosia dalla madre
<<< ciò “Libera” il bambino dalla famiglia è lo sviluppo della sessualità .. che lo consringe a cercare all’e3seterno … lo spinge nel mondo .. quindi al base del potere dell’adutlo è la sessualità ..(la percezione di se come essere sessuale .. sessualmente in potere di fare le cose ..) …. … (una question ormanoale, quand o gli ormoni sessuali lo spingoo a cercare soddisfazioni fuori dalla famiglia (altrimenti sarebbe incestuoso) . una interazione … adulto bambino … moto forte …
—-
(il bambino è pura sensibilità … e la sua unica richiesta è ricevere “amore”: totale sensibilità che deve essere soddisfatta da totale amore) (anche i gatti non curati dalla madre si lasciano moriere, così come il morbo blu ..)
>> introiettanod emozioni spiacevoli .. produce distress ..
l’amore da soddisfazione, fa crescere: le mozioni “fomano”, sono imprinting … (forse imprintig è specifico, amore da la “forma universale” che non è formazione umana, ma divina ..)
// sospeso // è l processo definto transfert .. nella sua massimo potenza ..
<<< … (ladulto influenza consì il bambino anche se le sue spresioni non sono rivolte direttametne al bambino .. come i genitori che litigano .. sono un caso limite ..)
>> «transference (transfert) noun: (psychoanalysis) the process whereby emotions are passed on or displaced from one person to another; during psychoanalysis the displacement of feelings toward others (usually the parents) is onto the analyst
in parte preso da of:
Source: Bonding – Identification and Imprinting
Address : http://discover-your-mind.co.uk/2-bonding.htm
—————————//////////////////
la trasmissione a livello prettamente inconscio della Cultura
L’educazione del bambino si sviluppa quindi attraverso un processo nel quale entrambe le parti, adulto e bambino, operano, a livello inconscio, sul quel piano di “sentimenti” definiti emozioni.
Da parte sua il bambino, non avendo ancora ricevuto una educazione culturale completa, non essendo in grado di associare alle parole i significati specifici, e quindi della comunicazione prodotta dagli adulti esso percepisce più che altro ciò che viene trasmesso a livello non-verbale, sensibile. Percepisce, ad esempio, l’emozione che l’adulto sta vivendo mentre parla, veicolata attraverso il tono della voce o l’espressione del volto.
Questo processo avviene a livello totalmente inconscio, anche da parte dell’adulto (sebbene l’uomo appartenente alla Cultura occidentale creda spesso di comunicare in modo “razionale” al figlio).
Nel processo di educazione delle nuove generazioni l’adulto non fa altro che interpretare inconsapevolmente il suo ruolo di genitore, o di educatore se si tratta di un insegnante, secondo il modello da lui ereditato dalla generazione precedente (tutto il processo si sviluppa a livello di quasi totale inconsapevolezza). In questo processo l’adulto comunica con il bambino attraverso comportamenti stereotipati nei quali, al di la delle parole utilizzate, vengono trasmesse sensazioni (emozioni).
Si tratta, appunto, di sensazioni programmanti, che si imprimono nella coscienza del bambino come “comandi” che in futuro condizioneranno i suoi comportamenti specifici: una vera e propria forma di programmazione del “software” che nel cervello emotivo agirà sotto forma di riflessi condizionati (ad esempio, tutte le volte che il bambino divenuto adulto starà per affrontare un passaggio pedonale esso non ricorderà eventuali insegnamenti verbali del padre; ma sentirà quel “brivido” provocatogli in quella situazione, quando era bambino, da un certo tono del padre che lo ammoniva del pericolo – l’adulto sarà condizionato anche da sensazioni più complesse, come quella relativa a condizioni di attrazione o rifiuto sessuale provata dal genitore verso altre persone, e passata al figlio attraverso la comunicazione “sotterranea” empatica).
Abbiamo visto che l’intelligenza dell’uomo non è confinata nel cervello, ma è una forma di “pensiero” fatta di sensazioni prodotte da varie parti del corpo (ad esempio dai neuroni presenti nell’addome, il cervello enterico, sede dell'”inconscio”).
I condizionamenti creati dall’imprinting non si basano quindi su “idee”, ma su sensazioni registrate in varie parti del corpo, che funzionano con un meccanismo di causa-effetto di tipo pavloviano (riflessi condizionati): ad un evento specifico viene associata una emozione che condiziona la reazione dell’individuo (vi sono tipiche espressioni idiomatiche che indicano alcune funzioni di tale meccanismo: nodo alla gola, pugno allo stomaco, “strizza”, sentire “di pancia”ecc … – gran parte delle decisioni dell’uomo sono prese in base a queste sensazioni).
Nel processo non-verbale di educazione del bambino viene trasferito, a livello della più totale inconsapevolezza, il bagaglio culturale della loro civiltà.
Un difetto dell’educazione moderna è proprio quello di cercare di accelerare il più possibile il processo di sviluppo della “coscienza razionale” del bambino (nel sistema scolastico occidentale si indirizza infatti l’insegnamento verso un livello logico, facendo imparare, ad esempio, molto presto al bambino l’aritmetica). In questo modo si limita in modo drastico il periodo di tempo nel quale il bambino è in grado di assorbire, attraverso il vero canale preposto a questo scopo, quello della comunicazione empatica, la cultura più profonda sviluppata dalla sua comunità sociale.
In questo processo di imprinting degli individui nell’età infantile vengono quindi trasferiti di generazione in generazione quei “comandi” che opereranno a livello inconscio nella mente dell’individuo nell’individuo adulto per farne un individuo “Morale”. Al momento opportuno emergeranno tali condizionamenti in modo che a situazioni ambientali specifiche l’individuo reagisca “istintivamente”, nel modo più “giusto” rispetto al contesto culturale in cui è inserito.
l’educazione basata sulla paura
Sostanzialmente i Valori morali (i Valori che l’essere umano attribuisce alle cose per effettuare le sue scelte quotidiane), ovvero l’indirizzamento morale delle persone, è un indirizzamento emotivo (indirizzamento di pancia, di stomaco, ecc …).
In particolare si tratta di un orientamento fondato sull’emozione di base prodotta dal nostro sistema biologico, finalizzata alla sopravvivenza dell’individuo: la paura.
Mentre nelle prime forme di Civiltà si trattava di una paura esplicita (il fuoco, i predatori, …), nelle Civiltà evolute si tratta di paure sotterranee, che operano a livello dell’inconscio (come abbiamo visto con l’esempio del cordino scambiato per un serpente che crea una forte reazione fisiologica, la mente razionale, ovvero la parte di intelligenza racchiusa in una parte del cervello, non è in grado di distinguere le sensazioni prodotte dall’ambiente da quelle “inventate” dalla mente stessa: le paure esistenziali dell’uomo moderno appartengono a questa specie di sensazioni).
Ciò spiega come l’uomo moderno, di formazione razionalista, possa essere “gestito” da meccanismi di controllo della sua coscienza basati su una paura.
( i sentimenti sono superiori alle emozioni )
Più avanti vedremo come la differenza di approccio delle varie civiltà alla paura.
Ciò che ha permesso alle civiltà che ci hanno preceduto di superare le paure sono i sentimenti, un livello di sensazioni superiore a quello delle emozioni: la sicurezza, la calma, il coraggio non risiedono al livello delle emozioni ma del sentimento (il coraggio non è prodotto con un supporto della “pancia” o dello stomaco”, ma del cuore – lo scoramento, la perdita di coraggio, era intesa concepita come una perdita di “core”).
La nostra Civiltà ha definito invece una forma mentis dell’individuo focalizzata sulle emozioni, e non è quindi più in grado di superare le paure: a tale livello di coscienza infatti si combatte una emozione, fondamentalmente una paura esplicita, con altre emozioni, che sono, di fatto, altre forme di paura, ma sotto forma di “sensazione positiva” (la Psicologia moderna ci spiega come, ad esempio, qualsiasi forma di desiderio non sia altro che una forma di paura “compensata”).
Il processo di neutralizzazione della paure nella nostra cultura si svolge a tale livello per il fatto che la mente dell’uomo moderno non è in grado di prendere in considerazione i sentimenti (questi risiedono ad un livello troppo sottile perché possa essere preso in considerazione da una mente disabituata a forme di percezione più profonde di quelli legati alla sfera razionale, “materiale”).
Il Sentimento, utilizzato già da Culture molto antiche per superare le paure (si trattava per lo più di paure prodotte dall’ambiente, per quanto l’evoluzione di un Ego razionale avesse già allora prodotto delle “paure esistenziali”), è una forma di percezione, da parte del cervello esteso, dell’armonia che integra il “livello affettivo” di relazione tra le persone, e tra l’individuo e i vari elementi che compongono la Terra, e l’Universo: alcune ghiandole del nostro organismo sono in grado di registrare le “trasmissioni” di onde elettromagnetiche emesse appunto, dai corpi terrestri e da quelli celesti (in altre parole, come affermano le Culture antiche, il senso di serenità dell’uomo deriva dal “riconoscere”, a livello di sensazioni empatiche, nel sentimento affettivo un riflesso del Tutto – si tratta di tutte le forme di pensiero non-occidentale che individuano una Realtà assoluta come superiore alla mente razionale umana) [vedi il doc. “Sentieri: …”]
Nella nostra Cultura, basata su forme di percezione emotiva più che “sentimentale”, si prediligono quindi, come vedremo nel prossimo capitolo, forme di “imprinting negativo” per educare i bambini: una educazione basata sulla paura.
Nell’impossibilità di percepire sensazioni “positive” (l’essenza dei “sentimenti” che ci legano agli elementi che compongono il nostro Mondo), l’idea che rimane è che sia migliore una educazione che si focalizza sull’opportunità di evitare al futuro adulto le situazioni “pericolose” sia dal punto di vista morale (non andare in giro per strada nudo, non alzare la voce, ecc …), sia dal punto di vista puramente biologico (“mettiti il maglione che fa freddo”, “non ti avvicinare ai fornelli”).
Il problema che si vuole mettere in evidenza in questo documento, affondandolo più avanti in modo più approfondito, è che alcune forme di educazione (ovvero di programmazione della coscienza dell’individuo) indotte da genitori e da educatori “istituzionalizzati”, possono non essere “naturali” (in un certo senso non “umane”): ovvero possono essere non funzionali ad un funzionamento fisiologico della coscienza del futuro adulto (possono produrre caratteri psicotici), e della comunità sociale.
-
<<< /// lettura – COMPLESSO, FORSE Più AVANTI/// Interessante la conclusione della Psicologia moderna secondo la quale l’amore della madre, a livello emotivo, si trasmetterebbe in gelosia sessuale, che nel bambino verrebbe percepita come auto-compassione: l’autocompassione, che inibisce l’autostima, genera dipendenza , la quale è sempre una dipendenza a livello sessuale (una sessualità a livello inconscio, .. non strettamente genitale). I totalitarismi funzionano quando vi è una dipendenza a livello sessuale … … sono sempre legati ad un clutro delal personalità .. Stalin, Mussolini, ..)
-
// era in precedenza – la frase che segue forse è uperflua /// (come si è detto, quando si vive u trauma .. lo siasscoiia ad elementi come un pariolare profumo che si stentiva al monsto dell’evento traumatizzante, o quncosa nel paesaggio, …) ..
////// sospesi ///////
/// sopseso – o forse con lettura precedente /// Un esempio … banale: i profumieri sanno che se si associa ad un profumo un ricordo di un malessere, quel profumo, per qunto lo si potesse apprezzare in precedenza, da quel momento provocherà automaticamente un senso di disgusto.
———–
Quando uno dice di avere “il morale” alto, vuol dire che … uno stado d’animo … che morale operi attraverso un “sentimento” … (e corrisponda ad una condizione del nostro organismo) … a.. quando si dice il morale alto .. basso .. si intende proprio .. uno “stato d’animo” … contemporaneamente .. un sentimento e una energia fisca .. (triste .. è giù di genergie . >>> sion “sentimenti sociali” …propagati … >> morale significa …. socialmente “corretto” … compatibile, allineato, … armonicizzato, ..
———–/////////////
cultura in quanto “sapere” .. sensazioni … non solo concetti intellettuali … imparate alltraverso spiegazioni da parte di altre persone, … ma una “vissuto” … (quindi sensazioni) … epserienzaile vissute direttamente … … delle persone ..
[::] IL PROBLEMA DI FONDO
DEL “PENSIERO MODERNO”:
IL PENSIERO NEGATIVO
(()) LE DUE MODALITÀ DELL’IMPRINTING:
PENSIERO NEGATIVO E PENSIERO POSITIVO
Nella cultura occidentale la morale è quindi indotta, nella coscienza dell’individuo, attraverso un imprinting di “memorie sensibili”.
Ai fini della possibilità di comprensione dei meccanismi di controllo della mente umana è importante analizzare le due possibili modalità di imprinting della coscienza umana (entrambe le modalità valgono sia per la coscienza del bambino che per quella dell’adulto, sebbene la prima forma di coscienza sia molto “più sensibile” della seconda).
E’ molto importante chiarire questo punto, poiché queste due tipologie di imprinting definiscono anche le modalità che, in ambito sociale, vengono utilizzate per “dirigere” le coscienze degli individui adulti.
Si tratta, in entrambi i casi, di modalità si servono di sensazioni per creare nell’individuo la memoria attiva programmante che sarà la sua “coscienza morale” di individuo adulto. Esse sono:
-
una condizione di piacere: in questo modo la psiche immagazzina sensazioni positive che verranno richiamate nelle situazioni specifiche che richiederanno una nostra reazione. Oppure
-
una condizione spiacevole; una modalità più efficace” dal punto di vista del futuro “controllo” dell’individuo adulto, che si basa sull’immagazzinamento “emotivo” di sensazione spiacevoli.
La prima modalità, positiva, è finalizzata a fare in modo che l’individuo sviluppi da sé un proprio “buon senso” che lo guidi nelle faccende di vita di individuo adulto. Si tratta del cosiddetto metodo maieutico: l’individuo è stimolato a trovare dentro di sé dei propri “sentimenti” che gli possano indicare i significati delle cose (ricordiamo che la moralità dell’individuo deriva dalla sua capacità di attribuire Valori, ovvero significati, alle cose). Questo dell’induzione della modalità positiva è un metodo educativo nel quale non si trasmettono agli individui nozioni di comportamento specifiche, ma si “induce” nell’individuo un “atteggiamento coscienziale” basato sulla capacità di riconoscere in sé “sentimenti” nei confronti della vita (in questo modo, tra le altre cose, l’individuo sviluppa un “senso” delle cose nel quale la “dimensione” della propria esistenza e quella degli altri sono un tutt’uno).
L’altra modalità, quella utilizzata a livello istituzionale nella Civiltà occidentale, è quella nella quale nell’individuo vengono inculcate specifiche nozioni di comportamento (mentre nel caso precedente si “allevava” nell’individuo la capacità di “inventarsi”, volta per volta, un modo specifico di azione in base alle richieste dell’ambiente). La peculiarità di questa modalità di comportamento “pre-impostato” è di svilupparsi principalmente attraverso la trasmissione di sensazioni spiacevoli. Questo è cioè fondamentalmente un metodo educativo basato sulla paura, il cui fine originario è di inibire (o reprimere) le pulsioni dell’essere umano che nella cultura dominante sono considerate essere “sbagliate” (si tratta della concezione illuminista dell’essere umano secondo la quale l’individuo è un “legno storto” da raddrizzare con una repressione esercitata da strumenti sociali coercitivi; concezione che, come abbiamo visto, è stata adottata anche da Freud).
Vediamo nei prossimi due capitoli, in modo un può più approfondito, in cosa coesistano le due modalità di imprinting della coscienza umana.
<-> IL METODO DELL’EDUCAZIONE “IN POSITIVO”
// sospeso // in realtà il termine positivo può essere scambiato per positivo in senso positivista … qui è usato .. sinonimi affermativo (che è, in effetti, contrario di negativo) … ottimista, favorevole, … costruittivo, fa — altri sinonimi: di favorevole: benevolo, benigno, bendisposto, disponibile, amico, propizio, sostenitore, compiacente, propenso, consenziente, incline – utile, vantaggioso, conveniente, opportuno, adatto, idoneo, confacente – fortunato, felice, buono, positivo, di buon auspicio, fausto
La via dell’educazione “positiva” pone l’attenzione sugli aspetti positivi dell’esistenza.
In questa visione:
-
la vita dipende dallo sviluppo delle potenzialità dell’essere umano (e non dalla repressione delle pulsioni).
-
una esistenza serena (dell’individuo, e per ricaduta, delle persone che lo circondano) dipende dalla capacità dell’individuo di seguire un principio interiore, “istintuale” (ricordiamo che l’istinto umano è differente da quello animale): questo principio è definito dalla Psicologia moderna come Principio del piacere (vedremo che nella visione negativa non esista nessun principio interiore dell’individuo; e l’esistenza deve quindi essere guidata dall’esterno).
Questa è la visione psicologica dell’esistenza umana secondo la quale le pulsioni non sono mai “sbagliate” (essa è sostanzialmente diversa dalla attuale visione istituzionale moderna, illuminista, “negativa”, che vede invece gli istinti delle persone come pericolosi per il singolo individuo e per la comunità).
Nella “visione positiva” dell’esistenza le pulsioni umane sono sempre e comunque delle esigenze dell’intelligenza psico-biologica dell’individuo (che è in qualche modo connessa, integrata, con l’intelligenza della specie umana). E quindi tali pulsioni vanno comunque prese in considerazione, al di la delle loro apparenze “negative”, come elementi rivelatori di reali esigenze dell’individuo: si tratta, eventualmente, di trasformarle, elaborarle, ma mai da “eliminare” (le forme di pensiero ideologiche, come la nostra Medicina istituzionale, la Psichiatria e le Ideologie sociali, vedono invece tali pulsioni come malattie da eliminare).
Le Culture occidentali mettono in evidenza come ogni pulsione sia sempre l’espressione di una reale esigenza umana, e non sia quindi altro che un elemento che la coscienza umana debba in qualche modo utilizzare per evolversi (una metafora utilizzata è: “le emozioni apparentemente negative, non sono altro che la legna da ardere necessaria ad alimentare il fuoco interiore che produce la nostra forza vitale”; in questo caso vi è l’idea che è proprio “bruciando” tali elementi che si può sviluppare l’esistenza dell’uomo: con un processo di trasformazione simile a quello del legno che brucia il quale si trasforma in calore e in gas).
In altre parole, essendo il nostro inconscio la parte preponderante della nostra intelligenza, è proprio lavorando con gli elementi da esso prodotti che è possibile ottenere un miglioramento qualitativo della nostra coscienza. (mentre nella attuale Cultura occidentale, che si basa sulle Idee di Freud, gli elementi prodotti dall’inconscio sono “negativi”). Non prendere i considerazione tali espressioni della nostra coscienza, o peggio cercare di eliminarle come si fa oggi, significa fare in modo che la causa interiore che è alla base di tale espressione continui ad operare, sebbene apparentemente “rimossa”, proprio in modo “negativo” (determinando atteggiamenti “negativi” dell’uomo, che operando dal profondo dell’inconscio, producono un deterioramento del quadro psichico dell’individuo, e quindi forme di pulsione ancora più dannose di quella precedente).
Tutto ciò ha, ovviamente, una ricaduta a livello sociale (essendo la comunità sociale un organismo complesso formato da insieme di coscienze individuali). Ovvero l’ignorare l’esistenza di pulsioni degli individui, o peggio la loro repressione, produce una degenerazione del tessuto sociale: fa in modo che i problemi sociali si covino sotto la cenere, e nel lungo periodo riemergano con effetti dannosi più ingenti di quelli eventualmente prodotti dalla forma originaria della pulsione.
Nelle modalità di vita non-occidentali anche le manifestazioni “aberranti” sono perciò dei contributi all’evoluzione dell’individuo e della società (perchè esse risultino qualità utili, vi deve però essere una essere umano “completo” in grado di elaborare le pulsioni che le hanno prodotte). La repressione delle qualità socialmente negative dell’individuo è non solo una perdita di una occasione per migliorare le persone, ma anche una pericolosa intromissione nel complesso quadro generale, psicologico e sociale, che finisce immancabilmente per minare il delicato equilibrio su cui si basa la comunità sociale.
Vediamo come, dal punto di vista della nostra stessa Scienza razionale, le pulsioni apparentemente “negative” dovrebbero essere in qualche modo elaborate e non rimosse.
Anche una manifestazione di violenza all’interno della società da parte di un gruppo di persone, ad esempio, vista nel suo contesto generale, non è altro che una manifestazione di una paura insita nella psiche di chi si esprime i tale modo: è cioè un prodotto dell’intelligenza umana che è in primo luogo un prezioso indicatore di un grave problema sociale.
Per quanto tale paura possa essere frutto dell’immaginazione del soggetto, si tratta infatti pur sempre dell’espressione di una forma di insicurezza esistenziale che la comunità non è in grado di risolvere: tale forma di espressione rivela cioè in ogni caso un difetto nel sistema sociale che se non affrontato in modo esauriente, può creare danni maggiori di quelli prodotti dalla manifestazione di violenza sociale prodotta in una prima istanza.
L’idea è cioè quella della medicina tradizionale (oggi definita “alternativa”, interpretata a livello istituzionale nell’approccio omeopatico o nella psicologia non rigidamente Freudiana), secondo la quale non esistono persone, in tutto o in parte, “sbagliate”. ma piuttosto persone le quali non hanno completato il loro periodo di “maturazione” di una parte di sé: senza una reintegrazione di questa parte all’interno del sistema psico-fisico individuo, non si può ottenere un “individuo completo”: un individuo cioè in grado di produrre una condizione di “salute” per sé, e quindi “Il Bene” della società.
Allo steso modo l’armonia di una comunità sociale non si ottiene, in quest’ottica, “rimuovendo” le persone che generano problemi (ciò che avviene invece nei totalitarismi e nella attuale forma di Democrazia), ma “integrandole” in essa.
Naturalmente l’approccio delle forme di pensiero non occidentali è molto più complesso e sottile del nostro, ed è in grado di rintracciare comunque, nelle forme “perverse” di espressione degli individui, un “riflesso” del “Bene universale” (ne è un esempio, nel Vangelo, la parabola di Giobbe, nella quale il Diavolo è semplicemente al servizio di Dio: e quindi produce un Male strumentale, che contiene in realtà una forma di Bene, che può essere rilevata solamente se ci si pone di fronte a tale Male con una forma di attenzione “superiore” a quella ottenibile attraverso la mente razionale).
La forma di educazione “positiva” è una forma di educazione che potremmo definire come educazione orientata ai “buoni sentimenti”. Che è cioè finalizzata allo sviluppo di sensazioni di piacere.
Nelle filosofie antiche, così come nella Psicologia moderna, questa metodologia viene individuata come una “via del Cuore”: il Cuore (potremmo dire i “sentimenti” positivi) in questo caso funge da Guida morale per le persone. Sono cioè in questo caso le “sensazioni affettive” ad indicare, di volta in volta, all’individuo la strada migliore da seguire per il bene suo e della comunità.
Come vedremo, nelle Ideologie sociali si tende ad eliminare tutto ciò che riguarda “il cuore” (per le Ideologie radicali di Sinistra si tratta di “sentimenti borghesi” da eliminare dalla Società) e si tenta invece di sviluppare le cosiddette “capacità critiche” intellettuali dell’individuo.
la morale empatica universale
(( c’è giù MOLTO più avanti, in un prossimo CAPITOLONE, un sub-CAP “il livello universale della morale” )) )
-
verifica appunto precedente
Come si è detto, sia nelle forme di pensiero antiche, sia nella Psicologia moderna più attenta per le questioni più profonde della psiche umana (vedi, ad esempio, Maslov), il senso dell’affetto risiede ad un livello superiore rispetto a quello delle emozioni (a quest’ultimo si riferisce invece la modalità di educazione negativa, o le forme di comunicazione moderna, come il marketing, atte ad indurre le persone ad agire in una certa direzione).
Secondo questa antica concezione della coscienza umana, che è alla base delle attuali “medicine alternative”, vi sono appunto due livelli possibili di “intelligenza sensibile”: quello che si sviluppa livello emotivo (si dice anche “ragionare con la pancia”), e quello a livello affettivo (il ragionare “con il cuore”).
Mentre il primo livello rappresenta i “bassi istinti” dell’uomo, il livello più vicino alla natura animale (tali istinti sono anch’essi espressione di reali bisogni temporanei dell’uomo, e vanno quindi “elaborati” e non eliminati), il secondo livello è invece peculiare dell’essere umano (forse proprio anche di altre specie di mammiferi), e comprende il senso di spiritualità.
Questo modello di descrizione duale della percezione dell’essere umano deriva dalla Scienza antica, che era in grado di individuare nell’organismo umano i centri preposti alla produzione delle sensazioni (conosciuti anche come Chakra, i quali corrispondono ai principali plessi nervosi e alle principali ghiandole ormonali).
In questo modello i centri più bassi, quelli situati nella pancia, sono definiti come “mare della mondanità”: sono i responsabili di un primo livello di sviluppo della coscienza dell’individuo.
Mentre i centri superiori, che comprendono il cuore ed alcune ghiandole ormonali situate nel cervello, sono i centri che possono produrre le intuizioni che permettono all’uomo di evolversi in senso morale e spirituale (anche in questa visione delle cose non esiste la possibilità di evolvere questo secondo livello senza prima aver “elaborato” il primo livello degli istinti più bassi: ovvero per poter raggiungere livelli di coscienza “superiori” è necessario “elaborare” in primo luogo i livelli inferiori; l’Idea di “eliminarli”, di reprimerli, diventa cioè una dannosa scorciatoia, che finisce per inficiare tutto il processo di evoluzione della coscienza).
Dal punto di vista sociale, in questa visione del meccanismo di percezione dell’uomo, le persone che vivono su un piano affettivo (definito anche “Spirituale”), vivono spontaneamente in modo “universale” poiché al livello di intuizione sensibile da esse raggiunto sono possibili forme di intuizione estremamente più complesse delle intuizioni razionali: se queste ultime sono astratte, perché mancano di un collegamento empatico con il mondo,
le intuizioni sensibili mettono l’individuo in contattato empatico
con l’ambiente, e quindi con una sorta di “Morale naturale”
(è una forma di Morale non accessibile alla mente razionale, poiché essa non può essere codificata: nel momento in cui la si “verbalizza” tale forma di morale subisce una perdita delle sue fondamentali componenti sensibili che la priva della sua qualità di universalità).
L’universalità dei comportamenti è cioè garantita dal fatto che in questa condizione di consapevolezza percettiva la soddisfazione di bisogni personali corrisponde con la soddisfazione di bisogni collettivi (in un contesto di consapevolezza percettiva non esiste una forma di appagamento se questa non può essere in qualche modo condivisa con il resto della comunità: come descritto dalle Filosofie antiche, l’essere umano non è in grado di provare un piacere profondo, a livello di “Sentimenti”, se esso non è consapevole del fatto che la sua soddisfazione corrisponde a dispiaceri di altre persone della comunità).
Per questa ragione le azioni dell’uomo che vive in tale condizione di coscienza, tendono ad essere sempre in armonia con le azioni degli altri individui: dal punto di vista della Morale, in questo caso il fine personale viene a coincidere con il fine collettivo.
Il difetto di fondo delle Ideologie moderne, viste dal punto di vista delle culture pre-moderne, è che queste ultime vorrebbero accedere ad un livello “superiore” di coscienza senza passare per uno sviluppo della consapevolezza dei livelli inferiori (una loro “elaborazione”). Le Ideologie moderne propongono cioè all’individuo una scorciatoia che, molto ingenuamente, prevede di eliminare, in quanto a elementi espressione del “male”, quelle le pulsioni “inferiori” dell’uomo che in realtà sono suoi bisogni essenziali, e che quindi devono in qualche modo essere soddisfatti per garantire un “funzionamento” fisiologico dell’essere umano.
-
(la rimozione di tali elementi è una rimozione del terreno … instabile per mettere le fondamenta di una casa: si tratta di consolidare … – In questo caso è un po’ come il personaggio dei cantoni animati che sega il ramo della piansta stando seduto su di esso dalla parte sbaglaita).
NO ??? /Il meccanismo della percezione sensibile avviene nel seguente … modo … il cervello percepisce un evento esterno, attiva le ghiandole ormnonali che producono sensazioni specifiche all’interno del corpo, e l’idnividuo reagisce immediatamente in base a queste ultime (es.: la sensazione prodotta dall’adrenalina ci spinge ad attaccare un individuo che ci minaccia o a fuggire).
NO ??? /// dioppione con par precedente/// >> Le persone, secondo questa visione che la psico-biologia moderna condivide con la psicologia antica, le persone, che sappiano >>>>> (ciò avviene … prodotte da uan concatenzaizoni di reazioni ausa-effetto all’interno dell’organizmao unano .. è un proceso bilogico tipco del genere animale, gestito attraverso la secrezione ormonale delle ghiandole endocrine … nell’uomo erso più complesso (nell’animale, probabilmente, unicamente a livello emotivo).
NO ??? //// sosp /// Il prio è estemporaneo … il secono più eterno.
In sintesi, la visione “positiva” dell’educazione verte su una concezione della moralità dell’individuo basata sulla sua capacità di “sintonizzarsi”, durante le esperienze quotidiane della vita, sulle sensazioni prodotte dal suo corpo (utilizzando il cervello esteso che rappresenta la intelligenza sensibile – questa è l’essenza del pensiero degli Antichi, riassunta da Socrate con il concetto: conosci te stesso, e attraverso la percezione di te stesso, conosci il mondo). In base a tali capacità empatiche l’individuo è in grado di produrre atteggiamenti funzionali alla situazione che sta vivendo (la via empatica è quindi l’unica via per ottenere atteggiamenti sociali funzionali alla comunità).
Per questa ragione le forme di educazione antica, positive, sono dedicate non alla repressione di pulsioni, ma allo “sviluppo” di qualità dell’individuo: In particolare allo sviluppo dell’intuizione sensibile.
-
Nella Cultura moderna, come si è detto, l’educazione è indirizzate a eliminare presunte qualità negative. Ciò avviene poiché nella visione “negativa” del mondo adottata dalle ideologie la coscienza dell’uomo mette da parte la percezione delle qualità positive dell’esistenza (nella concezione illuminista la mente razionale è un“dono” della natura a cui l’uomo deve affidarsi in modo “assoluto”). In questa concezione dell’esistenza le pulsioni di livello “inferiore” non possono che essere viste come un problema irrimediabilmente, e quindi come elementi da eliminare.
Il pensiero più antico dell’uomo, ancora oggi adottato nelle civiltà non-occidentali, considera l’approccio “positivo” all’educazione come la forma di “educazione naturale” dell’uomo (e quindi, poiché conduce l’essere umano ad una esistenza in sintonia con il mondo che lo circonda, la migliore forma di educazione possibile).
Ma anche la Cultura moderna sta cominciando a riprendere in considerazione questo tipo di educazione, seppure in modalità ancora fortemente condizionate dall’approccio razionale alla vita proprio della nostra Cultura.
Un esempio di questa nuova attenzione è rappresentato dal seguente contributo di un esperto chiamato ad esprimersi davanti alla Conferenza dei Ministri Europei nel maggio 2006: «L’educazione può essere definita positiva quando presenta le seguenti quattro caratteristiche: è in grado di allevare il bambino, gli garantisce solidità, lo riconosce in quanto persona con bisogni e capacità, lo incita a potenziare le proprie abilità e contribuisce al suo controllo individuale. (…) L’educazione positiva comporta notevoli implicazioni a tutti i livelli della società. Per i genitori, significa che essi devono essere pronti a riconoscere che il bambino ha dei diritti e che i suoi bisogni devono venire prima dei loro (la stessa cosa si può dire dell’atteggiamento della comunità sociale nei confronti del bambino)»16.
l’educazione maieutica
Il fondamento dell’educazione positiva è una educazione di tipo maieutico. Si tratta di un metodo che, al contrario di quello razionale prodotto dalla nostra Cultura illuminista, si fonda sull’idea che la natura funzioni meglio delle soluzioni “artificiali” prodotte dalla mente umana (e quindi che la “spontaneità” di espressione sia più funzionale alle esigenze dell’uomo che non la costrizione della sua coscienza in “schemi mentali” definiti a priori).
Il metodo maieutico è quindi orientato a “coltivare” le potenzialità “naturali” dell’individuo (maieuta significa ostetrica, o levatrice: il termine educazione maieutica indica quindi l’atto di aiutare gli altri a partorire qualcosa); nel metodo negativo, invece, si segue un processo opposto, quello di inibire l’individuo dallo sviluppo delle sue potenzialità negative (mentre, come abbiamo visto, nella visione positiva dell’essere umano non esistono pulsioni umane di per sé negative, nemmeno quando sono apparentemente in contrasto con le regole della società).
Nella concezione maieutica dell’educazione non esistono quindi a priori concetti da insegnare: i comportamenti morali, come ogni “verità” riguardante l’esistenza dell’uomo, vengono sviluppati dall’individuo quando esso è nelle opportune in condizioni di consapevolezza di sé (queste stesse condizioni non possono essere prescritte da altri, ma è l’individuo che deve “trovarle”). Il concetto di educazione maieutica è legato a Socrate, il quale vedeva la Conoscenza del mondo come conoscenza di sé stessi: conosci te stesso per conoscere il mondo.
In altre parole nella visione “positiva” dell’educazione adottata dalla Maieutica vi è un ribaltamento dei principi dell’educazione razionale attualmente praticata nella nostra società. Ciò rende tale metodo di difficile comprensione ed applicazione all’interno delle nostre istituzioni: in tale metodo non vi è più infatti una azione di insegnamento esplicito da un individuo più “imparato” ad un altro che deve essere “formato”. Ma vi è invece un “supportare” l’individuo-allievo in un percorso nel quale esso “scopre”, dentro se stesso, le conoscenze necessarie: l’individuo in primo luogo impara ad imparare (affina la sua percezione delle realtà, ed impara a decifrarne i significati – arriva, appunto, secondo l’idea antica, a conoscere il mondo attraverso se stesso).
Si noti che questo approccio è funzionale anche all’insegnamento di mestiere complesso: il bravo Maestro artigiano non insegna in modo esplicito il “come si fa” una cosa, e “il perché” di quella cosa.
Ma fa vivere all’allievo delle esperienze sul campo nelle quali l’allievo scopre via via i significati delle cose (il Maestro sa che l’allievo deve trovare il suo modo di fare ogni specifica esperienza – e di trovare gli specifici perché). In questo caso quindi l’attenzione del Maestro non è rivolta all’insegnamento di nozioni tipico della nostra Società, ma ad una formazione del carattere dell’allievo, che avviene, appunto, a livello empatico (se nel metodo maieutico vengono fornite spiegazioni esplicite, esse sono poste sempre sul piano della soggettività, dell’opinione personale di chi le esprime, in modo che queste possano venire confortate, dall’allievo, con altre opinioni alternative).
NO ??? /Il porcesso di educazione avviene a livello empatico, con il vivere assieme esperienze “sul campo”, nelle quali l’allievo può vivere, e quindi registrare, il significato più profondo di una .. o di un gesto.
Tutto ciò non avviene nell’educazione razionale, la quale segue un percorso prestabilito che, tra le altre cose, impedisce lo sviluppo delle “originalità” degli individui: il metodo di educazione occidentale tende a “conformare” le coscienze, e quindi le conoscenze individuali.
Su questa strada di finisce per perdere una delle ricchezze fondamentali di ogni comunità umana: la pluralità dei “talenti” che costituiscono un tessuto sociale fisiologico. Con questo tipo di educazione si impedisce cioè lo sviluppo di una reale evoluzione delle conoscenze umane: il risultato di tutto ciò è che nella nostra Civiltà il Sapere non è più reale Conoscenza.
E’ necessaria una precisazione: nel metodo educativo maieutico il bambino non è affatto abbandonato a se stesso, poiché esso ha un effettivo bisogno di riferimento “forti”.
Anzi, in questo tipo di educazione vi è una maggior attenzione per l’importanza della “presenza” di un adulto, delle sue qualità. In questo caso però nell’educazione si pone l’accento sul lasciare libertà al bambino di trovare una sua strada che può essere anche in contrasto con quella dell’educatore (ad esempio nelle inclinazioni sessuali). Con la consapevolezza che solo in questo modo il bambino impara a riconoscere i suoi bisogni naturali, e a soddisfarli nel modo migliore possibile (che è, automaticamente, anche il modo migliore per le persone che lo circondano, ovvero per la comunità sociale).
<(())> iL METODO DELL’EDUCAZIONE NEGATIVA,
O EDUCAZIONE CRITICA
Mentre l’educazione “positiva”, maieutica, è finalizzata ad “allevare” la spontaneità dell’individuo,
l’educazione “in negativo” (la nostra educazione),
è finalizzata a creare
uno schema comportamentale e di giudizio
nel quale si costringe la spontaneità delle persone.
L’educazione moderna, illuminista, è cioè orientata non a sviluppare qualcosa, ma a limitare qualcosa: ad eliminare le pulsioni spontanee, “naturali”, dell’individuo in quanto non funzionali ad corretto sviluppo della società (le pulsioni dell’uomo sono viste oggi, appunto, come elementi negativi per l’esistenza dell’uomo e per il funzionamento della Società).
Questi atteggiamenti “negativi” vengono, nell’ambito della Cultura moderna, neutralizzati con una inibizione delle pulsioni del bambino (processo che produce una atrofizzazione di sue qualità peculiari), e più tardi, nell’adulto, con una “repressione” dei comportamenti spontanei non conformi ai codici morali.
Perché la Civiltà moderna si è dotata di un sistema di educazione (e di “gestione” delle coscienze degli individui) inibitorio, repressivo?
– il riduzionismo: la necessità di semplificare il Sapere
-
(( siccome questo piccolo inciso è divenuto un CAP di 6 pp, vedi se non è il caso di spostarlo in precedenza, e qui lasciare una piccola sintesi – per ora selgo di farne un “excursus”))
La nostra Cultura, per una sua scelta peculiare (che analizziamo, in sintesi, nei prossimi paragrafi), ha optato per una semplificazione del sapere. Alla quale corrisponde una “semplificazione” delle qualità percettive dell’essere umano: ciò, appunto, rende l’individuo insicuro di fronte alla Natura e all’essenza della sua esistenza.
«Più un uomo è convinto della regolarità e ordine delle cose (le leggi della Scienza) più si convince che non c’è spazio, in questo ordine regolare, per cause di altra natura. Per lui né le leggi umane né le leggi divine esisteranno come cause indipendenti di eventi naturali.» [Albert Einstein, Science, Philosophy, and Religion, A Symposium]
La società moderna pone le sue basi sui principi del pensiero illuminista razionale. Essa è quindi strutturata in modo razionale. E l’ambito razionale, come tutta la Scienza moderna razionalista, è un ambito riduzionistico.
In altre parole la Cultura razionale può prendere in considerazione solo una parte della realtà, poiché essa si autoesclude, con il processo riduzionistico, la conoscenza di quella parte della realtà che non è affatto razionale (nel pensiero scientifico occidentale non si può prendere in considerazione, ad esempio, l’inconscio; e all’interno della Natura non si può prendere in considerazione quell’“inconoscibile” che secondo i maggiori Scienziati del Novecento, come Einstein e Eisenberg, è il fondamento della realtà).
Per comprendere il perché della visione “negativa” dell’esistenza umana, dobbiamo quindi tener conto del fatto che ogni sistema di conoscenza prodotto all’interno della Civiltà occidentale è un sistema di conoscenza “ridotto”, “semplificato”.
auto-definizione del riduzionismo
E’ la Scienza moderna stessa a definire il riduzionismo scientifico come principio fondamentale.
Il metodo Riduzionista nasce come conseguenza dell’idea illuminista, adottata dalla nostra cultura, secondo la quale la forma migliore di pensiero umano è quella logico-razionale.
Il fatto è che adottando l’attuale forma mentis razionale, la coscienza umana non può più prendere in considerazione sfumature della realtà troppo complesse (che risiedono, sostanzialmente, a livello non-razionale): si rende quindi necessario eliminare dai modelli che descrivono la realtà (le Teorie scientifiche) queste componenti che essa non è in grado di studiare.
Il problema risiede nel fatto che Teorie “ridotte” sono a tutti gli effetti Teorie incomplete: che applicate alla realtà funzionano in modo estremamente difettoso.
Se la Scienza moderna ammettesse questa sua incompletezza, essa non potrebbe pretendere di tradurre in realtà teorie sostanzialmente incomplete che essa produce (dovrebbe cioè ammettere la forte imprecisione nell’applicazione alla realtà di queste sue teorie che prendono in considerazione solo una parte della realtà: in altre parole essa non si sentirebbe giustificata nel produrre le attuali tecnologie come le cure mediche o gli strumenti meccanici ed elettronici).
Per questa ragione la Scienza moderna ha dovuto creare una giustificazione a priori di questa sua scelta di riduzione del campo di indagine: il Principio assiomatico del Riduzionismo (principio a-scientifico poiché si pone “a priori” rispetto a qualsiasi ragionamento scientifico: ovvero principio assiomatico, preconcettuale, e quindi ideologico).
Con l’introduzione di questo principio assiomatico la Scienza moderna attua, appunto, il sotterfugio della “riduzione” della concezione di Realtà: è un po’ il concetto descritto nella favola della Volpe e l’uva, nella quale la mente indolente compie una riduzione arbitraria: “se tento di afferrare un oggetto, ma non ci riesco, è perché non mi serve”.
Allo stesso modo per la nostra Cultura le parti non-razionali della realtà sono divenute “dettagli” privi di importanza “reale”, ossia “inutili”: parti delle quali non solo è auspicabile non occuparsi, ma che è necessario eliminare, pena l’inefficacia della nostra Scienza (questa era, ad esempio, la giustificazione addotta dalla nostra Scienza per giustificare l’incapacità di comprendere ben il 97% del DNA umano).
// sospeso // Il fatto è che questi dettagli eliminati, per questioni di “comodità”, dalla nostra scienza, siano … >> Peccato che questi dettagli siano anche, come afferma anche parte della comunità scientifica che più si adopera per pordurre risultati pratici che .. correggano gli effetti di .. (medicine ..) siano anche le parti della realtà più sostanziali …
In altre parole la Scienza moderna, seguendo il suo percorso “utilitaristico”, con il Principio di Riduzione afferma di dover operare in base a modelli semplificati della realtà.
Il principio riduzionista deriva dalla visione “meccanicistica” della realtà degli antichi Filosofi greci Atomisti (i quali portavano nella Cultura occidentale una nuova visione della realtà che, rivoluzionando il pensiero sviluppato fino ad allora dall’uomo, vedeva la realtà come composta da elementi finiti ed incopenetrabili; visione nuovamente confutata nel Novecento dalla Scienza quantistica).
Il principale limite del Riduzionismo scientifico e di limitare le possibilità di descrizione della realtà alla visione Atomista (e quindi alle scoperte effettuate della Scienza moderna fino all’Ottocento), e perciò di non essere in grado di recepire le Teorie quantistiche (le quali superano il concetto meccanicistico di realtà che è ancora, invece, alla base delle nostre Scienze istituzionali, comprese quelle del campo bio-medico).
Il limite della Cultura riduzionista appare sempre più evidente con lo svilupparsi nella nostra Civiltà di scienze in grado di prendere in considerazione le qualità sottili della realtà “scoperte” dalla Scienza quantistica: la Bio-Medicina quantistica, oggi relegata nelle file delle discipline “alternative”, è in grado di spiegare i lati oscuri del DNA, e di produrre terapie che hanno successo sulle malattie definite dalla Medicina istituzionale come incurabili.
E corrisopnde, nel ondo reale dell anostra civiltà, il ondo delal società-mercato, nella concezione specielistica delal opera dell’uomo sulla terra .. attività dell’uomo .. (dalla scuola al lavoro)
-
>>>> next >>> il riduzionsimo premette … scelta a monte … dei risultati che compaiono sui comuter … la validtà di una osservaizoe (e quindi di una leggge ufficiale della scienza) è legata ai risutlati che lo stesso scienziato responsabile della ricerca “decice” di ammetteer o escludere dal report ..
il nostro attuale Sistema scientifico è fondato su una “teologia”
Adottando la visione Riduzionista della realtà la Scienza moderna cade in una contraddizione di fondo, poiché così facendo si ottiene un Sistema scientifico fondato su leggi che risiedono in campo teologico.
Vediamo quindi cosa significhi ciò.
Per comprendere meglio questo problema, che è divenuto ormai evidente anche per una parte dell’ambiente della stessa Scienza moderna, dobbiamo fare un passo indietro, ed andare a vedere quali sono i principi sui quali si basa al nostra Scienza.
Come detto più volte la nostra Scienza si fonda sul Pensiero illuminista, ovvero sul Positivismo scientifico, pensiero che è «caratterizzato, in generale, dal rifiuto della speculazione “metafisica”», avendo essa lo scopo di “scoprire” «leggi naturali (…) sulla base dell’esame obiettivo dei fatti empirici»17.
In altre parole lo scopo della Scienza è di descrivere la realtà in modo “oggettivo” (il che significa, come sosteneva Galileo, che la Scienza deve fornire “verità certe”).
L’oggettività delle argomentazioni scientifiche è necessaria per il fatto che con i suoi concetti la Scienza deve, in ultima istanza, intervenire sulla realtà: quindi il “modello” di realtà descritto nei concetti scientifici deve essere aderente alla realtà effettiva, altrimenti si interviene in modo errato sulla realtà (il problema che si crea applicando il Pensiero razionale riduzionista è quello che può avere un ingegnere che vuole produrre un macchinario complesso avendo in mano solo un progetto fortemente incompleto: in questo caso è impossibile ottenere, con la certezza invocata da Galileo i risultati di funzionamento previsti dal “modello teorico” – così facendo si ottengono infatti quelli che vengono definiti, con un eufemismo, “effetti collaterali”: i quali, fuori dall’illusione della Scienza moderna che considera questi risultati come “collaterali”, sono in realtà assolutamente effetti “primari”).
In altre parole, con il Principio di Riduzione
la Scienza moderna, come tutte le ideologie,
fa in modo di adattare la realtà alla sue teorie
(in questo caso lo fa omettendo i risultati che non “vuole vedere”). L’introduzione di questo principio viene giustificata con l’idea di fondo che l’uomo, in una esistenza vista come prettamente materialista, deve essere “pratico”: l’idea è quindi che “se ci si perde dietro alle teorie”, non si arriva più a risultati pratici.
Questa posizione della Scienza moderna è evidentemente, dal punto di vista scientifico, auto-contraddittoria, insostenibile: come è possibile ottenere risultati realmente pratici (e cioè che “in pratica” siano realmente utili) se non si parte da una teoria aderente alla realtà (e da una completa nella descrizione della realtà)?
Ma oggi questa idea assiomatica, preconcettuale, della necessità di ridurre il campo di osservazione è alla base di ogni branca della Scienza.
Come, ad esempio, la Medicina istituzionale: i Medici ospedalieri, non si basano su analisi approfondite del paziente (non sarebbero in grado di farlo poiché essi per effettuare le loro diagnosi si servono esclusivamente degli gli strumenti tecnologici, i quali forniscono una visione estremamente ridotta del quadro clinico del paziente), ma sull’applicazione delle prescrizioni contenute sul loro Prontuario (agiscono unicamente in base a risultati numerici di analisi strumentali – si basano, appunto, su un livello “superficiale” della realtà)..
La Medicina istituzionale oggi sostiene cioè, in modo totalmente a-scientifico, che il dovere del medico è, appunto, di agire anche se non si conoscono le reali camuse del problema sul quale si agirà.
Il Medico avrebbe quindi il dovere di fare comunque qualcosa, anche se non conosce le caratteristiche del contesto nel quale interviene (ciò significa che esso, non rispettando il Principio scientifico di causa/effetto, interviene con strumenti che, per ciò che riguarda la causa della malattia, non possono assolutamente risolvere il problema; ciò che ottiene è invece, al massimo, una superficiale e temporanea sparizione dei sintomi di tale malattia).
Va precisato che, fuori dal suo ambito “lavorativo”, il Medico non lascia però la sua auto in mano ad un meccanico che interviene su di essa senza sapere quali sono le cause del problema (mettendosi magari a cambiare, a caso, dei pezzi): in questo caso esso pretende infatti che si applichi il principio scientifico del “si fa qualcosa solo se si sa cosa si sta facendo”.
Può avere un senso scientifico intervenire senza conoscere le cause che hanno prodotto il problema, come nel caso di reali emergenze (ad esempio quando al paziente si sia fermato il battito cardiaco, o non è più in grado di respirare, piuttosto che non fare nulla è auspicabile provare ad iniettare una certa sostanza che sia ha sottomano).
Ma il problema nasce quando si vuole stabilire una cura protratta nel tempo con lo stesso criterio: in questo caso non solo si interviene in modo “stupido”, ma si tralascia di prendere in considerazione l’esistenza di una intelligenza organica nel soggetto che potrebbe ricoprire un ruolo determinante nella guarigione.
Nella realtà, muovendosi in una direzione opposta, le medicine “alternative” sono state in grado di arrivare ad individuare le cause delle malattie che per la Medicina istituzionale sarebbero “incurabili”.
>> Alla base dell’utilizzo di questo princpio da parte delle Scienze moderne, vi è un profondo fraintendimento a proposito del tempi “pratico” vi è faranitendimento nell’ utilizzo del termine Pratico … (Hoepli .. il termine prassi è divenuto «Attività pratica in opposizione all’attività teorica. ………. Nella teoria del materialismo dialettico, insieme delle attività tendenti a una profonda trasformazione della struttura sociale»
Con lo stesso criterio nel produrre nuove tecnologie oggi si ignora la componente quantistica della realtà, quella indicata da Einstein come la “più fondamentale” di tutte.
Oggi le branche operative della Scienza seguono quindi l’idea che sia meglio intervenire “alla cieca”, ma intervenire, piuttosto di “perdere tempo” ad approfondire il problema (si noti che però la Scienza, in casi in cui le risulta essere utile, ribalta la questione: come quando si tratta di intervenire su problemi da lei stessa creati, come il buco dell’ozono, ed essa asserisce di non poter intervenire fino al momento in cui non saranno chiarite in modo assolutamente inequivocabile, le cause).
Avendo imboccato questa via la Scienza moderna produce un Sapere incompleto a causa del quale essa ottiene così delle teorie astratte, che non corrispondono più alla realtà. Teorie dalle quali derivano quindi “pratiche” in inefficienti (una teoria è “valida” quando rappresenta effettivamente, a livello di pensiero, un fenomeno reale; e quando lo rappresenta in modo completo, ossia quando in essa sono presi in considerazione tutti gli aspetti della realtà – in questo suo modo di agire la nostra Scienza ignora invece uno dei suoi stessi principi fondamentali: il “Principio di Incompletezza dei sistemi formali” formulato da Godel – vedi testo “la crisi della civilta’ moderna”).
A causa di questo suo difetto di fondo la Scienza moderna non è più una vera Scienza, ma è una tecnologia (non è più finalizzata cioè al Sapere, ma è divenuta una forma di pensiero finalizzata a produrre tecnologie – ossia di realizzazioni materiali dell’uomo prive di reali fondamenti teorici).
Nella sua nuova impostazione, la Scienza moderna diviene la base delle Ideologie: le teorie della Scienza da “modelli di realtà” si trasformano in opinioni.
In questo modo la nostra Scienza finisce per contraddire i suoi stessi principi: la Cultura scientifica prevede infatti un rigorosa separazione delle opinioni dai fatti (l’opinione è un concetto che l’uomo si crea a proposito di fenomeni della realtà «quando, mancando un criterio di certezza assoluta per giudicare della loro natura – o delle loro cause, delle loro qualità, ecc.- si propone una interpretazione personale che si ritiene esatta e a cui si dà perciò il proprio assenso, ammettendo tuttavia la possibilità di ingannarsi nel giudicarla tale»18).
la Filosofia della Scienza ha individuato la mancanza di scientificità della attuali teorie scientifiche
Uno dei più importanti dei Filosofi occidentali del Novecento, Karl Popper, ha messo in evidenza come la nostra Scienza produca delle teorie non-scientifiche.
Il problema della nostra Scienza, secondo Popper, risiede nella assenza, nelle sue teorie, di una “verificabilità dei dati”, qualità fondamentale di una teoria scientifica. Di ogni descrizione della realtà, come quelle che dovrebbero essere contenute in una teoria scientifica, deve essere infatti possibile verificare la falsità (in altre parole ogni Teoria deve essere “controllabile” in modalità scientifica, in modo che la comunità mondiale di Scienziati abbia la possibilità di verificare se “la Teoria non funziona”).
Nel caso delle Teorie prodotte dalla Scienza moderna nel Novecento ciò non è possibile!
Il fatto è che le teorie prodotte dalla Scienza occidentale nella seconda metà del Novecento, basandosi esse su enunciati astratti, sono slegate dalla realtà: e quindi nessuno Scienziato può eventualmente “provare” a dimostrare che esse sono false (ossia, nessuno è in grado di verificare in modo scientifico la validità di tale teoria).
<<< più avanti in approfndimentodi dal punto di vista scientifico … la differenza tra una verifica ed una valutazione di un fatto: si da un giudizio legato ad una idea preconcetta, e non una analisi razionale … … dell’esame di un fatto …)
i casi significativi delle Leggi di Euclide e di Gravità
Il distacco dalla realtà effettiva da parte della nostra Scienza è avvenuto per il fatto che la Scienza moderna, come tutte le ideologie, si basa su assiomi, cioè su verità che sono “chiaramente evidenti” (per le quali, quindi, “non c’è bisogno di spiegazioni”): si tratta, appunto, di Teorie non affatto scientifiche, ma ideologiche (come per le Ideologie sociali, esse trovano giustificazione al loro interno, e non nella realtà: non sono quindi “verificabili” nella realtà).
La storia della nostra Cultura ci fornisce due esempi particolarmente significativi di Teorie prive di reali fondamenti scientifici: quello della Geometria Euclidea (la quale indica le Leggi, che sono ancora insegnate nelle scuole come Verità scientifiche, che definiscono il mondo come una entità che può essere descritta con figure geometriche), e quello della “Forza di gravità” (secondo la quale esiste una forza che “attira” gli oggetti verso il centro della Terra).
Benché sembrassero teorie dalla validità “assolutamente evidente”, esse sono state smentite dalla Scienza. Ulteriori verità scientifiche hanno dimostrato come tali Leggi semplicemente non corrispondono alla realtà!
Per ciò che riguarda la Geometria euclidea, non solo essa è stata confutata da un matematico ai primi dell’Ottocento; ma anche Einstein ci ha rivelato che la realtà non è fatta di piani, e non è quindi possibile misurare qualcosa in modo scientifico basandosi su di una concezione “geometrica” della realtà (lo può fare ad esempio, fuori da un contesto scientifico, un Geometra in un cantiere, per esigenze pratiche”: ma utilizzando lo stesso approccio ad un altro livello, ad esempio per tracciare le rotte degli aerei, si otterrebbero dati troppo approssimativi per poter essere considerati reali). Il modello prodotto da Einstein, è stato poi messo a punto successivamente da Fisici nucleari e astronomi: ma già nell’antichità i marinai sapevano che utilizzando criteri geometrici per definire una rotta su una mappa geografica significare mancare la destinazione.
La Teoria della Geometria euclidea si riferisce quindi ad un mondo astratto, e propone forme di misurazione geometrica, quindi matematica, che non possono essere applicate al mondo reale (e tale teoria è ancora insegnata nelle scuole come Teoria scientifica).
Anche per ciò che riguarda la “forza di gravità” è stato dimostrato che si tratta di una teoria priva di fondamenti scientifici: sebbene risulti “chiaramente” evidente che qualsiasi oggetto lasciato libero nello spazio terrestre, cada “verso il basso”, l’idea che vi fosse una forza “magnetica” ad attirare tale oggetto verso il centro della Terra i corpi era, dal punto di vista scientifico, una credenza.
Oggi, in base alle rivelazioni di Einstein e alle nuove rilevazioni della Fisica istituzionale, si è compreso che tale Teoria non ha una validità scientifica: secondo le nuove Teorie, ad esempio, i Pianeti non “stanno su” nel cosmo a causa di forze di attrazione reciproche, ma perché “viaggiano” in canali (simili a grondaie) che si formano nel cosmo.
Questi due casi ci illustrano come alcuni principi della Scienza istituzionale possano in realtà essere semplici “credenze”: Teorie considerate essere fondamentali per la Scienza, si sono rivelate essere semplicemente intuizioni soggettive adottate poi ufficialmente dalla Scienza senza che vi fosse un corretto processo di validazione delle stesse (si è “creduto”, al di la di ogni criterio scientifico, che fossero talmente “ovvie” da essere “Oggettivamente” vere: il tipo di processo delle credenze popolari).
L’errore compiuto nel caso della concezione della “forza di gravità” è stato che si è partiti da una verità “ovvia” (e scientificamente valida, poiché per quanto si ripeta l’esperimento, esso andrà sempre a buon fine): gli oggetti cadono verso il basso. Ma poi la necessità della mente razionale di dare una spiegazione “pratica” (a livello riduzionistico) dei fenomeni naturali, ha fuorviato la mente degli Scienziati, e la Cultura occidentale si è affezionata alla più “elegante” delle spiegazioni: una forza magnetica dal centro della Terra attira gli oggetti.
Si noti l’aggravante di “credulità” della Scienza Istituzionale in questo caso: la nostra Scienza si è basata su risultati che Galileo aveva sostenuto, a livello ufficiale, di aver ottenuto (nell’esperimento delle due palle lasciate cadere dalla Torre di Pisa). Fino ha quando si è scoperta una affermazione dello Scienziato nella quale egli dice di non aver effettuato l’esperimento, e di aver illustrato i risultati che gli “sembrava evidente” si sarebbero ottenuti. Solo a quel punto la nostra Scienza ha effettuato l’esperimento, scoprendo che i risultati descritti da Galileo erano falsi.
Oggi, appunto, come nei casi precedenti, la Scienza si vanta di produrre argomentazioni “eleganti”: ma l’attributo Godel, lo Scienziato che ha fatto scoperte fondamentali per la nostra Scienza, con il suo fondamentale Principio di incompletezza (inefficacia) delle Teorie formali afferma che proprio il termine “elegante” sia sinonimo di privo di Logica, e quindi di ascientificità: proprio la “bellezza” formale slega tale teoria dalla realtà (secondo Godel l’a-scientificità di tali tipi di Teorie è dovuta al fatto che i ragionamenti “formali” , ossia le Teorie scientifiche prodotte attualmente, sono “incompleti nella descrizione della realtà”).
Questi due casi indicano come quello che potrebbe sembrare un errore formale, da poco, in realtà ha avuto, ed ha tutt’ora, implicazioni molto importanti per ciò che riguarda l’evoluzione della nostra Scienza: agendo sulla realtà in base ad una interpretazione errata della stessa, la Scienza si evolve in una direzione erronea, e non è quindi in grado di produrre risultati realmente positivi (sono risultati “incompleti”, che producono un elevato numero di conseguenze “non prevedibili”). Ovvero la nostra Scienza non è attualmente in grado di far sviluppare alla Civiltà occidentale una reale evoluzione; cosa che invece sono in grado di fare attualmente le Scienze “alternative”, le quali si basano, in ossequio al Principio di Incompletezza dei sistemi formali di Godel, e quindi in modo rigorosamente scientifico, su modelli teorici aderenti alla realtà (anche le Scienze di antiche, da più di 10.000 anni or sono, seguendo gli stessi principi, hanno potuto arrivare a livelli superiori rispetto ala nostra scienza – vedi,ad esempio, i risultati ai quali sono arrivati gli Antichi egizi o i Maya, che sono incomprensibili per la nostra Scienza).
-
In altre parole la nostra scienza, seguendo idee ideologiche … si è creata un recinto chiuso … gira intondo su un ragionamento aprioristico … ideologico, non scientifico
// credo di no //// proprio perché … non essendo esse legate strattaemtne alal realtà, ma essendo enunciati astratti, … nessuno scienziato è in grado .. ciò vale per qualsiasi medicina … per il DNA (in questo caso l’idea non “falsificabile” è che il 97% di esso, che non può essere studiato attraverso gli strumenti tecnologici degli sceinziati, sia da considerarsi “spazzatura” … come si è dttto la scinenza, essendo diventata ideologia (o teologia) .. eprime concetti che non possono essere dimostrati falsi, e quidi, come fa notare Poppoer, mno possono affatto dirsi scinetiicamente veri.
le critiche della Filosofia alla Scienza moderna
Popper, e altri Filosofi del 900 come B. Russel, vedono nella nuova impostazione della Scienza una possibile causa di immani catastrofi (ma la stessa cosa la pensavano i Filosofi antichi, e Isaac Newton).
Russel, per illustrare la questione, usa la metafora del tacchino “induttivista” (ovvero di un individuo che si basa solo su ciò che vede, senza rifletterci su), nella quale il tacchino si comporta come gli Scienziati moderni, traendo deduzioni definitive semplicemente per aver individuato un buon numero di dati positivi nei loro esperimenti: «Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell’allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni, e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni le più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un’inferenza induttiva come questa: “Mi danno il cibo alle 9 del mattino”. Purtroppo, però, questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.19 ».
In questo modo il tacchino di Russel produce, appunto, come gli Scienziati moderni nella seconda metà del Novecento, delle teorie dalle quali manca il supporto scientifico di una “spiegazione” (una argomentazione completa che spieghi, a fondo, in modo verificabile, il come si pervenga ad un certo risultato). Lo Scienziato moderno produce, appunto, Teorie metafisiche, ovvero delle “credenze” (idee che si basano solo sulla raccolta di dati, e che sono prive di ragionamenti logici che leghino tra loro i dati raccolti – idee che quando devono confrontarsi con la realtà creano disastri).
Questa forma di aberrazione della nostra Scienza oggi è alla base di un po’ tutte le applicazioni scientifiche: dalla Farmacologia, alla Genetica.
A questo proposito è particolarmente significativo un caso accaduto nell’Ottocento americano, in una condizione cioè nella quale nella quale l’uomo Europeo applicava la sua Cultura razionale ad un mondo ancora totalmente “naturale”: nel periodo del boom dell’allevamento del bestiame, alcuni allevatori texani si erano recanti con le loro mandrie a Nord, ed “avevano visto” (come il tacchino di Russel) che le mandrie resistevano anche agli inverni di quella zona (cadeva poca neve, e gli animali potevano facilmente raggiungere l’erba nascosta sotto di essa).
In questo caso, appunto, da una osservazione di fatti indubbiamente “positivi” si è voluta creare un modello di realtà razionale: “i pascoli del Nord sono favorevoli all’allevamento del bestiame” (il Mercato europeo si è subito precipitato ad investire in quel settore). Nessuno si è posto il problema che una affermazione del genere fosse totalmente ascientifica: nessuno si poneva ad esempio il quesito “può accedere che alle volte cada una maggior quantità di neve” (un approccio scientifico avrebbe tenuto conto del fatto che vi sono dei cicli climatici che si estendono oltre il periodo dell’anno).
Così, dopo qualche anno, un inverno con una nevicata particolarmente abbondante, la quasi totalità del bestiame è andata perduta, il business si è arrestato per sempre, ed è iniziata una grave crisi economica che ha coinvolto anche l’Europa.
Per questa ragione … la filosofia della scienza … (che rappresenta al aprte della lcutra con la qule l’uomo dovrebbe verificare … l’”umanità” del penseior e delel attività umane, ritiene che …. Ilo scienziato debba formuare le sue affermazioni in modo che esse siano verificabili (ovvero, eventualmente, falsificabili): in caso contrario deve esimersi dal produrre teorie.
In altre parole il Pensiero scientifico del Novecento, secondo i due grandi Filosofi citati in precedenza (con il supporto di Einstein), è attualmente una costruzione ideologica.
Come è per tutte le Ideologie, le Teorie scientifiche attuali nascono per giustificare un modo di vedere le cose basato su preconcetti (e quindi a giustificare un relativo atteggiamento sociale, ovvero “politico” – o l’uso di determinate tecnologie chimiche o elettroniche). Nello specifico dell’Ideologia sociale moderna, esse nascono per giustificare l’attuale posizione delle Istituzioni moderne le quali infatti, allontanatesi dalla loro originaria finalità di soddisfazione dei reali bisogni dell’uomo, hanno assoluto bisogno di una forma di pensiero che ne giustifichi le azioni. [vedi testo “***”]
Il nuovo approccio ideologico assume una importanza vitale per la Scienza moderna nella sua attuale impostazione.
In primo luogo perchè, senza una ideologia che ne giustifichi a monte gli orientamenti, oggi sarebbe impossibile trovare un accordo tra gli scienziati (essi si contraddirebbero a vicenda nelle loro affermazioni pubbliche): il prevalere di teorie assiomatiche (non verificabili secondo criteri oggettivi), fa sì che scienziati di settori differenti (che esaminino cioè la cosa da punti di vista scientifici differenti) si troverebbero ad attribuire valore diverso ai risultati dell’applicazione di tali teorie (e quindi a contraddire i propri colleghi).
Non esiste infatti, ad esempio, in questa impostazione ideologica della Scienza, la possibilità di definire l’effettiva dannosità di “effetti collaterali” di tecnologie come i farmaci, le centrali nucleari o i motori a scoppio (tali “dettagli”, nell’attuale contesto scientifico, rimangono “opinabili”). Portandosi su di un piano Ideologico (della “Logica astratta”) la Scienza attuale può quindi rimanere fuori dalla portata di eventuali critiche scientifiche circa la criticità degli effetti realmente negativi delle sue nuove applicazioni.
In questa condizione la comunità scientifica istituzionale può quindi permettersi ignorare i problemi da essa stessa prodotti. Come quelli del buco dell’ozono, o il forte impoverimento della ricchezza dell’ecosistema in quanto eliminazione della diversità biologiche. Due classici casi nei quali vi sono prove dei risultati catastrofici oggettivi delle attuali tecnologie prodotte, ma nei quali non si interviene perché il dibattito viene trasferito dall’ambito Scientifico a quello delle “idee politiche”.
(di fatto, … Nella nuova dimensione della scienza tutto rimante opinabile, .. non si può intervenire sul bucon dell’ozono perché non si conoscono le cause “precise” dal punto di vista scientifico ..(ciò naturalemtne non è vero, ma a monte delle nuove teorie vi sono opinioni .. e quindi non vi possono essere, di fatto, obiezioni “scientifiche).
In secondo luogo, nella sua nuova dimensione ideologica, la Scienza istituzionale può permettersi di non prendere in considerazione i successi reali conseguiti da forme “alternative” di Scienza (le quali, sebbene siano etichettate in questo modo, non sono altro che ciò che rimane della Scienza antica: alternativa, a ben vedere, sarebbe quindi l’attuale Scienza istituzionale). Rimanendo su argomenti astratti (senza cioè mai toccare il nocciolo della questione che è, ad esempio, il verificare gli effettivi risultati utili per l’uomo di una “scoperta”) la Scienza può tacciare di “ciarlataneria” le Scienze bio-mediche come alcune nuove branche l’Omeopatia, che ottengono risultati inaccessibili per la Medicina istituzionale (vedi il caso del processo contro l’Omeopatia).
La Scienza moderna si è cioè trasformata nel dogma teologico di una nuova religione ideologica, che adotta come Fine una preconcettuale superiorità assoluta della Mente razionale (e quindi della Scienza razionale).
Il vero problema prodotto dalla Scienza istituzionale attuale è che essa ribalta i canoni delle Scienze originarie dell’uomo: dal Fine originario di migliorare la vita dell’uomo, al fine attuale dello sviluppo in sé della stessa Scienza. Ovvero alla attuale idea che la Scienza abbia il dovere di produrre “invenzioni” a prescindere dalla prevista utilità (o dannosità) per l’uomo (in tale contesto le nuove tecnologie diventano, di per sé, il Bene assoluto per l’umanità “civilizzata” – e qualsiasi dibattito sui possibili problemi prodotti da nuove “invenzioni” diventa un “preconcetto religioso” da eliminare in nome del Progresso).
Diviene cioè possibile, in questa nuova visione del Mondo, “credere” che alla fine, nonostante i problemi “minori” prodotti dal progresso scientifico degli ultimi decenni, arriverà per l’uomo la condizione di salvezza: un drastico miglioramento della qualità della sua vita (è, appunto, lo stesso ragionamento che sta alla base delle maggiori Ideologie del Novecento: il Comunismo e il Nazismo – l’idea è: “stiamo creando grossi problemi all’uomo, ma vedrete, alla fine, che su questa strada avremo costruito un Mondo nuovo”).
Naturalmente le Istituzioni moderne intervengono per coprire questa palese contraddizione della Scienza (che, nata per servire l’uomo, diviene fine a se stessa), con prese di posizione che rimangono comunque sulla carta: un esempio è il Principio di precauzione, che sancirebbe la necessità di evitare di produrre nuove tecnologie sino a che non si è dimostrata l’assenza in esse di effetti collaterali negativi per l’uomo.
-
.. (princpio che però di fatto viene accantonato perché soccombe diforne al princpio … della “necesstià di progresso scientifico” e quindi della necessità di nuove tecologie … (il pricpipio di precauzione dovrebbe esere applicato ai telefonini, che si è scoperto alterno nel giro di qualche minuto di conversazione … le molecole denostro cervello …) … delle Centrali nucleari, che, anche nelle versioni più “ecologiche” producono scorie radiottaive estremeante dannose per l’uomo, per le automobili catalitiche, che producono un maggio numero di malattie .. , del forno a microonde, che, nella cottura, altera le molecole dei cibi.
() i PROBLEMI ENDEMICI
DELLA CULTURA RAZIONALE MODERNA
-
SIAMO SEMBRE DENTRO IL CAPITOLONE: EDUCAZIONE NEGATIVA
fino a questo punto nella rilettura 2013 risulta essere tutto coerente, leggibile (in modo fluente)
è finito negativo/positivo
TIENI CONTO CHE qui VA AVANTI PER Più DI 30 pp
Vediamo qui, in modo più approfondito, quali sono i difetti di fondo di una Cultura fortemente razionale come la nostra.
In cosa consiste, sostanzialmente, la contraddizione di fondo della nostra Scienza?
Quale è l’errore che viene commesso a monte di ogni cosa, e che porta la Scienza attuale a contraddire se stessa; e a porre quindi le sue nuove teorie fuori dal campo della scientificità?
la contraddizione di fondo della Scienza razionalista:
l’a-scientificità delle Teorie che si basano su scelte “a priori”
Alla base di tutto vi è appunto il problema della “astrazione” del pensiero razionale moderno (di un pensare “in teoria” che si allontana sempre più dalla realtà effettiva).
A causa di questo suo non essere più rigorosamente aderente alla realtà effettiva, il Pensiero moderno finisce per effettuare scelte (ad esempio sull’utilizzo di nuove tecnologie) che non sono più in grado, come dovrebbe invece essere, di portare a soddisfare i bisogni reali dell’uomo (e non solo: sempre più spesso tali scelte portano ad un peggioramento delle qualità psicofisiche della della vita dell’uomo).
Il problema di fondo, dal punto di vista della stessa Scienza (nella sua forma originaria) è che in questo modo il Pensiero scientifico finisce per tradire i suoi Principi: abbandona cioè la necessità di effettuare scelte che derivino da conclusioni rigorosamente “esperienziali”, per passare alle attuali scelte che derivano da considerazioni “a-priori”. Ovvero scelte preconcettuali rispetto all’esperienza effettiva: appunto, scelte “idealistiche”, ideologiche (dettate dalle ragioni delle Ideologie sociali o del Mercato):
oggi la Scienza pretende di definire come scientifico un Sistema di idee, magari logicamente connesse tra loro in modo rigoroso (quindi, in un certo senso scientifico), ma fondandolo su una idea di base dalle caratteristiche sostanzialmente a-scientifiche.
Abbiamo detto che la nostra Scienza ha scelto di essere riduzionistica: per poter fare molte nuove scoperte che possano portare grandi vantaggi “pratici” alla nostra Società, essa decide cioè di cessare di andare a fondo alle cose: essa, sostanzialmente, per “questioni pratiche” si costringe ad operare su una visione della realtà limitata unicamente agli aspetti più “superficiali”.
Come abbiamo visto, nel campo della Medicina ospedaliera la regola (definita da un Legge giuridica) è che il Medico debba intervenire sul paziente appena dopo aver rilevato i primi sintomi, senza “perdere tempo” nel cercare di rintracciare le cause di tali sintomi.
Allo stesso modo la Scienza si comporta nei confronti di “invenzioni” che potrebbero avere effetti devastanti: nella manipolazione genetica dei prodotti immessi sul mercato ci si accontenta di operare avendo sotto mano solo un 4% della “mappa” del DNA su cui si opera (è come se si cercasse di montare un aereo conoscendo solo il 4% del progetto!).
Un caso molto significativo dell’adozione di tale metodologia è rappresentato dall’uso del farmaco AZT per la cura dell’Aids. Si è trattato di un errore letale, che ha prodotto la morte di centinaia di migliaia di persone, ma che per la Scienza appariva una scelta corretta.
Sostanzialmente è accaduto che di fronte all’”emergenza” Aids la Medicina si ponesse l’obbligo di intervenire immediatamente, anche se non aveva compreso bene quale fosse il problema. Si è così deciso di prescrivere a livello globale un farmaco “pericolosissimo”, che però, “si sperava” avrebbe debellato l’Aids: dopo molti anni, e molti morti, le Istituzioni hanno costretto le case farmaceutiche a ritirare il farmaco dal mercato.
Il fatto è che
per poter operare sulla realtà in modo riduzionistico,
come ha deciso di fare la Scienza oggi,
è necessario, appunto, a monte di qualsiasi processo sperimentale, effettuare una scelta di ciò che si deve prendere in considerazione.
Per capirci meglio: nella Scienza tradizionale questo problema non si poneva, poiché in tale contesto le “invenzioni” erano realizzate come “prodotti” di uso comune solo dopo una approfondita indagine. Nel caso della Scienza moderna, nel quale si decide invece di intervenire con delle metodologie di sviluppo di prodotti da commercializzare senza effettuare prima un esame scientifico approfondito, si sente la necessità di fare delle scelte a priori (sull’opportunità o meno di servirsi di tali “invenzioni” specifiche).
Ciò avviene, ad esempio, sulla questione delle Tecnologie nucleari: è scientificamente provato che l’utilizzo di tali tecnologie comporta rischi enormi per la popolazioni, ed un sicuro innalzamento del livello di radioattività della Terra per i prossimi anni.
La Scienza istituzionale però sostiene che, in nome del Progresso dell’umanità, i “danni collaterali” della produzione di energia nucleare sarebbero inferiori ai vantaggi adducendo argomenti non-scientifici: in questo caso l’Idea della “comodità” della vita iper-tecnologicizzata.
Ovviamente ponendo la questione su questo piano tutto è “dimostrabile” (e le informazioni mediatiche su incidenti catastrofici come quello di Fukushima possono essere fatte passare per tentativi di denigrazione della Scienza).
La questione della inefficacia (e, più immediatamente, della pericolosità rispetto alle forme di vita “naturali”) di questo modo di concepire la Scienza istituzionale, è legata al fatto che queste scelte “a-priori” non sono altro che una scelte “soggettive” (e quindi scelte “opinabili”): sono delle scelte “preconcettuali” che in ambito Scientifico non dovrebbero esistere.
In questo modo si crea un vizio di base di ogni formulazione scientifica.
Il problema è che il compito della Scienza non può essere altro che quello di andare a scoprire le cause di un problema; e solo successivamente, quando ci si è fatti una idea esauriente del problema (si è in grado di costruire un modello di funzionamento del fenomeno in esame), cercare di individuare uno strumento per poter operare sul problema.
Qualsiasi formulazione che non segua questa regola non è una affermazione scientifica.
Il compito di scegliere “cosa sia giusto fare” non può quindi assolutamente essere attribuito ad una disciplina come la Scienza,
poiché pone in primo luogo delle “questioni morali”, che la Scienza non può, per definizione, affrontare.
Per la Cultura occidentale un conto è la Scienza, e un conto è l’Etica.
In altre parole la Scienza moderna nasce per analizzare i fenomeni fisici, e quindi riprodurli (ed eventualmente modificarli, migliorandoli, se ciò può servire a migliorare l’esistenza dell’uomo).
“Ciò che noi oggi diciamo «scienza» è lo sviluppo di tutte le tecniche messe in atto dagli uomini (…) per riuscire a sopravvivere” Emanuele Severino, Filosofo della Scienza20.
La Scienza moderna non è quindi affatto concepita per occuparsi di questioni etiche come, ad esempio, quali siano le qualità dell’esistenza umana da sviluppare (non è “attrezzata” per sviluppare un dibattito su cosa debba essere considerato “buono” per l’uomo; ossia su “cosa è meglio fare” per l’Uomo e per la Società).
Per sviluppare questo tipo di “ragionamenti” è necessario ricorrere a forme di Pensiero “più generali”, definiti anche come Etica o Filosofia.
Privatasi della sua essenziale qualità di scientificità, la nostra Scienza lascia quindi spazio a scelte di tipo Ideologico (pensieri pre-concettuali, prodotti da una mente che non prende atto di risultati positivi di esperimenti fatti sulla realtà, ma che “crede” che agendo in un certo modo si possano produrre risultati positivi per l’uomo).
In questo modo la Scienza finisce per occuparsi di ciò che non le compete: produce forme di moralismo. Ovvero decide essa stessa cosa è giusto fare in campo scientifico in base a ragioni di “opportunità” Ideologiche (ossia in base agli interessi di chi gestisce le Istituzioni “scientifiche”).
Per questa ragione, ripetiamo, le costruzioni teoriche attuali della Scienza istituzionale sono sostanzialmente a-scientifiche.
La non-scientificità delle “invenzioni” scientifiche attuali è rivelata, tra le altre cose, dall’esistenza, all’interno della stessa Scienza, di più posizioni di disaccordo rispetto ad esse: vedi OGM, utilizzo dell’Idrogeno in alternativa al petrolio, Centrali nucleari, ecc …
Rispetto a tali questioni le posizioni degli Scienziati divergono nettamente, fino a contraddirsi. E’ importante comprendere che non può esserci disaccordo “scientifico” su una Legge della Scienza: una affermazione scientifica deve essere formulata in base a “certezza”. Nessun Scienziato si sognerà mai di dire che un oggetto non cade sempre verso il basso. O che un aereo non può volare.
Quando, su “questioni scientifiche”, vi sono posizioni differenti, è perchè non si tratta di un ambito scientifico, ma di una ambito ideologico.
-
c’era approfondimento sulla Scienza riduzionistica
In estrema sintesi il problema risiede nella perdita, da parte della Scienza, della Idea su cui essa era originariamente basata: il “buon funzionamento” di una tecnica è sempre finalizzato ad un reale benessere dell’uomo. E, per il bene dell’Uomo, non può essere invece finalizzato, come accade per lo più oggi, a servire una Idea, una convinzione preconcetta: “credendo” che sia l’”Idea giusta”, e con la “speranza” quindi che prima o poi si trovi una soluzione ai problemi che intanto si creano applicando quell’idea.
-
(modalità che porta la coscienza dell’uomo nella “bolla” mentale delle credenze: lo induce, appunto, a spostare la sua attenzione dall’immediato alle speranze per il futuro; e a creare una pseudo-scienza che al di la di un momentaneo conforto delle coscienze, o della temporanea rimozione dei sintomi di un problema, producono un evidente peggioramento delle condizioni di vita dell’Uomo).
/// no ///////////////
//// solo perché ci si impedisce .. costantemente .. di effettuare delle verifiche “compelte” di tale funzionamento … (alla base di tutto vi è l’imcompletezza delle eprczione dell’uomo urbanizzato, che demanda il suo giudizio agli “esperti”, i quali utilizzano al pospto dei sensi umani, gli strumenti tecnologici, per valutare la realtà …)
(in effetti “la macchina” si mette in moto, la sostanza chimica produce reazioni dell’organismo che “fanno sparire” determinati sintomi .. tutto accade e viene valutato “In superficie” …).
E’ l’uomo moderno non è in grado .. nela sua incompletezza mentale [vedi bolla della ragione …] la contraddizone di fondo: come si fa a dire che alal fine è veramente utile, ovvero se “funzioan” in modo utile ..
—————–/////////////
la specializzazione del Sapere
La “specializzazione” del sapere è una delle conseguenze del Riduzionismo. Ed è, dal punto di vista delle Culture non-occidentali, uno dei problemi più importanti per l’Uomo.
La specializzazione del Sapere nasce per cercare di ovviare all’incompletezza del pensiero razionale (che elimina una parte della Realtà dalle sue analisi).
Per comprendere il perchè di questa forma di organizzazione del Sapere, è necessario in primo luogo ricordare che esistono fondamentalmente due diverse forme di pensiero umano.
La prima che nasce con l’uomo, e che è oggi adottata dalle Civiltà non occidentali, la quale mantiene la forma di conoscenza del Mondo su di un livello non-razionale (che è quello utilizzato anche dagli Scienziati fino all’inizio Novecento, e che Einstein, che su di essa si basava, chiamava Immaginazione). E che in questa modalità è in grado di avere una percezione (conoscenza) della Realtà “nel suo insieme” (e quindi di ricavare da questa forma di conoscenza dei significati utili per condurre una esistenza serena).
La seconda forma di pensiero è, appunto, quella razionale, adottata dalla nostra Civiltà, la quale ricorre ad una “razionalizzazione” di ciò che viene percepito: il risultato di questo processo è che servono descrizioni troppo complesse per avere una “descrizione d’insieme” della Realtà.
Per questa ragione gli Scienziati moderni hanno finito per ricorrere ad un “trucco”: si è introdotta nella Cultura
l’idea (un’altra idea preconcettuale, che non ha nessuna base scientifica) secondo la quale più menti “specializzate”
(ognuna in una “conoscenza specifica”)
possono creare, nell’insieme, una unica “mente” completa.
SI noti che anche la Scienza razionalista si rende conto che non possono esistere “saperi separati”. Nella Medicina, ad esempio, lo specialista Ortopedico non può non avere a disposizione, nel caso di complicazioni di un trauma, le competenze di un cardiologo.
-
crenadoche creano, all’itenro della società, delle competenze ”specializzate”, in mdo o che alla fine … vi sia un isneem di completenze parziali che … nell’inziemo, restituiscono una conoscenza compelta.
Il problema che sta alla base della questione del “Sapere specialistico” della nostra Scienza razionale è per lo meno duplice.
In primo luogo vi è il problema del razionalismo (riduzionismo) in sé: ognuno di quei “saperi specifici” prodotti dalla “cultura specialistica”, basandosi comunque essa su criteri riduzionistici, esclude in ogni caso dal suo bagaglio di conoscenze le valenze non “meccaniciste” della conoscenza (e quindi esclude, ad esempio, anche le conoscenze di livello quantistico, che dovrebbero essere invece alla base di ogni ragionamento scientifico).
Per questa ragione, quindi, anche se si potesse effettivamente creare una mente “virtuale” che sia il prodotto di più menti specifiche (menti specializzate), la visione della realtà così ottenuta sarebbe comunque estremamente parziale.
In secondo luogo, il problema è che, appunto, alla base dell’idea che più conoscenze specifiche possano produrre un unico sapere generale, vi è un difetto “di ragionamento” rilevato già dalla Cultura antica dell’uomo: sintetizzato in una metafora che descrive una comunità di persone che per la prima volta vedono un enorme e misterioso oggetto sulla spiaggia (oggetto che rappresenta, nella metafora, la realtà ancora sconosciuta alla Scienza).
In questa metafora gli abitanti del luogo, essendo tale oggetto enorme e non essendoci nelle vicinanze alture dal quale poter osservare nel suo insieme, non comprendono di cosa si tratta.
La comunità decide allora, appunto, di “specializzare” la funzione dei “ricercatori”, suddividendo tra di essi il campo di indagine: ognuno si mette a studiare una parte del tutto.
Infine tutti quanti si ritrovano assieme per riferire cosa hanno visto (è ciò che accade oggi: e gli scienziati specialisti non si trovano nemmeno tutti assieme, “di persona”: comunicano per lo più attraverso pubblicazioni).
Quando si ritrovano per cercare di mettere insieme le parti di conoscenza acquisite nelle singole ricerche, c’è chi riferisce di aver visto, all’esterno dell’oggetto, ad una sua estremità, come un grosso fiore con i petali, taglienti, che ad un certo punto si è messo a girare vorticosamente. E chi invece afferma di aver trovato al suo interno un pannello di pulsanti, e dopo averne schiacciato uno, di aver sentito un rumore assordante e un tremito scuotere il pavimento.
Nessuno però è in grado di individuare, avendo solo a disposizione la sua indagine circoscritta, nè la funzione dell’elica o del pannello di comando del motore. Né di collegare l’azione del premere un pulsante specifico con l’avviamento del motore e il movimento dell’elica.
La potenziale difettosità della mente umana
Con metafore di questo tipo gli antichi volevano mettere in guardia l’uomo nei confronti di un cattivo uso della mente razionale: il funzionamento dell’intelligenza dell’uomo (capacità di comprendere la realtà) non può essere suddiviso in più menti.
Conoscenza non è infatti solo osservazione:
conoscenza è soprattutto elaborazione mentale di elementi osservati.
E questa elaborazione mentale (la nostra Intelligenza), come ci dice la stessa Scienza, è sviluppata attraverso i collegamenti sinaptici tra cellule Cervello umano. E questi non possono essere estesi all’esterno del corpo umano, alle menti di altre persone (per lo meno, non con le nostre conoscenze scientifiche attuali).
L’intelligenza umana, come è invece quella intelligenza percettiva indicataci dagli Antichi, e nella recente modernità, da Einstein e dal modello di riferimento delle Scuole istituzionali per Investigatori, Sherlock Holmes. Una intelligenza che non è confinata nel cervello umano (nella mente razionale), ma, come ci dicono anche le più recenti scoperte della Biologia, è strettamente legata all’organismo psico-biologico dell’uomo.
la Scienza razionale moderna non può produrre reale Conoscenza
Il problema della conoscenza razionale adottata in modo esclusivo dalla nostra Scienza è quindi, riassumendo, che essa può essere acquisita solamente con due metodologie che ne inficiano la validità: la riduzione (semplificazione riduzionistica della conoscenza necessaria per renderla gestibile a livello logico-verbale); e, appunto, la specializzazione, una parcellizzazione del sapere necessaria a sviluppare una visione della realtà più vasta di quella, troppo ridotta, che può gestire, in modalità razionale, una singola persona attraverso la sua mente razionale.
La questione è che, come avevano già compreso i Filosofi già almeno 10.000 anni or sono, per quanto vasta questa “visione razionale”, essa non sarà mai una ”visione d’assieme” (la quale fornisca dei risultati “sostenibili”, ovvero privi di conflitto con i vari aspetti della Realtà).
Ciò, come si è detto, sia perchè tale forma di pensiero manca di profondità (essendo semplificata nella modalità riduzionista), sia perchè essa manca di integrazione “orizzontale” (l’impossibilità della mente umana di integrare più competenze specialistiche).
Ovvero la Conoscenza, secondo tutte le forme di pensiero precedenti a quella Occidentale di metà del Novecento, non è “conoscenza logico-razionale”, ma è una conoscenza spesso definita come “Intuizione”.
Per Einstein era fondamentale che gli Scienziati comprendessero che “non si perviene alle leggi universali per via logica, ma per intuizione”. Egli affermava inoltre che “l’immaginazione è più importante della conoscenza” (ossia dell’acquisizione di dati).
L’immaginazione è la caratteristica che differenzia l’uomo dal robot. Tutte le grandi le grandi invenzioni sono il prodotto dell’immaginazione dell’uomo (e non del Pensiero razionale). Così come tutti i prodotti migliori della mente umana, le diagnosi importati, le strategie di guerra, le soluzioni di casi polizieschi, ecc … sono il risultato di intuizioni, prodotte da una mente che opera al livello extra-razionale dell’immaginazione.
-
…) …l’inuizione … dei “cervelli” … per antonomasia … Einstein … Shelok Holmwes … non può avvenire … in assenza di collegamenti neuronatili diretti tra cervelli (per quanto, in effetti, sia possibile avvicinarsi … con una buona integrazione delle emnti … sarà semrpe in una mente non-sèpecializata che avverrà l’iuntuizione …) .. sol quando una signola parseona … (magari su indicazioni di altri che hanno già osservato un fenomeno …) adnra “di persona” … a fare un giro .. .. potrà effettuare quel “salto” di conoscenza … che gli porterà l’inuizione …
L’approccio riduzionistico (e quindi specialistico) non può perciò produrre reale conoscenza.
Il riduzionismo poteva funzionare, almeno apparentemente, nella società industriale dell’800, in cui tutto era riducibile a problemi di tipo meccanico (allora la maggior preoccupazione della Scienza era di cercar di capire come creare macchine industriali che rendessero più efficiente il lavoro – e nessuno pensava, ad esempio, di utilizzare un approccio “scientifico” per curare le malattie “ordinarie”, poiché anche il Medico si basava su qualità mentali antiche dell’intuizione; qualità che sono state utilizzate dai medici fino a pochi decenni or sono, prima che fossero istituiti, per legge, i Protocolli del Prontuario).
Il problema del riduzionismo è sorto quando nel Novecento la nostra Scienza ha cominciato ad occuparsi di quei livelli della realtà che non possono essere ricondotti a modelli meccanicistici. E cioè nella Fisica prima l’elettromagnetismo e poi la quantistica – nelle scienze umane la Biologia e la Psicologia.
L’applicazione dell’approccio riduzionista a tali ambiti della conoscenza ha comportano un rapido impoverimento del Sapere umano (la Radio e l’Energia nucleare hanno potuto essere messe a punto perchè a quel tempo gli scienziati di alto livello erano ancora svincolati dai limiti del riduzionismo). Un impoverimento che ha prodotto una regressione del Sapere scientifico rispetto ai livelli ai quali era giunta con l’apporto degli Scienziati come Einstein, Eisemberg, Godel, Tesla e Marconi.
Oggi, ad esempio, nello sviluppo della Tecnologia non si è in grado di prendere in considerazione il livello fondamentale della Scienza, quello quantistico. E la Bio-Medicina non è in grado di vedere il funzionamento del corpo umano come uno sistema di scambio di informazioni che si svolge a livello “elettromagnetico” (o meglio quantistico, come hanno compreso invece le nuove forme di Medicina – questa incapacità della nostra Scienza istituzionale ha portato, tra le altre cose, al fallimento del Progetto genoma).
Il problema della “riduzione” della cultura nasce soprattutto quando si applica il riduzionismo alla Biologia e alla Psicologia.
In questo caso si producono affermazioni come quella del fisiologo olandese Jacob Moleschott: “il cervello secerne pensieri così come i reni secernono urina”, e “il genio è una questione di fosforo”; o altre considerazioni come «L’amore tra due persone dipende dalla produzione di particolari sostanze nel nostro cervello. (…) L’intelligenza artificiale sostituirà il pensiero dell’uomo. (…) L’embrione è un grumo di cellule”.
Inoltre l’approccio riduzionista ha portato la Psicologia a non poter più prendere in considerazione la funzione dell’inconscio (la nostra Scienza è caduta nella contraddizione di fondo che la rende impotente: pur riconoscendo il ruolo preponderante dell’inconscio nelle funzioni della nostra mente, essa si pone l’obiettivo, da Freud in poi, di “neutralizzarlo” attraverso l’azione di controllo da parte della mente razionale; la quale invece, dal punto di vista scientifico, “dipende” dall’inconscio!)
Ma soprattutto, in un conseso riduzionsita, si .. sudiano il geni .. si portrà avere un controllo sulle cellule .. quindi cerare un umomo migliore, e organi che non si ammalano, ..
() IL PENSIERO RAZIONALE PRODUCE
IL “PESSIMISMO CULTURALE”
(visione in-negativo dell’esistenza).
E QUINDI LE IDEOLOGIE MODERNE
-
SIAMO SEMBRE DENTRO IL CAPITOLONE: EDUCAZIONE NEGATIVA
Dal punto di vista psicologico la Cultura occidentale, rispetto alle culture non-occidentali presenti e passate, è quindi una Cultura “pessimista” (non è più in grado di percepire gli aspetti positivi della realtà).
Vediamo come, adottando il modo di pensare moderno”, l’uomo occidentale abbia perduto gran parte della sua serenità esistenziale.
( la ricerca di gratificazioni “in negativo” )
(( verifica che non ci siano errori temporali, che non si confonda tra passaggio dal sentimento anitco al pessimoismo dell’ottocento, con la “rivluzione” psicologista dell’esitenzialimo, qui non ancora introdotto ))
Il pessimismo nasce proprio come caratterizzazione psichica della coscienza occidentale costretta ad operare in schemi riduzionistici.
Infatti tra le componenti della realtà eliminate nella visione riduzionista (e quindi dalla possibilità di percezione da parte dell’individuo), vi sono proprio le sfumature essenziali per l’esistenza umana: le sfumature legate all’inconscio e allo “spirito”.
Per questa ragione, nel suo approccio riduzionistico l’essere umano perde la sua “naturale” condizione psichica di “tranquillità esistenziale”.
In altre parole l’uomo, nella attuale condizione di coscienza, perde la sua naturale confidenza con le percezioni piacevoli legate agli ambiti sensoriali “rimossi” nella sua formazione razionale (questo sono, ad esempio, le sensazioni di piacere di fronte “all’universo infinito”, al “miracolo” della natura; l’uomo perde la percezione del sentimento di “bellezza”, in quanto sensazione serenatrice dell’animo, nella constatazione empatica dell’armonia naturale che esiste in natura tra le cose – la Cultura razionale produce, cioè, una perdita del lato “poetico” della vita).
-
la percezione di “amore”).
Questa perdita di confidenza con tali percezioni “positive” ha un effetto collaterale negativo sulla psiche dell’uomo: le “sensazioni” che la rimozione “chirurgica” delle percezioni operate dal sistema culturale razionalista non è riuscita ad eliminare in modo completo, emergono come senso di inquietudine. In conseguenza di ciò l’individuo moderno non solo rifugge tali sensazioni, ma le demonizza; e le combatte (tali sensazioni sono dalla nostra Cultura descritte come “malattie”, e rimosse definitivamente con psicofarmaci e psicoterapie).
Come si è visto, la “rimozione” da parte della mente razionale non elimina le percezioni, ma le relega nel subconscio, da dove continuano, sotto la cenere, a lavorare.
Ciò significa, in altre parole, che l’individuo “civilizzato”, sradicato dalle sensazioni “positive”, ed ossessionato da quelle “negative”, focalizza la sua attenzione non più sul raggiungimento di un Bene in quanto qualità, ma sull’eliminazione di un Male.
L’adozione di una cultura razionale implica, appunto,
l’acquisizione di un nuovo modo di vedere l’esistenza “in negativo”,
peculiare della nostra Civiltà.
La visione “pessimista” della realtà
induce le persone a dotarsi di un credo
In questa condizione psichica “negativa”
l’individuo, privo di una percezione positiva del Bene, si sente “vuoto”.
E nasce in lui un assoluto bisogno di avere un “credo” al quale ispirarsi. Una ideologia, appunto.
In altre parole in questa inquietante condizione di atrofizzazione delle sue percezioni, l’individuo viene a perdere il Senso di molti aspetti della sua esistenza, ed ha perciò bisogno di “spiegazioni” razionali rispetto a questi aspetti della sua vita che ora gli appaiono angoscianti.
E poiché negli ultimi 150 anni le spiegazioni meccanicistiche del primo illuminismo hanno perduto la loro efficacia consolatoria, per soddisfare questa esigenza interiore dell’individuo alienato, la Cultura occidentale ha prodotto le nuove risposte razionali delle Ideologie Sociali. Risposte che rappresentano, in questo caso, una evoluzione delle spiegazioni meccanicistiche dell’Ottocento, poiché sono legate al livello psico-biologico delle sensazioni.
I prodromi delle Ideologie: il pessimismo idealista dell’Ottocento
Le Ideologie moderne provengono proprio dalla corrente intellettuale del Pessimismo che nasce nell’Ottocento, quando comincia a diffondersi il malessere esistenziale prodotto dall’estendersi del modello razionale/meccanicista ad ogni ambito dell’esistenza umana (in quella fase della Storia si registrano, tra le altre cose, le prime delusioni della nuova Era della Ragione: i risultati terrorizzanti della Rivoluzione francese, Napoleone che da “liberatore” divine tiranno, la vita estremamente dura dei nuovi abitanti delle metropoli e degli operai nelle fabbriche, ecc … ).
In Italia autori come Foscolo e Leopardi cominciano a rifugiarsi, coscientemente (teorizzando la loro posizione) nell’illusione degli “Ideali” (il Foscolo vive, tra le altre cose, il dramma delle prime applicazioni dell’egualitarismo introdotto dalla Rivoluzione francese: nascono le fosse comuni, o Cimiteri lontani dalle Chiese, situati fuori città, con tombe tutte uguali, gestiti dai Magistrati).
Il suo personaggio, Jacopo Ortis che vive nell’Italia dominata dagli Austriaci dice «Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so (…) Consola mia madre: vinto dalle sue lacrime le ho ubbidito e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? (…) E noi, pur troppo, noi stessi Italiani ci laviamo le mani nel sangue degli Italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra braccia straniere: il mio nome sarà sommessamente compianto da pochi uomini buoni, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno sulla terra de’ miei padri.» e quindi si suicida, compiendo un gesto eroico, “ideale”, di fonte alle terribili sofferenze prodotte dal nuovo Regime ideologico. E aggiunge: «Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure e la nostra infamia.».
Si noti che qui non c’è ancora alcuna connotazione Politica (Foscolo ci tiene a precisare di assumere, nei Sepolcri, una visione laica, non cattolica, del problema delle tombe, le quali, secondo lui, hanno una funzione civile: mantengono vivo il ricordo dell’individualità della persona). In questo caso si tratta semplicemente di un problema esistenziale: il dolore è ora la qualità fondamentale della Vita («E fra poco! Tutto è apparecchiato; la notte è già troppo avanzata – addio – fra poco saremo disgiunti dal nulla, o dalla incomprensibile eternità. Nel nulla?»); e la morte diviene l’unica forma di liberazione dalle nuove tirannie moderne.
Leopardi vedrà, sempre in modo pessimista, la vita come un lento morire.
… e Shopenauer…
Marx non fa altro che prendere questa forma di ideale negativo dal campo della poesia, per portarla nel quotidiano. Evolve il precedente pensiero Idealista: con Marx non si pensa più ad accettare passivamente il dolore, ma ad uscire da esso con una forma di ideale positivo: adattando il mondo reale al mondo ideale.
-
(( vedi sviluppo del pessimismo in scrapbook:_ file:///D:/%5B%5D%20BROWSER%20DATI%20-%20MAIL%20-%20DOWNLOADS%20(=)/%27%20%5Bff%5D%20FIREFOX%20dati%20-%20%20Scrapbook%20&%20altro%20%5B+%5D/skb-SCRITTI%27/data/20090213124058/index.html))
Negli ultimi decenni del Novecento la Cultura moderna ha prodotto ulteriori nuove risposte per la mente angosciata del cittadino alienato.
Il problema nasce dal fatto che la Cultura razionale del Novecento, che nel frattempo ha già assunto nella nuova veste “psicologica” (in cerca di risposte “sottili” alla questioni esistenziali), non è però ancora in grado di fornire spiegazioni gratificanti in merito alle questioni esistenziali di tipo psicologico o spirituale dell’uomo.
Questo suo limite è dovuto al fatto che la coscienza razionale dell’uomo civilizzato opera ad un livello troppo distante dal livello della psiche in cui operano le sensazioni che inquietano l’uomo moderno (l’uomo moderno, per quanto cerchi di “psicologizzare” la sua Cultura, esso rimarrà sempre e comunque vincolato dai limiti del pensiero razionale, che non gli permette di conoscere abbastanza a fondo il suo livello psicologico/spirituale per trovare per trovare in esso significati che si possano fornirgli un significativo “senso della vita”).
Il limite del Pensiero razionale è dovuto al fatto che le sensazioni positive possono essere prodotte solamente ai livelli più profondi della psiche che non possono essere raggiunti dalla “mente razionale” (ovvero, se tale percezioni appaiono, per la mente formata per operare in modo razionale, si tratta di sensazioni da rifuggire). Questo è il livello delle “sensazioni” peculiari dell’uomo, che lo distinguono dalle altre specie animali: quello dei Sentimenti affettivi.
Quindi la mente razionale si sofferma su un livello di sensazioni più vicine agli istinti” “inferiori” (quelli che l’uomo condivide con gli animali): il piano delle emozioni, nel quale, nella continuità, emergono solo sensazioni negative. (in sintesi: vi possono essere, in questa condizione, emozioni di gioia: ma esse sono improntate su cause “straordinarie” che presto cesseranno di esistere; ed a quel punto, “passata la sbornia”, si avrà una ricaduta di morale).
In altre parole le risposte ”serenizzanti” prodotte dalla Cultura razionale della prima metà del Novecento sono collocate su quel livello “ridotto” di sentimenti che può essere raggiunto solo con messaggi verbali (i quali non sono invece in grado di raggiungere i livelli più profondi della sensibilità umana).
A causa di queste condizioni psichiche nella quali si è confinato l’Uomo “civilizzato”, eso vive una esistenza caratterizzata non più dalla ricerca della percezione di un “Bene” (cosa che ha caratterizzato ancora, nel ‘700, la Costituzione americana – ma nella quale oggi l’uomo esso non “crede” più) ma dall’inseguimento di una forma piacere che esiste solo come cessazione del dolore [vedi documento “Sentieri”].
ogni suo tentativo Da ciò deriva che ogni tentativo di razionalizzazione di problemi appartenenti alla sfera psico-spirituale attraverso formulazioni verbali degli stessi, produce una Cultura, e quindi una percezione dell’esistenza, “in negativo”. Produce cioè una Cultura nella quale l’uomo non è più alla ricerca
adotta un approccio “critico” nei confronti delle cose … (si dice “io critico” come essenza .. e no io .. ispirato … ).
… sono risposte preconfezionate … e non evolutive ..
// lettura // anche un giornalista come .. conservatore .. sostiene .. io critico …
La Cultura razionale finisce quindi per
produrre il Pessimismo come condizione esistenziale.
E la coscienza pessimista ha bisogno delle Ideologie.
L’Ideologia permette infatti di indirizzare l’essere umano afflitto dalla nuova condizione mentale “razionalizzata”, verso forme di gratificazione psicologica.
In altre parole l’ideologia propone all’individuo ormai privo della possibilità di disporre di percezioni “positive”, una condizione di appagamento che pur non concedendo una percezione diretta di piacere, in ogni caso permette un drastico alleggerimento della coscienza dalle angosce prodotte dalla modernità.
Si tratta di una forma di “evasione” mentale. Una evasione che nell’Idealismo dell’Ottocento si situa in campo artistico, e propone essenzialmente soluzioni “negative”, come forme eroiche di morte.
E che successivamente nelle Ideologie sociali (una sorta di idealismo divenuto militante), diviene una prescrizione di comportamenti sociali: in questo caso l’uomo è coinvolto in una crociata moralistica, una lotta con il male (con l’idea che la sconfitta di tale “male sociale” esso possa fugare il male interiore che gli procura le sue angosce esistenziali).
(che traspare, nell’arte, già in Goya).
Accade cioè che l’uomo occidentale, che abbracciando una modalità percettiva prettamente razionale ha rinunciato alla percezione di gran parte delle qualità “affettive” dell’esistenza, si rifugi su un piano in una condizione di “illusione” (ad un livello di esistenza non più direttamente collegato con la Realtà effettiva – ed in questa condizione la sua mente è orientata verso obiettivi tangibili per la mente razionale, come l’accumulo di ricchezza materiale).
La dimensione dell’illusione
diviene infatti l’obiettivo del Sistema Società-Mercato
sui cui si fonda la nostra Civiltà.
Più avanti si analizza il fenomeno di una Società moderna che ha prodotto, in questa fase della sua evoluzione, strumenti atti a mantenere le persone in un mondo di illusione: la TV, i videogiochi per i bambini, gli psicofarmaci, ecc … (comprendendo nel novero degli psicofarmaci anche prodotti come l’aspirina, i quali riducendo la percezione del corpo, allontanano le persone dalla percezione di se stesse) [vedi Sezione più avanti “bolla del linguaggio”]).
Le Ideologie sociali,
nella loro declinazione del Novecento,
sono proprio la una risposta alle menti angosciate dell’uomo civilizzato:
esse propongono una gratificazione illusoria che solleva l’individuo dalle sue angosce esistenziali.
Gratificazione che, come vedremo, è posta a livello delle emozioni, ovvero sul piano delle “questione morale”.
Le ideologie sociali entrano in una dimesione nella quale .. vi è un idirizzamento … della mente delle persone … diventa ..proselitismo attraverso uan propaganda culturale … (tipica dei totalitarismo nelle forme più evolute quello …
lo sviluppo del processo di ideologizzazione
della mente razionale angosciata
L’azione di queste Ideologie è, appunto, quella di agire in prima istanza sul “piano culturale” per instillare nelle persone una visione pessimista della vita. Si insiste a questo livello in particolare sui principi fondamentali del pessimismo, già presenti nel Foscolo ed in Leopardi: il piacere esiste solo in quanto cessazione di una sofferenza.
In questo modo infatti, dipingendo il Mondo come un luogo di sofferenza, è possibile arrivare ad inculcare nella mente delle persone una “speranza”.
In questo contesto l’esistenza diventa cioè una sofferente “lotta per la sopravvivenza”: e la nuova impostazione scientifica e morale dell’esistenza umana si pone come soluzione: essa porterà la fine della sofferenza (ciò è quanto sostiene, appunto, la nostra Scienza istituzionale, sulla base del Darwinismo).
Questo nuovo approccio, tra le altre cose, trasforma il mondo in un luogo di competizione tra gli individui (solo il più forte sopravvive), e l’esistenza in una competizione dell’uomo con la Natura (la Scienza ha quindi la missione di produrre tecnologie che possano permettere all’uomo di dominare la Natura).
In ultima analisi le Ideologie moderne hanno trasferito l’esistenza dell’Uomo da un contesto “naturale” ad un contesto “razionale”, come sono la vita urbana moderna, il lavoro dipendente, la “Cultura mediatica”, ecc ….
Ed in questa nuova dimensione di “cattività” tali Ideologie possono aver presa sulla coscienza delle persone fornendo risposte “salvifiche” (sempre sul piano delle idee astratte, ovviamente; piano che però ora ha assunto un ruolo preponderante rispetto alla realtà).
La trasformazione della coscienza dell’individuo, ovvero lo spostamento del funzionamento della mente dal livello originario a quello razionale/ideologizzato si ottiene, in un individuo ormai privato delle sue qualità primarie di essere umano, spostando le questioni esistenziali dalla sfera psico-spirituale (dei Sentimenti), a quella emotivo-razionale della Morale ideologica: in questa dimensione cessano di esistere problemi interiori, e rimangono solo più questioni di impegno moralistico, con le quali l’Ego moderno “compensa” l’assenza di percezione di un Sé (si tratta di una forma di “appagamento egoistico” tipico di movimenti moralistici come l’Esercito della Salvezza, riassunto, qui nella forma più evoluta, da Carla Bruni, secondo la quale essere di sinistra significa «sentirsi toccata dai problemi che magari uno non ha; significa tener conto delle grandi ingiustizie»).
-
(nel nocsta caso fini materialistici ..). ((sviluppa un po’ meglio il concetto di .. emotivo-razionale .. o forse meglio di azionale-emotivo .. – e anche il termine stesso … ))
Il nuovao senso della vita divine quindi … una “consolazione”, ….ora in senso negativo di “lotta” contro tali percezioni .. e contro qualsia si agente che possa in qualche modo suscitare tali sensazioni .. .
il pessimismo esistenzialista come fondamento
della nostra attuale Cultura “umanistica”
Tra queste risposte gratificanti agli interrogativi di una mente umana angosciata a causa della mancanza di percezioni positive, le più significative per quanto riguarda l’aspetto più strettamente legato alla psiche dell’uomo sono quelle fornite dalla nuova forma di pensiero che nasce con l’Esistenzialismo: la nuova Religione “laica” con la quale il pensiero post-marxista tenta di introdurre nuove forme di aspirazione metafisiche che sostituiscano quelle spirituali originarie (si tratta di una concezione dell’Esistenza umana che è divenuta parte integrante della Cultura occidentale istituzionale).
/// o no ???? // (le persone, perdendo nella nuova società il contatto con la religione, avevano bisogno di risposte a riguardo dei gradi temi della vita
spprimendo la Fede in qualcosa che trascende la materia ancora presente nelle precedenti forme di persiero illuminista).
/// o no ???? // Si tratta cioè di un’idea adottata dalla Scienza attuale è una “riforma” (per la Treccani Riforma = “Modificazione sostanziale di (…) un’istituzione, un ordinamento (legata) a esigenze di rinnovamento e di adeguamento“) della precednte concezione illuminista. Una nuova concezione del pensiero razionale materialista attualizzata alla cultura del Novecento che, con l’introduzione della Psicologia, aveva bisogno di n
/// forne non più // (in quqeusto caso si tratta però di una clutra “contro”, una nuova versione, più sottile ed efficace, del marxismo, nella quale all’essere umnao è indicato di trovere sé stesso nella ribellione al sistema …)
la nausea esistenzialista
La nuova visione dell’esistenza dell’uomo parte dalla concezione di base dell’Illuminismo, nella quale l’essere umano è un “ramo storto” da raddrizzare. La concezione, cioè, nella quale l’essere umano deve essere limitato, a livello “fisico”, nella sua libertà d’azione poiché seguendo la sua natura esso finirebbe per produrre danni a se stesso e agli altri.
Nella nuova evoluzione di tale concezione (introdotta dalla Filosofia Esistenzialista di Sartre) si porta il meccanismo coercitivo di limitazione della libertà dell’individuo dal livello fisico al livello più sottile della parte emotiva della psiche (nelle Ideologie illuministe originarie, sviluppate tra gli altri da Hobbes, Campanella e Giordano Bruno tale limitazione veniva applicata dalle strutture tipiche dello Stato di Polizia).
La concezione esistenzialista si basa su di una trasposizione, sul piano della Psicologia, della visione Illuminista e poi Darwinista di un uomo in balia del destino, la cui evoluzione è scandita da elementi totalmente accidentali.
Nel razionalismo a fondamento psicologico dell’Esistenzialismo, l’uomo è un nulla sofferente: la sua coscienza è destinata a soffrire nella percezione della sua impotenza rispetto al mondo che la circonda (l’idea di base è sintetizzata nel titolo dell’opera più importante di questa corrente di pensiero che oggi ha pervaso la psicologia istituzionale: “la Nausea”, intesa come condizione esistenziale dell’uomo).
(()) L’IDEOLOGIZZAZIONE DELLA CULTURA MODERNA:
LA “RIDUZIONE” DELL’ESSERE UMANO
E LA DECADENZA DELLA CIVILTÀ
In ultima analisi la Civiltà occidentale, cercando di razionalizzare la sua Cultura (e quindi la forma mentis dell’essere umano), ha finito per creare un Individuo incompleto, il quale non è più in grado di percepire attraverso i suoi sensi la maggior parte delle sfumature del Mondo (della sua esistenza). E in questa condizione la vita dell’uomo vita è caratterizzata da una continua angoscia esistenziale.
Il problema fondamentale della Civiltà occidentale è che essa, per alleviare questa sofferenza dell’uomo, ha creato le Ideologie sociali (che si pongono come “strumento di salvezza”, come facevano in precedenza le Religioni più Ideologizzate). E che queste Ideologie sociali finiscono per indurre nella Società un notevole decadimento, poiché esse producono una cancellazione del patrimonio culturale originario: senza questa fondamentale base culturale, la Civiltà non è più in grado di sviluppare la sua naturale evoluzione (e, come ci insegnano l’evoluzionismo e la Storia, le Civiltà che non si svolvono, soccombono).
– il “Pensiero assoluto” come forma principale di decadenza
Analizzando la questione da un punto di vista prettamente logico-scientifico, ciò è dovuto, come si è accennato, in primo luogo al fatto che le nuove forme moderne di Cultura, che rappresentano una evoluzione estrema del Pensiero illuminista, portano il Pensiero occidentale (il nostro pensare) in una dimensione di Assolutezza (in altre parole ciò che dovrebbe essere di pertinenza di un pensiero rigorosamente scientifico, ossia strettamente legato alla realtà, viene cioè trasferito nel campo della Metafisica, ovvero del Pensiero religioso, che prescinde dalla realtà “oggettiva”).
Vediamo cosa significa ciò.
il concetto di Assoluto
excursus: assoluto
Assoluto significa “Libero da qualsiasi limitazione (…): potere assoluto (…) che riunisce in sé ogni potere, senza alcuna limitazione”21
// sospeso // è il participio passato del verbo assolvere, il quale .. liberare da qualsiasi vicolo … 2. In grammatica, di costruzione che è formalmente isolata nel periodo, non ricollegandosi al resto né per mezzo di congiunzioni né con altri legami sintattici; in
Assoluto è “nella Filosofia greca, ciò che, sottratto alle vicende (del Mondo), è per sé stesso compiuto e perfetto”.
Si noti che questa è la qualità attribuita nelle Religioni a un Dio il quale, disponendo di un potere che non dipende da nessun essere vivente e da nessuna cosa, è anche il potere creativo assoluto (vedi la Genesi).
In altre parole chi dispone della Qualità dell’assolutezza non solo è “sopra” ad ogni altro essere, ma ogni cosa dipende da lui.
Nella modernità si “rivoluziona” il pensiero dell’uomo, portando, appunto, la mente dell’uomo in una dimensione assoluta.
Qui non vi è più una natura dalla quale l’essere umano dipende: ora, raggiungendo una dimensione assoluta (il Potere illuminato della mente umana delineato dall’Illuminismo), a mente dell’uomo è in grado di dominare la Natura.
Si noti che la nostra Scienza, nei suoi Principi fondamentali, in realtà nega questa possibilità.
Il Principio di Indeterminazione, ad esempio, (prodotto quando la nostra cultura era ancora “legata alla realtà”) sancisce che per quanto gli strumenti tecnologici della nostra Scienza possano essere perfezionati, l’uomo non sarà mai in grado di scoprire l’essenza della Realtà (e quindi di “controllarla”).
Inoltre, come sappiamo, la Scienza ad inizio Novecento (Einstein, Eisemberg, Bohr, Fermi, ecc…) ha rilevato come la Realtà si basi sul livello “più fondamentale” Quantistico, che non è affatto materiale (contraddicendo se stessa, la Scienza opera attualmente su di un livello materiale, che è “astratto” rispetto alla realtà effettiva).
Questo errore di valutazione ha portato la Scienza a commettere gravissimi errori nel suo tentativo di controllare da un livello “astratto” il livello “più fondamentale” (opera, appunto, come si è detto, al livello “superficiale” del Riduzionismo)
Tra i vari esempio di questo problema abbiamo gli incidenti alle Centrali nucleari, ed il fallimento del progetto Genoma.
Con la modernità, con la nuova forma di pensiero l’uomo trasforma (“rivoluziona”) quindi la visione tradizionale del mondo, abbandonando la concezione di una Natura fatta di meccanismi che la mente razionale non è in grado di comprendere in modo razionale nella loro totalità (ossia abbandona la concezione di una Realtà che l’uomo non è in grado di dominare, soggiogare, poiché esso è incapace di definire di essa un quadro significativo di funzionamento: la tradizionale concezione nella quale qualsiasi tentativo di controllare la realtà significherebbe tralasciare dei “dettagli” significativi, cosa che poterebbe i suoi tentativi, nel lungo periodo, ad produrre risultati disastrosi).
Nella sua nuova forma mentis l’uomo si convince cioè che la sua mente razionale è in grado di produrre idee che sono superiori a quelle della Natura: di creare nuovi sistemi “artificiali” che sostituiscano quelli naturali (vedi energia nucleare, Ogm, elementi protesici per le funzioni del corpo umano meccanici e chimici: non è più la natura del corpo umano che si occupa del suo funzionamento, ma le tecnologie chimiche e meccaniche).
Tra questi sistemi artificiali vi sono i farmaci, di cui si abusa (oggi l’uomo moderno è farmacologizzato: l’uso continuo di sostanze farmacologiche lo porta a dipendere dall’uso dei farmaci; o di antidolorifici e “droghe” come il Viagra, gli energizzatori, ecc …). Ma vi sono anche, ad esempio, per il “controllo del clima” i metodi di dispersione di sostanze chimiche nei cieli (adottati in modo ufficiale dalle Olimpiadi invernali in Russia).
Questo ribaltamento della visione del Mondo ha comportato un sostanziale cambiamento “culturale” (psicologico) nell’uomo: ciò ha infatti significato, tra le altre cose, la sua perdita di quella “sensibilità” nei confronti di quella Natura intelligente che le Culture antiche concepivano come Divinità (lo stesso Einstein individuava un Dio nella Natura). Sensibilità che per millenni ha guidato l’uomo nella sua vita individuale e di comunità, ma della quale oggi la “Nuova Scienza” ideologica nega, appunto, l’esistenza (attraverso, ad esempio, alla creazione delle improprie “teorie” Darwiniste).
Questa è una delle grandi contraddizioni della nostra Scienza: da un lato essa ha comprovato l’esistenza di un “”disegno intelligente” della natura (descritto nella Teoria di Gaia); ma dall’altro essa si ostina a pensare che tale concezione sia frutto di menti “religiose”, ossia incapaci di ragionare in modo razionale.
In altre parole oggi si è ribaltata la concezione del rapporto uomo/natura: l’intelligenza della Natura viene così subordinata a quella dell’uomo.
Il ruolo di Assoluto, appunto, è ora assunto dalla Mente dell’uomo:
l’uomo ha demolito, con la mente razionale,
l’idea di una Natura/Dio
per assumere lui stesso il ruolo di Dio.
(Ciò sebbene una delle branche della sua Scienza, la Psicologia, definisca una simile forma mentis come “delirio di onnipotenza”).
l’autodistruttività del Pensiero moderno
E’ da questa nuova posizione della Mente dell’uomo che nasce quella tendenza che alcuni dei maggiori Filosofi del Novecento (Adorno, Horkheimer, Popper, Einstein) definiscono come autodistruzione del Sistema sociale occidentale.
In particolare avviene che, abbandonando l’idea di dover rispettare una Natura dalla quale si dipende, per passare alla nuova idea della superiorità dell’intelligenza dell’uomo rispetto a quella della Natura,
si è passati da un utilizzo sostenibile delle risorse di natura
ad uno sfruttamento di esse.
Concezione, che come stiamo sperimentando direttamente, sta portando gli attuali risultati devastanti.
Alcune implicazioni pratiche della nuova concezione del mondo: gli “incidenti” alle Centrali nucleari, gli OGM, il riscaldamento della Terra e le altre forme di inquinamento letali per la Natura, gli effetti devastanti dell’uso degli psicofarmaci a livello di massa per alleviare gli effetti dei disturbi psichici.
Non è questo il luogo per cercare di definire i contorni etici della questione.
Possiamo invece, utilizzando i Principi della nostra Scienza, fare un esame di quali sono i risultati ottenuti dalla nuova concezione moderna della Realtà confrontando i risultati da essa ottenuti con gli obiettivi che l’uomo, con l’utilizzo di tale Scienza, si era preposto: laddove si voleva raggiungere una libertà dalla schiavitù del lavoro, un maggior livello si salute psico-fisica, una maggior sicurezza sociale, si è ottenuto esattamente l’opposto.
La Scienza negli ultimi decenni ha inoltre introdotto in se stessa, sul piano delle “teorie”, come vediamo in altri punti di questo testo [e nel documento ****], degli errori di fondo come quello di aver abbandonato i suoi Principi fondanti (è proprio per questa ragione che essa crea per lo più disastri invece di risolvere problemi).
Ha cioè, tra le altre cose, abbandonato i Principi fondamentali della Quantistica (gli unici a descrivere “in modo scientifico” l’essenza della realtà), il Principio di Causa ed Effetto (la medicina, abbandonando questo principio, smette di diagnosticare le malattie per “curare”, affidandosi ai Prontuari, gli effetti), il Principio di Indeterminazione (Heisemberg) e quello di Incompletezza dei sistemi formali (Godel).
In particolare la nostra Scienza commette l’errore di fondo (rispetto ai suoi stessi principi) di portare il suo campo d’azione dal piano del Pensiero scientifico tradizionale (nel quale, per definizione, si producono idee limitate all’osservazione della realtà) a quello Assoluto, proprio delle Ideologie (nel quale tutto è subordinato ad idee astratte: è una dimensione che la Scienza definisce come schizoide).
La concezione attuale della Scienza moderna, per questa ragione (e per aver abbandonato il modello quantistico di descrizione della realtà) è divenuta quindi una Scienza slegata dalla realtà, che produce una cultura astratta (ideologica, appunto).
Ovvero l’uomo moderno si è confinato in un mondo immaginario si è confinato in un mondo immaginario quale esso è incapace di di valutare la rispondenza dei suoi pensieri alla realtà effettiva, attribuisce un valore assoluto alle sue idee (come vedremo questa dimensione è particolarmente funzionale alle forme attuali di Mercato e di Politica).
Il vero problema di questa nuova condizione del Sistema moderno è che in questa dimensione nella quale si producono pensieri “assoluti”, astratta rispetto alla realtà effettiva, in esso non c’è più posto per le riflessioni: è la classica condizione ideologica nella quale vi sono solo idee a-priori (“a prescindere”, direbbe Totò), e non si effettuano ragionamenti sulle conseguenze delle proprie azioni.
In questa situazione, essendo considerate “giuste” le idee a-priori secondo le quali si agisce, non si ritiene necessario metterle in discussione: ciò che va fatto è solamente verificare se le azioni corrispondono effettivamente alle Idee “giuste”. Se i risultati sono disastrosi, si imputa sempre la causa di ciò ad un errore umano nell’applicazione delle Idee (nelle Ideologie sono, ad esempio, “i Compagni che sbagliano”).
assoluto è sinomimo di astratto .. il pensiero si fa astratto … (“astratta” … (treccani: “In filosofia, separare mentalmente taluni aspetti del contenuto conoscitivo da altri, con cui sono connessi”)
(assoluto e moralità )
In questo contesto le “Regole della società” (la Morale), da regole dettate dall’esperienza (si tratta di una saggezza auto-prodotta da ogni mente individuale – in questo caso l’educazione infantile è di tipo maieutico, e fa in modo che il bambino possa “imparare da sè” i significati dell’esistenza), divengono dei “moralismi”: ossia delle azioni con la quali dei rappresentanti di una nuova cultura tentano di dirigere pensieri e comportamenti delle persone.
Ovvero, dal punto di vista della Morale, in questa forma mentis, tra le altre cose, si sostituisce il tradizionale Bene (concepito come una attenersi alle regole della Natura) con un nuovo Bene prodotto dalla mente dell’uomo.
Questo nuovo Bene un tempo, correttamente, era definito Utopia: vi era cioè ancora la consapevolezza del trattarsi di una “idea astratta”; una Idea che oggi è è stata trasformata, dalle Ideologie sociali, in “realtà” (ad esempio quando si dice che la Democrazia sociale è superiore alla Democrazia originaria, ci si riferisce ad un modello che, nella realtà effettiva non ha mai ottenuto risultati positivi: ma si parla di essa come di una “realtà effettiva”!)
La schizofrenia [excursus]
Vediamo quindi come sia possibile per la mente umana operare “in astratto”, senza rendersi conto di non avere contatti con la Realtà effettiva: nella mente umana “tutto è possibile”.
Il termine schizofrenico è utilizzato come sinonimo di schizoide.
La schizoidia, o schizofrenia, è incapacità di riconoscere la realtà, di mettersi in relazione con essa. E di conseguenza una incapacità di partecipare alla vita reale, che si manifesta, a livello psichico, con incapacità di riconoscere le proprie emozioni (e quelle degli altri): ovvero l’individuo schizoide è indifferente alla realtà, ed al prossimo (è una condizione di anaffettività).
E’ interessante notare come le definizioni di schizofrenia che seguono sembrano piuttosto appropriate per l’Intellettuale ideologizzato: «chi soffre di questo disturbo si sente e si considera un osservatore, anziché partecipe di ciò che accade intorno a lui, che appare ai suoi occhi abbastanza “piatto, insignificante e privo di importanza”22» (è lo stereotipo dell’intellettuale impersonato da Nanni Moretti, quando, come personaggio del suo primo film, dice «Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni in là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…”. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no.»23). «Questo tipo di persona tende infatti a vivere in un “mondo tutto suo” fatto più di interessi astratti, come la matematica, l’informatica, la filosofia, che di relazioni.»
Le Ideologie sociali producono due livelli di Ideologizzazione dell’individuo, come indica Marx: il livello superiore, gli Intellettuali; e il livello di base, il Popolo (che è uno strumento nelle mani degli Intellettuali per realizzare l’utopia). L’appartenente a quest’ultima categoria ha una personalità completamente differente da quella dell’Intellettuale: sono due forme di schizofrenia differente.
Per il “normale” individuo (il Popolo), scontento del mondo ma insicuro di sé, dominato dalla categoria dei Leader-intellettuali si tratta delle seguenti qualità: «Lo schizoide, nel profondo della sua mente, non è certo della sua esistenza» «esiste una dissociazione profonda tra l’immagine di sé e la realtà. Tra Io ed Ideale dell’Io» «sconvolto dall’incontro con la realtà esterna, lo schizoide non lotta, non cerca di affermare il predominio dell’Io. Si ritira all’interno, in un mondo interno immaginario, ideale, astratto.». Sono cioè individui segnati dalla «esperienza del rifiuto» (si sentono, di base, dei “rifiutati”, che da sé non sono in grado di inserirsi nella società).
«Di fatto è un ritiro nei confronti della vita, quasi un tentativo di rovesciare la situazione originaria».
Queste sono le pre-condizioni perché un individuo senta il bisogno di sottomettersi ad altri individui dal carattere più attivo.
Gli Intellettuali, che hanno un carattere maggiormente attivo, sono invece spinti dalla loro compulsiva necessità di descrivere (e controllare) il Mondo in modo razionale, a staccarsi dalla realtà “naturale” (per fare questo hanno, appunto, la necessità di riunirsi in una tribù attorno ad un Partito-padre). Ciò corrisponde alla descrizione di schizofrenia: «La soluzione è quella del non-coinvolgimento, del distacco da ogni emozione» (Vedi Lenin, che afferma che la musica non è che una pericolosa distrazione per la mente).
(piuttosto che viverla in modo diretto, “spontaneo” – atteggiamento considerato essere “popolare”, di livello inferiore)
«Lo schizoide si comporta come se fosse un giornalista, il cui compito è quello di scrivere un articolo su di una situazione mondana alla quale non è stato invitato, verso la quale non nutre alcun interesse personale e che lo annoia profondamente (Guntrip, 1961, p. 18)» (vedi Sartre quando raggiunge la “consapevolezza” «Ed ora lo so: io esisto – il mondo esiste – ed io so che il mondo esiste. Ecco tutto. Ma mi è indifferente»)
«Spesso non è nemmeno consapevole della sua esistenza. Dentro di lui sa soltanto che esprimere l’amore è pericoloso» (vedi la denuncia dell’”amore borghese” nel cinema da parte degli intellettuali “impegnati”) «ma perché è l’amore stesso ad essere potenzialmente distruttivo» (vedi Sartre quando afferma «So che non incontrerò mai più nessuno che mi ispiri della passione. Sai, mettersi ad amare qualcuno è un’impresa. […] C’è perfino un momento in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa. Io so che non salterò mai più»).
Ma per lo schizoide «l’amore può trasformarsi in una forma meno pericolosa. Il sentimentalismo, o l’adesione ad un ideale etico, politico o religioso sono una via d’uscita sentita come più sicura. Potremmo dire che allo schizoide viene relativamente facile amare l’umanità. Quel che gli riesce difficile è amare una donna, o un uomo, tra tutta l’umanità.»
—-
«((frase copiata in parte)) Di fatto è un ritiro nei confronti della vita, quasi un tentativo di rovesciare la situazione originaria: “Non sei tu a non volermi. Sono io a rifiutarti”»
« è il tentativo di dare un’unità al corpo, di sostenerne l’esistenza attraverso una struttura rigida»« Sotto l’apparenza fredda, ghiacciata, distante e scostante, sotto gli atteggiamenti di superiorità e di distacco, si nasconde un bisogno profondo di contatto»
.. esisono gil itenllettuali, e il popolino … il popolino è schizoide passivo, .. i leader schizoidi argani .. o qualcosa del genere .. … sono dei rifiutati …
http://www.terzocentro.it/cosa_curiamo/disturbi_di_personalita/schizoide.asp))
– la nuova forma mentis porta la civiltà ad un regresso
L’uomo moderno si è quindi confinato in una forma mentis “astratta”, nella quale esso pensa di essere superiore alla Natura delle cose.
Ovvero l’uomo è entrato in una dimensione nella quale
esso ha abbandonato l’abitudine di riflettere costantemente sugli eventi, ovvero di produrre pensieri propri.
La conseguenza di ciò è che l’essere umano, adottando la sua attuale forme mentis, ha abbandonato cioè l’uso della sua intelligenza, per affidarsi all’”intelligenza” di altre persone reputate essere delle menti di tipo superiore (finisce per adottare pensieri prodotti da altri).
L’Umanità ha così perduto parte della sua Intelligenza peculiare: l’intelligenza dell’individuo in tale condizione viene imbrigliata in una gabbia emotiva nella quale essa viene rimossa (è il processo del rimosso, nel quale si anestetizzano alcune parti del Cervello). Ed in questa condizione l’intelligenza umana pian piano si atrofizza.
Si è detto, appunto, che negli ultimi due secoli, adottando il pensiero Illuminista evoluto nelle sue ultime declinazioni di Ideologia Scientifica e di Ideologia sociale, l’uomo occidentale sta perdendo la sua peculiare Intelligenza: l’intelligenza completa di sentimenti, basata su forme di intuizione e non su ragionamenti razionali, che è stata il fondamento della vita dell’essere umano fino all’Ottocento.
Una intelligenza utilizzata, prima della ultima fase della modernità illuminista, da tutti i maggiori Scienziati24: persone come Newton, Cartesio, Kant, Darwin, Einstein, Bohr, Heisemberg basavano il loro pensiero sulla forma di intelligenza originaria dell’uomo (quella “di fabbrica”). Si tratta di quell’intelligenza in grado di cogliere, attraverso forme di percezione empatica, quella parte di realtà che non può essere vista con gli occhi, che non può essere compresa con i “ragionamenti”, la quale, utilizzando il termine di Einstein, è la “più fondamentale” della Realtà (quella parte a cui questi stessi Scienziati, in continuità con la tradizione, attribuiscono l’etichetta di Divino).
Sostanzialmente l’uomo occidentale, aderendo al “Nuovo corso” della Cultura moderna viene a perdere quella sua qualità interiore fondamentale: la sua facoltà empatica (definita, nella tradizione, anche con il nome di Fede).
La sua originaria capacità empatica è la facoltà che gli permette di percepire l’universo di cose in cui esso è inserito:
la facoltà che ha fornito all’uomo per millenni anche, e ciò è fondamentale per la sua esistenza, la “sensazione” di essere parte integrante del Tutto. Ovvero la facoltà che gli permette di attribuire un significato al “tutto” e, di conseguenza, alla sua esistenza.
Si tratta, tra le altre cose, della sensazione che secondo Einstein guida il vero Scienziato nella sua ricerca (“il seminatore della vera Scienza è il mistico”). Che permetteva ai Filosofi di produrre pensieri utili per il conseguimento della felicità nell’esistenza. E che nelle antiche religioni “rivelava” all’Uomo il senso della Vita.
Dal punto di vista sociale è importante comprendere come fosse questa percezione (consapevolezza) di essere parte integrante del mondo che lo circonda, che permetteva all’essere umano di essere “funzionale” alla sua comunità (di essere un Individuo morale). E che induceva l’essere umano a produrre atteggiamenti “sostenibili” nei confronti della Natura.
Perdendo la sua originaria percezione empatica del Mondo, l’uomo oggi è divenuto, appunto, un essere vivente incompleto (rispetto al modello “di fabbrica”).
Ed in questa condizione l’uomo ha iniziato a produrre idee ed atteggiamenti schizofrenici, slegati dalla realtà. Ed ha finito per utilizzare la sua qualità peculiare, il Libero arbitrio, per porsi fuori dalla Natura (dal “Tutto” di cui è parte integrante): esso è infatti convinto, dagli albori dell’Illuminismo, che la peculiare intelligenza di cui è dotato gli serva per creare un Mondo nuovo, migliore di quello di Natura (come i Blues Brothers, l’uomo del Novecento pensa che questa sia la sua “missione” in Terra).
L’attuale
condizione di assenza di integrazione con la realtà porta l’uomo moderno a produrre risultati paradossali:
volendo creare condizioni di vita serena, esso produce una esistenza caratterizzata da una continua angoscia esistenziale; volendo creare una condizione di ricchezza per tutti, esso produce una congenita condizione di povertà; volendo migliorare la Natura, esso la distrugge.
Il problema di fondo è che, in questa nuova condizione “innaturale”, la mente dell’uomo “non funziona più”: essa non è più in grado di espletare la sua funzione naturale, ossia quella di comprendere cosa sia buono e cosa sia cattivo rispetto al funzionamento della sua vita biologica (la sua intelligenza biologica si è ridotta ad essere fortemente inferiore a quella dei suoi animali domestici).
In ultima analisi l’intelligenza dell’uomo non è più in grado di funzionare per quella che è sua funzione fondamentale: l’evoluzione peculiare della specie dell’uomo: l’evoluzione della coscienza umana.
In questa nuova situazione la coscienza dell’uomo “civilizzato” è, appunto, nella pre-condizione ottimale per essere manipolata.
tutto ciò porta … la specie umana … verso l’atudistruzione …
QUI METTI B2 (SFONDANDOLO DALLE COSE TROPPO SPECIFICHE – CHE SPOSTI AL FONDO ASSIEME AL CAP SUCCESSIVO)
——– fine ———-
<B2> L’IDEOLOGIA MORALE MODERNA
((B2–A)) LE BASI DELLA MORALE DELL’UOMO
Abbiamo visto in precedenza come la Morale sia un elemento essenziale per il funzionamento di una comunità sociale (per la vita di un Popolo), poiché essa definisce una serie di regole che, inducendo negli individui delle modalità “automatiche” di comportamento, permettono a quella comunità di funzionare (sono regole che una volta acquisite dall’individuo attraverso l’educazione, divengono parte della sua “natura”).
La Morale fornisce cioè una impostazione delle esistenze dei singoli individui su un unico “codice” di regole non scritte che permette di trovare una armonia (o nella visione materialista, negativa, “un compromesso”) tra le caratteristiche psichiche e biologiche delle persone e le esigenze della comunità (ossia compromesso dei bisogni specifici della comunità indotti, ad esempio, dalla natura dei luoghi: pericoli, scarsità di risorse, peculiarità delle etnie confinanti, …).
La Morale, come indica il Dizionario Etimologico Zanichelli, è quindi un qualcosa che indica «regola, misura delle azioni e quindi abitudine.» (il termine deriva dalla radice “misurare”) Come aggettivo significa infatti «ciò che attiene agli usi ed ai costumi».
Come codice di regole ed abitudini la Morale è quindi strettamente legata al contesto nel quale, secolo dopo secolo, è stata sviluppata.
Ogni forma di Morale è quindi “relativa”: è cioè legata ad uno specifico ambito locale e storico (come si è detto, se per noi Italiani è assolutamente immorale cercare di sedurre una donna sposata, per gli eschimesi è un obbligo morale).
Questa caratterizzazione locale della morale è determinante per l’evoluzione delle Civiltà: per millenni l’uomo ha sviluppato la propria capacità di vivere in relazione con l’ambiente (con la Natura e con il prossimo) attraverso
l’unica possibilità “fisiologica” di sviluppare la sua coscienza:
con l’esperienza diretta con la realtà
che le situazioni contingenti della vita gli mettono a disposizione
(nelle filosofie orientali si dice “nel qui ed ora”).
In questo modo l’uomo ha sviluppato i Valori specifici delle sue Culture, i quali, attraverso l’educazione degli individui, hanno determinato le inclinazioni (“istinti sociali” peculiari) che hanno fatto sì che all’interno del genere umano si evolvessero tante piccole realtà etniche (in Italia le caratteristiche culturali di un Valdostano sono decisamente differenti da quelle di un Siciliano).
Ovvero la Cultura specifica sviluppata dall’essere umano per millenni, di generazione in generazione, in funzione della realtà ambientale specifica, ha definito il suo peculiare modo di essere, psichico e fisico, che gli permette di assumere atteggiamenti “compatibili” con il mondo in cui esso è inserito.
Le Culture specifiche dell’uomo, e quindi le sue varie forme di Morale, hanno permesso, appunto, alla varie comunità umane di “funzionare” (esse forniscono non solo la possibilità all’uomo di vivere in modo sostenibile nell’ambiente in cui è inserito, ma permettono anche un coordinamento spontaneo delle coscienze dei singoli individui, orientando in direzioni omogenee sentimenti, aspirazioni e comportamenti).
Stiamo parlando, appunto, degli usi e costumi di un popolo: della Morale di una comunità umana.
() LE QUALITÀ INDISPENSABILI PER L’EVOLUZIONE DI UNA CIVILTÀ: DIVERSITÀ E RELATIVITÀ
evolzione come dialettica
/ credo di no, è diverso da cosa si dice subito dopo //L’esistenza di molte realtà etniche differenti è una condizione necessaria per per l’evolzuione dell’uomo.
La Cultura, ossia la Civiltà dell’uomo, si evolve tramite un processo dialettico.
Non nel senso Marxista, estremamente riduzionista, ma nel senso originario del termine: il processo dialettico consiste in un confronto tra due parti che sostengono idee differenti, se non “antitetiche”; tale confronto produce una idea-“sintesi” delle idee originariamente opposte, la quale rappresenta una specie di compromesso delle due posizioni specifiche iniziali, e può quindi soddisfare entrambe le parti.
Il Dialogo è, appunto, condizione necessaria per l’esistenza di una società complessa. Il problema è che in assenza di un confronto tra varie istanze all’interno della società, il Sistema non è più in grado di evolversi, e quindi comincia la sua parabola di declino.
Questa assenza di un reale processo di confronto tra idee realmente differenti è il problema di fondo della nostra Civiltà (ad esempio, il pensiero di Destra e quello di Sinistra, pur divergendo su questioni importanti, abbracciano la stessa visione di fondo della Società e della Scienza).
– la “diversità” come condizione fisiologica di sviluppo dell’esistenza
metti a liv 4 anche il successivo … relatività
( la diversità )
Ciò che garantisce l’attuazione di questo processo dialettico,
ossia lo sviluppo fisiologico di una Società è, appunto,
il continuo confronto tra elementi eterogenei
all’interno di ogni specifico ambito culturale
(ovvero la cosiddetta “diversità”, in questo caso diversità a livello culturale).
Nel Sistema culturale occidentale questo confronto è fondato sulla visione illuminista della “lotta per la sopravvivenza”, ed è attualizzato con il termine moderno di “competizione”.
Non si vuole sostenere qui la bontà del concetto di competizione dell’Ideologia moderna del Liberismo di Mercato
L’attuale Società moderna è basata sulla competizione tra individui o tra gruppi di individui. Questa è la visione che è alla base tanto del sistema Società-Mercato, quanto del pensiero antagonista Marxista: la visione marxista propone la stessa forma di competizione della Cultura “borghese”, solo che in questo caso si tratta di una forma di competizione “manipolata”, nella quale il vincitore è già deciso in partenza, in quanto sarebbe secondo il dogma, eletto dalla Storia come individuo “giusto” (questo è il principio di “superiorità antropologica” che rivendicano spesso i Leader della Sinistra).
In realtà il Pensiero moderno ha anche prodotto l’idea che la collaborazione sia migliore della competizione, ma tale concetto, premiato con il Nobel (vedi la storia riassunta in “Beautiful mind”), non è stato mai adottato, per ragioni di “opportunità”, dal “pensiero istituzionale”: in realtà in un mondo gestito da alcune Istituzioni in modo egemonico (“monopolista”) la posizione “collaborativa” sarebbe un indebolimento di chi detiene il potere.
La competizione, nella attuale visione del Mondo, permetterebbe all’Uomo di evolversi poiché in questo modo si selezionano i caratteri culturali “vincenti”, che vanno ad integrarsi nella cultura della comunità.
In ogni caso nella concezione scientifica occidentale l’evoluzione della specie umana è quindi determinata dal confronto tra entità differenti all’interno del sistema sociale: la diversità è quindi anche qui il principio scientifico che sta alla base del funzionamento della vita dell’uomo.
/// lettura // forse no, non qui, compica il percosrso di lcomprensione //// Nell’eovluzionismo la diversità è definita come la “variazione” dei caratteri delal specie che, nella lotta per la sopravvivenza, fornisce il “vantaggio” che permette ad una specie di vincere su di un’altra. A livello sociale tale qualità favorisce, nel pensieo liberale democratico il singolo cittadino (con una ricaduta positiva a livello sicale dovuta al mlgiora ment … ); e nel pesionro ideologico favioisce una specifica classe sociale.
(sono i “cambiamenti adattivi” per i quali.
/ sospeso /// (nelle condizioni di omogeneità viene a mancare quella tensione che produce la molla per il cofornto, e per .. la sitensi di una nuova cultura che superi le precedenti posizioni in una nuova, “più evoluta”, che le comprenda entrambe).
la questione scientifica della Diversità
Nella Scienza occidentale la “diversità” è, appunto, una delle tre qualità fondamentali della vita di un organismo vivente (che sono, appunto: diversità, unitarietà, complessità).
La diversità è considerata essere anche una qualità fondamentale di ogni sistema prodotto dall’uomo, come il sistema sociale (“Unità nella diversità” è anche un principio “politico” fondamentale: è il motto dell’Unione Europea; ed oggi, a livello istituzionale, si riconosce l’importanza della Biodiversità).
.. (Biodiversità e diversità culturali) La Diversità permette … sancisce …
La diversità come fattore indispensabile per la vita è evidente a livello biologico: per mantenere la vita sulla Terra è necessario che esista la diversità maschio/femmina.
Ed in ogni evento della Natura si riscontra come in assenza di diversità non si possano verificare i fenomeni: è il Principio degli opposti delle Filosofie antiche (nella Cultura cinese Yin e Yang), del quale un esempio significativo è rappresentato dalla dicotomia caldo/freddo che, nel mettersi in relazione tra loro, danno origine ai venti, al ciclo di evaporazione e precipitazione delle acque che permette di irrigare la terra, ecc …
Già nella Filosofia Vedica, alcune di migliaia di anni or sono si affermava ”Perciò coloro che sono avanzati nella conoscenza spirituale percepiscono l’unità nella diversità.” (S.B.6.8.32-33)
Ma le Ideologie moderne entrano in conflitto
con la fondamentale qualità della Diversità:
i sistemi che si sviluppano su di un piano razionale sono infatti incompatibili con la qualità della Diversità.
Tali Sistemi sono infatti, in primo luogo, orientati a trovare una condizione “di ordine”: ovvero una condizione di “omogeneità”, in quanto assenza di diversità (l’esempio più significativo è il Principio di Uguaglianza posto come fondamento della Democrazia di tipo europeo).
Come si è detto la razionalizzazione dell’esistenza praticata del Sistema di vita occidentale produce una “semplificazione” delle “sfumature”: questo riduzionismo elimina, appunto, la possibilità di diversità, e quindi di sviluppo dialettico delle idee.
Questa “semplificazione” della realtà ha caratterizzato in modo particolarmente evidente i totalitarismi del Novecento, che hanno prodotto una eliminazione delle “diversità” all’interno della Società ( a livello di razza con il Nazismo, ed a livello di classe sociale con il Comunismo).
Il fatto è, dal punto di vista “Culturale”, che nei regimi fondati su forme di pensiero razionale, è appunto necessario mantenere ordine attraverso una sorta di uguaglianza tra le coscienze degli individui. Questo processo porta immancabilmente ad eliminare le forme di pensiero “diverse” dal modello standard (ed abbiamo visto che ciò significa anche necessariamente, prima o poi, attuare una “eliminazione” dalla vita sociale di chi non riesce ad adottare il modello mentale indicato dalle Ideologie, ed è quindi lontano dal modo di pensare “giusto”).
L’eliminazione delle diversità è anche il fine che persegue, consapevolmente o meno, la Genetica moderna, con la quale l’uomo cerca di eliminare “i difetti” delle specie viventi per pervenire alla creazione di un mondo “progredito” (questo processo si sviluppa attraverso la forma di “Progresso” scientifico moderno, come nel caso della produzione degli organismi artificialmente “progrediti”, gli Ogm vegetali ed animali: il radicamento di questa idea di progresso nella nostra società è tale che alcune madri hanno già “progettato” il concepimento di figli “vincenti” geneticamente modificati).
La “manipolazione” dei caratteri individuali e sociali per allinearli al modello ideale rappresenta proprio il tentativo del nostro sistema illuminista di creare una evoluzione artificiale dell’Uomo (la “riduzione” delle nostre qualità intellettive impedisce all’uomo occidentale di cogliere la contraddizione intrinseca al progetto: secondo i principi della stessa Scienza moderna, giungendo al “modello perfetto” di vita, si eliminerebbero appunto le diversità, portando in questo modo, inevitabilmente, le razze coinvolte in questo processo, alla estinzione invece che al progresso).
>>> la livella di Totò, la morte, annulla apunto le differenze .. « ‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella.» che annulla le differenze sociali che c’erano tra i vivi.
la perdita di “diversità” e la crisi delle Istituzioni moderne private
Tutti i sistemi umani nei quali si perde il supporto di un processo dialettico tra istanze differenti (pretese dei Cittadini le quali sono in qualche modo in conflitto tra loro), ovvero nei quali tali istanze perdono le loro reciproche diversità uniformandosi si alcuni principi di fondo, entra in una fase critica di decadenza.
Non è che nella Società si debba per forza essere in disaccordo: l’esperienza storica millenaria della Società dell’uomo ci insegna che in una società complessa come una Nazione o una metropoli, vi sono comunque delle “tesi” differenti: chi, in un spazio libero, vuole costruire una strada per raggiungere più in fretta il centro, chi invece vuole costruire un parco; chi vorrebbe limitare la vita notturna per poter dormire tranquillo, e chi invece è contento di trovare locali notturni aperti tutta la notte.
La convergenza di tesi “politiche” storicamente opposte è quanto sta accadendo ora nel nostro Sistema parlamentare, con le politiche “dell’inciucio” (del “compromesso”: primo fra tutti il padre di tutti i compromessi, il “compromesso storico” tra i partiti moderati e la sinistra radicale): con l’attuale tendenza da parte di vari Partiti ad assumere le stesse posizioni di fondo per potere avere il massimo consenso da parte delle masse, viene meno il confronto tra idee sostanzialmente differenti, che è alla base di un corretto funzionamento della Democrazia parlamentare25.
Quella del compromesso politico (o “inciucio”) è un caso significativo della “semplificazione” riduzionistica della realtà attuata per rendere il sistema sociale moderno (ossia i Cittadini) più facile da gestire: oggi entrambi i Poli della Politica italiana hanno adottato lo stesso linguaggio Nazional-popolare.
Il problema è che in questo modo, come si è detto, si sono intaccati i principi fondamentali del sistema dialettico parlamentare, e quindi si è arrivati inevitabilmente, attraverso una serie malfunzionamenti che producono crisi sempre più gravi, ad una fase di crisi irrimediabile (per lo meno non più rimediabile attraverso gli strumenti offerti dal sistema stesso). Ossia si è arrivati al punto che nella Cultura politica italiana si sono completamente perdute le istanze politiche originarie dei partiti fondamentali.
La decadenza è stata il destino dei grandi totalitari “forti”, ed è attualmente il caso del nuovo totalitarismo “morbido” proposto nel Novecento dalla Democrazia moderna
Sostanzialmente, come si è già detto, la Democrazia ha perduto per strada il suo elemento principale: la coscienza del Cittadino.
Un esempio di ciò è rappresentato da una affermazione del Presidente della Repubblica Napolitano, il quale, di fronte al voto negativo di alcune Nazioni nel referendum per la Costituzione europea, ha affermato “dobbiamo andare avanti lo stesso, nonostante le difficoltà”; in un regime ideologico il parere dei Cittadini rappresenta, giustappunto, un problema e non il principio di base (a ben vedere, inoltre Napolitano in questo caso ha abilmente taciuto il fatto che in Italia non si è nemmeno pensato di far esprimere l’opinione del Popolo attraverso referendum come quelli a cui egli si riferiva).
– l’assenza di diversità pone in crisi il Mercato
(Monopoli, Capitalismo di Stato, e Globalizzazione)
se ci sono cose troppo approfondite, come sembra (ma forse tolte nell’utlima rilettura), spostale più avanti: fino ad ora il testo è già sufficientemente corposo
Ovviamente qui lascia una estrema sintesi
Anche la crisi globale del Mercato è dovuta alla soppressione delle “diversità” fisiologiche nei sistemi sociali.
Questo è il risultato di una strategia degli attuali Attori principali del Mercato la quale risiede nell’idea, anche qui, che semplificando un sistema, ossia rendendolo più omogeneo e quindi più facilmente gestibile, le cose funzionino meglio.
Con questa idea, come vediamo più avanti, il Mercato ha trasformato se stesso, da un Mercato regolato dalla “concorrenza” (nel quale più Aziende producevano prodotti diversi tra loro – e a prezzi diversi – ed i consumatori avevano la libertà di scegliere ciò che è meglio per loro) ad un Mercato “gestito dall’alto”.
Ossia oggi:
1) vi è un Mercato fatto di monopoli che eliminano la concorrenza portando notevoli vantaggi alle grandi Aziende (ciò è contro la Legge, ma di fatto in questo modo le poche imprese “monopoliste” possono, ad esempio, accordarsi per mantenere alti i prezzi, e bassa la qualità – questa ultima modalità è stata definita, con un eufemismo, “obsolescenza programmata”: i prodotti sono progettati per essere inservibili dopo un breve periodo di tempo).
2) vi è un Mercato “assistito”: le grandi Aziende godono del supporto finanziario degli Stati: se le cose vanno bene, i soldi li incassa l’Azienda; se le cose vanno male, i soldi li mette lo Stato per coprire i buchi (vedi, da esempio, la Cassa integrazione e il salvataggio delle Banche)
3) ma il Sistema Mercato ha sviluppato livelli ancora più evoluti di “Capitalismo di Stato” (gestito dal Capitalismo finanziario che ha gradualmente preso possesso di tutte le grandi Aziende; ed anche, più o meno direttamente, del Governo delle nazioni – un esempio: il presidente della maggior Istituzione internazionale di Capitalismo finanziario, la Trilateral Commission, Mario Monti, è stato anche Premier in Italia). Questo passaggio al Capitalismo di Stato ha prodotto, in una prima fase gli “incentivi” per l’acquisto di prodotti come l’auto. Ed in una fase successiva, l’invenzione dell’”acquisto coatto”, con il quale si obbligano i Cittadini ad acquistare nuovi prodotti anche quando non ve ne è bisogno (vedi la definizione di nuovi standard “obbligatori”, come quelli della TV Digitale o delle auto come l’Euro 3).
Di fatto, in questo modo, il Capitalismo industriale si è trasformato in una forma di Capitalismo di Stato definito in origine da Lenin per l’Unione Sovietico.
Tutto ciò ha portato alla crisi attuale che le istituzioni (pubbliche e private), ormai incapaci di vedere soluzioni sviluppate su un piano differente da quelli appena esposti, non sono in grado di risolvere: oggi, tra le altre cose, il Capitalismo finanziario incorre nel problema della coperta troppo corta, poiché esso cerca ingenuamente di eliminare i deficit delle Nazioni togliendo i soldi di tasca dai Cittadini; i quali, però, alla fine, ormai in condizione di povertà, non sono più in grado di “consumare”, e quindi di far “funzionare” il Mercato (che crolla, e con esso tutto il nostro Sistema sociale, nel quale Società e Mercato sono integrate).
-
(a questo punto lo Stato dovrebbe intervenire con nuove spese per aiutare i Cittadini a superare la crisi, ma non lo può più fare).
Quale è, in sostanza, il problema?
Il fatto è che le Istituzioni, seguendo la forma mentis delle Ideologie moderne, ossia della necessità di un “controllo razionale” sulla Società, vogliono avere un pieno controllo sul Mercato.
Il cambiamento effettuato dagli anni ‘50 è stato profondo: dall’antichità fino alle fasi più recenti della modernità il Mercato si è sviluppato in modo spontaneo, in base alle leggi della Domanda (la richiesta di soddisfazione di bisogni da parte delle persone) e dell’Offerta (la capacità degli imprenditori di soddisfare questa domanda). Questo insieme dei meccanismi spontanei, “naturali” che permettevano al Mercato di svilupparsi in modo fisiologico sono stati definiti dai primi economisti “mano invisibile del Mercato” (Adam Smith, a metà del ‘700) [vedi, a proposito della mano invisibile, l’interessante sintesi su Wikipedia].
L’applicazione di questo controllo razionale su di un Sistema,
il Mercato, basato su “meccanismi umani”, ha finito per snaturare i meccanismi di funzionamento del Mercato stesso
(e quindi per snaturare il funzionamento
della nostra Società che da esso dipende –
vedi, ad esempio, il problema della disoccupazione e della povertà emergente).
Questa nuova forma di controllo del Mercato è sviluppata infatti, in sostanza, attraverso sistemi di controllo del pensiero degli individui, della loro percezione delle cose (per ottenere un controllo delle azioni delle persone).
Ciò significa che in tale forma di Società si cessa di seguire le “Leggi naturali” seguite per millenni (per il Mercato, appunto, si tratta della “Legge” della della Domanda, richiesta di soddisfazione di bisogni reali da parte delle persone, e dell’Offerta di strumenti di soddisfazione di tali bisogni da parte di Artigiani/Imprenditori). E che l’intera esistenza dell’uomo viene spostata su un piano “immaginario”.
Ovvero in questo caso si interviene a monte del processo di Domanda/Offerta, passando dal livello reale dei bisogni a quello immaginario prodotto da dalla persuasione: nel nuovo contesto non è più necessario impegnarsi per cercare di comprendere quali siano i bisogni reali delle persone, e per progettare qualcosa di funzionante (ciò vale tanto per il Mercato quanto per la Politica).
Ora è sufficiente “inventarsi” un prodotto di facile realizzazione (e rapida obsolescenza), e quindi convincere le persone che sia necessario acquistarlo.
Questo è il problema. Come vedremo, questo cambiamento ha trasformato radicalmente la mente dei Cittadini occidentali, creando una situazione paradossale, nella quale l’Uomo ha ribaltato i suoi Principi esistenziali e i suoi Valori: ora
la schizofrenia
(ovvero l’incapacità di riconoscere la realtà,
di mettersi in relazione con essa)
da patologia da curare è divenuta il metodo istituzionale
per raggiungere per il benessere.
(una forma di benessere tutta nuova, che non ha più nulla a che fare con quella Felicità inseguita per millenni dall’Uomo).
c’è già, in precedenza , un excursus Schizofrenia
La schizofrenia dell’individuo, come si è detto, è, appunto, funzionale al funzionamento del Sistema Società/Mercato moderno: le menti delle persone in tale condizione sono facilmente “gestibili” dalle Istituzioni, dai Leader di partito ed dal Mercato.
Oggi si è trasformato l’esistenza dell’uomo in un “sogno ad occhi aperti”, nel quale l’individuo è arrivato ad un punto in cui ha quasi completamente smesso di seguire le “regole di natura” (non è più in grado di avere una percezione di suoi bisogni esistenziali reali) e comincia ad entrare in una condizione mentale nella quale la realtà è ormai totalmente “inventata” (l’uomo occidentale oggi è immerso in una dimensione di illusione rispetto alla realtà: è costantemente in fuga dalla realtà effettiva).
E ciò costituisce un punto particolarmente critico della del percorso di progresso della Civiltà occidentale.
In questo modo, infatti, si attua un ribaltamento di tutti i Valori e meccanismi di funzionamento dell’esistenza umana: la Società diviene in questo modo una “meritocrazia la contrario”, poiché le Virtù tradizionali, che sono state dall’antichità un riferimento per l’esistenza umana, divengono dei “difetti” degli individui (una persona “di cuore” non potrà mai trovare un lavoro in un contesto nel quale si debba vendere ad ogni costo; così come una persona particolarmente intelligente, spinta a cercare di progettare le cose in modo da soddisfare effettivi problemi della gente, non potrà mai essere impiegata negli attuali processi progettuali nei quali si deve fare il minimo sforzo per creare prodotti che verranno venduti comunque, grazie alla nuove forme di persuasione).
Questa nuova forma mentis dell’uomo, basata sull’idea “razionale” di dover “controllare” (ossia di dominare) gli elementi naturali dell’esistenza e della Terra, porta immancabilmente alla nota dimensione di “Volontà di potenza”.
In questa dimensione “astratta” (schizoide) vi è un conflitto alla base di qualsiasi relazione tra la mente e l’”esterno”. La mente dell’uomo, che non è più in grado di adattarsi alla realtà (mancando della percezione più profonda di quest’ultima), vuole modificare la Realtà per adattarla alla sua visione mentale delle cose (è la dimensione psicologica del pazzo).
Questo habitus psicologico porta alla nascita delle ideologie.
Le attuali ideologie sociali colgono infatti al volo l’opportunità. Acquisiscono le ultime conoscenze della Scienza psichiatrica, e divengono in grado di offrire all’essere umano una nuova condizione “astratta” dalla realtà funzionale alla sua nuova forma mentis:
le Ideologie sociali
oggi sono finalmente in grado
di offrire una vita
che corrisponde al vivere un sogno ad occhi aperti
(si tratta tanto delle Ideologie sociali, quanto della nuova Scienza ideologica al servizio del Mercato).
Pian piano nella Società occidentale, seguendo questa strada, le persone vengono completamente ipnotizzate dalla Ideologie.
I Leader ideologici sono in grado di condurre, come dei pifferai magici, le persone ormai completamente ipnotizzate, dove vogliono. Ed il Mercato è in grado di far acquistare alle persone qualsiasi prodotto (anche quando queste sono ormai ridotte alla povertà).
Per quanto riguarda il prodotto tipico di questo tipo di mercato, la questione della mancanza di diversità si traduce nella creazione dei prodotti “indifferenziati”.
I nuovi prodotti di un sistema nel quale tutto viene portato sul piano dell’immaginario (nel quale, cioè, tutto è “finto”), sono prodotti che hanno perduto le qualità sostanziali. Per cui tutti i prodotti sono sostanzialmente uguali tra loro: l’unica differenza è quella percepita dal consumatore (ovvero una differenza immaginata grazie alla pubblicità che mette nella mente del Consumatore uno “spot” nel quale si vede che le lenzuola lavate con quel prodotto risplendono “magicamente” al sole; o lo spot che mostra dei granelli verdi, che nel cartone animato dello spot pubblicitario divengono degli esseri viventi dai super-poteri che mangiano “lo sporco più sporco”).
in questo modo si viene a perdere la “libertà di scelta” … che è alal ase del “libero mercato” (è il porblema dei Monopoli portato a livello di prodotto ..
i nuovi Valori del Mercato (dall’Economia reale alla sovra-struttura dell'”Economia politica”).
Il nuovo Mercato (la nuova Società moderna) si basa quindi su valori e principi totalmente nuovi per l’uomo.
Il problema risiede nel fatto che, nel nuovo contesto,
nasce una Società basata su “conflitto di principi” (di interessi).
Il conflitto è qui tra gli interessi reali dell’uomo (la soddisfazione dei suoi bisogni effettivi) e gli interessi prodotti dalla mente dei nuovi leader “intellettuali” (in questo caso si tratta dei Leader politici con interessi nel mondo del Mercato: nella nuova forma di Società/Mercato basata sul Capitalismo finanziario, i due contesti sono sempre più integrati).
Questo è il problema di fondo del nostro sistema Società/Mercato: si è prodotto un problema intrinseco al sistema, endemico (un “difetto nel manico”), che porta a tentare di rimediare a problemi specifici utilizzando strumenti di per sé errati (perchè sono gli stessi strumenti che hanno prodotto il problema).
Qualsiasi “strumento” correttivo, che sia di tipo politico od economico, è quindi afflitto da questo “conflitto di interessi”, da questo difetto d’origine: le Istituzioni che cercano di risolvere i problemi della Società e del Mercato seguono (anche, possibilmente, in buona fede) degli interessi che non corrispondono al mondo reale. E quindi il mondo reale pian piano si degrada (si sviluppano questioni di insicurezza e disordine sociale, inefficienza dei servizi, povertà, ecc … – ma si degrada anche la Natura).
L’essenza del conflitto di interessi che affligge il nostro sistema Società/Mercato: oggi invece di produrre reale benessere per l’uomo (le varie forme di Società create dall’uomo sono nate proprio con questo proposito), si produce il “benessere” delle istituzioni.
——– messo qui —-
Per ciò che riguarda “l’aspetto Mercato” della nostra Società, si sono trasformati in modo radicale i suoi elementi fondanti.
Sostanzialmente, in questo modo, si è passati appunto dal modello “tradizionale” dell’imprenditore (figura elaborata in un percorso millenario di evoluzione dell’organizzazione delle attività dell’uomo che dai primi villaggi dell’uomo, passando per l’artigiano delle comunità rurali dei secoli scorsi, arriva ai giorni nostri definendo, appunto, la figura dell’imprenditore) al modello del Capitale finanziario, nel quale il Sistema Mercato è gestito in modo “centralizzato” ed “astratto” (quindi in modalità più funzionale alla forma mentis razionale).
Il cambiamento è radicale.
L’imprenditore che era originariamente alla base del Sistema di Mercato moderno, trasformava una sua passione in prodotto, agendo sempre con la missione canonica ereditata dall’Artigiano: se per l’artigiano della comunità rurale la creazione di un prodotto e la sua cessione avevano, in qualche modo, una valenza di dono, l’attività dell’imprenditore nasceva comunque da una spinta interiore a soddisfare i problemi della gente.
Spiegato con i termini delle Scienze economiche: il Sistema-Mercato funzionava perché l’imprenditore seguiva una intuizione (tipica della Cultura empatica di cui si è parlato) con la quale esso riusciva a trasformare una potenziale Domanda, in una Offerta (vvero a trasformare i problemi delle persone in prodotti che funzionassero da soluzione di tali problemi).
Entrambe le “missioni” (nel business si parla, appunto, di “Mission” dell’Impresa) dell’Artigiano del medioevo e quella dell’Imprenditore moderno, avevano quindi un importante valore sociale.
Ed il Mercato conservava gran parte del suo significato di “luogo di scambio” di beni; ovvero di oggetti portatori di Bene, di benessere (in quanto soddisfazione di reali bisogni).
// approfondimento sospeso // La figura dell’imprendotre, in origine (700) … impresa: «attività, azione importante e difficile, che richiede particolare impegno e comporta dei rischi» DeM …. con attenzione sull’eintenzione … impresa per creare un valore … realizzare un’impresa … scambio di beni … di valori … con rapporto “diretto” da persona a persona … senza intermediari (mercanti) … una reale domanda” … in quanto bisogno effettivo … bene in quanto “cosa opportuna” DeMauro .. .. L anuova società mercato fondata sul capitale finanziario … i mercanti nel tempio … Bene « oggetti mediante i quali gli individui soddisfano i loro bisogni» (Treccani) .. perché non disponibile in natura …
Nella sua nuova veste di Capitalismo finanziario, invece il Mercato diventa un Sistema astratto. E, essendo il sistema su cui si basa la nostra Civiltà un sistema sostanzialmente basato sul Mercato (la Civiltà occidentale si definisce come Società-Mercato), le qualità del nuovo Capitalismo finanziario hanno influenzato in modo determinate la vita reale delle persone, portandola ad un livello sempre più astratto: inducendo nella mente dei consumatori (l’uomo occidentale è in primo luogo un “consumatore”), in modo estremamente “persuasivo”, dei bisogni “astratti”.
La nostra Civiltà, in questo modo, ha subito un cambiamento sostanziale estremamente profondo, radicale, e le conseguenze all’interno della nostra Società sono state devastanti: le grandi Aziende (nella nuova veste “finanziaria” esse non possono più essere definite “imprese”) non producono più reale valore per il consumatore, ma solo più benefici “ideali” (le persone, intrise di questa nuova Cultura, non riconoscono più nemmeno i loro bisogni “biologici”, reali, ma mirano alla soddisfazione di bisogni illusori).
Una precisazione: con questa nuova forma di Mercato (e quindi di Società) la nostra Civiltà si impoverisce di Valori: infatti, sostanzialmente, la gestione del Mercato è stata sottratta ai creatori di valore (Artigiani/Imprenditori si stampo tradizionale), ed è passata in mano ai “commercianti” (i “venditori”, che un tempo erano l’ultimo anello della catena di creazione di un bene, e che oggi si occupano invece di ogni fase di realizzazione del prodotto, progettazione compresa – essi finiscono per creare, applicando al prodotto la loro forma mentis, esclusivamente forme di valore immaginario).
Il “business”, con la nuova svolta, finisce quindi per perdere il suo tradizionale valore sociale, e per assumere un “valore egoico” (è la mente razionale che prende il sopravvento sul mondo).
Nella sua più elevata fase di evoluzione, il sistema del Mercato del Capitale finanziario si identifica quasi completamente con il Sistema della Borsa. In effetti questo è il terreno ideale per il Capitalismo finanziario, poiché in questo caso si esclude dal Sistema di mercato l’“inutile” componente reale del Prodotto: con il Sistema della Borsa il Mercato occidentale riesce letteralmente a mettere in piedi un mercato Virtuale, estremamente profittevole, nel quale non vi è più nemmeno bisogno di produrre prodotti reali (la Borsa è una sorta di Casinò globale nel quale, non a caso, il software per la gestione degli investimenti in borsa deriva da quello prodotto in un primo momento a Las Vegas per supportare il gioco degli scommettitori).
Un’altra nuova modalità del Mercato che ha eliminato le diversità è il processo di Multinazionalizzazione, atta a semplificarne la gestione (ad esempio, con “economie di scala”).
Si tratta della cosiddetta “Globalizzazione” e della Standardizzazione di processi e prodotti. Introducendo tali modalità si sono eliminate delle fondamentali diversità etniche a livello di prodotto: sono fatti sparire dal Mondo una miriade di “Prodotti dell’uomo” (i prodotti tradizionali locali – il che ha significato una operazione di “egemonia culturale” di tipo gramsciano: per rendere più gestibile il Mercato, si sono eliminate importanti “culture” specifiche).
Un altro grave problema prodotto dal nuovo tipo di Mercato: essendo le Tecnologie prodotte dal Mercato occidentale altamente distruttive (da noi si usa l’eufemismo “non sostenibili”), l’espansione del sistema di Mercato occidentale a livello globale comporta anche la distruzione delle “diversità” a livello biologico (vedi le macchine per coltivare la terra vendute in Africa negli anni ‘60, che hanno impoverito il terreno; gli OGM, che eliminano le varietà vegetali locali; ed ogni forma di inquinamento industriale) e a livello culturale (i nuovi media globali annullano le culture locali).
Si deve inoltre tener conto di un’altra conseguenza della condizione di schizofrenia che affligge la nostra Società (della separazione delle Istituzioni dalla Realtà effettiva): il processo di astrazione del Mercato (dell’economia delle Nazioni) ha prodotto quella che è definita come la svolta di Bretton Woods, con la quale le istituzioni hanno deciso di slegare il valore del denaro da quello dell’oro posseduto dallo Stato che emette il denaro. In questo modo si è slegato in modo totale dalla realtà la forma di Valore presa in considerazioni dalle Istituzioni governative.
(conclusioni sulla questione della diversità )
Siam nel cap liv5 – la crisi delle Istituzioni moderne private delle “diversità”
Per ritornare alla questione più generale delle diversità, il fatto è quindi che venendo a mancare le diversità, nella Società a fondamento democratico viene a mancare quel processo dialettico (il confronto tra parti, tra libere coscienze) che è alla base dell’evoluzione di tali forme di società (quindi della loro sopravvivenza).
La diversità è una delle ricchezze fondamentali per l’Uomo e per il Pianeta: la diversità di coscienze, ovvero l’eterogeneità delle idee, delle visioni delle cose e dei sistemi di sapere, non produce caos ma evoluzione (ciò è vero in un Sistema sociale delle Civiltà antiche, e in una reale Democrazia; mentre, nella attuale forma di Democrazia, ordinata in modo “razionale”, è vero l’opposto: la diversità produce effettivamente disordine).
In altre parole un Sistema sociale umano per funzionare deve garantire l’esistenza di soggetti umani “originali” (ultimamente si è scoperto che fino al 12% di DNA varia tra individui umani). Ossia deve garantire il mantenimento della peculiarità fondamentale dell’individuo-uomo: una “libera coscienza” (e quindi il libero arbitrio).
Venendo a mancare la condizione di Libertà di coscienza, e quindi di originalità e spontaneità, l’individuo si fonde in nella “massa” come elemento indifferenziato. Ciò è quanto avviene nei sistemi cultuali riduzionistici come la Società occidentale, per questioni di “economie di gestione della società”. E ciò mina, alle fondamenta, la salute di tali sistemi culturali e sociali.
-
=
-
Da punto di vista del Pensiero razionale le comunità sociali che vivono in condizioni fisiologiche, nelle quali cioè le persone sono dotate di una libera coscienza e sono quindi “originali”, “soggettive” nei loro pensieri e azioni, rappresenterebbero una forma di “individualismo” (individui scioolti da legami morali): ciò è effettivamente vero per quanto riguarda il contesto Culturale occidentale, nel quale sono spariti i rapporti empatici (empatia in quanto “sintonia” di percezioni con l’altro; la Caritas, qualità alla base del Crisitanenismo), e quindi nel quale i Valori umani sottili sono stati sostituiti con nuovi valori materiali (nella nostra Civiltà non vi è più dell’individuo un essere, ma un avere).
L’Individualismo è, in una comunità che vive in funzione delle reali qualità umane è … “soggettivismo” ….
Vedremo più avanti come soggettivismo .. realtività … ……………
<<<< alcolismo e suicidio nella “globalizazione” delle popolazioni native .. americane .. (“aienate”)
// ofrse no /// ciò comporta anche malattie ..(la etnia abitua per secoli a cibarsi .. organismo funzionale a cibo …
====================================================
== FINO QUI NON CI SONO RIPETIZIONI ===
==================================================
qui c’era morali alternative ….
(( c’era il TIT liv 4 “/// criteri generali della Morale dell’uomo …))
() RELATIVITÀ E UNIVERSALITÀ:
IL LIVELLO UNIVERSALE DELLA MORALE
-
[giusto liv 3, poiché anche queste sono le “qualità indispesabili” sotto il livello 2 precedente]
-
lungo 9 pp
((occhio che morale universale è anche il prossimo capitolo
ma anche un capitolo molto prima, … ” la morale empatica universale”))
«Nella libertà dell’uomo, in senso filosofico, non credo assolutamente. Ciascuno di noi agisce non solo guidato da una compulsione esterna ma anche da una necessità interna.»
[Albert Einstein, The World as I See It]
Vediamo in questo capitolo come per la Specie umana vi siano due forme di Morale: una Morale sociale, legata appunto ad un contesto etnico-culturale, ed una Morale più generale.
Abbiamo detto che due sono le condizioni fondamentali per lo sviluppo di una civiltà umana: diversità e relatività (questi sono due capisaldi della Scienza moderna).
Sul concetto di relatività si basa la Morale sociale dell’uomo:
la Morale sociale è infatti un Sistema culturale dell’Uomo relativo a luoghi geografici ed a condizioni di vita specifiche. O meglio relativo a caratteristiche etniche peculiari.
Il concetto di relatività, vedremo, è inoltre collegato al concetto di universalità.
Riassumendo quanto esposto nei capitoli precedenti, ogni forma di Morale sociale è “personalizzata” rispetto al contesto sociale/ambientale nella quale essa è stata sviluppata (le varie forme di Morale dell’uomo sono infatti spesso in contrasto tra loro). Non esistono perciò delle Leggi Morali create dall’uomo che siano “giuste in assoluto” (non esiste una sorta di Legge Morale sociale universale).
Ciò vale per la forma di Morale creata dalla mente dell’uomo: quella componente della Morale relativa al contesto specifico (che fornisce la caratterizzazione specifica locale o etnica – che possiamo definire come Morale sociale).
Accanto a questa componente relativa della Morale vi è però, appunto, una una componente “universale” della Morale, legata alla natura dell’uomo.
Infatti, nonostante la loro relatività tutte le forme di Morale umana che si sono succedute in millenni di Storia dell’uomo, esse sono basate su un substrato di meta-regole comuni (ciò vale però, attenzione, solo per quelle forme di Morale “spontanee” che sono nate all’interno nelle comunità nella forma originaria, i Villaggi – e non per le forme di Morale imposte dall’alto da Ideologie: in questo caso il problema è, appunto, che le regole puramente “mentali” di questi contesti, eliminano la parte “universale” dei codici di comportamento).
Il fatto è che anche
se non esiste un codice sociale di comportamento morale
valido per tutti gli esseri umani
(la Morale sociale si basa sui costumi, ovvero sulle Culture locali),
esistono però delle “regole generali” che l’uomo,
in ogni contesto specifico, applica a se stesso.
Si tratta di “regole generali” che rappresentano un comun denominatore di tutte le dottrine morali, e che possono essere considerate una sorta di codice di meta-Morale.
il livello universale della Morale
In sintesi, quindi il ruolo essenziale di una forma di Morale umana è quello di definire un sistema di regole che possono far vivere nel miglior modo possibile gli uomini appartenenti ad una comunità specifica.
(la Morale propone modalità di vita finalizzate a produrre risultati positivi non solo nell’immediato, ma anche a non produrre effetti collaterali negativi nel lungo periodo).
E vivere nel miglior modo possibile, come si è detto, significa per l’uomo riuscire a soddisfare le proprie esigenze biologiche in modo ottimale con le risorse che ha a disposizione nella situazione contingente; ed in base i limiti “politici” imposti dalle criticità locali e storiche. Ma vivere nel miglior modo possibile significa anche, per le caratteristiche specifiche del sistema psico-fisico dell’uomo, essere in grado di mettere a punto un buon livello di un benessere psicologico (ad esempio sapendo curare le proprie relazioni umane).
Questo benessere psico-fisico rappresenta, appunto,
una condizione universale dell’uomo:
una aspirazione che accomuna tutti gli esseri umani,
a prescindere dalla realtà etnica alla quale essi appartengono.
Si tratta in primo luogo (ma non solo) del livello che caratterizza gli uomini in quanto esseri animali: il livello delle regole fisiologiche di base che l’uomo condivide con gli altri animali, le quali rappresentano, appunto, il livello basico dei codici di comportamento dell’uomo (ad esempio la pulsione all’accoppiamento, sulla quale sono definiti gli aspetti universali delle varie forme di Morale).
Ma poiché l’essere umano si differenzia dall’animale per il fatto di essere dotato della sua peculiare forma di coscienza (e cioè di una “Psiche umana”), il livello “di base” delle regole di vita non è fatto solo di istinti animali: a questi ultimi, nell’uomo si sovrappone un livello che viene definito dalla nostra Scienza come psico-biologico.
Il livello psico-biologico dell’individuo rappresenta, appunto, un comun denominatore delle regole di comportamento sociale funzionali all’esistenza dell’essere umano: una sorta di meta-morale universale (si potrebbe dire, in un certo senso, che questo livello sta alle leggi Morali come la Costituzione sta alle Leggi).
il livello assoluto e quello relativo della coscienza
In altre parole nell’essere umano vi sono due differenti livelli di coscienza che ne regolano il comportamento:
-
un livello, di regole assolute, che risiede a livello psico-biologico;
-
ed un livello “relativo”, fatto di regole più specifiche rispetto al contesto in cui esso vive (regole, in questo aspetto, definite dalla sua Cultura).
Le leggi psico-biologiche che definiscono la morale di base, o meta-morale, che costituisce il fondamento di tutte le “morali spontanee” dell’uomo, sono quindi delle regole generali “assolute”.
Questa assolutezza non è però definita dalla mente razionale dell’uomo, come è invece nella Morale della Società occidentale; ma è definita, all’interno dell’uomo, da quella parte della sua coscienza che oggi è etichettata come inconscio (la mente dell’uomo non è proprio in grado di comprendere, e quindi di operare, a questo livello).
Questa componente assoluta della Morale è quella che per le culture non-occidentali che si sono succedute sin qui nella storia dell’uomo rappresenta la parte “saggia” dell’individuo. E che invece nella Cultura del Novecento è divenuta la parte da controllare e reprimere con la “ridotta” parte razionale della Mente.
Queste Leggi “universali” della Morale dell’uomo non appartengono affatto ad un livello “metafisico”, ma sono determinabili in modo scientifico: oggi la Piscobiologia può, ad esempio, mettere in relazione i comportamenti dell’uomo con la presenza, nel suo organismo, di specifiche qualità di ormoni; o mettere “oggettivamente” in evidenza il funzionamento di parti particolari zone del cervello durante la reazione della mente a specifici stimoli ambientali.
– i bisogni “universali” dell’uomo
Quali sono le leggi di base universali, o assolute, sulle quali l’essere umano formula i Codici comportamentali con i quali esso regola la sua esistenza?
Si tratta di “necessità assolute” per la vita registrate in qualche parte del suo organismo. Ovvero di bisogni biologici, che nell’essere umano, essendo esso dotato di una coscienza peculiare, sono differenti da quelli dell’animale.
Vediamo in breve quali sono.
Riassumendo quando detto in precedenza, vi sono due tipi di bisogni di base dell’uomo:
-
Necessità fisiologiche animali.
L’uomo condivide con gli animali alcuni bisogni biologici: anche l’essere umano deve sottostare alla maggior parte delle leggi assolute, “oggettive”, tipiche degli animali, come la necessità di alimentarsi o di dormire.
-
Necessità emotive (legate al sistema ormonale): anche queste sono simili a quelle delle altre specie animali.
-
Necessità peculiari dell’essere umano: sono delle necessità biologiche dell’uomo che sono, rispetto alle precedenti, più difficili da riscontrare in modo “oggettivo”, poiché esse risiedono ad un livello che con gli strumenti che la Scienza ha oggi a disposizione, non possono essere osservate in modo rigoroso, “esatto”, nelle loro specifiche determinazioni di causa-effetto; e non possono quindi essere inserite in vere e proprie teorie scientifiche.
i bisogni che l’uomo condivide con gli altri animali
Una delle necessità che l’uomo condivide con gli altri animali è, come si è detto, l’esigenza di accoppiamento tra individui di sesso differente (si tratta appunto di un elemento assoluto della vita dell’uomo, registrato in modo “oggettivo” nella coscienza delle varie specie animali: l’individuo non ha bisogno di essere istruito in proposito; l’impulso sorge spontaneo proprio perché è registrato nella sua memoria “biologica” a prescindere dalla educazione che ha ricevuto).
E’ necessario comprendere come questi bisogni assoluti, ovvero queste Leggi morali, siano “oggettivamente” operanti nell’organismo umano, anche quando lo studio di un comportamento individuale, in apparenza, sembrerebbe negarne l’esistenza: i riscontri di questo meccanismo sono oggi possibili grazie all’osservazione “oggettiva” dell’attività chimica dell’organismo umano (sostanzialmente si è in grado di osservare la produzione di sostanze ormonali, che influenzando il “cervello esteso” a tutto il corpo, indirizzano gli atteggiamenti dell’individuo verso determinanti fini).
L’esempio dell’impulso all’accoppiamento sessuale rappresenta un caso in cui, sebbene esso sembri essere apparentemente contraddetto da alcuni comportamenti specifici dell’individuo, una pulsione “naturale” può venire in alcuni casi trasformata dalla coscienza dell’uomo in atteggiamenti differenti.
In questo modo l’essere umano può infatti, “miscelando” gli ormoni di base con altri ormoni (la cui secrezione è sostanzialmente legata a forme di paura esistenziale), produrre atteggiamenti che deviano rispetto allo “standard biologico” (si ottengono in questo caso atteggiamenti sessuali non strettamente biologici, che le Culture tradizionali definiscono come “perversi”).
Si tratta di un caso in cui è quindi evidente la differenza tra pulsioni “biologiche” (ormoni secreti in tutti gli individui) e pulsioni create in qualche modo da alcuni livelli della coscienza dell’uomo in base a sue particolari esperienze soggettive (ormoni secreti solo in alcuni individui, che si mescolano con i primi).
La possibilità offertaci oggi dalla Scienza di osservare in modo scientifico questo processo fisiologico ci permette di comprendere meglio come l’essere umano possa “trasformare” le sue pulsioni biologiche primarie. Ciò viene fatto dall’uomo, attraverso il processo che avviene all’interno della sua coscienza, di rimozione delle sensazioni (di “repressione” delle pulsioni): un processo patologico della coscienza umana nel quale le pulsioni rimosse continuano ad operare, a livello sotterraneo, in altre direzioni (le cosiddette passioni).
Le pulsioni “perverse” dell’uomo
derivano infatti, paradossalmente,
da una repressione delle pulsioni primarie.
Si noti che il processo di rimozione (repressione delle pulsioni), come si è accennato [argomento sviluppato più avanti, e nel documento “Sentieri”], è sostanzialmente differente da quello definito come “sublimazione”, che permette all’uomo di superare le sue “passioni”; e che risiede, diciamo, ad un livello “spirituale” (sebbene, ad un esame superficiale, “razionale”, i due processi possano sembrare coincidenti).
Ci riferiamo alla peculiarità della coscienza dell’uomo che permette ad esso di “sublimare” alcune sensazioni come quella della pulsione sessuale (vedi ad esempio chi, come i “Santi”, adotta la castità).
In questo caso non si tratta però di rimozione: qui gli esseri umani che hanno sviluppato particolari qualità della loro coscienza sono in grado di utilizzare consapevolmente gli impulsi ormonali per far lavorare il loro organismo in un modo particolare (come si afferma nelle Filosofie antiche, i “Santi” non sono immuni dalle sensazioni di base dell’essere umano, ma sono semplicemente in grado di trasformare, in modo consapevole, le passioni umane in condizioni di coscienza di livello “più elevato” nella scala di evoluzione dell’Uomo).
Si tratta però di una argomentazione tutt’altro che scientifica, che non può trovare posto in questa trattazione.
In ogni caso, la “pulsioni” dell’essere umano sono riscontrabili in modo oggettivo, o in base a mix di ormoni, e/o in base alla evidenziazione dell’utilizzo di alcune aree del cervello.
L’organismo che non sia in grado di produrre questi ormoni, entra in una condizione di deperimento, di decadenza psicofisica che, se non sottoposta ad un processo di “guarigione”, produce patologie fisiche sempre più gravi.
le necessità sottili (universali) dell’essere umano
Alle necessità biologiche primarie “assolute” dell’uomo,
si aggiungono altre necessità che,
sebbene si trovino ad un livello più “sottile”
rispetto a quelle citate in precedenza,
sono comunque sempre “assolute”
(tali necessità sono cioè comunque
elementi che accomunano qualsiasi essere umano).
Si tratta, nei casi più “evoluti”, delle facoltà a cui abbiamo accennato, tipica delle persone particolarmente “virtuose” (dei cosiddetti “saggi”, o “Santi”).
In questo caso sono coinvolte delle “pulsioni” legate a quella peculiarità della Coscienza umana definita “affettività” la quale, come abbiamo visto, risiede ad un livello “superiore” rispetto a quello che l’essere umano condivide con le altre specie animali (ossia un livello superiore a quello definito “emotivo”).
A questo livello di coscienza l’essere umano è in grado di compiere imprese impossibili all’animale, come il trascendere le pulsioni più istintive (come quelle legate all’odio) e può, ad esempio, non reagire istintivamente con forza ad una minaccia di violenza, ma risolvere la questione in modo “più umano”.
Questo livello è definito in alcune culture come “livello Spirituale”.
Per comprendere la differenza della forma mentis Occidentale dispetto a tutte le altre “filosofie di vita” prodotte dall’uomo, è di fondamentale importanza comprendere come esistano due livelli di “sentimenti” nell’uomo: i Sentimenti affettivi e le emozioni (e come nella nostra cultura si sia persa la consapevolezza di ciò)
Il livello dei Sentimenti affettivi, secondo le Culture antiche, non risiedono le “perversioni” prodotte dalla coscienza umana (che risiedono invece a livello emotivo), poiché a tale livello le percezioni dell’individuo, a differenza di quelle prodotte dal livello emotivo-ormonale, sono percezioni “dirette” dell’”assoluto” (vi sarebbe in questo caso, grazie ad una sviluppata facoltà di intuizione sensibile, una integrazione sinergica della coscienza dell’individuo con l’ambiente che lo circonda).
Ovvero al livello dei Sentimenti affettivi vi sarebbe la possibilità di avere una percezione di quell’entità globale, “cosmica”, nella quale si integrano le varie componenti “individuali” (detta in modo più scientifico, questa “entità globale” è il Tutto che la Scienza, con la Teoria di Gaia, ha inglobato in sé – per le Culture più antiche si tratta dello “Spirito” che governa le cose).
A questo livello di realtà si riferiscono anche molti scienziati, tra i quali Einstein: quest’ultimo si riferisce a tale livello come l’unico al quale può operare la coscienza dello Scienziato per scoprire nuove verità scientifiche (“Non posso concepire un vero scienziato privo di una profonda Fede (…) la Scienza senza la religione è ingenua (zoppa)”).
o quando afferma: “il seminatore della vera scienza è il mistico”.). >>> I cannot conceive of a genuine scientist without that profound faith. The situation may be expressed by an image: Science without religion is lame, religion without science is blind.
– il rapporto dell’uomo con le leggi psico-biologiche universali
la difficoltà dell’uomo di seguire le leggi assolute
Vi sono quindi delle “leggi universali” di comportamento registrate nell’organismo umano.
Il fatto è però che l’essere umano dispone della peculiare coscienza dotata di libero arbitrio che gli permette di affrancarsi da tali leggi universali; esso incontra quindi non poche difficoltà nel seguire queste regole “naturali”.
Gli atteggiamenti “perversi” dell’uomo
Vediamo un altro caso di pulsione “perversa”: il caso del suicidio.
In questo caso l’individuo trasgredisce (apparentemente) una regola fondamentale della vita sulla terra: la legge della sopravvivenza.
Perché, sebbene ci si aspetti che tutti gli uomini sono programmati per sopravvivere, alcuni individui uomini si suicidano?
Freud, che per primo nella Scienza del Novecento si era posto questo problema, all’inizio della sua carriera non riusciva a risolvere questo enigma.
La spiegazione più immediata, che si tratti di un “errore di natura”, è ingenua, perchè non si basa su nessuna Legge scientifica (non vi possono essere errori nelle leggi scientifiche: se si individuano “errori” nei modelli definiti dalle Leggi scientifiche, queste decadono – ad esempio, se si osservasse un oggetto “cadere verso il basso”, la Legge di Gravità decadrebbe).
L’incapacità di dare una spiegazione scientifica del fenomeno del suicidio derivava dalla posizione errata della Scienza, secondo la quale l’uomo sarebbe soggetto alla Legge di sopravvivenza. Per giungere ad una spiegazione scientificamente valida si è così dovuto riformulare la Legge di sopravvivenza: essa non si riferisce più alla sopravvivenza dell’individuo, ma alla sopravvivenza della Specie alla quale l’individuo appartiene.
In quest’ottica il suicidio non è più un “errore di natura”, ma può essere visto all’interno del processo di evoluzione della specie, come una elemento regolatore dell’evoluzione della specie umana: e cioè come una “naturale” pulsione, programmata nell’organismo dell’individuo che si attiva nell’individuo incapace di interpretare un ruolo “utile” alla società, per eliminare se stesso.
In base a questa programmazione l’individuo che non è in grado di collaborare all’evoluzione della sua comunità sociale (o peggio, che rappresenta un potenziale danno per essa) è spinto, da una pulsione insopprimibile, a togliersi di mezzo per il bene per la comunità (ciò che spinge la persona a suicidarsi è sempre, una serie di sensazioni prodotte dal sistema ormonale: “esaurimento”, vergogna, rabbia, ecc …).
-
In questo caso, appunto, inteverrebbe una sorta di moruale universale, .. percezione
-
.. di persone … nella immensa ed .. inguaribile … frustrazione di .. essere compresi … ovvero accettati, … coccolati .. “dal mondo” (e quindi, se volgiamo, l’impossibilità cronica di poter godere di “!piceri” della vita …) si trasformano in sensazioni terribilmente dolorose … fino a spingere l’individuo a pensare che l’unico modo di soprrimerele sia sopprirem se stesso).
Un esempio particolarmente significativo di questa pulsione “al Bene” che sta dietro agli atteggiamenti “negativi” dell’Uomo è la vita di Adolf Hitler: leggendo i testi che descrivono la vita di questa persona che ci appare come l’incarnazione del Male (inteso come negazione dell’Amore umano), si scopre che egli era in realtà “malato d’amore” (nella prima parte della sua dittatura era “perversamente” impegnato a colmare di amore le donne che gli stavano attorno).
/ se c’è lettura // SOSPESO – SVILUPPARE //// freud era ingannato dalla sua visione razionalista … che non vede positive .. prima definisce, in moodo particolaristico … lì’aggressiviltà rivolta verso se stesso (spiegazione a livello di spiche individuale, utle come strumento pratico di … cura … ma che non comprede spiegazioni …) poi inventa la “Pusione di morte” … l’uom avrebbe registrato dentro di sé una pulsione a ritoanre inorganico (sabbia alla sabbia ..) (( in Lutto e Malinconia))
A proposito della “pulsione al suicidio”, è possibile inquadrare tale pulsione in un possibile contesto più generale di quello della specie umana: estendendo il concetto precedente, la pulsione al suicidio potrebbe essere un meccanismo che agisce all’interno dell’essere umano per salvaguardare la Biosfera (il suicidio di un individuo in grado di mettere in pericolo la biosfera sarebbe in ogni caso di un modo per permettere la sopravvivenza della specie umana, la cui vita è, appunto, supportata dalla Biosfera).
Si noti una possibile implicazione di questa considerazione: in tale ottica la Specie umana (o una specifica Civiltà) potrebbe essere spinta inconsciamente ad auto-eliminarsi nel caso in cui essa divenga pericolosa per la vita sulla Terra! (In questo caso il togliersi di mezzo di una comunità, o di una intera Civiltà che aspiri ad un Bene che è in conflitto con quello della Biosfera, impedirebbe la distruzioni indispensabili per la vita di altre comunità umane).
Ritornando alla questione delle “regole comportamentali assolute” degli esseri viventi, dobbiamo rilevare che per l’uomo, dotato della qualità peculiare del Libero arbitrio, è più difficile seguire le “leggi universali di comportamento” che per l’animale, il quale segue “automaticamente” le sue regole “sociali” (è più difficile, per l’uomo, essere un “essere sociale”).
Per questa ragione, sebbene anche l’essere umano sia soggetto a regole assolute, per raggiungere una condizione di reale benessere interiore ed esteriore
l’uomo deve riuscire a “individuare dentro di sé”
le sue regole di comportamento assolute.
Tale processo interiore è tutt’altro che facile per l’uomo: esso implica una continua “analisi”, a livello di percezione non-razionale, di se stessi nelle proprie esperienze di vita (una attenta, e spesso sofferente, osservazione del trasformarsi della qualità della propria vita in funzione del proprio modo di giudicare le cose e di agire). Si tratta del processo di conoscenza il quale l’uomo ha sviluppato la Cultura spirituale, la Filosofia e la Psicologia.
Il processo di evoluzione della Coscienza dell’individuo
Solo quando è in grado di seguire queste regole l”universali” l’essere umano può vivere in armonia con la sua comunità sociale, e quindi, per il fatto di essersi fatto individuo sociale, in armonia con se stesso.
In ultima analisi la Morale è composta da una serie di regole universali che l’individuo può individuare solamente attraverso un processo di conoscenza sviluppato su un piano non-razionale (non “intellettuale”, non verbale).
E, come indicano le Filosofie e le Scienze non-occidentali, tale ricerca viene svolta dall’individuo all’interno di se stesso (il “conosci te stesso” di Socrate), poiché solo in questo modo, ovvero osservando le percezioni che si sviluppano nel proprio organismo come riflesso della Realtà esterna, l’uomo può conoscere quest’ultima.
Come si è detto, la Morale, ovvero la “guida ai comportamenti dell’uomo”, è il risultato di questo processo di conoscenza della realtà sviluppata dall’uomo in migliaia di generazioni. Ed è un “codice” non scritto di leggi registrato a livello prettamente biologico.
Si tratta, come abbiamo detto, di un insieme di regole di vita perfezionato dall’uomo, in esperienze millenarie, su due livelli: nel rapporto con se stesso (processo di evoluzione che lo ha portato a conoscere i meccanismi “psicologici” tipici dell’essere umano, e quindi le modalità di giudizio e di azione seguite dalla sua mente); e nella relazione con l’ambiente (con le condizioni climatiche, con le caratteristiche orografiche, con le popolazioni confinanti, ecc …).
>> – si tratta di una attenzione introspettiva ed .. autocritica
– oggi su con il linguaggio di internet si direbbe “best pratices”..)
Queste regole di comportamento sono registrate in un complesso sistema di memorie che risiede a livello dell’inconscio, e non possono quindi essere elaborate direttamente sul piano razionale (questo è il paradosso delle Ideologie: esse, proponendo una razionalizzazione della Morale inducono in realtà una a-moralizzazione dell’individuo – seguendo la versione razionale della Morale, l’individuo non è infatti più in grado si seguire quella guida interiore che gli permette di perseguire una qualità della vita che sia anche, contemporaneamente, qualità per la vita degli altri essere umani e per l’ambiente).
L’atteggiamento morale è quindi la capacità dell’uomo di riferisi, nel definire i propri giudizi e le proprie azioni, a tale codice non scritto … (un atteggiamento morale è prettamente mirato a produrre una qualità della vita .. contamporaneamtne per se e per gli alttri .. – mentre pe le ideologie, per il penseior razionale, è ..in modo molto più altratto, seguire un codice di leggi impostatati da altre persone … che ritengono di essere in gado di intuire … e quindi di sostituire all’impitnao tradizionle esperienziale ..
/// sospeso /// l’uomo è essere sociale fina a quando non è in grado di trascendere: poi lo è ancora, ma a livello spirituale.
le ideologie come “morale relativista”
L’Ego crea il Relativismo per dotarsi di una libertà assoluta
In altre parole, a differenza dell’animale, grazie alla libertà che gli concede la sua coscienza,
l’essere umano, con un atto di “volontà” della sua Ragione,
può decidere di
liberarsi delle regole “universali”
che lo hanno guidato per millenni nella
sua vita di relazione con le persone e con l’ambiente naturale.
Liberandosi di questa sua relazione con le regole universali, assolute, del Mondo l’essere umano produce quella forma mentis definita oggi come Relativismo (questa è la condizione “morale” delle ideologie moderne). [vedi il prossimo capitolo]
Le ideologie moderne mirano proprio a liberare l’essere umano dalle necessità assolute (esse parlano di “emancipazione” dell’uomo): l’appeal delle Ideologie risiede infatti nella loro promessa di fornire all’Ego nella forma moderna una condizione di “libertà assoluta”.
Nelle ideologie istituzionali, basate sul positivismo scientifico, che ha generato tra le altre cosse il nostro sistema Società-Mercato, il fine promesso è quello Illuminista, della liberazione dell’uomo dalla schiavitù nei confronti della Natura (attraverso le tecnologie prodotte dal pensiero scientifico). Mentre per l’ideologia ad esse antagonista, il Marxismo, si tratta della promessa, più sottile, di ”emancipazione”: ovvero di liberazione dall’assoggettamento delle coscienze nei confronti di una autorità (esercitata in questo caso da una classe sociale).
Vedremo nei prossimi capitoli come le ideologie propongano sempre un livello relativo di morale, poiché esse contrappongono un Mondo di Idee al Mondo reale (alla realtà biologica).
la chiusura del Pensiero ideologico alla percezione della Realtà
( la mente “ridotta” elimina aspetti della realtà, e li teme )
Perchè la mente moderna si affida ad un Morale relativista (che si è cioè liberata dai vincoli universali, assoluti del comportamento degli organismi viventi)?
La questione è, fondamentalmente, che, come era stato compreso già nelle psicologie antiche, l’essere umano che si affida al livello razionale della sua mente (come è per l’uomo moderno), ha una percezione “ridotta” della realtà, poiché in questo caso esso elimina dalla sua vita alcuni aspetti della realtà e di se stesso.
E finisce quindi per temere molti aspetti della realtà dei quali esso ha perduto la percezione.
Le ideologie materialiste (Positivismo scientifico, Socialismo e Marxismo), ad esempio, non possono proprio accettare l’esistenza di un livello di necessità psico-biologica come quello “affettivo”, poiché la mente dell’individuo in questo caso opera ad un livello razionale nel quale non vi è una percezione di questo aspetto della coscienza (dalla loro posizione coscienziale le persone “ideologizzate” non sono proprio in grado di riconoscerne l’esistenza).
Il fatto è che in questa dimensione psichica “autolimitata” l’essere umano privo della percezione di alcuni aspetti della vita, finisce per demonizzare e combattere gli aspetti che ora sfuggono al controllo razionale della mente.
Un esempio di questa forma mentis ce lo danno tanto la Psicologia istituzionale nelle sue più recenti declinazioni, quanto il Marxismo, che affermano che la sfera degli affetti più elevati (un tempo definita con termini come spirituale) è una invenzione della “coscienza” (nel caso del Marxismo è la “coscienza borghese”). Tanto che le medicine alternative, che fondano le terapie su questo livello della coscienza, divengono, agli occhi del pensiero istituzionale, delle stregonerie.
Si noti come questa forma mentis prettamente razionale “blindi” il suo sistema di pensiero rendendolo “perfetto”, inattaccabile (per chi sta al suo interno).
Un sistema Ideologico non può infatti essere messo in discussione: l’unica possibilità che le persone ideologizzate hanno di poter riflettere sulle loro idee preconcette è di “inciampare” in qualche fenomeno reale che, portando attraverso forti sofferenze la loro coscienza a contatto con la realtà, produca un risveglio delle percezioni atrofizzate.
Un’altra forma di “blindatura” della mente ideologizzata è legata alla impossibilità per tale mente, che opera strettamente in un mondo di idee preconcette, di osservare nella realtà risultati effettivi dell’applicazione di azioni da parte dell’uomo.
Ciò avviene a causa di una delle caratteristiche della mente umana: essa è in grado di filtrare i segnali che provengono dalla realtà (come si suol dire, “la mente vede ciò che vuole vedere”). In questo caso le convinzioni ideologiche dell’individuo, registrate nel suo inconscio, lo portano a filtrare, scartando, tutto ciò che non è compreso nel dogma ideologico.
Nel caso delle ideologie moderne l’essere umano non è, ad esempio, in grado di “vedere” i risultati negativi prodotti dal Sistema sociale/culturale a cui esso appartiene (di fronte all’attuale disastro del Clima, ad esempio, esso reagisce in modo positivo adottando le tesi ufficiali nelle quali si sostiene che, di fatto, tale problema non esiste; o che, comunque, “non è provato” che sia prodotto dalla nostra Civiltà – o di fronte al fallimento economico delle Nazioni del Sistema occidentali, l’indivudo finisce per credere alle tesi delle Istituzioni governative, secondo le quali il metodo che ha prodotto una serie a catena di problemi, finirà presto per risolvere tali problemi – affermazione priva di qualsiasi validità scientifica).
E, ovviamente, l’individuo ideologizzato non è nemmeno in grado di “vedere” gli effettivi risultati positivi ottenuti con sistemi estranei alla sua Cultura (ad esempio non è in grado di prendere in considerazione i risultati “oggettivi” delle Medicine alternative – vedi il caso dell’Omeopatia).
Il problema fondamentale, come avevano ben illustrato le Culture antiche, è che la mente “civilizzata” proietta sull’ambiente esterno una sua realtà che si sovrappone al mondo reale, nascondendo completamente quest’ultimo a se stessa (ciò è stato rilevato in modo oggettivo dalla Scienza moderna, che ha messo in evidenza come ciò avvenga con un processo sviluppato dai lobi frontali del cervello).
In altre parole,
la forza delle Ideologie moderne sta nella loro
“blindatura” nei confronti di idee non conformi al dogma
Le Ideologie moderne producono infatti un sistema culturale autoreferenziale nel quale tutto trova una giustificazione; e nel quale tutto ciò che potrebbe essere visto come un risultato positivo prodotto da altre forme di cultura finisce per essere scartato come pericoloso per la vita umana (le argomentazioni ideologiche funzionano per il fatto che le “evidenze” da esse portate non sono mai tali a livello scientifico, ma lo sono in una dimensione preconcettuale, di puro linguaggio retorico. Le “evidenze” delle Ideologie sono espresse a livello non argomentato: esse operano su un piano emotivo).
Il caso dell’Omeopatia è, appunto, significativo: pur essendo oggi ampiamente disponibili statistiche che ne dimostrano scientificamente l’efficacia (i risultati scientificamente più significativi sono le guarigioni di individui), questa disciplina viene bocciata solo per una questione “morale” (ovvero ideologica: l’Omeopatia non è moralmente valida semplicemente perché essa opera in un campo estraneo alla specifica cultura moderna).
La mente ideologizzata compie in questo caso una duplice semplificazione arbitraria: non essendo in grado di comprendere i meccanismi non-razionali che stanno alla base di tali terapie, essa dichiara che i risultati positivi ottenuti dall’Omeopatia sono semplicemente un effetto placebo.
Ma in medicina contano “i risultati”: se tale disciplina ottiene guarigioni laddove la Medicina istituzionale non è in grado di farlo, allora l’Omeopatia deve essere considerata una Medicina valida.
; e, cosa ancora più a-scientifica, essa omette di prendere in considerazione i risultati realmente scientifici: le percentuali di successo ottenute nell’applicazione di tali terapie (si noti che in questa esclusione preconcetta della validità di una disciplina “alternativa” vi è una ulteriore “rimozione”: l’effetto placebo ha un valore determinante nell’efficacia delle medicine istituzionali, spesso superiore al 50% delle cause, ed quindi è effettivamente una qualità scientifica).
//// sospeso ///come si è visto anche per l’esistenzalismo, che acomuna il penseior Occidentale isituzionale al Marxismo sul paino della psicologia, l’ideaologia materialista non è pprio in grado di riconoscere alcuni apsetti della realtà, e quindi gli aspetti “assoluti” ….
(vi è un salto di .. “posizione” coscienziale dell’individuo, di punto di vista coscienziale … : l’indiviudo si rintana in una parte della sua coscienza … di coscienza … comincia a vedere le cose dal punto di vista razionale .. e nel mondo autoreferenziale nel qule si è confinato (in quella posizione manca dell’interazione empatica con al realtà) … egli prendo per buono ciò che sente … (è la posizione dell’Ego … il quale proietta su uno schermo delle immagini di una vita immaginaria che poi lo stesso ego scambia per la vita reale …)
La presenza nella vita dell’uomo del libero arbitrio fa sì che l’essere umano, grazie alla “libertà” della sua coscienza, possa deviare dal percorso definito dalla programmazione biologica di base (nel senso che le decisioni della coscienza umana possono avere anche un effetto dannoso per l’individuo stesso e l’ambiente in cui vive).
Il Relativismo nasce per eliminare riferimenti universali, assoluti, dalla vita dell’uomo
Le ideologie moderne nascono proprio con lo scopo di eliminare dall’esistenza dell’uomo il livello assoluto, che l’essere umano moderno non è più in grado di comprendere, essendo esso percepibile, come sostentava Einstein, da quella parte della sua mente che la cultura razionale ha rimosso.
Tale aspetto del pensare umano viene quindi eliminato dalla Cultura istituzionale, e combattuto con la sua demonizzazione Ideologica (nell’aspetto pratico dell’esistenza, tutto ciò che appartiene a quel livello di coscienza umana, viene soppresso fisicamente e condannato nei tribunali – vedi la recente condanna dell’Omeopatia in una causa nella quale è stato protagonista Piero Angela).
La cultura conosciuta come Relativismo è proprio quella parte della Cultura ideologia preposta dalla mente razionale a combattere le forme di pensiero che prendono in considerazione gli aspetti più sottili della realtà, e quindi le qualità assolute dell’esistenza (si tratta, come si è detto, delle forme di pensiero antiche, e di quelle abbracciate dai maggiori pensatori della modernità come Newton, Cartesio ed Einstein).
Il relativismo nasce cioè per favorire la creazione
di un humus culturale
che permetta lo sviluppo del “Progresso moderno”
(ad esempio, il prosperare dell’attuale sistema Società-Mercato).
Con l’eliminazione della qualità assolute dell’esistenza umana, la Cultura occidentale, volendo facilitare l’evoluzione dell’Umanità (il “progresso”), ha però paradossalmente prodotto una crisi dell’umanità e della biosfera che potrebbe portare, se non si inverte il processo, all’autodistruzione della specie umana.
Si noti dell’ingenuità del Pensiero ideologico: esso si basa su di un paradosso (contraddizione) di fondo: esso afferma che “non esistono assoluti”, utilizzando però in questo modo una affermazione “assoluta”.
lo “star bene” come forma universale di moralità
-
questa è un po’ chiusa del capitolo che parla della morale nella sua forma tradizionale, prima del capitolo sulla Morale artificiale.
La Morale dell’uomo ha quindi fondamentalmente uno scopo pratico: ad un certo punto della loro evoluzione gli uomini hanno cominciato a sentire l’esigenza di definire un codice di comportamento che permettesse loro di vivere bene all’interno della loro comunità sociale (si era scoperto che la coscienza umana, con la sua qualità del libero arbitrio, poteva portare ad una “degenerazione dei costumi”, e a gravi condizioni di malessere).
In origine le forme di Morale non erano legate ad una concezione razionale della vita, ma alla aspirazione inconscia (ma non “inconsapevole”) a raggiungere una condizione di benessere psico-fisico: il “giusto” non era cioè originariamente legato ad una Idea razionale, ma ad una percezione psico-fisica di “star bene”.
Il concetto dello “star bene” ha una importanza fondamentale per la Scienza moderna che si occupa dell’essere umano: è il termine utilizzato universalmente per indicare la condizione ottimale di salute dal punto di vista bio-medico (il “benessere” psico-fisico, appunto).
Ogni altro termine, come Felicità o Gioia, spesso utilizzati come sinonimi di condizione di benessere ottimale, in realtà esprimono un significato più complesso che non può essere descritto in modo completo in termini scientifici (sono significati contaminati da considerazione soggettive; da forme di pensiero che, secondo la Scienza moderna, non possono avere validità scientifica).
Quindi gli altri termini con qui l’uomo cerca di etichettare la condizione di benessere non hanno la stessa validità scientifica del termine “star bene” (non possono essere utilizzati in argomentazioni scientifiche, o, ad esempio, in una diagnosi medica).
Rimanendo nell’ambito del linguaggio scientifico, si potrebbe forse utilizzare un altro termine assoluto: serenità.
Questo termine, pur contaminato oggi da nuovi significati, indicherebbe per la Scienza semplicemente una condizione che, come quella del cielo “sgombro di nuvole, limpido”, è “in generale, l’opposto di turbato” (Treccani); si tratta cioè di un termine molto generale, che indica una condizione basica di salute a livello psicologico: l’assenza di turbamenti.
Nel linguaggio scientifico moderno il fine “assoluto” dell’essere umano non può essere quindi altro che lo “star bene”.
Sostanzialmente la condizione dello “star bene” è la condizione di vita sana dal punto di vista fisico (della salute fisica) e psicologico (condizione di serenità).
E lo star bene è anche l’aspirazione fondamentale dell’essere umano (si noti che si tratta di una regola assoluta: anche il carattere sado-masochista aspira ad uno star bene: le sue azioni “perverse” gli permettono infatti di trovare un momento di serenità nella sua esistenza).
Allo star bene sono finalizzate le Scienze di tutti i tempi (dalla Cultura sciamanica alla Medicina e Psicologia moderne). E le forme di morale tradizionale.
(uno dei problemi che affliggono la nostra Civiltà è proprio l’aver perduto il senso di questo ruolo originario della morale)
/// no /////// La ocondizione di star bene è invece la condizione “universlale” (un conmun denominatore) per l’uomo, in tutte le sue forme di civiltà …
La condizione universale dello star bene nella mente e nel corpo è riassunta nel motto “mens sana in corpore sano”. Una condizione nella quale il corpo e la mente dell’uomo funzionano in modo ottimale (anche dal punto di vista della Cultura scientifica “razionale”); ed una condizione nella quale l’individuo non è conflitto con i suoi simili (condizione di assenza di risentimenti, complessi di colpa, ecc …) e con l’ambiente (con il quale si pone in una relazione “sostenibile”).
Si noti che in realtà nella nostra Civiltà il Fine dell’uomo è divenuto una forma di “benessere” che poco ha a che fare con lo star bene: per benessere dell’uomo si intende oggi un regime di vita “ideale” la cui definizione si basa su fattori prevalentemente economici; oggi è sotto gli occhi di tutti come lo “stato del benessere”, o Welfare, garantisca un livello di vita, ovvero uno “star bene”, decisamente differente da quelle che sono le intime esigenze ed aspirazioni psico-fisiche dell’uomo.
/// no /// (naturalmente queste descrizioni sono, comunque, già affette da condizionamenti culturli specifici).
Quindi in base alle precedenti considerazioni possiamo definire la Morale come quel codice di comportamento (registrato a livello profondo della nostra coscienza) di cui l’uomo si dota per “star bene”.
Se conformarsi alle regole biologiche dell’organismo ci permette di stare bene in senso fisico, conformarsi alle regole morali significa, in prima istanza, stare bene a livello mentale (ma anche, di conseguenza, a livello fisico): contravvenire alle regole “psicologiche” adottate dalla propria comunità sociale significa invece sviluppare una condizione di stress che altera non soltanto la nostra condizione psicologica, ma anche i nostri tessuti e organi.
E’ interessante il fatto che le Medicine alternative oggi abbiamo individuato nel “peccato”, in accordo con le forme di pensiero antiche, una causa delle alterazioni della salute dell’individuo: contravvenire alle regole morali vigenti (condizione di peccato) provoca reazioni dell’organismo che nel tempo producono malattie (a livello psicologico si tratta di forme di stress, come il senso di colpa nel caso di chi violi le norme indicate nei 10 Comandamenti; a livello più fisico può trattarsi di violazioni come il “peccato di gola”, ecc ….).
Si noti l’efficacia degli effetti concreti prodotti dalle Ideologie.
Nelle Culture locali, ad esempio, l’eschimese che ha un rapporto con la moglie di un amico sarà gratificato dal favore che fa all’amico (vivrà in una condizione di reale serenità, e non svilupperà patologie psichiche e fisiche). Mentre l’uomo occidentale finendo nella stessa situazione, che lo ammetta o no, si complica la vita a livello psicologico, producendo stress che alterano il suo equilibrio fisiologo; stress che prima o poi sarà la causa scatenante di disturbi fisici.
Questi atteggiamenti “corretti” degli individui sono mantenuti grazie al concetto di Peccato, che produce uno stress nell’organismo psico-biologica che contravvenga le norme morali.
Le Ideologie riescono a liberare l’uomo da questi peccati fondamentali, aderendo ad una forma di morale alternativa, l’individuo ottiene per il suo comportamento delle “giustificazioni” a livello “emotivo” (e quindi a livello fisiologico) che gli alleggeriscono la coscienza e diminuiscono sotto i livelli di guardia lo stress “da peccatore” (il fatto è che, come abbiamo visto in precedenza, si tratta di una “scorciatoia”, ovvero di una “droga” emozionale, che nasconde temporaneamente il problema, ma che con il tempo produce comunque effetti collaterali devastanti).
// sospeso /// In un certo senso è relativo agli usi e costumi del luogo anche il “peccato di gola”: l’essere umano ha sviluppato nei millenni un suo abitus in ufnzione delle condizioni ambientali … e quindi una .. dieta alimentare “realtiva” … il mangiare … può non sostituire un problema .. mentre
((B2–B)) LA MORALITÀ ALTERNATIVA DELL’UOMO:
LA MORALE “ARTIFICIALE” DELLA MODERNITA’
( la nuova MORALE IDEOLOGICA,
INTELLETTUALE E ASSOLUTA )
-
lungo 20 pp
Si è quindi visto che nella Storia dell’uomo si possono individuare due differenti forme di Morale:
● una morale più antica (la più vicina alla “natura” dell’uomo, adottata ancora oggi dai popoli che vivono in una condizione che precede la nostra condizione urbanizzata ed industriale, poiché non hanno subito una influenza diretta da parte della Cultura occidentale) ed
● una morale Moderna “razionale”, che l’uomo occidentale si è creato ex novo negli ultimi secoli, e che portando la sfera morale nell’ambito del pensiero logico-razionale, e quindi nel mondo delle idee, produce una cancellazione delle Culture precedenti (una Cultura cioè che sostituisce con le Ideologie, per definizione il Mondo delle Idee prodotte dalla mente, la percezione diretta del Mondo reale).
La prima differenza che si rileva tra le due forme di morale tradizionale e moderna, è che le forme antiche di Morale avevano uno scopo pratico, erano vicine alla Natura dell’uomo e del Mondo, e venivano sviluppate “all’interno” del singolo individuo (a livello dell’inconscio), per divenire poi, a livello di intelligenza collettiva della comunità, un codice implicito di regole di vita (ossia si trattava di una “programmazione” che opera a livello inconscio, mai redatta in termini logico-verbali, ma, al massimo, in forma poetica, come è per la Bibbia).
Mentre la forma di Morale moderna, ideologica, è di natura completamente differente: essa non deriva più da una elaborazione interiore dell’individuo, ma si basa su “idee” prodotte dalla mente razionale; non deriva più cioè da una lunga esperienza diretta della realtà da parte di ogni singolo individuo, ma da convinzioni prodotte, a livello di pensiero logico-razionale, della mente di una elite di persone.
La nuova cultura dell’uomo che sta alla base delle forme moderne di morale rappresenta, appunto, le tipiche aspirazioni della mente razionale (dell’Ego moderno), che vuole sostituire Natura e Tradizione con le versioni “migliorate” di esse prodotte dalla Ragione (si tratta dei progetti descritti nelle utopie dei secoli scorsi: Campanella, Hobbes, Marx, ecc …).
La conseguenza di tutto ciò è che la morale si è quindi trasformata da Fine “pratico” (produrre un reale “star bene” dell’individuo) dell’uomo in Fine ideale: creare un “ordine artificiale” nella Società.
<<<< (non si sovrappone come punto più elevato di un processo di sviluppo, ma riazzera il processo annullando il risutlato del lavoro precendete)
() LA MORALE “IMMAGINARIA” DELLE IDEOLOGIE
Un dato scientificamente inequivocabile: le varie forme ideologiche di Morale espresse dall’uomo sono un aspetto che appartiene al livello delle “idee”.
Il problema nasce nel momento in cui con questo sistema di idee, di concetti mentali, “astratti”, si tenta di intervenire sulla realtà.
Il problema risiede cioè nell’utilizzo errato che l’uomo fa delle sue Idee.
Le idee sono un prodotto della mente dell’uomo: le Idee sono «aspetto, forma, apparenza», ossia «la nozione che la mente si forma o riceve di una cosa reale o immaginaria» (Treccani). L’essere umano utilizza le idee per cercare di comprendere “come funziona la vita”: esso cerca di farsi delle Idee della realtà (per questo l’essere umano ha creato la Filosofia).
Una idea è quindi la nozione «di una cosa reale o immaginaria».
Il fatto è che l’essere umano non è in grado di distinguere
quali idee sono prodotte direttamente dalla sue mente
(e quindi astratte),
e quali derivino invece da un “riflesso” di ciò che è la effettiva realtà.
In altre parole la mente umana, non essendo in grado di distinguere tra il reale è l’immaginario, non è grado di “sapere” se una sua idea corrisponda, almeno in una certa misura, a quella che è la effettiva realtà delle cose (la mente non è in grado di esaminare se stessa).
Per questa ragione
l’uomo corre il rischio di confinarsi in un mondo di Idee
che esso scambia per il mondo reale.
L’uomo moderno confinandosi nel suo mondo razionale ed “artificiale”, e nella parte della sua intelligenza racchiusa nella scatola cranica, si è appunto creato un mondo ormai quasi del tutto privo di riferimenti concreti alla realtà. Un mondo nel quale esso vive una vita astratta che “funziona” solo in apparenza: e cioè funziona fino a quanto la sua esistenza non si scontra con la realtà effettiva, e si producono effetti devastanti (sia per l’ambiente, ossia per la Natura del mondo; sia per se stesso, ossia nella sua intima natura di essere umano).
Dal punto di vista fisiologico, come si è detto, il problema è che il cervello racchiuso nella scatola cranica è solo una parte del “cervello” dell’uomo: esso produce una intelligenza ridotta rispetto all’intelligenza “integrale” che l’essere umano è in grado di produrre, e che è utilizzato dagli individui appartenenti a Culture non-occidentali (di fatto, ad esempio, il cervello che risiede nel cranio è insensibile agli stimoli della realtà, mentre altre parti del cervello, come quelle presenti nell’addome, posseggono elevate forme di percettività).
In questo suo mondo immaginario ovviamente l’uomo moderno, incapace di valutare la rispondenza dei suoi pensieri alla realtà effettiva, attribuisce un valore assoluto alle sue idee.
Produce, appunto,
le Ideologie che divengono il suo nuovo riferimento assoluto
al posto della Natura
(si sostituiscono in questo modo i Valori assoluti legati alla natura biologica ed a quelle del Mondo che lo circonda, con altri valori assoluti prodotti dalla sua mente alienata dal mondo).
Quindi, in questo nuovo contesto, l’Idea, da mezzo diviene il Fine.
E’ opportuno chiarire innanzitutto che questa condizione moderna della mente è una condizione psichica che, a livello di singolo individuo, è individuata dalla nostra Medicina come condizione patologica, come malattia mentale.
Il fatto è che questa condizione patologica delle mente umana, per un fenomeno singolare individuato dalla nostra Psicologia, si è diffusa sino a diventare “normalità”.
Ciò è avvenuto perché, come facevano notare alcuni Psicologi già nei primi decenni del Novecento (i quali, in quel periodo, erano in grado di osservare in modo più disincantato questo fenomeno),
l’idea di normalità è legata
al livello di diffusione di una caratteristica psichica.
E quindi,
in un mondo nel quale la maggioranza della gente
ha una percezione alterata della realtà
tale forma mentis viene comunque considerata “Normale”
(Fenichel, uno dei padri della Psicoanalisi rilevava, già negli anni ’40, come la percentuale di persone afflitte da patologie psichiche fosse drammaticamente aumentata nel giro di pochi decenni – e più tardi Fromm, un altro degli Psicologi che hanno fatto la storia della Psicologia moderna, ha ben descritto il fenomeno nel suo libro “I cosiddetti sani”).
In ogni caso, dal punto di vista della nostra Cultura scientifica, le forme di pensiero come quelle tipiche delle Ideologie, nelle quali tutto dipende da idee prestabilite (nelle quali, appunto, le idee sono “assolute”, ossia indipendenti dai fenomeni reali; e nelle quali alle idee del dogma sono subordinati quindi sia qualsiasi ragionamento, sia qualsiasi azione) sono considerate essere sistemi di pensiero a-scientifici, perché con essi è impossibile produrre idee realmente utili (in altre parole i sistemi di pensiero ideologici sono incapaci di produrre teorie applicabili efficacemente alla realtà – ciò è espresso chiaramente dal Principio della Scienza sull’”Incompletezza dei sistemi formali”).
Le Ideologie, secondo la nostra Scienza, di Sistemi di pensiero che appartengono al campo della Teologia.
– Idee reali e di Idee fantasia (la Morale artificiale)
Vediamo quali sono le considerazioni delle varie forme di Pensiero dell’uomo a proposito della differenza tra le idee astratte e le idee “reali”.
( astrattezza)
Le Ideologie sono quindi dogmi che propongono forme di Morale spostate sul piano “ideale”, essendo esse confinate nel piano delle idee (tutto, nell’esistenza dell’uomo, è subordinato alle Idee di un dogma). Ovvero sono sistemi di pensiero astratto.
Si veda, come esempio significativo, il pensiero Karl Marx, il creatore della Ideologia morale più diffusa al giorno d’oggi, che rappresenta uno degli esempi più significativi di produzione di pensiero astratto: Marx, che nato in ambiente aristocratico, è stato “mantenuto” per tutta la vita dalla moglie e da Engels, e che mandava le figlie a scuole di danza e musica pur che non si mischiassero con il “popolo”, non aveva la minima esperienza della realtà “proletaria” che descriveva e che avrebbe voluto cambiare.
La Morale nella concezione moderna è, appunto, una morale “di idee”: intellettuale, mentale, astratta rispetto alle questioni del mondo reale (potremmo dire una “morale immaginaria”).
Nella nuova Morale l’Uomo sostituisce cioè ad un “codice” di regole “naturali” un codice scritto “artificiale”: “giusto” non è più ciò che, messo a punto attraverso esperienze millenarie, produce uno star bene delle persone all’interno della comunità.
Nelle Ideologie il “Bene” diviene invece un “ideale” concepito dalla mente razionale di pochi individui.
Le Morali antiche sono forme “naturali” di Morale anche per la nostra Scienza, per due differenti ragioni.
In primo luogo per la questione descritta in precedenza: essendovi dei bisogni naturali dell’uomo, sia a livello organico che a livello più sottile, psicologico, ne consegue che vi sono delle regole naturali che l’uomo deve seguire per mantenere una condizione di benessere: le trasgressioni a tali regole comportano uno stato di malessere che conduce, alle estreme conseguenze, lo sviluppo di gravi malattie.
In secondo luogo per il fatto che, anche se le regole di comportamento tradizionali fossero “inventate” dall’uomo (indipendentemente dalle “regole naturali” citate in precedenza), si deve tener contro che, in ogni caso esse, essendosi sedimentane nella coscienza dell’uomo in millenni di Storia, sono ormai “connaturate” nell’essere umano. Queste “leggi”, sviluppate attraverso un lungo processo scientifico di prova ed errore, avrebbero cioè comunque prodotto degli “adattamenti” della Specie umana in molti aspetti della sua esistenza (adattamenti comportamentali che avrebbero prodotto, come conseguenza, adattamenti del sistema biologico – ad esempio l’assunzione di nuovi tipi di cibo da parte dell’uomo dedito all’agricoltura, ha prodotto un cambiamento dell’apparato intestinale: per cui oggi l’uomo non è più in grado di digerire alcuni cibi come faceva un tempo).
Negare la qualità “naturale” delle forme di morale tradizionale è, appunto, un atteggiamento ideologico, poiché in questo modo si pretende di giudicare come negativo una condizione che ha permesso all’uomo di sopravvivere per millenni.
e, ancor peggio, in questo modo si pretenderebbe di preferire ad un processo di evoluzione scientificamente positivo, un processo indicato da teorie prodotte dalle mente di una unica persona (“illuminata” dalla sua ragione): ossia un processo di tipo metafisico, totalmente a-scientifico (ripetiamo: ciò è ammissibile in campo teologico, ma non in quello scientifico, e quindi non all’interno della Cultura scientifica moderna – vi è qui la contraddizione di fondo della Scienza nell’utilizzo di deduzioni ottenute in modalità non scientifica, come è, appunto, il caso del prodotto dell'”illuminazione” della coscienza di una persona che viene assunto come fondamento scientifico).
Sostenere la validità dell’Ideologia moderna, inoltre, significa non tenere conto dei dati oggettivi (quindi scientifici) costituiti dai risultati effettivi delle applicazioni di tale ideologia al mondo reale, i quali consistono nella distruzione delle qualità dell’uomo e dell’ambiente prodotti da essa.
/ sospeso / Un adattamento estremamente lento in un essere umano che ha una velocità di adattaemento ai cambiamenti che si imisura in millenni. /// questo è un po’ falso, visto che il saltus ..// QUIndi anche dal punto di vista della nostra Scienza cambiamenti “rapidi” sono innaturali in sistemi biologici (o, come nel caso dell’uomo, pisco-biologici) … ..(lo la parte più ideologia potrebbe probvare a … saltus … che supporta il darvismo sociale … ovvero… le rotture … come “rivoluzioni” …, negato però dalle … branche più tradizionali della nostra scienza che si occupano del settore biologico).
( è la morale illuminista )
La Morale moderna, allontanandosi dalle forme di Morale naturale”,
è quindi una forma di “Morale artificiale”:
essa è basata, appunto, sull’idea razionale del Pensiero occidentale (dell’Illuminismo) secondo la quale l’uomo ha il compito di creare una esistenza migliore di quelle concessagli dalla Natura, ossia una esistenza artificiale (progettata dalla Mente razionale).
Nella nuova morale vi è quindi un insieme di regole che non nascono più a livello inconscio, non-razionale (un livello “naturale”, perché in sintonia empatica con la Natura dell’uomo e dell’ambiente) per poi, eventualmente, essere portate su di un piano teorico, e messe per iscritto in Codici (nei quali però esse rimangono espresse a livello implicito, “poetico”, come è per le tavole dei 10 comandamenti).
Nella nuova morale si ribalta il processo tradizionale: mentre in precedenza le regole morali venivano elaborate a livello non-verbale dell’intuizione sensibile (per essere solo successivamente, in alcuni casi, trascritte in codici di norme locali), ora le regole morali nascono direttamente sul piano teorico, da ragionamenti di tipo “razionale” (sono idee partorite dalla mente razionale, in assenza di un reale e “scientifico” processo esperienziale).
Il processo coscienziale legato alla Morale va quindi ora in direziona opposta:
si parte da idee prodotte in modo razionale per poi, con i metodi delle Ideologie moderne, produrre strategie per indurre tali regole negli stati più profondi della coscienza dell’individuo
(strategie, appunto, di manipolazione delle coscienze).
Il doppio livello di Idee sensibili e Idee “mentali”
Vediamo un poi più in dettaglio in che cosa si differenzino i due tipi di idee: le “idee sensibili”, legate a “sensazioni” prodotte dal contatto con la realtà, sulle quali si basa la Morale tradizionale; e le idee puramente mentali, non fondate sull’esperienza della realtà, sulle quali si basa la Morale ideologica.
Le Idee sensibili sono “reali” perché collegate alla Realtà: sono “concetti” mentali che derivano dalla percezione dei nessi di causa effetto sperimentati direttamente nella realtà (nel linguaggio filosofico, sono concetti che “riflettono” la realtà). Esse sono quindi Idee utili in quanto producono i risultati aspettati quando le si voglia applicare alla realtà.
Le seconde sono invece Idee “astratte” (astrarre: «Allontanare, distogliere (…) prescindere da qualche cosa, non tenerne conto»26), che non derivano cioè da una percezione reale di nessi causa/effetto reali, ma sono “convinzioni” intellettuali dell’individuo (e non possono quindi funzionare come è nelle intenzioni, quando sono applicate alla realtà – questo è il difetto delle “Idee razionali” sancito dalla stessa Scienza moderna con il Principio di Incompletezza).
Il problema per l’Uomo moderno nasce dal fatto che, a causa delle caratteristiche di autoreferenzialità delle sua mente analizzate in precedenza, esso può non rendersi conto della effettiva differenza tra le due tipologie di idee (la mente “razionale” dell’uomo non è in grado di comprendere se una Idea è un riflesso della realtà, o se è un prodotto della sua facoltà di immaginazione).
L’uomo razionale moderno finisce cioè, alle volte, per applicare alla realtà idee astratte, creando così grossi problemi a ciò che lo circonda (ambiente ed altre persone);
e, nel lungo periodo, gravi problemi a se stesso.
Le Ideologie come estensione, a livello sociale, di uno schema mentale difettoso (la visione ideologica come schizofrenia)
Come si è detto, in effetti, a causa della autoreferenzialità della coscienza, nessun essere umano è in grado di comprendere quanto una idea sia “reale”, senza che si effettui una attenta e scrupolosa analisi degli effetti che le sue azioni producono nella realtà.
Per comprendere ciò è sufficiente osservare l’atteggiamento del “matto” che è totalmente convinto di essere Napoleone.
Esso è dotato di un cervello identico a quello delle persone psichicamente sane: nella sua mente però qualcosa si è “inceppato” a causa di schemi emozionali che gli impediscono di far funzionare in modo corretto le sue connessioni neuronali (esso si trova completamente confinato nella “bolla” mentale del rimosso: sono sparite dal livello conscio alcune forme di percezione, le quali finiscono quindi per lavorare, incontrollate, ai livelli più profondi della psiche producendo idee “innaturali”, “perverse”).
Di fatto, in ogni essere umano moderno una parte della mente funziona come quella del “matto”: la quasi totalità degli individui che vengono al mondo e crescono in una società “civilizzata”, durante il percorso iniziale di vita (impostato su principi razional-materialistici) vive situazioni empatiche con genitori o con gli educatori fortemente “innaturali” che generano in lui rimossi. Ciò avviene al momento della nascita in un “ospedale”, nella precoce privazione degli affetti familiari (ad esempio quando viene messo nell’asilo nido); nel vivere una famiglia “disgregata” nella quale la presenza dei genitori non può essere integrata da quella dei nonni (cosa che rappresentava una “continuità” educativa necessaria essendo, di fatto, i genitori, inizialmente privi di esperienza nella cura del bambino); a causa della educazione “di controllo” esercitata nella Scuola pubblica, che reprime le pulsioni in nome di una “normalizzazione” dell’individuo, ecc …
Rimozione (mancanza di alcune forme di percezione, ovvero di alcuni bisogni essenziali dell’individuo) e compensazione (sostituzione della soddisfazione dei bisogni rimossi con altre soddisfazioni “innaturali” perché sviluppate a livello “mentale”) sono quindi alla base della vita dell’uomo civilizzato: bisogni come quelli affettivi, di contatto diretto con la Natura, sono rimossi e sostituiti con bisogni compulsivi come quello conosciuto come “fame nervosa” o come la schiavitù nei confronti della televisione (si tratta di desideri “perversi” che si vanno a sostituire a desideri psico-biologici essenziali: vere e proprie “dipendenze” come quelle del tossico).
La differenza tra l’individuo “normale” civilizzato e il “matto” risiede quindi principalmente nel fatto che in quest’ultimo mancano completamente le capacità di mantenere un comportamento “sociale” (“normale”, appunto) che gli permetta di “mascherare” (in linguaggio scientifico “compensare”) la parte della sua mente (della sua personalità) che produce idee “perverse”. Mentre l’individuo “normale” ha invece con successo acquisito, tramite l’educazione “pubblica” ricevuta a scuola, una sovrastruttura mentale che gli permette di produrre idee ed atteggiamenti che al resto delle comunità appaiono comunque sensati.
Un esempio: una persona normale “fermamente convinta” che i suoi compagni di lavoro siano incarogniti nei suoi confronti (situazione molto diffusa) si darà comunque un “contegno” che gli permette di tirare avanti in tale contesto in modo relativamente “normale” (alle volte esploderà in reazioni “da matto”, ma sarà comunque salvato dalla paura di perdere il suo status di normale nella comunità – paura che si manifesta anche sotto forma di complessi di colpa – la quale lo porterà a recuperare un regime di “normalità”).
Ugualmente una persona fermamente convinta che gli individui che seguono la Cultura tradizionale siano “in errore”, e che debbano quindi essere forzosamente guidati verso “la retta via”, per ragioni di “convenienza” non esprimerà in modo diretto, esplicito questa sua convinzione: lo farà “di nascosto”, assieme a delle altre persone che come lui sono entrate in possesso di quella “Verità” superiore (è la caratteristica dei movimenti ideologici).
Ciò vale per tutti noi, .. tutti abbiamo .. una psefa della nostra mente che … è .. dominata da queste convinzioni di … male .. e di “illuminazione” … fosse anche solo in famiglia … l’diea che … i bambini vadano educai in un certo modo (o con meno autorità, o l’opposto, essendo molto più severi) … e che il mondo andrebbe meglio se tutti si comportassero secondo la nostra idea …
Si trata quidi di un … piccolo malfunzionamento psichico .. rispetto al funzionamento naturale … (problema che limita le capacità di comprension della realtà, ed anche di … interrelazione sociale: la nostra convizione ci impedisce di “comprendere le ragioni delgi altri, e quindi di intraprendere un percorso di … relazioni sociali costuirttive ..). .. un difetto presente in ogni mente umana che si affide in modo preponderante … alla spera razionale della sua mente … (tute le persone civilizzate sono afflitte da problemi psicologici …)
Il fatto è che nella autoreferenzialità della propria mente nessuno è in grado, se non pratica una attenta osservazione dei risultati dell’applicazione delle sue idee alla realtà, di comprendere l’eventuale erroneità del suo modo di pensare.
E le Ideologie sono sviluppate proprio per impedire una forma di auto-riflessione dell’individuo (nella mente ideologizzata non vi è più un osservare ma solo più un giudicare).
in questo caso è impossibile osservare lo strumento di osservazione).
(qualsiasi .. “ammisisione” non può essere che .. una “compensazione” .. come un senso di colpa, … di ineguatezza: che non è che un prodotto del problema stesso. Il problema è “scientificamente” impossibile da osservare “direttaemtne” da una mente che ne è afflitta.
Il processo di osservazione di se stessi è possibile, ma è complesso e doloroso: è il processo di “consapevolezza” che è alla base di qualsiasi Cultura non-occidentale (dalla Filosofia antica alla “Psicologia” sciamanica).
E’ un processo di attenta analisi del funzionamento effettivo dei “meccanismi” che mettiamo in atto nella nostra vita; ad esempio nella valutazione degli effetti delle nostre idee sulla realtà (il che significa anche la capacità di assumere una atteggiamento empatico, ossia di cercare di vedere “nell’altro” gli effetti dei nostri atteggiamenti – lo “specchiarsi” secondo la psicologia moderna).
Il processo è doloroso poiché si tratta di una vera e propria de-programmazione della mente (come quella attraverso la quale devono passare l’alcolista o il tossicodipendente).
Si tratta di risvegliare una parte della propria coscienza “in sonno” (che opera in modo autonomo nelle parti della mente non raggiungibili dalla mente consapevole): è come il risveglio di un braccio addormentato sotto il peso del nostro corpo.
E’ difficile e doloroso soprattutto perché la mente razionale non vuole abbandonare quell’azione di controllo della situazione che è proprio la causa del problema.
(quindi conflitto … il controllo è rimozione delle sensazioni … il sentimento viene riconsiuto come demone …)
Sostanzialmente le Ideologie moderne sono quindi una modalità “difettosa” di utilizzo della mente umana. O meglio, le Ideologie sono il mezzo con il quale le menti che creano questi dogmi astratti riescono ad estendere ad un gruppo di persone un loro “difetto” mentale.
In un certo senso
le Ideologie nascono quando alcune persone, dalla mente particolarmente brillante, le quali abbiano idee (e atteggiamenti) non accettate dalla comunità in cui vivono, cominciano ad operare sulle coscienze delle altre presone per portarle dalla loro parte
(è il tipico esempio della letteratura e dei film per ragazzi, nel quale lo studente “cattivo” briga per convincere i suoi compagni ad abbracciare la sua causa, a comportarsi come lui).
In questo modo degli individui “disadattati” riescono ad aggregare alla loro “causa”, piano piano, un gran numero di persone (si vede, in altra parte di questo testo, come la presa sulle coscienze di queste “idee” avviene grazie ad una forma di “comunicazione” basata sulla sollecitazione emotiva dell’interlocutore).
In questo modo, cioè,
le menti “disadattate” rispetto al Sistema culturale tradizionale,
hanno piano piano preso il sopravvento sulla Cultura istituzionale, ribaltandone i Valori originari.
riesce, con una operazione di manipolazione dele coscienze, a portare le persone a “capire” il suo punto di vista: — processo di osmosi delle emozioni .. (che definiscono la gabbia mentale con la quale il soggetto pensa …)
Questo processo si basa, appunto, su una manipolazione della coscienza dell’altro attraverso una “trasmissione” di contenuti emotivi.
Nel caso delle ideologie viene generata nella coscienza una gabbia mentale che porta l’individuo a pensare in un’unica direzione (si creano delle barriere emotive che impediscono all’individuo di vedere alcuni aspetti della realtà, e, contemporaneamente, gli inducono un riflesso condizionato che lo porta a reagire in modo rigidamente predefinito nei confronti di alcune tipologie di eventi).
L’esempio più significativo sembra essere quello dell’ideologia Comunista, che per questo scopo ha creato la modalità dell’agit-prop (agitazione e propaganda): un operatore mette in agitazione la massa per poi inculcare in essa le idee-emozioni tipiche dell’ideologia.
… se uan fortemente puritana (“da puritas”, purezza …).. torva altre persone con le sue convizione .. ansce una “comunità” ..(setta).. intransigente …….. questa comunità .. mossa dalla molla … della convisione . (estendere la convisizione … ) creerà un “movimento” … .. Ecco anato il movimento ideologico totalitarista … Non è diversa, a livello “domestico”, la creazione di un gruppo di tifosi .. che finirà .. per andare in giro con simboli della qsqudra .. (gli estremisti scriverano a scuola con il gesso sulla lavagna W TORO).
Le ideologie sono appautno … sistemi .. prodotti dal pesieor razionale .. che è un pensiero-emozionale … inserite .. in una parte della loro vita …(sanno darsi un contegno in altri apsetti dell loro vita) … E non ne possono uscire poiché .. si sono .. recintati … da barriere emozionali che non permettono loro di valutare gli effetti delle loro idee sulal realtà 8e, come nelle asabbie mobili, più cercano di liberarsi usanto la sera razionale … più si impantanao … allontanando la possibilità di liberarsi …).
le Idee sensibili
Vediamo quindi quale è, sostanzialmente, la differenza tra idee che riflettono effettivamente la realtà, e quelle puramente prodotte dalla mente (astratte).
Secondo le Scienze antiche le idee dell’uomo derivano dall’esperienza sensibile (come si è visto ogni ”idea” per l’uomo, è, sostanzialmente un “sentimento”).
Quando si parla di Idee normalmente ci si riferisce infatti alle Idee sensibili: a concetti, cioè, che riportano all’interno della nostra coscienza delle qualità del mondo esterno (esse rappresentano un “riflesso” di fenomeni reali).
Nel linguaggio moderno ordinario si da infatti per scontato che una Idea sia strettamente collegata alla realtà (l’idea è definita come «immagine che l’intelletto si forma di ciò che è oggetto di conoscenza»27). Dire “ho avuto una idea” significa che dire ho compreso come agire sulla realtà (idea: «progetto, disegno da tradurre in realtà»28). Una idea è una “invenzione” a livello ancora “teorico”, ovvero un concetto che deve poter produrre risultati concreti.
Una idea può funzionare o non funzionare, e quindi non è un sogno ad occhi aperti (lo è se non funziona quando applicata alla realtà – si dice “non ha la minima idea” quando una persona agisce senza avere consapevolezza del contesto nel quale agisce).
Un’idea non è cioè una opinione. E’ un qualcosa di molto più complesso: è in insieme di sensazioni collegate direttamente alla realtà («cognizione, percezione»29)
In sintesi una Idea deriva da una percezione del mondo esterno, ed è ad esso strettamente collegata, in relazione prettamente scientifica di causa/effetto.
E quindi, come si è detto, sorgono dei grossi problemi quando, come accade attualmente, vengono considerate Idee anche quelle intuizioni puramente prodotte dalla mente umana (quelle che sono alla base delle Ideo-logie).
Un esempio di idea prodotta da un percezione puramente interiore: quando nel nostro inconscio, quindi a livello “inconsapevole”, si risveglia una sensazione che ci porta a produrre l’idea che “gli altri sono proprio cattivi” (come ci dice la Psicologia, si tratta di una “proiezione” di nostre idee sulla realtà: in questo modo noi produciamo una realtà che di per sé non esiste; una realtà immaginaria alla quale io poi adeguo i miei atteggiamenti).
In questo caso la persona non solo non è in grado di comprendere l’errore in cui sta incorrendo nell’aver prodotto una Idea totalmente soggettiva; essa anzi, essendo totalmente assorbita dalla sua convinzione “assoluta” (scissa cioè da legami con la realtà) di seguire una percezione che riflette una condizione reale esterna, desidererà che anche gli altri percepiscano le cose come le percepisce lui (desidera cioè “solidarietà”): questa è la pulsione chiave che è alla base delle Ideologie, che porta i regimi ideologici ad imporre alle popolazioni determinati schemi mentali.
In ultima analisi possiamo dire che, nel suo significato più generale, l’idea è un rappresentazione mentale che deriva da un processo di concettualizzazione di una sensazione.
Entrambi i tipi di Idea hanno il loro valore nella vita dell’Uomo.
L’idea che nasce da una percezione diretta di un fenomeno reale può essere utilizzata in campo Scientifico (ad esempio, per produrre tecnologie), o Sociale.
L’Idea che nasce dalla pura immaginazione, è una Idea che può rappresentare un importante valore per l’essere umano nel campo dell’Arte (non è che l’idea in questo caso sia di per sé falsa: è solo che essa non può essere utilizzata per intervenire in modo scientifico sulla realtà; essa può invece essere utile in azioni svolte sul piano psicologico, ad esempio per stimolare sentimenti in altre persone, come fanno appunto un’opera artistica o un testo religioso).
Vediamo meglio la differenza tra una idea soggettiva ed una “scientifica”.
Un’idea scientifica è quella di “calore” o di “luce” generata nella mente dalla percezione del fuoco: in questo caso si ha infatti una idea rispondente ad un fenomeno effettivo (con questa idea, circostanziata nelle sue determinazioni reali di causa/effetto, si può infatti produrre il progetto di un motore a vapore).
Ma se l’idea di luce è, ad esempio, prodotta dalla presenza di una persona amata, o dalla percezione dell’esistenza di un livello “spirituale” dell’esistenza, allora non si tratta più di un’idea scientifica. Il senso di questo tipo di idea è completamente differente da quello di una idea scientifica: essa è strutturata in modalità “ideale” nel quale sono inserite delle qualità, per quanto riguarda le implicazioni di causa/effetto “concrete”, puramente immaginarie (questo tipo di idea è espressa a livello metaforico, simbolico).
La validità di un Morale dipende dalla qualità delle Idee sulle quali essa si basa.
Fondamentalmente la Morale “funziona” (produce risultati positivi sulla Realtà) quando essa si basa su una Idea di Bene che deriva dall’osservazione dei processi che producono effettivo benessere delle persone (uno “star bene” riscontrabile oggettivamente).
Se invece l’idea di Bene deriva da una intuizione non ancora realmente (“scientificamente”) comprovata nella realtà (mai realizzata dall’uomo nella sua Storia, nemmeno in sue parti), allora si tratta di un concetto metafisico, e le azioni che da essa scaturiranno si scontreranno con la Realtà effettiva al momento della sua applicazione al Mondo reale.
Quest’ultimo è il caso delle ideologie sociali che, nella loro formulazione moderna, derivano dalla impostazione marxiana di un Bene assoluto immaginato dall’uomo e ancora mai realizzato in pratica.
Tale forma di Bene ha creato dei drammi ogni volta che è stata applicata al mondo reale: ma trattandosi, appunto, di una Idea astratta, nessuno potrà mai convincere chi abbraccia l’Ideologia marxista che si possa trattare di una Idea di per sé sbagliata (anche se ha fallito nel 100% delle sue applicazioni).
Si tenga conto che in epoche precedenti a Marx tali tipologie di idee erano, correttamente, definite Utopie: ovvero delle descrizioni relative a società immaginarie, prodotte con la consapevolezza che si trattava di un sogno di per sé irrealizzabile, ma che potevano servire come modello di “società perfetta” utile più che altro come esercizio intellettuale per evidenziare i fattori critici della presente società. E tuttalpiù utili per esercitarsi ad immaginare, a livello simbolico, metaforico, quali direzioni convenisse prendere nel riformare la società.
Ma la Società Ideale nelle Utopie rimaneva consapevolmente un Sogno. Mentre da Marx in poi si sono portate le Utopie nel mondo della Scienza.
La “contraddizione di fondo” del pensiero di Marx risiede proprio nell’aver attribuito un valore “scientifico” (e quindi di Idea concretamente realizzabile) ad un tipo di pensiero umano che fino ad allora era stato relegato nella dimensione immaginaria (infatti Marx non si preoccupò mai minimamente di dare delle indicazioni per una realizzazione concreta della sua idea – tali indicazioni furono aggiunte, sul campo, da Lenin, fatto che ha portato a definire il Comunismo come Marxismo-Leninismo).
-
…. (indentiamoci: non si tratta dell’indicazione di uan “direzione” da intraprendere, ma di un modello di funzionamento della realtà definito in modo molto circostanziato, ma milioni di pagine di trattati).
-
…: le idee sociali del.’Ottocento, riunite in un unico dogama da Marx, nascono ad un puro livello astratto (l’unico fatto oggettivo è il problmea generato dalla nascente società industirale …. la quale si reagisce con ipotsi che poi …, non hanno retto, in quanto teorie, alla prove del tempo … ne hanno mai funzionato quanto applicate alal realtà … Dal punto scientifico rimangono quindi semplicemtne delel opinioni errate … (ciò vale anche per le altre ideologie .. come la scienza istituzionale … e il penseiro economico che regge il nostro sistema società-mercato…)… (se vogliamo fare un parallelo con un’alra importante teoria dello stesso periodo … Darwin, ad esempio, aveva il vantaggio di .. aver fatto studi sul campo … per quanto riguarda l’osservezione …. percezione della realtà .. E poi, per quanto riguarda la Teoria, egli ha affermato catagoricamente che essa avrebbe dovuto essere ocnfermata dai posteri con il rintracciamento dell2anello mancante” …)
-
=
-
//// ???? /// La Democrazia moderna, come si è visto in altro punto, è il tipico esempio di pensiero “di intervento arificiale sulla realtà” e quello liberale di sviluppo della socienza dell’individuo attraverso il processo “naturale” (l’unioc a fonamento scientifico, non teologico, che da invece al verità a priori) … Nel primo i cittaidni sono deboli .. a rischio .. e vanno aiutati .. nel secondo, non si parte necessariamente da una analisi diversa, ma si pensa che il processo …
In ultima analisi quindi, il problema che affligge la nostra Civiltà risiede proprio in un difetto di fondo del Pensiero occidentale nella sua forma attuale:
il Pensiero occidentale si basa sull’utilizzo di idee puramente mentali
(le uniche che il pensiero razionale-materialista
è in grado di produrre),
come se fossero dei concetti scientifici,
per la realizzazione di strumenti tecnologici e di sistemi sociali.
In questo modo il nostro sistema produce così gravi problemi sia all’ambiente che a se stesso.
>> le idee sono giuste o sbalgiate .. secondo la nostra clutra … il diz Hoepli « l’i. dello spazio e quella del tempo sono fondamentale per l’uomo» … “avere le idee consfuse vuol dire che non tornano rispetto alla realtà ..
Il sistema ideologico di idee astratte è blindato nei confronti di forme di autocritica
( riprende il concetto: l’ideaologia blinda l’uomo in una bolla )
(( siamo nel CAP: la morale immaginaria dlele idoelogie > astrazione … ))
Come abbiamo detto più volte in precedenza, l’ideologia “blinda” il pensiero della persona nei confronti di possibili interferenze esterne. Ovvero le Ideologie fanno in modo che la mente dell’uomo non riesca a rendersi conto se le Idee da esse proposte funzionino o meno quando applicate alla realtà.
Il fatto è che le Idee prodotte dalle Ideologie, che riguardino esse la Natura o la Società, non sono affatto legate alla Realtà (non corrispondono con essa in un rapporto scientifico di causa/effetto)
Come abbiamo visto le idee che stanno alla base delle Ideologie non sono adeguate alla realtà in due aspetti:
– le Idee delle Ideologie non sono adeguate alla Realtà in origine, poiché provengono da opinioni personali non elaborate all’interno di percorsi “sperimentali” di lavoro sulla realtà. E
– non sono nemmeno in grado di adeguarsi alla realtà nel momento della loro applicazione, per il fatto che il modo di pensare della persona ideologizzata è “bloccato” (“blindato”) su posizioni preconcettuali che gli impediscono di elaborare una strategia di adattamento delle sue idee alla realtà alla quale le vuole applicare.
In altre parole, appunto, le ideologie moderne non solo sono definite attraverso un processo speculativo astratto, ma blindano il sistema di idee nei confronti di eventuali ripensamenti.
Ciò accade a causa di una delle caratteristiche fondamentali delle Ideologie: essendo una forma di pensiero-emozione,
le Ideologie sono in grado di porre l’individuo in una bolla emozionale
nella quale esso non è in grado di vedere eventuali qualità “alternative” all’ideologia,
(ovvero l’individuo ideologizzato finisce per vedere le sue qualità naturali di essere umano, e quelle della Natura, come elementi pericolosi dai quali difendersi ad ogni costo).
Per questa ragione l’uomo ideologizzato è imbrigliato in un meccanismo che fa si che esso si tenga sempre alla larga proprio da quelle forme di coscienza e da quelle qualità esistenziali che potrebbero rivelargli la falsità della sua posizione coscienziale, e quindi permettergli di correggere i difetti d’origine del suo sistema di pensiero.
-
//// un po’ debole – trovare formula più forte /// Si è detto che la parte delle mente umana razionale vive in una condizione di autoreferenzialità, che quindi non è in grado di distinguere tra idee reali e idee di pura fantasia.
-
In realtà, dal punto di vista logico, sarebbe possibile (furoi dalla bolla del pesioero emotivo delle Ideologie) individuare quali siano le idee morali che corrispondo direttamente alla realtà: l’intelligenza collettiva dell’umanità (negare l’esistenza … è posizione non scienfica, pichè ….) si può dire che l’intelligenza collettiva ha gò oprodotto delle rebogole di comportamento legate lalle realtà specifiche (altimenti le regole prodotte sino ad ora sarebbero .. del Diavolo – e quisto è il succo delle ideologie moderne, appunto, Teologie), e che quindi qualsiasi regola che contraddice le prime, non intepreta nel mondo scientificamente coretto la realtà) (a meno che non si volgia intendere che l’inteligenza di nautra sia errata …). Ciò non avviene solo per una .. barriera emotiva che impedisce …
Quindi, sostanzialmente, si può affermare che vi sono delle idee che, per, sono utili, e altre che non lo sono appffatto (sono magari utili a livello psicologico, ma dannose a livello “pratico” creano dei danni …).( e siccome ciò che non è utile, nella gestione della società, alla fine risulta comunque essere dannoso. Le idee, per essere utili, devono quindi essere adeguate alla realtà.
le regole divendono esplicite, dei dogmi scritti: una morale mentale, che si sviluppa a livelo razionale del linguaggio.
Alle o di “abitudini” consolidate nel tempo … si sostituiscon … ma di “convinzione morali” che vengono sancite come .. superiori da menti individuali … per convinzion, appunto, ….
le Ideologie sociali come nuove Religioni (“laiche”)
Il Pensiero moderno, con la nuova Morale ideologica, porta quindi la coscienza umana nel campo dell’immaginazione astratta propria della mente razionale: ovvero, nella forma mentis ideologizzata, le idee divengono la Realtà. [vedi più avanti capitolo “La bolla del linguaggio”]
Si tratta del punto in cui il pensiero moderno applica nel modo più evoluto la sua Idea assoluta di Mente Razionale come generatrice del “Progresso”.
E, cioè, si tratta della massima evoluzione del preconcetto metafisico che è alla base della nostra cultura (ereditato dal Pensiero Illuminista, del quale la nostra Cultura è figlia):
l’Idea che la Ragione dell’uomo “deve” intervenire,
attraverso la sua Scienza positiva,
sulla Natura della Terra e dell’Uomo
per produrre il Bene assoluto del “Progresso scientifico”.
(il problema insito in questa concezione, non è nel fatto in sé che essa risieda ad un livello metafisico, Teologico, poiché in questo caso essa sarebbe una Religione ideologica come le altre; il problema risiede nel fatto che nelle Ideologie moderne si fondono due livelli di pensiero incompatibili tra di loro: quello scientifico-razionale e quello teologico: le idee metafisiche, che dal punto di vista scientifico sono astratte, divengono in questo modo, appunto, “realtà scientifica” – questo è il difetto di fondo che mina oggi, alle loro fondamenta, le nostre Scienze sociali, e quindi la Democrazia; e il Progresso scientifico).
Con la più recente “riforma” del pensiero moderno (fine Novecento), le Ideologie moderne hanno creato un sistema “Teologico” completo: il Mondo, e quindi l’esistenza dell’uomo, come nelle Religioni, è ora governato da una “idea assoluta” (un’idea esterna alla coscienza dell’uomo, che fino ad allora aveva dettato le regole del “vivere civile”; ed indipendente e superiore anche alle forme di intelligenze presenti in Natura).
Nel materialismo storico del Marxismo, che ha influenzato in modo sostanziale tutte le attuali Ideologie sociali, questa Idea astratta è quella dell’Ente-Storia, descritto da Marx come Ente dotato di una sua intelligenza “assoluta”, che perseguendo il suo Fine, produce la Storia dell’uomo, ovvero ne determina il destino.
(nella declinazione dell’Ideologia istituzionale della Società-Mercato, che, nella sua forma attuale, adotta la forma mentis totalitaria proposta dal Marxismo, l’Intelligenza “scientifica” assoluta diviene l’Economia).
Si noti come il Comunismo aderisca in tutto e per tutto al modello delle Religioni: Marx in questo caso si atteggia da Profeta (è un termine che egli stesso si attribuisce), sostenendo di aver intuito una verità ineluttabile: la Storia, secondo lui, ha già “deciso” che la classe Borghese verrà eliminata dalla Società per creare il suo Fine ultimo, ossia un regime di Pace definitiva; e sostiene che il compito delle persone moralmente corrette è quindi semplicemente quello di favorire, aderendo alla sua Dottrina, il percorso della Storia nella “eliminazione” di quella classe sociale che è già comunque condannata dal Dio-Storia (la resistenza della Borghesia alla sua estinzione non fa altro che rallentare il processo di realizzazione della pace definitiva dell’umanità).
Successivamente alla dottrina sono State attribuite ulteriori qualità Assolute: i Partiti di Sinistra sarebbero composti di persone antropologicamente superiori (utilizzando in questo caso termini rigorosamente scientifici per descrivere un concetto assolutamente a-scientifico). Anche in questo caso si portano i fondamenti di una forma di Pensiero su un terreno totalmente astratto, sul quale nulla può essere smentito.
La “rivoluzione” del Pensiero occidentale prodotta negli ultimi 50 anni dall’influenza delle Ideologie sociali, ed in particolare dal Marxismo, è radicale.
In particolare si è “rivoluzionato” il concetto di Storia, che ora non è più la concezione scientifica di prodotto dell’esistenza dei singoli esseri umani, ma diviene, appunto, una Idea-Ente (sullo stesso livello delle Religioni) che con la sua intelligenza non solo dirige la ragione dell’uomo (la coscienza umana non esiste infatti più come coscienza individuale, ma solo come coscienza di classe, o nella visione “psicologista”, come coscienza sociale – nelle Università la Psicologia viene sostituita dalla Psicologia sociale).
Ma, rispetto alla Religioni si fa un passo avanti: l’intelligenza della Storia (il Dogma prodotto dal Profeta-Marx) rende inutile, anzi, addirittura dannosa per la Società, la libertà dell’uomo. Qui nasce il Totalitarismo ideologico della modernità: eliminare la Libertà dell’uomo diviene un dovere morale.
Quest’ultima concezione dell’esistenza dell’uomo è alla base della vita delle persone ideologizzate: l Socialismo, nella sua versione più morbida del Socialismo democratico, si basa proprio su una concessione da parte dei Cittadini della propria Libertà, o Potere, allo Stato. Ovvero, le coscienze ideologizzate finiscono per rinunciare, almeno in parte, alla propria libertà, per avere i cambio i vantaggi (“ideali”) di essere gestiti nella propria esistenza da persone dalle capacità intellettive superiori (che hanno cioè le capacità di interpretare il Dogma ideologico, come i Sacerdoti nelle Religioni).
Questa è, appunto, la concezione della attuale Società del Welfare: una Religione laica prodotta dalla mente ideologizzata moderna.
La “giustificazione” di questo atteggiamento dell’uomo ideologizzato è ottima: poiché il destino dell’uomo è segnato da regole assolute, che prescindono da un suo intervento “soggettivo” sulla Storia diviene estremamente dannoso, per la società, pensare ed agire in proprio: ogni forma di pensiero individuale (di “creatività”) rappresenta una inutile, dannosa deviazione del percorso positivo tracciato dalla Storia.
All’uomo non rimane quindi che seguire la nuova Dottrina (“rivelata” inizialmente all’uomo di più elevata intelligenza razionale, e poi trasmessa al popolo da una casta di intellettuali-sacerdoti, che è in grado di indicare all’individuo come fare per arrivare finalmente alla condizione di “paradiso in terra” che è il Fine dell’Ente-Storia).
I problemi della modernità (mancanza di sicurezza sociale, disoccupazione, deterioramento del clima, ecc ….) nascono, appunto, per il fatto che le Ideologie moderne (sia quelle “di opposizione”, sia quelle Istituzionali) entrano nel campo della Teologia: pretendono di intervenire sulla realtà in modalità scientifica con idee metafisiche.
Per questa loro contraddizione interna le Ideologie sociali, nel lungo periodo, nelle loro applicazioni storiche finiscono immancabilmente per crollare (e con esse, alla fine, crolla l’intero Sistema occidentale che su di esse, nell’ultimo mezzo secolo, si è basato).
/// lettura ??? ///, Oltre alla nosra scienza sociali (determinazione scientifica attuale delle ideologie sociali) e che storicamente mette in crisi il Marxismo e la Religione islamica, la quale pretende di occuparsi dell’organizzazione materiale della Terra basandosi sui intuizioni metafisiche (in altre parole vuole “Imporre” dall’esterno intuizioni interiori di … ).
() lE TRASFORMAZIONI INDOTTE NELLA SOCIETÀ DALLA VISIONE IDEOLOGICA DELLA MORALE:
DALLA RICERCA DELLA FELICITÀ AL DOVERE “MORALISTA”
Come vedremo più avanti all’interno della Civiltà moderna, con l’innesto della nuova forma di Pensiero ideologico che ha ormai definitivamente sostituito le forme di cultura originarie dell’uomo, la concezione della realtà (e di conseguenza le conformazione della realtà sociale), si è radicalmente trasformata in direzione della concezione ideologica che è alla base delle Ideologie sociali.
Sostanzialmente le idee delle Ideologie sociali sono entrate a far parte della nostra forma mentis al punto che oggi le persone non conoscono più la realtà della Natura (e le nuove generazioni cresciute su Facebook, un “ambiente virtuale” nel quale le persone vivono una vita totalmente astratta dalla realtà, avranno perduto tra qualche decennio anche la scarsa percezione della realtà effettiva attuale).
E’ accaduto cioè che la nuova concezione “scientifica” moderna del Mondo ha impoverito la Conoscenza dell’uomo.
Nel nuovo contesto culturale “ridotto” della Cultura razionale, seguendo il principio illuminista secondo il quale è necessario “semplificare” il Sapere (per poterlo condensare in un codice scritto) al fine di costruire un mondo migliore, si è prodotta la convinzione che i problemi dell’uomo risiedano sostanzialmente a livello materiale (la nuova forma di Pensiero è “semplificata”, e non è più in grado di rilevare l’esistenza di una realtà “sottile” che risieda “sotto” la Realtà materiale – ciò nonostante Einstein abbia rivelato, in moto rigorosamente scientifico, come il livello “più fondamentale” della realtà risieda su un piano non-materiale).
Il cambiamento per l’umanità è radicale: in una concezione del Mondo di questo tipo si trasformano radicalmente i Fini dell’uomo.
In una visione così ridotta delle cose il problema fondamentale diviene infatti quello di risolvere i problemi materiali delle persone (nella nostra Civiltà si persegue una forma salute e di ricchezza qualitativamente differenti, se non opposte, rispetto a quelle tradizionali: nella Cultura antica, ad esempio, la ricchezza era concepita come presenza di qualità interiori, e non come il perseguimento di “quantità” esteriori tipico della nostra era).
Il fatto è che, nella sua posizione coscienziale moderna riduzionista dotata di percezione della realtà estremamente limitata ed autoreferenziale, il Pensiero occidentale non è in grado di prendere in considerazione le cause più profonde delle malattie fisiche e psichiche; ovvero della salute e della felicità (non è cioè in grado di comprendere che le cause delle sue condizioni materiali risiedono ad un livello più sottile della realtà apparente, materiale).
Il risultato di questa condizione mentale è anche, appunto, la trasformazione del concetto di Ricchezza che è oggi catalogata quasi unicamente come categoria di “Economia politica” (vedi Enciclopedia Treccani), ed è definita come «insieme dei beni economici posseduti da un soggetto». Mentre solo in pochi dizionari si riporta la definizione completa: «Ciò che si possiede, materiale o spirituale, e appare come bene, come risorsa di grande importanza: la tua r. è la gioventù; i miei libri sono una r. insostituibile» (Hoepli).
Come si è visto in precedenza nel capitolo sul Riduzionismo, la radicalità del cambiamento attuato dalla Cultura scientifica materialista consiste in primo luogo nel fatto che la gestione in modalità razionale di un sistema sociale (con gli strumenti che oggi l’uomo ha a disposizione nel nuovo quadro culturale) richiede di poter lavorare su una realtà “semplice”: poiché la riduzione scientifica ha privato il Sapere dell’uomo di quelle sfumature che non possono essere espresse in modalità logica, verbale.
Una delle conseguenze più importanti della “semplificazione” riduzionistica della realtà sociale è l’introduzione della condizione di Uguaglianza: ciò è stato necessario per stabilire una omogeneità di fondo tra gli elementi che costituiscono la Società (l’idea di Uguaglianza è paradossalmente, come vedremo, la madre di tutte le ingiustizie sociali). Anche qui una eliminazione delle diversità finalizzata a rendere meglio gestibile un Sistema umano, come si è visto a proposito del Mercato.
Dalla Rivoluzione francese in poi questa ricerca dell’Uguaglianza ha prodotto uno snaturamento delle qualità dell’uomo, e di quelle della comunità sociale: è il processo di Ingegneria sociale che in Unione Sovietica a prodotto alcune decine di milioni di morti.
Il problema nasce dal fatto che per “mantenere ordine” in un sistema sociale gestito in base a criteri razionali, è necessario adottare una nuova forma di “giustizia” Morale, basata non più su categorie “umane”, ma su Principi razionali (i Principi in campo razionale sono assiomatici: si tratta cioè di idee “slegate” dalla realtà dei fatti, ovvero dalla realtà “umana” delle persone che compongono la società).
In altre parole nel nuovo assetto culturale nelle questioni morali non c’è più posto per riflessioni sull’aspetto umano della vita sociale, ma vi è invece l’applicazione “a prescindere” di un codice predefinito (appunto: assiomatico, assoluto, preconcettuale):
ovvero nella Morale occidentale attuale vi è l’applicazione di un generico senso di “correttezza” preconcettuale indicato dall’Ideologia dominante, che non ha più un nesso diretto con i bisogni reali dell’uomo.
Il nuovo Codice morale è orientato ad una applicazione di una Idea assoluta “generale” (o generica).
Il fatto più significativo è che nel nuovo Codice morale si perde del tutto il livello universale della Morale praticato dalle Società antiche dell’uomo; ovvero si perde quel livello situato nella profonda interiorità dell’uomo, che agisce a livello empatico (psico-biologico) per orientarne i comportamenti in sintonia con l’ambiente (un livello dalle forti caratterizzazioni etniche, ossia “locali”).
E nella nuova dimensione “razionale”, si pretende quindi di rendere “globali” le questioni morali (si tratta di una arbitraria estensione universale di convinzioni morali “locali” di chi crea i nuovi codici di Morale ideologica). Ciò porta ad una “guerra” di conquista ideologica delle varie culture della Terra (campagna che è oggi condotta sul piano del Mercato – ma che, quando non si ottengono a questo livello i risultati sperati, è perseguita sul piano militare, ad esso “complementare”).
In questo modo, a livello globale si ottiene una “omogenizzazione” (uguaglianza) delle Culture specifiche. Si produce cioè una perdita di quelle forme di Valore fondamentali per le Civiltà dell’uomo: le forme di cultura etniche. E più nello specifico si attua una eliminazione del Valore rappresentato dalle micro-comunità morali familiari, l’elemento unitario nel quale, sostanzialmente, è “registrata” la morale sociale tradizionale dell’essere umano.
Queste sono le conseguenze della concezione moderna di Morale in quanto Ente esterno all’uomo: una Morale vista cioè non più come codice di comportamento registrato nella coscienza dell’uomo, ma un qualcosa di astratto che risiede in un ente “ideale” esterno all’individuo.
attraverso un processo di … assorbimento empatico di un patrimonio ereditario, ma di un ocdieche che proviene dall’esterno della ………. (si tratta di una applicazione al mondo contignente di un principio teologico che, trattandosi questa volta di un condice razionale, “ridotto”, rende la morale astratta dalla realtà (la “realtà dell’uomo”).
In ultima analisi
il processo di omogeneizzazione della società in nome di un presunto diritto di uguaglianza, eliminando la diversità di forme morali che all’interno di una comunità sociale garantiscono un fisiologico processo, mina la salute morale della società.
all’intenro di una società “naturale” vi sono sempre declinazioni differenti delle forme di Morale isittuzionale che arrivano fino a creare forme di morale antagonsita che sono sviluppate all’interno delle comunità familiari (anche se ongi famiglia pensa, nel suo sistema autoreferenziale, di essere la depositaria della morale corretta …)
la Morale “in negativo”:
il “senso del dovere” sostituisce la ricerca della Felicità
la perdita delle qualità sensiibli umane
e il subentro della “Volontà” razionale
In questa nuova concezione della vita umana si vengono a perdere quelle infinite sfumature che rappresentavano la base del benessere per le civiltà più antiche: le qualità più profonde dell’essere umano.
Si vengono a perdere le qualità umane legate alla sensibilità, che vengono sostituite dalla “Volontà” razionale tipica della modernità.
In altre parole l’Ideologizzazione del Pensiero occidentale trasforma radicalmente la concezione di Morale: tra le altre cose, nel nuovo Codice morale si sostituisce il Fine della ricerca della Felicità con il Dovere (l’attenersi ad un Dogma).
Una delle conseguenze dell’adozione della forma mentis moderna è l’abbandono del tradizionale processo evolutivo dell’uomo (la cui peculiarità è di risiedere a livello della sua peculiare coscienza: l’evoluzione dell’Uomo è in primo luogo una evoluzione della sua coscienza, che si riflette poi in una evoluzione della sua Civiltà). Si abbandona cioè quel processo evolutivo che in origine era fatto della continua ricerca, da parte dell’essere umano, di una condizione ottimale delle proprie relazioni sociali; processo basato sull’utilizzo, da parte dell’individuo, della propria “sensibilità”; per sostituirlo con un atteggiamento di sottomissione ad un Dogma (non vi è più una riflessione interiore sulla qualità di una azione, ma una preoccupazione che essa corrisponda alle indicazioni di un dogma).
La mente razionale ha una visione “in negativo” del Mondo
(e della Felicità)
La nuova condizione della coscienza dell’uomo deriva dall’adozione del pensiero “in negativo”, unica forma possibile di pensiero per la Mente razionale.
Come si è detto, con la parte limitata della mente preposta ai ragionamenti razionali non è possibile percepire, quindi produrre a livello mentale, concetti “positivi”.
Per questa ragione il pensiero occidentale produce una concezione della realtà “in negativo” (che diviene anche una “percezione” in negativo dell’esistenza).
Il fatto è che nelle condizioni di sensibilità limitata tipiche della forma mentis della modernità, l’individuo non è più in grado di percepire direttamente il Mondo attraverso le ”sensazioni” che sono state “rimosse”.
Le sensazioni “positive” (la Felicità) derivano infatti, tra le altre cose, dalla possibilità di percepire le qualità integrali della Natura. Ad esempio dalla capacità di percepire l’esistenza di un “ordine cosmico” delle cose (percezione che porta a produrre sensazioni come: “in ogni caso domani sorgerà il sole”, che forniscono all’essere umano un senso di sicurezza che nessuna “spiegazione” razionale può fornire).
Più in generale, la Felicità (lo star bene psicologico dell’individuo) derivano dalla percezione empatica delle cose, della comunità umana in cui è inserito (non si tratta, in questo caso, di “immaginazione mentale”, come è per le menti ideologizzate, ma di una vera e propria percezione della realtà da parte del “cervello esteso” dell’individuo): ciò dà all’uomo un senso di protezione e di affetto che produce in lui, appunto, il senso della Felicità.
A questo proposito dobbiamo notare come le Filosofie antiche che si occupavano della ricerca della Felicità fossero in realtà delle attività di investigazione empirica.
Esse perseguivano, ad esempio, forme “meditative” (nelle quali la coscienza è in una relazione extra-razionale, non-verbale con se stessa e con il Mondo) per raggiungere condizioni di empatia come quella nella quale un essere umano osserva in modo empatico un tramonto, o un prato in fiore. Condizione nella quale, appunto, vi è una attenzione “integrale”, “estesa” nei confronti della realtà, e quindi nella quale l’essere umano si percepisce come parte integrante dell’universo che lo circonda (sono condizioni di coscienza che, ad esempio, oggi la Scienza cerca di risvegliare nelle persone per ottenere un funzionamento ottimale del sistema immunitario nei casi di malattie gravi).
Si noti come la “ricerca interiore” sia l’unica vera forma di “ricerca scientifica (gli ultimi, e più importanti successi della Scienza moderna sono quelli ottenuti dagli Scienziati Quantisti, come Einstein, che hanno potuto produrre l’Energia nucleare solo attraverso quelli che essi chiamavano “esperimenti mentali” – è questa anche l’ultima applicazione del primo pensiero scientifico moderno, quello socratico del “conosci te stesso”, ossia del lavora dentro te stesso per studiare il Mondo).
La Scienza occidentale, prima della fase attuale di “progresso”, era definita “Filosofia della Natura”. Infatti il traguardo della Scienza è il benessere dell’uomo: quella praticata oggi non è più Scienza, ma Tecnologia.
Ovvero: oggi la Scienza non si occupa più del benessere dell’uomo, ma si pone obiettivi “astratti”, “ideali”, nei quali il fine è la stessa Scienza-Tecnologia (gli effetti negativi delle applicazioni delle nuove tecnologie passano in secondo piano, poiché l’obiettivo primario è quello di proseguire nello sviluppo di tali tecnologie nell’idea che esse, primo o poi, faranno fare un salto di qualità alla vita dell’uomo).
-
(condizione nella quale vi è un un risveglio del sentimento che … se .. privato delle emozionalità egoiche … è, in se, felicità (nella felicità non conta l’oggetto, ma la ….) .. di un sentimento che viene definito “amore incondizionato” … quelle sensazioni che .. oggi la scienza riconosce, ..ad esempio, indipesabili ..per una guarigione .. per un fuzionamenot ottimale del sistema immunitario
-
In questa condizione di alienazione dalle percezioni … più profonde della realtà, la sua attenzione è focalizzata continuamente sulle sensazioni “spiacevoli”.
In altre parole, se l’uomo pre-moderno viveva in rapporto empatico con il Mondo, ed era in grado di avere una percezione del “Tutto” che lo circondava (ciò vale ancora oggi per gli individui non coinvolti nel “Progresso moderno”), l’uomo moderno, dotato di una “Intelligenza” incompleta, per la quale è impossibile percepire gli aspetti più “profondi” della realtà, si sente “isolato” dal mondo: l’uomo moderno è quindi dominato da una sensazione di vuoto.
Questa sensazione, come si è detto, è il fattore sul quale le Ideologie possono operare per “gestire” la coscienza dell’individuo.
Inoltre, come si è detto, l’uomo moderno è caratterizzato dall’altra prodotta dalla sua Cultura prettamente razionale che non può prendere in considerazione le sfumature della realtà: esso può descrivere la realtà solamente utilizzando concetti “in negativo”.
-
Un esempio …. …(ciò che non è … ossia … non avendo un percezione diretta dei sentimenti di amore più elevati ..(comunemente detto amore universale..) .. se ne fa un’idea … secondo ciò che … non è … ma non ha più dentro di se una …
-
avere una percezione del suo cervello esteso, non riesce più a percepire le fondamentali sensazioni di pacere (non è più in grado qunidi di seguire il “Prinicpio di paicere”) … (…(anzi ne è sovaentato .. e quindi, anche dovessero sorgere, le rifugge ..).
Dal punto di vista della Morale, ciò significa che l’uomo moderno non è più in grado di scoprire dentro di sé (e dentro la natura che lo circonda) il Bene (non può cioè più effettuare riflessioni “complete” sulla realtà basate sulle percezioni che provengono dalla “pancia” e dal “cuore”).
Ma, di contro, l’uomo moderno ha, come si è detto, una chiara percezione delle qualità negative dell’esistenza: degli aspetti più duri della vita, degli aspetti più infelici dell’esistenza, delle potenzialità di pericolo, ecc … (per questa ragione le Ideologie di Sinistra, l’espressione più elevata della mente razionale moderna, esaltano il “Pensiero critico”, ossia le capacità di Individuare potenziali problemi nella Realtà, come forma più elevata di intelligenza).
-
raggiungibile dall’uomo: … anzi … il penseioro critico diventa … lo strumento … per .. l’evoluzione dell’uomo … l’arma che permttte di … eliminare il “Peseiro sentimentale” ..(al quale sono legate le forme di Fede) .. dall’esistenza umana .. permettendo alla specie umana …)
In questa nuova concezione dell’esistenza anche la Felicità assume per l’uomo l’accezione “in negativo” descritta da Leopardi: la Felicità non più una qualità sostanziale (esistente di per sé).
La Felicità diviene unicamente una condizione di cessazione dell’infelicità (con una conseguenza fondamentale per l’esistenza dell’uomo: la Felicità di questo tipo non può più essere una condizione esistenziale duratura, ma si trasforma in una condizione emotiva che deve continuamente essere alimentata da situazioni “stimolanti”).
Questa concezione dell’esistenza favorisce il successo delle Ideologie, che propongono una serie di “problemi” nei confronti dei quali esse si pongono come “via di salvezza”.
– il pensiero razionale produce Totalitarismo: il ritorno alla tirannide
Per quanto riguarda l’aspetto sociale dell’esistenza, la coscienza razionale dell’uomo moderno, non disponendo più essa di percezioni positive da seguire, è costretta ad applicare una Morale “dogmatica” che implica, per la coscienza, un costante processo di “verifica” della rispondenza dei propri atteggiamenti rispetto al dogma ideologico (ad un insieme di norme razionali).
Il fatto è che in questo modo l’esistenza dell’uomo si trasforma in modo radicale: avviene cioè che con l’adozione della forma mentis razionale
l’uomo sostituisce la ricerca di un modalità di vita ottimale
in quanto ricerca di sensazioni positive,
con un atteggiamento di “controllo” razionale
(un controllo da parte della cosiddetta Volontà: una facoltà della Coscienza umana che è, appunto, slegata dalle facoltà dei “sentimenti”).
E questa forma mentis è il fondamento dei Totalitarismi.
In altre parole, come vedremo, qualsiasi forma di pensiero razionale non può che evolversi verso forme di sempre maggior “controllo” (a livello individuale e sociale): il Totalitarismo non è quindi che il punto “più evoluto” del pensiero razionale occidentale (sia nelle sue forme “classiche”, rappresentate dai due esempi significativi dei regimi Sovietico e Nazista; sia nelle forme più morbide, rappresentate, appunto, dai regimi Democratici ideologici attuali).
La mancanza di una Morale spontanea nei sistemi sociali razionali
Ciò accade perchè nei sistemi sociali basati su criteri razionali, come si è già detto, viene a mancare la spontaneità di adesione degli individui della comunità ad un codice Morale comune: ciò per il fatto che in tali ambiti non vi sono più individui dotati di una “guida interiore”, la quale è anche una “guida universale” che rende i comportamenti delle persone compatibili e sinergici. In questo contesto la comunità sociale viene quindi a perdere quegli “automatismi” che le garantivano un funzionamento fisiologico (una armonia sostanziale degli atteggiamenti degli individui).
Una delle molte considerazioni prodotte dalla nostra letteratura su questo argomento: Schiller in “In Grazia e Libertà” asserisce: “si dice anima bella, quando il sentimento morale è riuscito ad assicurarsi tutti i moti interiori dell’uomo, al punto da poter lasciare senza timore all’affetto la guida della volontà e da non correre mai il pericolo di essere in contraddizione con le decisioni di esso» (Grazia e dignità, 1793).
In Schiller l’Anima bella riesce ad armonizzarsi spontaneamente, all’interno della Comunità, con le altre anime attraverso la qualità dell’uomo che è la “Grazia”
-
In realtà in Schiller all’anima bella può venir meno la Grazia, allora si ricorrerà al sublime kantiano della “dignità”.
-
« Nella dignità… Lo spirito si comporta da padrone del corpo, perché qui esso deve affermare la sua autonomia contro l’imperioso istinto, che procede ad azioni senza di lui e vorrebbe sottrarsi al suo giogo. Nella grazia invece governa con liberalità, perché qui è lui che mette in azione la natura e non trova alcuna resistenza da vincere… La grazia sta dunque nella libertà dei moti volontari; la dignità nel dominio di quelli involontari. La grazia lascia una parvenza di spontaneità alla natura, là dove questa adempie gli ordini dello spirito; la dignità invece la sottomette allo spirito, là dove essa vorrebbe regnare. Nella dignità… ci è presentato un esempio della subordinazione dell’elemento sensibile a quello morale… Nella grazia, invece la ragione vede la propria esigenza soddisfatta nella sensibilità. […] Avendo dignità e grazia campi diversi per la loro manifestazione, non si escludono vicendevolmente nella medesima persona; …anzi soltanto dalla grazia la dignità riceve la sua convalidazione, e soltanto dalla dignità la grazia riceve il suo valore.[56] »
-
E questa sinergia automatica tra Morale e spontaneità è definta “Grazia” (non è, appunto, un dovere! Che invece … (introduce il concetto di “Ingenuo” come .. sensibilità morale – e il gioco come metodo educativo … per rimanere in ambito ludico non condizionato da strutture “riduttive” … razionali ..) … Per la filosofia “l’uomo morale” è nella sfera noumenica (in conoscibile, .. inconscio ..)
In un contesto simile diviene così necessario intervenire per colmare questa deficienza con strumenti che possano garantire una qualche forma di ordine sociale (si tenga presente che una società di impostazione razionale come quella occidentale è estremamente complessa da gestire; ed in assenza di un buon ordine razionale delle cose essa collassa rapidamente, come si vede nel caso di scioperi su scala Nazionale). Ma questi strumenti correttivi, mancando oramai completamente la possibilità da parte delle persone di percepire le necessità morali della comunità sociale, devono essere necessariamente degli strumenti “impositivi” (sufficientemente “forti” da poter indurre le persone, ormai “insensibili”, a rispettare le regole).
Ricordiamo quanto visto in precedenza: Freud, le cui idee hanno modellato l’attuale forma di Pensiero occidentale, si auspicava che la società cominciasse ad attuare forti forme di repressione nei confronti della spontaneità degli individui (“ogni Civiltà deve edificarsi sulla coercizione e sulla rinuncia pulsionale” – “si può rimanere spaventati di fronte all’enorme impiego di coercizione che sarà inevitabile fino al raggiungimento di questi scopi. La grandiosità di questo piano, la sua importanza per il futuro della civiltà umana non possono venir contestate”).
(l’imposizione dall’esterno degli schemi di comportanemtno è necessario per il fatto che l’individuo .. nel nuovo stato di coscienza privo di … percezioni universali …, per quanto possa effettuare una continua azione di verifica nei confornti dei prori atteggiamenti, si trova ora ad un livello di coscienza limitato alal sfera razionale, ed è quindi in un sistema autoreferenziale, privo cioè dei precedenti riferimenti sensibili con il mondo esterno, per cui non può rendersi conto effetivemtne della qualità dei suoi comportamenti ..).
Ecco quindi che la Società moderna, a causa della nuova dimensione delle coscienza umana dei suoi cittadini, è costretta ad applicare un forte controllo del comportamento morale delle persone (nella attuale Democrazia è “lo Stato” che crea ed applica la Nuova morale – nei regimi dittatoriali questo ruolo è assunto dal Partito). Per questa ragione il Codice morale della Società, da implicito, “spontaneo” ed evolutivo, diviene un dogma astratto: la spontaneità viene sostituita dall’imposizione.
-
E, ra le altrer cose, … “definitivo”)
=
-
// sviluppa – forse lettura // Mentre, come si è detto, ella società “Originaria” dell’uomo, che si è protratta in Occidetne, con diverse declinazioni, fino al 700 (e nelle campagne fino alla Seconda Guerra mondaile) anche in un sistema “moralemte rigido”, si aveva comunqe quel funzionamento automatico, spontaneo, delle persone garantito dalle facoltà sensibili delle persone, e dalle connesse forme di “morale itneriore”.
-
Nel contesto di società tradizionale l’applicazione forzosa della morale riguardava solo percentuali irrisorie della popolazione; e comunque non si trattava, come accade oggi, di una applicazione .. forzosa come accade oggi (ci si riferisce ai rapporti interni alla comunità sociale,e non ai rarissimi rapporti dell’indivuo con il Regnante…).
-
Ma nella civiltà … “razionalizzata” degli ultimi decenni … Poiché la coscienza dell’uomo moderno non è in grado di prendere in considerazione le valenze sensibili più sottili della realtà (livello al quale risiedono le qualità positive), nel nuovo codice morale non possono trovare posto gli elementi principali delle morali antiche come la Felicità dell’individuo (nel nuovo contesto si perde sostanzialmente ciò che nelle Clture antiche veniva indicato come “fede”, ovvero la fiducia in se stessi, perdita che porta l’individuo ad affidarsi agli altri, e nella natura, perdita che porta l’individuo ad affidarsi ai prodotti “artificiali” della scienza post-moderna).
-
Non solo: poiché la coscienza dell’uomo è inquietata dalle qualità della realtà che non è in grado di comprendere, nella nuova morale vengono ribalti i criteri morali tradizionali.
la Morale “alienata”: dalla spontaneità al dovere
Questa sostituzione di una guida sensibile interiore con l’applicazione di precetti dogmatici che devono essere imposti dall’esterno della coscienza comporta quindi una trasformazione radicale delle Morale:
la tradizionale Morale “spontanea” (un impulso interiore)
diviene un “dovere” (imposto dall’esterno)
(ovvero: la Morale si trasforma da una ricerca di piacere comune delle persone, in un “moralismo”: la repressione delle forme di piacere spontaneo individuali).
Spontaneità e dovere
Una riflessione sul concetto di Dovere
-
un paio di pagg
-
anche questa parte è stata rifatta dopo un po’ di tempo … e quindi potrebbe non essere perfettaemtne in tono con il lfusso del testo (ripetizioni, forzature, eccessivo approfondimento, …)
E’ importante comprendere come il Dovere, nel significato attuale del termine, sia una condizione psicologica “opposta” a quella di ricerca della Felicità su cui si fonda l’esistenza nelle Culture non-occidentali (tale condizione è, ad esempio, posta come presupposto fondamentale nella Costituzione degli Stati Uniti).
Il dovere presuppone infatti una condizione di limitazione (posta da una serie di Regole definite da un Dogma). Mentre la “Ricerca della Felicità” è una condizione “creativa” (è una condizione di Libertà): essa si basa sulla spinta dell’uomo a trovare nuove dimensioni di serenità.
Mentre la seconda è, appunto, una condizione di continua “ricerca” (e quindi di sviluppo delle qualità umane dell’individuo, ossia di evoluzione), la prima è una condizione di limitazione, repressione delle qualità dell’individuo (e, conseguentemente, di congelamento dell’evoluzione di una comunità)
Non è che nella condizione di Ricerca della Felicità non vi sia un “controllo” delle pulsioni umane: ma in questo caso vi è una limitazione “spontanea” di quelle pulsioni che l’individuo percepisce essere “non funzionali” alla comunità. Ossia in questo caso è l’individuo, in base alle sue esperienze dirette (e non ai precetti contenuti in un dogma), che si auto-limita (qui l’individuo sa bene, per “esperienze personale”, che un suo bene che sia in contrasto con il bene comune presto gli porterà dei problemi, e quindi non è affatto un bene).
Nel caso delle Morali ideologiche invece, l’individuo non conosce affatto ciò che è bene per lui: perchè l’uomo possa “sapere” qualcosa, vi deve essere infatti una registrazione nella coscienza che può avvenire solo in base ad una esperienza diretta. Le cose non possono essere invece imparate, come si pensa nella Civiltà occidentale, attraverso una educazione “verbale” impartita da altri.
Per cui nella condizione coscienziale “mentale” (logico-verbale) tipica della nostra Cultura, l’uomo non “conoscerà” mai ciò che è bene per lui: sarà sempre guidato, nella sua esistenza, da un “timor di Dio” (oggi un “timore morale”, come è nella dimensione coscienziale del “politically correct”). Vivrà sempre, cioè, una vita in base a limitazioni (una delle critiche più importanti delle forme di Psicologia non-istituzionali è proprio relativa all’insistere, nell’educazione dei bambini, nel limitare le loro azioni, invece di incentivarli a sviluppare il loro agire spontaneo).
Quindi anche nella culture “originarie” dell’uomo vi sono forme di limitazione degli atteggiamenti, ma in questo caso l’accento non è sulla limitazione, ma sulle possibilità di sviluppare nuove modalità di vita più gratificanti.
Purtroppo per comprendere come ciò possa avvenire è necessario essere vissuti in comunità dove il controllo dogmatico è ridotto al minimo come le comunità di campagna; comunità nella quali vi è uno “spontaneo” svilupparsi della vita della comunità. O aver vissuto nella realtà delle famiglie allargate tradizionali che anteponevano lo sviluppo delle qualità dei giovani alla repressione delle loro pulsioni “indesiderabili” per la comunità (in tali contesti, ad esempio, il padre o il nonno lasciavano che il ragazzo andasse incontro ad un problema per poi supportarlo nella soluzione, piuttosto che “spiegargli” che in quel modo si sarebbe cacciato nei guai, impedendogli di agire “di testa sua”).
la concezione moderna del Dovere
Il concetto di Dovere è legato alla concezione razionale dell’esistenza: esso non è infatti presente nelle filosofie pre-moderne (non-razionali).
Nella concezione non-occidentale della Comunità umana (tutt’oggi presente in molte realtà sociali non ancora inglobate dalla “Cultura” occidentale, dai villaggi sperduti sulle Ande alle comunità rurali europee che ancora vivono in modalità molto vicina a quella delle tradizioni millenarie) la vita era quindi, come si è detto, non dettata da dogmi, ma da “regole” che le coscienze degli individui, generazione dopo generazione, si erano auto-costruite attraverso le esperienze dirette (per quanto le religioni istituzionali, nelle loro componenti più ideologizzate, abbiano portato in tale contesto quest’ultima modalità di vita basata sulla repressione delle qualità dell’individuo).
In tali contesti, appunto, già dalla fase infantile l’individuo riceve una educazione basata sull’“imparare da sè” (sul modello “originario”, della Maieutica descritta da Socrate), e non su una rigida guida dall’alto, “bacchettona”.
Un esempio di questa modalità della “Morale spontanea” delle comunità tradizionali dell’uomo è il caso del non ricorso alla “Giustizia istituzionale” (dei Tribunali) nel risolvere le questioni locali: in molti casi i problemi all’interno della comunità vengono risolti con “interventi diretti” dei membri (ad esempio più persone si mettono d’accordo per andare a “convincere” un membro della comunità che sta producendo danni ad altri individui).
Per quanto a noi Italiani ciò sembri paradossale, iniquo, in realtà questa modalità è osservata istituzionalmente nei Paesi anglosassoni, nei quali la comunità locale decide, riunendosi in “assemblea” sotto la guida di un vero Giudice, a prescindere in gran parte dalle leggi “nazionali”, se sia “giusto” condannare una persona o assolverla.
Nel contesto culturale attuale (“Occidentale”) si trasformano quindi completamente la concezione di Morale e di Giustizia, sulla base dell’idea “moderna” che l’uomo, essendo inguaribilmente incapace di gestire se stesso, debba essere guidato da altri uomini più capaci di lui.
In questo modo l’individuo perde la sua Libertà originaria, e si sottopone al “Dovere” morale che lo limita nelle sue qualità spontanee (su questa idea non sono solo basate le Leggi attuali, ma anche “la cura” moderna per le “menti spontanee” definita, come abbiamo visto, da Freud in base a modalità di “repressione”).
Nella Civiltà moderna si passa cioè da una spontanea ricerca della Felicità individuale, che in “condizioni fisiologiche” della comunità umana corrisponde alla Felicità della comunità, per passare alla moderna condizione di Dovere.
Vediamo quindi come in Occidente oggi sia concepito il Dovere.
Il dovere presuppone un “obbedire“. Obbedire è “Agire in modo conforme a quanto è o viene comandato o disposto”; “essere ubbidiente, come attitudine e normale comportamento: il tuo, almeno, è un ragazzo che ubbidisce, non è ribelle come il mio; un cavallo, un cane che ubbidisce poco “30.
Nella Società occidentale attuale l’essere “ubbidiente” diviene, appunto, la “normalità”.
Nella dimensione dell’ubbidienza l’essere umano deve rinunciare a parte della sua sensibilità (reprimendola) per poter funzionare” come essere sociale.
Questo condizione porta ad un risultato paradossale: nella società moderna l’uomo perde gran parte della sua “moralità”.
Come si è detto, ciò avviene per il fatto che la rinuncia alle sue qualità originarie dei sensibilità comporta, nell’uomo, una perdita della percezione dell’”ordine delle cose” nella loro dimensione naturale (nell’uomo moderno vi è, ad esempio, una perdita di contatto con la Natura che non è solo fisica – l’uomo vive in una “natura” di cemento e asfalto – ma che è una perdita della percezione empatica della natura).
L’uomo moderno viene cioè a perdere quella percezione che gli permetteva di attribuire “un senso alle cose”: ovvero la percezione di se stesso come un elemento integrato in un contesto più generale (fatto sia di “Natura” che di altri individui).
In altre parole con l’introduzione del concetto di Dovere moderno, nella Cultura (e nella coscienza dell’uomo) si crea una separazione (una dicotomia, e quindi un conflitto) tra Libertà e Obblighi (“vincoli imposti da Leggi, da Autorità”).
Conflitto che viene risolto, nella modernità, privilegiando il secondo aspetto: nelle Ideologie sociali che sono alla base della attuale forma di Democrazia (Social-Democrazia) è indicata chiaramente necessità da parte del Cittadino di cedere una parte della propria Libertà ad una Istituzione per poter avere in cambio una vista sociale più sicura (ciò che oggi, paradossalmente, viene a mancare: sicurezza di un posto di lavoro, dell’incolumità fisica nel girare per la città, ecc …).
-
(kant)
-
la condizione di morale spontanea
Il risultato, come si è detto, è che la Morale diviene così paradossale: con la Morale moderna l’esistenza dell’uomo si trasforma dalla tradizionale ricerca di sensazioni positive in uno “sforzarsi” di raggiungere una condizione indicata da altri come ”quella giusta” (si potrebbe dire che, paradossalmente, l’uomo passa da una ricerca del piacere ad una ricerca della sofferenza in quanto imposizione degli schemi repressivi indicati come necessari per il Bene della società dagli ideologi dell’Ottocento, e poi da Freud).
Nota: :: Dovere: il considerare “doveroso ogni comportamento assunto in conformità al dettato della ragione, principio dell’ordine cosmico. Assente dal pensiero etico aristotelico e da quello medievale” Treccani …
// non è quello che volevo dire // E’ proprio questa dimensione nella quale viene spinta la mente del cittadino “civilizzato” che garantisce la governabilità del sistema (ovvero la manipolabilità del cittadino): i problemi del qui e ora vengono utilizzati per poter formulare la promessa al quale si aggrappa la coscienza del cittadino frutrato ed angosciato.
Si tratta del concetto cià visto del “salvati in speranza” delle Ideologie religiose. E da notare come gli ideologi si siano sempre posti come “profeti” (così è deifinito, ad esempio Marx) che agivano sulla terra per conto di un ente supremo.
Questa trasformazione radicale dell’essenza della Morale dell’uomo è resa possibile per il fatto che, potendo operare sulla coscienza dell’uomo in modo estremamente sofisticato, oggi
le Ideologie, sono in grado di sostituire il sentimento fondamentale dell’uomo, la Fiducia nell’esistenza di un ordine naturale delle cose che trascende le possibilità di controllo razionale, con una “credenza” di superiorità della Mente umana nei confronti della Natura
(compresa la “natura” dell’uomo, ossia la parte “irrazionale” della mente, ed il sistema fisiologico dell’essere umano).
Nel nuovo contesto l’Uomo va ad occupare il posto tradizionalmente occupato da un Dio/Natura (è l’”Ego” che prende il sopravvento: la Società dell’uomo da questo punto è governata dagli Ego più forti).
-
>> In termini scientifici si può dire che non si segue più la morale registrata con l’educazione infantile dall’ambiente nella corteccia prefrontali .. con un dodice esterno” .. da applicare direttamente con il cervello …
Un percorso di piacere con un percorso di ..”forza” …
E produce un notevole stress nell’uomo.
.. e la nuova modalità crea stress …
(in realtà vi è una gratificazione, ama livello “emotivo” e non più affettivo … )Nella società razionale del novecento … per segure … la Morale la mente umana non ricrorre più alle sensazioni …
il ritorno della tirannia
In questo modo la Civiltà moderna entra in una nuova fase, nella quale si instaura una forma di regime totalitario che rappresenta una evoluzione morbida della tirannia classica (si parla della forma di Democrazia occidentale dell’ultima metà del secolo scorso). Ovvero
la Civiltà moderna definisce una nuova forma di regime che
riporta la civiltà dell’uomo ai tempi delle antiche tirannie.
Il nuovo regime della Democrazia occidentale riprende, appunto, il modello delle antiche tirannie, applicato qui in modo molto più sottile (nella modalità “ideologica”), grazie alle nuove conoscenze acquisite dall’Occidente nel campo della manipolazione delle coscienze (come si è visto la Civiltà occidentale ha acquisito, negli anni ‘50, le competenze dei regimi totalitari comunisti: utilizzate in un primo tempo come “difesa” nella Guerra fredda, e poi nelle strategie di persuasione del Mercato e della Politica).
In particolare la tirannia è riproposta nel modello di Democrazia europea (oggi materializzata nello Stato sovranazionale, un tempo definito impero, chiamato Unione Europea), radicalmente differente da quello originale, dell’Antica Grecia, e da quello Americano (che a quello originale si riferisce). La Democrazia europea nasce infatti non “dal Popolo”, ma per mano di intellettuali (i Giacobini, che sono saliti al potere con la modalità del “Terrore”), i quali riprendono il modello del Re Sole: “lo Stato sono Io” [vedi i testi sulla Democrazia moderna, www.lucabottazzi.com].
L’ingrediente fondamentale di questa nuova modalità di governo dei popoli è, appunto, la paura (sotterranea, della quale l’uomo non è consapevole) che, come vedremo meglio nei prossimi capitoli, permette ai “governanti” si sostituire l’”inefficiente” coercizione fisica applicata nelle Tirannie tradizionali.
Una dimensione emozionale particolarmente efficace perchè … indotta nelle persone sotto forma di un apparente “piacere emotivo” .
-
// lettura ???? // … grazie alle scoperte della scienza psichiatrica … si è in grado di praticare una forzatura del processo congnitivo (sviluppate ad esempio nella PNL) .. con opertune tecniche .. (favorito dall’abbondanza di canali mediaticii .. che osno in grado di sviolare stimoli formanti … ) … vengono registrati nelgi strati più profondi della coscienza attraverso … nuove regole programmanti … (una programmazione che .. foranzod .. si sovrappone alla programmazione “di fabbica” dell’uomo … oscurandole (“rimuovendole”) …. (si ottienene una spontaneità “indotta”, “artificale”)
() L’EVOLUZIONE DELL’UMANITÀ È ESPERIENZIALE
di qui è un po’ meno corretto (corretto, ma non perfetto)
Vediamo la trasformazione della Morale tradizionale in una guida “artificiale” per l’esistenza dell’uomo (ed i problemi che ciò ha causato) sotto un altro aspetto: la questione dell’Evoluzione dell’uomo.
l’evoluzione come necessità
Le Idee dell’Uomo sono “rappresentazioni mentali” di elementi reali. Elementi che derivano da una “impressione” derivante dall’esperienza diretta con la realtà, e che, all’interno della mente, possono essere elaborati per produrre nuove idee (sempre a patto, appunto, che sia sempre verificato il loro corrispondere alla realtà dei fatti).
Le Idee sono uno strumento indispensabile all’uomo: servono all’uomo per evolvere la sua Civiltà (le Idee sono ciò che, dal punto di vista della Scienza moderna, differenziano l’uomo dall’animale): lo sviluppo delle idee dell’uomo corrisponde, sostanzialmente, all’evoluzione dell’umanità.
Il problema è che il processo di sviluppo di idee è un processo evolutivo. E invece le ideologie inibiscono qualsiasi processo di evoluzione delle idee. Per questa ragione le ideologie non possono mai funzionare nei loro tentativi di applicazione alla vita reale (le Ideologie innescano un percorso di involuzione del progresso dell’uomo).
Vediamo quindi quali sono i fondamenti della legge dell’”Evoluzione dell’Uomo”. E perchè le ideologie siano destinate a fallire per il fatto che non seguono questa legge fondamentale per l’uomo.
Si è detto come dal punto di vista scientifico “ogni organismo vivente per sopravvivere si deve evolvere”.
In Natura tutto è in continua evoluzione:
ciò che non si evolve,
finisce immancabilmente per decadere e morire.
Questa Legge vale per qualsiasi organismo vivente, ma anche per i Sistemi sociali.
Vediamo più in dettaglio per quale ragione le cose funzionano in questo modo?
la questione dei bisogni
Per meglio comprendere questa peculiarità della vita dell’essere umano, dobbiamo fare un passo indietro: sia la vita dell’individuo, che quella della comunità di individui, si basano sul meccanismo fondamentale che regola la vita sulla terra: il meccanismo dei bisogni.
In assenza di un processo di soddisfazione dei bisogni non vi può essere vita (ciò vale per qualsiasi organismo vivente), e quindi tantomeno evoluzione.
In altre parole tutto ciò che presenta dei bisogni “biologici” necessita di una soddisfazione di questi bisogni (e, per quanto riguarda la specie umana, entrano in gioco anche i bisogni psicologici o culturali).
Il fatto è quindi che quando una Comunità sociale non è in grado di soddisfare i reali bisogni l’individuo, quest’ultimo entra in una condizione di frustrazione che lo porta ad una condizione condizione che, nel medio lungo periodo, determina l’inizio di un processo di degenerazione biologica e psicologica.
Il problema è che questa necessità di soddisfazione dei bisogni, di per sè riguarda i bisogni di tipo “reale” (tanto sul piano biologico che su quello psicologico).
Ma
l’uomo, nello sviluppo della sua esistenza,
perde periodicamente di vista i suoi bisogni reali,
e finisce quindi per inseguire la soddisfazione di bisogni astratti, “perversi” rispetto alle sue reali esigenze
(già gli antichi Veda, alcuni millenni or sono, avevano compreso come l’uomo tenda a rifugiarsi in una condizione mentale nella quale finisce per non riconoscere più i suoi reali bisogni, ed in questa condizione cominci a “compensare” tali necessità fondamentali con la ricerca di soddisfazioni “ideali”).
Una delle conseguenze di questo stato mentale dell’uomo è che, appunto, nelle fasi storiche in cui non è più indotto a inseguire soddisfazione di bisogni reali, adotta un modo di pensare “ideale”, astratto. Ed in questo modo inceppa il meccanismo di evoluzione dell’essere umano e della comunità sociale: e la Società in questa condizione, non essendo più in grado di evolversi – per il principio scientifico secondo il quale gli organismi e i sistemi sociali o si evolvono, o imboccano la fase che li porta alla estinzione – inizia la sua fase di declino.
Il fatto è che la nostra Civiltà si trova in un momento in cui le coscienze degli individui sono in tale condizione di ricerca di soddisfazioni astratte, “ideali” dei loro bisogni: la situazione di coscienza indotta dalle Ideologie. E in questa situazione, appunto, l’uomo moderno conduce la sua Civiltà in una condizione di sempre maggior declino.
// sospeso // perdono la conoscenza di se stessi…). In questi casi
l’evoluzione come processo esperienziale
( in precedenza c’è già un capitolo sulla … o evoluzoine o morte .. (( cerca ” W. Dyer”)
Perché nella sua attuale condizione mentale l’uomo inibisce il suo processo evolutivo?
evoluzione come necessità
Come si è visto in precedenza, affinchè gli organismi si possano mantenere in vita vi deve essere una continua evoluzione degli stessi (una continua trasformazione).
La vita sulla Terra è cioè un processo dinamico: quando questa qualità viene meno (viene a cessare l’evoluzione), la vita comincia a degenerare, a decadere fino ad una possibile fine.
Ciò vale per gli organismi viventi, ma anche per i sistemi sociali dell’uomo.
Evoluzione dell’Uomo in quanto evoluzione della coscienza
dal punto di vista puamente psicologico
L’essere umano che vive in modalità naturale si “evolve” continuamente dal punto di vista psichico, mentale: tanto è vero che le persone sono più sagge in età avanzata che non in gioventù. E la crescita psicologica dell’individuo (da alcuni definita anche “spirituale”) è anche una crescita della società (si tratta, nell’insieme, del processo di Evoluzione peculiare dell’Uomo).
Tenendo conto del fatto che l’essere umano è dotata di libero arbitrio, e quindi del fatto che esso non è in grado di seguire automaticamente dei Principi di vita (cosa che invece fanno gli animali), il ruolo dell’intelligenza dell’uomo sembra quindi essere principalmente quello di riuscire ad individuare un metodo (quindi dei principi) per lo sviluppo della Coscienza umana (questo era il Fine delle Culture antiche, che oggi tale è stato sostituito dal Fine della realizzazione di forme di “progresso” materiale – ovvero si è sostituito il perseguimento di una “ricchezza” psico-spirituale con una “ricchezza” di tipo materiale).
Detto con le Culture non-moderne, il processo peculiare di evoluzione dell’uomo è un processo sviluppo della Consapevolezza.
In altre parole una delle necessità fondamentali dell’uomo è di ottenere una consapevolezza sé, una conoscenza del “funzionamento” del suo essere (dei i “meccanismi” affettivi). Infatti così come non è possibile utilizzare uno strumento tecnologico senza avere consapevolezza del suo funzionamento, non è possibile utilizzare il “sistema uomo” per operare nella realtà se non si conoscono i principi del suo funzionamento (ossia, ad esempio, le modalità di percezione e quelle modalità di reazione agli eventi).
Ma significa anche consapevolezza del suoi meccanismi di interazione sociale (diciamo, di consapevolezza sociale).
Solo chi ha una reale consapevolezza di se stesso può osservare, con cognizione di causa il mondo “esterno”. Si tratta, del metodo adottato nelle culture pre-occidentali, riassunto da Socrate, che è vissuto agli albori della nostra Civiltà, nel concetto: comprendi il mondo che ti circonda attraverso l’osservazione di te stesso.
– è il processo del mbaimo –
Il processo di evoluzione della consapevolezza dell’uomo è, appunto, alla base delle varie Culture umane. Ed è riassunto, ad esempio, nella parabola di Adamo ed Eva, la quale delinea l’esistenza dell’Uomo sulla Terra come un percorso di recupero della coscienza di se stessi attraverso una esperienza (anche negativa), delle cose del mondo materiale.
Ma anche le culture antagoniste si basano su quest’idea (attribuendo però ad essa qualità differenti): nel Marxismo ogni cosa è infatti finalizzata ad una “presa di coscienza” da parte dell’individuo (in questo caso si tratta di una presunta forma di consapevolezza materiale, “sociale”, che prescinde dalla consapevolezza interiore dell’individuo).
-
.. con l’idea di una “coscienza critica” … .. nel pesioro … “di sinistra” … e un piano “spirituale” .. (la “coscienza di calsse” che l’uomo dovrà raggiungere (la cosiceza del proletario) … è … una concezione negativa, la presa di coscienza della propria condizione … che è comeun una evoluzione della proria consapevolezza di sé …
-
Il processo di consapevolezza … è .. , almeno a livello di intenti, … anche alla base del marxismo, solo che ,, in questo caso è tatalmente trascurato … l’apseto umano .. i meccanismi della consapevoleza .. che si interviene con una .. tremenda .. semplificazione .. nelal quale la consapevolezza deve erre raggiunta attraverso .. la soministarzione .. opera pedagogica di intelligenze superiori … che va paradossalemtne nella direzione oopopsta … inibendo la consapevolezza del singlo .. che così di fonde … in una massa ..(la coscienza di calsse)
—–>>>>>>>>>>>>>>>>>
In altre parole, a causa della condizione patologica nella quale si è confinata la mente umana, in questi secoli di modernità razionale, l’evoluzione della specie umana ha incontrato un momento di arresto, di de-voluzione (come si è detto, la Storia dell’uomo è fatta di circoli virtuosi o viziosi: i momenti di stasi dell’evoluzione di una Civiltà non sono che i momenti che preludono ad una sua crisi, ed ad un suo declino).
// no ??? / L’uomo, cioè, in un certo senso è “cotretto ad evolversi”.
=
=
(TIT 5) L’uomo fuori dalla storia ….
Quale è il problema principale indotto nella specie umana della Civiltà razionale?
=
Se l’Evoluzione dell’uomo corrisponde in primo luogo all’evoluzione della sua coscienza (in questa modalità l’essere umano è in grado di stabilire, in suordine alle leggi della sua coscienza, forme di progresso “esterno”, che si sviluppano anche a livello materiale), laddove si perda di vista questa direzione, pechè si mette in primo piano la necessità di un progresso materiale, si perde anche la qualità .. la direzione dell’Evoluzione.
Ovvero la coscienza umana, nell’evolversi, deve essere semrpe in un contatto “Integrale” con l’universo di cose ed eventi nel quale la vita umana si svolge. In assenza di questa relazione intima con il Mondo reale la coscienza dell’uomo ..perde coli … e le .. cose da lui prodotte … (strumenti tecnologici, strutture sociali, ecc… ) … sono “difettose” … nel senso che portano quella specifica civiltà alla decadenza …
=
>>>>>>>
Il processo di consapevolezza dell’uomo si determina in un evoluzione della sua cultura … (che, come abbiamo visto, non è solo un inseiem di nozioni, ma un modo di essere ….)
E la clutra è ciò che … si acquisisce «attraverso lo studio e l’esperienza» Treccani. La lcutra dell’uomo è cioè generata da un processo esperienziale … (idee sensibili …)
=
L’evoluzione dell’umo è basata sull’evoluzione della sua coscienza: la specie umana si evolve quando .. la scoenzwe si evolve … QUndo invece la sotri procede per altre forme di evoluzioni .. (come quella occidentale attuale, che si focalizza sullo sviluppo della crescita di qualità materiali dell’uomo) … vi è devoluzione.
—->>>>>>>>>>>
La Cultura razionale ha, appunto, portato l’uomo … fuori dal contatto con la realtà .. E quindi fuori dalla Storia (fuori dal flusso evolutivo della Civiltà globale dell’Uomo).
-
// non più – al massimo sposta /// In altre parole la Storia dell’uomo è comunque in continua evoluzione. Una evoluzione che procede per circoli virtuosi (quando l’uomo è in grado di migliorare se stesso), o per spirali viziose (quando l’uomo, pur credendo di migliorare la propria esistenza, avendo perduto il “senso” del suo essere al mondo, comincia ad incontrare problemi sempre più difficili da risolvere).
/// sospeso // ..e cambiamenti rispetto all’ambiente (capacità di risposta algi stimoli provenienti dall’esterno)
-
>>> come il bucato steso, ci si accorge dopo le prime volte che o asciuga o marcisce ..
TIT 9 —- l’illusione psicologica di stats quo ????
|||||||||| ( forse togli …) esendo già in rprecedenza .. magar mettilo li ((Dyer))
Dal punto di vista psicologico la serenità dell’esistenza non risiede in una dimensione di equilibrio statico, la quale fornisce solo una apparente condizione di benessere (si tratta delle “illusioni” indicate dalla filosofia buddista ..) (secondo la filosofia buddista, ad esempio, risiede proprio in questo tipo di illusione è proprio .. illusione che determina la sofferenza …. dell’uomo)
Il fatto è, sostanzialmente, che, appunto, una esistenza fisiologica, come ci indicano la Biologia e l’evoluzionismo, esiste solo quando vi è una ..reaizone … algli stimoli dell’ambiente circostante: in altre parole … quando … l’essere umano è in grado di adattarsi ad un ambiente esterno .. che si modifica rapidamente … (e le evoluzioni, in bene ed i male, della nostra società negli ultimi decenni …. basta vedere .. i mutamenti delle condizioni sociali … degli ultimi decenni) …
, come si è detto, per quanto una individuo si sistemi …, interverngono sempre nuovi fattori imprevedibili a priori che vanno afforntati con riflessioni: e le idee a proposito della realtà sono quindi in continua evoluzione. … Non si può mantenere sempre una stessa direzione impostata in precedenza: se non si adegua costantemente la propria visione e il proprio comportamento … al mutare dei fattori esterni (nel proprio giro di frequentazioni, … all’interno della società) interverranno dei problemi … derivanti il contrasto tra il mio comportamento e le mutate condizioni esterne (la capacità di adattamento è appunto, secondo la Scienza, il fattore fondamentale dell’evoluzione: non sopravvive chi è più forte, ma chi si adatta meglio: questo è l’equivolco in cui incorrono le ideologie sociali …(le quali seguno delle … di imposizione e non di adeguamento alla realtà).
>>> l’idea che si possa congelare la propria esistenza in una determinata condizione, è solo una illusione prodotta dalla mente dell’uomo civilizzato. >>> Quando non ha più volgia di “crescere”, come gli antichi Indios, sente di aver esaurito il suo compito di essere umano, e si lascia morire)
/// sospeso // Un processo “statico” … (il mantenimento di uno status quo) .. vale anche per le colunità sociali, le nazioni …
/// sospeso /// di … riposarsi sugli allori …
l’impossibilità di evolvere una cultura in assenza di un reale processo esperienziale
Come può l’essere umano confinarsi in un mondo astratto, di illusioni, nel quale perde il contatto con la realtà?
La questione è che il processo di evoluzione dell’essere umano, anche nel suo aspetto “culturale”, che avviene sul piano delle idee, può essere solo, in senso lato, un processo “esperienziale”.
L’evoluzione di una Coscienza si basa cioè su di un processo che deriva da una elaborazione di concetti prodotti da una esperienza delle cose effettivamente esistenti, altrimenti diventa “il sogno ad occhi aperti” non fondato su nessun elemento concreto.
Naturalmente, a causa dei limiti della mente, la quale non può osservare se stessa mentre lavora,
l’essere umano non può sapere con certezza
se le proprie idee siano frutto di elaborazioni fantasiose
di quanto percepiamo della realtà:
per questa ragione la Cultura moderna definisce come essenziale una “verifica” scientifica delle idee, la quale implica, appunto, un confronto delle idee con la realtà effettiva.
Si tratta del metodo scientifico di conoscenza (definito come sintesi tra esperienza e “ragionamento”) conosciuto anche come
Metodo di “prova e correzione dell’errore”:
con il quale ci si impegna
a verificare e mettere a punto le proprie idee
attraverso l’analisi dei risultati delle loro applicazioni pratiche
(si tratta, di fatto, per tutte le forme di Pensiero sviluppate dall’uomo, dell’unica forma possibile di Conoscenza).
il pensiero come forma di pensiero non-evolutiva
Il problema introdotto nella società dell’uomo dalle Ideologie moderne, è che esse non sono in grado, per la loro stessa natura, di trarre esperienza dai loro errori: l’Ideologia è infatti, come indica il termine, proprio l’“asservimento” della Ragione dell’uomo ad una idea (si è detto che la definizione corretta di Ideologia è «ogni dottrina non scientifica che proceda con la sola documentazione intellettuale e senza soverchie esigenze di puntuali riscontri materiali»31).
Adottando una Ideologia come guida per la propria esistenza, l’uomo ripone infatti in modo aprioristico la sua “fiducia” nella bontà di una idea, la quale rimane quindi un punto fermo (come Fine della sua esistenza) a prescindere dagli specifici risultati concreti derivanti dall’applicazione di quelle Idee:
l’ideologia prescinde, appunto, dall’esperienza.
Secondo la Filosofia, quelle espresse dalle ideologie non sono Idee della realtà, ma pre-concetti (Idee aprioristiche, che stanno “prima” di una reale conoscenza della realtà – secondo la Treccani «l’insieme delle credenze»). Si tratta quindi di idee prodotte a livello immaginativo, magari molto interessanti, ma mai verificate nella realtà (la rispondenza di quelle idee ad una realtà effettiva rimane una illusione, come nel caso di Don Chisciotte).
Ciò vale anche per le Ideologie sociali come il Marxismo: in questi casi si scambia una interpretazione soggettiva del Mondo per una descrizione della realtà effettiva (non a caso i politici di cultura Marxista utilizzano spesso, per rafforzare la validità delle loro idee, il termine “oggettivo”).
-
// lettura /// Questa caratteristica di farsi un’Idea delle cose del mondo poi contraddette dalla realtà dei fatti, ma non … utilizzate per modificare l’Idea originaria, , .. è proprio nelle teorie di derivazione Marxista: Uno su tutti: il pronostico che il proletariato sarebbe, a cuasa delle vessazioni subite da parte della Borghesia, spontaneamente prodotto in una rivoluzione popolare, … … (ma anche l’dea che attraverso l’uso delal forza di possa arrivare ad una condizoione di pace sociale, …)
-
Il problema, a livello sociale, è che le persone che aderiscono alle Ideologie moderne, perseverando in questo loro percorso di applicazione, con una fiducia assoluta preconcetta, delle loro idee originarie, rimangono confinate in una condizione .. non aderente alla realtà effettiva, ed arrivano ad un punto (senza accorgersene) in cui … le loro azioni (e i pensieri da loro espressi) contraddicono i loro stessi principi fondanti.
-
<<< <<non sono serviti a scigliere … “superare” l’dieaolotia ….
-
<<<<< sposta più avanti <<<< /// forse lettura, o sposta più avanti /// … donchisciottesco, si sviluppa nel’immaginazione … si vedono i cattivi da abbattere … senza … una reale rispondenza con la realtà. (anche nella medicina psicosomatica .. si sottolinea il fatto …. che si deve sempre cercare sirualti (positivi) .. altrimenti p “pensiero positivo”, una auotconvincersi che le cose vanno meglio
////// sospeso, forse buttato // In particolare le Idee di Marx secondo le quali …. la Borghesia è l’elemento … “male” della società che va .. elimintato dalla OSicetà con una “lotta di classe”
//// sospeso /// sostanzialmente saremmo alla fine della storia ….
…
In altre parole le Ideologie sono un pensiero senza esperienza, e quindi, secondo la Cultura scientifica moderna, un pensiero per nulla scientifico.
Il pensiero ideologico sconfina infatti nella Metafisica (dal Greco: ciò che è “oltre le cose sensibili o fisiche”), la quale è l’antitesi della Scienza moderna (si entra, cioè, con le Ideologie, nel campo della teologia, delle “Idee assolute” sulle quali non è possibile riflettere).
Di per sé questa appartenenza al piano metafisico può non essere un problema (come non lo è un problema nelle Religioni che non si occupano del “governo delle cose terrene”).
Il problema è che con le Ideologie moderne l’uomo occidentale ricade nell’errore di voler applicare, considerandole scientifiche, categorie Metafisiche alla “gestione” della realtà sociale (le Ideologie sociali moderno sono una sorta di Teologia “atea”).
-
>> o no ? <<< (nello scambiare semplici intuizioni della mente per verità dalla validità scientifica).
Un esempio significativo di queste idee metafisiche applicate alla realtà lo fornisce il Marxismo, nel quale, ad esempio, l’idea che il proletariato, attraverso la lotta di classe, possa portare alla società umana verso una condizione migliore. Secondo Marx infatti questa sarebbe una vera e propria “rivelazione”, proprio come nelle Religioni della Bibbia e del Corano (Marx sostiene che l’idea gli è stata rivelata da un Ente astratto che lui chiama Storia; così come Dio avrebbe rivelato, in modalità simili, a Mosè e Maometto le Verità che hanno fondato le grandi religioni moderne).
Quindi dal punto di vista della Scienza attuale, come nel caso delle Religioni moderne, le Ideologie propongono una “credenza”: Marx, e chi successivamente ha adottato il suo pensiero, scambia infatti una idea immaginata (dal punto di vista scientifico si tratta di una semplice ipotesi che andrebbe comprovata con esperimenti sulla realtà) per una legge oggettiva della Storia.
-
(che infatti non accetta i risultati di tali esperienze, che contraddicono l’idea “oggettivamente” l’idea che la sofferenza del mondo possa essere risolta con una lotta di classe, che la borghesia sia il Male, ..)…
L’adozione di una ideologia porta le persone ad abbandonare il metodo esperienziale di conoscenza, che prevede una continua verifica con la realtà delle proprie convinzioni (in realtà, poiché le verifiche esistono per il fatto stesso che le idee vengono messe in pratica nella vita quotidiana, ciò che si abbandona con l’adozione delle convinzioni ideologiche, è la fase di riflessione sui risultati delle proprie azioni: in questo senso l’essere umano si mette in condizione di non imparare più dall’esperienza diretta con la realtà).
Per rendere inattaccabili le sue teorie, Marx indica chiaramente, proclamando la “fine della Filosofia” (ovvero la fine delle riflessioni dell’uomo), di abbandonare ogni forma di riflessione, per passare direttamente “alla pratica” (la Prassi).
L’idea espressa da Marx è: poiché grazie alla mia intelligenza voi avete ora a disposizione la migliore teoria possibile, è non solo inutile, ma anche dannoso, mettersi a riflettere sulla loro bontà (se l’Idea è quella “giusta”, allora qualsiasi riflessione rischia di far perdere tempo, o rischia di portare l’uomo fuori strada – infatti chi aderisce al pensiero marxista no ha mai riflettuto su questo aspetto!)
////// sospeso /// (egli sostiene che la Filosofia, o amore per il sapere, non ha più ragione d’essere perché la ricerca delle verità è arrivata al suo punto più elevato con le sue intuizioni) …….. che qui divengono un docma).
=
-
Un aspetto paradossale delle ideologie moderne (da Positivismo scientifico al Marxismo) è che in esse il pensiero dell’uomo (la sua mente) si fa “creativo”: pesa di poter creare una nuova realtà (sia nell’attuale Progresso scientifico che nelle realizazioni storiche del Marxismo, la mente dell’uomo, prende il sopravento sulla realtà …). Ribaltando in questo modo l’idea di evoluzione dell’umanità da … un processo di “elaborazione” … non di creazione ..(in un certo senso .. nella traccia … dell’ateimo militante, … l’uomo, come Prometeo, … si vuole sostituire alle leggi di natura, o, visto dal punto di vista delle religioni, a Dio). …. >> appunto la creazione .. o rivelazione di un pensiero metafisico … non determinato cioè dall’esperienza … (non è suffisicente fare come ha fatto Marx, indicare cioè l’einta metatifica, in questo caso la storia, come entità escientifica)
Riassumendo,
le Ideologie sono quindi una forma di pensiero privato dell’esperienza della Realtà: che tuttavia continua ad operare sulla realtà.
Il pensiero ideologico, e le azioni da esso indotte, sono il prodotto di una dimensione esistenziale immaginata, e non realmente vissuta: senza una modalità di verifica della propria efficacia, in questa forma di pensiero il sogno viene sempre scambiato per la realtà.
QUANDO HAI FINITO DI CORREGGERE FINO A QUI, RIPRENDI CORREZIONE DI PARTI ANCORA DA CORREGGERE MOLTO
-
aggiuntivi su ideologie come sogno
● ● ● <<-II->> LA MORALE MANIPOLATA
forse seconda parte del testo, riprende la manipolazione delle masse dopo la parte sulla Morale e lu pensiero umano
forse metti “si tratta del secondo volume di approfondimento delle strategie di manipolazione delle masse …
[::] parte II- LE DUE PRE-CONDIZIONI CULTURALI PER OTTENERE UNA CONDIZIONE DI EGEMONIA CULTURALE
sono solo 15 pp
e poi FINE
Riprendendo il discorso sulla Morale, vediamo come si sviluppano le strategie di condizionamento delle coscienze. Ed in particolare vediamo quali siano le precondizioni che vanno create per poi poter agire sulle coscienze, manipolandole.
a questo punto forse va fatto qualche paragrafo per riagganciarlo all’inizio (ci sono più di 100 pagine di approfondimento tra l’introduzione di questo argomento specifico e questo punto
mnk-CULTURA>rottura
Abbiamo detto che la cultura non è solo un insieme di nozioni, ma è un modo di essere delle persone. Si è cioè detto la cultura induce una sorta di “imprinting” mentale che fa in modo che le persone vedano la realtà (e quindi giudichino le cose) in un certo modo (si è anche detto che, in questa “formazione” della coscienza, la componente emozionale del messaggio è determinante per “fissare” nella mente i condizionamenti).
Noi quindi sostanzialmente “noi siamo, a livello razionale ed emotivo, ciò che ci hanno insegnato ad essere“.
Per quanto riguarda la Cultura, affinché si possano attuare strategie di consenso, la mente delle persone deve trovarsi in una condizione caratterizzata da due diverse condizioni:
-
deve essere libera dai condizionamenti culturali (da Leggi, regole morali, tradizioni, ecc …). Per questo è necessario, per poter manipolare delle coscienze, fare tabula rasa delle bagaglio culturale tradizionale di un popolo, creare il “foglio bianco” dal quale partire per il processo di “formazione” delle coscienze (concetto teorizzato da Mao, e divenuto l’essenza della sua Rivoluzione Culturale). E, ovviamente, l’individuo
-
deve vivere in un contesto nel quale non vi siano “influenze” di altre culture che possano mettere in difficoltà la cultura dominante.
() 1. PRIMA PRE-CONDIZIONE PER OTTERENERE L’EGEMONIA CULTURALE:
ELIMINARE CONDIZIONAMENTI CULTURALI
La Cultura tradizionale di un popolo ne determina il modo di essere condizionandolo intimamente per ciò che riguarda Valori e Principi. Ed in presenza di cultura tradizionale è quasi impossibile influenzare la coscienza di una persona, poiché essa funge da fondamenta “morale” nelle quali l’individuo trova la sua sicurezza esistenziale di base.
Per poter gestire il consenso delle persone, si è detto, è necessario in primo luogo instillare in esse un senso di insicurezza sul quale far poi leva per “pilotare” le loro coscienze: per poter far ciò è quindi necessario in primo luogo cancellare quegli elementi “culturali” che rappresentano la forza morale del popolo.
Si tratta, sostanzialmente, di un annichilimento psicologico delle persone (o, se si vuole, spirituale): i dissidenti interni ai regimi totalitari hanno descritto la condizione vissuta dai loro concittadini come una condizione di “morte dell’anima”.
Una delle condizioni primarie per poter applicare strategie di manipolazione delle masse è quindi quella di fare tabula rasa del retaggio di conoscenze, delle memorie collettive ed delle abitudini tradizionali.
E’ necessario cioè attuare una “pulizia culturale” che trasformi le coscienze in un “foglio bianco”, in un terreno vergine sul quale riprogrammare l’uomo in base a una nuova Cultura (si tratta di attuare quella “rottura con la tradizione” tipica dell’applicazione storica del pensiero illuminista occidentale, e quindi delle ideologie rivoluzionarie che da esso derivano).
Uno degli esempi, in Europa, di questo processo di “reset” delle menti è quello con il quale si cerca di effettuare la transizione verso una nuova fase della Civiltà moderna Europea con l’eliminazione delle radici culturali dell’uomo europeo: il tentativo di eliminare dal bagaglio culturale dell’individuo quella Cultura Cristiana che, con infinite varianti, ha caratterizzato negli ultimi 16 secoli la sua vita (il fatto è che, come dimostra la Psicologia, anche gli antagonisti più radicali dei vari regimi europei sono, benché non se ne rendano conto, un prodotto della cultura Cristiana: la quale, nel bene e nel male, è quindi in ogni caso “la madre” della loro cultura; il loro problema è quindi che essi, non riconoscendo la matrice della propria forma mentis, non sono in grado di “emanciparsene”).
Un altro processo “culturale” che ha recentemente prodotto un “alienazione” dell’individuo dal suo bagaglio culturale tradizionale è quello della sostituzione delle vecchie valute nazionali con l’Euro. Processo che ha prodotto un azzeramento culturale il quale ha permesso al mercato (oltre all’evidente vantaggio di sfruttare il momento del passaggio di valuta per aumentare i prezzi, spesso del 100%) di indebolire ulteriormente il controllo che l’individuo ha sulla realtà nel momento in cui spende i suoi soldi (questa scelta rafforza ulteriormente le strategie di persuasione occulta che avevano già operato, dagli anni ’50, un buon livello di indebolimento della resistenza dell’individuo a spendere il proprio denaro: chi oggi ha meno di 30 anni è ancora costretto a ragionare in lire quando deve fare una attenta valutazione di una spesa – ed i grandi supermercati pubblicano ancora i loro listini con l’indicazione alternativa del prezzo in Lire).
Molti altri sono i processi di questa “rivoluzione culturale” che persegue l’azzeramento della cultura tradizionale, avvenuti in ambiti specifici della nostra Società: uno di questi è dalle targhe automobilistiche dell’indicazione della città di appartenenza (con l’idea, in questo caso, che i cittadini finiscano con l’abbandonare la loro tradizionale identità “provinciale” per passare ad un Nuova Identità Globale-Europea). Un altro processo che crea lo stesso tipo di disorientamento nell’individuo nel settore specifico nel quale è stato attuato, è quello del cambiamento delle unità di misura che indica la potenza dei motori, dai Cavalli ai Chilowattora (tanto è vero che, di fatto, molte riviste cercano ancora di riferire anche i dati nella misura tradizionale, poiché la quasi totalità delle persone non sono in grado di raffigurarsi le potenze espresse nella nuova misura: eppure quando lo Stato pubblica le tabelle dei costi dei boli per l’auto, lo fa nella nuova misura!). Per questa ragione l’Inghilterra si rifiuta di adeguare il suo sistema di misura al sistema metrico decimale.
=
Oggi il processo di rottura con la tradizione è una delle strategie principali adottate dai movimenti di “opposizione” del Mondo occidentale (sia quelli appartenenti all’ambito parlamentare, sia quelli “antagonisti”, nelle forme più radicali).
Tali movimenti ideologici (che sono, appunto, rappresentati da gran parte degli attuali partiti di matrice Marxista) producono un continuo lavoro ai fianchi della cultura tradizionale, lavoro che verte sulla delegittimazione delle Istituzioni pubbliche (Stato, Mercato nella concezione Imprenditoriale tradizionale e Chiesa) e di quelle private (la famiglia tradizionale); e dei Principi Morali e dei Valori popolari di sempre (più nello specifico oggi viene applicata una delle forme più efficaci di delegittimazione: la criminalizzazione delle Istituzioni tradizionali).
Anche le azioni sociali che potrebbero essere considerate in qualche modo come una necessità naturale dei cittadini, come nel caso dell’eutanasia richiesta per Terry Schiavo, vengono condotte come azioni strumentali di de-legittimazione dei capisaldi della cultura corrente (in questo caso si è trattato di dichiarazioni strumentali dei movimenti radicali americani che, volendo assumere una posizione “più scientifica” di quella della controparte, hanno assunto in realtà posizioni totalmente a-scientifiche).
/// lettura /// psrobabilemtne sospesa /// si noti come la criminalizzazione .. , anche grazie ad un uso strumentale dei poteri della magistratura, sia di fatto una criminalizzaiozne legale e non morlae … – una del eforme più … atutalemtne .. è il commissariamento .. che ) .. si osservi come anche il calcio … è commssissariato .. ee screditato, dopo 13 anni di malefatte di Mogi, ad orologeria, con il pasaggi del cgoverno a sinistra (e come i commissario per prima cosa faccia una cosa per lo mieno “inusuale” .. vada a prendere ordini dall procura … – e si noti che il governo faccia lo stesso lavoro con uno dei capisaldi del mercato, la Telecomm, nandando lo stesso commissario, il quale, non a caso, appena .. insatllato .. va spontanemamente, cosa mai vista, a conferire con la magistratura che sta indagando suquella società)
la questione morale del “riformismo”
probabilemtne qui fai riferimento a quanto detto nel precedente coapito sulla Morale – eventualmente fare piccoli aggiornamenti
mnk-MORALE>riforma
Nella Storia si registrano quindi di momenti nei quali i movimenti “di opposizione” tentano operare un distacco della cultura sociale dalla tradizione tramite operazioni conosciute come Riforme o Rivoluzioni culturali. Questi sovvertimenti della cultura tradizionale danno origine a nuove forme di cultura, che rappresentano la base per una nuova forma di società.
Uno dei più importanti di questi sovvertimenti “riformisti”, per la nostra società, è stato quello con il quale nello scorso millennio le Religioni Protestanti, “riformando” la Cultura cattolica (indebolendone i canoni morali), hanno messo le basi perché si potesse arrivare alla Nuova Società dell’Illuminismo: il Capitalismo (già in questo caso la “riforma” del Sistema occidentale ha assunto le caratteristiche di una “rivoluzione popolare” moderna; si veda in particolare la vicenda dei Valdesi in Piemonte).
Queste riforme della forma Istituzionale della Cultura occidentale sono sempre, fondamentalmente, delle riforme morali. Sono, cioè, un tentativo di riformare l’essere umano sul piano della sua coscienza: come abbiamo detto l’essere umano è influenzato da un imprinting culturale, il quale definisce, appunto, gran parte i suoi Valori, ovvero la sua Morale.
kwd-valore
Il Valore è, secondo Cicerone, “ciò che è degno di scelta“; ovvero ciò che definisce, nell’individuo, i suoi Principi nel giudicare e nell’operare. I Valori tramandati di generazione in generazione attraverso l’Educazione morale dell’individuo, determinano cioè le sue scelte soggettive “tra azioni egualmente possibili” (enciclopedia Treccani).
Dobbiamo tener presente che i Valori sono registrati nella “coscienza” umana in modo non prettamente mentale; e cioè sotto forma di “sentimenti” (o emozioni). Sono questi sentimenti/emozioni che determinano nell’individuo la scelta di resistere ad una pulsione spontanea interiore, o nell’agire d’impulso in favore di un’idea o in risposta ad una certa condizione ambientale. Si tratta quindi, in un certo senso, di una “forza” morale che muove l’uomo in quanto essere sociale, a giudicare e ad agire (si tratta sostanzialmente, come vedremo, di riflessi condizionati determinati da un imprinting emozionale: come si è detto, sono rivelatori in proposito i più recenti studi sulla dopamina, i quali ci dicono come tale sostanza ormonale produca “sensazioni” che aiutano a ricordare i concetti – si tenga inoltre presente che i campi di rieducazione creati dai totalitarismi cercano di dare un nuovo Habitus morale alle persone attraverso una rieducazione dell’individuo che si effettua sul piano emozionale).
Queste Riforme morali (o Rivoluzioni culturali) attuate nella Storia permettono di ottenere una gestione ottimale della massa attraverso una uniformazione delle coscienze delle persone ad una nuova forma di Pensiero (si ottiene, appunto, una nuova egemonia culturale all’interno del sistema): tutte le persone “normalizzate” dalla Riforma culturale saranno così “spontaneamente” portate a giudicare, scegliere ed agire in modo conforme al nuovo tipo di Sistema (lo scopo di San Paolo, nel creare la riforma della Religione ebraica attraverso il Cattolicesimo, era proprio quella di creare una nuova religione più consona ai tempi, che ottenesse una maggiore diffusione tra le genti – lo stesso si può dire della successiva riforma della Bibbia attuata da Maometto).
Per questa ragione le riforme culturali (o, nei casi più radicali, le Rivoluzioni culturali) sono sempre fondate su di una “questione morale”, la quale diviene la giustificazione e la motivazione per far pulizia delle precedenti forme di morale (e di cultura).
La Riforma morale della cultura tradizionale attualmente in corso è quella del Politically correct (si tratta di una nuova forma di “radicalismo” di Sinistra, che dalle teorie di Socialiste e Marxiste riprende e perfeziona la “questione morale”). Questa trasformazione avviene attraverso una cancellazione dei “condizionamenti” culturali tradizionali perseguita con un lavoro continuo di discredito delle forme di morale tradizionale.
Di fatto, come vedremo in seguito, la nuova ideologia non propone una vera Morale, ma si limita ad essere Ideologia “contro” la tradizione. Si tratta di una forma di “relativismo morale”, nella quale spariscono i riferimenti assoluti presenti nelle forme tradizionali di morale di un popolo (in realtà i precetti dalla nuova morale sono anch’essi assoluti – nel senso che non vengono mai messi in discussione – ma, a differenza di quelli appartenenti alle forme di morale più tradizionali, non sono definiti in modo circostanziato, e possono quindi essere applicati con maggior libertà di interpretazione: il mondo di Sinistra si è sempre duramente opposto al taglio dalla foresta Amazzonica, ma dal momento che è salito al potere Lula, uomo di Sinistra, il quale ha annunciato che l’incremento dell’abbattimento delle piante da lui pianificato ha prodotto un aumento del PIL, e quindi un successo del suo Governo, non ha più detto una parola in proposito; e in Italia la “questione morale” relativa ai Parlamentari è stata abbandonata dalla Sinistra quando essa ha messo al governo alcuni personaggi precedentemente coinvolti in inchieste “Tangentopoli”).
Si tratta della contraddizione di fondo del pensiero “laico”: in esso si afferma che non esistono verità assolute. Ma questa stessa affermazione si pone come affermazione assoluta.
Anche lo specifico pensiero del “contraddizione di fondo”: in questa forma di morale viene utilizzata la scorrettezza come mezzo per ottenere una società corretta (così come nel Comunismo la violenza è il mezzo per giungere alla condizione di pace sociale, il “cattivismo” di oggi, diffuso sia nel giornalismo della sinistra radicale che nella pubblicità, deriva dalla forma mentis del politically correct).
Questa forma di annullamento, o rovesciamento, dei capisaldi culturali tradizionali di una Civiltà viene applicata ad ogni livello della Cultura: dagli elementi fondamentali del pensiero, alle Leggi dello Stato. Le Leggi, ossia le regole della comunità, rappresentano infatti delle forti “resistenze” alla “riforma” del sistema.
In Italia, con l’insediamento nel 2006 di un nuovo governo “riformista” si assiste al caso significativo del “ribaltamento” dei criteri legali tradizionali: da un lato vengono riabilitati gli elementi tradizionalmente considerati fuori legge (viene concesso l’indulto ad una gran parte delle persone detenute in galera che, a fatti avvenuti, risulteranno essere mafiosi, pedofili, ecc… ; vengono legalizzati gli stranieri illegali – inoltre atteggiamenti illegali come quello di un cittadino che ferisce alla testa il Primo ministro con un cavalletto viene subito perdonato dalla magistratura, e l’autore di uno dei crimini più gravi in un regime Democratico viene additato dalla stampa come eroe – oggi uno degli esempi per la nostra Democrazia, secondo l’attuale presidente della Camera, è invece la dittatura di Fidel Castro). E, contemporaneamente passano dalla parte dei “cattivi” persone che in precedenza erano considerati essere, nell’immaginario collettivo, virtuose: l’imprenditore che porta ricchezza alla comunità; gli Storici che divulgano, come dovrebbe fare, informazioni veritiere.
<< ?? << – ma l’esempio forse più significativo è quello di Veltroni, che prima ha definito il Comunismo uno dei principali fenomeni criminali del 900, poi lo ha accettato come supporto determinante del suo partito); mentre d’altro canto
() 2. EGEMONIA: LA MANIPOLAZIONE DEL SISTEMA CULTURALE
La condizione di egemonia culturale è subordinata alla presenza di una situazione di regime di totalitarismo culturale.
Il problema di queste forme di regime è che le forme di Sapere da esso adottate hanno un ruolo quasi unicamente strumentale: la Cultura assume cioè il ruolo di strumento di potere. Ovvero, essendo la cultura ideologica adottata da quei sistemi prevalentemente orientata al mantenimento delle posizioni di potere, essa è quindi per lo più vuota di contenuti reali.
La Cultura dei totalitarismi è, in altre parole, staccata dalla realtà: non è in grado di resistere alla prova dei fatti (messa al confronto con la realtà produce risultati disastrosi), e non è in grado di affrontare un reale dibattito approfondito (non è in grado di giustificare le sue posizioni se messa di fronte a quesiti di fondo). La cultura dei regimi che ne detengono il monopolio, sostanzialmente, è estremamente vulnerabile nei confronti di altre culture più aderenti alla realtà.
Per questa ragione l’egemonia culturale non può essere mantenuta se il regime che la adotta non opera per ripulire le proprie forme di sapere da cultura ogni elemento non conforme; e non determina una condizione di assenza di dibattito a qualsiasi livello.
Per ottenere questa condizione di assoluto monopolio è necessario operare su due piani:
-
con l’eliminazione di altre culture: per difendere la nuova cultura dal rischio che emergano una mancanza di fondamenti concreti e conseguenti imbarazzanti contraddizioni di fondo.
-
con la riscrittura della Cultura istituzionale (per poter giustificare i Principi e le linee d’azione della ideologia di regime).
la messa al bando di culture non conformi
Dell’eliminazione delle Culture non istituzionali si è già detto in precedenza. Ricordiamo come l’idea di poter disporre di una condizione di egemonia culturale eliminando le precedenti forme di cultura abbia spinto in passato i Mussulmani a riazzerare la Cultura globale dando fuoco alla Biblioteca di Alessandria. O la Chiesa di Roma, alcuni secoli più tardi, a spingere i suoi Missionari ad eliminare i testi sapienziali antichi rinvenuti in Sud America.
In realtà oggi, a causa della debolezza delle attuali culture Istituzionali della Modernità occidentale (di Regime e di Opposizione), questo atteggiamento di difesa della cultura attraverso il bando delle altre forme di Cultura non conformi è particolarmente diffuso [l’argomento è approfondito nel documento “Riflessioni sulla Civiltà Occidentale: introduzione”]. Un esempio significativo: uno dei pochi testi che negli ultimi anni hanno rivelato semplici ma determinanti verità tenute nascoste per mezzo secolo, il libro di Pansa nel quale vengono descritti i piani e le azioni del PCI durante la Secondo Guerra mondiale, non è disponibile nelle biblioteche di Torino (le quali sono frequentate da un gran numero di studenti che vogliono approfondire i loro studi). Né sono disponibili la maggior parte degli autori Sovietici dissidenti (Solgenizyn, Koestler, ecc…).
Si pensi che Popper, forse, nel bene e nel male, l’unico vero Filosofo del secondo dopoguerra, per intervento del PCI, non fu diffuso in Italia se non negli anni ’90 (subì quindi decenni di censura). E che il libro scritto da un italiano reduce dai gulag sovietici sia stato pubblicato solo di recente, dopo che l’autore ha permesso ad uno degli attuali dirigenti della sinistra post-marxista di scrivere una prefazione nella quale si affermava che l’autore riconosceva nei problemi descritti nel libro, solo un aspetto marginale del comunismo (affermazione smentita in televisione dall’autore).
In alcuni casi si è addirittura fatto ricorso a metodi medioevali (o Hitleriani), obbligando per legge (di un Governo Democristiano) il rogo delle copie del film di Bertolucci “l’ultimo tango a Parigi”.
//// sospeso /// Nel caso di pansa .. non è servito a molto, anzi, l’ostracismo con il quale sono stati colpiti l’autore “dissidente” e il suo libro, ha indotto l’autore a scrivere un nuovo libro che rivela retroscena … e ….
// si tenga conto … che in alcuni casi, dove … non è possibile cesurare ficamente il testo … lo si censura … il Libro di popper … in realtà fu pubblicato, dopo essere stato … scartato dagli editori pricipali …
Il libro .. orod di mosca fu bbloccato per mesi prima che un intervento diretto dell’editore … a cusa della paura .. dei dirigenti .. che la sinistra facesse grossi problemi legali … (noostante il ilibro fossse corredato .. di fonti .. docuemti rintracciati negli articoli di mosca … Un caso è l’affermazine richeista a Primo Levi dal PCI …. nella quale affermava che i dissidenti russi … , oltre al fatto di esere dei cativi scrittori, discrivevano una realtà che era meno interessate …. SOlgenizin non fu letto in italia che da pochi .. perché la sua fu fatta passare come un’operazione di … falso .. creata dagli USA …. (che ho vissuto sulla mia pelle, essendomi io stesso rifiutato di leggere, epr anni, i suoi librei, ..
<<<< il libri come Il libro nero del comunismo … ad esempio … sono disponibili perché già screditati con la formula: illeggibili” perché semplice resoconto di eccidi ormai risaputi … e dalle quali i politici che li avevano appoggiati si sono ricreduti …
la riscrittura della cultura
L’uomo è ciò che gli è stato insegnato: per poter mantenere una condizione di egemonia culturale è quindi necessario riscrivere il sapere.
E l’uomo, a livello sociale, si identifica nella sua Storia: per poter cambiare l’essere umano è quindi necessario riscrivere la sua storia.
Riscrivendo la sua storia è possibile fare in modo che l’individuo si identifichi in nuovi Valori. Si può cioè fare in modo che l’uomo creda di essere in un certo modo. Che viva nella certezza di chi sono i buoni e chi sono i cattivi (gli si può inoltre fornire il gran senso di sollievo dato dall’aver finalmente individuato le persone che sono la causa delle sue sofferenze).
L’uomo inoltre identifica se stesso in base alle indicazioni che ha ricevuto attraverso l’educazione scientifica. Riscrivendo la scienza le persone saranno certe che i rimedi che vengono loro proposti (a livello medico, economico e sociale) sono la cosa giusta (oggi la Scienza è ritornata al tempo di Cartesio, escludendo dalla sua Cultura la quantistica, che è in grado di spiegare il fondamento della realtà [argomento sviluppato nel documento “Riflessioni sulla Civiltà Occidentale: introduzione”]). Educato secondo il sapere definito dalla nuova Scienza l’individuo sarà portato a pensare, ad esempio, che le forme di Medicina non ufficiale siano “sbagliate”; e che invece le tecnologie avanzate siano “giuste”.
(( casi ))
Orwell ha ben descritto in un suo romanzo il ruolo del funzionario statale che si occupava di riscrivere le notizie di attualità; in Unione Sovietica invece si “toglievano gli stranieri dai libri di testo” (dove era scritto “Edison ha scoperto …“, ad esempio, si scriveva “la scienza moderna ha scoperto …“).
Ancora oggi sui libri di Storia per le Scuole italiane si legge che le foibe furono una creazione dei Nazisti, o che Stalin ha avuto ragione a sterminare i contadini perché questi ostacolavano l’applicazione della Nobile idea del Comunismo – sulla stampa nel 2006 è stato pubblicato un articolo “storico” nel quale si dipingeva uno dei più sanguinosi regimi dittatoriali (il regime dei Contras) del Sud America come un esempio coraggioso di democrazia.
Significativo il fatto che sul Canale televisivo La7 un reportage dal Vietnam, una nazione con un governo che ha attuato un genocidio della popolazione che non si è voluta “convertire” alla nuova ideologia (una parte di popolazione è morta a causa degli annegamenti delle persone che tentavano di scappare all’estero, nel fenomeno conosciuto come la fuga dei Boat People). In quella trasmissione il Vietnam è divenuta una nazione illuminata, che ha prodotto importanti riforme sociali; il fatto particolarmente significativo è che l’etnia protagonista di quella trasmissione, ancora oggi decimata dalle istituzioni comuniste, appariva vivere in un modo “splendido” (il villaggio di contadini che vivono ancora come millenni or sono, sperduto sulle montagne, sembrava una località turistica del Sud Tirolo; e le persone avevano tutte abiti “folkloristici” lavati e stirati); e si specificava che se quella popolazione ogni tanto aveva “problemi” con il governo, ciò era dovuto al fatto che essa era stata tanto stupida da schierarsi dalla parte del Male (chiedere aiuto, negli anni ’60, all’occidente “colonialista”): un puro documento di propaganda, passato in occidente come verità (del resto Rai tre ha in programmazione “spezzoni” di “fiction” sovietica che mostrano quanto fosse felice la vita del popolo sotto Stalin).
Una delle operazioni di riscrittura della cultura più importanti della Storia dell’Occidente è quella operata dall’islam dopo l’incendio da parte dei Mussulmani della biblioteca di Alessandria: la conseguenza di ciò è che oggi alcuni filosofi greci sono conosciuti da noi attraverso la versione “revisionata” data dagli scrittori musulmani (è il caso dei testi di Aristotele).
Un altro esempio particolarmente significativo, anche se un po’ più complesso e delicato da affrontare per noi Occidentali, è quello della “riscrittura” della parola di Gesù operata da San Paolo (tra le altre cose, pur essendo Gesù morto per essersi ostinato a dichiarare l’erroneità delle tesi sostenute dal Vecchio Testamento, nella Bibbia del Cattolicesimo tale testo trova posto accanto al Vangelo di Gesù).
La Cultura che la nostra società ha a disposizione, è una cultura quasi interamente riscritta negli ultimi decenni (per intenderci, si parla tanto della Medicina o della Fisica, quanto della Storia). La nostra attuale Cultura ha dimenticato (o meglio, rinnegato, come si illustra nel documento Riflessioni sulla Civiltà Occidentale”) non solo la tradizionale cultura religiosa (questo fenomeno potrebbe anche essere la naturale evoluzione verso un “miglioramento” scientifico del nostro Sapere), ma ha anche “dimenticato” quanto hanno detto i padri della nostra stessa cultura: Kant ed Hegel, Cartesio, Einstein.
Per quanto riguarda la nostra Scienza, anche le riviste scientifiche più quotate oggi sostengono per lo più tesi che con la vera Scienza non ha nulla a che fare (in particolare questa in tendenza è coinvolta la Rivista Le Scienze, non a caso passata ad uno degli editori più ideologizzati). Il caso più significativo è quello della divulgazione dell’idea che l’uomo derivi dalla scimmia, quando gli scienziati darvinisti (in primo luogo Gould), hanno chiarito come tale concetto non sia affatto scientifico.
La nostra cultura oggi si è inoltre spinta ad ignorare, e questo è forse il fatto più penalizzante per la nostra scienza, le scoperte di Einstein: nonostante il fondatore della Scienza del ‘900 avesse ben specificato some il livello quantistico fosse il fondamento della realtà in cui viviamo, tale livello oggi non solo non viene preso in considerazione nella definizione delle azioni prodotte dalla scienza-tecnologia, ma viene addirittura confinato nel campo delle “credenze” (si tenga conto del fatto che il livello quantistico della realtà è, di fatto, quel livello di realtà su cui si sono basati da sempre le Scienze non-occidentali, e oggi, ad esempio, le medicine alternative). [argomento approfondito nei documenti “Riflessioni sulla Civiltà Occidentale” e “Il binario morto della scienza moderna”]
Oggi si arriva addirittura a dichiarare guerra a chi cerchi di rimettere a posto le cose: il direttore della rivista Le Scienze, Enrico Bellone, nel numero di settembre 2006 della sua rivista, scrive un editoriale che si richiama a concetti che sono stati ampiamente confutati anche dalla Scienza istituzionale (come la questione “evoluzionista” del grande albero genealogico degli esseri viventi, o del derivare dell’uomo dalla scimmia). E, in questa sua arringa retorica arriva a dichiarare addirittura guerra alla Chiesa, prendendosela con quotidiano cattolico Avvenire che ha osato criticare il falso neo-darvinismo di essere una ideologia e non una Scienza: dopo aver esordito con le parole che sembrano prese in prestito dal linguaggio della Chiesa di qualche decennio or sono “Nubi si stanno addensando su tutto ciò che rinvia alla parola «vita»” e aver proclamato demagogicamente “Vale allora la pena, per riaprire spazi a un discutere civile, (…)” conclude con una esplicita minaccia poco “dialettica” “(…) bene, non è sicuramente questa la via verso il dialogo. Così si va alla guerra, e in questo tipo di guerra non ci sono mai vincitori.” Un chiaro esempio di terrorismo intellettuale, basato sulla divulgazione “ignorante” di informazioni scientifiche; e con la classica minaccia finale per chi non è ancora disposto ad convertirsi, aderendo al sapere di regime.
Si tratta del tentativo (riuscito a livello di massa) di creare un nuovo Sapere: una forma di revisionismo culturale normalizzatore (che va in direzione opposta rispetto al revisionismo critico) che è sicuramente più efficace dei falò dei libri, poiché in questo caso si produce un processo “attivo”, nel quale il sistema si adopera con tutti i suoi canali culturali a sostituire la cultura tradizionale rimossa con le tecniche descritte in precedenza, con una versione riveduta e corretta del Sapere (attraverso un lavoro quotidiano dalle “fonti culturalmente autorevoli” che all’interno del sistema si occupano di educare ed informare le masse).
Come funziona questo meccanismo a livello divulgativo ed educativo?
Il sistema produce cioè automaticamente queste efficaci forme di autodifesa. Per come è strutturata la Società moderna (e grazie alla forma mentis prodotta dalla Società del Pensiero razionale), come vedremo nel prossimo capitolo, emerge spontaneamente, all’interno del sistema, una classe di “intellettuali” che si impegnano a difendere la cultura “giusta” cercando di eliminare le culture “alternative”. E, naturalmente, a riscrivere una cultura compatibile con l’ideologia del Sistema.
Ciò viene fatto tutto sul livello “Intellettuale”32. Un livello nel quale fatti ed argomentazioni “logiche” non hanno più valore: gli intellettuali di regime possono così screditare, tenendosi sul piano della retorica, le forme di pensiero non conformi; e, mantenendosi sul quel piano, possono inoltre rimanere inattaccabili (sebbene la loro cultura sia fondata su assiomi mai verificati, essa non può essere smascherata situandosi il relativo sapere all’interno di quella “bolla retorica del linguaggio” creata dall’egemonia culturale del Sistema).
Questi intellettuali divengono poi i “grandi censori” (o i grandi inquisitori) dei quali uno degli esempi più illustri è Piero Angela, il quale, tra le altre cose, sul piano della retorica ha ottenuto addirittura che un Tribunale italiano emettesse una sentenza che definisce l’Omeopatia una credenza (si noti il fatto che non solo tale sentenza è totalmente in disaccordo con la nostra Scienza, ma contraddice anche le nostre leggi: l’Omeopatia è riconosciuta come forma di medicina ufficiale).
Tra le altre cose Angela, in una trasmissione su Marco Polo, non ha perso l’occasione di dire che la medicina cinese che tanto aveva affascinato il famoso viaggiatore, si basa su “conoscenze di fisiologia” errate, e quindi di non fidarsi di essa (su quelle conoscenze sono basate alcune forme di cura adottate oggi dalla nostra Medicina!).
// sospeso // Altro servatoio di … mormalizzatori della lcutra scientifica sono le riviste di divulgazione del sapere scientifico … come il già citato Le Scienze, ossia la versioen italiana di Scientific American, son un riferimento per la cltura scientifica divulgata).
———
// sospeso /// non solo si nasconde il fatto che siano stati i comunisti … a fare le foibe, ma addirittura si fa passare per colpevoli .. la fazione politica di segno opposto. E nel caso della dittatura sudamericana o del Vietnam non vengono semplicemente nascosti i crimini, ma li si mette nella colonna dei buoni, e si può additare l’ideologia come esempio per la nostra civiltà.
———
// sospeso /// Il caso già citato della riscrittura dei libri di Gramsci operata da Togliatti, che ora appare come versione ufficiale …, è emblematico (si tratta proprio del creatore della teoria dell’egemonia culturale).
// sospeso /// (che poi fa ostruzione nei confronti del revisionismo dei del noce) Il revisionismo praticato dalla sinistra non è, in realtà, un reale revisionismo storico, ma una riscrittura della Storia. //… è sovrascrivere e non “rileggere” le cose del passato in base a nuove ocnoscenze.
Una parte determinante di questa “normalizzazione delle coscienze” la si ottiene attraverso la gestione da parte dello stato dei programmi televisivi: un esempio è la richiesta del Ministro della Cultura Giuliano Amato il quale, nell’estate 2006, chiede alla Rai di produrre fiction con personaggi positivi neri nei ruoli principali (il titolo della sua intervista è “voglio vedere un Medico nero”). In questo modo si crea cultura per decreto.
Un esempio significativo: la fiction in prima serata “Nonno Libero”, nella quale il protagonista Lino Banfi, comunista convinto con sempre l’Unità in tasca (mentre il cattivo, pedofilo, teneva in tasca il giornale di Berlusconi), si era già distinto più volte nel sottolineare che la loro famiglia è meglio che sia rimasta povera, altrimenti avrebbe dovuto diventare, come sono tutti i ricchi, una famiglia di malfattori. Ma nell’autunno 2006, con il nuovo governo di sinistra, va a trovare, nella Spagna socialista di Zapatero del nuovo corso di “Democrazia Laica”, la figlia omosessuale felicemente sposata con un’altra donna (il titolo è, ovviamente, il divertente “il padre delle spose”). E’ il nuovo modo di propone nuovi valori, facendo passare che l’idea che sia ovvio che due donne abbiano adottato la figlia di una delle due, come se ciò fosse “naturale”, e se non esistesse la possibilità che un padre, risposato nel modo “tradizionale”, possa tenersi la figlia (a testimoniare il valore politico della vicenda, la presenza all’anteprima di uno dei deputati rappresentati dell’Arcigay, e la polemica suscitata in proposito dalla Margherita, partito di governo, che polemizza in parlamento con gli altri partiti della coalizione asserendo che la linea adottata da quella fiction “non fa parte delle strategie di governo”!)
a livello istituzionale
Ricordiamo che la necessità di applicare un regime di Totalitarismo culturale (e cioè l’unica forma di regime che garantisce l’egemonia culturale) non è solo propria delle culture di “opposizione”: la Cultura occidentale, che è fondata su di una concezione razionale delle cose, la adotta, e la giustifica sulla base dell’idea illuminista che non si possa ottenere un ordine razionale della Società se non sussiste al suo interno una certa uniformità culturale (che deve essere sviluppata, ovviamente, sul piano della razionalità – si è già detto che l’idea illuminista sulla quale è impostato il nostro sistema sociale è quella che se l’uomo fosse lasciato libero di agire, e quindi, necessariamente libero di pensare, si creerebbe un gran caos all’interno della nostra Società).
Senza questo ordine razionale la nostra attuale Democrazia, effettivamente, piomberebbe nel disordine. L’idea che una cultura egemonica sia più utile al sistema è però, ovviamente, basata su di una posizione assiomatica; si tratta infatti di una scelta preconcettuale sulla quale non si è mai voluto riflettere: la cultura “buona” è stata scelta da alcuni di quegli esseri umani imperfetti che secondo essa non sarebbero consapevoli della propria esistenza (al posto di Dio questa volta c’è un Elite di uomini che si sono attribuiti il diritto che un tempo era attribuito a Dio).
Vi è un altro difetto di fondo di questo tipo di impostazione della vita culturale delle Democrazia: in questo modo di vedere le cose si perde di vista il Principio fondamentale dell’evoluzione della società razionale: la dialettica. Ovvero il naturale processo nel quale alle idee di una parte si oppongono delle idee opposte; e, con il dialogo, si arriva alla produzione di nuove idee, “più compatibili” con la mentalità delle persone che compongono la società (e quindi più funzionali al sistema sociale: l’essere umano, fino a prova contraria, è l’elemento fondante della Società umana).
() COME OPERA IL MECCANISMO
A LIVELLO PSICOLOGICO
il desiderio di essere conformi
Il processo attuato per ottenere una condizione di egemonia culturale è quindi un processo di “normalizzazione” della Cultura che corrisponde ad una normalizzazione della mente dell’individuo.
Vediamo qui quale è il meccanismo psicologico utilizzato in questo processo.
Alla base dell’efficacia delle strategie di controllo delle coscienze degli individui vi è caratteristica di fondo della mente dell’uomo: il bisogno di evitare lo stress dovuto alla sensazione di essere emarginato dal “gruppo”. Questa tendenza “fisiologica” dell’essere umano, si è attualizzata: nella mente dell’uomo moderno (e cioè nella forma mentis dell'”uomo intellettuale”) essa si sviluppa sul piano mentale della Cultura. Oggi l’individuo, per mantenere una sufficiente serenità esistenziale, aspira ad essere “conforme” alle opinioni dominanti (anche se spesso non ne è consapevole).
.+. In altre parole, il non essere in sintonia con il pensiero della massa produce nell’uomo moderno un forte senso di solitudine, di abbandono, di mancanza di solidarietà (per un tifoso di calcio è sufficiente vivere in una comunità nel quale tutti tifano per la squadra avversaria, per sentirsi “escluso” da una gran quantità di sentimenti positivi del quale, l’uomo sociale, ha un profondo bisogno). La situazione di esclusione dal gruppo diviene perciò presto insopportabile. Ed è estremamente difficile rinunciare al sollievo che si prova ogni volta che ci si sente di essere in sintonia con gli altri, che si sente di avere la solidarietà degli altri. E cioè di sapere che si è “dalla parte del giusto”, in mezzo ai buoni: in questa condizione l’essere umano comincia finalmente a sentirsi qualcuno.
/// sospeso /// (e, dal calcio alla politica, si sta dando un senso alla propria vita “impegnandosi” i cattivi)
Per queste ragioni l’essere umano è portato a rinunciare a quelle conoscenze e quei principi che lo pongono nello scomodo, faticoso e triste ruolo di “dissidente”, di bastian contrario (non solo sul lavoro, “in società”, ma anche in famiglia, con gli amici).
Il problema è che ogni posizione di non-conformismo alle idee prevalenti viene considerato dagli altri, per lo meno, come un atteggiamento inopportuno, di cattivo gusto: tale modo di essere costringe infatti gli altri ad un impegno imprevisto, ad una necessità “superflua” di affrontare argomenti poco felici.
E, ad esempio, dopo un temporale devastante tipico del nuovo clima, lasciarsi andare su riflessioni a proposito dei pericoli che oggi l’uomo corre a causa di alcune aberrazioni del nostro Sistema, diviene, comprensibilmente, una inopportuna ingerenza nel “normale” e spensierato fluire della vita: ha lo stesso effetto del mettersi a parlare delle popolazioni che muoiono di fame ad un pranzo di nozze. Per la stessa ragione, in ambito “sportivo”, diviene inopportuno mettersi a parlare della piaga del doping; in ambito politico delle malefatte del proprio partito che si pone come moralizzatore della Società; e così via … Diviene cioè, alla fine, per le persone che tengano una posizione di pensiero non allineata, “inopportuno” in qualsiasi momento della giornata, affrontare qualsiasi argomento che proponga una riflessione su quanto sta accadendo.
La condizione di “dissidenza” diviene quindi, appunto, insopportabile. E l’uomo è spinto dalla necessità di appagare i suoi bisogni essenziali di animale sociale a finire per accettare di entrare a far parte di un ambito “culturale” di maggioranza.
Ciò vale in particolar modo per il contesto civilizzato della società moderna, nella quale l’individuo “sradicato” rimane privato del supporto “naturale” di quella solidarietà del gruppo che si sviluppa sul piano affettivo, che era garantita un tempo dalla famiglia allargata e della comunità del villaggio.
Il che significa che il bambino impara le regole che applicherà da adulto: devo essere come vogliono gli altri se voglio ottenere attenzione devo essere come mi vogliono gli altri (per questa, e molte altre ragioni, l’individuo è automaticamente portato ad adottare modi di ragionare e comportamenti che gli possano far avere l’approvazione degli altri).
In altre parole l’individuo oggi è portato ad aderire alla cultura abbracciata dalla maggioranza.
/// sospeso /// questi intellettuali vanno alle crociate grazie alla promessa implicita di indulgenza prlenaria da parte del regime ..
———
/// sospeso /// <<< ?? <<< //// – opposto è il caso dell’individuo .. che sviluppa una patologia psichica … del risentimento .. “contro” …. per cui esso si sente vivo solo quando … ha un motivo per essere risentito …).
(excursus) l’atteggiamento dell’intellettuale
Da questo tipo di rapporto dell’essere umano civilizzato con la “cultura di maggioranza” nasce l’intellettuale di regime: l’intellettuale moderno che aspira a far parte nel branco.
Un esempio particolarmente significativo di questo fenomeno è rappresentato dai maggiori intellettuali della Sinistra i quali, sotto il regime di Mussolini, sono stati schierati, anche allora in modo deciso e “militante”, dalla parte del fascismo, la precedente cultura di maggioranza (per citarne solo alcuni: Bobbio si è spinto fino a dichiararsi al Duce più fascista dei suoi colleghi, per poter avere una cattedra lasciata libera da un professore ebreo portato in campo di concentramento; Pasolini ha denunciato un suo giovane amico che aveva criticato il Fascismo; Bocca scriveva articoli fortemente antisemiti su giornali ufficiali del Fascio; Dario Fo si arruolo volontario nei paracadutisti nazi-fascisti per servire al Repubblica di Salò).
((aggiungi ))…. (scalfari .. redattore militante di un giornale fascista??)
il ruolo dell’intellettuale nella società moderna
Dobbiamo tener conto dell’importanza che il ruolo dell’intellettuale assume nella società moderna.
Nell’antichità vi erano fondamentalmente due ruoli “sociali” utili al funzionamento della comunità umana:
-
chi comandava: i Monarchi, che mantenevano il potere sul popolo attraverso un mix di carisma e di forza.
-
coloro che avevano il compito di riflettere sulle faccende umane (sulle necessità dell’uomo, e sulle questioni di potere): i filosofi, i quali, come regola fondamentalmente del loro ruolo, non “prendevano parte” al meccanismo “politico” del sistema (ai giochi di potere).
Dalla Rivoluzione francese (e da Marx) in poi, questi due ruoli, quello del detentore del potere e quello di colui il quale riflette sulle faccende umane, si sono sempre più fusi in una unica figura: quella dell’intellettuale.
Perché è avvenuto un cambiamento del genere?
In primo luogo dobbiamo tener conto del fatto che la nostra società, facendosi, con l’Illuminismo e Cartesio, società “del pensiero” è oggi una “società intellettuale”.
L’educazione Istituzionale nella società occidentale è una “educazione intellettuale”. Dagli Asili Nido fino alle Università oggi si impartisce all’individuo una cultura nozionistica finalizzata a sviluppare le sue facoltà intellettuali, laddove un tempo si impartiva una educazione atta a sviluppare, nell’individuo, le sue facoltà di essere umano in senso lato.
Significativo il fatto che nell’autunno 2006 un luminare della medicina, con sulle spalle alcune autorevoli pubblicazioni e due lauree, di cui una con lode presso la Facoltà di Medicina di Torino, si sia presentato ai test di ammissione della stessa Facoltà e non solo non sia stato accettato, ma abbia preso un voto bassissimo: riflettendo sulle domande che erano poste nel test, quel Medico si chiede, intervistato su La Stampa, come sia possibile che la Scuola Italiana selezioni i futuri Medici in base a criteri puramente intellettuali e non alla loro voglia e capacità di guarire il prossimo.
Una Società Intellettuale di questo tipo non può che essere guidata da una casta di Intellettuali (ossia non da “Pensatori”, come analizzato in modo approfondito in altri documenti, ma da “teorici” politicizzati: la nuova classe definita da Marx, quella degli intellettuali militanti).
La conseguenza principale di questa “rivoluzione” è che oggi il potere non è detenuto attraverso la forma delle armi o del il denaro (i quali comunque, in molti ambiti, possono essere ancora decisivi), ma attraverso lo strumento caratteristico dell’intellettuale: la comunicazione.
/// next // ((vedi in adds comuismo: la rivoluzione del 68 ))
Un esempio significativo: la cosiddetta Guerra globale oggi, pur essendo combattuta ancora con gli eserciti, in realtà è determinata dagli interventi delle parti operati sul piano mediatico: l’apporto determinante agli odierni conflitti internazionali è dato dagli intellettuali che combattono una guerra parallela quella combattuta dagli eserciti. E l’azione condotta dagli intellettuali finisce per essere più decisiva di quella condotta dagli eserciti (oggi un battage di stampa negativo può rovesciare l’esito di una battaglia vita sul campo).
Oggi quindi l’Intellettuale va a sostituire quella che in passato era la figura del Filosofo: se il compito di quest’ultimo era la riflessione, ora l’intellettuale, a differenza del Filosofo, partecipa attivamente alla gestione del potere.
Si noti che è stato Marx, con la sua dottrina, a sancire definitivamente questo passaggio: per questa ragione gli intellettuali trovano una spontanea collocazione nell’area ideologica di base marxista, la quale li pone al posto più elevato (essa è, tra le altre cose, l’unica ideologia che riconosce, e paga, l’intellettuale di professione).
Il ruolo dell’intellettuale è quindi, fondamentalmente, un ruolo “militante”. Esso si sente investito del ” dovere morale” di guidare il popolo: in una società che si basa sulla ragione, essi sono gli unici a detenere il “sapere” della ragione. E quindi gli unici a poter dire al cittadino cosa va fatto.
L’intellettuale è, appunto, la figura tipica dell’Ideologia Occidentale del ‘900: nata con il Marxismo è stata adottata, già con Roosevelt e poi in modo esteso dopo il ’68, anche come la figura Istituzionale preposta alla gestione del potere attraverso le forme Istituzionali di “comunicazione”: la pubblicità e la psico-politica.
/////// sospeso //// società intellettuale” il nuovo maxismo … ad hoc … rivoluzione intellettuale .. dalla svolta di salerno .. rivolsuine clutrale …
Oggi compito dell’intellettuale non è più quello di aiutare le persone a riflettere, ma, di contro, quello di operare per eliminare i dubbi nella mente delle persone. L’intellettuale è colui il quale fornisce ricette pronte (il suo compito è quello di confezionare ricette che siano funzionali al potere dell’Ideologia dominante). E’ la persona che sprona gli altri ad agire (il “Leader” dei “movimenti”), e non più colui il quale riflette sull’operato dell’uomo, definendo nuovi modi di pensare, nuove correnti di pensiero.
Come si analizza nel documento “Le Ideologie Moderne”, gli intellettuali vivono oggi in una condizione pseudo-religiosa: hanno un fine da conseguire (definito dal “Guru” ideologico a cui fanno riferimento), e quindi un’azione di evangelizzazione e di proselitismo da portare avanti. Il fine che debbono realizzare gli intellettuali è un fine assoluto (è un’idea di per sé “superiore”), e per questa ragione essi non si soffermano a riflettere sui dettagli (qualsiasi forma di riflessione creerebbe dubbi ed ostacolerebbe il progresso del movimento: di qui la necessità di creare una egemonia culturale; e di adottare il principio secondo il quale tutto è lecito: “il fine giustifica i mezzi”).
/// sospeso // La loro religiosità sta nel fatto che essi il loro fine è metafisico (si tratta di un’idea, mai di una realizzazione pratica: anche Lenin, che dovette definire le regole per un regime “reale”, si assoggettò all’idea di Marx che tale regime era solo un passaggio per arrivare alla condizione di “pace sociale definitiva”
L’intellettuale della seconda metà del ‘900 (ed in particolare dopo il ’68) è un pensatore “semplificato”, che diffonde un pensiero semplice, popolare. Esso:
-
è in grado di ragionare come la massa,
-
è in grado di trovare gli argomenti per convincere la massa della bontà dell’ideologia da lui sostenuta (è, appunto, il nuovo “sacerdote laico” che porta alle genti al “verità rivelata” dallo specifico intellettuale-guru: Marx, Marcuse, Sartre, ..).
la psiche dell’intellettuale
Ma perché l’Intellettuale è portato spontaneamente ad aderire alle Ideologie?
Psicologicamente parlando, come si è detto, nel nostro sistema sociale l’uomo è portato ad aderire alla cultura di maggioranza (a stare dalla parte dei più forti, che nella nostra società sono, appunto, i detentori della cultura istituzionale – si noti che, in Italia, dalla nascita della repubblica la maggioranza nell’ambito della “cultura” non corrispondeva alla maggioranza politica del paese). Ciò vale, a maggior ragione, per quelle persone che fanno dell’intellettualismo una professione.
Naturalmente non dobbiamo dimenticare che l’intellettuale ha anche bisogno di magiare (e magia preferibilmente brioche). Ma la forma di pagamento forse più gratificante è che l'”intellettuale di corte” viene pagato (oltrechè con il denaro), con le tipiche soddisfazioni egoiche della persona “mentale” moderna (le aspirazioni e gli stati d’animo dell’uomo moderno sono quelli tipici dell’Ego): il desiderio di potere, il piacere nell’ottenere consenso intellettuale, l’orgoglio, la ricerca della comodità a scapito della salute, la prevaricazione che si riflette nel senso di competitività a tutti costi che pervade il nostro sistema sociale, ecc…).
// sospeso /// L’intelltuale .. è anche giullare … oggi … Ma cneh .. deve essere “militante” (il suo paralre defve essere finalizzato alla casua ..) …. Oggi i “comici” di sinistra, non potendo più prendere in giro .. se la prendono con il papa …
// sospeso /// .// In altre parole, a a causa di questa sua propensione, l’intellettuale ricopre il del giullare di corte: il suo ruolo è quello di itnrattenere la nella posizione .. esso può intrattenere le persone … (che prendendo in giro il re) purchè serva la causa.
Un caso significativo di intellettuale moderno è rappresentato dalla carriera di Mughini il quale, proveniente dalla militanza sessantottina, oggi si trova a guidare il popolo del Calcio (anche qui ha scelto di schierarsi con la maggioranza: la tifoseria, i tifosi Juventini – e la Juve, come dimostrano i due successivi regali della nuova Federazione commissariata dal Governo Prodi, rimane pur sempre la Squadra di riferimento di una delle istituzioni fondamentali della Nazione italiana ialina, il campionato di Calcio). Mughini, in questo nuovo ruolo non fa che riprendere strumenti e repertorio del suo precedente ruolo di militante politico; il suo compito è sempre quello di “indirizzare” sulla strada della “giusta causa”: arriverà a dire ai pochi Juventini critici nei confronti di Moggi, e quindi “dissidenti”, “coglioni, criticate Moggi che ci ha permesso di vincere il campionato!” (anche qui il fine giustifica i mezzi, principio tipico del credo dell’intellettuale).
Un altro caso è quello di Liguori, della stessa provenienza di Mughini, che da direttore di TG non allineato (Italia Uno), e quindi da una posizione “scomoda”, ha pensato bene di riciclarsi entrando a far parte della corte, già frequentata da Mughini, degli intellettuali del Calcio.
/// sospeso /// Brect, Fromm, ..
———
// sospeso // Da notare come vi sia sempre una certa cisnergia .. hanno però una sinergia poiché gli intellettuali .. (i giornalisti .. gli uomini di spettacolo ..) hanno da sempre .. i giullari di corte (vedi documento …) .. per non sentirsi isolati .. far parte del gruppo … e le ideologie …. sono l’habitat ideale … (( approfondisci gli intellettuali come giullari))
Orwell, ex-intellettuale di regime, e quindi profondo conoscitore del fenomeno. così descrisse gli intellettuali: “devi essere un vero intellettuale per crederci: nessuna altra persona può essere così sciocca”.
/// sospeso o tolgie // Nella clutra socivetica, nella quale sono stati consosicuti a fondo … gli ntellettuali … venivano chiavamti in senso pregiativo ivan ivanovich
[excursus] il sonno della ragione
(in realtà la fase di sonno è stata sviluppata per il punto 4, a livello più sofisticato, emozionale … ma in gran riguarda anche questo livello ……
Nel regime di egemonia tutto è controllato. Compresa la coscienza dell’individuo: vi è una condizione di sonno della ragione.
Marlon Brando, nel film “La formula”, dove interpreta il ruolo di uno dei potenti della terra (un magnate del petrolio) dice al poliziotto che gli sta facendo la morale: “L’uomo vuole essere controllato. E’ fatto per essere comandato. Aspetta semplicemente che qualche pazzo che lo comandi, che gli dica cosa deve fare“.
L’uomo cioè, vuole essere gestito, vuole che qualcuno si occupi di lui, che gli dia il senso di sicurezza che la vita di sradicato gli ha fatto perdere. Aspira a poter mettere le sue responsabilità, e quindi la sua libertà, nelle mani di un altro. Vuole avere certezze, quindi vuole che gli sia detto ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Similmente Macchiavelli sostiene che se al mondo ci sono dei truffatori, è perché ci sono delle persone che vogliono essere truffate.
Nel film “Truman show”, il “regista” del programma (del genere “il grande fratello”), nel quale il protagonista del film faceva, dalla nascita, inconsapevolmente parte, dice a quest’ultimo quando esso scopre il terribile inganno (si sveglia, simbolicamente da quello che è per i cittadini civilizzati, il sonno della mente): “Qui nulla è finto. E’ solo tutto controllato” (In questo modo il regista chiede al protagonista del programma di non fuggire perché, gli dice, “fuori, nella vita normale ti troverai peggio, qui invece tutto è controllato razionalmente per il tuo bene“).
La mente dell’uomo “controllato” è in una condizione di sonno. Ciò vale per tutte le condizioni di totalitarismo, o egemonia, culturale.
Il sonno della ragione è infatti l’unica condizione psicologica che possa permettere di mantenere un regime di egemonia culturale (di fatto, una condizione di sonno della propria intelligenza, della quale l’alzheimer è una condizione limite). In questa fase storica, i popoli civilizzati versano in una condizione di “sonno”, nella quale gli individui sono mantenuti in una sorta di “limbo” nel quale la loro mente è di fatto bloccata (non totalmente, ma nei confronti di una serie di argomenti di pertinenza sociale, morale), affinché le persone non possano prendere in considerazione le informazioni che potrebbero creare contrasti con il sapere ufficiale (indurre dubbi, essere motivo di riflessioni). Informazioni che, cioè, creerebbero nella coscienza dell’individuo una certa consapevolezza di sé, la quale causerebbe gravi problemi nel processo di mantenimento del consenso.
/// sospeso ?? /// che non deve … risvgliare il ricordo delle pulsioni spontanee perdute (di quella che in una parola è defintia Libertà).
Si tratta di sonno ipnotico che permette alle Istituzioni di “telecomandare” le coscienze. Un sonno della mente che, come è per il protagonista di Truman Show, impedisce alla gente di comprendere la condizione nella quale sono mantenute le coscienze.
// sospeso /// Un sonno dal quale l’individuo viene “risvegliato” sono come e quando … è funzionale al sistema (… al supermercato .. per indurre .. insoddisfazione … che viene compensata con acquisti cospicui .. … .. indurre agitaizone per indurre la gente aa scendere in piazza … ).
La società del Marketing moderno dal secondo dopoguerra è una società di venditori di sogni: il problema per la nostra Civiltà è semplicemente che oggi la gente non ha più i soldi per pagare i sogni.
/// sospeso /// >>> si tenga conto che si vive in un regime di “sonno della ragione” e .. articoli come quello sulla stampa nel quale tutti “credono” .. nella quale il regime rivoluzionario più sanguinario del sud america (sterminato, tra le altre cose, la popolazione degli indios) diviene un regime che ha riformato in positivo il paese, e gli statiutini (i quali hanno effettivamente appoggiato la contro-rivoluzione, fatta dai cittadini sterminati e capitanata da quello che in precedenza era stato uno dei due capi rivoluzionari, pentito dall’orrore che aveva creato) … una Nazione incivile che ha voluto soffocare quell’esempio di democrazia. La razionalità (a parte la possibilità di prodursi in giudizi …. di ogni tipo) … è completamente bandita … nella vita .. quotidiana..
[excursus] annullamento dell’individuo – l’annullamento della memoria
I meccanismi psicologici attivati dalle strategie di gestione del consenso popolare portano, tra le altre cose, ad un annullamento della memoria dell’individuo (che, come si è detto, corrisponde a quell’annichilimento della persona che i dissidenti dei regimi totalitari hanno chiamato “morte dell’anima”) [vedi argomento sviluppato in “le Ideologie moderne: il Marxismo”]
Riportiamo qui alcune considerazioni di Kundera, uno dei più famosi autori “dissidenti” nei confronti dei totalitarismi del ‘900.
Nel romanzo di Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio, il protagonista dice “la lotta dell’uomo contro il potere è la lotta dell’uomo contro l’oblio“33 (più o meno le stesse parole le ha pronunciate Pansa in occasione del tentativo di zittirlo da parte delle stesse ideologie alle quali si riferisce Kundera).
>>> /// sospeso ///// E’ fusa nella massa. E’ dis-individualizzata. ….. Non ha più una coscienza propria.
Un passo significativo nel quale Kundera parla della cancellazione della memoria nell’individuo:
“Nel febbraio del 1948 il dirigente comunista Klement Gottwald si affacciò al balcone di un palazzo barocco di Praga per parlare alle centinaia di cittadini che gremivano la Piazza Vecchia. Fu un momento storico per la Boemia. Un momento fatidico, come ce ne sono uno o due in un millennio.
Gottwald era circondato dai suoi compagni e proprio accanto a lui c’era Clementis. Cadeva la neve, faceva freddo e Gottwlad era a capo scoperto. Clementis, premuroso, si tolse il berretto di pelliccia e lo mise sulla testa di Gottwald.
La sezione propaganda diffuse in centinaia di migliaia di copie la fotografia del balcone da cui Gottwald, con il berretto di pelliccia in testa e i compagni al suo fianco, parlava al popolo. Su quel balcone cominciò la storia della Cecoslovacchia comunista. Sui manifesti, nei libri di scuola e nei musei, ogni bambino conobbe quella foto.
Quattro anni dopo Celmentis fu accusato di tradimento ed impiccato. La sezione propaganda lo cancellò immediatamente dalla Storia e, naturalmente, anche da tutte le fotografie. Da allora Gottwald su quel balcone è solo. Là dove c’era Celemntis ora c’è il muro vuoto del palazzo. Di Celmentis è rimasto solamente il berretto sulla testa di Gottwald.”34
Kundera descrive in modo particolarmente efficace come, attraverso l’induzione del terrore, si possa portare un essere umano a rinnegare se stesso “E’ vero che la costituzione [sotto il comunismo] garantisce la libertà di parola, ma le leggi puniscono tutto quello che può essere definito un atto sovversivo contro lo Stato. E non si può mai sapere quando lo Stato si metterà ad urlare che questa o quella parola lo sovvertono. “
Kundera dice del protagonista del suo romanzo che è gravemente minacciato dallo Stato: “Sa bene di cosa si tratta. Gli fanno sapere che ha ancora cinque minuti di tempo per proclamare a gran voce che sconfessa ciò che ha detto e fatto. Conosce questo tipo di commercio. Sono pronti a vendere a un uomo un futuro in cambio del passato. Lo costringeranno a parlare in televisione con voce abbattuta, a spiegare alla gente che si sbagliava quando parlava contro i russi e gli usignoli [intende dire del giardino incantato che i russi promettevano]. Lo costringeranno a dare un calcio alla sua vita e a diventare un’ombra, un uomo senza passato, un attore senza parte, a trasformare in un’ombra anche la sua vita buttata via, anche quella parte abbandonata dall’amore. Così, trasformandolo in un’ombra, lo lasceranno vivere.”35
E ancora: “Volevano cancellare dalla memoria centinaia di migliaia di vite perché restasse soltanto l’immacolato tempo di un idillio immacolato.”36
1 Ovviamente non si può dare per scontata, in una trattazione approfondita dell’argomento, la validità del termine “naturale”. Più avanti si approfondirà l’analisi del concetto: per ora si può intendere naturale come “originario”: si parla infatti di forme di organizzazione sociale comuni alle società che hanno preceduto quella moderna.
2 Sono le prime parole del Manifesto del Partito Comunista scritto ma da Marx.
3 vedi, tra gli altri, Vegetti Finzi “Storia della Psicanalisi”
4 Dai dossier sovietici che si sono potuti consultare negli anni Novanta è emerso come Togliatti fosse la persona che, in una riunione in Ungheria di dirigenti comunisti, fosse stato colui il quale ha richiesto ed ottenuto che venissero giustiziati gli Ungheresi oggi celebrati nell’anniversario a cui ha preso parte Napolitano.
5 Nichilismo (Treccani): Ideologia materialista “improntata a un’entusiastica fiducia nella scienza (…) contro ogni forma di cultura tradizionale, spec. morale e religiosa “
6 Treccani “ciò che ha realtà per sé stesso, che non dipende cioè da altro”)
7 Enciclopedia Treccani
8 Il concetto di cervello è troppo restrittivo, poiché la mente dell’uomo non è confinata a tale organo. Come ci rivelano i più recenti studi di Piscobiologia, in accordo con le Scienze antiche, la mente è “diffusa” in vari organi del corpo, come, ad esempio, l’intestino (sono rivelatrici alcune espressioni del linguaggio volgare, come “sentire con la pancia” o “ragionare con gli organi genitali”).
9 Dizionario Giunti
10 nel febbraio 2008 alcuni personaggi autorevoli della scienza medica hanno spiegato come sia necessario reintrodurre l’elettorshock nei casi in cui i pazienti resistano alle psico-terapie chimiche: essi hanno proposto di aumentare i centri che in Italia sono tutt’ora autorizzati a praticare l’elettroshok, e di rendere tale cura un Trattamento Sanitario Obbligatorio per alcuni disturbi psichici.
11 Vedi più avanti …
12 Dizionario De Mauro
13 W. W. Dyer, “Le zone erronee”, p.29.
14 Come si è detto, Taylor è stato il teorico dell’organizzazione industriale, le cui idee sono state adottate anche da Stalin.
15 Emozione e coscienza; Adelphi, 2000
16 Professoressa Mary Daly, che opera presso la Queen’s University di Belfast e la Harvard University di Boston
17 Treccani
18 Treccani
19 Bertrand Russell, cit. in A. F. Chalmers, Che cos’è questa scienza?, trad. it., Mondadori, Milano 1979, p.24
20 http://archiviostorico.corriere.it/2008/aprile/23/Scienza_morale_utopia_del_dialogo_co_9_080423119.shtml
21 Treccani
22 Citazioni da Alexander Lowen ((verifica – solo intepretazioni da Terzocentro di psicoterapia cognitiva))
23 «No veramente non mi va, ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no…ah no: se si balla non vengo. No, no…allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni in là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…”. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci Nicola.»
24 Prima dell’Ottocento gli Scienziati si definivano Filosofi (Filosofi della Natura).
25 potremmo dire che la nostra Civiltà è afflitta dalla sindrome della “fine della dialettica”.
26 Treccani
27 DeMauro
28 DeMauro
29 DeMauro
30 Treccani
31 Treccani
32 il livello mentale, come vedremo in una prossima sezione “La bolla del linguaggio” [attualmente in fase di correzione], è in realtà un livello mentale-emotivo.
33 p. 14
34 Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio, Adelphi, p. 13
35 Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio, Adelphi, p. 27
36 Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio, Adelphi, p. 38